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DECORAZIONE
ARCHITETTONICA
ROMANA
Le stranezze (eccezioni e regole)
Marina Milella
Decor. Il linguaggio architettonico romano. Principi di decorazione architettonica
21 maggio 2020
Francesca Caprioli
PICCOLA PREMESSA
(di cosa parleremo in questa presentazione)
Decorazione
architettonica
Le superfici decorate possono essere
analizzate come qualsiasi altra scultura:
- composizione e disegno delle figure o dei
motivi decorativi;
- resa delle superfici e dei volumi, che
dipende dai gusti dei committenti e dalle
capacità tecniche delle officine.
Decorazione
I blocchi sono anche elementi appartenenti a
degli edifici, la cui forma dipende dunque dalle
necessità strutturali delle architetture e dalla
loro posizione all’interno dell’insieme, e che
spesso conservano tracce di questa funzione
nelle superfici non in vista.
architettonica
Il nostro obiettivo è capire l’architettura antica e ricostruire
quale percezione poteva averne un osservatore dell’epoca.
L’architettura è l’arte di modellare il volume dello spazio che
viene poi modulato dall’apparato decorativo: grazie a tutto
questo insieme il visitatore, entrando, percepiva, più o meno
inconsciamente e richiamando istintivamente alla memoria
altri ambienti simili, che l’edificio era adeguato alla sua
funzione.
Comprendere l’architettura antica
Ricostruire la percezione degli spazi da parte degli antichi fruitori
Comprendere l’architettura antica
Ricostruire la percezione degli spazi da parte degli antichi fruitori
Ci occupiamo in dettaglio di una parte, ma non dobbiamo dimenticare obiettivo e contesto
ECCEZIONE ALLA REGOLA
Nelle lezioni precedenti del corso si è parlato della “regola”,
mentre a me è stato chiesto di fare una veloce carrellata sulle
eccezioni.
Devo quindi ringraziare Domenico Palombi e Francesca Caprioli
che mi hanno riservato la parte più divertente 
ECCEZIONE ALLA REGOLA?
Ma questo concetto di regola non è poi così semplice da definire
Le forme variano con il tempo.
Nell’immagine si può seguire (lungo la linea marrone)
il variare di una delle modanature decorate canoniche,
il kyma ionico, dall’età augustea al Tardo impero.
Tutti gli esempi sono tratti da monumenti di Roma.
Se non ricordate nulla del kyma ionico questa è un po’ di nomenclatura per aiutarvi 
Ma tra questi kymatia ionici quasi contemporanei, qual è la regola e quale l’eccezione?
La regola è il kyma ionico a lancette o quello a freccette?
(Il kyma ionico a sinistra è di epoca flavia, dai palazzi imperiali del Palatino, quello a destra è invece dal Foro di Traiano)
VARIAZIONI
Le forme architettoniche, e anche le forme della decorazione architettonica, si evolvono
con il tempo, seguendo il gusto, così come mutano le fogge degli abiti seguendo la moda.
Si tratta sempre di autorappresentarsi, attraverso il vestito che si indossa o attraverso
l’edificio, pubblico o privato, destinato a “fare pubblicità” al suo costruttore e a
tramandarne la memoria.
1932
1957
1972
2007
A dire il vero, l’evoluzione delle forme delle automobili assomiglia di più alle variazioni
della decorazione architettonica romana: i cambiamenti non derivano, infatti, solo dal
gusto o dalla moda, ma anche da motivazioni tecniche. Per esempio la forma del
parabrezza, che è diritto e verticale nei modelli più antichi, in quelli più recenti diventa
invece sfilata e obliqua per rendere i veicoli più aerodinamici.
Disegno
e resa
Un concetto importante per comprendere l’evoluzione delle forme è quello della differenza
tra DISEGNO e RESA.
È ben esemplificato da questa coppia di immagini, che rappresentano il particolare della
capigliatura di due copie romane della celebre scultura del Doriforo di Policleto (le due
teste sono conservate al Museo Barracco a Roma).
Il disegno delle ciocche è lo stesso nei due esemplari (ed è ovvio che sia così, dato che si
tratta di due copie di buona qualità di una stessa statua). La resa invece dipende dalle
abitudini degli scultori, che nelle diverse epoche adottano procedure differenti.
Così il copista che ha realizzato la testa in alto le ciocche della capigliatura sono rese
plasticamente, modulando le superfici convesse di ciascuna ciocca. Il copista che ha
realizzato la testa in basso, invece, le ha disegnate con solchi netti e lasciando le superfici
più piatte.
Arco di Settimio Severo, 202-203 d.C.
Cornice dei “Trofei Farnese”, epoca flavia
Nel campo della decorazione
architettonica un esempio simile può
essere rappresentato da questi due
anthemia, uno flavio e uno severiano,
che hanno un disegno quasi identico,
ma rese diverse.
Se non sapete cosa sia un anthemion eccovi uno
schemino per aiutarvi.
Doppio anthemion
VARIAZIONI
Le due immagini mostrano le incorniciature di due cassettoni, con kyma ionico (più in alto) e
kyma lesbio trilobato (più in basso).
Osservando bene si possono vedere piccole differenze di disegno: a sinistra il kyma ionico ha la
lancetta più sottile che a destra, per esempio, e il kyma lesbio trilobato ha il nastro dell’archetto
più sottile e il fiore intermedio con petali più stretti e con cima incurvata meno accentuata.
Per comprendere meglio la descrizione ecco la nomenclatura del kyma lesbio trilobato. Quella
del kyma ionico la potete trovare qualche diapositiva prima.
Roma, foro di Augusto, 2 a.C.
La cosa interessante è che questo disegno
leggermente differenziato è presente su un
medesimo blocco: si tratta di un coronamento
con soffitto dall’attico dei portici del Foro di
Augusto.
I due cerchietti gialli evidenziano dove si
trovano nel blocco i due particolari raffigurati
nelle immagini.
Roma, foro di Augusto, 2 a.C.
L’immagine della diapositiva precedente mostra il punto del
kyma lesbio trilobato dove il disegno cambia: lo trovate?
Il cerchio giallo sul blocco di nuovo mostra dove è stata
presa la foto del particolare.
Nella diapositiva successiva un altro esempio, sempre dal
Foro di Augusto: si tratta dei frammenti di due patere che le
Cariatidi dell’attico dei portici sorreggevano nella mano.
Le patere erano decorate con tre file concentriche di ghiande e tra le ghiande della
fila più esterna sono presenti palmette a rilievo più basso.
Questa descrizione si adatta ad entrambi i frammenti, ma in quello di destra, tuttavia,
le ghiande sono più sottili e appuntite.
Il disegno varia leggermente, la resa è sempre la stessa.
Arles, teatro romano, 12 a.C.
Queste leggere differenze di disegno (e non di resa) si ritrovano
anche nei diversi blocchi di una cornice dal teatro di Arles,
sempre di età augustea, ma più antica. Allo stesso modo si può
descrivere il kyma lesbio trilobato che costituisce la modanatura
inferiore della cornice in modo unico, ma poi il disegno
dell’elemento interno agli archetti e del fiore intermedio cambia
da un blocco all’altro.
Roma, arco di Costantino, 315 d.C.
Archivolto del fornice centrale, lato sud
Facendo un salto di due secoli ritroviamo ancora variazioni di
disegno nel kyma lesbio trilobato del coronamento
dell’archivolto sul lato sud del fornice maggiore dell’arco di
Costantino.
Intanto il disegno del kyma di è trasformato: sono presenti
due nastri aggiuntivi all’interno dell’archetto (secondo la
tradizione microasiatica), il fiore intermedio è diventato un
calicetto frastagliato, il lobo superiore dell’archetto si è
atrofizzato e la parte più rilevata dell’elemento interno a
foglia lanceolata che si trovava all’interno del lobo superiore
si è separata diventando quasi un elemento a sé a forma di
bottone circolare.
Quello però che ora ci interessa maggiormente è che, come
negli esempi precedenti di età augustea, il disegno dei singoli
elementi cambia da un blocco all’altro: ritroviamo dunque
questo fenomeno anche in età costantiniana.
Roma, foro di Traiano, 112 d.C.
Cosa accade nel periodo intermedio?
Nel Foro di Traiano, ad esempio, il kyma lesbio trilobato ha un
disegno quasi identico non solo nei diversi blocchi di una
stessa partizione architettonica, ma addirittura nei diversi
edifici che componevano il complesso.
OSSERVAZIONE
DIFFERENZE
PARTICOLARI
Osservando con attenzione i particolari abbiamo raccolto dati
interessanti, e abbiamo collezionato una serie di figurine
significative.
Oltre al gusto del collezionista, però, se vogliamo rendere
fecondi questi dati dobbiamo fare un altro passo: essere
curiosi e chiederci: perché accade il fenomeno che abbiamo
osservato?
?
Per scoprire il perché di un fenomeno dobbiamo conoscere il
contesto in cui questo avviene. Nel nostro caso conoscere
dunque le modalità con cui gli scalpellini realizzavano queste
modanature e come queste sono variate con il tempo.
Tempio di Vespasiano
(Musei Capitolini, Tabularium)
La trabeazione del tempio di Vespasiano nel Tabularium
(Musei Capitolini) ci offre l’occasione di ricostruire il processo
di lavorazione.
In una parte dell’architrave la lavorazione non era stata
completata, dato che l’estremità del blocco era inserita nella
muratura e non era visibile. Qui è restata traccia della
sbozzatura del blocco, con l’articolazione dell’architrave in
coronamento e fasce e una stretta striscia con il profilo
perfettamente rifinito delle modanature come modello per gli
scalpellini.
Successivamente in tutta la parte visibile è stato scolpito il
profilo liscio come nel modello e poi sono stati intagliati i
particolari delle modanature decorate.
Foro di Augusto, tempio
di Marte Ultore (Museo
dei Fori Imperiali)
In una mensola della cornice del tempio di Marte Ultore il
kyma lesbio trilobato dell’incorniciatura non è stato
completato per intero: in alcuni tratti resta la modanatura
liscia e in alcuni punti è stata poi solo tracciata la sagoma
degli elementi costitutivi del motivo, altrove interamente
scolpiti.
La procedura di lavorazione precedeva dunque:
- sbozzatura a subbia con articolazione del blocco nella sua
struttura generale;
- disegno del profilo delle modanature e loro realizzazione;
- disegno dei particolari delle modanature decorate e loro
realizzazione.
Arco di Costantino
Nell’arco di Costantino la cornice della trabeazione principale utilizza i blocchi di una
cornice di età antonina, completati con blocchi scolpiti ex-novo dagli scalpellini
costantiniani per i tratti sporgenti sulle colonne, che mancavano nel monumento da cui
proveniva la cornice reimpiegata.
Il disegno-modello è in questo caso rappresentato dall’elemento più antico (foto a
sinistra), che gli scalpellini costantiniani si sforzano di copiare secondo le proprie capacità
e i propri obiettivi (foto a destra).
Arco di Costantino
Il confronto al momento più interessante per quello che stiamo cercando
di capire ora è però quello tra lato anteriore (a destra) e fianchi (a sinistra)
degli elementi sporgenti costantiniani, dove i particolari delle modanature
sono stati lasciati volutamente non del tutto rifiniti.
Questo accade perché l’obiettivo delle officine era di ottenere il massimo
effetto con il minimo sforzo: il lato anteriore delle cornici sporgenti è
molto più visibile per chi passava sotto l’arco che i fianchi, che potevano
essere quindi trascurati, risparmiando lavorazioni non necessarie a
ottenere l’effetto voluto.
Le officine, dopo una lunga interruzione quasi completa, avevano in parte
perso la loro abilità, o meglio questa era orientata verso altri scopi:
adattare per esempio i blocchi di reimpiego richiede un’attenta, ma
diversa organizzazione.
Nel coronamento dell’archivolto sul lato nord del fornice centrale si trova
un motivo diverso da quello del lato opposto che abbiamo già visto
(questa volta un kyma lesbio continuo vegetalizzato e rovesciato, sempre
con varianti di disegno tra un blocco e l’altro).
Quello che ci interessa soprattutto, però, è che uno degli archetti è stato
esageratamente allargato per arrivare al margine del blocco: non si era
dunque realizzato un disegno preliminare della decorazione che
consentisse agli scalpellini di lavorare contemporaneamente senza fare
errori. L’intero procedimento è realizzato ad occhio da ogni scalpellino che
riceve come indicazione sono una descrizione sommaria e non
probabilmente un modello preciso.
Abbiamo dunque una possibile spiegazione del fenomeno delle variazioni
del disegno all’interno di una stessa partitura decorativa, che ci indicano
diverse modalità di organizzazione delle officine che sono variate con il
tempo:
- in età augustea gli scalpellini scolpiscono le modanature ognuno a suo
modo sulla base di un disegno tracciato preliminarmente, che però è
solo un disegno di massima;
- in età traianea le officine hanno affinato con i grandi cantieri imperiali
le loro modalità di lavorazione e le loro capacità di lavorazione del
marmo, tanto da realizzare modanature decorate quasi identiche
secondo indicazioni molto più precise;
- in età costantiniana le modalità di lavorazione sono il più possibile
rapide e si sono semplificate non solo perché la tradizione dei grandi
cantieri imperiali si era in parte interrotta, ma anche perché sono
diversi gli obiettivi.
OSSERVAZIONE > DATI > DOMANDE > RICERCA > IPOTESI
Dall’osservazione attenta dei particolari abbiamo ricavato un dato oggettivo che ci ha indotto a porci delle
domande. Per trovare una spiegazione siamo andati a cercare altri dati simili e altre considerazioni e ne è
scaturita un’ipotesi con un certo grado di attendibilità (mai una certezza, perché rimane sempre possibile
affinare le nostre interpretazioni).
DALL’ECCEZIONE
ALLA REGOLA
Da una slide di Francesca Caprioli
Forma e Decor
• Scelta forma (greca –romana) Formazione
• Conformismo - Conformazione al modello
• Conformazione > Trasformazione del modello
• Trasformazione del modello - Deformazione della forma
• Deformazione - Nuova formazione
Le forme mutano con il tempo: da invenzioni e novità diventano modelli
da copiare e imitare, la regola da seguire, finché non si avverte l’esigenza
di cambiare e le forme vengono variate, con eccezioni alla regola che
possono diventare nuovi modelli e nuove regole.
Architrave e capitello: a sinistra il tempio di Apollo in Circo (ricostruzione
iniziata nel 37-32 a.C.), in un momento di grande sperimentazione ed
elaborazione del linguaggio architettonico romano, e a destra il tempio di
Marte Ultore nel Foro di Augusto (inaugurato nel 2 a.C.), che diventa il
modello canonico (la regola) per la successiva evoluzione della
decorazione architettonica romana.
Il linguaggio architettonico del tempio di Apollo in Circo è una
sperimentazione mai diventata regola e ci sembra tutta un’ “eccezione”:
dal coronamento dell’architrave con kyma ionico, alle quattro fasce
dell’architrave di cui una decorata da baccellature (o queste ultime sono
una parte fuori misura e insolita del coronamento?), al capitello
corinzieggiante dalla struttura insolita.
“Il tumultuoso affluire di opere d’arte e di
impulsi artistici diversi si era esaurito.
La miscela, satura di tanti ingredienti,
incominciava a chiarirsi e a depositare
il suo residuo.”
R. Bianchi Bandinelli, Roma. L’arte romana nel centro del potere, 1969
L’eccezione maggiore (e in effetti si tratta di un unicum) è rappresentate
dallo straordinario fusto scanalato, nel quale le scanalature sono
alternativamente più larghe e più strette.
L’unico incerto confronto è con il fusto dell’Arco partico di
Augusto che si conserva intagliato sotto il capitello dorico
decorato tuttora conservato nel Foro Romano.
In questo caso si tratta di un’ulteriore scanalatura intagliata nel
listello tra le scanalature principali.
In effetti la decorazione dell’arco partico è attribuibile alla
medesima officina che aveva lavorato nel tempio di Apollo in
Circo.
Tra parentesi, una pillola in più
Persino nel tempio di Marte Ultore, la regola per eccellenza, si possono
però trovare eccezioni.
Il kyma lesbio trilobato del coronamento dell’architrave, per esempio, ha
sia l’elemento interno agli archetti, sia i petali del fiore trasformati in foglie
di quercia.
Si tratta forse di una voluta allusione alla corona civica di foglie di quercia
con cui Augusto era stato onorato nel 27 a.C.
Una motivazione per le eccezioni alla regola poteva in effetti essere la
necessità di trasmettere meglio il messaggio affidato all’insieme della
decorazione.
Pochi anni dopo, il tempio dei Dioscuri nel Foro Romano (dedicato nel 6 d.C.),
comincia a presentare raffinate variazioni rispetto alla regola stabilita nel
tempio di Marte Ultore.
Nel capitello le elici sono intrecciate e un sottile stelo nasce nello spazio tra
elici e volute per andare a decorare il cavetto sui lati dell’abaco.
Le elici intrecciate si ritrovano anche nel
tempio dei Dioscuri ora basilica di San Paolo
Maggiore a Napoli, di età tiberiana.
Il motivo di un viticcio nascente nello spazio tra elici e volute si trova nei primi capitelli corinzi di epoca
tardo-repubblicana, come si vede negli esemplari frammentari dal Foro di Cesare e dal tempio del Divo
Giulio.
Tra parentesi, due pillole in più
Anche nella trabeazione sono presenti variazioni di un raffinato
decorativismo, per esempio la fascia dell’architrave decorata con
un anthemion.
La mensola rappresenta anch’essa un’eccezione rispetto alla regola
del tempio di Marte Ultore: come in altri esempi precedenti ha
infatti forma ad S ed è decorata inferiormente da una foglia
d’acanto. La mensola del tempio di Marte Ultore ha una superficie
inferiore ondulata, con un rigonfiamento centrale, ed è decorata
inferiormente da un motivo a treccia.
Sarà la mensola del tempio dei Dioscuri a diventare la forma
canonica per le mensole di tutta l’età imperiale: in questo caso
l’eccezione diventa essa stessa regola.
In senso antiorario, a partire da in alto a destra, mensole di epoca domizianea (Foro di Nerva),
traianea (Foro di Traiano), antonina (arco di Costantino), severiana (palazzi imperiali del
Palatino) e costantiniana (arco di Costantino).
Ancora una variazione di raffinato decorativismo nella decorazione
di una mensola si trova nella trabeazione principale sull’arco di
Tito, dove la foglia d’acanto della faccia inferiore è sostituita da due
delfini intrecciati sopra una conchiglia.
In questo caso, tuttavia, è una eccezione che non diverrà mai
regola.
Foro di Augusto, 2 a.C.
Fregio-architrave dei “Trofei Farnese”
Palazzo di Domiziano
sul Palatino,
82-91 d.C.
Foro di Augusto, 2 a.C.
Foro di Nerva, 98 d.C.
Foro di Augusto, 2 a.C.
Villa di Agrippina (?),
epoca giulio-claudia
Palazzo di Domiziano
sul Palatino,
82-91 d.C.
Il gusto per la sovrabbondanza decorativa caratterizza diverse
novità introdotte in epoca flavia nel disegno delle modanature
decorate più importanti. Queste nuove forme stabiliscono nuovi
modelli che si mescoleranno nelle epoche successive a quelli
precedenti, come varianti possibili all’interno della regola.
In alto a sinistra: nell’astragalo a fusarole e
perline le fusarole possono assumere la forma
detta “a cappelletto”.
In alto a destra: tra i dentelli compare il
cosiddetto “motivo a occhiali”.
In basso, la freccetta, già introdotta in epoca
giulio-claudia, diventa comune tra gli ovuli del
kyma ionico al posto della lancetta.
A lato gli schemini di nomenclatura per
l’astragalo e per i dentelli. Quello per il kyma
ionico si trova nelle prime diapositive.
Tempio di Venere
Genitrice, 112 d.C.
Foro di Nerva, 98 d.C.
Un’altra caratteristica della decorazione domizianea dei grandi
cantieri imperiali di Roma è un’accentuata sottolavorazione degli
elementi delle modanature decorate, che accentua le ombre e il
contrasto chiaroscurale.
Nella foto a sinistra la sezione determinata dal taglio del blocco in
una cornice dal tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare (di
età traianea, ma decorato da officine nella tradizione flavia) mostra
come lo sguscio del kyma ionico sia scavato fin dietro l’ovulo, con
grande virtuosismo. Nei sottostanti dentelli si vede come lo spazio
intermedio sia scavato superiormente in profondità, fino a
penetrare dietro il listello soprastante.
Nel particolare del kyma ionico a destra, degli sgusci si è
conservata solo la parte destra del secondo ovulo, mentre gli altri
sono spezzati e perduti, mostrandoci però come accuratamente e
profondamente fosse intagliata la pietra retrostante, che pure non
si vedeva.
Ancora un’altra caratteristica è la tendenza ad occupare con
decorazioni tutte le superfici libere: in particolare nella villa di
Domiziano a Castelgandolfo questa piccola trabeazione presenta
decorazioni non solo su tutte le fasce dell’architrave, ma anche
sulla superficie di appoggio delle mensole, tra le mensole stesse, e
sul listello del coronamento dell’architrave.
Questa sorta di horror vacui caratterizza anche la
decorazione delle province galliche e germaniche. Si tratta
di un gusto locale che può influenzare la scelta dei modelli
(sopra, architrave del foro di Lutetia), o comportare vere e
proprie eccezioni alla regola (sotto, due cornici con mensole
frammentarie di Vesuna, oggi Pèrigueux, in Aquitania) .
Tra parentesi, una pillola in più
Tempo e spazio
Efeso, tempio di Adriano, 138 d.C.Roma, Pantheon, 120-124 d.C.
Le forme variano non solo nel corso del tempo, ma anche nello
spazio: le diverse regioni dell’impero avevano diverse tradizioni
culturali con diversi linguaggi architettonici, gusti diversi, diverse
modalità di assimilazione e diversi contatti con Roma. Diverse sono
anche dunque le regole del linguaggio architettonico e diverso è
ciò che viene percepito come adeguato al prestigio di un edificio.
In particolare nella parte orientale dell’impero era viva la
tradizione architettonica greco-ellenistica, e l’intreccio dei reciproci
influssi con Roma aveva determinato regole diverse per le forme
della decorazione architettonica.
Hierapolis, teatro
206-212 d.C. Atene, Eretteo,
V secolo a.C.
Roma, foro di Traiano,
II secolo d.C.
Gerasa, tempio di Artemide
150 d.C. Roma, arco di Settimio Severo,
202-203 d.C.
Leptis Magna, Foro severiano,
216 d.C.
Roma, basilica di Massenzio.
Prendiamo ad esempio il kyma lesbio trilobato: a destra in alto il modello greco-classico
(Eretteo di Atene), ancora a destra tre esempi di Roma, di età traianea, severiana e
costantiniana, a sinistra tre esempi dall’Asia, dalla Siria e dalla Tripolitania, tra l’età
antonina e quella severiana, che mostrano contemporanee varietà regionali.
Il kyma lesbio trilobato severiano di Hierapolis ha come particolarità di disegno il nastro
aggiuntivo interno agli archetti, che accompagna la parte inferiore dell’elemento interno
a foglia lanceolata. Inoltre il lobo superiore dell’archetto è tagliato superiormente. La
resa è quasi un ritaglio metallico.
Il kyma siriano da Gerasa ha ugualmente il lobo superiore dell’archetto ritagliato
superiormente e il fiore intermedio diviso per tutta l’altezza in due metà distinte.
Infine il kyma tripolitano da Leptis presenta archetti a forma di semicerchio, con un lobo
superiore appena accennato, con fiore intermedio di conseguenza ridotto. Gli elementi
interni sono calici e foglie delle forme più varie.
A loro volta le forme di queste regioni dell’impero possono influenzare l’evoluzione delle forme a Roma in diversi momenti.
È ben noto l’influsso microasiatico (importazione di marmo proconnesio accompagnato dalle maestranze) degli ultimi edifici costruiti da Adriano
a Roma (tempio di Venere e Roma, tempio di Adriano e suo mausoleo).
Ma non si tratta solo di cose così eclatanti: il kyma lesbio trilobato dell’archivolto dell’arco di Costantino, che abbiamo già visto, mostra un
influenza microasiatica nella presenza del nastro aggiuntivo interno agli architetti e nel taglio del lobo superiore, anche se la resa manifesta
un’esecuzione da parte di scalpellini di Roma.
Tra parentesi, una pillola in più
Queste varianti regionali della decorazione architettonica romana
hanno anch’esse, naturalmente, una loro evoluzione nel tempo.
In epoca tardo-imperiale questo può portare a forme che quasi
non sono più riconoscibili.
Chi di voi riconosce di quale modanatura decorata si tratta in
questo esempio di Hierapolis?
Hierapolis, teatro
206-212 d.C.
Hierapolis, teatro,
rifacimento
di IV secolo
Si tratta del kyma lesbio trilobato che incornicia un fusto di pilastro
decorato con girali da un rifacimento di IV secolo del teatro di
Hierapolis.
Gli scalpellini copiano le forme precedenti senza più comprenderne
la logica e questo porta a singolari risultati.
La variazione della forma l’ha completamente trasformata in
un’altra diversa, eppure nell’ottica di quegli scalpellini, l’effetto era
identico e probabilmente anche per le persone contemporanee,
che dovevano percepire comunque l’incorniciatura del pilastro
come simile a quella consueta, con il kyma lesbio trilobato, e
dunque adeguata.
+ + ++ +
+ + +
È interessante provare a immaginare come la trasformazione sia
avvenuta.
Nel kyma severiano, il taglio del lobo superiore mantiene nella
nostra percezione l’unità dell’archetto, ma questo è di fatto diviso
in tre parti staccate: le due metà simmetriche e l’elemento interno
agli archetti.
Nel kyma di IV secolo queste tre parti dell’archetto e il fiore sono
prese singolarmente e accostate l’una all’altra in un nuovo ordine:
non comprendendo più la logica del motivo nulla impedisce di
moltiplicare l’elemento interno all’archetto affiancandolo anche al
fiore a tulipano, creando un nuovo ritmo.
PREZIOSISMI
La sezione che segue riguarda la bellezza delle eccezioni (perché osservare i
particolari è bello e divertente :-) ).
Si tratta di esempi di variazioni sorprendenti e molto raffinate delle canoniche
modanature decorate. La loro eccezionalità rende a volte difficile descriverle a chi
le studia, e difficile trovare confronti adeguati.
Questo è un astragalo a fusarole e perline nel quale le fusarole sono state
trasformate in corolle a tre petali contrapposte l’una all’altra.
Tempio della Concordia, 10 d.C.
Si tratta di una delle decorazioni della base composita decorata dell’interno della
cella del tempio della Concordia, in cui anche le altre decorazioni sono ricche e
particolari.
La decorazione interna delle celle dei templi nella Roma augustea è spesso
particolarmente ricca, con basi decorate, fusti in marmi colorati e capitelli
corinzieggianti figurati.
Antiquarium del Celio
Queste fotografie sono purtroppo di qualità inferiore a quanto merita il pezzo: sono delle vecchie diapositive degli
anni 1990, quando l’Antiquarium del Celio fu aperto per un breve periodo al pubblico.
In questo bellissimo architrave frammentario conservato nell’Antiquarium del
Celio e di ignota provenienza, ma di epoca flavia, tutte le modanature sono
riccamente vegetalizzate (ovvero con gli elementi costitutivi ricoperti o
trasformati in foglie o calici).
Nell’astragalo le fusarole a cappelletto sono trasformate in piccoli calici e anche le
perline sono ricoperte da fogliame.
Nel kyma lesbio trilobato, l’elemento interno agli archetti è sostituito da un calice
acantizzante raddoppiato, i fiori intermedi hanno petali moltiplicati, frastagliati e
mossi e persino il nastro degli archetti è trasformato in uno stelo: dalla parte del
lobo superiore si origina un calice fogliaceo da cui nasce l’estremità inferiore del
nastro.
Villa Torlonia, “Falsi ruderi”
Una simile vegetalizzazione del kyma lesbio trilobato si ritrova in una cornice
reimpiegata in epoca moderna nei cosiddetti “Falsi ruderi” di villa Torlonia.
Dalla villa di Domiziano a Castelgandolfo (chiesa di San Pietro a Albano)
In un architrave dalla villa di Domiziano, reimpiegato nella chiesa di San Pietro ad
Albano, una delle fasce è decorata con un motivo inedito, con calici d’acanto che
danno origine a piccole girali, a cornucopie e a un calice centrale. Da lontano il
motivo ricorda vagamente la forma trilobata di un archetto del kyma lesbio
trilobato, ma si tratta soprattutto di un motivo nuovo, appositamente inventato e
di grande eleganza e coerenza.
Cd. Tempio del Divo Romolo al Foro Romano
Nell’edicola che inquadra l’ingresso del cosiddetto tempio del Divo Romolo, è
riutilizzata come trabeazione quella che doveva essere la raffinatissima
incorniciatura di un portale, con un fregio a girali, un kyma lesbio continuo
vegetalizzato (putroppo di difficile osservazione a causa della sua posizione) e di
nuovo un motivo appositamente inventato con girali, calici e palmette che si
intrecciano in modo complesso.
Tempio di Vespasiano, 79-87 d.C:
Nella cornice del tempio di Vespasiano il kyma ionico sotto i dentelli è
completamente vegetalizzato: gli sgusci sono trasformati in frastagliate foglie
d’acanto e la stessa superficie degli ovuli è ricoperta da girali e calici d’acanto.
Pannello presso la basilica Emilia, epoca flavia
Sull’incorniciatura di un rilievo con decorazione vegetale di epoca flavia, oggi
esposto sulla facciata della Basilica Emilia, uno dei motivi decorativi è costituito da
quello che sembra vagamente un kyma ionico, con ovuli cuoriformi intagliati con
un calicetto
Anche il listello più esterno ha ricevuto una decorazione con un motivo ad onda (o a can corrente). Nella foto di dettaglio è visibile il punto
centrale dove questo motivo cambia direzione: a volte in questo modo è possibile individuare il centro della decorazione e ricostruire dunque
delle misure mancanti di un frammento. In questo caso non è necessario perché il rilievo è conservato per intero.
Tra parentesi, una pillola in più
Museo nazionale romano a palazzo Massimo, altare
Un motivo simile si trova sul coronamento di un altare di epoca augustea del
Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo (che a sua volta sembra riprendere
il kyma ionico un po’ appiattito che spesso decora l’orlo di vasi marmorei).
Una parentesi: tutti gli strumenti di confronto tra studiosi possono essere utili,
persino Facebook.
Un post scherzoso del Museo nazionale archeologico di Venezia mi ha fatto
scoprire l’esistenza di un altro altare con la stessa modanatura nel coronamento.
Ho condiviso il confronto sul gruppo Facebook dedicato alla decorazione
architettonica romana e nei commenti altri colleghi hanno segnalato modanature
simili su dei pezzi a Cadice e a Vienne. Le conoscenze di tutti si sono così allargate
e a me pare un ottimo risultato .
Palmira, campo di Diocleziano, pretorio
Infine, nella decorazione architettonica siriana sembra esserci un particolare gusto
per fantasiose variazioni e per una resa a trina (forme sottili nastriformi ritagliate
su sfondi scuri incavati).
Nel pretorio del Campo di Diocleziano a Palmira i kymatia ionici hanno sgusci
trasformati in un cerchietto sottile che circonda quasi completamente l’ovulo e gli
elementi intermedi non sono più lancette o freccette ma le più fantasiose forme
vegetali, una diversa dall’altra.
PARTIRE DAL
PARTICOLARE
Un paio di esempi nei quali l’osservazione di alcuni dettagli ha permesso di
ricavare interessanti conclusioni.
Bargylia, vari edifici,
epoca antonina o severiana.
Nel 1998 si è svolta una ricognizione (Università di Pisa, prof. La Rocca) sul sito
dell’antica città di Bargylia, non lontana da Iasos, in Turchia. La città non è stata
scavata, ma sul sito emergevano diversi frammenti di decorazione architettonica.
Nelle fotografie (delle vecchie diapositive) i coronamenti di alcuni architravi
appartenenti a diversi edifici della città, di epoca antonina o severiana.
Biblioteca di Celso a Efeso,
114-121 d.C.
Bargylia, vari edifici,
epoca antonina o severiana.
I coronamenti sono articolati con una modanatura a palmette alternativamente
aperte e chiuse, un kyma ionico e un astragalo a fusarole e perline.
Si tratta della forma consueta in Asia Minore, come mostra l’architrave, di età
traianea, della biblioteca di Celso a Efeso.
Biblioteca di Celso a Efeso,
114-121 d.C.
Bargylia, vari edifici,
epoca antonina o severiana.
Descrivendo più in dettaglio i diversi elementi si può però notare un particolare
insolito: negli architravi di Bargylia l’astragalo a fusarole e perline alterna tra una
perlina e l’altra sia regolari coppie di fusarole, sia fusarole singole. Queste si
trovano o sotto la freccetta o sotto la punta dell’ovulo abbastanza
indifferentemente. In qualche caso addirittura le fusarole che si alternano alle
perline sono tutte singole.
Per comprendere questo particolare dobbiamo risalire alla decorazione
architettonica greca classica: nel portico nord dell’Eretteo osserviamo ad esempio
la successione di kyma lesbio, astragalo, kyma ionico, astragalo (e sotto un
anthemion a fiori di loto e palmette) del coronamento della parete.
Corrispondenza assiale
Ogni motivo ha un ritmo preciso, ovvero è sempre la stessa la larghezza dei motivi
che continuano a ripetersi (archetto con elemento centrale e fiore nel kyma lesbio
trilobato, ovulo con sguscio e lancetta intermedia nel kyma ionico, una perlina e
due fusarole nell’astragalo). Questi ritmi concordano tra loro: quello delle due
modanature più grandi è uguale, mentre quello degli astragali è esattamente il
doppio.
Questo significa che il centro del fiore e il centro dell’elemento interno all’archetto
sono entrambi esattamente sopra alla coppia di fusarole dell’astragalo, e lo stesso
il centro dell’ovulo e la punta della lancetta intermedia.
Si dice dunque che le diverse modanature decorate sono “in corrispondenza
assiale” tra loro.
Mileto, museo
Nella decorazione architettonica dell’Asia Minore questa corrispondenza assiale
sembra particolarmente ricercata e sottolineata: in questo coronamento arcaico
nel museo di Mileto, la lancetta del kyma ionico addirittura penetra tra le due
fusarole del sottostante astragalo.
Biblioteca di Celso a Efeso,
114-121 d.C.
In età romana, tuttavia, le reciproche proporzioni tra le modanature decorate più
grandi e più piccole si sono modificate e ormai il kyma ionico dell’architrave non è
tanto più grande del sottostante astragalo, che tuttavia, secondo la tradizione
deve avere un ritmo doppio. Si tenta comunque di rispettare la corrispondenza
assiale tra gli elementi e il risultato è dunque un astragalo piuttosto “compresso”
in larghezza, con le perline sferiche schiacciate e sottilissime fusarole.
Afodisia, terme di Adriano
Antalya, arco di Adriano
Hierapolis, teatro, epoca severiana
Una possibile soluzione è quella di uniformare il ritmo dell’astragalo e del kyma
ionico: la punta dell’ovulo e la freccetta sono ora sopra la perlina o sopra le
fusarole. In alcuni casi questo però comporta o un astragalo quasi delle stesse
dimensioni del kyma ionico o perline eccessivamente allungate.
Iasos, agorà, 136-140 d.C.
In un esemplare di architrave dall’agorà di Iasos, di epoca adrianea, che conserva
ancora il ritmo dell’astragalo doppio rispetto a quello del kyma ionico, l’eccessiva
compressione in larghezza degli elementi dell’astragalo ha portato forse lo
scalpellino a un occasionale fusarola singola.
Bargylia, vari edifici,
epoca antonina o severiana.
In seguito quello che era stato forse un errore occasionale è divenuta una
soluzione che sembra essere stata adottata come regola nella regione, come
mostra l’esempio di Bargylia.
Rodi, tempio di Afrodite
Hierapolis, stoà-basilica
Gli esempi si ritrovano in tutta la regione, fino a Rodi e a Hierapolis.
(le località citate sono indicate da pallini gialli)
PARTIRE DAL
PARTICOLARE
BIS
Tripoli, tempio del Genio della colonia, 183-184 d.C.
Un secondo caso è rappresentato da alcuni elementi architettonici rinvenuti negli
scavi del 1914-18 nei pressi dell’arco di Marco Aurelio a Tripoli e ricomposti negli
anni ‘30 come mostra la foto. Un rilievo frontonale con Tyche-Caelestis (Genio
della Colonia) tra Apollo e Minerva e i Dioscuri fu rimontato al di sopra dei blocchi
di una trabeazione costituita da cornice con mensole e fregio-architrave con
iscrizione di dedica al Genio della Colonia al tempo dell’imperatore Commodo, nel
183-184.
Cornice del frontone
Anche altri blocchi della cornice si conservano nell’area archeologica. Le mensole
sono interessanti: hanno la forma ad architrave che è una caratteristica delle
mensole micorasiatiche, ma sembrano state ritagliate inferiormente secondo un
profilo ad S e decorate inferiormente con una foglia d’acanto secondo il modello
occidentale.
Fregio-architrave con iscrizione datata al 183-184 d.C.
Nelle foto si vedono i dettagli delle modanature del coronamento del fregio e
dell’architrave della trabeazione: sul fregio è conservata parzialmente l’iscrizione
di dedica.
Cornice ionica nei pressi
Nell’area archeologica si conserva anche una cornice ionica con soffitto decorato
da baccellature. Le foto mostrano i particolari delle modanature.
Cornice ionica nei pressi
Fregio-architrave con iscrizione datata al 183-184 d.C.
Il piccolo kyma ionico e il sottostante astragalo che si trovano sopra i dentelli nella
sottocornice, sebbene non perfettamente conservati, mostrano alcune
caratteristiche interessanti:
- le fusarole dell’astragalo sembrano entrambe costituite da due elementi a
forma di piccola coppa con orlo rilevato
- Il kyma ionico ha sgusci a nastro piuttosto largo con scanaltura centrale e
freccette con grande punta triangolare.
Le stesse identiche caratteristiche si trovano sul kyma ionico del coronamento del
fregio e sull’astragalo del coronamento dell’architrave nel fregio-architrave
inserito nella ricomposizione del tempio.
I particolari identici delle modanature suggeriscono dunque che la cornice ionica
appartenesse allo stessa trabeazione del fregio-architrave con iscrizione.
Tripoli, portico (?) con iscrizione di dedica al Genio della colonia, 183-184 d.C.
Tripoli, tempio con frontone scolpito
La ricostruzione degli anni 1930 è stata dunque realizzata con materiali di due
diversi edifici:
- una cornice con mensole e un frontone scolpito relativi probabilmente ad un
tempio, non necessariamente di età commodiana;
- un fregio-architrave con iscrizione che con la cornice ionica conservata nei
pressi apparteneva ad un altro edificio dedicato al Genio della Colonia e
datato al 183-184 d.C.
Sabratha, teatro, epoca
antonina
Sabratha, portici del
tempio
di Ercole, 186 d.C.
Gli stessi particolari del kyma ionico e dell’astragalo dell’edificio commodiano di
Oea si ritrovano anche a Sabratha in uno stipite del teatro e in un elemento
architettonico del portici del tempio di Ercole: si trattava forse della produzione di
un officina regionale attiva in epoca commodiana in Tripolitania.
DULCIS IN FUNDO
In questa sezione una piccola collezione di foto di “stranezze” e eccezioni alla
regola.
Nelle didascalie le indicazioni di dove si trovano i pezzi e nei commenti
l’indicazione di quale sia la stranezza, senza altre considerazioni.
Musei Vaticani, museo Chiaramonti
Una piccola cornice ionica con la corona decorata incongruamente con un fregio
dorico a metope e triglifi.
Eleusi, propilei
Un fregio dorico nel quale i motivi figurati si trovano non solo sulle metope, ma
anche sovrapposti ai triglifi.
Roma, presso San Nicola in Carcere
Un architrave nel quale la prima fascia non solo è decorata, ma le stesse
baccellature hanno inserita inferiormente una piccola foglia d’acanto.
Roma, presso San Nicola in Carcere
Roma, via Appia, presso il mausoleo di Cecilia Metella
La stessa caratteristica di baccellature decorate inferiormente da una foglia
d’acanto si ritrova sulla sima di una cornice oggi murata presso il mausoleo di
Cecilia Metella sulla via Appia.
Lione, teatro romano
In questa base decorata è particolare la decorazione della scozia, con un motivo a
onda continua o can corrente con elementi vegetalizzati. Ma soprattutto c’è un
certo contrasto sia per la precisione del disegno, sia per la resa raffinata o
approssimativa, tra le modanature decorate della base e la decorazione dei lati
del plinto.
Roma, Santa Prassede, portale del sacello di San Zenone
Alcune stranezze derivano dal reimpiego: in questa cornice di epoca flavia è
decorato anche il piano inferiore con motivi a intreccio di nastri viminei dell’epoca
del portale.
Afrodisia, sporadico
Nel coronamento di questo architrave lo scalpellino ha fatto un errore nel
calcolare l’alternanza delle palmette chiuse o aperte sui due lati contigui: di
conseguenza si è trovato con l’ultima palmetta prima di quella angolare, chiusa,
che avrebbe dovuto essere dunque aperta, mentre gli sarebbe dovuta venire
chiusa: così l’ha realizzata chiusa nella metà sinistra e aperta nella metà destra.
GRAZIE DELL’ATTENZIONE
Marina Milella
Decor. Il linguaggio architettonico romano. Principi di decorazione architettonica
21 maggio 2020
Francesca Caprioli

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Eccezioni e regole nella decorazione architettonica romana

  • 1. DECORAZIONE ARCHITETTONICA ROMANA Le stranezze (eccezioni e regole) Marina Milella Decor. Il linguaggio architettonico romano. Principi di decorazione architettonica 21 maggio 2020 Francesca Caprioli
  • 2. PICCOLA PREMESSA (di cosa parleremo in questa presentazione)
  • 4. Le superfici decorate possono essere analizzate come qualsiasi altra scultura: - composizione e disegno delle figure o dei motivi decorativi; - resa delle superfici e dei volumi, che dipende dai gusti dei committenti e dalle capacità tecniche delle officine. Decorazione I blocchi sono anche elementi appartenenti a degli edifici, la cui forma dipende dunque dalle necessità strutturali delle architetture e dalla loro posizione all’interno dell’insieme, e che spesso conservano tracce di questa funzione nelle superfici non in vista. architettonica
  • 5.
  • 6. Il nostro obiettivo è capire l’architettura antica e ricostruire quale percezione poteva averne un osservatore dell’epoca. L’architettura è l’arte di modellare il volume dello spazio che viene poi modulato dall’apparato decorativo: grazie a tutto questo insieme il visitatore, entrando, percepiva, più o meno inconsciamente e richiamando istintivamente alla memoria altri ambienti simili, che l’edificio era adeguato alla sua funzione.
  • 7. Comprendere l’architettura antica Ricostruire la percezione degli spazi da parte degli antichi fruitori
  • 8. Comprendere l’architettura antica Ricostruire la percezione degli spazi da parte degli antichi fruitori Ci occupiamo in dettaglio di una parte, ma non dobbiamo dimenticare obiettivo e contesto
  • 9. ECCEZIONE ALLA REGOLA Nelle lezioni precedenti del corso si è parlato della “regola”, mentre a me è stato chiesto di fare una veloce carrellata sulle eccezioni. Devo quindi ringraziare Domenico Palombi e Francesca Caprioli che mi hanno riservato la parte più divertente 
  • 10. ECCEZIONE ALLA REGOLA? Ma questo concetto di regola non è poi così semplice da definire
  • 11.
  • 12. Le forme variano con il tempo. Nell’immagine si può seguire (lungo la linea marrone) il variare di una delle modanature decorate canoniche, il kyma ionico, dall’età augustea al Tardo impero. Tutti gli esempi sono tratti da monumenti di Roma. Se non ricordate nulla del kyma ionico questa è un po’ di nomenclatura per aiutarvi 
  • 13. Ma tra questi kymatia ionici quasi contemporanei, qual è la regola e quale l’eccezione? La regola è il kyma ionico a lancette o quello a freccette? (Il kyma ionico a sinistra è di epoca flavia, dai palazzi imperiali del Palatino, quello a destra è invece dal Foro di Traiano)
  • 15. Le forme architettoniche, e anche le forme della decorazione architettonica, si evolvono con il tempo, seguendo il gusto, così come mutano le fogge degli abiti seguendo la moda. Si tratta sempre di autorappresentarsi, attraverso il vestito che si indossa o attraverso l’edificio, pubblico o privato, destinato a “fare pubblicità” al suo costruttore e a tramandarne la memoria.
  • 17. A dire il vero, l’evoluzione delle forme delle automobili assomiglia di più alle variazioni della decorazione architettonica romana: i cambiamenti non derivano, infatti, solo dal gusto o dalla moda, ma anche da motivazioni tecniche. Per esempio la forma del parabrezza, che è diritto e verticale nei modelli più antichi, in quelli più recenti diventa invece sfilata e obliqua per rendere i veicoli più aerodinamici.
  • 19. Un concetto importante per comprendere l’evoluzione delle forme è quello della differenza tra DISEGNO e RESA. È ben esemplificato da questa coppia di immagini, che rappresentano il particolare della capigliatura di due copie romane della celebre scultura del Doriforo di Policleto (le due teste sono conservate al Museo Barracco a Roma). Il disegno delle ciocche è lo stesso nei due esemplari (ed è ovvio che sia così, dato che si tratta di due copie di buona qualità di una stessa statua). La resa invece dipende dalle abitudini degli scultori, che nelle diverse epoche adottano procedure differenti. Così il copista che ha realizzato la testa in alto le ciocche della capigliatura sono rese plasticamente, modulando le superfici convesse di ciascuna ciocca. Il copista che ha realizzato la testa in basso, invece, le ha disegnate con solchi netti e lasciando le superfici più piatte.
  • 20. Arco di Settimio Severo, 202-203 d.C. Cornice dei “Trofei Farnese”, epoca flavia
  • 21. Nel campo della decorazione architettonica un esempio simile può essere rappresentato da questi due anthemia, uno flavio e uno severiano, che hanno un disegno quasi identico, ma rese diverse. Se non sapete cosa sia un anthemion eccovi uno schemino per aiutarvi. Doppio anthemion
  • 23.
  • 24. Le due immagini mostrano le incorniciature di due cassettoni, con kyma ionico (più in alto) e kyma lesbio trilobato (più in basso). Osservando bene si possono vedere piccole differenze di disegno: a sinistra il kyma ionico ha la lancetta più sottile che a destra, per esempio, e il kyma lesbio trilobato ha il nastro dell’archetto più sottile e il fiore intermedio con petali più stretti e con cima incurvata meno accentuata. Per comprendere meglio la descrizione ecco la nomenclatura del kyma lesbio trilobato. Quella del kyma ionico la potete trovare qualche diapositiva prima.
  • 25. Roma, foro di Augusto, 2 a.C.
  • 26. La cosa interessante è che questo disegno leggermente differenziato è presente su un medesimo blocco: si tratta di un coronamento con soffitto dall’attico dei portici del Foro di Augusto. I due cerchietti gialli evidenziano dove si trovano nel blocco i due particolari raffigurati nelle immagini.
  • 27. Roma, foro di Augusto, 2 a.C.
  • 28. L’immagine della diapositiva precedente mostra il punto del kyma lesbio trilobato dove il disegno cambia: lo trovate? Il cerchio giallo sul blocco di nuovo mostra dove è stata presa la foto del particolare. Nella diapositiva successiva un altro esempio, sempre dal Foro di Augusto: si tratta dei frammenti di due patere che le Cariatidi dell’attico dei portici sorreggevano nella mano.
  • 29.
  • 30. Le patere erano decorate con tre file concentriche di ghiande e tra le ghiande della fila più esterna sono presenti palmette a rilievo più basso. Questa descrizione si adatta ad entrambi i frammenti, ma in quello di destra, tuttavia, le ghiande sono più sottili e appuntite. Il disegno varia leggermente, la resa è sempre la stessa.
  • 32. Queste leggere differenze di disegno (e non di resa) si ritrovano anche nei diversi blocchi di una cornice dal teatro di Arles, sempre di età augustea, ma più antica. Allo stesso modo si può descrivere il kyma lesbio trilobato che costituisce la modanatura inferiore della cornice in modo unico, ma poi il disegno dell’elemento interno agli archetti e del fiore intermedio cambia da un blocco all’altro.
  • 33. Roma, arco di Costantino, 315 d.C. Archivolto del fornice centrale, lato sud
  • 34. Facendo un salto di due secoli ritroviamo ancora variazioni di disegno nel kyma lesbio trilobato del coronamento dell’archivolto sul lato sud del fornice maggiore dell’arco di Costantino.
  • 35.
  • 36. Intanto il disegno del kyma di è trasformato: sono presenti due nastri aggiuntivi all’interno dell’archetto (secondo la tradizione microasiatica), il fiore intermedio è diventato un calicetto frastagliato, il lobo superiore dell’archetto si è atrofizzato e la parte più rilevata dell’elemento interno a foglia lanceolata che si trovava all’interno del lobo superiore si è separata diventando quasi un elemento a sé a forma di bottone circolare. Quello però che ora ci interessa maggiormente è che, come negli esempi precedenti di età augustea, il disegno dei singoli elementi cambia da un blocco all’altro: ritroviamo dunque questo fenomeno anche in età costantiniana.
  • 37. Roma, foro di Traiano, 112 d.C.
  • 38. Cosa accade nel periodo intermedio? Nel Foro di Traiano, ad esempio, il kyma lesbio trilobato ha un disegno quasi identico non solo nei diversi blocchi di una stessa partizione architettonica, ma addirittura nei diversi edifici che componevano il complesso.
  • 40. Osservando con attenzione i particolari abbiamo raccolto dati interessanti, e abbiamo collezionato una serie di figurine significative. Oltre al gusto del collezionista, però, se vogliamo rendere fecondi questi dati dobbiamo fare un altro passo: essere curiosi e chiederci: perché accade il fenomeno che abbiamo osservato?
  • 41. ?
  • 42. Per scoprire il perché di un fenomeno dobbiamo conoscere il contesto in cui questo avviene. Nel nostro caso conoscere dunque le modalità con cui gli scalpellini realizzavano queste modanature e come queste sono variate con il tempo.
  • 43. Tempio di Vespasiano (Musei Capitolini, Tabularium)
  • 44. La trabeazione del tempio di Vespasiano nel Tabularium (Musei Capitolini) ci offre l’occasione di ricostruire il processo di lavorazione. In una parte dell’architrave la lavorazione non era stata completata, dato che l’estremità del blocco era inserita nella muratura e non era visibile. Qui è restata traccia della sbozzatura del blocco, con l’articolazione dell’architrave in coronamento e fasce e una stretta striscia con il profilo perfettamente rifinito delle modanature come modello per gli scalpellini. Successivamente in tutta la parte visibile è stato scolpito il profilo liscio come nel modello e poi sono stati intagliati i particolari delle modanature decorate.
  • 45. Foro di Augusto, tempio di Marte Ultore (Museo dei Fori Imperiali)
  • 46. In una mensola della cornice del tempio di Marte Ultore il kyma lesbio trilobato dell’incorniciatura non è stato completato per intero: in alcuni tratti resta la modanatura liscia e in alcuni punti è stata poi solo tracciata la sagoma degli elementi costitutivi del motivo, altrove interamente scolpiti. La procedura di lavorazione precedeva dunque: - sbozzatura a subbia con articolazione del blocco nella sua struttura generale; - disegno del profilo delle modanature e loro realizzazione; - disegno dei particolari delle modanature decorate e loro realizzazione.
  • 48. Nell’arco di Costantino la cornice della trabeazione principale utilizza i blocchi di una cornice di età antonina, completati con blocchi scolpiti ex-novo dagli scalpellini costantiniani per i tratti sporgenti sulle colonne, che mancavano nel monumento da cui proveniva la cornice reimpiegata. Il disegno-modello è in questo caso rappresentato dall’elemento più antico (foto a sinistra), che gli scalpellini costantiniani si sforzano di copiare secondo le proprie capacità e i propri obiettivi (foto a destra).
  • 50. Il confronto al momento più interessante per quello che stiamo cercando di capire ora è però quello tra lato anteriore (a destra) e fianchi (a sinistra) degli elementi sporgenti costantiniani, dove i particolari delle modanature sono stati lasciati volutamente non del tutto rifiniti. Questo accade perché l’obiettivo delle officine era di ottenere il massimo effetto con il minimo sforzo: il lato anteriore delle cornici sporgenti è molto più visibile per chi passava sotto l’arco che i fianchi, che potevano essere quindi trascurati, risparmiando lavorazioni non necessarie a ottenere l’effetto voluto. Le officine, dopo una lunga interruzione quasi completa, avevano in parte perso la loro abilità, o meglio questa era orientata verso altri scopi: adattare per esempio i blocchi di reimpiego richiede un’attenta, ma diversa organizzazione.
  • 51.
  • 52. Nel coronamento dell’archivolto sul lato nord del fornice centrale si trova un motivo diverso da quello del lato opposto che abbiamo già visto (questa volta un kyma lesbio continuo vegetalizzato e rovesciato, sempre con varianti di disegno tra un blocco e l’altro). Quello che ci interessa soprattutto, però, è che uno degli archetti è stato esageratamente allargato per arrivare al margine del blocco: non si era dunque realizzato un disegno preliminare della decorazione che consentisse agli scalpellini di lavorare contemporaneamente senza fare errori. L’intero procedimento è realizzato ad occhio da ogni scalpellino che riceve come indicazione sono una descrizione sommaria e non probabilmente un modello preciso.
  • 53.
  • 54. Abbiamo dunque una possibile spiegazione del fenomeno delle variazioni del disegno all’interno di una stessa partitura decorativa, che ci indicano diverse modalità di organizzazione delle officine che sono variate con il tempo: - in età augustea gli scalpellini scolpiscono le modanature ognuno a suo modo sulla base di un disegno tracciato preliminarmente, che però è solo un disegno di massima; - in età traianea le officine hanno affinato con i grandi cantieri imperiali le loro modalità di lavorazione e le loro capacità di lavorazione del marmo, tanto da realizzare modanature decorate quasi identiche secondo indicazioni molto più precise; - in età costantiniana le modalità di lavorazione sono il più possibile rapide e si sono semplificate non solo perché la tradizione dei grandi cantieri imperiali si era in parte interrotta, ma anche perché sono diversi gli obiettivi.
  • 55. OSSERVAZIONE > DATI > DOMANDE > RICERCA > IPOTESI
  • 56. Dall’osservazione attenta dei particolari abbiamo ricavato un dato oggettivo che ci ha indotto a porci delle domande. Per trovare una spiegazione siamo andati a cercare altri dati simili e altre considerazioni e ne è scaturita un’ipotesi con un certo grado di attendibilità (mai una certezza, perché rimane sempre possibile affinare le nostre interpretazioni).
  • 58. Da una slide di Francesca Caprioli Forma e Decor • Scelta forma (greca –romana) Formazione • Conformismo - Conformazione al modello • Conformazione > Trasformazione del modello • Trasformazione del modello - Deformazione della forma • Deformazione - Nuova formazione
  • 59. Le forme mutano con il tempo: da invenzioni e novità diventano modelli da copiare e imitare, la regola da seguire, finché non si avverte l’esigenza di cambiare e le forme vengono variate, con eccezioni alla regola che possono diventare nuovi modelli e nuove regole.
  • 60.
  • 61. Architrave e capitello: a sinistra il tempio di Apollo in Circo (ricostruzione iniziata nel 37-32 a.C.), in un momento di grande sperimentazione ed elaborazione del linguaggio architettonico romano, e a destra il tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto (inaugurato nel 2 a.C.), che diventa il modello canonico (la regola) per la successiva evoluzione della decorazione architettonica romana. Il linguaggio architettonico del tempio di Apollo in Circo è una sperimentazione mai diventata regola e ci sembra tutta un’ “eccezione”: dal coronamento dell’architrave con kyma ionico, alle quattro fasce dell’architrave di cui una decorata da baccellature (o queste ultime sono una parte fuori misura e insolita del coronamento?), al capitello corinzieggiante dalla struttura insolita.
  • 62. “Il tumultuoso affluire di opere d’arte e di impulsi artistici diversi si era esaurito. La miscela, satura di tanti ingredienti, incominciava a chiarirsi e a depositare il suo residuo.” R. Bianchi Bandinelli, Roma. L’arte romana nel centro del potere, 1969
  • 63.
  • 64. L’eccezione maggiore (e in effetti si tratta di un unicum) è rappresentate dallo straordinario fusto scanalato, nel quale le scanalature sono alternativamente più larghe e più strette.
  • 65. L’unico incerto confronto è con il fusto dell’Arco partico di Augusto che si conserva intagliato sotto il capitello dorico decorato tuttora conservato nel Foro Romano. In questo caso si tratta di un’ulteriore scanalatura intagliata nel listello tra le scanalature principali. In effetti la decorazione dell’arco partico è attribuibile alla medesima officina che aveva lavorato nel tempio di Apollo in Circo. Tra parentesi, una pillola in più
  • 66.
  • 67. Persino nel tempio di Marte Ultore, la regola per eccellenza, si possono però trovare eccezioni. Il kyma lesbio trilobato del coronamento dell’architrave, per esempio, ha sia l’elemento interno agli archetti, sia i petali del fiore trasformati in foglie di quercia. Si tratta forse di una voluta allusione alla corona civica di foglie di quercia con cui Augusto era stato onorato nel 27 a.C. Una motivazione per le eccezioni alla regola poteva in effetti essere la necessità di trasmettere meglio il messaggio affidato all’insieme della decorazione.
  • 68.
  • 69. Pochi anni dopo, il tempio dei Dioscuri nel Foro Romano (dedicato nel 6 d.C.), comincia a presentare raffinate variazioni rispetto alla regola stabilita nel tempio di Marte Ultore. Nel capitello le elici sono intrecciate e un sottile stelo nasce nello spazio tra elici e volute per andare a decorare il cavetto sui lati dell’abaco.
  • 70. Le elici intrecciate si ritrovano anche nel tempio dei Dioscuri ora basilica di San Paolo Maggiore a Napoli, di età tiberiana. Il motivo di un viticcio nascente nello spazio tra elici e volute si trova nei primi capitelli corinzi di epoca tardo-repubblicana, come si vede negli esemplari frammentari dal Foro di Cesare e dal tempio del Divo Giulio. Tra parentesi, due pillole in più
  • 71.
  • 72. Anche nella trabeazione sono presenti variazioni di un raffinato decorativismo, per esempio la fascia dell’architrave decorata con un anthemion.
  • 73.
  • 74. La mensola rappresenta anch’essa un’eccezione rispetto alla regola del tempio di Marte Ultore: come in altri esempi precedenti ha infatti forma ad S ed è decorata inferiormente da una foglia d’acanto. La mensola del tempio di Marte Ultore ha una superficie inferiore ondulata, con un rigonfiamento centrale, ed è decorata inferiormente da un motivo a treccia.
  • 75.
  • 76. Sarà la mensola del tempio dei Dioscuri a diventare la forma canonica per le mensole di tutta l’età imperiale: in questo caso l’eccezione diventa essa stessa regola. In senso antiorario, a partire da in alto a destra, mensole di epoca domizianea (Foro di Nerva), traianea (Foro di Traiano), antonina (arco di Costantino), severiana (palazzi imperiali del Palatino) e costantiniana (arco di Costantino).
  • 77.
  • 78. Ancora una variazione di raffinato decorativismo nella decorazione di una mensola si trova nella trabeazione principale sull’arco di Tito, dove la foglia d’acanto della faccia inferiore è sostituita da due delfini intrecciati sopra una conchiglia. In questo caso, tuttavia, è una eccezione che non diverrà mai regola.
  • 79. Foro di Augusto, 2 a.C. Fregio-architrave dei “Trofei Farnese” Palazzo di Domiziano sul Palatino, 82-91 d.C. Foro di Augusto, 2 a.C. Foro di Nerva, 98 d.C. Foro di Augusto, 2 a.C. Villa di Agrippina (?), epoca giulio-claudia Palazzo di Domiziano sul Palatino, 82-91 d.C.
  • 80. Il gusto per la sovrabbondanza decorativa caratterizza diverse novità introdotte in epoca flavia nel disegno delle modanature decorate più importanti. Queste nuove forme stabiliscono nuovi modelli che si mescoleranno nelle epoche successive a quelli precedenti, come varianti possibili all’interno della regola. In alto a sinistra: nell’astragalo a fusarole e perline le fusarole possono assumere la forma detta “a cappelletto”. In alto a destra: tra i dentelli compare il cosiddetto “motivo a occhiali”. In basso, la freccetta, già introdotta in epoca giulio-claudia, diventa comune tra gli ovuli del kyma ionico al posto della lancetta. A lato gli schemini di nomenclatura per l’astragalo e per i dentelli. Quello per il kyma ionico si trova nelle prime diapositive.
  • 81. Tempio di Venere Genitrice, 112 d.C. Foro di Nerva, 98 d.C.
  • 82. Un’altra caratteristica della decorazione domizianea dei grandi cantieri imperiali di Roma è un’accentuata sottolavorazione degli elementi delle modanature decorate, che accentua le ombre e il contrasto chiaroscurale. Nella foto a sinistra la sezione determinata dal taglio del blocco in una cornice dal tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare (di età traianea, ma decorato da officine nella tradizione flavia) mostra come lo sguscio del kyma ionico sia scavato fin dietro l’ovulo, con grande virtuosismo. Nei sottostanti dentelli si vede come lo spazio intermedio sia scavato superiormente in profondità, fino a penetrare dietro il listello soprastante. Nel particolare del kyma ionico a destra, degli sgusci si è conservata solo la parte destra del secondo ovulo, mentre gli altri sono spezzati e perduti, mostrandoci però come accuratamente e profondamente fosse intagliata la pietra retrostante, che pure non si vedeva.
  • 83.
  • 84. Ancora un’altra caratteristica è la tendenza ad occupare con decorazioni tutte le superfici libere: in particolare nella villa di Domiziano a Castelgandolfo questa piccola trabeazione presenta decorazioni non solo su tutte le fasce dell’architrave, ma anche sulla superficie di appoggio delle mensole, tra le mensole stesse, e sul listello del coronamento dell’architrave.
  • 85. Questa sorta di horror vacui caratterizza anche la decorazione delle province galliche e germaniche. Si tratta di un gusto locale che può influenzare la scelta dei modelli (sopra, architrave del foro di Lutetia), o comportare vere e proprie eccezioni alla regola (sotto, due cornici con mensole frammentarie di Vesuna, oggi Pèrigueux, in Aquitania) . Tra parentesi, una pillola in più
  • 86. Tempo e spazio Efeso, tempio di Adriano, 138 d.C.Roma, Pantheon, 120-124 d.C.
  • 87. Le forme variano non solo nel corso del tempo, ma anche nello spazio: le diverse regioni dell’impero avevano diverse tradizioni culturali con diversi linguaggi architettonici, gusti diversi, diverse modalità di assimilazione e diversi contatti con Roma. Diverse sono anche dunque le regole del linguaggio architettonico e diverso è ciò che viene percepito come adeguato al prestigio di un edificio. In particolare nella parte orientale dell’impero era viva la tradizione architettonica greco-ellenistica, e l’intreccio dei reciproci influssi con Roma aveva determinato regole diverse per le forme della decorazione architettonica.
  • 88. Hierapolis, teatro 206-212 d.C. Atene, Eretteo, V secolo a.C. Roma, foro di Traiano, II secolo d.C. Gerasa, tempio di Artemide 150 d.C. Roma, arco di Settimio Severo, 202-203 d.C. Leptis Magna, Foro severiano, 216 d.C. Roma, basilica di Massenzio.
  • 89. Prendiamo ad esempio il kyma lesbio trilobato: a destra in alto il modello greco-classico (Eretteo di Atene), ancora a destra tre esempi di Roma, di età traianea, severiana e costantiniana, a sinistra tre esempi dall’Asia, dalla Siria e dalla Tripolitania, tra l’età antonina e quella severiana, che mostrano contemporanee varietà regionali. Il kyma lesbio trilobato severiano di Hierapolis ha come particolarità di disegno il nastro aggiuntivo interno agli archetti, che accompagna la parte inferiore dell’elemento interno a foglia lanceolata. Inoltre il lobo superiore dell’archetto è tagliato superiormente. La resa è quasi un ritaglio metallico. Il kyma siriano da Gerasa ha ugualmente il lobo superiore dell’archetto ritagliato superiormente e il fiore intermedio diviso per tutta l’altezza in due metà distinte. Infine il kyma tripolitano da Leptis presenta archetti a forma di semicerchio, con un lobo superiore appena accennato, con fiore intermedio di conseguenza ridotto. Gli elementi interni sono calici e foglie delle forme più varie.
  • 90. A loro volta le forme di queste regioni dell’impero possono influenzare l’evoluzione delle forme a Roma in diversi momenti. È ben noto l’influsso microasiatico (importazione di marmo proconnesio accompagnato dalle maestranze) degli ultimi edifici costruiti da Adriano a Roma (tempio di Venere e Roma, tempio di Adriano e suo mausoleo). Ma non si tratta solo di cose così eclatanti: il kyma lesbio trilobato dell’archivolto dell’arco di Costantino, che abbiamo già visto, mostra un influenza microasiatica nella presenza del nastro aggiuntivo interno agli architetti e nel taglio del lobo superiore, anche se la resa manifesta un’esecuzione da parte di scalpellini di Roma. Tra parentesi, una pillola in più
  • 91.
  • 92. Queste varianti regionali della decorazione architettonica romana hanno anch’esse, naturalmente, una loro evoluzione nel tempo. In epoca tardo-imperiale questo può portare a forme che quasi non sono più riconoscibili. Chi di voi riconosce di quale modanatura decorata si tratta in questo esempio di Hierapolis?
  • 93. Hierapolis, teatro 206-212 d.C. Hierapolis, teatro, rifacimento di IV secolo
  • 94. Si tratta del kyma lesbio trilobato che incornicia un fusto di pilastro decorato con girali da un rifacimento di IV secolo del teatro di Hierapolis. Gli scalpellini copiano le forme precedenti senza più comprenderne la logica e questo porta a singolari risultati. La variazione della forma l’ha completamente trasformata in un’altra diversa, eppure nell’ottica di quegli scalpellini, l’effetto era identico e probabilmente anche per le persone contemporanee, che dovevano percepire comunque l’incorniciatura del pilastro come simile a quella consueta, con il kyma lesbio trilobato, e dunque adeguata.
  • 95. + + ++ + + + +
  • 96. È interessante provare a immaginare come la trasformazione sia avvenuta. Nel kyma severiano, il taglio del lobo superiore mantiene nella nostra percezione l’unità dell’archetto, ma questo è di fatto diviso in tre parti staccate: le due metà simmetriche e l’elemento interno agli archetti. Nel kyma di IV secolo queste tre parti dell’archetto e il fiore sono prese singolarmente e accostate l’una all’altra in un nuovo ordine: non comprendendo più la logica del motivo nulla impedisce di moltiplicare l’elemento interno all’archetto affiancandolo anche al fiore a tulipano, creando un nuovo ritmo.
  • 98. La sezione che segue riguarda la bellezza delle eccezioni (perché osservare i particolari è bello e divertente :-) ). Si tratta di esempi di variazioni sorprendenti e molto raffinate delle canoniche modanature decorate. La loro eccezionalità rende a volte difficile descriverle a chi le studia, e difficile trovare confronti adeguati.
  • 99.
  • 100. Questo è un astragalo a fusarole e perline nel quale le fusarole sono state trasformate in corolle a tre petali contrapposte l’una all’altra.
  • 102. Si tratta di una delle decorazioni della base composita decorata dell’interno della cella del tempio della Concordia, in cui anche le altre decorazioni sono ricche e particolari. La decorazione interna delle celle dei templi nella Roma augustea è spesso particolarmente ricca, con basi decorate, fusti in marmi colorati e capitelli corinzieggianti figurati.
  • 104. Queste fotografie sono purtroppo di qualità inferiore a quanto merita il pezzo: sono delle vecchie diapositive degli anni 1990, quando l’Antiquarium del Celio fu aperto per un breve periodo al pubblico. In questo bellissimo architrave frammentario conservato nell’Antiquarium del Celio e di ignota provenienza, ma di epoca flavia, tutte le modanature sono riccamente vegetalizzate (ovvero con gli elementi costitutivi ricoperti o trasformati in foglie o calici). Nell’astragalo le fusarole a cappelletto sono trasformate in piccoli calici e anche le perline sono ricoperte da fogliame. Nel kyma lesbio trilobato, l’elemento interno agli archetti è sostituito da un calice acantizzante raddoppiato, i fiori intermedi hanno petali moltiplicati, frastagliati e mossi e persino il nastro degli archetti è trasformato in uno stelo: dalla parte del lobo superiore si origina un calice fogliaceo da cui nasce l’estremità inferiore del nastro.
  • 106. Una simile vegetalizzazione del kyma lesbio trilobato si ritrova in una cornice reimpiegata in epoca moderna nei cosiddetti “Falsi ruderi” di villa Torlonia.
  • 107. Dalla villa di Domiziano a Castelgandolfo (chiesa di San Pietro a Albano)
  • 108. In un architrave dalla villa di Domiziano, reimpiegato nella chiesa di San Pietro ad Albano, una delle fasce è decorata con un motivo inedito, con calici d’acanto che danno origine a piccole girali, a cornucopie e a un calice centrale. Da lontano il motivo ricorda vagamente la forma trilobata di un archetto del kyma lesbio trilobato, ma si tratta soprattutto di un motivo nuovo, appositamente inventato e di grande eleganza e coerenza.
  • 109. Cd. Tempio del Divo Romolo al Foro Romano
  • 110. Nell’edicola che inquadra l’ingresso del cosiddetto tempio del Divo Romolo, è riutilizzata come trabeazione quella che doveva essere la raffinatissima incorniciatura di un portale, con un fregio a girali, un kyma lesbio continuo vegetalizzato (putroppo di difficile osservazione a causa della sua posizione) e di nuovo un motivo appositamente inventato con girali, calici e palmette che si intrecciano in modo complesso.
  • 111. Tempio di Vespasiano, 79-87 d.C:
  • 112. Nella cornice del tempio di Vespasiano il kyma ionico sotto i dentelli è completamente vegetalizzato: gli sgusci sono trasformati in frastagliate foglie d’acanto e la stessa superficie degli ovuli è ricoperta da girali e calici d’acanto.
  • 113. Pannello presso la basilica Emilia, epoca flavia
  • 114. Sull’incorniciatura di un rilievo con decorazione vegetale di epoca flavia, oggi esposto sulla facciata della Basilica Emilia, uno dei motivi decorativi è costituito da quello che sembra vagamente un kyma ionico, con ovuli cuoriformi intagliati con un calicetto
  • 115. Anche il listello più esterno ha ricevuto una decorazione con un motivo ad onda (o a can corrente). Nella foto di dettaglio è visibile il punto centrale dove questo motivo cambia direzione: a volte in questo modo è possibile individuare il centro della decorazione e ricostruire dunque delle misure mancanti di un frammento. In questo caso non è necessario perché il rilievo è conservato per intero. Tra parentesi, una pillola in più
  • 116. Museo nazionale romano a palazzo Massimo, altare
  • 117. Un motivo simile si trova sul coronamento di un altare di epoca augustea del Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo (che a sua volta sembra riprendere il kyma ionico un po’ appiattito che spesso decora l’orlo di vasi marmorei).
  • 118.
  • 119. Una parentesi: tutti gli strumenti di confronto tra studiosi possono essere utili, persino Facebook. Un post scherzoso del Museo nazionale archeologico di Venezia mi ha fatto scoprire l’esistenza di un altro altare con la stessa modanatura nel coronamento.
  • 120.
  • 121. Ho condiviso il confronto sul gruppo Facebook dedicato alla decorazione architettonica romana e nei commenti altri colleghi hanno segnalato modanature simili su dei pezzi a Cadice e a Vienne. Le conoscenze di tutti si sono così allargate e a me pare un ottimo risultato .
  • 122. Palmira, campo di Diocleziano, pretorio
  • 123. Infine, nella decorazione architettonica siriana sembra esserci un particolare gusto per fantasiose variazioni e per una resa a trina (forme sottili nastriformi ritagliate su sfondi scuri incavati). Nel pretorio del Campo di Diocleziano a Palmira i kymatia ionici hanno sgusci trasformati in un cerchietto sottile che circonda quasi completamente l’ovulo e gli elementi intermedi non sono più lancette o freccette ma le più fantasiose forme vegetali, una diversa dall’altra.
  • 125. Un paio di esempi nei quali l’osservazione di alcuni dettagli ha permesso di ricavare interessanti conclusioni.
  • 126. Bargylia, vari edifici, epoca antonina o severiana.
  • 127. Nel 1998 si è svolta una ricognizione (Università di Pisa, prof. La Rocca) sul sito dell’antica città di Bargylia, non lontana da Iasos, in Turchia. La città non è stata scavata, ma sul sito emergevano diversi frammenti di decorazione architettonica. Nelle fotografie (delle vecchie diapositive) i coronamenti di alcuni architravi appartenenti a diversi edifici della città, di epoca antonina o severiana.
  • 128. Biblioteca di Celso a Efeso, 114-121 d.C. Bargylia, vari edifici, epoca antonina o severiana.
  • 129. I coronamenti sono articolati con una modanatura a palmette alternativamente aperte e chiuse, un kyma ionico e un astragalo a fusarole e perline. Si tratta della forma consueta in Asia Minore, come mostra l’architrave, di età traianea, della biblioteca di Celso a Efeso.
  • 130. Biblioteca di Celso a Efeso, 114-121 d.C. Bargylia, vari edifici, epoca antonina o severiana.
  • 131. Descrivendo più in dettaglio i diversi elementi si può però notare un particolare insolito: negli architravi di Bargylia l’astragalo a fusarole e perline alterna tra una perlina e l’altra sia regolari coppie di fusarole, sia fusarole singole. Queste si trovano o sotto la freccetta o sotto la punta dell’ovulo abbastanza indifferentemente. In qualche caso addirittura le fusarole che si alternano alle perline sono tutte singole.
  • 132.
  • 133. Per comprendere questo particolare dobbiamo risalire alla decorazione architettonica greca classica: nel portico nord dell’Eretteo osserviamo ad esempio la successione di kyma lesbio, astragalo, kyma ionico, astragalo (e sotto un anthemion a fiori di loto e palmette) del coronamento della parete.
  • 135. Ogni motivo ha un ritmo preciso, ovvero è sempre la stessa la larghezza dei motivi che continuano a ripetersi (archetto con elemento centrale e fiore nel kyma lesbio trilobato, ovulo con sguscio e lancetta intermedia nel kyma ionico, una perlina e due fusarole nell’astragalo). Questi ritmi concordano tra loro: quello delle due modanature più grandi è uguale, mentre quello degli astragali è esattamente il doppio. Questo significa che il centro del fiore e il centro dell’elemento interno all’archetto sono entrambi esattamente sopra alla coppia di fusarole dell’astragalo, e lo stesso il centro dell’ovulo e la punta della lancetta intermedia. Si dice dunque che le diverse modanature decorate sono “in corrispondenza assiale” tra loro.
  • 137. Nella decorazione architettonica dell’Asia Minore questa corrispondenza assiale sembra particolarmente ricercata e sottolineata: in questo coronamento arcaico nel museo di Mileto, la lancetta del kyma ionico addirittura penetra tra le due fusarole del sottostante astragalo.
  • 138. Biblioteca di Celso a Efeso, 114-121 d.C.
  • 139. In età romana, tuttavia, le reciproche proporzioni tra le modanature decorate più grandi e più piccole si sono modificate e ormai il kyma ionico dell’architrave non è tanto più grande del sottostante astragalo, che tuttavia, secondo la tradizione deve avere un ritmo doppio. Si tenta comunque di rispettare la corrispondenza assiale tra gli elementi e il risultato è dunque un astragalo piuttosto “compresso” in larghezza, con le perline sferiche schiacciate e sottilissime fusarole.
  • 140. Afodisia, terme di Adriano Antalya, arco di Adriano Hierapolis, teatro, epoca severiana
  • 141. Una possibile soluzione è quella di uniformare il ritmo dell’astragalo e del kyma ionico: la punta dell’ovulo e la freccetta sono ora sopra la perlina o sopra le fusarole. In alcuni casi questo però comporta o un astragalo quasi delle stesse dimensioni del kyma ionico o perline eccessivamente allungate.
  • 143. In un esemplare di architrave dall’agorà di Iasos, di epoca adrianea, che conserva ancora il ritmo dell’astragalo doppio rispetto a quello del kyma ionico, l’eccessiva compressione in larghezza degli elementi dell’astragalo ha portato forse lo scalpellino a un occasionale fusarola singola.
  • 144. Bargylia, vari edifici, epoca antonina o severiana.
  • 145. In seguito quello che era stato forse un errore occasionale è divenuta una soluzione che sembra essere stata adottata come regola nella regione, come mostra l’esempio di Bargylia.
  • 146. Rodi, tempio di Afrodite
  • 148. Gli esempi si ritrovano in tutta la regione, fino a Rodi e a Hierapolis. (le località citate sono indicate da pallini gialli)
  • 150. Tripoli, tempio del Genio della colonia, 183-184 d.C.
  • 151. Un secondo caso è rappresentato da alcuni elementi architettonici rinvenuti negli scavi del 1914-18 nei pressi dell’arco di Marco Aurelio a Tripoli e ricomposti negli anni ‘30 come mostra la foto. Un rilievo frontonale con Tyche-Caelestis (Genio della Colonia) tra Apollo e Minerva e i Dioscuri fu rimontato al di sopra dei blocchi di una trabeazione costituita da cornice con mensole e fregio-architrave con iscrizione di dedica al Genio della Colonia al tempo dell’imperatore Commodo, nel 183-184.
  • 153. Anche altri blocchi della cornice si conservano nell’area archeologica. Le mensole sono interessanti: hanno la forma ad architrave che è una caratteristica delle mensole micorasiatiche, ma sembrano state ritagliate inferiormente secondo un profilo ad S e decorate inferiormente con una foglia d’acanto secondo il modello occidentale.
  • 154. Fregio-architrave con iscrizione datata al 183-184 d.C.
  • 155. Nelle foto si vedono i dettagli delle modanature del coronamento del fregio e dell’architrave della trabeazione: sul fregio è conservata parzialmente l’iscrizione di dedica.
  • 157. Nell’area archeologica si conserva anche una cornice ionica con soffitto decorato da baccellature. Le foto mostrano i particolari delle modanature.
  • 158. Cornice ionica nei pressi Fregio-architrave con iscrizione datata al 183-184 d.C.
  • 159. Il piccolo kyma ionico e il sottostante astragalo che si trovano sopra i dentelli nella sottocornice, sebbene non perfettamente conservati, mostrano alcune caratteristiche interessanti: - le fusarole dell’astragalo sembrano entrambe costituite da due elementi a forma di piccola coppa con orlo rilevato - Il kyma ionico ha sgusci a nastro piuttosto largo con scanaltura centrale e freccette con grande punta triangolare. Le stesse identiche caratteristiche si trovano sul kyma ionico del coronamento del fregio e sull’astragalo del coronamento dell’architrave nel fregio-architrave inserito nella ricomposizione del tempio.
  • 160.
  • 161. I particolari identici delle modanature suggeriscono dunque che la cornice ionica appartenesse allo stessa trabeazione del fregio-architrave con iscrizione.
  • 162. Tripoli, portico (?) con iscrizione di dedica al Genio della colonia, 183-184 d.C. Tripoli, tempio con frontone scolpito
  • 163. La ricostruzione degli anni 1930 è stata dunque realizzata con materiali di due diversi edifici: - una cornice con mensole e un frontone scolpito relativi probabilmente ad un tempio, non necessariamente di età commodiana; - un fregio-architrave con iscrizione che con la cornice ionica conservata nei pressi apparteneva ad un altro edificio dedicato al Genio della Colonia e datato al 183-184 d.C.
  • 164. Sabratha, teatro, epoca antonina Sabratha, portici del tempio di Ercole, 186 d.C.
  • 165. Gli stessi particolari del kyma ionico e dell’astragalo dell’edificio commodiano di Oea si ritrovano anche a Sabratha in uno stipite del teatro e in un elemento architettonico del portici del tempio di Ercole: si trattava forse della produzione di un officina regionale attiva in epoca commodiana in Tripolitania.
  • 167. In questa sezione una piccola collezione di foto di “stranezze” e eccezioni alla regola. Nelle didascalie le indicazioni di dove si trovano i pezzi e nei commenti l’indicazione di quale sia la stranezza, senza altre considerazioni.
  • 168. Musei Vaticani, museo Chiaramonti
  • 169. Una piccola cornice ionica con la corona decorata incongruamente con un fregio dorico a metope e triglifi.
  • 171. Un fregio dorico nel quale i motivi figurati si trovano non solo sulle metope, ma anche sovrapposti ai triglifi.
  • 172. Roma, presso San Nicola in Carcere
  • 173. Un architrave nel quale la prima fascia non solo è decorata, ma le stesse baccellature hanno inserita inferiormente una piccola foglia d’acanto.
  • 174. Roma, presso San Nicola in Carcere Roma, via Appia, presso il mausoleo di Cecilia Metella
  • 175. La stessa caratteristica di baccellature decorate inferiormente da una foglia d’acanto si ritrova sulla sima di una cornice oggi murata presso il mausoleo di Cecilia Metella sulla via Appia.
  • 177. In questa base decorata è particolare la decorazione della scozia, con un motivo a onda continua o can corrente con elementi vegetalizzati. Ma soprattutto c’è un certo contrasto sia per la precisione del disegno, sia per la resa raffinata o approssimativa, tra le modanature decorate della base e la decorazione dei lati del plinto.
  • 178. Roma, Santa Prassede, portale del sacello di San Zenone
  • 179. Alcune stranezze derivano dal reimpiego: in questa cornice di epoca flavia è decorato anche il piano inferiore con motivi a intreccio di nastri viminei dell’epoca del portale.
  • 181. Nel coronamento di questo architrave lo scalpellino ha fatto un errore nel calcolare l’alternanza delle palmette chiuse o aperte sui due lati contigui: di conseguenza si è trovato con l’ultima palmetta prima di quella angolare, chiusa, che avrebbe dovuto essere dunque aperta, mentre gli sarebbe dovuta venire chiusa: così l’ha realizzata chiusa nella metà sinistra e aperta nella metà destra.
  • 182. GRAZIE DELL’ATTENZIONE Marina Milella Decor. Il linguaggio architettonico romano. Principi di decorazione architettonica 21 maggio 2020 Francesca Caprioli