Esperimenti_laboratorio di fisica per la scuola superiore
Giornalino www.navarro.it
1. www.navarro.it
il nostro giornalino d’istituto
RITORNA IL TANTO ATTESO
GIORNALINO D’ISTITUTO
D
a più di due mesi è iniziato un nuovo
anno scolastico all’Istituto Comprensivo
“Vincenzo Navarro” e noi alunni siamo
stati sorpresi piacevolmente dalla propo-
sta sia di attività già sperimentate con successo,
durante l’anno scolastico precedente, sia da altre
iniziative nuove e ugualmente entusiasmanti.
Tra le esperienze molto positive dell’anno scorso
ritorna il tanto atteso giornalino d’istituto; la ste-
sura del "www.Navarro.it" ha rappresentato e rap-
presenta una vivace modalità comunicativa di
alunni e insegnanti dell’Istituto Comprensivo “Vin-
cenzo Navarro” di Ribera. Il progetto si ispira alle
finalità stesse della scuola che ha il compito di in-
segnare agli alunni a interagire correttamente in
diversi contesti e situazioni comunicative.
Il nostro giornale d’istituto, appunto, nasce dalla
voglia di comunicare degli alunni e dalla neces-
sità di avere uno strumento rappresentativo che
possa far conoscere agli altri, anche fuori delle
mura scolastiche, le molteplici esperienze educa-
tive e didattiche vissute e condivise durante
l’anno scolastico; le attività, le iniziative, i vari pro-
getti dell'offerta formativa della nostra scuola, in-
fatti, sono numerosi e di grande varietà e il nostro
giornalino vuole documentare le tante esperienze
di alunni e insegnanti dell’istituto, sempre impe-
gnati in attività scolastiche ed extrascolastiche.
I protagonisti del nostro giornale d’istituto, però,
rimaniamo sempre noi alunni, “giornalisti dilet-
tanti”, pieni di entusiasmo, desiderio di imparare
e approfondire le nostre conoscenze attraverso
diversi mezzi di informazione.
Anche quest’anno tutte le classi della scuola se-
condaria di primo grado sono coinvolte alla rea-
lizzazione del nostro giornalino; ancora una volta
le classi prime partecipano con attività di scrittura
creativa, le classi seconde con approfondimenti
sulle tradizioni culturali dei Paesi europei, le classi
terze infine con articoli di cronaca scolastica o su
problematiche relative al mondo giovanile. Se
però ci sono numerose conferme, altrettante sono
le novità rispetto all’anno precedente: le classi
prime e seconde, infatti, potranno dare il loro con-
tributo alla sezione relativa alla cronaca scola-
stica, perché abbiamo ritenuto che fosse
importante permettere anche ai ragazzi più piccoli
di offrire il loro punto di vista rispetto alle attività e
alle esperienze vissute a scuola e maggior spazio
sarà riservato ai temi di attualità, approfonditi con
grande scrupolo, dai ragazzi di terza.
Speriamo di realizzare, anche quest’anno, un
prodotto piacevole sia nella forma che nella so-
stanza, un giornalino che rappresenti un arricchi-
mento culturale per tutti noi alunni e un mezzo per
favorire una partecipazione responsabile alla vita
della scuola.
Buona lettura a tutti!
www.classiterze.it
cronaca scolastica
ANCHE QUEST’ANNO L’ISTITUTO
COMPRENSIVO “VINCENZO NA-
VARRO” SI AGGIUDICA UN PREMIO
AL CONCORSO DI SCRITTURA
CREATIVA “ROVESCIA LA FIABA”
L’Istituto Comprensivo “Vincenzo Navarro”, anche
quest’anno, è stato invitato a partecipare al con-
corso “Rovescia la fiaba”, organizzato e pro-
mosso dall’I.I.S.S “Don Michele Arena” di Sciacca
e giunto alla quarta edizione.
Si tratta di un’iniziativa di grande interesse poiché
vuole invitare i ragazzi a riflettere sui pregiudizi e
gli stereotipi sessisti che sono celati in quelle
fiabe che tutti da bambini abbiamo letto e amato:
Cenerentola, Biancaneve, la Bella Addormentata
nel bosco, per citarne alcune.
Le fiabe della tradizione, infatti, propongono mo-
delli sessisti stereotipati: al centro del racconto
c’è sempre un eroe coraggioso e valoroso che
supera innumerevoli pericoli per salvare alla fine
la sua amata; le donne, invece, sono personaggi
statici e passivi, incapaci di affrontare e superare
da sole le difficoltà, volte unicamente al servilismo
e simbolo di virtù domestica (come non pensare
a Cenerentola?). La donna nelle fiabe è associata
agli spazi chiusi, come la casa e le stanze, alla
cura della famiglia; l'uomo, invece, è associato al
valore della scoperta, dell’esplorazione, dell’av-
ventura, dell’azione, del comando, i suoi spazi
sono aperti, i suoi orizzonti ampi.
La donna e l’uomo sono così intrappolati in rigidi
ruoli che difficilmente danno loro l’occasione
di acquisire e sentire liberamente come proprie
delle caratteristiche attribuite al genere opposto.
Quindi, come sostengono alcuni pedagogisti,
le fiabe ritraggono un modo di essere donna e di
essere uomo che vengono interiorizzati dai bam-
bini e che pertanto possono essere riproposti nel
loro modo di percepire la realtà.
Oggi si parla, invece, molto dell’importanza del
superamento degli stereotipi che riguardano il
ruolo sociale delle donne e degli uomini. È per
questo che il tema del concorso è sembrato agli
alunni della classe III D di estrema attualità e li ha
convinti, dopo aver affrontato l’argomento in
classe con il prof. Guirreri, a partecipare con en-
tusiasmo all’iniziativa cimentandosi in lavori di
scrittura creativa. Tra i numerosi lavori pervenuti
dalle scuole di molti comuni della provincia di
Agrigento è stato selezionato e premiato quello
prodotto da Giuseppe Barbera, alunno della
classe III D della scuola secondaria di primo
grado “Vincenzo Navarro”.
La sua fiaba, dal titolo Expres contro il malvagio
Titanio, racconta di una ragazza coraggiosa che,
sfidando le convenzioni sociali, lotta da sola con-
tro un orribile mostro che vorrebbe trasformare
Swasaki in un paese popolato da animali, molto
più facili da domare rispetto agli esseri umani.
Expres, per scongiurare il pericolo, raduna tutti gli
uomini del paese e chiede il loro aiuto, ma nes-
suno è disposto ad aiutarla sia perché tutti hanno
paura di mettersi contro Titanio, sia e soprattutto
perché non accettano che a coordinare l'even-
tuale ribellione sia una donna. La ragazza, però,
non si scoraggia: affronta con grande spirito di sa-
crificio il terribile Titanio, lo vince e allontana dal
suo paese per sempre lo spettro della schiavitù.
Appare, quindi, chiaro come in questa fiaba in-
ventata con grande originalità dall’alunno Giu-
seppe Barbera, la donna cessa di essere un
personaggio statico e inetto e si trasforma invece
in una eroina avventurosa che sa andare oltre
tutte le convenzioni sociali.
Giuseppe, in compagnia del prof. Guirreri, che ha
curato i contatti con l'Istituto Arena di Sciacca, è
stato invitato il 13 dicembre a partecipare alla ma-
nifestazione organizzata dalla scuola promotrice
del concorso e in questa sede è stato premiato,
classificandosi secondo. Un attestato di parteci-
pazione è stato consegnato anche agli alunni Au-
rora Aqué, Luca Bassetto, Elisa La Malfa e
Roberta Smeraglia, nonché al prof. Guirreri per
aver stimolato i suoi alunni a partecipare al con-
corso.
In occasione della manifestazione gli alunni della
III D, che a scuola praticano lo studio dello stru-
mento musicale e che sono stati magistralmente
preparati dalla prof.ssa Mary Musso e dal prof.
Maurizio La Rocca, si sono esibiti davanti al nu-
meroso pubblico presente eseguendo due brani,
Imagine di John Lennon e Californication dei Red
Hot Chili Peppers, riscuotendo numerosi ap-
plausi.
III D
IO NON HO PAURA
Quest’anno la nostra scuola si è fatta promotrice
di un progetto contro il bullismo, che si chiama
“Confrontarsi per non scontrarsi” la cui finalità è
quella di fornire informazioni chiare e dettagliate
su tale fenomeno. Il progetto è rivolto a tutti gli
alunni dell’Istituto Comprensivo “Vincenzo Na-
varro” e coinvolge anche i docenti che saranno
formati, da esperti nel settore, a saper gestire e
prevenire gli atti di bullismo all’interno della
scuola. Essi, infatti, saranno invogliati a tener
conto della dimensione affettiva degli alunni, per
poter gestire positivamente i conflitti che even-
tualmente potrebbero sorgere all’interno delle
classi.
La nostra scuola ha avvertito l’esigenza di aggior-
narsi sul fenomeno del bullismo, che ormai da
tempo, purtroppo, riempie le cronache nazionali
e internazionali, e che spesso viene confuso o
2. UN INVITO SPECIALE
Il 30 novembre le classi seconde della scuola se-
condaria di primo grado “ Vincenzo Navarro”,
nell’ambito del progetto “ Invito a Teatro”, si sono
recate a Palermo, accompagnate dalla referente
del progetto, prof.ssa Mary Musso, e da altri in-
segnanti, per visitare uno dei monu-
menti più importanti del capoluogo
siciliano: il Teatro Massimo, il tempio
della Musica. Appena giunti nella
piazza antistante il teatro, alzando gli
occhi siamo stati colpiti dalla scritta
che campeggiava sulla facciata prin-
cipale:“ L’arte rinnova i popoli e ne ri-
vela la vita, vano delle scene il diletto,
ove non miri a preparar l’avvenire”.
Varcato l’ingresso principale, siamo
stati accompagnati negli eleganti pal-
chetti; eravamo davvero emozionati e
onorati di sederci in quelle poltroncine
ed eravamo in fibrillazione nell’attesa
di assistere allo spettacolo “ Babbe-
lish”. Quando è iniziato, siamo rimasti
a guardare in assoluto silenzio; ab-
biamo provato delle emozioni fortis-
sime: il coro, l’orchestra, i movimenti
degli attori, la voce dei cantanti, ogni
cosa ha catturato la nostra attenzione
e acceso la nostra immaginazione. Anche noi stu-
denti siamo stati coinvolti nello spettacolo, con
due interventi cantati che avevamo preparato a
scuola durante le lezioni di musica. La particola-
rità di questa rappresentazione teatrale è stata
proprio esserne stati protagonisti attivi oltre che
spettatori. La visone di questo spettacolo, inoltre,
ci ha dato la possibilità di affrontare e riflettere su
importanti argomenti in classe come la diversità,
la sindrome di Down, l’odio e l’amore, la libertà e
le persecuzioni razziali e ancora la sana alimen-
tazione e il riciclo: tutto questo era “Babbelish”;
tante significative tematiche con un comune de-
nominatore: la libertà.
Proprio per questo a scuola avevamo scritto delle
frasi che avevamo collocato sopra delle bar-
chette, realizzate con materiale da riciclo, e che
dopo abbiamo sistemato nella scalinata esterna.
Usciti dal Massimo, ci siamo recati al Teatro
dell’Opera dei Pupi dei figli d’arte Cuticchio.
Siamo entrati nel laboratorio e, all’improvviso, ab-
biamo trovato davanti a noi tantissimi pupi siciliani
tutti colorati. Il maestro Cuticchio in persona ci ha
spiegato molte cose sulla costruzione e il funzio-
namento dei pupi, poi abbiamo avuto la possibilità
di assistere ad un altro affascinante spettacolo;
infatti, entrati nel piccolissimo teatro, ci siamo se-
duti e sul palcoscenico sono comparsi due pupi
molto spiritosi: Virticchiu e il Barone, il primo rap-
presentante dell’anima del popolo, il
secondo, con la sua figura aristocra-
tica, della mentalità borghese, che
con battute divertenti ci hanno annun-
ciato l’inizio dell’opera “ La pazzia di
Orlando”. Ancora una volta abbiamo
assistito con stupore a uno spetta-
colo meraviglioso: quei pupi hanno
reso la scena realistica, i loro movi-
menti, la musica e i rumori e le di-
verse voci, create sempre dalla
stessa persona, hanno animato la
scena rendendola magica. Questa
giornata ci ha lasciato un ricordo dav-
vero speciale. Gli spettacoli a cui ab-
biamo assistito ci hanno fatto riflettere
su importanti temi: Babbelish ci ha
fatto comprendere come la diversità
non sia un ostacolo, perché anche le
persone Down possono realizzare i
loro sogni, e che la libertà è un diritto
che appartiene a tutti; La pazzia di
Orlando, invece, ci ha fatto capire
come sia importante tramandare alle giovani ge-
nerazioni il patrimonio culturale caratteristico di
un territorio.
Asia Ficara
IIC
travisato, facendo un uso del termine inappro-
priato. Cerchiamo di capire sinteticamente che
cosa si intende per bullismo.
Il bullismo è una forma di prepotenza esercitata
dai ragazzi verso altri. I comportamenti scorretti,
spesso, scaturiscono da problemi familiari,
anche se alcuni lo fanno semplicemente per pa-
voneggiarsi e/o sentirsi più forti. ll bullismo è una
forma di comportamento violento attuata da bam-
bini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei. Si
manifesta con atti di intimidazione, sopraffazione,
oppressione fisica o psicologica commessa da un
soggetto “forte”, il bullo, su uno “debole”, la vit-
tima, in modo inten-
zionale e ripetuto nel
tempo.
Il progetto “Confron-
tarsi per non scon-
trarsi” vuole offrire a
noi alunni la possibi-
lità di star bene a
scuola e con noi
stessi, invogliandoci
a creare all’interno
delle classi relazioni positive.
Esso prevede la visone di film sul bullismo, di-
verse attività il cui fine è quello di migliorare la no-
stra autostima per evitare che possiamo diven-
tare vittime di bullismo, incontri-dibattiti con le
forze dell’ordine e con alcuni magistrati e infine la
somministrazione di alcuni test.
Io non ho paura perché la scuola ci aiuta a cono-
scere e a difenderci da questo problema. Solo
con la collaborazione da parte di tutti, infatti, è
possibile vincere il bullismo e rendere la vita di
noi ragazzi sicuramente meno dura.
Elena Palermo
II C
IO MI ORIENTO: PER UNA
SCELTA CONSAPEVOLE DEL
MIO FUTURO
Anche que-
st’anno la no-
stra scuola ci
ha saputo sor-
prendere, per-
ché, insieme
alle molte atti-
vità già speri-
mentate negli
anni prece-
denti, ha sa-
puto offrircene
di nuove e
molto utili, oltre che interessanti, come un pro-
getto di orientamento scolastico di più vasto re-
spiro, rispetto agli anni precedenti.
Il progetto “Io mi oriento: per una scelta consa-
pevole del mio futuro” vuole offrire, infatti, la pos-
sibilità a noi alunni di terza media di scegliere in
maniera autonoma e consapevole il percorso di
studi superiori.
Il passaggio dalla scuola media alla scuola supe-
riore è un momento importante nella vita di noi
adolescenti. La scelta della scuola a cui iscriversi
è una decisione spesso sofferta, che condiziona
il nostro futuro scolastico e lavorativo e sorge in
un periodo critico e delicato com’è appunto l’ado-
lescenza. Compiere questa scelta è un processo
complesso che coinvolge fattori fondamentali
come gli interessi e le inclinazioni specifiche di
noi studenti, ma che viene influenzato anche da
altri fattori, come ad esempio le pressioni prove-
nienti dai genitori. Non è raro infatti che gli stu-
denti vengano spinti dai genitori stessi a
intraprendere un particolare percorso di studi.
Anche i coetanei giocano un ruolo nel processo
di scelta; è inevitabile, infatti, che noi adolescenti
ci confrontiamo con le scelte fatte dai nostri amici
e di conseguenza possiamo esserne in qualche
modo influenzati. Le scelte sul nostro futuro sono
però di estrema importanza, poiché è a partire da
esse e dalle loro realizzazioni concrete (o dai fal-
limenti) che potremo costruire solide basi per una
armonica realizzazione della nostra vita. Proprio
per questo la nostra scuola vuole offrirci un per-
corso formativo di ORIENTAMENTO SCOLA-
STICO attraverso il quale noi alunni possiamo
attivare, sviluppare e consolidare atteggiamenti
di conoscenza di noi stessi e della realtà esterna
per poter progressivamente scegliere e tracciare
autonomamente un nostro percorso di vita reali-
stico e consapevole.
Il progetto è articolato in diverse fasi. Alla fine di
ottobre abbiamo svolto dei test psicoattitudinali
che hanno avuto la scopo di conoscere meglio
noi stessi, le nostre attitudini e i nostri interessi. Il
15 novembre, invece, abbiamo incontrato la
dott.ssa Angelica Leogallina che ci ha fatto riflet-
tere sull’importanza di operare una scelta auto-
noma e consapevole per il benessere del nostro
futuro. A fine novembre, poi, ognuno di noi ha
avuto la possibilità di iniziare a frequentare dei la-
boratori di orientamento che hanno previsto lo
svolgimento di moduli didattici caratterizzanti al-
cuni indirizzi delle scuole superiori: il laboratorio
di latino e greco del prof. Guirreri, il laboratorio di
consolidamento/potenziamento di matematica
della prof.ssa Trento e il laboratorio di consolida-
mento/potenziamento di lingua inglese della
prof.ssa Vaccaro.
A gennaio infine potremo conoscere l’organizza-
zione scolastica e l’offerta formativa degli istituti
superiori presenti nel nostro territorio.
Siamo sicuri che questo percorso informativo/for-
mativo ci aiuterà a scegliere in maniera consape-
vole e responsabile la scuola superiore che fa
davvero per noi!
III D
3. UN GIORNO DA RICORDARE
Giorno 14 novembre la scuola secondaria di
primo grado “Vincenzo Navarro”, nell’ambito del
progetto “Continuità, ha aperto le porte ai bambini
delle classi quinte della scuola primaria, in visita
presso il nostro istituto per conoscerne l’offerta
formativa, gli insegnanti e i diversi laboratori di
continuità, il cui fine è quello di agevolare il pas-
saggio da un ciclo scolastico ad un altro. Per tale
occasione la nostra insegnante di matematica e
scienze, prof. Marisa Trento, ci ha proposto di aiu-
tarla a mostrare ai bambini della scuola primaria
alcuni esperimenti scientifici e alcune attività che
normalmente svolgiamo nel laboratorio scienti-
fico.
All’inizio eravamo un po’ spaventate, perché te-
mevamo di non essere all’altezza del compito af-
fidatoci dalla nostra insegnante, ma, quando ci
siamo ritrovate davanti la prima classe, ci siamo
ricordate di come eravamo noi l’anno precedente,
quando ancora eravamo alla scuola primaria, e
come allora ci sembravano esperti e maturi i ra-
gazzi della secondaria di primo grado, e così, al-
l’improvviso, ci siamo sentite grandi e, nonostante
la forte emozione, abbiamo capito di avere una
grande responsabilità nei confronti di quei bam-
bini che avevano bisogno di capire che occorre
affrontare con tranquillità il passaggio dalla scuola
primaria alla scuola secondaria di primo grado,
perché anche nella nuova scuola potranno incon-
trare insegnanti con i quali istaurare un rapporto
di fiducia e potranno svolgere tante attività inte-
ressanti e stimolanti.
Dopo la presentazione di alcune attività da parte
della nostra insegnante, e dopo qualche minuto
di notevole imbarazzo, abbiamo iniziato anche
noi a spiegare alcuni esperimenti, cercando di es-
sere le più chiare possibili e, dalle domande che
i bambini ci hanno posto, abbiamo capito, con
grande soddisfazione , di essere riuscite a susci-
tare il loro interesse.
Con le classi successive, in seguito, siamo riu-
scite ad essere più sicure e disinibite.
È stata un’esperienza davvero entusiasmante,
perché ci ha rese più sicure; è cresciuta la nostra
autostima e, se prima pensavamo che mai e poi
mai avremmo potuto parlare in pubblico, abbiamo
capito che nella vita nulla è impossibile.
Simona Montana
Alessia Russano
I D
attUalitÀ
PENA DI MORTE……
PRO O CONTRO?
Oggi il dibattito sulla pena di morte è quanto mai
aperto.
La pena di morte è una pratica conosciuta da tan-
tissimi anni ormai e ancora oggi viene usata in al-
cuni Paesi dell’America e in Cina. Attualmente è
in vigore in 83 Paesi e la maggior parte di questi
sono governate da regimi dittatoriali.
In Europa sono solo due i Paesi che hanno an-
cora in vigore la pena di morte: Lettonia e Bielo-
russia; anche in altri continenti come ad esempio
in Africa o in Asia è ancora in vigore, ma non
viene applicata da anni. In Italia la pena di morte
è stata abolita prima del 1899, anche se poi è
stata reintrodotta dal fascismo nel 1926 e defini-
tivamente eliminata nel 1944.
Nel 2015 almeno 1634 persone sono state mese
a morte in tutto il mondo.
C’è chi sostiene che sia giusto punire chi si mac-
chia di colpe gravissime con la morte e che è
l’unico modo per fare giustizia: è la giusta puni-
zione per chi ha tolto la vita.
Secondo questa tesi, lo Stato deve cercare di di-
fendere la società, cercando, attraverso la pena
capitale, di impedire che alcuni soggetti commet-
tano altri reati. Infatti se i criminali non vengono
uccisi potranno continuare a fare gli stessi errori
in futuro. La pena di morte, quindi secondo
quest’ottica, è necessaria perché è un deterrente
alla criminalità, perché scoraggerebbe a commet-
tere reati, registrando un calo di essi e servirebbe
a dissuadere altre persone dal macchiarsi di de-
litti orribili per paura di subire una pena così se-
vera. La pena di morte, inoltre, soddisfacendo il
risentimento delle vittime e dei loro parenti, elimi-
nerebbe il desiderio di vendette private.
Alcune persone pertanto pensano che la pena di
morte scoraggi la criminalità, ma in alcuni Paesi,
LA TERRA: IL NOSTRO BENE
PIÙ PREZIOSO
Il 10 Novembre 2016 , gli alunni delle classi prime
della scuola secondaria di primo grado hanno in-
contrato, nell’ambito del progetto “Educazione
ambientale”, il Corpo Forestale dello Stato. È
stata una bella sorpresa, quando ci siamo visti ac-
cogliere, in aula magna, dagli ispettori Filippo Col-
letti, Vincenzo Marino e Francesco Messana,
uomini con il rigore della divisa, ma tanto sorri-
denti da catturare subito la nostra attenzione.
L’ispettore Vincenzo Marino ha parlato subito
della necessità di salvaguardare il nostro pianeta
e in particolare il nostro territorio; ci ha fatto capire
infatti quale importanza hanno gli alberi, le foreste
e le riserve protette in quanto alimentano, con il
loro meraviglioso ossigeno, la nostra atmosfera.
Gli ispettori hanno affrontato anche il tema della
deforestazione in varie parti del globo, del surri-
scaldamento del pianeta, con il conseguente
scioglimento dei
ghiacciai a causa
del monossido di
carbonio, che si
accumula nell’aria.
Attraverso le bel-
lissime immagini,
che abbiamo visto
scorrere, ci siamo
resi conto di
quanto ricca sia la
nostra Terra,
quanti animali e
quante piante di-
verse la abitano
rendendola ricca
di profumi, colori e
suoni; una meravi-
gliosa diversità
dove tutti vivono in
un equilibrio per-
fetto e dove, pur-
troppo, solo noi siamo gli unici responsabili del
danneggiamento di tanta bellezza. Noi piccoli,
però, possiamo e dobbiamo iniziare a tenere pu-
lito il bene comune, a richiamare i nostri parenti
se sbagliano, ad educarli a non inquinare, soprat-
tutto stando attenti a non buttare le cicche di si-
garette a terra col rischio di provocare incendi;
dobbiamo insomma diventare piccole sentinelle
attive. Durante questo incontro, dunque, abbiamo
compreso l’importanza del rispetto della nostra
Terra e di quanto sia necessario il nostro impe-
gno, poiché siamo noi il futuro del nostro pianeta.
Vogliamo dire grazie al Corpo Forestale per il la-
voro che continuamente svolgono, per fare in
modo che la nostra Terra sia protetta dagli attac-
chi incontrollati dell’uomo moderno (che vive sol-
tanto per avere sempre di più), regalandoci così,
più flora, più fauna, più aria pura e più silenzi, in-
terrotti soltanto dal canto melodioso degli uccellini
che vi abitano.
I E
UNA GIORNATA
ALL’INSEGNA DEL TAI CHI
Giorno 21 novembre, in occasione della Giornata
internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'ado-
lescenza , LVIA, un'associazione di solidarietà e
cooperazione internazionale che ha l'obiettivo di
operare per lo sviluppo umano e contro le disu-
guaglianze mondiali, ha fatto visita all’Istituto
Comprensivo “Vincenzo Navarro”, allo scopo di
raccogliere fondi per la costruzione di un pozzo
in Burundi. In tale occasione abbiamo avuto
modo di riflettere sul fatto che molti dei diritti rico-
nosciuti ai bambini dalla Convenzione sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza sono calpestati e
ignorati in molte parte del mondo, come in Africa,
ad esempio, dove ai bambini non sono ricono-
sciuti i più elementari diritti, come quelli di rice-
vere un’istruzione, di essere assistiti, di poter
ricevere cure mediche e un’alimentazione suffi-
ciente. Attraverso la visione di un power-point, il
professore Restivo, responsabile LVIA di Pa-
lermo, ci ha fatto comprendere come la realtà che
noi consideriamo assolutamente scontata, al di
fuori delle mura della nostra casa è invece ben
diversa. Molti bambini in diversi Paesi del mondo
vivono in condizioni disumane e inaccettabili. Al-
cune immagini toccavano il cuore, ad esempio
quella di una bambina che a soli tre anni spac-
cava le pietre tutto il giorno o quella di alcuni bam-
bini che rovistavano in una gigantesca discarica
a cielo aperto, nella speranza di racimolare qual-
che oggetto di metallo da poter rivendere in cam-
bio di pochi spiccioli, o ancora quella di altri
bambini che raccoglievano, scavando con le
mani, dell’acqua sporca di fango da un fiume
quasi asciutto.
Dopo la visione di queste immagini toccanti, ci
siamo recati nell’atrio centrale della nostra scuola,
dove una delegazione del gruppo “Ritmi cosmici”
ci ha allietati con uno spettacolo che ha lasciato
tutti senza fiato con acrobazie e contorsionismi;
ci hanno mostrato, infatti, alcuni esercizi di yoga
e tai chi, la boxe della suprema polarità, nato
come tecnica di combattimento e oggi conosciuto
in Occidente, soprattutto, come ginnastica e
come tecnica di medicina preventiva. I ragazzi del
gruppo “Ritmi cosmici” sono stati davvero bravi,
perché sono riusciti a coinvolgerci in alcuni eser-
cizi di rilassamento e di fiducia reciproca. Il tutto
è stato accompagnato da strumenti africani e da
un basso che hanno creato un’atmosfera rilas-
sante.
È stata un’esperienza bellissima che ci ha arric-
chito culturalmente e ci ha fatto riflettere molto e
per questo ringrazio la nostra Dirigente per averci
dato quest’opportunità.
Elena Palermo
I C
4. UNA CELEBRAZIONE
PER LA PACE
Oggi più che mai il mondo ha bisogno di pace. È
una sfida per ognuno di noi. La pace è vivere da
custodi di un mondo in cui noi costruiamo il
nuovo, imparando da tutto, anche da eventi
drammatici come la guerra.
Papa Francesco afferma : “Se i deserti esteriori
si moltiplicano nel mondo è perché i deserti inte-
riori sono diventati immensi”.
Con queste parole Papa Francesco vuole far ca-
pire all’umanità, che il mondo si aspetta una ri-
sposta da ognuno di noi per costruire la pace e
per rispettare la Terra.
Come l’uomo sta distruggendo il pianeta, così sta
mettendo a rischio la pace fra i popoli con attacchi
terroristici dalle modalità nuove e sconcertanti. A
questo punto, ogni persona, presa coscienza
delle drammatiche conseguenze dei conflitti e
delle guerre, è chiamata a riflettere e ad agire in
favore della pace: nel proprio piccolo, cercando
di mantenere buoni rapporti con le persone con
cui si viene a contatto e, a livello sociale, impe-
gnandosi a cooperare, ad esempio in associa-
zioni di volontariato che si impegnano ad aiutare
le persone vittime delle guerre.
Parlando di queste cose, mi viene in mente il pro-
blema dei migranti che, come sappiamo tutti,
scappano dalle loro terre principalmente a causa
dei conflitti e delle atrocità subite. Non volerli ac-
cogliere e aiutarli significa non amare la pace.
Ritengo opportuno che ogni persona, ogni po-
polo, i governi e gli uomini di potere si sensibiliz-
zino sul problema della pace e promuovano vere
iniziative a favore di essa.
La guerra finora, sia in campo religioso, sia in
campo laico ha trovato teorie che l’hanno giusti-
ficata e spesso perfino celebrata. E la pace? An-
ch’essa è stata teorizzata. Nella storia
contemporanea sono stati pacifisti i teorici della “
non violenza” fra cui vanno senz’altro ricordati
Gandhi e Martin Luter King; il primo ha saputo
combinare elementi della religione indiana con
aspetti del pacifismo laico, mettendolo a servizio
della liberazione del suo Paese; il secondo, ispi-
randosi a Gandhi, ha ricondotto la “non violenza”
alla tradizione cristiana in cui si riconosceva la po-
polazione afro-americana in lotta per i propri di-
ritti.
La possibilità di realizzare una “federazioni di po-
poli” decantata dall’ONU e dalle altre istituzioni
internazionali, si basa sulla speranza di costruire
oggi una realistica prospettiva di pace. Ma essa
non si può stabilire per legge. Le costituzioni e le
risoluzioni degli organismi internazionali sono in-
dicazioni da seguire e, soprattutto, forniscono una
base di incontro e di trattativa sempre disponibile.
Ognuno di noi, dunque, può e deve risolvere si-
tuazioni di conflitto, evitando comportamenti ag-
gressivi e promuovendo azioni di tolleranza, di
comprensione nel rispetto delle norme vigenti,
perché la sua costruzione è un processo lento e
difficile e richiede, per questo, la partecipazione
e la collaborazione di ciascuno di noi.
Simone Palermo
III C
nonostante questa
pena, la crimina-
lità è aumentata e
pure di tanto.
Essa però va con-
tro il diritto alla
vita. Da persone
cattoliche dob-
biamo essere con-
trari alla pena di
morte, perché solo
Dio può decidere sulla nostra vita e sulla nostra
morte. È sbagliato: non si può punire un delitto
con un altro delitto, perché chi punisce con la
morte diventerà anche lui un assassino.
La pena di morte è un’arma troppo potente in
mano a dei governi sbagliati; inoltre spesso i pro-
cessi non sono equi e regolari o l’applicazione
delle norme giuridiche può essere soggetta a er-
rori.
Infatti tante volte, come abbiamo sentito in Ame-
rica, sono state giustiziate persone che dopo
l’esecuzione e grazie a nuove prove sono state
scagionate dalle accuse, ma ormai non si poteva
fare più niente, perché erano state uccise “INGIU-
STAMENTE”.
Nella società moderna la pena di morte non serve
né al recupero del criminale né a far diminuire i
delitti. La pena non deve tendere alla vendetta o
alla semplice punizione del colpevole ma alla sua
rieducazione e al suo recupero sul piano umano
e sociale. Certo se pensiamo alle famiglie delle
vittime, che hanno subito perdite terribili e ogni
giorno devono fare i conti con il loro dolore, sicu-
ramente meritano giustizia, ma la pena capitale
non è la soluzione. I criminali che hanno ucciso
un loro caro devono essere puniti con il massimo
della pena e non, come avviene spesso, essere
liberati prima del tempo. Un Paese civile deve
fare in modo che i criminali restino in carcere per
tutto il tempo stabilito.
Anche l’associazione Ammnesty Internazional,
che lotta per la difesa dei diritti umani, si oppone
incondizionatamente alla pena di morte, ritenen-
dola una punizione crudele,disumana e degra-
dante ormai superata.
Concludendo ci rifacciamo al saggio di Cesare
Beccaria “Dei Delitti e delle pene” in cui lo scrit-
tore lombardo argomentava come lo Stato, con
la pena di morte, per punire un delitto ne commet-
teva uno a sua volta. Se è illegale uccidere un’al-
tra persona, perché dovrebbe essere legale
uccidere il criminale?
Armenio Elena
Maurello Giuseppe
III E
GIORNATA INTERNAZIONALE
DEI DIRITTI DELL’INFANZIA E
DELL’ADOLESCENZA
Come ogni anno, il 20 novembre scorso, si è ce-
lebrata in tutto il mondo la Giornata internazionale
dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
La scelta di tale data ricorda il giorno in
cui, nel 1989, l’Assemblea generale delle
Nazioni Unite adottò la Convenzione Onu
sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza;
ad oggi sono ben 196 gli Stati parti della
Convenzione.
La Convenzione è composta da 54 arti-
coli ed elenca quelli che sono i diritti fon-
damentali e inalienabili dei bambini.
Secondo la definizione della Conven-
zione sono "bambini" gli individui di età
inferiore ai 18 anni (art. 1), non ha impor-
tanza il colore della pelle, la razza, il
sesso, la religione, la lingua, né se è un
disabile, ricco o povero. La Convenzione,
come abbiamo già detto, fissa una serie
di diritti fondamentali e di garanzie come
il diritto alla vita (art. 6), il divieto di tor-
tura, il diritto alla libertà personale, di associa-
zione e riunione, di religione, il diritto di sviluppo,
il diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare
del servizio sanitario (art. 24), il diritto di espri-
mere la propria opinione (art.12) e di essere in-
formati (art. 13). I bambini hanno diritto al nome,
tramite la registrazione all'anagrafe subito dopo
la nascita, e alla nazionalità (art. 7), hanno il diritto
all'istruzione (art. 28 e 29) e hanno diritto a essere
tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di
abuso (art. 34).
Ogni qual volta uno dei principi contenuti in tale
Convenzione viene violato si parla di sfruttamento
minorile.
Con tale espressione, ovviamente, non ci si rife-
risce solo ai bambini sfruttati sul lavoro, ma anche
a quelli che subiscono violenze fisiche, sessuali
e psicologiche. Questo è un fenomeno mondiale
che assume aspetti diversi in ogni Paese. Nei
Paesi poveri è più diffuso il ricorso al lavoro mi-
norile in quanto le popolazioni affrontano da sole
la povertà, senza l'aiuto della solidarietà sociale
che consentirebbe di soddisfare almeno i bisogni
primari; le famiglie sono costrette a chiedere a
tutti i membri, anche quelli più piccoli, di darsi da
fare per provvedere alla sopravvivenza. In altri
Stati i bambini vengono abbandonati e sono co-
stretti a vivere in strada senza nessuno che si oc-
cupi di loro. Nei Paesi in guerra i bambini
sono usati come soldati. Anche nel civile
Occidente i bambini sono spesso vittime di
violenze e soprusi. Dopo ventitré anni dal-
l'approvazione della Convenzione interna-
zionale sui diritti dell'infanzia, ci sono state
molte iniziative e provvedimenti per tutelare
i minori, ma, nonostante ciò, centinaia di
migliaia di bambini sono tuttora privati dei
loro diritti.
I bambini che lavorano non ricevono
un'istruzione e il loro lavoro prematuro,
drammaticamente, non fa che aumentare
la povertà, quella stessa povertà che co-
stringe molti di loro a mettersi a lavorare,
favorendo quel legame tra lavoro minorile,
disaffezione scolastica e reti familiari e so-
ciali che si trasforma spesso in una trap-
pola pericolosa per la vita dei ragazzi, fatta
di deprivazione e di schiavitù.
In merito a tale tematica un nome divenuto triste-
mente noto è quello di Iqbal Masih, poiché legato
ad una storia orribile di sfruttamento minorile.
Iqbal era un bimbo pakistano (nato nel 1982),
venduto dal padre per 12 dollari USA, a soli 4
5. È INDISPENSABILE ESSERE
RICCHI PER ESSERE FELICI?
La felicità non dipende dai soldi: la felicità non ha
prezzo e non si può acquistare. Basta l’amicizia, un
po’ d’amore, un semplice sorriso. Ciò che rende felici
è sapere che tutti i nostri cari sono in salute, l’essere
amati, essere importanti per i nostri genitori, avere
tanti amici che ci vogliono bene. Per tutto ciò non c’è
bisogno di soldi. Se una persona è ricca e non ha
una famiglia che lo sostiene non è felice, perché è
vero che con i soldi può comprarsi ciò che vuole, ma
non ha qualcuno che gli dà affetto e amore. Molte
persone mettono da parte la famiglia per dedicarsi
al lavoro che permetta loro di guadagnare sempre
più soldi; ciò spesso comporta che i figli vengono
trascurati e si cerca di sopperire a questa mancanza
regolando l’impossibile. Per questo i figli spesso
sono viziati, non sono mai contenti di ciò che hanno,
sono insoddisfatti. Ma tutti i regali del mondo non
possono eliminare la tristezza e la solitudine.
L’amicizia, l’amore, l’affetto non li possiamo com-
prare con soldi, perché sono sentimenti che noi ri-
ceviamo dalle persone a noi care così come la pace,
la serenità. Inoltre i soldi non possono comprare la
salute: quando manca quella, anche se si hanno tutti
i soldi del mondo, non si può essere felici. Sì, forse
si possono eseguire migliori cure in caso di bisogno,
ma non si può fare niente contro la forza della natura
(o il destino).
I soldi, però, come sostengono alcuni, possono in-
direttamente dare la felicità, perché consentono di
avere una vita agiata. Infatti la società di oggi pensa
solo ai beni materiali, a comprare, a spendere soldi.
Con i soldi puoi dare sfogo ai tuoi piaceri, comprare
la case o la macchina dei tuoi sogni, puoi andare
ovunque, puoi avere amici importanti, puoi permet-
terti il cellulare all’ultima moda, le scarpe nuove, la
playstation di ultimo livello, puoi fare quello che hai
sempre desiderato. Basta divertirsi ed essere felice.
Essere ricchi comporta meno preoccupazioni e puoi
dedicarti alla famiglia, ai tuoi interessi. I soldi sono
importanti per vivere, per non essere disperati. Infatti
non si può essere felici quando non hai il denaro per
mantenere i figli, per poter mangiare, per avere una
casa in cui vivere, quando non hai possibilità di com-
prare le medicine per curare te stesso e la tua fami-
glia. Avere difficoltà economiche provoca stress,
paura e difficilmente si può essere felici.
Ci sono ricchi infelici, ma ci sono anche ricchi con-
tenti. Molti di loro non hanno una famiglia, ma questo
non significa che siano infelici, perché magari pro-
prio in ciò che fanno trovano piacere.
Avere soldi può aiutare a migliorare la salute, perché
puoi permetterti migliori cure, i più bravi specialisti:
hai più speranze e possibilità di chi non ha soldi.
Si può concludere dicendo che la ricchezza è utile
e in certi casi procura la felicità, ma noi siamo con-
vinti che una felicità materiale legata a un acquisto
di oggetti o al denaro è destinata a svanire mentre
la vera felicità è la ricchezza spirituale che è più du-
ratura. I soldi non fanno la felicità, perché sono le
piccole cose a farci star bene e a farci essere felici.
Armenio Elena
Cascio Giulia
Marchese Gaia
Fidanza Giacomo
III E
www.classiseconde.it
cUltUrE a conFronto
anche quest’anno noi alunni delle classi seconde
dell’istituto comprensivo “Vincenzo navarro”
siamo stati coinvolti nel progetto "culture a con-
fronto", grazie al quale avremo modo di arricchire
le nostre conoscenze, avvicinandoci a culture e
tradizioni diverse dalla nostra, valorizzando le dif-
ferenze nel rispetto dell'unicità e dell'identità del-
l'altro.
LE FESTE IN SPAGNA
La Spagna, uno degli Stati più belli al mondo, è
caratterizzata da un’eccezionale ricchezza nel fol-
klore tanto che le “ferias” ossia le feste spagnole
sono famose e amate in tutto il mondo. Ogni festa
ha origini differenti: alcune derivano da avveni-
menti storici o sono legate alla vita dei campi,
altre hanno origini religiose. Basti pensare al fatto
che una delle feste più sentite della Spagna è la
Semana Santa, celebrata con pittoresche e sug-
gestive processioni, guidate da confraternite. Tali
riti arrivarono pure in Sicilia negli anni della domi-
nazione spagnola e tuttora si conservano. Alcune
tradizioni spagnole possono sembrare bizzarre e
stravaganti. Abbiamo selezionato di seguito le più
singolari.
Las Fallas
Queste feste tipiche di Valencia si celebrano tra
la fine di febbraio e il 19 marzo, sono chiamate
anche feste di Sant Josep e riempiono la città di
enormi e festosi carri, allegoria della politica e del-
l’attualità. Ogni giorno di festa è rallegrato dalla
“Mascletá”, specialità pirotecnica composta da
una serie di petardi che esplodono ad un deter-
minato ritmo e dal finale spettacolare. Dal 15
marzo si possono iniziare a contemplare las fallas
ovvero dei veri e propri monumenti-sculture di
materiale combustibile (cartapesta e legno) che,
talvolta, riescono anche ad arrivare ad un’altezza
di oltre 30 metri. In questi giorni tutte le Commis-
sioni fallere (organizzazioni di quartiere che so-
stengono il costo economico della festa) sfilano
in abiti tradizionali accompagnate da bande mu-
sicali. Questa festa si potrebbe paragonare al
Carnevale in Italia. Infatti, dopo aver fatto sfilare i
carri e fatto divertire gli abitanti di Valencia con
danze tipiche, si bruciano le fallas in altissimi e
bellissimi falò.
La Tomatina
È una festa che si celebra nel comune spagnolo
di Buñol durante l’ultima settimana di agosto.
Scopo della festa è bombardare di pomodori i
passanti (tomate significa, infatti, pomodoro)! La
cerimonia nasce nel lontano 1945 da una rissa
spontanea tra i giovani che usarono come armi i
pomodori. Intorno alle 11 nella città inizia il caos:
la guerra del pomodoro! L’unica accortezza è che,
prima di lanciare l’ortaggio, bisogna schiacciarlo,
per evitare di ferire qualcuno. E’ decisamente la
festa più stravagante della Spagna, almeno a
parer nostro!
La Verbena
La Verbena, oltre ad indicare l'omonima erba of-
ficinale dai fiori rosa, è una festa popolare tipica
del mondo ispanico, paragonabile alle sagre ita-
liane e quasi sempre legata ai festeggiamenti per
il santo patrono di un paese o del quartiere. Il
nome deriva dal fatto che, a Madrid ed in altre lo-
calità spagnole, anticamente si aveva l'abitudine
di ballare portando un ramoscello di verbena nel
risvolto della giacca. Tali feste popolari sono ani-
mate da danze praticate da esperti ed amatori;
spesso durante le festività si svolgono gare di
ballo popolare o da sala. Come in ogni sagra che
si rispetti, non possono mancare le bancarelle
con caramelle, frittelle, dolci ed altri prodotti tipici.
Stefania Ragusa
Tancredi Tortorici
II A
anni, ad un fabbricante di tappeti; il piccolo, pic-
chiato, sgridato e incatenato al suo telaio, tesseva
anche per 12, 13 ore giornaliere. Il suo salario era
pari a poco più di 25 centesimi di euro. A 10 anni,
stanco della vita che stava conducendo, trovò il
coraggio di scappare, uscire allo scoperto e rac-
contare a tutti la sua vicenda che non è soltanto
la sua storia, ma quella di migliaia di bambini pa-
kistani e di tutto il mondo. Nel 1995 la mafia dei
tappeti, dopo aver deciso che Iqbal era diventato
un testimone troppo scomodo dei loro sporchi af-
fari, lo uccise. Il suo sogno, rivelatosi un'utopia,
era quello di diventare un avvocato per difendere
i mille bambini sfruttati nel mondo. Celebre resta
la sua frase "Nessun bambino dovrebbe impu-
gnare mai uno strumento di lavoro; gli unici stru-
menti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere
in mano sono penne e matite.".
La giornata internazionale dei diritti dell’infanzia
e dell’adolescenza deve essere pertanto cele-
brata con attenzione e rispetto; è un giorno infatti
che deve inquietarci e interrogarci sulla condi-
zione di schiavitù e sfruttamento in cui vivono
tanti bambini nel mondo ed ha lo scopo di susci-
tare attenzione e porre domande sulla inaccetta-
bile condizione di molti minori, che oggi nel
mondo, a differenza nostra, non possono vivere
un’infanzia di studio e di gioco, ma sono molto
spesso costretti a lavorare, resi schiavi da condi-
zioni disumane di vita, sfruttati da datori di lavoro
senza scrupoli, in altre parole sono bambini che
non godono dei diritti che meriterebbero.
Classe III D
IL VALORE IMMENSO
DELLA PACE NEL MONDO
La pace è il bene più prezioso per l'umanità, ma,
se non se ne comprende il valore, purtroppo viene
perduto. È stata negata molte volte da conflitti fra
popoli e guerre civili che hanno portato poi alla sof-
ferenza. Solo di recente possiamo dire che l'uma-
nità, nella maggioranza dei casi, ha potuto godere
di un lungo periodo di pace, dopo la fine della Se-
conda Guerra Mondiale. Il valore immenso della
pace viene compreso solo dagli uomini che l'-
hanno perduta. Purtroppo, ancora oggi, il mondo
è insanguinato da troppe guerre capaci di far en-
trare in crisi la situazione internazionale. La con-
quista della pace è uno degli obiettivi che
accomuna tutte le persone del mondo, sin dai
tempi antichi, e spesso porta a credere che, se un
giorno la guerra finirà, avremo un mondo migliore.
Per ottenere la pace bisogna avere molta volontà
e soprattutto l'impegno di tutti, mentre per scate-
nare la guerra è sufficiente che sia uno solo a de-
siderala.
Gloria Abbruzzo
III B
6. TRADIZIONI DELLA SPAGNA
Quest’anno in
classe abbiamo
studiato la Spa-
gna e le sue
tradizioni, tra
queste le più
importanti sono
la corrida, i balli
tipici e i piatti ti-
pici.
La corrida
La corrida consiste in una sfida tra l’animale e
l’uomo, cosa che per molte persone rimane uno
spettacolo crudele e violento. Le sue origini sono
molto antiche: le prime corride risalgono all’800
d.C; per trovare una forma simile a quella che co-
nosciamo bisogna arrivare al 1500.
Balli tipici spagnoli
I balli tipici spagnoli ebbero un forte influsso sul-
l’Italia intorno al 1600. La danza più famosa della
Spagna è sicuramente il flamenco, un mix tra
danza e canto che ha origine in Andalusia. Altro
ballo caratteristico della Spagna, anche se non
molto conosciuto in Italia, è la Sardana, una
danza catalana che ha regole molto semplici e
precise e che si basa su un intreccio di mani e
sulla formazione di cerchi umani che uniscono tra
loro genti di varie culture.
Piatti tipici
Il piatto più famoso della Spagna è la paella. Que-
sto prelibato piatto è un insieme di carne, pesce,
verdura e riso e viene servito in tavola diretta-
mente nella pentola, da cui prende il nome.
Ilaria La Malfa
Maria Vacante
II B
LA TRADIZIONE DELLE
TORRI UMANE IN SPAGNA
La Spagna è da sempre, nell’immaginario collet-
tivo, un Paese molto legato alle tradizioni popo-
lari, dedito al divertimento e alle feste in strada.
Tra le tradizioni più sentite e vissute dalla gente
vi è senza dubbio quella dei “Castells”, vere e
proprie torri umane che si erigono nelle piazze dei
paesi e delle città, in occasione delle sagre o
delle feste popolari. Per quanto riguarda l’origine
dell’usanza, ciò che è certo è che nella cittadina
di Valls, nel 1770, nacquero le prime compagnie
di “Castellers”.
I gruppi che si cimentano nella tradizione del “Ca-
stell” prendono il nome di “Colles Castelleres”; si
tratta di associazioni formate da centinaia di per-
sone di ambo i sessi e di tutte le età, che nella
stagione castelliera si esibiscono con l’obiettivo
di erigere e, in seguito, smontare ordinatamente
costruzioni della maggiore complessità possibile.
Le torri umane non sono tutte uguali: variano per
forma, numero di
partecipanti e
composizione; di
solito, si può ri-
conoscere una
base chiamata
“Pinya”, sulla
quale poggia il
“Tronc”, formato
da diversi piani
di persone. Negli
anni ’70 il mas-
simo era sette
piani, ma, con il
passare degli
anni, le associa-
zioni, grazie a
tecniche e alle-
namenti costanti, sono riuscite ad ampliare sem-
pre più i “Castells; attualmente, si arriva anche a
dieci piani.
Il folclore prevede che ogni compagnia sia vestita
secondo un codice comune, che comprende una
camicia dello stesso colore, pantaloni bianchi,
una fascia in vita e un fazzoletto per raccogliere i
capelli.
La costruzione dei castelli è di solito accompa-
gnata da una musica speciale, che scandisce il
progredire della torre. La “gralla”, simile al piffero,
e la grancassa sono gli strumenti usati per la
composizione di questa musica.
Simbolicamente i “Castells” hanno un importante
significato: salire sopra le spalle degli altri, fino a
formare una torre, vuol dire difendere la propria
terra ed esaltare le proprie tradizioni.
Sicuramente i castelli migliori sono quelli di Bar-
cellona, nati nel 1969. Il gruppo dei “Castellers”
barcellonesi è molto attivo soprattutto durante le
inaugurazioni e le manifestazioni varie. Occa-
sione unica è il “Festival de la Mercè”, che si tiene
ogni anno nel capoluogo catalano nel mese di
settembre, quando arrivano persone non solo da
ogni parte della Spagna ma anche dal resto d’Eu-
ropa, per assistere alla materializzazione delle
torri umane che si formano in pochi minuti.
II D
www.classiprime.it
scrittUra crEatiVa
Le Favole
IL LEONE PRESUNTUOSO
C’era una volta un leone che, consapevole della
sua forza, derideva tutti gli animali della savana
sia per il loro aspetto fisico che per la loro debo-
lezza.
Alla giraffa diceva:- Come va la vita lassù?!
All’ippopotamo gridava:- Ehi! Sei così grosso che
i tuoi occhi non si vedono!
Il leone faceva indispettire tutti senza farsi scru-
poli.
Un giorno, mentre rideva a crepapelle, perché
stava progettando di fare uno scherzo allo scim-
panzé, cadde in una trappola: una fossa talmente
profonda che, per uscirne, aveva bisogno di
aiuto.
Gli animali della savana, sentendo il ruggito del
leone in difficoltà, accorsero sul posto. Arrivati, lo
riconobbero e videro che non riusciva a risalire il
fossato, nonostante la sua forza.
Così tutti iniziarono a ridere dicendo:- Noi siamo
troppo deboli; non ti possiamo aiutare! Sei tu il re
della savana!
L’ippopotamo aggiunse:- Io sono talmente grosso
che non riesco ad aprire gli occhi, quindi non
vedo dove sei. Ma tu, che avevi gli occhi bene
aperti, come mai sei caduto nella trappola?
La giraffa, invece, gli disse:- Io vivo in alto e non
posso aiutarti, sei finito troppo in basso per me.
Ah! Ah! Ah!
Tutti gli animali si allontanarono, lasciandolo solo
nella sua disperazione.
La favola dimostra che ride bene chi ride ultimo.
Filippo Tornambè
I A
L’INGENUO TOPOLINO,
LA LEPRE INGRATA
E IL LUPO TRADITORE
Un giorno lontano, in mezzo al bosco c’era un
piccolo topolino che abitava con la sua grande
amica lepre. Tutti i santi giorni la lepre prendeva
in giro il piccolo topolino, perché era davvero
troppo piccolo e senza forze; sicuramente il topo-
lino, in caso di bisogno, non avrebbe potuto aiu-
tare la lepre. Un giorno questa, per caso,
conobbe un lupo e diventarono subito amici e
così il topolino rimaneva sempre più da solo, di-
ventando ogni giorno sempre più triste ed ango-
sciato; sentiva tantissimo la mancanza della
lepre. La lepre non pensava più al topolino, si di-
vertiva tantissimo con il lupo. Un bel giorno, il
lupo mostrò il suo vero volto alla lepre; mentre
passeggiavano nel bosco, il lupo disse alla lepre:
“Sei stata una vera ingenua, hai veramente cre-
duto alla mia amicizia? Sei stata sciocca e cre-
dulona”. La lepre spaventata da quelle parole
scappò via correndo a più non posso e cercò di
entrare nella piccola casetta del debole topolino,
ma questi non la fece entrare rinfacciandole il suo
abbandono. L’unico modo per sfuggire al lupo tra-
ditore era quello di trovarsi un nascondiglio si-
curo; trovò rifugio tra due grossi alberi.
Sfortunatamente la sua coda la tradì e il lupo che
la stava rincorrendo l’acchiappò proprio dalla
coda. Il topolino, mentre passeggiava nelle vici-
nanze della casa del lupo, sbirciò all’interno dalla
finestra e che cosa vide? La povera lepre intrap-
polata in una gabbia, mentre il lupo stava prepa-
rando un bel brodo in un pentolone. Il topolino era
sì piccolo, ma era anche tanto furbo. Bussò alla
porta del lupo, che subito gli aprì; il lupo non guar-
dava in basso e il topolino s’intrufolò dentro casa.
Mentre il lupo preparava il suo brodo, il topolino
infilò le sue zampette dentro il catenaccio che te-
neva chiusa la gabbia con dentro la lepre. Il lupo
non si accorse di nulla e mentre rimestava il suo
brodo, la lepre e il topolino unirono le loro forze e
spinsero il lupo dentro il pentolone pieno di brodo
bollente. Per le gravi scottature il lupo morì Ritor-
nati insieme nel bosco, il piccolo topolino e la
lepre festeggiarono la loro ritrovata amicizia.
Anche chi si vanta di essere forte, ha bisogno del
piccolo e debole.
Giada Noto
I C
7. IL LUPO E GLI ORSETTI
C’era una volta un’orsa che aveva quattro piccoli
cuccioli. Un giorno mamma orsa e i suoi cuccioli
andarono a prendere dei pesci e, su delle rocce,
trovarono un cucciolo di lupo tutto bagnato e in-
freddolito che disse loro: << Aiutatemi, sono solo
e mi sono perso>>.
Mamma orsa ci pensò un attimo e, dopo averlo
portato all’asciutto, decise di prenderlo con sé.
Tornati a casa, gli orsetti iniziarono a mangiare il
pesce che avevano preso e il lupacchiotto, men-
tre mangiava di gusto, ringraziò mamma orsa di
averlo accolto nella sua famiglia, dicendo :<<
Grazie mille per avermi accolto. Con voi mi tro-
verò benissimo>>.
Un giorno, mentre facevano una passeggiata, gli
orsetti e il lupacchiotto sentirono delle voci e si
avvicinarono. <<Udite, udite. Tra dieci giorni si
terrà una gara tra tutti gli animali del bosco>>,
disse un vecchio corvo nero. Gli orsacchiotti, en-
tusiasti, non ci pensarono nemmeno un attimo e
esultarono dicendo che avrebbero sicuramente
partecipato a quella gara. Il lupacchiotto, invece,
se ne stava in disparte, impaurito di non essere
capace, come i suoi nuovi fratelli, ad affrontare
quella difficile competizione e credeva che per
questo motivo mamma orsa lo avrebbe cacciato
dalla sua casa, poiché sicuramente non avrebbe
accettato un cucciolo debole e pauroso. Il giorno
della gara il vecchio corvo nero annunciò: << La
gara prevederà diverse prove di abilità e velocità:
nella prima dovrete cercare un oggetto nascosto
nel bosco, nella seconda dovrete riuscire ad ar-
rampicarvi sulla ripida montagna, nella terza vi
dovrete mimetizzare per non farvi scoprire dal vo-
stro avversario e infine nella quarta dovrete es-
sere in grado di correre più veloci degli altri>>.
Tutti e quattro gli orsetti si distinsero nelle varie
prove, posizionandosi ai primi posti. Venne il
turno del lupacchiotto che partecipò all’ultima
prova: quella di velocità. Il cucciolo era molto spa-
ventato, perché temeva di non riuscire a vincere
come avevano fatto gli orsetti. Era fermo al posto
di partenza, tutto tremante, quando il corvo disse:
<< Dovrete entrare nel folto bosco, fare un giro
intorno alla montagna e ritornare al punto di par-
tenza, cercando di essere più veloci dei vostri av-
versari>>. Il corvo diede il segnale di partenza e
il lupacchiotto rimase fermo come un sasso. Al-
lora gli orsacchiotti gli si avvicinarono e comincia-
rono a incoraggiarlo dicendogli: << Coraggio, non
avere paura. Sei forte. Tu ormai fai parte della no-
stra famiglia e, comunque vada, noi ti vogliamo
bene>>. Queste parole spinsero il lupacchiotto a
correre più veloce che poteva e in poco tempo
raggiunse i suoi avversari, riuscendo poi a supe-
rare tutti. Così il lupacchiotto vinse quella gara e
ritornò contento a casa con i suoi nuovi fratelli.
L’unione fa la forza.
Chiara Bonifacio
ID
A FAR DEL BENE
CI SI GUADAGNA SEMPRE
In una foresta dove vivevano molti animali un
leone venne allontanato, perché non riusciva ad
andare d'accordo con il branco con cui viveva.
Durante il suo girovagare incontrò un facocero e,
poiché era molto affamato, voleva mangiarselo.
Mentre stava per azzannarlo, il facocero disse:
" Ti prego non mangiarmi, voglio vivere!". Il leone,
impietositosi, lo lasciò andare via, ma, essendo
troppo debole, svenne. Quando si risvegliò, si ri-
trovò in una piccola oasi con tante piante, insetti
e un ruscello, e accanto a lui c'era il facocero.
"Finalmente ti sei svegliato!! - disse il facocero -
Stai bene?!".
Sì!-rispose il leone-, Sei stato tu a portarmi qui?
Come mai?
"Non potevo lasciarti lì a morire, tu in fondo non
mi hai mangiato"-replicò il facocero.
I due vissero insieme in quell'oasi aiutandosi a vi-
cenda e divennero ottimi amici.
Marika Giummarra
I E
LA VOLPE E IL LUPO C'era una volta un lupo affamato che andava in
giro per la campagna per cercare qualcosa da
mettere sotto i denti dicendo - Ho fame - e ve-
dendo una volpe le corse dietro per mangiarsela.
La volpe fu raggiunta e stava per essere man-
giata quando disse: "Ti supplico non farmi morire!
Se non mi uccidi ti ricompenserò con tanti agnel-
lini.". Il lupo, ingordo, si convinse e così insieme
alla volpe arrivò in un ovile e riuscì ad entrare gra-
zie al piccolo buco scavato dalla volpe.
Una volta entrati, la scaltra volpe mangiò poco
per paura di non poter più uscire, invece il lupo
non si preoccupò e mangia mangia gli divenne la
pancia grossa come una palla. A un tratto venne,
urlando, un pastore. La volpe poté uscire dal
buco e scappò via rapida come un fulmine, mente
il lupo nel fuggire si incastrò, perché non riusciva
più a passare. Il pastore lo prese e lo gonfiò di
botte. -Ahi! Ahi! - gridava il lupo.
La volpe andò via pensando: "Chi troppo vuole
nulla stringe"
Carmelo Palermo
I E
LABORATORIO DI
SCRITTURA CREATIVA
Gli alunni di prima B, durante le ore di amplia-
mento svolte con le prof.sse Giusy Miceli G. e
Vita chetta, si sono divertiti a scrivere, a creare
parole nuove e a comporre versi. Eccone alcuni
esempi
Il folletto deglI errorI
I folletti sono degli spiritelli, simili agli elfi e ai troll,
loro parenti. I folletti, in genere, non sono perico-
losi ma si divertono molto a fare gli scherzi. Noi
ne conosciamo uno molto particolare: il Folletto
degli Errori.
Il Folletto degli Errori è un omino piccolo e dispet-
toso. Si nasconde tra le righe dei testi e, appena
ci si distrae un secondo, zac! Lui prende e ci
mette un errore. Quando poi gli errori vengono
scoperti, lui ride così tanto che si può sentire
anche da lontano! Non è cattivo, vuole solo diver-
tirsi.
i ragazzi hanno provato a raccontare delle avven-
ture dove i protagonisti sono gli errori linguistici!
Un giorno i ragazzi di prima B decisero di fare
una festa a sorpresa per la professoressa. Un
ragazzo scrisse ai compagni nel gruppo di What-
sApp di portare i palloncini per abbellire la
classe per il compleanno della professoressa.
Il giorno dopo tutti si presentarono con i panta-
loncini rossi, il ragazzo non capendo il perché
andò a rileggere il messaggio che aveva inviato
il giorno precedente e … si vergognò! Lui aveva
voluto scrivere di fargli portare i palloncini in-
vece scrisse “RAGAZZI DOMANI PORTATE I
PANTALONCINI ROSSI PICCOLI”.
Maria Interrante e Elena Fidanza 1B
Una signora scrisse su un fogliettino la lista della
spesa e chiese al figlio di andare a comprare l'oc-
corrente, ricordandogli che il prima cosa scritta
nella lista era quella più importante, cioè la
panna. Dopo un po’ di tempo vide il figlio ritornare
con una penna anziché con la tanto attesa panna;
la mamma si era proprio sbagliata: al posto di
scrivere “panna” aveva scritto “penna”. La signora
non poté fare la torta, ma almeno poté scriverne
la ricetta.
Ivan Ardizzone e Andrea D'Anna 1B
8. Quarto numero – Dicembre 2016
Istituto Comprensivo “Vincenzo Navarro” di Ribera
Dirigente Scolastico: Dott.ssa Paola Triolo
DSGA: Vincenzo Geraci
Docente referente: Teresa Bilello
Docenti coinvolti: T. Bilello, L. Calcara, V. Chetta, S. Di Giorgi, A. Guirreri, G. Mangiapane, G. Miceli, M. Musso, G. Perrone, A.M.
Ragusa, L. Savoca, M. Trento, C.Urso,
Classi coinvolte: Tutte le classi della Scuola secondaria di primo grado “V. Navarro”
www.NAVARRO.IT
C’ERA UNA VOLTA UN TALE……..
c’era una volta un tale…” è l’inizio di un gioco linguistico proposto anche da Gianni rodari.
C’era una volta un tale,un tale di Campobasso
che andava con il cane a spasso.
C’era una volta un tale,un tale di Crotone
che portava un sacco di cotone.
C’era una volta un tale,un tale di Vicenza
che aveva una gran potenza.
C’era una volta un tale, un tale di Ribera
che aveva una bella cera.
Ivan Ardizzone e Andrea D'Anna
C’era una volta un tale, un tale di Licata
che ogni giorno faceva una scampagnata.
C' era una volta, un tale un tale di Manfredonia
che mangiava sempre la macedonia.
C’era una volta un tale, un tale di Ribera
che andava in piazza con un camion di cera.
C’era una volta un tale, un tale di Roma
che cadendo dal ponte entrò in coma.
Antonio Caligiuri , Vincenzo Gambino, Sebastiano Inglese e Carlo Manfrè
C’era una volta un tale, un tale di Milano
che teneva un cane in una mano.
C’era un tale, un tale di Bologna
che certe volte accarezzava una cicogna.
C’era una volta un tale, un tale di Agrigento
che sfoggiava sempre i suoi orecchini d'argento
Samuel Palminteri
IB
L’Istituto Comprensivo
“Vincenzo Navarro”
augura a tutti