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il nostro giornalino d’istituto
LA SHOAH RIVISSUTA CON
LA SAND ART
DI STEFANIA BRUNO
Giorno 24 Gennaio, in occasione del Giorno della
Memoria, gli alunni del nostro istituto hanno assi-
stito ad uno spettacolo di” SAND ART”. Attraverso
l’arte della sabbia, abbiamo rivissuto uno squar-
cio di storia. I ragazzi si sono fatti intrappolare
dallo schermo, nel quale veniva proiettata la sto-
ria dei due bambini del film “Il bambino dal pi-
giama a righe”. Stefania Bruno ha dimostrato di
essere una vera artista, vedere un mondo in un
granello di sabbia, tenere l’infinito nel palmo della
mano, ci ha fatto sognare. La sua performance è
stata realizzata in una prima assoluta, creata pro-
prio per gli studenti dell’istituto “Vincenzo Na-
varro” e di questo erano lusingati. Il sottofondo
musicale, una voce narrante e la magia delle im-
magini sono stati un connubio splendido, un
modo nuovo per riflettere sulla Shoah.
A chiusura dello spettacolo l’artista, completa-
mente immersa nella storia, si è emozionata e ha
fatto poi riflettere gli alunni sui valori della vita e
del rispetto della stessa.
Prof.ssa Anna Maria Ragusa
cronaca scolastica
IGIENE E SALUTE ORALE
Il 23 febbraio 2017,
mentre noi alunni
eravamo in classe,
siamo stati invitati
dal collaboratore
scolastico a recarci
nell’aula magna
del nostro istituto e
lì abbiamo trovato
ad attenderci la
Dott.ssa Maria
Sgrò, la quale,
dopo essersi pre-
sentata, ci ha mo-
strato, tramite la
lavagna interattiva
multimediale, delle
immagini riguardanti i denti.
Inizialmente, ci ha illustrato le parti che compon-
gono i denti, affermando che quelli da latte, de-
stinati a cadere, cominciano a spuntare intorno ai
sei mesi di vita del bambino, per poi lasciare il
posto, gradualmente, ai denti permanenti a par-
tire dai sei anni fino ai tredici anni.
Abbiamo anche visto immagini di denti attaccati
dalla carie. Durante i pasti, sui denti si deposita
una patina fatta di residui alimentari e di saliva, a
cui aderiscono milioni di batteri, che creano sulla
superficie del dente una pellicola appiccicosa,
che prende il nome di placca, la quale produce
degli acidi che intaccano lo smalto dei denti,
dando inizio alla carie. L’unico rimedio è la rimo-
zione della placca mediante una pulizia continua
e accurata.
Si è rivelato molto utile assistere alla dimostra-
zione di come lavare i denti; la Dott.ssa, utiliz-
zando una dentatura artificiale e uno spazzolino,
ci ha fatto vedere il movimento che bisogna pra-
ticare, aggiungendo che i denti vanno lavati al-
meno tre volte al giorno. Fermo restando questo,
se si mangiano caramelle, dolci o alimenti ricchi
di zucchero è bene spazzolarli ulteriormente, in
modo da evitare un rafforzamento dei batteri nella
bocca.
Durante l’incontro, la Dott.ssa ci ha mostrato, inol-
tre, delle immagini raffiguranti i denti di alcuni fu-
matori. Tutti noi sappiamo che la sigaretta è
nociva alla salute dell’uomo, provoca danni all’ap-
parato respiratorio e a quello cardio-vascolare.
Ma non tutti sono consapevoli delle conseguenze
negative che il fumo ha sulla salute di denti,
bocca e gengive. Esso provoca lo scolorimento
dei denti, l’accumulo di placca e tartaro, l’au-
mento del rischio di sviluppare la parodontite, una
delle principali cause di perdita dei denti.
L’incontro con la Dott.ssa Sgrò è stato davvero
interessante e vogliamo ringraziarla per le infor-
mazioni che ci ha fornito e per i suggerimenti che
ci ha dato, in quanto hanno contribuito ad am-
pliare il nostro bagaglio di conoscenze in materia
di salute.
II D
IMPARIAMO
A MANGIAR BENE!
Nell’ambito del Progetto di Educazione Alimen-
tare “A scuola di salute: mangiamo bene per vi-
vere meglio”, di cui è referente la prof.ssa Katia
Urso, il 10 febbraio noi alunni delle classi prime
della Scuola secondaria di primo grado abbiamo
incontrato, nell’Aula Magna, il dott. Matteo Pillit-
teri, biologo nutrizionista, il quale ci ha fatto riflet-
tere sull’importanza di alimentarci in modo sano
e corretto, per poter conseguire il benessere sia
fisico che psichico.
Il relatore ha iniziato parlando dell’apparato dige-
rente che, formato da un insieme di organi cavi,
presiede all’introduzione, alla digestione e all’as-
sorbimento dei principi nutritivi contenuti negli ali-
menti, eliminando le sostanze inutili o presenti in
eccesso.
In seguito ci ha illustrato, con l’ausilio della LIM,
le caratteristiche dei vari alimenti. Il nostro orga-
nismo, infatti, come se fosse una macchina, per
funzionare ha bisogno di un costante apporto di
“carburante”, di energia per compiere le diverse
funzioni biologiche. Questo è possibile mediante
un’alimentazione equilibrata per qualità e quan-
MUSICA PER CRESCERE
Quest’anno la nostra scuola, nell’ambito delle at-
tività concordate con l’Istituto Comprensivo “Don
Bosco” per la continuità e relative al progetto “In-
sieme DisegniAMO la Legalità”,ha promosso un
laboratorio musicale di quattro incontri rivolto agli
alunni delle classi quinte della scuola primaria e
finalizzato a far scoprire ai bambini il mondo della
musica, alla quale si sono avvicinati tramite il
gioco. Quale attività proporre per coinvolgere tutti
i bambini? Senza dubbio il canto, il linguaggio che
ogni bambino impara sin dalla culla grazie alle
ninnenanne melodiose cantate dalla mamma. Ab-
biamo pensato, dunque, a un progetto di canto e
musica per offrire ai bambini la possibilità di ar-
ricchire il proprio patrimonio espressivo e che
fosse indirizzato allo sviluppo armonico delle po-
tenzialità intellettive,affettivo/relazionali e sociali
degli alunni. E come se le parole da sole non ba-
stassero, il laboratorio musicale si è magica-
mente arricchito di una serie di strumenti a
percussione, che hanno accompagnato la can-
zone “L’isola che non c’è”, tratta dalla favola di
Peter Pan. I bambini sono entrati in un gioco di
sperimentazione-esplorazione di canto-musica e
linguaggio del corpo. Siamo sicure che hanno vis-
suto questa esperienza come un duplice mo-
mento: hanno avuto modo di riflettere sul tema
della Legalità, attraverso l’analisi delle parole del
testo, e hanno acquisito abilità nuove, imparando
a giocare diversamente “con l’arte” e a usare co-
dici differenti in modo creativo. Il nostro lavoro
non ha mai una conclusione definitiva; il modo di
creare, infatti, è sempre pronto ad essere re-in-
ventato, senza perdere con questo lo stupore, di-
ventando così, ogni volta, un fantastico momento
di musica viva che aiuta a crescere.
Prof.sse Mary Musso
Maria Rita Miceli
PICCOLI SCIENZIATI
Giorno 6 marzo noi alunni della classe I A della
scuola secondaria di primo grado “Vincenzo Na-
varro” abbiamo avuto l’occasione di simulare, con
un esperimento, il ciclo dell’acqua insieme alla
nostra docente di scienze Carla Lo
Cascio. Prima di cimentarci nel-
l’esperimento, però, abbiamo com-
preso che l’acqua è un elemento
indispensabile alla vita degli esseri
viventi nel nostro pianeta;infatti gli
esseri umani, le piante e gli animali
non potrebbero vivere senza acqua. 
È difficile crederlo, ma l'acqua, che
abbiamo oggi, è la stessa che esiste
sul nostro pianeta da milioni di anni;
esiste infatti una quantità fissa di
acqua sul nostro pianeta che si
muove continuamente nell'am-
biente. Questo processo si chiama
appunto ciclo dell'acqua e
vi spieghiamo molto brevemente
come funziona, così come lo ab-
biamo appreso da questa interes-
sante e dinamica lezione di scienze.
Il sole scalda la superficie dell'acqua
ed essa evapora.L'evaporazione
converte l'acqua del suolo e degli
oceani in vapore acqueo, che sale nell'atmo-
sfera.Il vapore acqueo si raffredda e si condensa,
formando le nuvole.Le nuvole continuano ad in-
grossarsi, fino a quando la quantità d'acqua cre-
sce tanto che cade sulla terra. A seconda della
temperatura, l'acqua cade sotto forma di pioggia,
di neve o di grandine.L'acqua che cade sulla terra
forma i fiumi o finisce nel suolo. Quest’acqua sot-
terranea alimenta le falde acquifere, i laghi e i
fiumi.Da queste sorgenti poi deriva l'acqua che
beviamo e che utilizziamo per tante cose, come
ad esempio per coltivare la terra.
Dopo aver capito, dunque, in che cosa consiste il
ciclo dell’acqua, abbiamo simulato il fenomeno
con un esperimento.Abbiamo usato a questo
scopo i seguenti materiali:
• Ciotola in vetro grande
• Ciotola in vetro piccola
• Acqua salata con sale e colorata con un li
quore azzurro
• Pellicola da cucina
• Lampada da tavolo ad incandescenza
Abbiamo versato l’acqua salata e colorata nella
ciotola grande e al centro del recipiente abbiamo
sistemato la ciotola più piccola, l’abbiamo chiusa
con la pellicola e abbiamo acceso la lampada ad
incandescenza.Con questo processo abbiamo si-
mulato il ciclo dell’acqua in natura: l’acqua salata
del recipiente rappresenta l’acqua del mare, la
lampada ha la stessa funzione del sole che,grazie
al calore emesso, fa eva-
porare l’acqua, formando
sulla pellicola delle pic-
cole goccioline che in na-
tura rappresentano la
pioggia. Dopo aver osser-
vato incuriositi il feno-
meno, abbiamo
assaggiato l’acqua rac-
colta nella ciotola piccola
e abbiamo notato che era
dolce e non salata. Ab-
biamo dunque dedotto
che l’acqua, che evapora
e che si condensa, è
acqua distillata come
quella piovana.
Questa lezione e questo
esperimento ci hanno
permesso di diventare
protagonisti di un’interes-
sante attività che ci ha sa-
puto coinvolgere in maniera dinamica ed
entusiasmante; infatti abbiamo avuto la sensa-
zione di essere dei piccoli scienziati in grado di
comprendere i perché dei grandi fenomeni della
natura.
Giada Marabella
I A
E COSÌ CAPIMMO…
IL METRO…IL METRO
QUADRATO E IL METRO CUBO
Carissimi lettori, vorremmo raccontare la nostra
bella esperienza vissuta con la nostra professo-
ressa di matematica Marisa Trento.
Un giorno, con nostro grande stupore, la prof.ci
ha chiesto che cosa fosse il metro e noi senza
alcun dubbio abbiamo risposto in coro che era un’
unità di misura che serviva per misurare la lun-
ghezza; poi la professoressa ci ha chiesto cosa
fosse il metro quadrato e un po’ smarriti, lì per lì,
non abbiamo saputo rispondere e, incalzando an-
cora di più, ha domandato a un nostro compagno
di andare in laboratorio a prendere un metro qua-
drato di qualsiasi tipo.
Che angoscia! Ci siamo guardati e, ancora più
perplessi, ci siamo chiesti cosa fosse e che cosa
avremmo dovuto portarle.
Ma il tutto non è finito lì, perché la professoressa
ha continuato chiedendo di portarle dal laborato-
rio un metro cubo di cartone. È stato in quel mo-
mento che siamo entrati veramente nel
pallone.Non sapevamo più che cosa dirle, eppure
tante volte, facendo le equivalenze, avevamo in-
contrato questi “sconosciuti”.È nata così la deci-
sione da parte della professoressa Trento di farci
realizzare un progetto dal titolo: Il metro, il metro
quadrato e il metro cubo: questi sconosciuti.
I nostri occhi smarriti, improvvisamente, si sono
illuminati di gioia perché avremmo fatto un’attività
che richiedeva non solo la ricerca a 360 gradi, ma
anche organizzazione, manualità e spirito colla-
borativo.Ci siamo infervorati così tanto da orga-
nizzarci subito in tre gruppi di lavoro.
Un gruppo si è dedicato alla realizzazione del
metro con i suoi decimetri e centimetri, sce-
gliendo un colore per ogni unità di misura.Il se-
condo gruppo si è occupato di costruire il metro
quadrato, cioè un quadrato il cui lato misurava un
metro; ci siamo accorti mentre lo realizzavamo
che un metro quadrato occupava tanta superfi-
cie.Il terzo gruppo ha finalmente realizzato il
metro cubo e, mentre si lavorava,crescevano i
metri quadrati, tutti colorati in modo diverso.
Quando le facce si sono dovute assemblare per
formare, appunto, il metro cubo, abbiamo
avuto,anche qui, la grande sorpresa della sua
grandezza e la consapevolezza che non sarebbe
potuto passare per la porta della classe.Nell’as-
semblare, vedevamo che i vari metri quadrati di
cartone colorato non si reggevano l’uno con l’al-
tro, allora siamo venuti alla conclusione che ci sa-
rebbe voluta una struttura rigida dove incollare le
varie facce.Con l’aiuto dell’insegnante ci siamo
fatti fare 12 bacchette di legno di un metro cia-
scuno e con l’avvitatore li abbiamo assemblati ed
è venuto fuori lo scheletro del nostro fantomatico
metro cubo al quale abbiamo incollato le sei
facce.
Pensavate che fosse finita lì? No. La professo-
ressa, per stimolarci e metterci alla prova, ha vo-
luto che esponessimo il lavoro alla nostra
Preside.
Eravamo molto entusiasti,ma anche un po’ im-
pauriti, e quando è venuta la Preside, dopo il sa-
luto, c’è stato un silenzio tombale e, con la voce
un po’ strozzata, al cenno della prof., a turno, ab-
biamo esposto con successo quello che avevamo
vissuto e imparato.
Cari lettori, dopo questa esperienza non dimenti-
cheremo più l’importanza di queste unità di mi-
sura, indispensabili all’uomo nella
regolamentazione del territorio; infatti non si po-
trebbe calcolare nessuna lunghezza, nessuna su-
perficie, nessuno spazio senza di esse.
I D
tità, capace di contenere, nella giusta propor-
zione, le sostanze indispensabili per vivere e cre-
scere.
Inoltre, il dott. Pillitteri ha affermato che non esiste
alimento che contenga tutte le sostanze nutritive
di cui necessita un individuo. A tal proposito, ci ha
consigliato di fare un’alimentazione varia ed equi-
librata, di ridurre il consumo di carne e di aumen-
tare quello di pesce che contiene gli Omega 3,
acidi grassi che contribuiscono a ridurre i fattori
di rischio cardiovascolare.
Ha sottolineato, altresì, l’importanza della frutta e
della verdura, ricche di sali minerali e vitamine in-
dispensabili per la nostra salute, aggiungendo
che nella loro scelta, dobbiamo certamente pre-
ferire quelle a km 0 che ci garantiscono fre-
schezza e stagionalità, in quanto vengono
commercializzate e, quindi, consumate nelle im-
mediate vicinanze del luogo di produzione.
Ringraziamo il dottor Pillitteri per i suoi preziosi
consigli e suggerimenti che sicuramente faremo
nostri, cercando in futuro di prestare maggiore at-
tenzione a ciò che mangiamo, attraverso un at-
teggiamento più responsabile nei confronti del
cibo.
I A
attUalitÀ
IL DIFFICILE RAPPORTO
GENITORI FIGLI
Fare i genitori non è assolutamente un lavoro
semplice, perché non si può imparare in nessun
luogo. Genitori si diventa man mano che i figli cre-
scono. Nelle loro azioni i genitori possono contare
solo sul loro intuito, sulla loro esperienza e sul
loro modo di essere. Anche essere figli, però, non
sempre è facile.Purtroppo l’era moderna ha por-
tato ad una notevole disgregazione dell’istituzione
familiare che fino a pochi decenni fa era davvero
alla base della vita di ogni individuo.
La relazione tra genitori e figli è sempre stata
molto particolare e in alcuni casi problematica.
Quando sono più piccoli, i bambini riconoscono
nei genitori i loro eroi, anche perché si sentono
protetti e difesi da loro, ma, con il passare degli
anni, la situazione cambia e con l’avvicinarsi
dell’adolescenza inizia la conflittualità. I bambini
diventano più grandi, non parlano più in famiglia
di quello che accade loro; spesso non trovano
giuste le decisioni dei genitori, le discutono e pre-
feriscono stare di più con gli amici con i quali di-
scutono di tutte quelle cose di cui diventa difficile
parlare con i genitori. È difficile comprendersi per
via della differenza di età: i figli sostengono che i
genitori appartengono a una generazione prece-
dente e hanno una mentalità e una concezione
della vita arretrata rispetto alla loro. I genitori con-
siderano invece tale differenza di età come posi-
tiva, come esperienza in più che ai figli manca. È
difficile comprendersi anche per il loro diverso
ruolo: i genitori si sentono responsabili dei figli e
vorrebbero indirizzarli per il meglio nella vita, ma
talvolta ciò si trasforma in un’imposizione che
crea solo conflitti. I figli dal canto loro, man mano
che crescono, lottano per avere maggiore libertà,
desiderano più autonomia, ma talvolta esage-
rano, sono inconsapevoli dei rischi cui vanno in-
contro e vedono purtroppo in alcuni casi i genitori
come dei nemici. Ecco che i rapporti diventano
sempre più tesi e si litiga per vari motivi, ma so-
prattutto perché i genitori non vogliono che i figli
frequentino certe amicizie e che stiano molte ore
fuori casa, semplicemente perché si preoccu-
pano. I ragazzi, però, questo non lo capiscono e
lo percepiscono al contrario, come un ostacolo
alle loro amicizie. Secondo me, la colpa della crisi
nel rapporto genitore/figlio è anche da attribuire
al poco tempo che i genitori dedicano alla loro fa-
miglia. In effetti sempre più genitori decidono di
prediligere la carriera e di affidare il compito del-
l’educazione dei figli a nonni, baby sitter o alla te-
levisione con il pericolo di diventare per i propri
figli, quando questi saranno ormai adulti, dei per-
fetti sconosciuti. Nella famiglia, spesso, manca il
dialogo e il confronto perché si è troppo presi
dagli impegni e la comunicazione fra genitori e
figli può, quindi, diventare difficile: i genitori pos-
sono sentirsi insicuri, poco informati, e i figli pos-
sono sentirsi incompresi, non ascoltati, e non
trovare argomenti da condividere con i
genitori.Parlare ai figli e soprattutto ascoltarli, per-
mette di superare i disaccordi e può modificare
molto ciò che si vuole dire e anche il modo di
dirlo. Nelle decisioni da prendere e nella defini-
zione delle regole è importante cercare di mante-
nere un atteggiamento di negoziazione, cercando
di arrivare a delle regole il più possibile condivise,
senza imposizioni troppo rigide. Per i genitori è
importante essere flessibili: l’essere autoritari ri-
schia, infatti, di portare incomprensioni, richieste
e provocazioni da parte del ragazzo, con il peri-
colo di compromettere il dialogo e di rompere i
rapporti. La cosa fondamentale è quella di rispet-
tare le esigenze e le capacità di entrambi: i geni-
tori devono imparare a rispettare le crescenti
esigenze di libertà dei figli, dando loro fiducia e
insegnando loro a scegliere da soli la propria
strada, anche sbagliando (almeno entro certi li-
miti); i figli dal canto loro devono rispettare il
senso di responsabilità dei genitori, le loro ansie
e preoccupazioni e anche apprezzarne la mag-
giore esperienza. Solo una famiglia aperta al dia-
logo, alla cooperazione e al rispetto reciproco può
creare un clima positivo e ricco di fermenti edu-
cativi capace di aiutare genitori e figli a crescere
insieme!
Mutolo Lisa
III E
FEMMINICIDIO E VIOLENZA
SULLE DONNE
Scoprire di poter essere se stessa, e non ciò che
gli altri vogliono che tu sia, è forse il momento più
importante nella vita di una donna e senz'altro
uno dei punti cruciali dell'evoluzione della società,
anche della nostra, sempre più lontana dal mo-
dello di qualche tempo fa.
Oggi, la donna può costruirsi il futuro che vuole:
può sognare una vita diversa da quella che il
padre un tempo le avrebbe imposto, può pensare
di uscire con le amiche, quando il marito è fuori
per lavoro, e può aspirare anche a cariche ambite
nel settore pubblico. Una donna, insomma,
oggi può. E questo è un dato di fatto indiscutibile.
Ciò non vuol dire, purtroppo, che la società sia
definitivamente cambiata e che non siano rimaste
incrostazioni del sistema maschilista consolida-
tosi nel corso del tempo: l'Eures e l'Ansa hanno
denunciato 2.061 femminicidi tra il 2000 e il 2016
in Italia, sottolineandone anche l'età delle vittime
(dai 25 ai 64 anni). Non è un luogo comune met-
tere in evidenza la difficoltà delle donne a imporsi
in certi ambienti lavorativi e i pregiudizi che na-
scono attorno alle loro figure, quando riescono ad
arrivare fino in fondo. Purtroppo è facile trovare
persone e comunità ancora schiave di vecchi pre-
giudizi, secondo i quali, se una donna ce l'ha
fatta, vuol dire che non ci è riuscita con le sue
sole forze.La Convenzione del Consiglio d'Eu-
ropa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza
nei confronti delle donne e la violenza domestica
è importantissima: il cambiamento, però, deve
partire all'interno della comunità e non può essere
imposto dall'alto; ed è per questo che risultano
necessarie le iniziative di sensibilizzazione rivolte
non solo alle scuole, e dunque agli studenti, ma
anche, e in primo luogo, alle famiglie, perché sa-
ranno loro a educare i futuri figli, a mandarli a
scuola e a confrontarsi con una realtà in costante,
e per fortuna, positivo cambiamento.
L'uomo ha sempre vissuto in un clima di generale
onnipotenza; per questo ora, che la donna può
farsi valere in famiglia e che conta davvero qual-
cosa, non solo come casalinga o come moglie,
ma pure come lavoratrice, quelle incrostazioni del
vecchio regime riemergono con moventi ormai
noti: la gelosia di un uomo che non accetta di es-
sere stato lasciato o che dubita della propria
donna, la forza e la brutalità con cui lo stesso
uomo impone le proprie ragioni, i divieti, le mi-
nacce palesi e non. Tutto il mondo dell'uomo, o
meglio di uomini cresciuti in un certo modo, è sul
punto di crollare e, prima di farlo, purtroppo, porta
con sé la donna, colpevole soltanto di desiderare
una vita diversa. 
C'è senz'altro una responsabilità individuale die-
tro al femminicidio: la responsabilità dell'uomo
che non accetta la donna per quello che è e cioè
per un essere umano come lo è lui e chiunque
altro; c'è, però, anche una responsabilità collet-
tiva, che è figlia del tempo e della storia e che
pesa ancora oggi sul grande cambiamento in
atto. Noi abbiamo il dovere di opporci a qualsiasi
tipo di violenza, fisica o psicologica, diretta o in-
diretta, sulle donne, perché a quella violenza ha
contribuito tutto il sistema. E noi questo sistema
dobbiamo distruggerlo.
III D
UNA TESTIMONIANZA
In occasione della festa della donna, l'8 marzo, ci
sembra doveroso dar voce a tutte le donne che
subiscono o hanno subito violenze, con lo scopo
di invitare gli uomini ad avere rispetto per le
donne e, soprattutto, per spingere le donne a de-
nunciare le violenze che subiscono. La “Violenza
sulle Donne” è un atto di aggressione psicologica
e fisica da parte degli uomini verso le loro com-
pagne. Sono sempre più numerosi gli uomini che
vengono arrestati per aver violentato, molestato
o ucciso la propria moglie o ex compagna; ciò
succede per gelosia o possessività da parte degli
uomini. La donna, per paura, non denuncia le vio-
lenze che subisce e per questo può arrivare
anche alla morte. Una testimonianza di questo or-
rendo fenomeno ce la offre Lucia, una trentacin-
quenne che vive in un piccolo centro di Latina; la
donna finita per l’ennesima volta in ospedale de-
cide di denunciare il marito, dopo sedici anni di
matrimonio. La ragazza sposatasi a diciotto anni,
già dalla prima notte di nozze iniziò a subire vio-
lenze; il marito, in quella prima occasione, le sca-
gliò violentemente un bicchiere. All’ottavo mese
di gravidanza, poi, venne scaraventata giù da una
scalinata e rischiò di perdere la bambina. La
donna ha continuato a subire violenze, ma ora ha
deciso di testimoniare contro il marito:”Non l’ho
lasciato prima, perché gli volevo comunque bene,
avevo paura di affrontare il mondo da sola e di
non riuscire a garantire con il mio lavoro precario
un futuro ai miei figli. L’avevo denunciato due
volte e, poi, confidando nelle sue promesse,
avevo ritirato le denunce. Ora voglio giustizia”.
Questa testimonianza ci deve fare riflettere e ciò
che possiamo dire a tutte le ragazze è: “STATE
ATTENTE” perché non tutti gli uomini sono
uguali: c'è chi ama e c'è chi uccide. Invitiamo tutte
le donne a denunciare ogni forma di violenza,
perché è giusto che paghi chi fa loro del male.
IIIC
MIGRANTI: IL VIAGGIO
DELLA SPERANZA
Non passa giorno in cui la televisione non tra-
smetta reportage dei cosiddetti “viaggi delle car-
rette del mare”, cariche di profughi, che tentano,
spesso inutilmente, di attraversare il Mediterra-
neo per arrivare presso le nostre coste. Allora as-
sistiamo impotenti e sconvolti al susseguirsi di
tragedie: cadaveri raccolti in mare, ragazzi,
donne e bambini rovesciati in acqua. Il canale di
Sicilia ormai si è trasformato in un mare di “cada-
veri”.Gli immigrati arrivano dalla Libia, Tunisia,
Turchia, Afghanistan, Siria; il loro obiettivo è arri-
vare in Europa centrale, in particolare in Germa-
nia. L’Italia, che si affaccia sul Mediterraneo con
migliaia di chilometri di costa, rappresenta l’ap-
prodo più vicino e più semplice da raggiungere
per queste anime disperate. Essi arrivano non
solo da Paesi poveri ma anche da Paesi gover-
nati da regimi dittatoriali che ignorano i diritti
umani e non lasciano spazio alla democrazia; de-
cidono, quindi, di abbandonare il loro Paese per
cercare altrove quel benessere che nella loro
terra è impossibile trovare e dove è difficile solo
provare ad immaginare di avere un futuro. Intere
famiglie intraprendono questi “viaggi della spe-
ranza” molto lunghi e rischiosi, senza il rispetto di
nessuna norma igienica, per fuggire da un Paese
che non offre più né prospettive né garanzie di
vita. Il viaggio è lungo, estenuante, massacrante;
in quel barcone patiscono la fame, la sete, nono-
stante paghino cospicue somme di denaro.Que-
sta gente è confusa, stanca, senza nemmeno
una meta ben precisa, ma decisa a non tornare
indietro.La cosa che mi fa rabbia è la vigliaccheria
degli scafisti, i quali, una volta avvistati dalla
Guardia costiera, iniziano a gettare in mare
donne, uomini e anche bambini pur di scappare.
Certo loro sono solamente la punta di un iceberg
chiamato criminalità organizzata; è un’industria
fiorente ad opera di trafficanti senza scrupoli che,
dietro a compensi altissimi, imbarcano in piccole
scialuppe centinaia di persone. Molti di coloro che
sbarcano sono clandestini, senza documenti, e
vengono accolti in un apposito centro, in attesa
di essere smistati e inviati ai centri di accoglienza,
dai quali è facile fuggire. Infatti per molti di loro il
viaggio continua verso altri Paesi europei che cer-
cano di raggiungere nascondendosi, illegal-
mente, sotto il rimorchio dei camion, dentro i treni
o dentro la stiva delle navi mercantili senza man-
giare, senza parlare, sperando di non essere sco-
perti. Molti muoiono annegati, altri per
soffocamento, altri schiacciati dal peso delle
merci. Coloro che riescono ad arrivare alla meta
versano lacrime di gioia e di orgoglio, perché spe-
rano ancora di poter lottare e per rendere felice
la propria famiglia; coloro che invece non ce la
fanno, allora rivolgono gli occhi al cielo, mentre
lacrime di sconforto e di rabbia scendono lungo i
loro volti stanchi e infelici per aver vanificato tutti
quei sacrifici.Essendo entrati illegalmente, i clan-
destini vengono spesso inseriti nel modo crimi-
nale e sfruttati come fonti di nuovi profitti illeciti
(ad es. nel campo della prostituzione, dello spac-
cio di droga, furti, lavoro nero).
Secondo me,è giusto garantire un'accoglienza di-
gnitosa agli uomini e alle donne che sono fuggiti
dalla povertà e dalla miseria, dalle guerre e dalle
persecuzioni, alla ricerca di un futuro migliore per
sé e per i propri figli, e che vogliono venire in Italia
per lavorare legalmente ed inserirsi nella nostra
società, rispettandone le leggi e la cultura.Que-
sto, però, non vuol dire spalancare le porte agli
immigrati, perchè occorre controllare il fenomeno
conciliando le ragioni della legalità e della sicu-
rezza con quelle dell’ospitalità e dell’accoglienza.
Noi italiani abbiamo centri di accoglienza troppo
pieni e possediamo leggi non adeguate per af-
frontare questo problema di non facile soluzione.
Penso che sia opportuno controllare il fenomeno
delle migrazioni, operando con intelligenza e
umanità e rilasciando il permesso di soggiorno
solo se lo straniero è in possesso di un contratto
di lavoro che gli permetta di procurarsi i mezzi per
vivere, una casa dignitosa e il denaro necessario
per il suo rientro in patria. Altra soluzione efficace,
per me, sarebbe quella di mandare aiuti concreti
nei Paesi d’origine degli immigrati: soldi, perso-
nale specializzato che costruisca le infrastrutture
necessarie e che insegni agli abitanti del luogo
tecniche all’avanguardia che possano risolvere
localmente i problemi degli immigrati, evitando
così che migliaia di persone lascino la loro terra
natale. L’Europa, però, non fa altro che parlare e
intanto queste persone continuano a morire. Gli
italiani, inoltre, sono ancora diffidenti nei confronti
degli immigrati e una buona parte vorrebbe che
questa povera gente fosse rispedita nei loro
Paesi d’origine. Ma come si può non voler aiutare
degli altri esseri umani in fuga da una realtà di
guerra e sottomissione? Se ci fosse chiunque di
noi al loro posto, chi non proverebbe ad andar-
sene dalla guerra e a chiedere un aiuto agli altri
Paesi?
Fidanza Giacomo
III E
s.o.s. GioVani
ARRIVA L’ADOLESCENZA
Quest’anno abbiamo avuto modo di approfondire
numerose tematiche davvero interessanti, ma, tra
tutte, ce n’è stata una che ci ha coinvolto in par-
ticolar modo: l’adolescenza. Sicuramente il nostro
interesse nei confronti di questo argomento è de-
rivato dal fatto che abbiamo avuto modo di riflet-
tere e di confrontarci sui problemi connessi all’età
adolescenziale, problemi che in parte stiamo spe-
rimentando in questa delicata fase della nostra
vita. L’adolescenza infatti è un periodo molto dif-
ficile della vita di ogni ragazzo, caratterizzata da
profondi cambiamenti, sia dal punto di vista fisico
che emozionale e comportamentale.Tali cambia-
menti rendono gli adolescenti molto insicuri, ira-
scibili con il mondo, che a volte vedono “ostile”, e
con gli adulti che considerano persone “noiose”
e complicate contro le quali manifestano reazioni
di rabbia, a causa delle loro richieste negate, e
dalle quali si sentono incompresi. In età adole-
scenziale, dunque, i ragazzi sono in costante
competizione con i propri genitori, proprio con co-
loro che invece li dovrebbero guidare verso quel
difficile percorso che è la vita. Gli adolescenti,
inoltre, proprio perché insicuri, tendono a seguire
la massa, cioè ad adattarsi alla realtà circostante,
senza dar importanza a quello che sono vera-
mente e a come si sentono;avere quello che i
coetanei hanno, fare quello che i coetanei pos-
sono fare, ottenere quello che i coetanei hanno
già ottenuto diventa la loro principale aspirazione.
E per far ciò i giovani sono disposti a modificare
il proprio comportamento solo per omologarsi alla
massa e per rimanere integrati nel gruppo dei
coetanei. L’adolescenza è, quindi, una fase della
vita molto delicata e complessa, ma fortunata-
mente è solo un periodo che, se affrontato nel
modo giusto, porterà alla formazione di una per-
sona integra, sicura, consapevole delle proprie
azioni, responsabile, matura che imparerà a guar-
dare la vita con la volontà di superare gli ostacoli
che la caratterizzano.
Daniel Callea
Giusy Spagnolo
III A
LA DROGA E I GIOVANI OGGI
L'uso di droga da parte di giovani di tutte le età è
uno dei problemi maggiori che la società contem-
poranea deve tenere sotto controllo. Risulta diffi-
cile pensare a una soluzione definitiva, ma
arginare il fenomeno, tutt'altro che in diminuzione,
è possibile e auspicabile. Tale fenomeno, infatti,
è in continua crescita non solo perché ormai è
davvero facile reperire sostanze di qualsiasi tipo
(pure online) ma anche, e soprattutto, perché
l'evoluzione della società moderna ha trasformato
profondamente la famiglia ed è evidente che un
adolescente senza solidi punti di riferimento cer-
chi in qualcosa di effimero, la droga per l'appunto,
la soluzione ai suoi problemi più disparati.
Si ricorre alla droga per motivi molto spesso ba-
nali: l'adolescente vuole dimostrare di saper tra-
sgredire e cerca l'integrazione nel gruppo dei
pari; molto spesso infatti l'uso di droga non è altro
che il frutto dell'emulazione di ciò che fanno i coe-
tanei. Certamente non tutti i ragazzi ricorrono alla
droga per sentirsi parte del mondo degli adole-
scenti, ma l'uso di sostanze è spesso un mezzo
che facilita almeno apparentemente quest'inte-
grazione.
Ci sono poi problemi più seri che possono spin-
gere all'uso di sostanze stupefacenti: perdita di
un proprio caro, di amico o in generale di un
punto di riferimento; la ricerca di una soluzione a
un problema all'apparenza insormontabile con un
mezzo, la droga, che ne cancella solo momenta-
neamente l'esistenza; non è neanche raro che si
faccia uso di sostanze per mettere fine a problemi
di natura fisica. Ovviamente quando si parla di
giovani e di droga si parla anche di uso occasio-
nale delle sostanze. Anche l'uso della droga per
divertimento deve
destare una certa
preoccupazione.
Forse l'uso di droga
a scopo ludico, se
così possiamo defi-
nirlo, denota l'as-
senza di valori o
meglio la sostitu-
zione di principi
sani con altri; il ri-
spetto della propria
Uno ZooM sUlla storia
LA FESTA DELLA DONNA
L’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale della
Donna; è un modo per ricordarsi da dove veniamo,
noi donne, e dove stiamo andando.Questa celebra-
zione nasce per onorare la memoria delle operaie
morte nel rogo di una fabbrica di New York, la “Cot-
ton”. La Giornata Internazionale della Donna nacque
infatti ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del
1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano,
che in quella data organizzò una grande manifesta-
zione in favore del diritto delle donne al voto. Il tema
era già stato a lungo discusso negli anni precedenti
sia negli Usa sia dai delegati del VII Congresso del-
l'Internazionale socialista.
Le manifestazioni per il suffragio universalesi uni-
rono presto ad altre rivendicazioni dei diritti femmi-
nili. Tra il novembre 1908 e il febbraio 1909 migliaia
di operaie di New York scioperarono per giorni e
giorni per chiedere un aumento del salario e un mi-
glioramento delle condizioni di lavoro.Il 25 marzo del
1911 avvenne la goccia che fece traboccare il vaso:
nella fabbrica “Triangle” di New York si sviluppò un
incendio e 146 lavoratori, per lo più donne immi-
grate, persero la vita. Da quest’episodio in poi, le
manifestazioni delle donne si moltiplicarono.
La data dell'8 marzo entrò per la prima volta nella
storia della Festa della Donna nel 1917, quando le
donne di San Pietroburgo scesero in piazza per
chiedere la fine della guerra, dando così vita alla «ri-
voluzione russa di febbraio». Fu questo evento a
ispirare le delegate della Seconda Conferenza In-
ternazionale delle donne comuniste a Mosca,
quando scelsero l'8 marzo come data in cui istituire
la Giornata Internazionale dell'Operaia.
In Italia la Festa della Donna iniziò a essere cele-
brata nel 1922 con la stessa connotazione politica e
di rivendicazione sociale. L'iniziativa prese forza nel
1945, quando l'Unione Donne in Italia formata da
donne del Pci, Psi, (Partito d'Azione, Sinistra Cri-
stiana e Democrazia del Lavoro) celebrò la Giornata
della Donna nelle zone dell'Italia già liberate dal fa-
scismo.
In occasione dell’8 marzo 2017 vogliamo ricordare
alcune donne italiane che per prime hanno rag-
giunto traguardi significativi nell’ambito sociale o pro-
fessionale: Grazia Deledda, Rita Levi Montalcini,
Oriana Fallaci, Margherita Hack, Nilde Iotti, Franca
Viola, Alda Merini e Anna Magnani.
Gloria Abbruzzo
Antonio Orlando
Cristina Spallino
GiuseppeTumbarello
III B
cUltUrE a conFronto
LA FESTA DI SAN GIUSEPPE
A RIBERA
Quest’anno, come ogni anno, il 19 marzo tutti i
cittadini riberesi festeggeranno San Giuseppe,
una festa molto sentita da grandi e piccoli.
I preparativi iniziano almeno un mese prima e ri-
chiedono tanto impegno da parte del comitato e
delle famiglie che, per devozione, preparano un
altare, appunto “L’altari di San Giuseppi”, i cui co-
lori principali sono il bianco, il celeste e, a volte,
anche l’argentato.
Anche nella nostra scuola “Vincenzo Navarro”,
precisamente nei locali della Scuola Primaria “E.
Cufalo”, da diversi anni viene allestito un meravi-
glioso altare votivo, che richiede impegno e tanta
devozione da parte dei docenti e di tutti coloro
che collaborano.
La tradizione vuole che questi altari vengano al-
lestiti con coperte ricamate, raso e veli e arricchiti
con i cibi tradizionali della festa: pasta con la mol-
lica, dolci, frittate, frutta fresca, pani dalle forme
tipiche chiamati “purciddati” o “varbuzzi” di San
Giuseppe, oggetti in pasta di sale raffiguranti gli
attrezzi da falegname del Santo o altri simboli re-
ligiosi, acqua colorata, una boccia col pesce
rosso, ecc..
La pietanza tipica per eccellenza che si prepara
il giorno della festa è la “minestra di San Giu-
seppe”, i cui ingredienti principali sono: cipolletta,
broccoli, “lumaccu di favi”, sparacello, pasta, riso,
finocchietto e cannella. È importante sottolineare
che ogni cibo, o oggetto che sia, simboleggia una
cosa diversa! Il cibo, in generale, rappresenta
l’abbondanza e altri oggetti richiamano passi del
Vangelo. Al centro dell’altare viene posto un
grande tavolo rettangolare ben apparecchiato
con almeno 13 pietanze, attorno al quale si sie-
dono “li virgineddi” o apostoli, il Santo, la Ma-
donna e Gesù, di solito interpretati da bambini, i
quali mangiano e onorano il cibo offerto dalla fa-
miglia che ha allestito l’altare. La giornata si apre
con la classica “arburata”, cioè con lo sparo di “li
mascuna”; a seguire c’è la processione che viene
guidata dalla “stragula” una torre, con la struttura
di ferro, ricoperta di pane e alloro e, con al centro,
una foto della statua di San Giuseppe. Dopo la
processione, quando li “virgineddi” tornano all’al-
tare, il Santo, la Madonna e Gesù bambino si ri-
trovano davanti ad un “fondaco”, dove chiedono
alloggio recitando dei dialoghi in dialetto sici-
liano.All’inizio il padrone di casa, per ben due
volte, finge di non sentire, anzi gli sbatte la porta
in faccia. Alla terza, poi, mosso a pietà, apre la
porta e accoglie i viandanti mettendo a disposi-
zione tutto quello che è stato preparato.San Giu-
seppe contento alza il bastone verso l'alto e grida:
"Viva lu patriarca di San Giuseppi" e la gente ri-
sponde “Viva!”.
A tutto ciò seguono applausi, spari di mortaretti e
una cascata di volantini con la scritta “Viva San
Giuseppe”. Certamente, la visita ad uno di questi
singolari Altari è uno spettacolo di colori, di pro-
fumi, di pietanze e di religiosità, che ha un suo fa-
scino tutto particolare di cui gli ideatori vanno
orgogliosi. Insomma è evidente che noi riberesi
siamo legati alla TRADIZIONE!
Marzia Chetta
III C
cUriositÀ
ORIGINE DEL NOME
GIUSEPPE
Giuseppe è il nome più popolare in Italia e sono
circa 2 milioni le persone che lo portano, anche se
molti, erroneamente, lo giudicano poco elegante e
per questo, oggi, sono sempre meno i genitori che
lo scelgono per i loro figli.
La sua straordinaria diffusione è dovuta principal-
mente al culto di San Giuseppe, sposo della Ma-
donna e padre putativo di Gesù, patrono della
Chiesa universale, dei falegnami e dei lavoratori
in genere.
Il nome Giuseppe proviene dall'ebraico Jòsef.Nel
Medioevo il nome si è trasformato in “Ioseppus” e
poi man mano, nel corso dei secoli, è diventato de-
finitivamente Giuseppe.
Il 19 marzo, in Italia, oltre a festeggiare San Giu-
seppe, è in uso, ormai da parecchi anni, celebrare
la "Festa del papà", in onore del santo che è anche
il più amato dai riberesi, che lo hanno eletto, as-
sieme a San Nicola compatrono della nostra citta-
dina.
Cristina Spallino
III B
vita e di quella altrui dovrebbe essere al centro
del sistema dei valori di un individuo a prescin-
dere dall'età. 
Se alcuni giovani hanno bisogno di drogarsi per
divertirsi forse non sono realmente appagati dal
legame che hanno instaurato tra loro. Dietro que-
sti comportamenti si nasconde quindi non sempre
la solitudine, come spesso si dice, ma anche la
superficialità, la poca o scarsa consapevolezza
che c'è rispetto al confine tra bene e male, e que-
sti non sono valori innati, ma trasmessi dalla fa-
miglia e dalle istituzioni. Il male comune a molti
problemi di ieri e oggi, dalla droga al bullismo e
al cyberbullismo, in effetti sta proprio nell’assenza
di determinati valori. È ovvio che i giovani oggi vi-
vono in una società in cui la tentazione è all'or-
dine del giorno, ma è pur vero che un ragazzo
cresciuto bene potrà cadere, ma saprà rialzarsi in
qualche modo grazie al sistema di valori che gli è
stato trasmesso.
Il problema, dunque, oggi non sta solo nel rap-
porto fra i giovani e l'uso della droga ma anche
nel cambiamento che hanno subito i loro punti di
riferimento e soprattutto l'importanza che essi
hanno nelle loro vite.
In conclusione crediamo che il consumo di droga
sia aumentato a causa dell'assenza di un sistema
di valori che scuola e genitori dovrebbero tra-
smettere.
III D
IL CARNEVALE DI COLONIA
Nella città di Colonia, in Germania, si tengono
feste, manifestazioni ed eventi culturali durante
tutto il corso dell’anno, ma è uno principalmente
l’appuntamento che tutta la gente del posto at-
tende con impazienza: il Carnevale.Anche se,
come da tradizione, i preparativi per le celebra-
zioni hanno inizio alle ore 11:11 dell’11 novembre,
bisogna attendere febbraio per dare il via ai veri
festeggiamenti. Il giovedì grasso, al solito grido di
“KolleAlaaf”, il saluto che indica l’inizio della festa,
e ripetendo il mantra “Kolnhatwaszubeaten” , let-
teralmente “Colonia è difficile da battere”, si dà il
via alle danze. Come di consueto, il Carnevale
inizia con la presentazione al pubblico dei perso-
naggi più importanti, quali la Vergine, il Contadino
e il Principe, cui sono simbolicamente affidate le
chiavi della città. Ma la caratteristica principale di
questa prima giornata è che le donne si aggirano
per le strade di Colonia e, forbici alla mano, ta-
gliano tutte le cravatte degli uomini che incon-
trano lungo il cammino. Durante il venerdì si
prosegue con il “Karnevalsfreitag”, ricco di parate,
cortei e manifestazioni colorate nel cuore della
città.Il giorno successivo, cioè il sabato, tra canti
gioiosi, gli uomini, vestiti con eleganti giubbe
rosse, si danno appuntamento al “Neumarkt” per
commemorare l’onore dei soldati di Colonia.La
domenica è dedicata ai più giovani: migliaia di
studenti, vestiti con abiti dai colori sgargianti, per-
corrono le vie della città, animandola con canti e
parate mascherate.L’antica tradizione indica nel
lunedì il momento clou per le celebrazioni del
Carnevale. Sfilano i carri allegorici con tanto di
lancio di caramelle e dolciumi ai partecipanti della
parata.Il martedì grasso è il giorno dedicato al
rogo del “Nubbel”, il fantoccio di paglia dato in
pasto alle fiamme per lasciarsi alle spalle l’anno
vecchio e salutare con gioia il nuovo.
Il mercoledì delle Ceneri chiude definitivamente il
Carnevale: i festeggiamenti terminano, i carri si
ritirano in buon ordine e abitanti e turisti affollano
i ristoranti che mantengono l’usanza di preparare
pietanze a base esclusivamente di pesce.
II D
TRADIZIONI
DEL REGNO UNITO
Tante sono le tradizioni diffuse in territorio britan-
nico; tra le più bizzarre ricordiamo il WormChar-
ming, il WifeCarryng, CheeseRolling, Pancake
Flipping.
Il WormCharming è uno sport insolito che consi-
ste nell'attrarre i vermi dal terreno. Dal 1980 esi-
ste una competizione annuale durante la quale è
possibile vedere decine di persone che si battono
per riuscire ad attrarre più vermi possibili, farli
uscire dal terreno e solo in alcuni casi utilizzarli
poi per la pesca.
Il WifeCarryng, o trasporto della moglie, nasce
quando, con l'invasione dei Vichinghi, intorno al
793 a. C., un monastero venne distrutto e le
donne portate via contro la loro volontà. Dal 2008
il suddetto evento viene rievocato tramite una
competizione umoristico/sportiva che vede come
protagonisti uomini incaricati di correre per un
percorso di circa 400 metri reggendo sulla
schiena la loro donna, superando pozze d’acqua
e barriere. Esiste anche un campionato mondiale
di WifeCarryng che si tiene in Finlandia. Una cu-
riosità: il primo arrivato vince una quantità di birra
equivalente al peso della propria donna.
Il CheeseRolling si tiene presso la collina Cooper
ed è una delle tradizioni più seguite in Inghilterra.
Dalla cima di una collina viene fatta rotolare una
forma di formaggio e i partecipanti le corrono die-
tro per cercare di afferrarla. La prima persona che
arriva sulla linea di arrivo ai piedi della collina
vince il formaggio. Non dissimile è la Sagra del
Maiorchino, una manifestazione dedicata al for-
maggio pecorino che si svolge ogni anno durante
il periodo di Carnevale a Novara di Sicilia.Il torneo
consiste nel far rotolare una forma di formaggio
lungo un percorso che si snoda per oltre due chi-
lometri lungo le viuzze del paese.
Tornado al Regno Unito, il gioco più conosciuto e
divertente del martedì grasso è, infine, la corsa
dei pancake. Nei villaggi e nei paesi le donne si
sfidano in competizioni alquanto bizzarre: de-
vono, infatti, correre fino in chiesa portando in
mano una padella con una frittella calda. La vera
prova di abilità consiste nel lanciare almeno tre
volte il pancake prima di completare la gara.
Ilaria La Malfa
Noemi Presti
Maria Vacante
II B
UN PICCOLO GRANDE
GENIO
Durante le ore di
Ampliamento di
Italiano, nell’am-
bito di un progetto
chiamato Culture
e tradizioni a con-
fronto per il Gior-
nale d’Istituto, noi
ragazzi della II A
ci siamo occupati
di ricercare tradi-
zioni, usi e co-
stumi dei vari
Stati studiati in
Geografia. Es-
sendo la nostra una scuola ad indirizzo musicale,
abbiamo voluto dare spazio alla musica au-
striaca.
La tradizione musicale è sempre stata un punto
di rilievo nel panorama culturale e folkloristico del-
l’Austria che si pregia di aver dato i natali ad al-
cuni tra i più importanti compositori. Tra i nomi più
rilevanti compaiono i giganti della musica classica
come Strauss, Schubert e Mozart: il più grande e
celebre compositore di tutti i tempi, di cui va fiera
tutta l’Europa.Wolfgang Amadeus Mozart nacque
a Salisburgo il 27 gennaio 1756 e morì a Vienna
il 5 dicembre 1791. Egli era un genio particolare
e anche un po’ bizzarro. Si dice, infatti, che ge-
nialità e sregolatezza vadano spesso di pari
passo. Anche genialità e follia sono una coppia
non troppo rara, specialmente nel mondo dell'arte
e in Wolfgang Amadeus Mozart troviamo sicura-
mente tutto: genialità, sregolatezza e anche un
pizzico di follia. Mozart era capace di creare
opere maestose come il suo "Don Giovanni", ma
contemporaneamente si divertiva a comporre dei
canoni con testi goliardici, diventando ben presto
uno dei massimi esponenti del classicismo musi-
cale settecentesco. Nella letteratura musicolo-
gica, insieme a Franz Joseph Haydn e Ludwig
van Beethoven, costituisce la triade che prende
il nome di Prima scuola di Vienna.
Mozart fu un precoce concertista e compositore.
Già a cinque anni compose, come un vero musi-
cista, un andante per clavicembalo e consegnò
la sua prima opera completa alla tenera età di un-
dici anni. Ben presto, inoltre, il compositore ab-
bandonò la corte dell'opprimente e antipatico
arcivescovo di Salisburgo, Geronimo di Collo-
redo, dando inizio così ad una carriera di musici-
sta autonomo. Si può dire che è proprio con
Mozart che il ruolo del musicista nella società co-
mincia a svincolarsi dal servilismo che l'aveva
sempre caratterizzato, anche se questo processo
sarà portato al massimo compimento da Beetho-
ven.Tra le composizioni di Mozart ricordiamo la
"Finta semplice" e, in seguito, l’opera buffa "Ratto
dal serraglio”, il "Flauto magico" e "Le nozze di
Figaro". In tutte le sue opere, Mozart fuse mira-
bilmente forza e dolcezza, potenza e grazia e di-
venne interprete della società del suo
tempo.Come fu precoce la sua carriera musicale
fu precoce anche la sua morte: il 5 dicembre del
1791 Mozart si spense all'età di soli trentacinque
anni.
L’eco del suo genio, tuttavia, risuona ancora a
Salisburgo. La casa natale di Mozart è diventata
un punto di riferimento culturale per la città e ogni
anno migliaia di visitatori di tutto il mondo vi si re-
cano. Nel museo sono custoditi il violino di Mozart
bambino, quello da concerto, il clavicordo e il pia-
noforte a martelli, ma anche lettere e ritratti della
sua famiglia.
Numerosi sono i libri, i film e le trasmissioni tele-
visive su Mozart, ma il miglior modo per onorarne
il genio è sentir parlare la sua musica.
Alessandro Pontillo
Tancredi Tortorici
Gabriele Truzzolino
II A
VIAGGIO TRA LE SPECIA-
LITÀ GRASTRONOMICHE
BRITANNICHE
Nella società britannica, la cucina è un settore
molto importante, caratterizzato dalle interazioni
con altre nazioni europee e dall’importazione di
ingredienti e idee da svariati luoghi che vanno
dall’America settentrionale, alla Cina e all’India.
Adesso immaginiamo di trovarci lì come turisti...
e diamo sapore a questo viaggio!
Solitamente la giornata di un italiano inizia con
una tazza di latte e biscotti o un caffè. Al contrario,
in Inghilterra, si usa fare ogni mattina la colazione
anglosassone o englishbreakfast che comprende
una ricca varietà di cibi: uova fritte, pomodori, sal-
sicce, pancetta, toast.
Inoltre, non può mancare il cosiddetto brunch,
uno spuntino, che si fa a metà mattina ed è com-
posto da tutti gli elementi tipici di una colazione
dolce con l’aggiunta di salumi, formaggi o frutta.
scrittUra crEatiVa
Le lettere
Ribera, 07/03/2017
Stimabile Signor Sindaco,
siamo un gruppo di giovani concittadini, studenti
della scuola di primo grado “Vincenzo Navarro” e
Le scriviamo per attenzionarLe la situazione della
nostra città.
Come giovani sentiamo l’esigenza di avere dei
luoghi di aggregazione dove poter svolgere delle
attività per occupare e valorizzare il nostro tempo
libero.Un teatro, non solo per gli spettacoli, ma
anche come laboratorio per chi ama recitare, e
un palazzetto dello sport con piscina (chi vuole
fare nuoto è costretto ad andare fuori). Purtroppo
ci dispiace farLe notare che la nostra Ribera pul-
lula di sale giochi e pub, ambienti che certamente
non aiutano a farci crescere moralmente sani. Le
ricordiamo, inoltre, che le case popolari, che do-
vevano essere abbattute e ricostruite in breve
tempo, sono ancora lì ricettacolo di animali e di
sporcizia. La pulizia delle strade lascia a deside-
rare, questa situazione, però, più che all’Ammini-
strazione comunale, è imputabile al poco senso
civico dei cittadini. A tal proposito,abbiamo pen-
sato, dato che siamo noi per primi a sporcare
questo paese, di sensibilizzare i cittadini e soprat-
tutto gli alunni delle scuole riberesi. Perciò Le pro-
poniamo di fare una gara tra le scuole che
preveda lo smaltimento e riciclo dei rifiuti: ogni
scuola dovrà portare del materiale riciclato, che
poi andrà pesato e per ogni chilo verrà attribuito
un punto; a dieci punti il comune rilascerà alla
scuola un premio prestabilito dall’istituzione
stessa.
L’altra nostra proposta si riconduce ad un’inda-
gine fatta sui ragazzi siciliani che rileva la loro
poca dedizione alla lettura. Considerato che il no-
stro paese ha una ricca biblioteca, sarebbe no-
stra idea pubblicizzarla, magari organizzando in
essa delle visite scolastiche, nelle quali i ragazzi
potrebbero anche prendere un libro in prestito, se
interessati.L’ultima nostra proposta sarebbe un
piccolo Carnevale qui a Ribera con l'allestimento
di un carro allegorico, come si è fatto a Villa-
franca, per animare la città in quei giorni e fare
riempire la piazza anche di giovani.
Queste sono delle nostre idee e siamo felici che
la nostra scuola ci abbia dato la possibilità di
esprimerle.
La ringraziamo e speriamo che possa prendere
in considerazione le nostre proposte.
Distinti saluti e buon lavoro.
II C
Arriviamo così al pranzo. Dal momento che quella
del Regno Unito è una società multietnica, ci sono
orari e diverse pietanze tipiche dei popoli che vi
abitano. Passeggiando per le vie di Londra, ad
esempio, ci si imbatte in numerosi e differenti ri-
storanti.Entrando in un ristorante indiano, il piatto
principale del menù potrebbe essere il pollo al
curry, Chickentikkamasala, pietanza composta da
pollo, spezie varie e verdure.Se invece mettiamo
piede in un ristorante giapponese, sarà il sushi a
darci il benvenuto.Visitando poi un locale cinese,
ci accorgeremo sicuramente della presenza del
riso in quasi tutti i piatti. Dopo una lunga passeg-
giata presso l’Hyde Park o al Buckingham Palace,
arriva il pomeriggio e, nella nostra giornata da in-
glesi, arriva il momento del tè, chiamato After-
noon Tea. Intorno alle 17:00, dopo aver scelto tra
numerosi infusi, trascorreremo del tempo a sor-
seggiare il tè e mangiare i biscotti.Il tempo passa
e arriva l'ora di cena o dinner. Ci sono molti risto-
ranti, pizzerie ed altri posti per poter passare una
piacevole serata. Ricordiamo soprattutto i take
away, locali nei quali la gente, prende "al volo"
qualcosa da mangiare. Un'importante tipologia
del cibo britannico è anche il fish and chips, si
tratta di un filetto di pesce bianco fritto in pastella,
accompagnato da abbondanti patatine, an-
ch’esse fritte, e servito con una spruzzata di sale
e aceto.
Finisce così la nostra giornata in Inghilterra alla
ricerca dei sapori inglesi e, dopo una stancante
giornata, è ora di fare un riposino nella camera di
un bed and breakfast.
Elisa Campione
Giada Tumbarello
IIB
Le favole
LA PECORELLA, IL LUPO
E LA VOLPE
C'era una volta un lupo che passeggiava per il
bosco in cerca di cibo.
Dopo aver camminato tanto, si guardò intorno e
vide una pecora che si era allontanata da un
ovile.
Allora prese di mira proprio quella pecorella con
lo scopo di prenderla in giro e poi mangiarla.
Infatti le si avvicinò e le disse: - Ciao! Ti sei
persa? Vieni con me, ti riporterò nel tuo ovile.
La pecora, ovviamente, non poteva fidarsi di un
lupo e cercò delicatamente di rifiutare il suo aiuto.
- No, grazie. - gli disse - Stavo facendo un giretto
e ora ritroverò sicuramente la mia mamma.
La pecorella tremava per la paura, pensava che
sarebbe arrivata la sua fine. Continuava a ripe-
tere tra sé e sé:
- Non tornerò mai a casa sana e salva!
Il lupo capì che era terrorizzata, dandosi un sacco
di arie le disse che non poteva rifiutare le sue
gentilezze
econ un balzo improvviso l'afferrò.
La pecorella belava disperatamente, imploran-
dolo di lasciarla andare.
Fortunatamente passò di lì una volpe che, pur
non conoscendo la pecorella, si fermò per aiu-
tarla.
La volpe disse al lupo: - Vieni! Mangia me, se hai
coraggio! Non puoi prendertela con una peco-
rella!
Così il lupo accettò la sfida,liberò la pecorella e
inseguì la volpe che lo condusse in una trappola
preparata in precedenza. Da quel momento la
pecora e la volpe divennero amiche per sempre!
La favola dimostra che chi trova un amico, trova
un tesoro.
Rachele Maurello
Classe I A
Le fiabe
L'ANELLO DELLA VITA
C'era una volta in un'epoca lontana un cavaliere,
chiamato Euriol, a cui venne affidato dalla princi-
pessa del regno il compito di recuperare l'anello
della vita, che le era stato rubato dal drago Cam-
bio-forma. Il cavaliere in questa sua impresa era
accompagnato dal suo fedele amico, il draghetto
Furbix. Per arrivare al drago Cambio-forma e re-
cuperare l'anello della vita, bisognava superare
tre ostacoli: il primo era sconfiggere il malvagio
drago che viveva nella palude, il secondo consi-
steva nell'attraversare una galleria sotterranea
dentro la quale non si vedeva niente, e il terzo era
quello di sorvolare una valle scoscesa. Euriol ar-
matosi di coraggio iniziò il suo viaggio.
Una volta arrivato nella palude e inoltratosi in
essa, il cavaliere incontrò il drago malvagio che
sconfisse grazie all'aiuto del suo piccolo aiutante.
Il draghetto Furbix, infatti, finse di essersi smarrito
e di avere bisogno di aiuto. Mentre il drago, cru-
dele soltanto con gli umani, si distrasse per dargli
delle indicazioni Euriol, apparso all'improvviso,lo
infilzò con la sua spada. Il secondo ostacolo, la
galleria sotterranea, fu superato sempre grazie
all'aiuto del draghetto il quale, emettendo fuoco
dalle sue narici, illuminava la strada al cavaliere.
Il terzo ostacolo, cioè sorvolare la valle scoscesa,
fu superato volando sul dorso del draghetto. Eu-
riol e il suo aiutante arrivarono così dal drago
Cambio-forma e iniziarono a combattere. Il cava-
liere si trovò in difficoltà e Cambio-forma stava
per sconfiggerlo; quando, però, stava per sferrare
il colpo mortale, il draghetto difese il cavaliere
mettendosi davanti a lui. Colpito dall'attacco del
drago, Furbix cadde a terrà e stava per morire.
Euriol vedendo il draghetto in quelle condizioni si
arrabbiò talmente tanto che, raccolte tutte le sue
forze, si avventò contro il terribile drago e riuscì
a infilzarlo con la sua spada e lo uccise. Recupe-
rato l'anello della vita, Euriol lo uso subito per ri-
dare la vita al suo carissimo amico Furbix che
ormai era passato a miglior vita; una volta che
quest'ultimo si fu ripreso tornarono assieme al
regno. Giunti al castello l'anello della vita fu resti-
tuito alla principessa che scelse il coraggioso Eu-
riol come suo sposo e così...vissero tutti felici e
contenti
Calogero Alessi
I E
Ribera, 07/03/2017
Gentilissima Dirigente,
approfittiamo di questo giornalino per scriverLe
riguardo la nostra esigenza di avere una scuola
più all'avanguardia, una scuola più a misura
d'alunno, non soltanto per l'utilizzo della tecnolo-
gia, ma anche grazie alla realizzazione di nuove
strutture, come ad esempio una nuova e più at-
trezzata palestra; ci piacerebbe inoltre che nelle
ore di educazione fisica venissero inserite altre
attività sportive diverse dal calcio e dalla palla-
volo.
Vorremmo chiederLe anche di mettere degli ar-
madietti nel corridoio per posare i libri, dato che
sono molto pesanti, così vi potremmo depositare
quelli che non servono; questo ci permetterebbe
anche di avere un posto sicuro dove mettere i no-
stri libri.
Le volevamo inoltre chiedere se era possibile or-
ganizzare una festa di fine anno a tema. Che ne
pensa? Si potrebbe svolgere nel cortile della
scuola e lo potremmo decorare sulla base del
tema che lei sceglierà. Ci fidiamo di lei, valuti
bene le nostre proposte.
Cordiali saluti.
Attendiamo una sua risposta.
IIC
Quinto numero – Marzo 2017
Istituto Comprensivo “Vincenzo Navarro” di Ribera
Dirigente Scolastico: Dott.ssa Paola Triolo
DSGA: Vincenzo Geraci
Docente referente: Teresa Bilello
Docenti coinvolti: T.Bilello, L.Calcara, V. Chetta, S. Di Giorgi, A. Guirreri, C.Lo Cascio, G.Mangiapane, G. Miceli, M. Musso, G.
Perrone, C. Raffiti, A.M. Ragusa, L. Savoca, M. Trento, C.Urso,
Classi coinvolte: Tutte le classi della Scuola Secondaria di primo grado “V. Navarro”
www.NAVARRO.IT
Le Poesie
FILASTROCCHE DI CARNEVALE
CARNEVALE PIEDONE
carnevale burlone
dona un tocco al suo piedone,
con un colorato scarpone,
se ne va a spasso per lo stradone.
Mani e piedi infervorati,
ballano tutti gli invitati.
le vesti di mille colori
svolazzano come tanti fiori.
Piede lesto e ballerino,
ballerà ogni bambino.
Alessia Messina I C
CARNEVALE TEMPORALE
E’ arrivato il carnevale,
scoppia come un temporale!
tutti i bimbi corrono a giocare;
canti, balli e tante improvvisate, tra un mare di risate!
con maschere e cappelli in testa,
tutto il mondo fa gran festa!
scoppia come un temporale,
tutti quanti a ballare!
E’ arrivato il carnevale!
Giuseppina Giordano I C
CARNEVALE IL DISTRATTONE
carnevale con il suo gran piedone
compie i passi come un vecchio ladrone,
ma si stanca il poveraccio e si asciuga con un grande straccio.
canta, balla e si trascina
ed inciampa in un crepaccio,
per tirarlo su ecco arriva il carro attrezzi,
e tutti pronti con mille scherzi.
Chiara Baschera I C
ANIMALETTI A CARNEVALE
la gallina canta e balla
Quando gioca con la palla
e se arriva il carnevale
invita a giocare anche il maiale.
Questo è il bello del carnevale
perché con gli amici ogni scherzetto vale.
Alessandra Scorsone I C
Il racconto d’avventura
UNA PERICOLOSA
AVVENTURA
Un giorno d’estate, io e mia cugina Lucrezia,
mentre eravamo in spiaggia con le nostre fami-
glie, decidemmo di fare un giro in canotto.
Così senza dire niente a nessuno, gonfiammo il
canotto, prendemmo i remi e piano piano ci allon-
tanammo dalla riva remando insieme.
Era una bellissima giornata di sole, molto calda
e afosa, e il mare era una tavola, completamente
piatto e calmo, di un colore azzurro, limpidissimo
e trasparente.A un certo punto dissi: “Che dici
Lulli, ci fermiamo e facciamo un tuffo in acqua?
Sento veramente caldo e poi sono stanca di re-
mare”.
Lucrezia mi rispose: “A me non va di fare il bagno,
vai tu; io rimango sul canotto a prendere il sole”
Così mi tuffai e feci una bella nuotata allontanan-
domi un po’dal canotto. Quando mi fermai e mi
voltai per invitare Lucrezia a buttarsi in
acqua,perché non si perdesse quel mare così
bello, la vidi che si sbracciava animatamente e
che mi gridava qualcosa. Pensai: “Lucrezia si
sente male e mi sta chiamando per essere aiu-
tata!” Allora cominciai a nuotare velocemente fino
a quando raggiunsi il canotto e vi salii sopra.
Dissi:“ Che succede Lulli? Ti senti male?” Ma Lu-
crezia era quasi impietrita e guardava fissa il
mare. Spostai lo sguardo anche io nella stessa
direzione verso cui guardava mia cugina e solo
allora mi resi conto del pericolo: la pinna incon-
fondibile di uno squalo si avvicinava verso di noi!!!
Lucrezia, appena si riprese dallo spavento, co-
minciò ad urlare: “Andiamocene, presto, scap-
piamo via di qua!!!!!”. Ma io le dissi: “Calmati
Lucrezia, dobbiamo stare calmi e assolutamente
immobili, non dobbiamo fare neanche il minimo
rumore”. Ero molto spaventata e molto ansiosa
per quella decisione che avevo preso e sperai
con tutto il cuore che fosse quella giusta, ma cer-
cai di dimostrare una certa fiducia per non fare
preoccupare ancora di più Lucrezia. Lo squalo,
che era davvero enorme, una bestia di quasi due
metri, cominciò a girare attorno al canotto e la no-
stra paura aumentò sempre più, ma restammo
immobili, quasi senza respirare, per un tempo
che mi parve infinitamente lungo. Temevo che lo
squalo, con i suoi enormi denti, distruggesse il ca-
notto e allora per noi sarebbe stata la fine. Ma al-
l’improvviso un rumore lontano di uno scooter
d’acqua fece distrarre lo squalo, che lentamente
cominciò ad allontanarsi dal nostro canotto. Io e
Lucrezia continuammo a restare ferme e in silen-
zio, ma appena lo squalo fu abbastanza lontano
e non distinguemmo più la sua lunga pinna, dissi
a Lucrezia: “Forza, Lulli! Prendi il remo e comin-
cia a remare più in fretta che puoi! Dobbiamo tor-
nare in spiaggia”. Quando toccammo la riva,
stremate per lo sforzo, ma contente, saltammo
giù dal canotto e ci abbracciammo forte metten-
doci a piangere per la gioia. L’avevamo scampata
bella, ma eravamo sane e salve!
Simona Montana
ID
IL FOLLETTO MAGICO
Un giorno una bella fanciulla di nome Ermenel-
gilda era scappata di casa per via dei maltratta-
menti della sua matrigna. La ragazza, nonostante
fosse giovane, bella e ricca, era molto sfortunata,
poiché la donna, che il padre aveva sposato in
seconde nozze, era perfida e malvagia e non per-
deva occasione per fare delle cattiverie a scapito
della fanciulla. Dopo essere scappata di casa, la
fanciulla si rifugiò in un bosco; camminò così
tanto che si ritrovò davanti ad un fungo gigante
dalle sembianze di un'abitazione; bussò più volte
alla porta, ma nessuno rispondeva, così, se-
guendo il suo istinto, entrò. Immediatamente
sentì dei rumori, guardò attentamente e si ac-
corse di un piccolo folletto che alla sua vista si
era impaurito. Ermenelgilda lo prese e lo tranquil-
lizzò con le sue dolci parole e, dopo essere di-
ventati amici, gli raccontò cosa le fosse successo.
Il folletto, buono di cuore, decise di aiutarla, con-
fidandole di avere dei poteri magici. Iniziarono a
pensare, quindi, a come far scappare la matrigna
dalla sua casa e non farla più ritornare.
Il folletto magico ebbe una bella idea: ogni notte
sarebbe andato a casa della matrigna, l’avrebbe
svegliava, mentre dormiva profondamente, e le
avrebbe fatto vedere dei fantasmi che le avreb-
bero detto che quella era una casa stregata;
forse, solo così, se ne sarebbe andata a gambe
levate. Il piano funzionò; la matrigna infatti non
dormì per una settimana intera e per la paura
pensò veramente che quella fosse una casa ma-
ledetta. Così fece i bagagli e partì lasciando tutto.
Da quel giorno non si ebbero più sue notizie e il
padre di Ermenelgilda non riuscì a capire cosa
fosse successo; tutto rimase un mistero. La ra-
gazza e il folletto magico non si separarono più,
si innamorarono, si sposarono e vissero felici e
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Maria Interrante
I B

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Giornalino Navarro Marzo

  • 1. www.navarro.it il nostro giornalino d’istituto LA SHOAH RIVISSUTA CON LA SAND ART DI STEFANIA BRUNO Giorno 24 Gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, gli alunni del nostro istituto hanno assi- stito ad uno spettacolo di” SAND ART”. Attraverso l’arte della sabbia, abbiamo rivissuto uno squar- cio di storia. I ragazzi si sono fatti intrappolare dallo schermo, nel quale veniva proiettata la sto- ria dei due bambini del film “Il bambino dal pi- giama a righe”. Stefania Bruno ha dimostrato di essere una vera artista, vedere un mondo in un granello di sabbia, tenere l’infinito nel palmo della mano, ci ha fatto sognare. La sua performance è stata realizzata in una prima assoluta, creata pro- prio per gli studenti dell’istituto “Vincenzo Na- varro” e di questo erano lusingati. Il sottofondo musicale, una voce narrante e la magia delle im- magini sono stati un connubio splendido, un modo nuovo per riflettere sulla Shoah. A chiusura dello spettacolo l’artista, completa- mente immersa nella storia, si è emozionata e ha fatto poi riflettere gli alunni sui valori della vita e del rispetto della stessa. Prof.ssa Anna Maria Ragusa cronaca scolastica IGIENE E SALUTE ORALE Il 23 febbraio 2017, mentre noi alunni eravamo in classe, siamo stati invitati dal collaboratore scolastico a recarci nell’aula magna del nostro istituto e lì abbiamo trovato ad attenderci la Dott.ssa Maria Sgrò, la quale, dopo essersi pre- sentata, ci ha mo- strato, tramite la lavagna interattiva multimediale, delle immagini riguardanti i denti. Inizialmente, ci ha illustrato le parti che compon- gono i denti, affermando che quelli da latte, de- stinati a cadere, cominciano a spuntare intorno ai sei mesi di vita del bambino, per poi lasciare il posto, gradualmente, ai denti permanenti a par- tire dai sei anni fino ai tredici anni. Abbiamo anche visto immagini di denti attaccati dalla carie. Durante i pasti, sui denti si deposita una patina fatta di residui alimentari e di saliva, a cui aderiscono milioni di batteri, che creano sulla superficie del dente una pellicola appiccicosa, che prende il nome di placca, la quale produce degli acidi che intaccano lo smalto dei denti, dando inizio alla carie. L’unico rimedio è la rimo- zione della placca mediante una pulizia continua e accurata. Si è rivelato molto utile assistere alla dimostra- zione di come lavare i denti; la Dott.ssa, utiliz- zando una dentatura artificiale e uno spazzolino, ci ha fatto vedere il movimento che bisogna pra- ticare, aggiungendo che i denti vanno lavati al- meno tre volte al giorno. Fermo restando questo, se si mangiano caramelle, dolci o alimenti ricchi di zucchero è bene spazzolarli ulteriormente, in modo da evitare un rafforzamento dei batteri nella bocca. Durante l’incontro, la Dott.ssa ci ha mostrato, inol- tre, delle immagini raffiguranti i denti di alcuni fu- matori. Tutti noi sappiamo che la sigaretta è nociva alla salute dell’uomo, provoca danni all’ap- parato respiratorio e a quello cardio-vascolare. Ma non tutti sono consapevoli delle conseguenze negative che il fumo ha sulla salute di denti, bocca e gengive. Esso provoca lo scolorimento dei denti, l’accumulo di placca e tartaro, l’au- mento del rischio di sviluppare la parodontite, una delle principali cause di perdita dei denti. L’incontro con la Dott.ssa Sgrò è stato davvero interessante e vogliamo ringraziarla per le infor- mazioni che ci ha fornito e per i suggerimenti che ci ha dato, in quanto hanno contribuito ad am- pliare il nostro bagaglio di conoscenze in materia di salute. II D IMPARIAMO A MANGIAR BENE! Nell’ambito del Progetto di Educazione Alimen- tare “A scuola di salute: mangiamo bene per vi- vere meglio”, di cui è referente la prof.ssa Katia Urso, il 10 febbraio noi alunni delle classi prime della Scuola secondaria di primo grado abbiamo incontrato, nell’Aula Magna, il dott. Matteo Pillit- teri, biologo nutrizionista, il quale ci ha fatto riflet- tere sull’importanza di alimentarci in modo sano e corretto, per poter conseguire il benessere sia fisico che psichico. Il relatore ha iniziato parlando dell’apparato dige- rente che, formato da un insieme di organi cavi, presiede all’introduzione, alla digestione e all’as- sorbimento dei principi nutritivi contenuti negli ali- menti, eliminando le sostanze inutili o presenti in eccesso. In seguito ci ha illustrato, con l’ausilio della LIM, le caratteristiche dei vari alimenti. Il nostro orga- nismo, infatti, come se fosse una macchina, per funzionare ha bisogno di un costante apporto di “carburante”, di energia per compiere le diverse funzioni biologiche. Questo è possibile mediante un’alimentazione equilibrata per qualità e quan- MUSICA PER CRESCERE Quest’anno la nostra scuola, nell’ambito delle at- tività concordate con l’Istituto Comprensivo “Don Bosco” per la continuità e relative al progetto “In- sieme DisegniAMO la Legalità”,ha promosso un laboratorio musicale di quattro incontri rivolto agli alunni delle classi quinte della scuola primaria e finalizzato a far scoprire ai bambini il mondo della musica, alla quale si sono avvicinati tramite il gioco. Quale attività proporre per coinvolgere tutti i bambini? Senza dubbio il canto, il linguaggio che ogni bambino impara sin dalla culla grazie alle ninnenanne melodiose cantate dalla mamma. Ab- biamo pensato, dunque, a un progetto di canto e musica per offrire ai bambini la possibilità di ar- ricchire il proprio patrimonio espressivo e che fosse indirizzato allo sviluppo armonico delle po- tenzialità intellettive,affettivo/relazionali e sociali degli alunni. E come se le parole da sole non ba- stassero, il laboratorio musicale si è magica- mente arricchito di una serie di strumenti a percussione, che hanno accompagnato la can- zone “L’isola che non c’è”, tratta dalla favola di Peter Pan. I bambini sono entrati in un gioco di sperimentazione-esplorazione di canto-musica e linguaggio del corpo. Siamo sicure che hanno vis- suto questa esperienza come un duplice mo- mento: hanno avuto modo di riflettere sul tema della Legalità, attraverso l’analisi delle parole del testo, e hanno acquisito abilità nuove, imparando a giocare diversamente “con l’arte” e a usare co- dici differenti in modo creativo. Il nostro lavoro non ha mai una conclusione definitiva; il modo di creare, infatti, è sempre pronto ad essere re-in- ventato, senza perdere con questo lo stupore, di- ventando così, ogni volta, un fantastico momento di musica viva che aiuta a crescere. Prof.sse Mary Musso Maria Rita Miceli
  • 2. PICCOLI SCIENZIATI Giorno 6 marzo noi alunni della classe I A della scuola secondaria di primo grado “Vincenzo Na- varro” abbiamo avuto l’occasione di simulare, con un esperimento, il ciclo dell’acqua insieme alla nostra docente di scienze Carla Lo Cascio. Prima di cimentarci nel- l’esperimento, però, abbiamo com- preso che l’acqua è un elemento indispensabile alla vita degli esseri viventi nel nostro pianeta;infatti gli esseri umani, le piante e gli animali non potrebbero vivere senza acqua.  È difficile crederlo, ma l'acqua, che abbiamo oggi, è la stessa che esiste sul nostro pianeta da milioni di anni; esiste infatti una quantità fissa di acqua sul nostro pianeta che si muove continuamente nell'am- biente. Questo processo si chiama appunto ciclo dell'acqua e vi spieghiamo molto brevemente come funziona, così come lo ab- biamo appreso da questa interes- sante e dinamica lezione di scienze. Il sole scalda la superficie dell'acqua ed essa evapora.L'evaporazione converte l'acqua del suolo e degli oceani in vapore acqueo, che sale nell'atmo- sfera.Il vapore acqueo si raffredda e si condensa, formando le nuvole.Le nuvole continuano ad in- grossarsi, fino a quando la quantità d'acqua cre- sce tanto che cade sulla terra. A seconda della temperatura, l'acqua cade sotto forma di pioggia, di neve o di grandine.L'acqua che cade sulla terra forma i fiumi o finisce nel suolo. Quest’acqua sot- terranea alimenta le falde acquifere, i laghi e i fiumi.Da queste sorgenti poi deriva l'acqua che beviamo e che utilizziamo per tante cose, come ad esempio per coltivare la terra. Dopo aver capito, dunque, in che cosa consiste il ciclo dell’acqua, abbiamo simulato il fenomeno con un esperimento.Abbiamo usato a questo scopo i seguenti materiali: • Ciotola in vetro grande • Ciotola in vetro piccola • Acqua salata con sale e colorata con un li quore azzurro • Pellicola da cucina • Lampada da tavolo ad incandescenza Abbiamo versato l’acqua salata e colorata nella ciotola grande e al centro del recipiente abbiamo sistemato la ciotola più piccola, l’abbiamo chiusa con la pellicola e abbiamo acceso la lampada ad incandescenza.Con questo processo abbiamo si- mulato il ciclo dell’acqua in natura: l’acqua salata del recipiente rappresenta l’acqua del mare, la lampada ha la stessa funzione del sole che,grazie al calore emesso, fa eva- porare l’acqua, formando sulla pellicola delle pic- cole goccioline che in na- tura rappresentano la pioggia. Dopo aver osser- vato incuriositi il feno- meno, abbiamo assaggiato l’acqua rac- colta nella ciotola piccola e abbiamo notato che era dolce e non salata. Ab- biamo dunque dedotto che l’acqua, che evapora e che si condensa, è acqua distillata come quella piovana. Questa lezione e questo esperimento ci hanno permesso di diventare protagonisti di un’interes- sante attività che ci ha sa- puto coinvolgere in maniera dinamica ed entusiasmante; infatti abbiamo avuto la sensa- zione di essere dei piccoli scienziati in grado di comprendere i perché dei grandi fenomeni della natura. Giada Marabella I A E COSÌ CAPIMMO… IL METRO…IL METRO QUADRATO E IL METRO CUBO Carissimi lettori, vorremmo raccontare la nostra bella esperienza vissuta con la nostra professo- ressa di matematica Marisa Trento. Un giorno, con nostro grande stupore, la prof.ci ha chiesto che cosa fosse il metro e noi senza alcun dubbio abbiamo risposto in coro che era un’ unità di misura che serviva per misurare la lun- ghezza; poi la professoressa ci ha chiesto cosa fosse il metro quadrato e un po’ smarriti, lì per lì, non abbiamo saputo rispondere e, incalzando an- cora di più, ha domandato a un nostro compagno di andare in laboratorio a prendere un metro qua- drato di qualsiasi tipo. Che angoscia! Ci siamo guardati e, ancora più perplessi, ci siamo chiesti cosa fosse e che cosa avremmo dovuto portarle. Ma il tutto non è finito lì, perché la professoressa ha continuato chiedendo di portarle dal laborato- rio un metro cubo di cartone. È stato in quel mo- mento che siamo entrati veramente nel pallone.Non sapevamo più che cosa dirle, eppure tante volte, facendo le equivalenze, avevamo in- contrato questi “sconosciuti”.È nata così la deci- sione da parte della professoressa Trento di farci realizzare un progetto dal titolo: Il metro, il metro quadrato e il metro cubo: questi sconosciuti. I nostri occhi smarriti, improvvisamente, si sono illuminati di gioia perché avremmo fatto un’attività che richiedeva non solo la ricerca a 360 gradi, ma anche organizzazione, manualità e spirito colla- borativo.Ci siamo infervorati così tanto da orga- nizzarci subito in tre gruppi di lavoro. Un gruppo si è dedicato alla realizzazione del metro con i suoi decimetri e centimetri, sce- gliendo un colore per ogni unità di misura.Il se- condo gruppo si è occupato di costruire il metro quadrato, cioè un quadrato il cui lato misurava un metro; ci siamo accorti mentre lo realizzavamo che un metro quadrato occupava tanta superfi- cie.Il terzo gruppo ha finalmente realizzato il metro cubo e, mentre si lavorava,crescevano i metri quadrati, tutti colorati in modo diverso. Quando le facce si sono dovute assemblare per formare, appunto, il metro cubo, abbiamo avuto,anche qui, la grande sorpresa della sua grandezza e la consapevolezza che non sarebbe potuto passare per la porta della classe.Nell’as- semblare, vedevamo che i vari metri quadrati di cartone colorato non si reggevano l’uno con l’al- tro, allora siamo venuti alla conclusione che ci sa- rebbe voluta una struttura rigida dove incollare le varie facce.Con l’aiuto dell’insegnante ci siamo fatti fare 12 bacchette di legno di un metro cia- scuno e con l’avvitatore li abbiamo assemblati ed è venuto fuori lo scheletro del nostro fantomatico metro cubo al quale abbiamo incollato le sei facce. Pensavate che fosse finita lì? No. La professo- ressa, per stimolarci e metterci alla prova, ha vo- luto che esponessimo il lavoro alla nostra Preside. Eravamo molto entusiasti,ma anche un po’ im- pauriti, e quando è venuta la Preside, dopo il sa- luto, c’è stato un silenzio tombale e, con la voce un po’ strozzata, al cenno della prof., a turno, ab- biamo esposto con successo quello che avevamo vissuto e imparato. Cari lettori, dopo questa esperienza non dimenti- cheremo più l’importanza di queste unità di mi- sura, indispensabili all’uomo nella regolamentazione del territorio; infatti non si po- trebbe calcolare nessuna lunghezza, nessuna su- perficie, nessuno spazio senza di esse. I D tità, capace di contenere, nella giusta propor- zione, le sostanze indispensabili per vivere e cre- scere. Inoltre, il dott. Pillitteri ha affermato che non esiste alimento che contenga tutte le sostanze nutritive di cui necessita un individuo. A tal proposito, ci ha consigliato di fare un’alimentazione varia ed equi- librata, di ridurre il consumo di carne e di aumen- tare quello di pesce che contiene gli Omega 3, acidi grassi che contribuiscono a ridurre i fattori di rischio cardiovascolare. Ha sottolineato, altresì, l’importanza della frutta e della verdura, ricche di sali minerali e vitamine in- dispensabili per la nostra salute, aggiungendo che nella loro scelta, dobbiamo certamente pre- ferire quelle a km 0 che ci garantiscono fre- schezza e stagionalità, in quanto vengono commercializzate e, quindi, consumate nelle im- mediate vicinanze del luogo di produzione. Ringraziamo il dottor Pillitteri per i suoi preziosi consigli e suggerimenti che sicuramente faremo nostri, cercando in futuro di prestare maggiore at- tenzione a ciò che mangiamo, attraverso un at- teggiamento più responsabile nei confronti del cibo. I A
  • 3. attUalitÀ IL DIFFICILE RAPPORTO GENITORI FIGLI Fare i genitori non è assolutamente un lavoro semplice, perché non si può imparare in nessun luogo. Genitori si diventa man mano che i figli cre- scono. Nelle loro azioni i genitori possono contare solo sul loro intuito, sulla loro esperienza e sul loro modo di essere. Anche essere figli, però, non sempre è facile.Purtroppo l’era moderna ha por- tato ad una notevole disgregazione dell’istituzione familiare che fino a pochi decenni fa era davvero alla base della vita di ogni individuo. La relazione tra genitori e figli è sempre stata molto particolare e in alcuni casi problematica. Quando sono più piccoli, i bambini riconoscono nei genitori i loro eroi, anche perché si sentono protetti e difesi da loro, ma, con il passare degli anni, la situazione cambia e con l’avvicinarsi dell’adolescenza inizia la conflittualità. I bambini diventano più grandi, non parlano più in famiglia di quello che accade loro; spesso non trovano giuste le decisioni dei genitori, le discutono e pre- feriscono stare di più con gli amici con i quali di- scutono di tutte quelle cose di cui diventa difficile parlare con i genitori. È difficile comprendersi per via della differenza di età: i figli sostengono che i genitori appartengono a una generazione prece- dente e hanno una mentalità e una concezione della vita arretrata rispetto alla loro. I genitori con- siderano invece tale differenza di età come posi- tiva, come esperienza in più che ai figli manca. È difficile comprendersi anche per il loro diverso ruolo: i genitori si sentono responsabili dei figli e vorrebbero indirizzarli per il meglio nella vita, ma talvolta ciò si trasforma in un’imposizione che crea solo conflitti. I figli dal canto loro, man mano che crescono, lottano per avere maggiore libertà, desiderano più autonomia, ma talvolta esage- rano, sono inconsapevoli dei rischi cui vanno in- contro e vedono purtroppo in alcuni casi i genitori come dei nemici. Ecco che i rapporti diventano sempre più tesi e si litiga per vari motivi, ma so- prattutto perché i genitori non vogliono che i figli frequentino certe amicizie e che stiano molte ore fuori casa, semplicemente perché si preoccu- pano. I ragazzi, però, questo non lo capiscono e lo percepiscono al contrario, come un ostacolo alle loro amicizie. Secondo me, la colpa della crisi nel rapporto genitore/figlio è anche da attribuire al poco tempo che i genitori dedicano alla loro fa- miglia. In effetti sempre più genitori decidono di prediligere la carriera e di affidare il compito del- l’educazione dei figli a nonni, baby sitter o alla te- levisione con il pericolo di diventare per i propri figli, quando questi saranno ormai adulti, dei per- fetti sconosciuti. Nella famiglia, spesso, manca il dialogo e il confronto perché si è troppo presi dagli impegni e la comunicazione fra genitori e figli può, quindi, diventare difficile: i genitori pos- sono sentirsi insicuri, poco informati, e i figli pos- sono sentirsi incompresi, non ascoltati, e non trovare argomenti da condividere con i genitori.Parlare ai figli e soprattutto ascoltarli, per- mette di superare i disaccordi e può modificare molto ciò che si vuole dire e anche il modo di dirlo. Nelle decisioni da prendere e nella defini- zione delle regole è importante cercare di mante- nere un atteggiamento di negoziazione, cercando di arrivare a delle regole il più possibile condivise, senza imposizioni troppo rigide. Per i genitori è importante essere flessibili: l’essere autoritari ri- schia, infatti, di portare incomprensioni, richieste e provocazioni da parte del ragazzo, con il peri- colo di compromettere il dialogo e di rompere i rapporti. La cosa fondamentale è quella di rispet- tare le esigenze e le capacità di entrambi: i geni- tori devono imparare a rispettare le crescenti esigenze di libertà dei figli, dando loro fiducia e insegnando loro a scegliere da soli la propria strada, anche sbagliando (almeno entro certi li- miti); i figli dal canto loro devono rispettare il senso di responsabilità dei genitori, le loro ansie e preoccupazioni e anche apprezzarne la mag- giore esperienza. Solo una famiglia aperta al dia- logo, alla cooperazione e al rispetto reciproco può creare un clima positivo e ricco di fermenti edu- cativi capace di aiutare genitori e figli a crescere insieme! Mutolo Lisa III E FEMMINICIDIO E VIOLENZA SULLE DONNE Scoprire di poter essere se stessa, e non ciò che gli altri vogliono che tu sia, è forse il momento più importante nella vita di una donna e senz'altro uno dei punti cruciali dell'evoluzione della società, anche della nostra, sempre più lontana dal mo- dello di qualche tempo fa. Oggi, la donna può costruirsi il futuro che vuole: può sognare una vita diversa da quella che il padre un tempo le avrebbe imposto, può pensare di uscire con le amiche, quando il marito è fuori per lavoro, e può aspirare anche a cariche ambite nel settore pubblico. Una donna, insomma, oggi può. E questo è un dato di fatto indiscutibile. Ciò non vuol dire, purtroppo, che la società sia definitivamente cambiata e che non siano rimaste incrostazioni del sistema maschilista consolida- tosi nel corso del tempo: l'Eures e l'Ansa hanno denunciato 2.061 femminicidi tra il 2000 e il 2016 in Italia, sottolineandone anche l'età delle vittime (dai 25 ai 64 anni). Non è un luogo comune met- tere in evidenza la difficoltà delle donne a imporsi in certi ambienti lavorativi e i pregiudizi che na- scono attorno alle loro figure, quando riescono ad arrivare fino in fondo. Purtroppo è facile trovare persone e comunità ancora schiave di vecchi pre- giudizi, secondo i quali, se una donna ce l'ha fatta, vuol dire che non ci è riuscita con le sue sole forze.La Convenzione del Consiglio d'Eu- ropa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica è importantissima: il cambiamento, però, deve partire all'interno della comunità e non può essere imposto dall'alto; ed è per questo che risultano necessarie le iniziative di sensibilizzazione rivolte non solo alle scuole, e dunque agli studenti, ma anche, e in primo luogo, alle famiglie, perché sa- ranno loro a educare i futuri figli, a mandarli a scuola e a confrontarsi con una realtà in costante, e per fortuna, positivo cambiamento. L'uomo ha sempre vissuto in un clima di generale onnipotenza; per questo ora, che la donna può farsi valere in famiglia e che conta davvero qual- cosa, non solo come casalinga o come moglie, ma pure come lavoratrice, quelle incrostazioni del vecchio regime riemergono con moventi ormai noti: la gelosia di un uomo che non accetta di es- sere stato lasciato o che dubita della propria donna, la forza e la brutalità con cui lo stesso uomo impone le proprie ragioni, i divieti, le mi- nacce palesi e non. Tutto il mondo dell'uomo, o meglio di uomini cresciuti in un certo modo, è sul punto di crollare e, prima di farlo, purtroppo, porta con sé la donna, colpevole soltanto di desiderare una vita diversa.  C'è senz'altro una responsabilità individuale die- tro al femminicidio: la responsabilità dell'uomo che non accetta la donna per quello che è e cioè per un essere umano come lo è lui e chiunque altro; c'è, però, anche una responsabilità collet- tiva, che è figlia del tempo e della storia e che pesa ancora oggi sul grande cambiamento in atto. Noi abbiamo il dovere di opporci a qualsiasi tipo di violenza, fisica o psicologica, diretta o in- diretta, sulle donne, perché a quella violenza ha contribuito tutto il sistema. E noi questo sistema dobbiamo distruggerlo. III D UNA TESTIMONIANZA In occasione della festa della donna, l'8 marzo, ci sembra doveroso dar voce a tutte le donne che subiscono o hanno subito violenze, con lo scopo di invitare gli uomini ad avere rispetto per le donne e, soprattutto, per spingere le donne a de- nunciare le violenze che subiscono. La “Violenza sulle Donne” è un atto di aggressione psicologica e fisica da parte degli uomini verso le loro com- pagne. Sono sempre più numerosi gli uomini che vengono arrestati per aver violentato, molestato o ucciso la propria moglie o ex compagna; ciò succede per gelosia o possessività da parte degli uomini. La donna, per paura, non denuncia le vio- lenze che subisce e per questo può arrivare anche alla morte. Una testimonianza di questo or- rendo fenomeno ce la offre Lucia, una trentacin- quenne che vive in un piccolo centro di Latina; la donna finita per l’ennesima volta in ospedale de- cide di denunciare il marito, dopo sedici anni di matrimonio. La ragazza sposatasi a diciotto anni, già dalla prima notte di nozze iniziò a subire vio- lenze; il marito, in quella prima occasione, le sca- gliò violentemente un bicchiere. All’ottavo mese di gravidanza, poi, venne scaraventata giù da una scalinata e rischiò di perdere la bambina. La donna ha continuato a subire violenze, ma ora ha deciso di testimoniare contro il marito:”Non l’ho lasciato prima, perché gli volevo comunque bene, avevo paura di affrontare il mondo da sola e di non riuscire a garantire con il mio lavoro precario un futuro ai miei figli. L’avevo denunciato due volte e, poi, confidando nelle sue promesse, avevo ritirato le denunce. Ora voglio giustizia”. Questa testimonianza ci deve fare riflettere e ciò che possiamo dire a tutte le ragazze è: “STATE ATTENTE” perché non tutti gli uomini sono uguali: c'è chi ama e c'è chi uccide. Invitiamo tutte le donne a denunciare ogni forma di violenza, perché è giusto che paghi chi fa loro del male. IIIC
  • 4. MIGRANTI: IL VIAGGIO DELLA SPERANZA Non passa giorno in cui la televisione non tra- smetta reportage dei cosiddetti “viaggi delle car- rette del mare”, cariche di profughi, che tentano, spesso inutilmente, di attraversare il Mediterra- neo per arrivare presso le nostre coste. Allora as- sistiamo impotenti e sconvolti al susseguirsi di tragedie: cadaveri raccolti in mare, ragazzi, donne e bambini rovesciati in acqua. Il canale di Sicilia ormai si è trasformato in un mare di “cada- veri”.Gli immigrati arrivano dalla Libia, Tunisia, Turchia, Afghanistan, Siria; il loro obiettivo è arri- vare in Europa centrale, in particolare in Germa- nia. L’Italia, che si affaccia sul Mediterraneo con migliaia di chilometri di costa, rappresenta l’ap- prodo più vicino e più semplice da raggiungere per queste anime disperate. Essi arrivano non solo da Paesi poveri ma anche da Paesi gover- nati da regimi dittatoriali che ignorano i diritti umani e non lasciano spazio alla democrazia; de- cidono, quindi, di abbandonare il loro Paese per cercare altrove quel benessere che nella loro terra è impossibile trovare e dove è difficile solo provare ad immaginare di avere un futuro. Intere famiglie intraprendono questi “viaggi della spe- ranza” molto lunghi e rischiosi, senza il rispetto di nessuna norma igienica, per fuggire da un Paese che non offre più né prospettive né garanzie di vita. Il viaggio è lungo, estenuante, massacrante; in quel barcone patiscono la fame, la sete, nono- stante paghino cospicue somme di denaro.Que- sta gente è confusa, stanca, senza nemmeno una meta ben precisa, ma decisa a non tornare indietro.La cosa che mi fa rabbia è la vigliaccheria degli scafisti, i quali, una volta avvistati dalla Guardia costiera, iniziano a gettare in mare donne, uomini e anche bambini pur di scappare. Certo loro sono solamente la punta di un iceberg chiamato criminalità organizzata; è un’industria fiorente ad opera di trafficanti senza scrupoli che, dietro a compensi altissimi, imbarcano in piccole scialuppe centinaia di persone. Molti di coloro che sbarcano sono clandestini, senza documenti, e vengono accolti in un apposito centro, in attesa di essere smistati e inviati ai centri di accoglienza, dai quali è facile fuggire. Infatti per molti di loro il viaggio continua verso altri Paesi europei che cer- cano di raggiungere nascondendosi, illegal- mente, sotto il rimorchio dei camion, dentro i treni o dentro la stiva delle navi mercantili senza man- giare, senza parlare, sperando di non essere sco- perti. Molti muoiono annegati, altri per soffocamento, altri schiacciati dal peso delle merci. Coloro che riescono ad arrivare alla meta versano lacrime di gioia e di orgoglio, perché spe- rano ancora di poter lottare e per rendere felice la propria famiglia; coloro che invece non ce la fanno, allora rivolgono gli occhi al cielo, mentre lacrime di sconforto e di rabbia scendono lungo i loro volti stanchi e infelici per aver vanificato tutti quei sacrifici.Essendo entrati illegalmente, i clan- destini vengono spesso inseriti nel modo crimi- nale e sfruttati come fonti di nuovi profitti illeciti (ad es. nel campo della prostituzione, dello spac- cio di droga, furti, lavoro nero). Secondo me,è giusto garantire un'accoglienza di- gnitosa agli uomini e alle donne che sono fuggiti dalla povertà e dalla miseria, dalle guerre e dalle persecuzioni, alla ricerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli, e che vogliono venire in Italia per lavorare legalmente ed inserirsi nella nostra società, rispettandone le leggi e la cultura.Que- sto, però, non vuol dire spalancare le porte agli immigrati, perchè occorre controllare il fenomeno conciliando le ragioni della legalità e della sicu- rezza con quelle dell’ospitalità e dell’accoglienza. Noi italiani abbiamo centri di accoglienza troppo pieni e possediamo leggi non adeguate per af- frontare questo problema di non facile soluzione. Penso che sia opportuno controllare il fenomeno delle migrazioni, operando con intelligenza e umanità e rilasciando il permesso di soggiorno solo se lo straniero è in possesso di un contratto di lavoro che gli permetta di procurarsi i mezzi per vivere, una casa dignitosa e il denaro necessario per il suo rientro in patria. Altra soluzione efficace, per me, sarebbe quella di mandare aiuti concreti nei Paesi d’origine degli immigrati: soldi, perso- nale specializzato che costruisca le infrastrutture necessarie e che insegni agli abitanti del luogo tecniche all’avanguardia che possano risolvere localmente i problemi degli immigrati, evitando così che migliaia di persone lascino la loro terra natale. L’Europa, però, non fa altro che parlare e intanto queste persone continuano a morire. Gli italiani, inoltre, sono ancora diffidenti nei confronti degli immigrati e una buona parte vorrebbe che questa povera gente fosse rispedita nei loro Paesi d’origine. Ma come si può non voler aiutare degli altri esseri umani in fuga da una realtà di guerra e sottomissione? Se ci fosse chiunque di noi al loro posto, chi non proverebbe ad andar- sene dalla guerra e a chiedere un aiuto agli altri Paesi? Fidanza Giacomo III E s.o.s. GioVani ARRIVA L’ADOLESCENZA Quest’anno abbiamo avuto modo di approfondire numerose tematiche davvero interessanti, ma, tra tutte, ce n’è stata una che ci ha coinvolto in par- ticolar modo: l’adolescenza. Sicuramente il nostro interesse nei confronti di questo argomento è de- rivato dal fatto che abbiamo avuto modo di riflet- tere e di confrontarci sui problemi connessi all’età adolescenziale, problemi che in parte stiamo spe- rimentando in questa delicata fase della nostra vita. L’adolescenza infatti è un periodo molto dif- ficile della vita di ogni ragazzo, caratterizzata da profondi cambiamenti, sia dal punto di vista fisico che emozionale e comportamentale.Tali cambia- menti rendono gli adolescenti molto insicuri, ira- scibili con il mondo, che a volte vedono “ostile”, e con gli adulti che considerano persone “noiose” e complicate contro le quali manifestano reazioni di rabbia, a causa delle loro richieste negate, e dalle quali si sentono incompresi. In età adole- scenziale, dunque, i ragazzi sono in costante competizione con i propri genitori, proprio con co- loro che invece li dovrebbero guidare verso quel difficile percorso che è la vita. Gli adolescenti, inoltre, proprio perché insicuri, tendono a seguire la massa, cioè ad adattarsi alla realtà circostante, senza dar importanza a quello che sono vera- mente e a come si sentono;avere quello che i coetanei hanno, fare quello che i coetanei pos- sono fare, ottenere quello che i coetanei hanno già ottenuto diventa la loro principale aspirazione. E per far ciò i giovani sono disposti a modificare il proprio comportamento solo per omologarsi alla massa e per rimanere integrati nel gruppo dei coetanei. L’adolescenza è, quindi, una fase della vita molto delicata e complessa, ma fortunata- mente è solo un periodo che, se affrontato nel modo giusto, porterà alla formazione di una per- sona integra, sicura, consapevole delle proprie azioni, responsabile, matura che imparerà a guar- dare la vita con la volontà di superare gli ostacoli che la caratterizzano. Daniel Callea Giusy Spagnolo III A LA DROGA E I GIOVANI OGGI L'uso di droga da parte di giovani di tutte le età è uno dei problemi maggiori che la società contem- poranea deve tenere sotto controllo. Risulta diffi- cile pensare a una soluzione definitiva, ma arginare il fenomeno, tutt'altro che in diminuzione, è possibile e auspicabile. Tale fenomeno, infatti, è in continua crescita non solo perché ormai è davvero facile reperire sostanze di qualsiasi tipo (pure online) ma anche, e soprattutto, perché l'evoluzione della società moderna ha trasformato profondamente la famiglia ed è evidente che un adolescente senza solidi punti di riferimento cer- chi in qualcosa di effimero, la droga per l'appunto, la soluzione ai suoi problemi più disparati. Si ricorre alla droga per motivi molto spesso ba- nali: l'adolescente vuole dimostrare di saper tra- sgredire e cerca l'integrazione nel gruppo dei pari; molto spesso infatti l'uso di droga non è altro che il frutto dell'emulazione di ciò che fanno i coe- tanei. Certamente non tutti i ragazzi ricorrono alla droga per sentirsi parte del mondo degli adole- scenti, ma l'uso di sostanze è spesso un mezzo che facilita almeno apparentemente quest'inte- grazione. Ci sono poi problemi più seri che possono spin- gere all'uso di sostanze stupefacenti: perdita di un proprio caro, di amico o in generale di un punto di riferimento; la ricerca di una soluzione a un problema all'apparenza insormontabile con un mezzo, la droga, che ne cancella solo momenta- neamente l'esistenza; non è neanche raro che si faccia uso di sostanze per mettere fine a problemi di natura fisica. Ovviamente quando si parla di giovani e di droga si parla anche di uso occasio- nale delle sostanze. Anche l'uso della droga per divertimento deve destare una certa preoccupazione. Forse l'uso di droga a scopo ludico, se così possiamo defi- nirlo, denota l'as- senza di valori o meglio la sostitu- zione di principi sani con altri; il ri- spetto della propria
  • 5. Uno ZooM sUlla storia LA FESTA DELLA DONNA L’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale della Donna; è un modo per ricordarsi da dove veniamo, noi donne, e dove stiamo andando.Questa celebra- zione nasce per onorare la memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la “Cot- ton”. La Giornata Internazionale della Donna nacque infatti ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano, che in quella data organizzò una grande manifesta- zione in favore del diritto delle donne al voto. Il tema era già stato a lungo discusso negli anni precedenti sia negli Usa sia dai delegati del VII Congresso del- l'Internazionale socialista. Le manifestazioni per il suffragio universalesi uni- rono presto ad altre rivendicazioni dei diritti femmi- nili. Tra il novembre 1908 e il febbraio 1909 migliaia di operaie di New York scioperarono per giorni e giorni per chiedere un aumento del salario e un mi- glioramento delle condizioni di lavoro.Il 25 marzo del 1911 avvenne la goccia che fece traboccare il vaso: nella fabbrica “Triangle” di New York si sviluppò un incendio e 146 lavoratori, per lo più donne immi- grate, persero la vita. Da quest’episodio in poi, le manifestazioni delle donne si moltiplicarono. La data dell'8 marzo entrò per la prima volta nella storia della Festa della Donna nel 1917, quando le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita alla «ri- voluzione russa di febbraio». Fu questo evento a ispirare le delegate della Seconda Conferenza In- ternazionale delle donne comuniste a Mosca, quando scelsero l'8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell'Operaia. In Italia la Festa della Donna iniziò a essere cele- brata nel 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale. L'iniziativa prese forza nel 1945, quando l'Unione Donne in Italia formata da donne del Pci, Psi, (Partito d'Azione, Sinistra Cri- stiana e Democrazia del Lavoro) celebrò la Giornata della Donna nelle zone dell'Italia già liberate dal fa- scismo. In occasione dell’8 marzo 2017 vogliamo ricordare alcune donne italiane che per prime hanno rag- giunto traguardi significativi nell’ambito sociale o pro- fessionale: Grazia Deledda, Rita Levi Montalcini, Oriana Fallaci, Margherita Hack, Nilde Iotti, Franca Viola, Alda Merini e Anna Magnani. Gloria Abbruzzo Antonio Orlando Cristina Spallino GiuseppeTumbarello III B cUltUrE a conFronto LA FESTA DI SAN GIUSEPPE A RIBERA Quest’anno, come ogni anno, il 19 marzo tutti i cittadini riberesi festeggeranno San Giuseppe, una festa molto sentita da grandi e piccoli. I preparativi iniziano almeno un mese prima e ri- chiedono tanto impegno da parte del comitato e delle famiglie che, per devozione, preparano un altare, appunto “L’altari di San Giuseppi”, i cui co- lori principali sono il bianco, il celeste e, a volte, anche l’argentato. Anche nella nostra scuola “Vincenzo Navarro”, precisamente nei locali della Scuola Primaria “E. Cufalo”, da diversi anni viene allestito un meravi- glioso altare votivo, che richiede impegno e tanta devozione da parte dei docenti e di tutti coloro che collaborano. La tradizione vuole che questi altari vengano al- lestiti con coperte ricamate, raso e veli e arricchiti con i cibi tradizionali della festa: pasta con la mol- lica, dolci, frittate, frutta fresca, pani dalle forme tipiche chiamati “purciddati” o “varbuzzi” di San Giuseppe, oggetti in pasta di sale raffiguranti gli attrezzi da falegname del Santo o altri simboli re- ligiosi, acqua colorata, una boccia col pesce rosso, ecc.. La pietanza tipica per eccellenza che si prepara il giorno della festa è la “minestra di San Giu- seppe”, i cui ingredienti principali sono: cipolletta, broccoli, “lumaccu di favi”, sparacello, pasta, riso, finocchietto e cannella. È importante sottolineare che ogni cibo, o oggetto che sia, simboleggia una cosa diversa! Il cibo, in generale, rappresenta l’abbondanza e altri oggetti richiamano passi del Vangelo. Al centro dell’altare viene posto un grande tavolo rettangolare ben apparecchiato con almeno 13 pietanze, attorno al quale si sie- dono “li virgineddi” o apostoli, il Santo, la Ma- donna e Gesù, di solito interpretati da bambini, i quali mangiano e onorano il cibo offerto dalla fa- miglia che ha allestito l’altare. La giornata si apre con la classica “arburata”, cioè con lo sparo di “li mascuna”; a seguire c’è la processione che viene guidata dalla “stragula” una torre, con la struttura di ferro, ricoperta di pane e alloro e, con al centro, una foto della statua di San Giuseppe. Dopo la processione, quando li “virgineddi” tornano all’al- tare, il Santo, la Madonna e Gesù bambino si ri- trovano davanti ad un “fondaco”, dove chiedono alloggio recitando dei dialoghi in dialetto sici- liano.All’inizio il padrone di casa, per ben due volte, finge di non sentire, anzi gli sbatte la porta in faccia. Alla terza, poi, mosso a pietà, apre la porta e accoglie i viandanti mettendo a disposi- zione tutto quello che è stato preparato.San Giu- seppe contento alza il bastone verso l'alto e grida: "Viva lu patriarca di San Giuseppi" e la gente ri- sponde “Viva!”. A tutto ciò seguono applausi, spari di mortaretti e una cascata di volantini con la scritta “Viva San Giuseppe”. Certamente, la visita ad uno di questi singolari Altari è uno spettacolo di colori, di pro- fumi, di pietanze e di religiosità, che ha un suo fa- scino tutto particolare di cui gli ideatori vanno orgogliosi. Insomma è evidente che noi riberesi siamo legati alla TRADIZIONE! Marzia Chetta III C cUriositÀ ORIGINE DEL NOME GIUSEPPE Giuseppe è il nome più popolare in Italia e sono circa 2 milioni le persone che lo portano, anche se molti, erroneamente, lo giudicano poco elegante e per questo, oggi, sono sempre meno i genitori che lo scelgono per i loro figli. La sua straordinaria diffusione è dovuta principal- mente al culto di San Giuseppe, sposo della Ma- donna e padre putativo di Gesù, patrono della Chiesa universale, dei falegnami e dei lavoratori in genere. Il nome Giuseppe proviene dall'ebraico Jòsef.Nel Medioevo il nome si è trasformato in “Ioseppus” e poi man mano, nel corso dei secoli, è diventato de- finitivamente Giuseppe. Il 19 marzo, in Italia, oltre a festeggiare San Giu- seppe, è in uso, ormai da parecchi anni, celebrare la "Festa del papà", in onore del santo che è anche il più amato dai riberesi, che lo hanno eletto, as- sieme a San Nicola compatrono della nostra citta- dina. Cristina Spallino III B vita e di quella altrui dovrebbe essere al centro del sistema dei valori di un individuo a prescin- dere dall'età.  Se alcuni giovani hanno bisogno di drogarsi per divertirsi forse non sono realmente appagati dal legame che hanno instaurato tra loro. Dietro que- sti comportamenti si nasconde quindi non sempre la solitudine, come spesso si dice, ma anche la superficialità, la poca o scarsa consapevolezza che c'è rispetto al confine tra bene e male, e que- sti non sono valori innati, ma trasmessi dalla fa- miglia e dalle istituzioni. Il male comune a molti problemi di ieri e oggi, dalla droga al bullismo e al cyberbullismo, in effetti sta proprio nell’assenza di determinati valori. È ovvio che i giovani oggi vi- vono in una società in cui la tentazione è all'or- dine del giorno, ma è pur vero che un ragazzo cresciuto bene potrà cadere, ma saprà rialzarsi in qualche modo grazie al sistema di valori che gli è stato trasmesso. Il problema, dunque, oggi non sta solo nel rap- porto fra i giovani e l'uso della droga ma anche nel cambiamento che hanno subito i loro punti di riferimento e soprattutto l'importanza che essi hanno nelle loro vite. In conclusione crediamo che il consumo di droga sia aumentato a causa dell'assenza di un sistema di valori che scuola e genitori dovrebbero tra- smettere. III D
  • 6. IL CARNEVALE DI COLONIA Nella città di Colonia, in Germania, si tengono feste, manifestazioni ed eventi culturali durante tutto il corso dell’anno, ma è uno principalmente l’appuntamento che tutta la gente del posto at- tende con impazienza: il Carnevale.Anche se, come da tradizione, i preparativi per le celebra- zioni hanno inizio alle ore 11:11 dell’11 novembre, bisogna attendere febbraio per dare il via ai veri festeggiamenti. Il giovedì grasso, al solito grido di “KolleAlaaf”, il saluto che indica l’inizio della festa, e ripetendo il mantra “Kolnhatwaszubeaten” , let- teralmente “Colonia è difficile da battere”, si dà il via alle danze. Come di consueto, il Carnevale inizia con la presentazione al pubblico dei perso- naggi più importanti, quali la Vergine, il Contadino e il Principe, cui sono simbolicamente affidate le chiavi della città. Ma la caratteristica principale di questa prima giornata è che le donne si aggirano per le strade di Colonia e, forbici alla mano, ta- gliano tutte le cravatte degli uomini che incon- trano lungo il cammino. Durante il venerdì si prosegue con il “Karnevalsfreitag”, ricco di parate, cortei e manifestazioni colorate nel cuore della città.Il giorno successivo, cioè il sabato, tra canti gioiosi, gli uomini, vestiti con eleganti giubbe rosse, si danno appuntamento al “Neumarkt” per commemorare l’onore dei soldati di Colonia.La domenica è dedicata ai più giovani: migliaia di studenti, vestiti con abiti dai colori sgargianti, per- corrono le vie della città, animandola con canti e parate mascherate.L’antica tradizione indica nel lunedì il momento clou per le celebrazioni del Carnevale. Sfilano i carri allegorici con tanto di lancio di caramelle e dolciumi ai partecipanti della parata.Il martedì grasso è il giorno dedicato al rogo del “Nubbel”, il fantoccio di paglia dato in pasto alle fiamme per lasciarsi alle spalle l’anno vecchio e salutare con gioia il nuovo. Il mercoledì delle Ceneri chiude definitivamente il Carnevale: i festeggiamenti terminano, i carri si ritirano in buon ordine e abitanti e turisti affollano i ristoranti che mantengono l’usanza di preparare pietanze a base esclusivamente di pesce. II D TRADIZIONI DEL REGNO UNITO Tante sono le tradizioni diffuse in territorio britan- nico; tra le più bizzarre ricordiamo il WormChar- ming, il WifeCarryng, CheeseRolling, Pancake Flipping. Il WormCharming è uno sport insolito che consi- ste nell'attrarre i vermi dal terreno. Dal 1980 esi- ste una competizione annuale durante la quale è possibile vedere decine di persone che si battono per riuscire ad attrarre più vermi possibili, farli uscire dal terreno e solo in alcuni casi utilizzarli poi per la pesca. Il WifeCarryng, o trasporto della moglie, nasce quando, con l'invasione dei Vichinghi, intorno al 793 a. C., un monastero venne distrutto e le donne portate via contro la loro volontà. Dal 2008 il suddetto evento viene rievocato tramite una competizione umoristico/sportiva che vede come protagonisti uomini incaricati di correre per un percorso di circa 400 metri reggendo sulla schiena la loro donna, superando pozze d’acqua e barriere. Esiste anche un campionato mondiale di WifeCarryng che si tiene in Finlandia. Una cu- riosità: il primo arrivato vince una quantità di birra equivalente al peso della propria donna. Il CheeseRolling si tiene presso la collina Cooper ed è una delle tradizioni più seguite in Inghilterra. Dalla cima di una collina viene fatta rotolare una forma di formaggio e i partecipanti le corrono die- tro per cercare di afferrarla. La prima persona che arriva sulla linea di arrivo ai piedi della collina vince il formaggio. Non dissimile è la Sagra del Maiorchino, una manifestazione dedicata al for- maggio pecorino che si svolge ogni anno durante il periodo di Carnevale a Novara di Sicilia.Il torneo consiste nel far rotolare una forma di formaggio lungo un percorso che si snoda per oltre due chi- lometri lungo le viuzze del paese. Tornado al Regno Unito, il gioco più conosciuto e divertente del martedì grasso è, infine, la corsa dei pancake. Nei villaggi e nei paesi le donne si sfidano in competizioni alquanto bizzarre: de- vono, infatti, correre fino in chiesa portando in mano una padella con una frittella calda. La vera prova di abilità consiste nel lanciare almeno tre volte il pancake prima di completare la gara. Ilaria La Malfa Noemi Presti Maria Vacante II B UN PICCOLO GRANDE GENIO Durante le ore di Ampliamento di Italiano, nell’am- bito di un progetto chiamato Culture e tradizioni a con- fronto per il Gior- nale d’Istituto, noi ragazzi della II A ci siamo occupati di ricercare tradi- zioni, usi e co- stumi dei vari Stati studiati in Geografia. Es- sendo la nostra una scuola ad indirizzo musicale, abbiamo voluto dare spazio alla musica au- striaca. La tradizione musicale è sempre stata un punto di rilievo nel panorama culturale e folkloristico del- l’Austria che si pregia di aver dato i natali ad al- cuni tra i più importanti compositori. Tra i nomi più rilevanti compaiono i giganti della musica classica come Strauss, Schubert e Mozart: il più grande e celebre compositore di tutti i tempi, di cui va fiera tutta l’Europa.Wolfgang Amadeus Mozart nacque a Salisburgo il 27 gennaio 1756 e morì a Vienna il 5 dicembre 1791. Egli era un genio particolare e anche un po’ bizzarro. Si dice, infatti, che ge- nialità e sregolatezza vadano spesso di pari passo. Anche genialità e follia sono una coppia non troppo rara, specialmente nel mondo dell'arte e in Wolfgang Amadeus Mozart troviamo sicura- mente tutto: genialità, sregolatezza e anche un pizzico di follia. Mozart era capace di creare opere maestose come il suo "Don Giovanni", ma contemporaneamente si divertiva a comporre dei canoni con testi goliardici, diventando ben presto uno dei massimi esponenti del classicismo musi- cale settecentesco. Nella letteratura musicolo- gica, insieme a Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven, costituisce la triade che prende il nome di Prima scuola di Vienna. Mozart fu un precoce concertista e compositore. Già a cinque anni compose, come un vero musi- cista, un andante per clavicembalo e consegnò la sua prima opera completa alla tenera età di un- dici anni. Ben presto, inoltre, il compositore ab- bandonò la corte dell'opprimente e antipatico arcivescovo di Salisburgo, Geronimo di Collo- redo, dando inizio così ad una carriera di musici- sta autonomo. Si può dire che è proprio con Mozart che il ruolo del musicista nella società co- mincia a svincolarsi dal servilismo che l'aveva sempre caratterizzato, anche se questo processo sarà portato al massimo compimento da Beetho- ven.Tra le composizioni di Mozart ricordiamo la "Finta semplice" e, in seguito, l’opera buffa "Ratto dal serraglio”, il "Flauto magico" e "Le nozze di Figaro". In tutte le sue opere, Mozart fuse mira- bilmente forza e dolcezza, potenza e grazia e di- venne interprete della società del suo tempo.Come fu precoce la sua carriera musicale fu precoce anche la sua morte: il 5 dicembre del 1791 Mozart si spense all'età di soli trentacinque anni. L’eco del suo genio, tuttavia, risuona ancora a Salisburgo. La casa natale di Mozart è diventata un punto di riferimento culturale per la città e ogni anno migliaia di visitatori di tutto il mondo vi si re- cano. Nel museo sono custoditi il violino di Mozart bambino, quello da concerto, il clavicordo e il pia- noforte a martelli, ma anche lettere e ritratti della sua famiglia. Numerosi sono i libri, i film e le trasmissioni tele- visive su Mozart, ma il miglior modo per onorarne il genio è sentir parlare la sua musica. Alessandro Pontillo Tancredi Tortorici Gabriele Truzzolino II A VIAGGIO TRA LE SPECIA- LITÀ GRASTRONOMICHE BRITANNICHE Nella società britannica, la cucina è un settore molto importante, caratterizzato dalle interazioni con altre nazioni europee e dall’importazione di ingredienti e idee da svariati luoghi che vanno dall’America settentrionale, alla Cina e all’India. Adesso immaginiamo di trovarci lì come turisti... e diamo sapore a questo viaggio! Solitamente la giornata di un italiano inizia con una tazza di latte e biscotti o un caffè. Al contrario, in Inghilterra, si usa fare ogni mattina la colazione anglosassone o englishbreakfast che comprende una ricca varietà di cibi: uova fritte, pomodori, sal- sicce, pancetta, toast. Inoltre, non può mancare il cosiddetto brunch, uno spuntino, che si fa a metà mattina ed è com- posto da tutti gli elementi tipici di una colazione dolce con l’aggiunta di salumi, formaggi o frutta.
  • 7. scrittUra crEatiVa Le lettere Ribera, 07/03/2017 Stimabile Signor Sindaco, siamo un gruppo di giovani concittadini, studenti della scuola di primo grado “Vincenzo Navarro” e Le scriviamo per attenzionarLe la situazione della nostra città. Come giovani sentiamo l’esigenza di avere dei luoghi di aggregazione dove poter svolgere delle attività per occupare e valorizzare il nostro tempo libero.Un teatro, non solo per gli spettacoli, ma anche come laboratorio per chi ama recitare, e un palazzetto dello sport con piscina (chi vuole fare nuoto è costretto ad andare fuori). Purtroppo ci dispiace farLe notare che la nostra Ribera pul- lula di sale giochi e pub, ambienti che certamente non aiutano a farci crescere moralmente sani. Le ricordiamo, inoltre, che le case popolari, che do- vevano essere abbattute e ricostruite in breve tempo, sono ancora lì ricettacolo di animali e di sporcizia. La pulizia delle strade lascia a deside- rare, questa situazione, però, più che all’Ammini- strazione comunale, è imputabile al poco senso civico dei cittadini. A tal proposito,abbiamo pen- sato, dato che siamo noi per primi a sporcare questo paese, di sensibilizzare i cittadini e soprat- tutto gli alunni delle scuole riberesi. Perciò Le pro- poniamo di fare una gara tra le scuole che preveda lo smaltimento e riciclo dei rifiuti: ogni scuola dovrà portare del materiale riciclato, che poi andrà pesato e per ogni chilo verrà attribuito un punto; a dieci punti il comune rilascerà alla scuola un premio prestabilito dall’istituzione stessa. L’altra nostra proposta si riconduce ad un’inda- gine fatta sui ragazzi siciliani che rileva la loro poca dedizione alla lettura. Considerato che il no- stro paese ha una ricca biblioteca, sarebbe no- stra idea pubblicizzarla, magari organizzando in essa delle visite scolastiche, nelle quali i ragazzi potrebbero anche prendere un libro in prestito, se interessati.L’ultima nostra proposta sarebbe un piccolo Carnevale qui a Ribera con l'allestimento di un carro allegorico, come si è fatto a Villa- franca, per animare la città in quei giorni e fare riempire la piazza anche di giovani. Queste sono delle nostre idee e siamo felici che la nostra scuola ci abbia dato la possibilità di esprimerle. La ringraziamo e speriamo che possa prendere in considerazione le nostre proposte. Distinti saluti e buon lavoro. II C Arriviamo così al pranzo. Dal momento che quella del Regno Unito è una società multietnica, ci sono orari e diverse pietanze tipiche dei popoli che vi abitano. Passeggiando per le vie di Londra, ad esempio, ci si imbatte in numerosi e differenti ri- storanti.Entrando in un ristorante indiano, il piatto principale del menù potrebbe essere il pollo al curry, Chickentikkamasala, pietanza composta da pollo, spezie varie e verdure.Se invece mettiamo piede in un ristorante giapponese, sarà il sushi a darci il benvenuto.Visitando poi un locale cinese, ci accorgeremo sicuramente della presenza del riso in quasi tutti i piatti. Dopo una lunga passeg- giata presso l’Hyde Park o al Buckingham Palace, arriva il pomeriggio e, nella nostra giornata da in- glesi, arriva il momento del tè, chiamato After- noon Tea. Intorno alle 17:00, dopo aver scelto tra numerosi infusi, trascorreremo del tempo a sor- seggiare il tè e mangiare i biscotti.Il tempo passa e arriva l'ora di cena o dinner. Ci sono molti risto- ranti, pizzerie ed altri posti per poter passare una piacevole serata. Ricordiamo soprattutto i take away, locali nei quali la gente, prende "al volo" qualcosa da mangiare. Un'importante tipologia del cibo britannico è anche il fish and chips, si tratta di un filetto di pesce bianco fritto in pastella, accompagnato da abbondanti patatine, an- ch’esse fritte, e servito con una spruzzata di sale e aceto. Finisce così la nostra giornata in Inghilterra alla ricerca dei sapori inglesi e, dopo una stancante giornata, è ora di fare un riposino nella camera di un bed and breakfast. Elisa Campione Giada Tumbarello IIB Le favole LA PECORELLA, IL LUPO E LA VOLPE C'era una volta un lupo che passeggiava per il bosco in cerca di cibo. Dopo aver camminato tanto, si guardò intorno e vide una pecora che si era allontanata da un ovile. Allora prese di mira proprio quella pecorella con lo scopo di prenderla in giro e poi mangiarla. Infatti le si avvicinò e le disse: - Ciao! Ti sei persa? Vieni con me, ti riporterò nel tuo ovile. La pecora, ovviamente, non poteva fidarsi di un lupo e cercò delicatamente di rifiutare il suo aiuto. - No, grazie. - gli disse - Stavo facendo un giretto e ora ritroverò sicuramente la mia mamma. La pecorella tremava per la paura, pensava che sarebbe arrivata la sua fine. Continuava a ripe- tere tra sé e sé: - Non tornerò mai a casa sana e salva! Il lupo capì che era terrorizzata, dandosi un sacco di arie le disse che non poteva rifiutare le sue gentilezze econ un balzo improvviso l'afferrò. La pecorella belava disperatamente, imploran- dolo di lasciarla andare. Fortunatamente passò di lì una volpe che, pur non conoscendo la pecorella, si fermò per aiu- tarla. La volpe disse al lupo: - Vieni! Mangia me, se hai coraggio! Non puoi prendertela con una peco- rella! Così il lupo accettò la sfida,liberò la pecorella e inseguì la volpe che lo condusse in una trappola preparata in precedenza. Da quel momento la pecora e la volpe divennero amiche per sempre! La favola dimostra che chi trova un amico, trova un tesoro. Rachele Maurello Classe I A Le fiabe L'ANELLO DELLA VITA C'era una volta in un'epoca lontana un cavaliere, chiamato Euriol, a cui venne affidato dalla princi- pessa del regno il compito di recuperare l'anello della vita, che le era stato rubato dal drago Cam- bio-forma. Il cavaliere in questa sua impresa era accompagnato dal suo fedele amico, il draghetto Furbix. Per arrivare al drago Cambio-forma e re- cuperare l'anello della vita, bisognava superare tre ostacoli: il primo era sconfiggere il malvagio drago che viveva nella palude, il secondo consi- steva nell'attraversare una galleria sotterranea dentro la quale non si vedeva niente, e il terzo era quello di sorvolare una valle scoscesa. Euriol ar- matosi di coraggio iniziò il suo viaggio. Una volta arrivato nella palude e inoltratosi in essa, il cavaliere incontrò il drago malvagio che sconfisse grazie all'aiuto del suo piccolo aiutante. Il draghetto Furbix, infatti, finse di essersi smarrito e di avere bisogno di aiuto. Mentre il drago, cru- dele soltanto con gli umani, si distrasse per dargli delle indicazioni Euriol, apparso all'improvviso,lo infilzò con la sua spada. Il secondo ostacolo, la galleria sotterranea, fu superato sempre grazie all'aiuto del draghetto il quale, emettendo fuoco dalle sue narici, illuminava la strada al cavaliere. Il terzo ostacolo, cioè sorvolare la valle scoscesa, fu superato volando sul dorso del draghetto. Eu- riol e il suo aiutante arrivarono così dal drago Cambio-forma e iniziarono a combattere. Il cava- liere si trovò in difficoltà e Cambio-forma stava per sconfiggerlo; quando, però, stava per sferrare il colpo mortale, il draghetto difese il cavaliere mettendosi davanti a lui. Colpito dall'attacco del drago, Furbix cadde a terrà e stava per morire. Euriol vedendo il draghetto in quelle condizioni si arrabbiò talmente tanto che, raccolte tutte le sue forze, si avventò contro il terribile drago e riuscì a infilzarlo con la sua spada e lo uccise. Recupe- rato l'anello della vita, Euriol lo uso subito per ri- dare la vita al suo carissimo amico Furbix che ormai era passato a miglior vita; una volta che quest'ultimo si fu ripreso tornarono assieme al regno. Giunti al castello l'anello della vita fu resti- tuito alla principessa che scelse il coraggioso Eu- riol come suo sposo e così...vissero tutti felici e contenti Calogero Alessi I E Ribera, 07/03/2017 Gentilissima Dirigente, approfittiamo di questo giornalino per scriverLe riguardo la nostra esigenza di avere una scuola più all'avanguardia, una scuola più a misura d'alunno, non soltanto per l'utilizzo della tecnolo- gia, ma anche grazie alla realizzazione di nuove strutture, come ad esempio una nuova e più at- trezzata palestra; ci piacerebbe inoltre che nelle ore di educazione fisica venissero inserite altre attività sportive diverse dal calcio e dalla palla- volo. Vorremmo chiederLe anche di mettere degli ar- madietti nel corridoio per posare i libri, dato che sono molto pesanti, così vi potremmo depositare quelli che non servono; questo ci permetterebbe anche di avere un posto sicuro dove mettere i no- stri libri. Le volevamo inoltre chiedere se era possibile or- ganizzare una festa di fine anno a tema. Che ne pensa? Si potrebbe svolgere nel cortile della scuola e lo potremmo decorare sulla base del tema che lei sceglierà. Ci fidiamo di lei, valuti bene le nostre proposte. Cordiali saluti. Attendiamo una sua risposta. IIC
  • 8. Quinto numero – Marzo 2017 Istituto Comprensivo “Vincenzo Navarro” di Ribera Dirigente Scolastico: Dott.ssa Paola Triolo DSGA: Vincenzo Geraci Docente referente: Teresa Bilello Docenti coinvolti: T.Bilello, L.Calcara, V. Chetta, S. Di Giorgi, A. Guirreri, C.Lo Cascio, G.Mangiapane, G. Miceli, M. Musso, G. Perrone, C. Raffiti, A.M. Ragusa, L. Savoca, M. Trento, C.Urso, Classi coinvolte: Tutte le classi della Scuola Secondaria di primo grado “V. Navarro” www.NAVARRO.IT Le Poesie FILASTROCCHE DI CARNEVALE CARNEVALE PIEDONE carnevale burlone dona un tocco al suo piedone, con un colorato scarpone, se ne va a spasso per lo stradone. Mani e piedi infervorati, ballano tutti gli invitati. le vesti di mille colori svolazzano come tanti fiori. Piede lesto e ballerino, ballerà ogni bambino. Alessia Messina I C CARNEVALE TEMPORALE E’ arrivato il carnevale, scoppia come un temporale! tutti i bimbi corrono a giocare; canti, balli e tante improvvisate, tra un mare di risate! con maschere e cappelli in testa, tutto il mondo fa gran festa! scoppia come un temporale, tutti quanti a ballare! E’ arrivato il carnevale! Giuseppina Giordano I C CARNEVALE IL DISTRATTONE carnevale con il suo gran piedone compie i passi come un vecchio ladrone, ma si stanca il poveraccio e si asciuga con un grande straccio. canta, balla e si trascina ed inciampa in un crepaccio, per tirarlo su ecco arriva il carro attrezzi, e tutti pronti con mille scherzi. Chiara Baschera I C ANIMALETTI A CARNEVALE la gallina canta e balla Quando gioca con la palla e se arriva il carnevale invita a giocare anche il maiale. Questo è il bello del carnevale perché con gli amici ogni scherzetto vale. Alessandra Scorsone I C Il racconto d’avventura UNA PERICOLOSA AVVENTURA Un giorno d’estate, io e mia cugina Lucrezia, mentre eravamo in spiaggia con le nostre fami- glie, decidemmo di fare un giro in canotto. Così senza dire niente a nessuno, gonfiammo il canotto, prendemmo i remi e piano piano ci allon- tanammo dalla riva remando insieme. Era una bellissima giornata di sole, molto calda e afosa, e il mare era una tavola, completamente piatto e calmo, di un colore azzurro, limpidissimo e trasparente.A un certo punto dissi: “Che dici Lulli, ci fermiamo e facciamo un tuffo in acqua? Sento veramente caldo e poi sono stanca di re- mare”. Lucrezia mi rispose: “A me non va di fare il bagno, vai tu; io rimango sul canotto a prendere il sole” Così mi tuffai e feci una bella nuotata allontanan- domi un po’dal canotto. Quando mi fermai e mi voltai per invitare Lucrezia a buttarsi in acqua,perché non si perdesse quel mare così bello, la vidi che si sbracciava animatamente e che mi gridava qualcosa. Pensai: “Lucrezia si sente male e mi sta chiamando per essere aiu- tata!” Allora cominciai a nuotare velocemente fino a quando raggiunsi il canotto e vi salii sopra. Dissi:“ Che succede Lulli? Ti senti male?” Ma Lu- crezia era quasi impietrita e guardava fissa il mare. Spostai lo sguardo anche io nella stessa direzione verso cui guardava mia cugina e solo allora mi resi conto del pericolo: la pinna incon- fondibile di uno squalo si avvicinava verso di noi!!! Lucrezia, appena si riprese dallo spavento, co- minciò ad urlare: “Andiamocene, presto, scap- piamo via di qua!!!!!”. Ma io le dissi: “Calmati Lucrezia, dobbiamo stare calmi e assolutamente immobili, non dobbiamo fare neanche il minimo rumore”. Ero molto spaventata e molto ansiosa per quella decisione che avevo preso e sperai con tutto il cuore che fosse quella giusta, ma cer- cai di dimostrare una certa fiducia per non fare preoccupare ancora di più Lucrezia. Lo squalo, che era davvero enorme, una bestia di quasi due metri, cominciò a girare attorno al canotto e la no- stra paura aumentò sempre più, ma restammo immobili, quasi senza respirare, per un tempo che mi parve infinitamente lungo. Temevo che lo squalo, con i suoi enormi denti, distruggesse il ca- notto e allora per noi sarebbe stata la fine. Ma al- l’improvviso un rumore lontano di uno scooter d’acqua fece distrarre lo squalo, che lentamente cominciò ad allontanarsi dal nostro canotto. Io e Lucrezia continuammo a restare ferme e in silen- zio, ma appena lo squalo fu abbastanza lontano e non distinguemmo più la sua lunga pinna, dissi a Lucrezia: “Forza, Lulli! Prendi il remo e comin- cia a remare più in fretta che puoi! Dobbiamo tor- nare in spiaggia”. Quando toccammo la riva, stremate per lo sforzo, ma contente, saltammo giù dal canotto e ci abbracciammo forte metten- doci a piangere per la gioia. L’avevamo scampata bella, ma eravamo sane e salve! Simona Montana ID IL FOLLETTO MAGICO Un giorno una bella fanciulla di nome Ermenel- gilda era scappata di casa per via dei maltratta- menti della sua matrigna. La ragazza, nonostante fosse giovane, bella e ricca, era molto sfortunata, poiché la donna, che il padre aveva sposato in seconde nozze, era perfida e malvagia e non per- deva occasione per fare delle cattiverie a scapito della fanciulla. Dopo essere scappata di casa, la fanciulla si rifugiò in un bosco; camminò così tanto che si ritrovò davanti ad un fungo gigante dalle sembianze di un'abitazione; bussò più volte alla porta, ma nessuno rispondeva, così, se- guendo il suo istinto, entrò. Immediatamente sentì dei rumori, guardò attentamente e si ac- corse di un piccolo folletto che alla sua vista si era impaurito. Ermenelgilda lo prese e lo tranquil- lizzò con le sue dolci parole e, dopo essere di- ventati amici, gli raccontò cosa le fosse successo. Il folletto, buono di cuore, decise di aiutarla, con- fidandole di avere dei poteri magici. Iniziarono a pensare, quindi, a come far scappare la matrigna dalla sua casa e non farla più ritornare. Il folletto magico ebbe una bella idea: ogni notte sarebbe andato a casa della matrigna, l’avrebbe svegliava, mentre dormiva profondamente, e le avrebbe fatto vedere dei fantasmi che le avreb- bero detto che quella era una casa stregata; forse, solo così, se ne sarebbe andata a gambe levate. Il piano funzionò; la matrigna infatti non dormì per una settimana intera e per la paura pensò veramente che quella fosse una casa ma- ledetta. Così fece i bagagli e partì lasciando tutto. Da quel giorno non si ebbero più sue notizie e il padre di Ermenelgilda non riuscì a capire cosa fosse successo; tutto rimase un mistero. La ra- gazza e il folletto magico non si separarono più, si innamorarono, si sposarono e vissero felici e contenti. Maria Interrante I B