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Galleria
Leme,
San Paolo
Leme Gallery
São Paulo
In una metropoli segnata da un vertiginoso
sviluppo urbano e dalle leggi del mercato,
Renato Anelli riflette sulla contrapposizione
tra l’unicità e la riproducibilità dell’opera
architettonica
• In a city marked by dizzying urban
development and laws of the market,
Renato Anelli reflects on the contrast
between the uniqueness and the
reproducibility of architectural projects

Testo • Text

Renato Anelli

Foto • Photos

Pedro Kok

•

São Paulo

Il braccio meccanico
demolisce la facciata della
Galleria Leme di San Paolo.
Progettata nel 2003 da Paulo
Mendes da Rocha, Martin
Corullon, Anna Ferrari
e Gustavo Cedroni e realizzata
nel 2004, è stata distrutta
alla fine dello scorso anno
e ricostruita a poca distanza
dal sito originale
• The demolition of the facade
of the Leme Gallery in São
Paulo. Designed in 2003
by Paulo Mendes da Rocha,
Martin Corullon, Anna Ferrari
and Gustavo Cedroni, it was
built in 2004 and destroyed at
the end of last year. The new
building was rebuilt a short
distance from the original site
96

1
  Paulo Mendes da Rocha
intervistato da Guilherme
Wisnik nell’articolo Il costruttore
di enigmi, Folha de São Paulo,
9 dicembre 2007

  Carta di Venezia, 1964;
II Congresso internazionale
degli Architetti e Tecnici dei
Monumenti

2

•

são paulo, br

March 2012

Un tema caro a Mendes
da Rocha—l’uso del cemento
armato faccia a vista—veniva
declinato in tutto il progetto
originale della galleria: i muri,
i pavimenti e le superfici
inclinate presentavano
il medesimo spessore (15 cm)
• A characteristic that
Mendes da Rocha holds
dear—the use of exposed
concrete—was present
throughout the original
project. The walls, floors and
sloping surfaces all had the
same thickness (15 cm)

A testimonianza di una civiltà distaccata
La luce del mattino filtra all’interno dello
spazio espositivo della nuova galleria Leme,
tagliando il pavimento e la parete di cemento
a vista. Il suo riflesso diffuso illumina tutto
l’ambiente, rivelando la superficie materica che
caratterizza le due lastre inclinate. La sezione
triangolare accompagna lo sguardo al vertice,
verso il lucernario attraverso il quale entra il
sole. L’unica sorgente di luce naturale, come nel
Pantheon, riempie e rende uniforme tutto lo
spazio espositivo. L’operazione conferisce un
carattere poetico al semplice volume geometrico:
un parallelepipedo di cemento, completamente
opaco all’esterno.
Negli spazi compresi fra la geometria triangolare
delle lastre e le facce esterne del parallelepipedo
si situano le aree di lavoro e circolazione.
Contrariamente al repertorio accademico della
tecnica poché, che trasformava quelle aree in
spazi residuali privi di qualsiasi importanza
nell’annerire i setti murari al loro interno, esse
sono concepite come momenti privilegiati per la
percezione della geometria dello spazio espositivo,
come un volume dentro l’altro.
Paulo Mendes da Rocha, autore dell’edificio
insieme a Metro Arquitetos, intrattiene un
rapporto particolare con la storia dell’architettura.
Profondo conoscitore dei principali monumenti
storici, egli stabilisce interpretazioni libere
e relazioni inusitate, senza alcun residuo di
storicismo. Tali riferimenti emergono in certe
sue opere o nell’interpretazione di quelle dei suoi
colleghi. Parlando di Niemeyer in occasione del
suo centenario, Mendes da Rocha ha paragonato
la cattedrale di Brasilia al Duomo di Brunelleschi
di Firenze, affermando che si tratta della stessa
cattedrale, solo con la sezione della cupola
invertita grazie alle proprietà del cemento armato,
capace di lavorare tanto in trazione quanto in
compressione e, dunque, di dispensare la forma
ad arco necessaria alla struttura in pietra 1 . Nella
piccola cappella da lui progettata a Campos do
Jordão (1988), un’unica e gigantesca colonna
cilindrica sostiene la copertura, il coro, l’altare e
i banchi, spacciandosi per il frammento di una
colonna di una cattedrale gotica. Così, la presenza
della luce del Pantheon in una semplice galleria
d’arte non sorprende, trattandosi di un aspetto
costitutivo della poetica di Mendes da Rocha.
Il problema che si pone è dato dal brevissimo ciclo
di vita di quest’opera architettonica, costruita

nel 2004 e demolita nel 2011, per realizzare una
nuova galleria d’arte nelle vicinanze, simile alla
prima e sempre progettata da Mendes da Rocha
e dal gruppo Metro. È un caso che combina la
rapidità del decadimento architettonico alla
contrapposizione fra riproducibilità e unicità
dell’opera architettonica moderna.
Una volta assolte le proprie funzioni, gli edifici
tendono al degrado o a scomparire, se non trovano
una nuova destinazione o se non vengono
conservati adeguatamente. In architettura i
monumenti si conservano, una nozione che
è cambiata molto nel corso del Novecento per
comprendere anche complessi urbani e costruzioni
che fossero “testimonianza di una civiltà
particolare, di un’evoluzione significativa o di un
avvenimento storico”2 .
L’utilità che è venuta meno in questo caso,
generandone la distruzione, non è stata quella
dell’edificio in sé, bensì dell’uso del terreno sul
quale sorgeva. La possibilità di maggiori indici
di fabbricabilità in quell’area venne stabilita
dopo la sua edificazione, cambiandone il valore
immobiliare e diventando oggetto d’interesse da
parte di una grande impresa.
Il ritmo di cambiamento urbano a San Paolo è
vertiginoso. All’inizio del secolo la città contava
239.000 abitanti, oggi ne conta 11,2 milioni.
Nonostante ogni sforzo di controllo pubblico,

97
Leme Gallery

São Paulo, BR

questa velocità è una caratteristica strutturale
della società brasiliana contemporanea.
La costruzione della nuova sede della galleria nelle
vicinanze, su progetto degli stessi autori, è stato
un modo per mantenere le principali qualità di
quest’opera, la specifica destinazione e l’espressione
poetica della sua architettura: l’opacità del volume
del cemento faccia a vista e l’illuminazione zenitale
dell’interno. La nuova collocazione e le dimensioni
del terreno le conferiscono un maggior distacco nel
paesaggio urbano, diventandone completamento.
Aver riprodotto le qualità architettoniche della
galleria originaria può aver impedito che nascesse
un movimento in difesa della sua conservazione.
Sarebbero comunque andati perduti alcuni aspetti
originali e irripetibili in quest’operazione? Sono
mancati gli organi preposti alla salvaguardia del
patrimonio storico? Tutta la vicenda non fa che
confermare quanto siano diventati mobili i concetti
di originalità, riproduzione e conservazione nella
società contemporanea.
La produzione delle avanguardie moderne si basò
sul riconoscimento dei profondi cambiamenti
98

domus 956

nello statuto dell’arte, generati dalle nuove
condizioni della sua riproducibilità tecnica. Le
nozioni di tipo e di produzione in serie—che fossero
nella formulazione della Nuova Oggettività o

—
La vicenda conferma
quanto siano diventati
mobili i concetti di
originalità, riproduzione
e conservazione
—
nel concetto purista di Le Corbusier—sembrano
aver abbattuto definitivamente l’aura di unicità
dell’oggetto artistico in architettura. Lo sviluppo
della cultura della fine del secolo xx rivelò che

questo movimento non era tanto lineare e, spesso,
cercava di conferire artificialmente alcuni valori di
unicità ai prodotti delle tecniche industriali.
Alcune opere di Mendes da Rocha, come la
Pinacoteca do Estado o la Praça do Patriarca, si
fondano sul rapporto con il preesistente, essendo
inconcepibile la loro riproduzione altrove. Cosa
che non si è verificata con la galleria che, data la
sua situazione urbana e la sua breve esistenza,
non possedeva un carattere eccezionale che ne
giustificasse la conservazione. Una demolizione
e una nuova costruzione che non hanno destato
reazioni in Brasile, pur trattandosi dell’opera di
un architetto che è stato insignito addirittura del
premio Pritzker.
La vicenda è così la “testimonianza di una civiltà
colta in un preciso istante” che si trasforma
velocemente, in modo distaccato, forzando i
limiti degli attuali principi che presiedono alla
conservazione.
—
Renato Anelli
Architetto e professore dell’Università di San Paolo, BR

March 2012

An expression of a detached society
 The morning light filters into the exhibition space
of the new Leme Gallery, cutting across the floor
and the béton brut walls. The diffused reflection
illuminates the whole interior, revealing the
surfaces of two slabs set at an angle. The triangular
section accompanies the eye upwards, towards
the skylight at the top letting in the sun. As in
the Pantheon, this is the only source of natural
light, which fills the exhibition space and gives it
a uniform appearance. This feature also confers a
kind of poetry on the simple geometrical shape, a
concrete parallelepiped completely opaque on the
outside.
Work and circulation areas are inserted in the
spaces between the triangular shape of the slabs
and the external facade of the parallelepiped. In
contrast to the academic repertoire, which turned
these areas into unimportant, residual spaces, the
spaces here are designed to let you appreciate the
geometry of the exhibition space, as one volume
within another.

Mendes da Rocha, the building’s designer together
with Metro Arquitetos, expresses a unique
relationship with the history of architecture.
Deeply knowledgeable about important
historical buildings, Mendes da Rocha creates free
interpretations and innovative relationships with
no residual historicism. These references emerge in
some of his works and in his interpretations of the
work of other architects. Discussing Niemeyer on
his centenary, Mendes da Rocha compared Brasilia
Cathedral to Brunelleschi’s dome in Florence. In his
opinion the two cathedrals were the same, apart
from the fact that in Brasilia the dome had been
inverted. This was made possible by the properties
of reinforced concrete, which performs equally well
in traction as it does in compression, with the result
that the Brazilian cathedral could adopt the same
arch shape as Brunelleschi’s stone structure. 1 In the
small chapel Mendes da Rocha designed in Campos
do Jordão (1988), a single, gigantic, cylindrical
column—designed to resemble a fragment of a
column from a Gothic cathedral—supports the roof,
the choir, the altar and the pews.

•
Pagina accanto: l’ingresso
su strada. L’edificio originario
concentrava gli spazi di
servizio e le scale in una
striscia laterale, in modo
da riservare maggior spazio
possibile alle sale espositive
illuminate da luce zenitale

• Opposite page: the entrance.
The old building concentrated
service spaces and stairs
in a strip running along its
side in order to preserve as
much space as possible for
the exhibition halls, which
are illuminated from above

The use of Pantheon-style lighting in a simple art
gallery does not therefore come as a surprise, as it
is bound up with a central feature of Mendes da
Rocha’s poetics.
The problem that arises is created by the very brief
life cycle of the first Leme Gallery. Built in 2004, the
original building was then demolished in 2011 to
make way for a new art gallery nearby, one similar
to the first and designed by Mendes da Rocha and
the Metro group. It is a case that combines the
rapidity of architectural decay with the contrast
between the reproducibility and the uniqueness of
the modern architectural work.
Once their original functions have been taken
away, buildings tend to decay or disappear
99
Leme Gallery

São Paulo, BR

domus 956

March 2012

unless they find a new role or are deliberately
preserved. The idea of conserving architectural
monuments changed greatly during the 20th
century, expanding to include urban complexes and
constructions that express, as the Venice Charter of
1964 puts it, “a particular civilisation, a significant
development or a historic event”. 2
In this case, it was not the construction itself but
the land it stood on that undermined the building’s
utility and led to its demolition. It was established
that the area had greater manufacturing potential
soon after the building’s construction, and this
reassessment changed the value of the real estate
and made it an object of interest for big business.

—
The demolition did
not cause a reaction in
Brazil, even though the
building was the work
of a Pritzker architect
—
The pace of urban change in São Paulo is dizzying.
At the start of the last century, the city had 239,000
inhabitants; today it has 11.2 million. Despite all the
efforts made to enforce public control, this speed is a
structural characteristic of modern Brazilian society.
The building of the new gallery nearby to a design
by the same architect was a way of preserving the
main features of this work, its specific use and the
poetic expression of the architect—the opacity of
the béton brut volume and the overhead lighting of
the interior.
The new location and size of the plot gives the
building greater detachment from the urban
landscape, and makes it complete.
The reproduction of the gallery’s architectural
design might have inhibited any movement to
preserve the original. But did the operation mean
the loss of original, unrepeatable features? Did the
organisations working to preserve the country’s
heritage fail in this case?
The whole story only goes to confirm how
unstable the ideas of originality, reproduction and
conservation have become in contemporary society.
The work of the modern avant-garde was based on
the recognition of profound changes in the status
of art, caused by new reproduction techniques.
Notions of typology and mass production—which
featured in the New Objectivity and Le Corbusier’s
purist ideas—seemed to dispel definitively the air
of uniqueness surrounding an artistic object in
100

architecture. The development of late-20th-century
culture revealed that this movement was not as
straightforward as it had appeared, and it had often
sought to confer artificial uniqueness on products
created using industrial techniques.
Some of Mendes da Rocha’s works, such as the
Pinacoteca do Estado or the Praça do Patriarca,
are based on a relationship with pre-existing

•
Mentre la vecchia struttura
veniva demolita, il cantiere
della nuova galleria Leme
era in dirittura d’arrivo. Il suo
progetto ricalca formalmente
quello precedente ma
collega, tramite un ponte,
la struttura espositiva a un
secondo padiglione

  Paulo Mendes da Rocha
interviewed by Guilherme
Wisnik in the article The builder
of enigmas in Folha de São Paulo,
9 December 2007
1

• While the old structure
was being demolished, the
site of the new Leme Gallery
had already being finished.
Its design is based formally
on the previous one, but
connects the exhibition
building to a second pavilion
via a bridge

  Venice Charter, 1964;
Second International Congress
of Architects and Technicians
of Historic Monuments

2

constructions, meaning that it would not be
possible to reproduce them elsewhere. This is
something that did not apply to the gallery,
which—given its urban location and brief period
of existence—did not have the kind of unique
character that would have justified its conservation.
The demolition and the new construction did not
cause a reaction in Brazil, even though the building

was the work of a Pritzker architect. The story thus
serves as the “testimony of a society in a precise
moment”—a society that is changing rapidly and in
a detached way, challenging the limits of current
principles regarding conservation.
—
Renato Anelli
Architect and professor at the University of São Paulo, BR
101

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Galeria Leme, São Paulo

  • 1. domus 956 Galleria Leme, San Paolo Leme Gallery São Paulo In una metropoli segnata da un vertiginoso sviluppo urbano e dalle leggi del mercato, Renato Anelli riflette sulla contrapposizione tra l’unicità e la riproducibilità dell’opera architettonica • In a city marked by dizzying urban development and laws of the market, Renato Anelli reflects on the contrast between the uniqueness and the reproducibility of architectural projects Testo • Text Renato Anelli Foto • Photos Pedro Kok • São Paulo Il braccio meccanico demolisce la facciata della Galleria Leme di San Paolo. Progettata nel 2003 da Paulo Mendes da Rocha, Martin Corullon, Anna Ferrari e Gustavo Cedroni e realizzata nel 2004, è stata distrutta alla fine dello scorso anno e ricostruita a poca distanza dal sito originale • The demolition of the facade of the Leme Gallery in São Paulo. Designed in 2003 by Paulo Mendes da Rocha, Martin Corullon, Anna Ferrari and Gustavo Cedroni, it was built in 2004 and destroyed at the end of last year. The new building was rebuilt a short distance from the original site 96 1   Paulo Mendes da Rocha intervistato da Guilherme Wisnik nell’articolo Il costruttore di enigmi, Folha de São Paulo, 9 dicembre 2007   Carta di Venezia, 1964; II Congresso internazionale degli Architetti e Tecnici dei Monumenti 2 • são paulo, br March 2012 Un tema caro a Mendes da Rocha—l’uso del cemento armato faccia a vista—veniva declinato in tutto il progetto originale della galleria: i muri, i pavimenti e le superfici inclinate presentavano il medesimo spessore (15 cm) • A characteristic that Mendes da Rocha holds dear—the use of exposed concrete—was present throughout the original project. The walls, floors and sloping surfaces all had the same thickness (15 cm) A testimonianza di una civiltà distaccata La luce del mattino filtra all’interno dello spazio espositivo della nuova galleria Leme, tagliando il pavimento e la parete di cemento a vista. Il suo riflesso diffuso illumina tutto l’ambiente, rivelando la superficie materica che caratterizza le due lastre inclinate. La sezione triangolare accompagna lo sguardo al vertice, verso il lucernario attraverso il quale entra il sole. L’unica sorgente di luce naturale, come nel Pantheon, riempie e rende uniforme tutto lo spazio espositivo. L’operazione conferisce un carattere poetico al semplice volume geometrico: un parallelepipedo di cemento, completamente opaco all’esterno. Negli spazi compresi fra la geometria triangolare delle lastre e le facce esterne del parallelepipedo si situano le aree di lavoro e circolazione. Contrariamente al repertorio accademico della tecnica poché, che trasformava quelle aree in spazi residuali privi di qualsiasi importanza nell’annerire i setti murari al loro interno, esse sono concepite come momenti privilegiati per la percezione della geometria dello spazio espositivo, come un volume dentro l’altro. Paulo Mendes da Rocha, autore dell’edificio insieme a Metro Arquitetos, intrattiene un rapporto particolare con la storia dell’architettura. Profondo conoscitore dei principali monumenti storici, egli stabilisce interpretazioni libere e relazioni inusitate, senza alcun residuo di storicismo. Tali riferimenti emergono in certe sue opere o nell’interpretazione di quelle dei suoi colleghi. Parlando di Niemeyer in occasione del suo centenario, Mendes da Rocha ha paragonato la cattedrale di Brasilia al Duomo di Brunelleschi di Firenze, affermando che si tratta della stessa cattedrale, solo con la sezione della cupola invertita grazie alle proprietà del cemento armato, capace di lavorare tanto in trazione quanto in compressione e, dunque, di dispensare la forma ad arco necessaria alla struttura in pietra 1 . Nella piccola cappella da lui progettata a Campos do Jordão (1988), un’unica e gigantesca colonna cilindrica sostiene la copertura, il coro, l’altare e i banchi, spacciandosi per il frammento di una colonna di una cattedrale gotica. Così, la presenza della luce del Pantheon in una semplice galleria d’arte non sorprende, trattandosi di un aspetto costitutivo della poetica di Mendes da Rocha. Il problema che si pone è dato dal brevissimo ciclo di vita di quest’opera architettonica, costruita nel 2004 e demolita nel 2011, per realizzare una nuova galleria d’arte nelle vicinanze, simile alla prima e sempre progettata da Mendes da Rocha e dal gruppo Metro. È un caso che combina la rapidità del decadimento architettonico alla contrapposizione fra riproducibilità e unicità dell’opera architettonica moderna. Una volta assolte le proprie funzioni, gli edifici tendono al degrado o a scomparire, se non trovano una nuova destinazione o se non vengono conservati adeguatamente. In architettura i monumenti si conservano, una nozione che è cambiata molto nel corso del Novecento per comprendere anche complessi urbani e costruzioni che fossero “testimonianza di una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico”2 . L’utilità che è venuta meno in questo caso, generandone la distruzione, non è stata quella dell’edificio in sé, bensì dell’uso del terreno sul quale sorgeva. La possibilità di maggiori indici di fabbricabilità in quell’area venne stabilita dopo la sua edificazione, cambiandone il valore immobiliare e diventando oggetto d’interesse da parte di una grande impresa. Il ritmo di cambiamento urbano a San Paolo è vertiginoso. All’inizio del secolo la città contava 239.000 abitanti, oggi ne conta 11,2 milioni. Nonostante ogni sforzo di controllo pubblico, 97
  • 2. Leme Gallery São Paulo, BR questa velocità è una caratteristica strutturale della società brasiliana contemporanea. La costruzione della nuova sede della galleria nelle vicinanze, su progetto degli stessi autori, è stato un modo per mantenere le principali qualità di quest’opera, la specifica destinazione e l’espressione poetica della sua architettura: l’opacità del volume del cemento faccia a vista e l’illuminazione zenitale dell’interno. La nuova collocazione e le dimensioni del terreno le conferiscono un maggior distacco nel paesaggio urbano, diventandone completamento. Aver riprodotto le qualità architettoniche della galleria originaria può aver impedito che nascesse un movimento in difesa della sua conservazione. Sarebbero comunque andati perduti alcuni aspetti originali e irripetibili in quest’operazione? Sono mancati gli organi preposti alla salvaguardia del patrimonio storico? Tutta la vicenda non fa che confermare quanto siano diventati mobili i concetti di originalità, riproduzione e conservazione nella società contemporanea. La produzione delle avanguardie moderne si basò sul riconoscimento dei profondi cambiamenti 98 domus 956 nello statuto dell’arte, generati dalle nuove condizioni della sua riproducibilità tecnica. Le nozioni di tipo e di produzione in serie—che fossero nella formulazione della Nuova Oggettività o — La vicenda conferma quanto siano diventati mobili i concetti di originalità, riproduzione e conservazione — nel concetto purista di Le Corbusier—sembrano aver abbattuto definitivamente l’aura di unicità dell’oggetto artistico in architettura. Lo sviluppo della cultura della fine del secolo xx rivelò che questo movimento non era tanto lineare e, spesso, cercava di conferire artificialmente alcuni valori di unicità ai prodotti delle tecniche industriali. Alcune opere di Mendes da Rocha, come la Pinacoteca do Estado o la Praça do Patriarca, si fondano sul rapporto con il preesistente, essendo inconcepibile la loro riproduzione altrove. Cosa che non si è verificata con la galleria che, data la sua situazione urbana e la sua breve esistenza, non possedeva un carattere eccezionale che ne giustificasse la conservazione. Una demolizione e una nuova costruzione che non hanno destato reazioni in Brasile, pur trattandosi dell’opera di un architetto che è stato insignito addirittura del premio Pritzker. La vicenda è così la “testimonianza di una civiltà colta in un preciso istante” che si trasforma velocemente, in modo distaccato, forzando i limiti degli attuali principi che presiedono alla conservazione. — Renato Anelli Architetto e professore dell’Università di San Paolo, BR March 2012 An expression of a detached society  The morning light filters into the exhibition space of the new Leme Gallery, cutting across the floor and the béton brut walls. The diffused reflection illuminates the whole interior, revealing the surfaces of two slabs set at an angle. The triangular section accompanies the eye upwards, towards the skylight at the top letting in the sun. As in the Pantheon, this is the only source of natural light, which fills the exhibition space and gives it a uniform appearance. This feature also confers a kind of poetry on the simple geometrical shape, a concrete parallelepiped completely opaque on the outside. Work and circulation areas are inserted in the spaces between the triangular shape of the slabs and the external facade of the parallelepiped. In contrast to the academic repertoire, which turned these areas into unimportant, residual spaces, the spaces here are designed to let you appreciate the geometry of the exhibition space, as one volume within another. Mendes da Rocha, the building’s designer together with Metro Arquitetos, expresses a unique relationship with the history of architecture. Deeply knowledgeable about important historical buildings, Mendes da Rocha creates free interpretations and innovative relationships with no residual historicism. These references emerge in some of his works and in his interpretations of the work of other architects. Discussing Niemeyer on his centenary, Mendes da Rocha compared Brasilia Cathedral to Brunelleschi’s dome in Florence. In his opinion the two cathedrals were the same, apart from the fact that in Brasilia the dome had been inverted. This was made possible by the properties of reinforced concrete, which performs equally well in traction as it does in compression, with the result that the Brazilian cathedral could adopt the same arch shape as Brunelleschi’s stone structure. 1 In the small chapel Mendes da Rocha designed in Campos do Jordão (1988), a single, gigantic, cylindrical column—designed to resemble a fragment of a column from a Gothic cathedral—supports the roof, the choir, the altar and the pews. • Pagina accanto: l’ingresso su strada. L’edificio originario concentrava gli spazi di servizio e le scale in una striscia laterale, in modo da riservare maggior spazio possibile alle sale espositive illuminate da luce zenitale • Opposite page: the entrance. The old building concentrated service spaces and stairs in a strip running along its side in order to preserve as much space as possible for the exhibition halls, which are illuminated from above The use of Pantheon-style lighting in a simple art gallery does not therefore come as a surprise, as it is bound up with a central feature of Mendes da Rocha’s poetics. The problem that arises is created by the very brief life cycle of the first Leme Gallery. Built in 2004, the original building was then demolished in 2011 to make way for a new art gallery nearby, one similar to the first and designed by Mendes da Rocha and the Metro group. It is a case that combines the rapidity of architectural decay with the contrast between the reproducibility and the uniqueness of the modern architectural work. Once their original functions have been taken away, buildings tend to decay or disappear 99
  • 3. Leme Gallery São Paulo, BR domus 956 March 2012 unless they find a new role or are deliberately preserved. The idea of conserving architectural monuments changed greatly during the 20th century, expanding to include urban complexes and constructions that express, as the Venice Charter of 1964 puts it, “a particular civilisation, a significant development or a historic event”. 2 In this case, it was not the construction itself but the land it stood on that undermined the building’s utility and led to its demolition. It was established that the area had greater manufacturing potential soon after the building’s construction, and this reassessment changed the value of the real estate and made it an object of interest for big business. — The demolition did not cause a reaction in Brazil, even though the building was the work of a Pritzker architect — The pace of urban change in São Paulo is dizzying. At the start of the last century, the city had 239,000 inhabitants; today it has 11.2 million. Despite all the efforts made to enforce public control, this speed is a structural characteristic of modern Brazilian society. The building of the new gallery nearby to a design by the same architect was a way of preserving the main features of this work, its specific use and the poetic expression of the architect—the opacity of the béton brut volume and the overhead lighting of the interior. The new location and size of the plot gives the building greater detachment from the urban landscape, and makes it complete. The reproduction of the gallery’s architectural design might have inhibited any movement to preserve the original. But did the operation mean the loss of original, unrepeatable features? Did the organisations working to preserve the country’s heritage fail in this case? The whole story only goes to confirm how unstable the ideas of originality, reproduction and conservation have become in contemporary society. The work of the modern avant-garde was based on the recognition of profound changes in the status of art, caused by new reproduction techniques. Notions of typology and mass production—which featured in the New Objectivity and Le Corbusier’s purist ideas—seemed to dispel definitively the air of uniqueness surrounding an artistic object in 100 architecture. The development of late-20th-century culture revealed that this movement was not as straightforward as it had appeared, and it had often sought to confer artificial uniqueness on products created using industrial techniques. Some of Mendes da Rocha’s works, such as the Pinacoteca do Estado or the Praça do Patriarca, are based on a relationship with pre-existing • Mentre la vecchia struttura veniva demolita, il cantiere della nuova galleria Leme era in dirittura d’arrivo. Il suo progetto ricalca formalmente quello precedente ma collega, tramite un ponte, la struttura espositiva a un secondo padiglione   Paulo Mendes da Rocha interviewed by Guilherme Wisnik in the article The builder of enigmas in Folha de São Paulo, 9 December 2007 1 • While the old structure was being demolished, the site of the new Leme Gallery had already being finished. Its design is based formally on the previous one, but connects the exhibition building to a second pavilion via a bridge   Venice Charter, 1964; Second International Congress of Architects and Technicians of Historic Monuments 2 constructions, meaning that it would not be possible to reproduce them elsewhere. This is something that did not apply to the gallery, which—given its urban location and brief period of existence—did not have the kind of unique character that would have justified its conservation. The demolition and the new construction did not cause a reaction in Brazil, even though the building was the work of a Pritzker architect. The story thus serves as the “testimony of a society in a precise moment”—a society that is changing rapidly and in a detached way, challenging the limits of current principles regarding conservation. — Renato Anelli Architect and professor at the University of São Paulo, BR 101