3. INDICE
- giovani ed adulti: qualche dato;
- il contesto educativo oggi;
- l’adulto oggi;
- la famiglia di oggi;
- la relazione educativa;
- come costruire relazioni educative
4. GIOVANI ed ADULTI: QUALCHE DATO – 1/7
9 LUGLIO 2006: MILIONI DI
GIOVANI SI RIVERSANO
NELLE PIAZZE D’ITALIA PER
FESTEGGIARE IL MONDIALE
Non tutti ricordano che, dopo,
ben 2,2 milioni di loro sono
tornati a dormire nella casa dei
loro genitori…
% dei maschi tra i 25 e i trent'anni che vive con i genitori In Italia, il 70%
Francesi e Tedeschi 20%
10Inglesi %
35% F e D
15% UK
Per il 70% dei ventenni italiani, la “paghetta” è la
principale fonte di reddito
9. GIOVANI ed ADULTI: QUALCHE DATO – 6/7
Due “buone domande”:
1. Come è possibile far in modo che
l’impegno, la dedizione, la passione,
l’assunzione del rischio, l’amore per il
proprio lavoro degli adulti diventino una
pedagogia educativa?
2. Per i giovani, un’esperienza di
partecipazione attiva è un “qualcosa di
dovuto”, un opzional, un oggetto su un
menù, una perdita di tempo (ad es.
rispetto al proprio futuro), o un luogo di
autorealizzazione che parte da un
“dono”? Chi, come e quando si “valuta”?
10. GIOVANI ed ADULTI: QUALCHE DATO – 7/7
Quale l’unica funzione che l’adulto
in generale (es. perché genitore,
operatore, animatore, docente,
allenatore, ecc.) non può
delegare?
Quella educativa!
Perché:
· nessuno può rinunciare al proprio ruolo di padre, madre, ecc
· è un figlio/a che fa nascere un padre (o madre) e non
viceversa, è un gruppo che fa nascere un animatore, è una
squadra che fa nascere un allenatore, ecc…
Nella realtà si registrano tentativi di delegare compiti educativi
ad altri (mamme, nonni/e, educatori, istituti religiosi, tutor, ecc)
11. IL CONTESTO EDUCATIVO DI OGGI – 1/5
Oggi, per la prima volta dal
Dopoguerra, non vale più il
paradigma dello “sviluppo
senza fine” dove sembrava
che tutto potesse crescere
all’infinito, a partire dal
benessere personale.
Si è reduci dall’euforia della
new economy, ultimo sogno
collettivo dove la prospettiva di
maggiori guadagni per tutti
sembrava ancora possibile.
12. IL CONTESTO EDUCATIVO DI OGGI – 2/5
Il futuro non è più una “rassicurante
promessa” di miglioramento delle
condizioni per tutti, ma assume i toni di
incertezza e di minaccia (ad. es. le
nuove paure dei genitori per i figli), con
una complessiva carenza di
prospettive del contesto politico
sociale generale.
Ciò provoca una maggior “insicurezza
e ansia sociale”, oggi percepibile un
po’ ovunque.
13. IL CONTESTO EDUCATIVO DI OGGI – 3/5
Ciò genera una “sindrome dell’incertezza”
che origina negli adulti e nelle famiglie:
• una ricerca di assicurazione per sé e per i
propri familiari, che avviene sempre di più
quasi esclusivamente sulle proprie forze,
contando sulle capacità di adattamento alle
mutevoli esigenze;
• l’uso di strumenti di tutela familiare che
sono:
- investimenti privati finalizzati ad
accrescere l’occupabilità dei figli (soprattutto
per formazione e nuove tecnologie);
- il sostegno ad iniziative di auto-imprenditorialità.
14. IL CONTESTO EDUCATIVO DI OGGI – 4/5
Da questa “sindrome” nasce una
“ideologia dell’incertezza” secondo cui:
1. le persone darebbero il meglio nella
competizione e nell’agonismo sociale;
2. i nuovi paradigmi su cui si è misurati
sono il rispetto delle procedure ed il
raggiungimento degli obiettivi entro un
determinato tempo.
In realtà ciò produce: un individualismo
esasperato; una intelligenza senza voglia
e una serie di “passioni tristi”.
15. IL CONTESTO EDUCATIVO DI OGGI – 5/5
La società nel rapporto giovani/adulti:
• è “adultocentrica”;
• non riconosce più il patto fordista tra
generazioni ma non sa stipularne uno
nuovo;
• ritarda sempre più i momenti di
ingresso dei giovani nella vita adulta e
quelli del prendersi carico delle prime
responsabilità (casa, lavoro, investimenti, figli);
• ha abdicato al ruolo educativo o lo fa preoccupandosi
dei giovani più in vista di ciò che potranno divenire in
futuro, che non rispetto a ciò che già oggi sono;
• guarda ai giovani solo come soggetti vulnerabili e
non come risorsa in quanto sensori privilegiati rispetto
ai problemi dei vari contesti sociali ed anche possibili
“indicatori” di soluzione degli stessi.
16. L’adulto oggi – 1/3
Oggi la generazione a disagio non è quella
giovanile (come nei decenni passati), ma la
crisi riguarda gli adulti (in particolare il padre,
che non è più quello di una volta). Questo
principalmente perché:
• la storia (personale) non è più “maestra di
vita”;
• il “principio dell’autorità” fondato su una
“anteriorità” (cioè: “fai così perché lo dico io e
basta”) non funziona più: così con i figli non
si impone nulla, al massimo li si persuade;
• “crisi dell’autorità” (e quindi del padre)
significa anche fine della relativa funzione
contenitiva e rassicurante (a ciò serve
l’autorità), che lascia i figli soli di fronte alle
loro pulsioni ed all’ansia che ne deriva.
17. L’adulto oggi – 2/3
Di conseguenza:
• i genitori cercano di alleviare ai loro figli le
dimensioni più difficili da reggere: le emozioni
legate alla ”vergogna” ed il “fare fatica”, invece
di dare a queste dimensioni un senso (es.
educare al disagio);
• i genitori sono la copia culturale ed emotiva
dei loro figli.
In questo contesto, nei giovani vi è una
ricerca di nuovi limiti (ed emozioni) per
esplorare la propria potenza, per crescere
attraverso nuovi “riti di passaggio”, visto che
quelli tradizionali (ed i loro significati) sono
saltati (ad. es. Esame di maturità, servizio
militare). Questi nuovi riti hanno spesso come
obiettivo la trasgressione delle leggi.
18. L’adulto oggi – 3/3
La difficoltà dell’adulto a
relazionarsi con i figli, ha come
conseguenza il fatto che tra loro
nascono nuove relazioni più
orizzontali (democrazia degli affetti),
amicali, collusive e di complicità.
Qualche dato su questa difficoltà:
· il 73% dei genitori afferma che il mestiere di genitore è
molto più difficile che in passato;
· il 40% che la famiglia è sempre meno in grado di
trasmettere valori positivi quali rispetto della dignità umana,
tolleranza, solidarietà;
· il 50% che c’è un’oggettiva difficoltà a competere con altri
e più attraenti “fori educativi”, quali la tv (che oggi svolge il
70% dell’azione educativa) ed i nuovi strumenti di gioco.
19. La famiglia di oggi – 1/9
Le ricerche di Iard e Censis sulle
percezioni di adulti e giovani rispetto
alla famiglia dicono che:
• è un soggetto che “tiene bene”,
gode di stima e fiducia;
• gli adolescenti la indicano
come un valore importantissimo
della loro vita (insieme agli amici,
con l’80% delle risposte);
• il 60% dei genitori si dichiara “ottimista
malgrado tutto” (contro un 21% di pessimisti), in
quanto ritiene che la famiglia è comunque in
grado di affrontare autonomamente i rischi cui i
figli potrebbero andare in contro in futuro.
20. La famiglia di oggi – 2/9
MA QUALCOSA E’ CAMBIATO: si tratta infatti di
famiglie che sono percepite sempre più come
luoghi di protezione e di affetto, ma meno come
luoghi di comunicazione reale, legate alle
questioni davvero “importanti”. Qualche esempio:
• i figli non comunicano ai genitori come stanno
realmente (o questioni importanti per loro,
parlandone invece con gli amici) ed i genitori non
chiedono loro questo (la domanda è un’altra, cioè
“con chi sei stato” e “dove sei stato?” e non “come”);
• i genitori non parlano con i figli di questioni loro
personali (ad. es. in caso di separazione –una
coppia su 3- i figli sono gli ultimi a saperlo, pur
percependo un clima familiare tutt’altro che
amorevole…), di possibili difficoltà future e non
esplicitano le loro ansie e timori (che però i figli
percepiscono, creando un indebolimento del ruolo
di genitore, vissuto come non in grado di contenere
le emozioni proprie e quindi nemmeno dei figli).
21. La famiglia di oggi – 3/9
QUALCOSA E’ CAMBIATO: sul fronte
delle paure si registra tutta l’influenza del
contesto attuale, amplificata dai media.
Così i genitori, invece di temere rispetto
ad un fallimento della loro azione
educativa, hanno paura per le cose
brutte che potrebbero capitare ai loro
figli.
Le paure Le paure per il futuro dei figli sul fronte economico
1. il timore degli incidenti stradali
(43,5%);
2. l’uso di droga (41,1%);
3. la frequentazione di cattive
compagnie (32,2%);
4. il timore di malattie (32%);
5. diventare vittime di pedofili (27%).
1. non trovare lavoro (65%),
2. difficoltà economiche della
famiglia (o in conseguenza della
morte di un genitore),
3. la scarsa offerta scolastica e
formativa (12,8%)
22. La famiglia di oggi – 4/9
Nascono così nuovi modelli di famiglia ed i due stili più diffusi sono:
1. iperprotettivo: i genitori si sostituiscono continuamente ai figli considerati
fragili, impedendo loro di crescere; i comportamenti degli adulti diventano
spesso confusivi e dissonanti; ai figli si attribuisce una “libertà senza
responsabilità” (è permesso e concesso di più, ma preteso di meno!)
2. democratico-permissivo: i genitori sono amici dei figli, mancano di
autorevolezza, saltano le gerarchie. Vi è quindi una prevalenza di codici
materni che paterni, c’è meno severità e più complicità e, come già detto, gli
equilibri sono basati sui “non detti”.Consegue che nel rapporto genitori/figli:
· i genitori hanno un ruolo sempre meno autoritario (come detto crisi del
“principio di autorità”, sicuramente più facile e comodo da applicare);
i rapporti genitori/figli sono più orizzontali (una “quasi amicizia”), così in
famiglia non si litiga più con i figli (nessuno scontro, nessun confronto);
da “Questa casa non è un albergo” a “in questo albergo sei di casa”;
· non vi è un reale accompagnamento verso l’autonomia e l’indipendenza
dei figli, ma si preferisce “gestirne la dipendenza”.
23. La famiglia di oggi – 5/9
Di fronte a questa situazione le famiglie
hanno un doppio atteggiamento:
• da una parte denunciano la solitudine
in cui si trovano a svolgere la loro
funzione educativa;
• dall’altra si attrezzano per elaborare
una strategia di “costruzione di
sicurezze” per i figli, che consistono:
nell’avviare un’attività economica (per
il 36,4% dei genitori), nell’investire in
fondi di investimento, acquistare una
casa ed assicurarsi.
In ogni caso i genitori tendono a
“tenere a sé i figli” molto di più che in
anni precedenti e di altri Paesi europei.
24. La famiglia di oggi – 6/9
Scenari Situazione attuale
- 2,2 milioni di giovani con indipendenza lavorativa vivono
con i genitori (70% per motivi economici, 30% per scelta);
- il 70% dei maschi tra i 25 e i trent'anni vive con i
genitori (20% in Francia e Germania e 10% in GB);
- nel 2003 le nubili ed i celibi tra i 25 e i 34 anni che
ancora abitavano nella famiglia di origine erano
rispettivamente il 28,3% e il 41,3% (contro il 18,5% e il
33,1% del 1993). Sono passati in dieci anni dal 28,8 % al
34,9%, sorpassando la percentuale dei coetanei che
vivono in coppia con figli (scesa dal 41,9% al 27,9%).
Nuovi equilibri famigliari e
giovani-adulti
Il rinvio
Ciò significa per i giovani un rinvio ad assumersi
responsabilità definitive, alimentando quella che
viene definita la “sindrome di Peter Pan”,
coniando il termine ad hoc di “giovani adulti”.
Ma è sana una società, ed una famiglia, che non si
occupa dell’autonomia dei figli? Che si attrezza per
gestire la loro dipendenza, piuttosto che
favorirne l’autonomia?
25. La famiglia di oggi – 7/9
Tipologie Situazione attuale
Torino: 105.889 coppie con figli, ma anche 31.112 madri
con figli e 6.203 padri con figli (il 26% delle famiglie, una su
quattro, è composta da un solo genitore, dati 2003).
Oltre cinque milioni di famiglie, cioè il 23% del totale, non
replica il modello tradizionale, quello cioè della coppia
sposata con figli.
Diminuzione del numero delle coppie con figli (tra il
1993 e il 2003 si è passati dal 48% al 41,9%).
Negli ultimi dieci anni le separazioni legali sono
aumentate del 56,9% ed i divorzi del 59,4%.
Non solo: oggi un matrimonio su tre si conclude con una
separazione.
Nell’ultimo decennio sono triplicate passando dall’1,3% al
3,8 % del totale delle coppie italiane, arrivando a 500.000
unioni in Italia nel 2005.
In Italia, circa tre milioni
Rinvio della maternità per donne sempre più istruite ed
occupate
Famiglie
monogenitoriali
Nuovi modelli di
famiglia
Aumento delle
separazioni
Coppie di fatto
Single
Nuovo ruolo della donna
26. La famiglia di oggi: i figli – 8/9
I figli oggi tra Mozart e Peter Pan.
Oggi ci si trova di fronte a bambini
che sono dei “precoci adulti” dal
punto di vista dei consumi ed
atteggiamenti (“sindrome di
Mozart”).
Come si è visto, questa precocità però
non si traduce anche in autonomia,
anzi. I giovani sono dei perenni
adolescenti per quel che riguarda
l’autonomia e le prime assunzioni di
piene responsabilità (“sindrome di
Peter Pan”).
27. La famiglia di oggi: i figli – 9/9
Cosa chiedono allora i giovani ai loro
genitori ed agli adulti in generale?
Essenzialmente di:
• essere educati;
• essere presenti nella loro vita, sapendoli
ascoltare. Significa garantire “spazi” e
tempi nella relazione, in cui comunicare
in modo autentico, progettando con loro,
considerando questo rapporto come il
mezzo per poter crescere ed educare.
È quindi una richiesta semplice, autentica,
ma fondamentale in quanto derivante da
loro bisogni, a partire da quello della
condivisione di tempo (una ricerca
inglese afferma che il tempo che
quotidianamente i padri dedicano ai figli è
meno di 12 minuti), ma se nella relazione
non c’è un minimo di quantità, non c’è
neanche qualità!
28. LA RELAZIONE EDUCATIVA
Allora quali attenzioni educative? Ecco 8 atteggiamenti “vincenti”:
1. riconoscerli nelle loro competenze (autostima!);
2. essere coerenti tra i valori dichiarati ed i comportamenti agiti (ogni azione e
comportamento del genitore è osservato e valutato dai figli);
3. i figli hanno bisogno di incontrare adulti che siano credibili, autentici, testimoni
significativi, modelli da imitare, non eroi irraggiungibili;
4. dimostrare capacità di negoziazione (che vuol dire venirsi incontro e dare loro
fiducia, credere in loro, costruire una relazione significativa con loro, a partire
dalle opportunità educative della “paghetta” e del premio per i voti positivi);
5. dimostrare capacità di controllo nei loro confronti (la cui mancanza è percepita
come un’indifferenza);
6. usare linguaggi differenti, interessandosi ai loro interessi (amate ciò che
amano i giovani, affinché loro vi amino, Don Bosco);
7. cercare di intercettare anche le “domande mute” dei figli;
8. il mestiere del genitore è quello più difficile ed è quindi possibile farsi aiutare,
anche costruendo alleanze con le altre agenzie educative della famiglia, in modo
che l’azione educativa sia più efficace.
29. COME COSTRUIRE RELAZIONI EDUCATIVE - 1/9
Nel lavoro con i giovani non è detto
che tutte le proposte debbano venire
dal loro! Gli adulti (gli operatori), i
docenti, hanno il dovere di fare
proposte, anche forti!
Si tratta di percorsi che più difficilmen-te
vengono proposti dai giovani, ma
non per questo bisogna rinunciare a proporli!
Se no vi è il rischio di giovanilismi facili “solo
quello che vogliono i giovani”…).
Se aggiungiamo poi l’attuale “crisi dei ruoli
di autorità” ed il fatto che i media sono
responsabili del 70% della trasmissione dei
valori ai giovani, si rischia la “fine di
proposte educative forti”. Che invece
piacciono ai giovani!
Locri, 19 ottobre 2005
30. COME COSTRUIRE RELAZIONI EDUCATIVE - 2/9
Un’esperienza con un gruppo di adolescenti
è:
• un lungo percorso di progettualità (un
“long life learning project”) che coinvolge
sistemi, valori e tempi;
• un pro jecus, cioè un qualcosa che va al
di là del presente, che ha degli obiettivi di
più lungo periodo (scelto oggi, ma i risultati
saranno da oggi in poi), da condividere;
• un ponte che deve reggere all’incertezza
dell’oggi e far vedere uno scenario futuro,
più bello e vantaggioso (da tutti i punti di
vista) per i soggetti in causa;
• l’attualizzazione e l’interiorizzazione di
alcuni comportamenti e valori.
31. COME COSTRUIRE RELAZIONI EDUCATIVE – 3/9
Si ricordi che con questi adolescenti e
giovani:
- si insegna più con l’esempio che con
le parole (hanno + bisogno di
testimoni e modelli significativi, che di
eroi…);
- è il tempo la moneta da usare per
investire nella relazione
- si tratta di un percorso, in cui sono
presenti codici materni e paterni,
aspetti razionali ed emotivi. E proprio
questi ultimi sono potenti per bloccare o
accettare scelte ed sfide, per farsi
coinvolgere o meno.
32. Partecipazione giovanile oggi - 4/9
Oggi partecipazione non è più
sinonimo di:
Rappresentanza: crisi delle
forme tradizionali e poco
spazio ai giovani all’interno di
queste forme
Appartenenza: oggi più di tipo
user (e, forse, massmediatiche,
es. Nottibianche e Torino 2006)
Militanza: oggi più vicino al
protagonismo dei giovani, a
forme di espressione giovanile
Progetti con questi adolescenti
Bisogna trovare nuove forme e parole per la partecipazione giovanile!
33. Partecipazione è relazione 5/9:
1. riconoscere i giovani nelle loro competenze, infondendo
coraggio e fiducia;
2. la relazione deve essere il mezzo per crescere e progettare,
“credendoci”;
3. introdurre le categorie della “contrattualità” e della
“reciprocità” con un “adulto colorato”, credibile, autorevole agli
occhi dei giovani (come già detto,il “facilitatore”).
34. Partecipazione è relazione: - 6/9
Partecipazione è “conoscere altre persone”, motivazione tra le principali dei giovani per
prendere parte a questi percorsi…). Si tratta di una costruzione di legami sia tra giovani
stessi, che con le istituzioni (il mondo adulto). Quindi per sviluppare partecipazione
attiva alla vita della città è necessario:
•promuovere interventi che siano catalizzatori di processi di partecipazione
giovanile, partendo anche dagli interessi dei giovani, proprio grazie ad un soggetto
“facilitatore”;
•garantire spazi per ritrovarsi e scambiarsi idee, dove il “clima” sia buono e con una
dimensione di svago e di piacere, in modo che emergano potenzialità, idee e risorse
di chi vi partecipa;
•occorrono “spazi” in cui rielaborare vissuti e sperimentare emozioni, luoghi in cui vi sia
comunicazione e ascolto, in cui si costruiscano con i giovani orizzonti culturali e
prospettive diverse rispetto a quelle che penetrano quotidianamente dai media (luoghi
invece di “non luoghi”);
•sviluppare un più alto grado di relazionalità, di intensità dei legami, di livello di
fiducia nella comunità (capitale sociale).
35. COME COSTRUIRE RELAZIONI EDUCATIVE – 7/9
Un’esperienza è un lungo percorso che :
1. genera fiducia tra le parti coinvolte e
resiliance (sviluppo di capacità di far fronte
a difficoltà, anche perché spesso si parte da
quelle…)
2. coinvolge più soggetti;
3. coinvolge più oggetti;
4. prevede un “benessere” necessario e
funzionale al risultato ed una contrattualità
di tipo “win/win”;
5. richiede tempo e non facili scorciatoie,
necessita di riflessioni, ripensamenti,
rielaborazioni;
6. è intriso di emozioni potenti, paure,
angosce, dipendenze reciproche, possibilità
di ”fuga” e di scontro, spesso anche pieno
di stereotipi, “non detti” e “scontati”;
36. COME COSTRUIRE RELAZIONI EDUCATIVE -8/9
Le emozioni legate possono:
1. essere vissute come imbarazzanti o qualcosa di cui
vergognarsi (magari perché rivela verità scomode e/o
debolezze che è meglio rimuovere o non svelare);
2. originare equivoci, incomprensioni, “non detti”.
Oppure:
• essere esplicitate, in un clima relazionale positivo,
ricordando che ogni “sentito” è legittimo (e non ne
esistono di giusti e sbagliati);
• essere considerate una “opportunità educativa”, imparando a “seguire
l’intuito”, fidandosi di più di ciò che si sente, migliorando sempre di più le
capacità di ascolto interiore.
All’interno delle relazioni bisogna essere onesti e sinceri e trattare anche
queste parti. Anche perché, se non lo si fa, prima o poi riemergono. E con
tutta la loro potenza (e violenza) di anni di carica di energia accumulata.
37. COME COSTRUIRE RELAZIONI EDUCATIVE -9/9
Un adulto (educatore e/o genitore) rispetto a questi temi può già conoscerli, o non
conoscerli o non sapere di non conoscerli. Spesso, in buona fede, gli adulti di
oggi si trovano in quest’ultima situazione. Ma il lavoro educativo significa:
1. aiutare e sostenere a scegliere gli adolescenti, valorizzandone reali potenzialità
ed aiutandoli contemporaneamente nella scoperta e nell’accettazione dei limiti;
2. non improvvisare, ma cominciare dall’infanzia quando si stabiliscono le prime
regole e si assegnano i primi compiti;
3. costruire maggior autorevolezza, funzionale al contenimento delle ansie degli
adolescenti, garantendo una funzione normativa e generando senso di
sicurezza e protezione;
4. un “equilibrio dinamico nelle relazioni”, grazie a legami solidi, caldi, sicuri,
accoglienti, in modo che i figli possano contare su una reciprocità in grado di
reggere e contenere qualsiasi problema, vicissitudini ed emozioni;
5. considerare un rapporto educativo come un dialogo che dura una vita lungo il
quale gli adulti non hanno principi generali da esporre, quanto la realizzazione di
un itinerario, condividendo la quotidianità con gli adolescenti.