2. Università IUAV di Venezia
Facoltà di Architettura
Corso di Laurea triennale in Scienze dell’Architettura
I sessione di Laurea - Luglio 2014
Portfolio
Laura Bottaro
273937
3. Ama i tuoi esperimenti (come ameresti un figlio brutto).
L’emozione è il motore della crescita.
Godi della libertà di considerare il tuo lavoro come una
serie di meravigliosi esperimenti, prove, tentativi, saggi
ed errori.
Adotta un punto di vista a lungo termine e permettiti
tutti i giorni il divertimento di fallire.
Bruce Mau, An incomplete manifesto for Growth, 1998
1 2
4. Tentativo di raccogliere le principali esperienze
che nel corso di questi tre anni hanno contribuito
ad arricchire la mia persona, a pormi costanti do-
mande, a trovare delle risposte, a cercarne di nuo-
ve. Esperienze che mi hanno introdotto al mondo
dell’architettura, un mondo che ho vissuto come
una sfida continua, fatta di piccole tappe ma non
di un traguardo, costituita da un percorso e mai
da un arrivo. Vengono qui riportati i principali esiti
progettuali, gli esperimenti più interessanti e alcu-
ni degli strumenti considerati necessari per affron-
tare gli altri lavori.
6. ABITARE L’ISOLA
Docente Eleonora Mantese
Anno Scolastico 2011 / 2012
ISOLA DELLEVIGNOLE -VE
Tema fondamentale del laboratorio è lo studio
dell’abitazione nei suoi elementi costitutivi. Trattasi di
un “percorso” logico e formale atto ad acquisire capa-
cità tecniche e allo stesso tempo consapevolezza cri-
tica. Un percorso articolato in due fasi: una prima fase
di studio e una seconda fase di progetto, entrambe at-
torno al tema di un’abitazione di modeste dimensioni.
La prima parte prevede lo studio di un ogget-
to architettonico noto: la “weekend house” di Le Cor-
busier. Il lavoro è stato organizzato secondo una suc-
cessione di analisi critiche e di elaborazioni grafiche
volte a comprendere gli aspetti compositivi, funzionali
e costruttivi dell’edificio oggetto di studio. L’analisi è
partita da una ricerca bibliografica e di archivio, finaliz-
zata al reperimento delle informazioni di base per un
successiva elaborazione al fine di esprimere un’idea
di spazio attraverso le tecniche ‘classiche’ del disegno
e del modello, di conoscere i caratteri tipologici e di-
stributivi dell’edificio nell’insieme e nelle sue parti.
La seconda parte del laboratorio si è concen-
trata sull’elaborazione di un progetto: la composizione
architettonica di una residenza temporanea per un ar-
tista nell’isola delle Vignole. Un’abitazione rialzata, una
palafitta di 6 m x 12 m. Il rapporto con il contesto cir-
costante, l’ingresso nell’abitazione e l’articolazione dei
suoi spazi interni sono stati i principali temi di rifles-
sione. L’abitazione si trova nell’isola delle Vignole, in
una nuova zona residenziale che vede la presenza di
55 lotti adiacenti, ognuno ospitante una diversa abita-
zione rialzata. Il piano terra di questa piccola dimora è
stato pensato per essere una zona molto permeabile,
che possa liberamente dialogare con le residenze cir-
costanti. L’elemento caratteristico dell’intero edificio è
la scala centrale, fulcro funzionale che serve tutti gli
spazi e al tempo stesso li unisce formalmente.
Laboratorio integrato 1
Elementi di progettazione architettonica e caratteri tipologici
una piccola dimora estiva per un artista
8. “La progettazione di una casa simile ha richiesto una cura estrema, dato che gli elementi costruttivi erano i soli
mezzi architettonici”
Le Corbusier
1 2 m
9. 9 10
La Celle Saint Cloud, Le Corbusier and Pierre Jeanneret, 1935, Parigi - pianta e modello 1:20
16. Docente Gundula Rakowitz
Anno Scolastico 2012 / 2013
Laboratorio integrato 2
Progettazione architettonica
L’ex idroscalo S. Andrea nell’isola delle Vi-
gnole si presenta come un forte connotato arti-
ficiale all’interno del territorio veneziano. Il pro-
getto prevede un edificio lineare lungo più di 700
metri e largo 15 metri che costeggi il bordo della
grande vasca esistente. Tale edificio ha il compito
di dialogare con i diversi elementi circostanti, con
la caratteristica forma dell’idroscalo, con lo storico
forte di S. Andrea e con il resto dell’isola, a ovest.
Un intervento mirato che ha, però, lo scopo di ri-
valutare l’intera isola, di ricostruire il suo tessuto
originale.
Si cerca di raggiungere questo fine attra-
verso lo sviluppo di diverse aree tematiche. In-
nanzitutto l’edificio in questione ha il compito di
conservare la funzione iniziale di quell’area, cioè
essere un aeroporto per idrovolanti. Primo atto
compositivo è dunque quello di inserire in questa
lunga linea di costa una serie di infrastrutture per
l’idroscalo, in particolare una rampa d’ingresso e
delle aree coperte per lo stazionamento dei vei-
coli. Tale intervento ha inoltre lo scopo di aumen-
tare la capacità ricettiva dell’isola. La prima scelta
rispetto a questa necessità è stata quella di inse-
rire un sistema di residenze. Sulla stessa linea si è
ritenuto indispensabile introdurre ulteriori servizi
attrattivi e nuove opportunità per i residenti e per
i turisti, giornalieri e non. Tali opportunità si identi-
ficano con l’inserimento di strutture dedicate allo
sport e all’arte. Una palestra, una sala per confe-
renze, delle aree adibite a mostre d’arte, un palco
sull’acqua, una biblioteca e diversi punti di ristoro
sono gli elementi inseriti nel complesso.
OPPORTUNITA’LUNGO IL BORDO
ISOLA DELLEVIGNOLE -VEun edificio polifunzionale di 700 metri
19. pianta
19 20
attacco a terra
prospetti
50 100 m25
Compositivamente si è deciso di trattare questo grande spazio dilatato come un oggetto imponente,
monumentale, ma al tempo stesso molto permeabile e aperto agli scenari circostanti. Tema fondamentale è
il muro, un lungo segno che si imprime nel suolo percorrendo l’intero bordo della vasca. Un muro di notevoli
dimensioni, ma che si lascia facilmente valicare da una serie di aperture studiate. Questo muro, sviluppato su
due piani, si piega dando forma alla copertura, anch’essa imponente e ininterrotta. Il muro regge la copertura
grazie all’aiuto di due pilastri, posizionati a forma di V, che scandiscono l’intera lunghezza dividendola in cam-
pata di 15 m. All’interno di V scorre una lunga passerella sopraelevata, filo conduttore di tutte le diverse zone.
Un percorso che non si interrompe mai, che si restringe, si dilata, cambia direzione, ma non perde mai quota.
Un percorso che passa sopra, sotto o all’interno delle diverse area, toccando le diverse attività che si svolgono
in tali spazi, adeguandosi ad esse e cambiando la sua forma in base alle molteplici necessità che percorrono i
700 metri dell’edificio.
24. Napoli, area Redaelli. Il primo passo per la defini-
zione di un progetto urbano è la conoscenza dell’area nella
quale si è tenuti ad intervenire. Analisi sui servizi offerti at-
tualmente nella zona, sulla sua dimensione, sul suo attuale
valore percepito hanno rappresentato le fondamenta di
questo lavoro. La ricerca dei caratteri peculiari di tale zona
ha portato alla definizione di un tema che da subito è par-
so fondamentale per tale area: il muro. Il carattere di que-
sta ex area industriale è segnato, scandito, disegnato dalla
presenza di grandi muri, diventati quasi dei monumenti, ri-
masti inermi a guardare l’abbandono circostante. Un muro
in particolare è parso significativo, il muro che circonda
l’intera area, che ne delimita il perimetro. Si è scelto di ba-
sare l’intervento sulla sua presenza, di allungarlo, muoverlo,
renderlo vivo, farlo diventare il teatro di una nuova organiz-
zazione degli spazi. Un muro che assuma diverse funzioni,
che sia perimetro, ma anche luogo d’incontro. Un muro
che divida e che unisca, che diventi esso stesso edificio,
che si dirami e riesca a collegare i vertici dell’area presa in
considerazione.
La definizione del primo masterplan prevedeva il
collegamento dei due vertici opposti dell’area attraverso
un segno marcato che da muro isolato diventava un edi-
ficio vero e proprio. L’evoluzione del progetto ha portato
a riflettere su questo elemento e sulla sua definizione for-
male e funzionale. Dopo diverse analisi, cambiamenti e ap-
profondimenti, si è arrivati ad articolare tale elemento in
una serie di diverse realtà, cercando di definire le singole
qualità mantenendo allo stesso tempo il generale dialogo
delle parti.
Dopo la definizione del masterplan, la seconda
parte dell’iter progettuale è stata determinata dalla scelta
di due particolari realtà da sviluppare attraverso la scala ar-
chitettonica: il complesso della biblioteca e degli atelier per
artisti.
Docenti Margherita Vanore - MariaAntonia Barucco
Anno Scolastico 2013 / 2014
Laboratorio integrato 3
Progettazione architettonica e urbana - Progettazione di sistemi costruttivi
RE-INVENTARE L’ABBANDONO
NAPOLIrecupero dell’ex area industriale Redaelli
25.
26.
27. il sopralluogo
contrasto tra la citta di Napoli -vivace, colorata, animata,
piena- e l’ex area Redaelli -abbandonata, grigia, spenta,
vuota-.
31. attacco a terra | sezioni dell’area di progetto
33 34
20 40 m10
32. La biblioteca e gli atelier. Si è deciso di sviluppare queste due realtà fisicamente vicine attraverso due
procedimenti concettualmente opposti.
Un edificio che un tempo ospitava un’industria, attualmente in stato di abbandono ma compositiva-
mente tuttora interessante, è sembrato essere il giusto scenario nel quale inserire una nuova biblioteca. Una
struttura a shed, che manteneva ancora in buono stato lo scheletro portante, è stata usata come base per il
nuovo progetto. Un vecchio scheletro tamponato con elementi nuovi, quali il laterizio e il vetro, che riuscissero
a rispondere alle necessità che una biblioteca richiede e al tempo stesso lasciassero trasparire la vocazione ini-
ziale di questo edificio.
Dall’altro lato l’edificio scelto per ospitare gli aterlier per artisti non rispondeva alle odierne necessità. Si
è quindi deciso di partire dalla sua forma, un lungo parallelepipedo, per comporre nuove figure dislocate tra
loro.Tre parallelipedi che, lungo il processo di riflessione compositiva, hanno subito diverse variazioni, aperture,
slittamenti. Il risultato è dato da tre forme trapezoidali a corte che aprono diverse viste prospettiche sull’iniziale
muro di riferimento e si affacciano sull’area adibita alle mostre.
33. evoluzione degli edifici | studio del verde
35 36
L’intero progetto
architettonico è stato af-
fiancato dallo studio sugli
spazi aperti, sui percorsi e
sulle piazze, sulla loro vi-
vibilità e possibilità di di-
ventare luoghi di aggrega-
zione. Importante per tale
definizione è stata l’analisi
del verde, la definizione di
diversi scenari urbani gra-
zie alla scelta di differenti
alberi e arbusti.
40. Docente Stefano Munarin
Anno Scolastico 2013 / 2014
Progettazione urbanistica
RIAVVIVARE UN RAMO SECCO
CASTELLAVAZZO - BLriqualificazione della ferroviaVenezia - Cortina
Il tema progettuale prende avvio dal presupposto
che riciclare, ridare nuova vita, rinforzare alcune linee fer-
roviarie minori del nostro Paese possa essere una strategia
di rilancio sociale ed economico. In particolare nel territo-
rio del Nord-Est, la cosidetta“locomotiva d’Italia”, un’area in
costante sviluppo negli anni passati e ora in crisi. L’idea di
progetto è quindi quella di lavorare attorno a questa lo-
comitiva del Nord-Est e in particolare lungo la ferrovia che
collegava Venezia a Cortina, ora fermatasi a Calalzo. La fer-
rovia come strumento per immaginare un nuovo modello
di sviluppo del Paese. Ripensare a questa ferrovia vuol dire
molte cose. Vuol dire riflettere sulla mobilità sostenibile, so-
stenibile dal punto di vista ambientale, economico, quali-
tativo. Vuol dire riuscire ad ipotizzare una nuova immagine
del territorio che possa continuare ad attrarre turismo. Vuol
dire ragionare sulla linea in sè, ma anche e soprattutto sui
territori che attraversa. Re-immaginare il territorio attorno
alla ferrovia è quindi il tema di questo lavoro, un tema tanto
vincolato ad un unico oggetto quando aperto alla possibi-
lità di scegliere diversi approcci.
Posti di fronte a questa decisione si è scelto di la-
vorare attorno al tema del dismesso, sul recupero dell’ab-
bandono. I primi sopralluoghi hanno constatato l’enorme
presenza di luoghi in disuso lungo la ferrovia e quindi l’im-
portanza di ridare vita ad ambienti / luoghi / circostanze
che hanno finito il loro ciclo di vita.
In particolare, il progetto mira all’elaborazione di
un modello generale di ri-utilizzo del dismesso, che abbia
la capacità di essere applicato a diversi paesi. Il primo passo
è rappresentato da un’analisi e conseguente catalogazione
delle differenti tipologie di abbandono rintracciate nel ter-
ritorio. Sono state ritenute fondamentali le potenzialità di
questi luoghi e, soprattutto, i risultati di una loro possibile
interazione, al fine di generare nuovi spazi vitali. Stazioni,
fabbriche, piccoli edifici, zone di verde incolto, come ele-
menti da “riutilizzare”, facendoli interagire e collegandoli
con nuovi percorsi progettati.
42. analisi | planimetria di progetto
40 80 m20
Il secondo passo rappresenta l’applicazione del
modello progettuale ad un territorio particolare. Si è
scelto di lavorare nel comune di Castellavazzo, un pic-
colo paese in provincia di Belluno. Il progetto ha preso
in esame i diversi tipi di abbandono presenti in quest’a-
rea, l’edificato, la viabilità e il verde. Ai diversi edifici ab-
bandonati sono state assegnate nuove funzioni in linea
con la vocazione artigianale del paese, si è pensato di
realizzare alcune botteghe artigianali per la lavorazio-
ne della pietra, attività che da un lato ha il potenziale
di attrarre turismo e dall’altro porta avanti l’antica tra-
dizione degli scalpellini del posto. Un grande cementi-
ficio ormai in disuso è stato ripensato come un centro
residenziale adiacente la ferrovia. Per quanto riguarda
la viabilità si è deciso di riqualificare quella esistente, in
particolare di rendere maggiormente accessibile e gra-
devole un antico percorso romano. Si è deciso poi di
delimitare e rivalutare l verde incolto che copre grandi
parti del paese.
50. Docente Laura Alvarez
Anno Scolastico 2011 / 2012
Workshop 1
L’Italia, un paese caratterizzato da una lunga storia
di emigrazione, è diventata uno stato di confine dell’Unio-
ne Europea, ricevendo decine di migliaia di migranti ogni
anno. “Come reagiremmo se Lampedusa muovesse verso
Venezia, città fondata – secondo la leggenda – da popola-
zioni in fuga dalle invasioni barbariche di Germani e Unni?”
Questa è stata la domanda provocatoria fatta all’inizio del
workshop. L’intento di questo progetto è quello di trova-
re nuove tipologie architettoniche per una fetta “invisibile”
ma crescente della società contemporanea: le popolazioni
immigrate. Progettare un centro d’accoglienza a Venezia.
In particolare l’area di intervento è l’isola (artificiale) di San
Biagio, a ovest di Sacca Fisola, alla quale è unita solo da un
ponte. Tra il 1973 e il 1985 la presenza di un inceneritore,
ora demolito, le aveva affibbiato il soprannome di “isola
della spazzatura”. L’origine, la sua funzione, il sarcastico so-
prannome hanno reso questo sito alieno alle dinamiche
veneziane. Formalmente parte della città ma separato da
essa, questo sito sembra possedere le caratteristiche di
straniamento e ambiguità proprie della condizione del
migrante. Interazione e integrazione: due obiettivi per due
soggetti, l’isola e i suoi futuri“abitanti”.
Primo passo nella definizione del progetto è stata
la scelta di un tema personale, di una parola che potesse
descrivere le intenzioni future, la vocazione da dare al pro-
getto, il filo conduttore dell’intero lavoro.
TESSERE -
nel senso di tessere un tessuto comune,
nel senso di considerare le persone come singole tessere di
un puzzle.
Il primo significato ha lo scopo di integrare gli immigrati fra
di loro, con il territorio circostante e con il resto della popo-
lazione.
Il secondo senso serve a considerare la realtà, la storia e la
provenienza di ogni singola persona. Tenendo conto, ad
esempio, dell’entità familiare, dei vari gruppi di conoscen-
ti e delle abitudini personali, in modo da costruire alloggi
di diverse forme e dimensioni, che possano rispondere alle
esigenze di tutti.
CERCARE RIFUGIO
un centro d’accoglienza per immigrati SACCA SAN BIAGIO -VE
55. 57 58
Il progetto si sviluppa su due piani distinti. Un primo piano formato da onde concatenate ospita gli
spazi pubblici. Si è deciso di organizzare tali spazi in modo che siano molto permeabili e che rappresentino
il vero punto di unione tra la popolazione veneziana e gli immigrati. Sono presenti gli uffici per l’accoglienza
e il collocamento, i servizi di assistenza alla persona e i punti di ristoro. Diverse sale sono poi utilizzabili per la
realizzazione di laboratori in cui le diverse realtà possano confrontarsi e arricchirsi a vicenda. Il secondo piano è,
invece, il luogo della sfera privata, dove sono posizionati i diversi alloggi delle famiglie di immigrati. Si è scelto
di progettare diverse tipologie di abitazione in modo da riuscire a rispondere alla esigenze di ogni persona. Il
secondo livello, nettamente diviso dal primo, dovrebbe dare la possibilità ad ogni ospite di poter chiamare quel
luogo casa.
56. Docente Tamassociati
Anno Scolastico 2012 / 2013
Workshop 2
Il punto di partenza è Porto Marghera e la sua
storica vocazione: essere un polo produttivo. Oggi
Porto Marghera testimonia l’abbandono e lo smantel-
lamento delle sue principali strutture adibite all’indu-
stria pesante. Tuttavia alcuni settori persistono, adat-
tandosi alle nuove condizioni di produzione, ed altri,
innovativi e motivati da queste modifiche, appaiono
nel territorio. Attualmente quindi, Porto Marghera si
trova in un periodo di transizione, in bilico tra il dila-
gante abbandono e l’esistenza di nuovi piccoli focolai.
E’ quindi possibile immaginare diversi possibili scena-
ri futuri. Questo workshop parte dall’idea che lo sce-
nario che al meglio possa riattivare questo luogo sia
quello della produzione. Un ambiente fatto su misura
per questo, per diventare il polo industriale della lagu-
na veneta, deve rimanere tale e trovare la via d’uscita
da questa situazione evitando di guardare altrove, ma
semplicemente voltandosi al suo passato. Un luogo
formato dalla e per la produzione deve essere ripensa-
to attraverso il ruolo per cui è nato. E’quindi necessa-
rio ripensare a una saturazione di Porto Marghera, ad
un modo di renderlo, ancora, pienamanete attivo.
Progettualmente è stato fondamentale il tema
del riuso. Pensando fosse obsoleta l’idea di una radi-
cale ricostituzione della forma urbana, si è deciso di
lavorare sulla maglia urbanistica attuale, accettando e
appoggiandosi a quello che già c’è. Nei casi in cui il
tessuto urbano fosse risultato incongruo, la soluzione
è derivata dalla reinterpretazione. Riorganizzare e non
ricostruire. Riqualificare in modo da dare alle forme
esistenti delle nuove funzioni.
La riflessione è stata quindi condotta sul modo
in cui riorganizzare la zona presa in considerazione: la
Banchina dell’Azoto. Si è pensato ad un nuovo polo
industriale innovativo, che al tempo stesso riesca ad
accogliere diverse altre funzioni. La presenza di una
grande piazza, di servizi e di un hotel assicurano la fru-
ibilità dell’area 24 ore su 24.
RI-EMPIRE PORTO MARGHERA
un nuovo centro produttivo PORTO MARGHERA -VE
66. Docente Murat Tabanlıoglu
Anno Scolastico 2013 / 2014
Workshop 3
Una nuova, vivace città prevalentemente ge-
nerata da e per i giovani. Questo è il tema fondamen-
tale del workshop, che parte dalla necessità di rige-
nerare i modelli di sviluppo territoriale della città e di
ri-usare i valori esistenti.
Il primo passo è lo studio dell’area, per com-
prendere le dimensioni e le porzioni di territorio che
possano costituire la base di questa nuova città.
Il progetto è focalizzato su Porto Marghera, ma questa
prima parte di lavoro prende in considerazione una
zona più grande, da Venezia all’aeroporto di Tessera,
considerando anche tutto il territorio di Mestre. Analisi
sulla mobilità, sui flussi del turismo, sui movimenti dei
pendolari e degli abitanti sono necessarie per com-
prendere come una nuova vocazione di Porto Mar-
ghera possa intaccare positivamente anche i territori
ad esso circostanti.
Il secondo passo è dato dall’analisi delle ne-
cessità. La fluidità tra le funzioni designa l’uso e la ri-
organizzazione degli edifici. Fondamentale è stata la
fase iniziale di ricerca:“chi lo utilizzerà? come godersi il
posto? di che cosa ha bisogno - voglia - desiderio? di
conseguenza, quali sono i migliori requisiti e le possi-
bili soluzioni?”.
Da queste basi scaturisce la parte progettuale
del lavoro. La formazione di un canale artificiale all’in-
terno dell’isola presa in considerazione è il principale
scenario di progetto. Un canale al quale si affacciano
edifici polifunzionali, pensati per i giovani abitanti
dell’isola e al tempo stesso per gli abitanti di Venezia,
della terraferma e per i turisti. Edifici che al loro interno
ospitano grandi laboratori nei quali i giovani studenti
possono sperimentare sul campo quello che hanno
appena imparato. Edifici che contengono al tempo
stesso aree produttive, aree commerciali e turistiche.
RI-ATTIVARE PORTO MARGHERA
un nuovo centro per giovani PORTO MARGHERA -VE
67. prime idee di progetto | silos a Porto Marghera
69 70
74. Docente Stefano Munarin
Anno Scolastico 2013 / 2014
Una passaggiata per Mestre attraverso le zone
di riqualificazione urbana diffuse nel territorio.
L’analisi e la scoperta del nuovo Quartiere Altobello
in via Andrea Costa, l’osservazione e la ri-scoperta dei
parchi urbani, Albanese e San Giuliano, e l’attraversa-
mente suggestivo del Bosco di Mestre.
Camminare per osservare la strada, gli edifici
che la costeggiano, i cambi di direzione. Una passeg-
giata nell’ordinario cercando di analizzare le mosse
progettuali che hanno creato effetti positivi per il ter-
ritorio e quelli che, invece, non hanno avuto succes-
so. Una camminata lungo le strade che solitamente
non vengono “studiate” a tavolino dagli studenti, per
riflettere su come si possa prendere spunto e vivere
l’architettura in ogni dove, anche e soprattutto lungo
la strada che ogni giorno attraversiamo per andare a
prendere il giornale.
TREKKING URBANO
guardarsi intorno camminando MESTRE
78. Docente Giuseppe D’Acunto
Anno Scolastico 2012 / 2013
Rilievo e rappresentazione dell’architettura
Obiettivo del corso è il “saper leggere l’architet-
tura”. Questo attraverso i due fondamentali momenti del
rilievo e della rappresentazione. La prima e complessa e
operazione di rilevamento è intesa come un’indagine
sulla realtà più profonda dell’organismo architettoni-
co mirata a coglierne tutti i valori, da quelli formali a
quelli dimensionali, da quelli percettivi a quelli stori-
co-costruttivi. Ciò che è essenziale per un rilievo non
è la precisione assoluta ma la precisione intesa come
la capacità del rilievo di fornire le informazioni per le
quali esso è stato realizzato. La seconda fase è la rap-
presentazione dell’oggetto architettonico, l’utilizzo del
disegno nel senso più largo, utilizzando gli strumenti, i
metodi e i codici della rappresentazione del progetto
e del rilievo dell’architettura.
Il rilievo e la conseguente rappresentazione di
un Padiglione della Biennale di Venezia ha costituito il
tema di questo corso. In particolare il PadiglioneVene-
zia, realizzato da Brenno del Giudice nel 1932.
Il rilievo diretto, i raddrizzamenti fotogram-
metrici e lo studio dei documenti sono stati le prime
tappe fondamentali per la conoscenza di tale oggetto
architettonico. E’seguita una parte di analisi aggiunti-
va, data dall’eleborazione di ipotetiche costruzioni ge-
ometriche sulla pianta e sull’alzato dell’edificio. Infine
il processo di restituzione grafica di quanto precede-
mente appreso è stata la parte conclusiva del lavoro.
In particolare è stata fondamentale la scelta dei giusti
metodi espressivi, tali da riuscire a comunicare quanto
appreso, da far trasparire gli aspetti ritenuti più impor-
tanti, le caratteristiche peculiari dell’architettura e il
suo rapporto con il contesto e con i padiglioni circo-
stanti.
LEGGERE UN’ARCHITETTURA
analisi e ri-disegno del padiglioneVenezia GIARDINI DELLA BIENNALE -VE
86. Docente Francesco Guerra
Anno Scolastico 2011 / 2012
Rilievo strumentale
STRUMENTI DEL RILIEVO
tecniche e prove pratiche
L’obbiettivo del corso è quello di fornire una pano-
ramica generale del rilievo strumentale, in particolare delle
principali tecniche e dei loro campi d’azione. Tali tecniche
sono la topografia, la fotogrammetria e il laser-scanner.
Oltre alla spiegazione teorica, ogni tecnica è affiancata da
esercitazioni pratiche atte a prendere confidenza con i me-
todi e gli strumenti specifici.
Notevole attenzione viene data alla capacità di uti-
lizzare software utili alla rielaborazione dei dati del rilievo.
In particolare viene sviluppato la scienza della fotogram-
metria. Essa trova fondamento nella volontà di ricostruire in
modo rigoroso la corrispondenza geometrica tra immagi-
ne e oggetto al momento dell’acquisizione. Tale strumento
permette di individuare le coordinate di punti tridimensio-
nali partendo da fotografie. Il raddrizzamento di immagini
fotografiche trova il suo campo d’impiego preferenziale nel
rilievo di oggetti che siano riconducibili ad una superficie
piana, quali facciate o strutture che si sviluppino su di un
piano. Durante il corso si è data prova di saper utilizzare un
particolare software di foto raddrizzamento, attraverso la
restituzione raddrizzata di diverse facciate piane di edifici.
Interessante approfondimento è riservato, poi, allo
strumento laser scanner. Con il laser scanner si rilevano in
tempi brevissimi milioni di punti. Impostato un passo di
campionamento ed il campo di misura il laser scanner ri-
leva qualsiasi oggetto sia in vista e alla portata dello stru-
mento. Il laser scanner rileva quindi un numero enorme di
punti. Sono state svolte una serie di esercitazioni che han-
no dato prova di saper rielaborare, una volta ricevuta, una
nuvola di punti. In particolare si è proceduto a ridisegnare,
basandosi su tali punti, la facciata della chiesa di S. Nico-
lò dei Mendicoli e il capitello composito della chiesa di S.
Giorgio di Andrea Palladio.
87. 89 90
capitello composito - Andrea Palladio,“I quattro libri dell’architettura”, 1790, Libro I, Capitolo XVIII
88.
89. raddrizzamento fotogrammetrico di una facciata di un edificio e della facciata della chiesa di S. Nicolò dei Mendicoli uti-
lizzando il programma RDF
90. ridisegno della facciata della chiesa di S. Nicolò dei Mendi-
coli utilizzando la nuvola di punti rilevata dal laser scanner,
rielaborata con il programma Pointools
92. ridisegno di un capitello della chiesa di S. Giorgio del Palla-
dio utilizzando la nuvola di punti rilevata dal laser scanner,
rielaborata con il programma Pointools
94. Docente Pierluigi Grandinetti
Anno Scolastico 2012 / 2013
Teoria della progettazione architettonica
FORMA, STRUTTURA, FUNZIONE
analisi delle più importanti tipologie architettoniche della storia
“Il vero elemento è l’elemento delle operazioni
costitutive così che, se si parla di elementi del fenomeno
architettonico, si deve considerare mezzi e norme unita-
riamente, perché i principi sorgono dall’essenza stessa dei
mezzi impiegati e i mezzi vengono scelti come conseguen-
za inalienabile dei principi, così che le forme non sono au-
tonome e indifferenti, o peggio ancora,‘a priori’al processo
costitutivo, ma anche rappresentano il simbolo conclusivo
di tutto il processo”.
A partire da tale affermazione di Ernesto N. Rogers, il cor-
so sviluppa una riflessione critica sul ruolo degli elementi
della composizione. Elementi intesi nella loro valenza di
“strumenti”, con riferimento alla tipologia nella quale si in-
seriscono.
In particolare quindi vengono analizzati i diversi tipi archi-
tettonici e le regole compositive nell’architettura e nella
città antica. A partire dalla tipologia del tempio greco an-
tico si prosegue con gli altri tipi architettonici della Grecia
classica ed ellenistica, per arrivare all’analisi degli elementi
compositivi dell’architettura teatrale, antica e moderna.
Al di là degli elementi in sè, si dà molta importante ai pro-
cessi di evoluzione di questi, alle trasformazioni del tipo
e della tipologia nel passaggio dall’antico al moderno. La
parte conclusiva prevede lo studio della composizione e
costruzione della forma: esperienze progettuali nell’archi-
tettura moderna.