2. LA VITA
Nacque a Milano nel 1785 dal conte
Pietro e da Giulia Beccaria, figlia di
Cesare Beccaria, autore del trattato
Dei delitti e delle pene.
Compì i suoi studi in vari collegi
religiosi, dove rimase dai nove ai
sedici anni.
Uscito dal collegio, prese parte alla vita culturale di
Milano, frequentando illustri intellettuali e poeti come
Monti e Foscolo.
3. Nel 1805 raggiunse a Parigi la madre, rimasta sola
dopo la morte del compagno Carlo Imbonati.
Si avvicinò all’ ambiente illuministico, in particolare
strinse una forte amicizia con Fauriel, che diventò
un importante punto di riferimento.
4. Entrò anche in contatto con ecclesiastici giansenisti
che determinarono la successiva conversione, alla
quale contribuì anche quella della moglie Enrichetta
Blondel.
Giansenio (1585-1638) fu un teologo olandese, il
quale sosteneva che il peccato originale aveva
privato l’ uomo della libera volontà e lo ha rivolto
inevitabilmente al male, rendendolo incapace del
bene; l’ uomo non può dunque raggiungere la
salvezza con le sue forze, solo Dio può concedere
la Grazia ad alcuni eletti.
5. Nel 1810 tornò in Italia, ormai convinto cattolico.
Ciò influenzò in modo determinante la sua attività
letteraria.
6. Visse in maniera appartata tra Milano e la villa di
Brusuglio, tra studio, letteratura, religione e
famiglia.
Fu vicino al Romanticismo lombardo, ma non ne fu
coinvolto in prima persona.
Anche in politica tenne un atteggiamento simile: fu
un attento osservatore, non un attore.
7. Dopo un periodo creativo, che andò dal 1810 al
1827 (prima edizione dei Promessi sposi), in cui
scrisse la maggior parte delle opere letterarie, ci fu
un distacco dalla poesia, a favore degli interessi
storici, filosofici e linguistici.
Fino all’ edizione del romanzo del 1840 si dedicò
alla sua revisione linguistica.
8. Fu un intellettuale ammirato e una figura di rilievo,
nonostante la scelta di vivere lontano dal clamore
del mondo.
Rimase in disparte rispetto agli eventi del
Risorgimento, ma seguì gli eventi del 1848, pur
senza parteciparvi.
Nel 1860 fu nominato senatore: fu contrario ad un
ruolo politico della Chiesa; fu favorevole al
trasferimento della capitale da Torino a Roma.
9. Morì a Milano nel 1873; in occasione del primo
anniversario nella chiesa di San Marco a Milano fu
eseguito il Requiem composto da Verdi.
10. PRIMA DELLA CONVERSIONE: LE
OPERE CLASSICISTICHE
Tra il 1801 –1810 Manzoni compose opere che
rispecchiavano il gusto classicistico dominante.
La più significativa è il Carme in morte di Carlo
Imbonati (1805), in cui, riprendendo un modulo
classico, immagina che Imbonati, che egli
ammirava come un padre, gli appaia in sogno,
dandogli nobili insegnamenti di vita e poesia.
11. Le opere classicistiche sono definite in una lettera a
Fauriel balivernes (sciocchezzuole), a
testimonianza di quanto l’ autore sentisse ormai il
vuoto di questo tipo di letteratura.
12. Carme in morte di Carlo Imbonati (vv. 111-143; 202-214)
[…] “Come da sonno”, rispondea, “si solve
uom, che né brama né timor governa,
dolcemente così dal mortal carco
mi sentii sviluppato; e volto indietro,
per cercar lei, che al fianco mio si stava,
più non la vidi. E s’anco avessi innanzi
saputo il mio morir, per lei soltanto
avrei pianto, e per te: se ciò non era,
che dolermi dovea? Forse il partirmi
da questa terra, ov’è il ben far portento,
13. da questa terra, ov’è il ben far portento,
e somma lode il non aver peccato?
Dove il pensier da la parola è sempre
altro, e virtù per ogni labbro ad alta
voce lodata, ma nei cor derisa;
dov’è spento il pudor; dove sagace
usura è fatto il beneficio, e brutta
lussuria amor; dove sol reo si stima
chi non compie il delitto; ove il delitto
14. turpe non è, se fortunato; dove
sempre in alto i ribaldi, e i buoni in fondo.
Dura è pel giusto solitario, il credi,
dura, e pur troppo disegual, la guerra
contra i perversi affratellati e molti.
Tu, cui non piacque su la via più trita
la folla urtar che dietro al piacer corre
e a l’onor vano e al lucro; e de le sale
al gracchiar voto, e del censito volgo
15. al petulante cinquettio, d’amici
ceto preponi intemerati e pochi,
e la pacata compagnia di quelli
che, spenti, al mondo anco son pregio e norma,
segui tua strada; e dal viril proposto
non ti partir, se sai”.
[…] E replicai: “Deh! vogli
la via segnarmi, onde toccar la cima
io possa, o far che, s'io cadrò su l'erta,
16. dicasi almen: su l’orma propria ei giace”.
“Sentir”, riprese, “e meditar: di poco
esser contento: da la meta mai
non torcer gli occhi: conservar la mano
pura e la mente: de le umane cose
tanto sperimentar, quanto ti basti
per non curarle: non ti far mai servo:
non far tregua coi vili: il santo Vero
mai non tradir: né proferir mai verbo,
che plauda al vizio, o la virtù derida”.
17. Imbonati delinea un quadro della società
contemporanea simile a quella di Jacopo Ortis:
c’ è una profonda delusione di fronte agli ideali
traditi dalla storia (il giovane Manzoni era stato
giacobino), per cui il mondo viene visto come
degradazione assoluta e irrimediabile dell’ ideale.
18. Il poeta è colui che si mantiene puro, l’ unico
depositario dei valori autentici, che di fronte ad una
simile realtà si isola per affermare l’ altezza del
proprio io.
19. I classici sono visti come modelli supremi di dignità
e bellezza, secondo un atteggiamento tipicamente
classicistico (anche a livello formale).
20. Però nella formula Sentir e meditar è anticipata la
poetica romantica di Manzoni:
- la poesia deve esprimere con sincerità i
sentimenti autentici e profondi, non ripetere solo le
forme della tradizione;
- deve essere nutrita di seria riflessione (nonché di
rigorosa moralità);
- deve essere ispirata al vero.
21. DOPO LA CONVERSIONE: LA CONCEZIONE
DELLA STORIA E DELLA LETTERATURA
La conversione fu un evento fondamentale nella vita
e nella cultura di Manzoni.
Lo storico Sismonde de Sismondi sosteneva che la
morale cattolica era stata la base della corruzione del
costume italiano.
22. Manzoni, nelle Osservazioni sulla morale cattolica,
controbatte vedendo nella religione il fondamento di
ogni valore positivo, su cui basare la morale
individuale, la politica, la cultura.
23. La conversione determina la svolta letteraria
manzoniana, a partire dalla concezione della
storia.
Per i classicisti il modello di civiltà su cui si era
basata la cultura moderna era il mondo romano;
per Manzoni il modello fu quello del Medioevo
cristiano, poiché egli rifiutava il mondo eroico, ma
violento e oppressore, della Roma antica, a favore
di un’ attenzione rivolta ai vinti, agli umili, a tutti
coloro che non erano presi in considerazione dalla
storia ufficiale.
24. Anche la concezione della letteratura si basa
sulla fede cristiana.
Ha origine da una visione tragica del reale (in
contrasto con la visione serena e con il mondo
irreale del mito di stampo classicistico): l’ uomo,
incline al peccato, fa sì che il male entri in lui e nella
storia.
25. C’ è quindi bisogno di una letteratura:
che si occupi del “vero”, cioè dell’ uomo nella
storia, e che non cerchi vuoti ornamenti;
che sia “utile”, cioè serva al miglioramento morale
e civile, non all’ intrattenimento;
che sia “interessante”, cioè sia uno strumento che
coinvolge il lettore e quindi può raggiungere un
vasto pubblico.
26. Così Manzoni, nella lettera a Cesare D’ Azeglio (o
Lettera sul Romanticismo), sintetizza i princìpi della
sua ricerca letteraria: L’ utile per iscopo, il vero per
soggetto, l’ interessante per mezzo.