1. Competenze matematiche
e pratiche didattiche
Spunti di riflessione in M@t.Abel
Di
Antonina C. Pellerito
Docente Scienze MM,FF,NN Secondaria di 1 grado
CIDI -Palermo
09.05.2013
2. Progetto di sperimentazione
M@t. Abel
E’ diretto a migliorare le criticità sulle conoscenze ed abilità
in matematica evidenziate dalle indagini
OCSE-PISA.
(Inizio del mio percorso di sperimentazione A.scol.2009/10
-classe 1^- corso ad indirizzo musicale scuola secondaria di 1
grado
Termine a .scol.2011/12
Classe 3^-corso ad indirizzo musicale scuola secondaria di 1
grado)
Antonina C .Pellerito
3. Progetto di sperimentazione
M@t. Abel
Sono risultate 4 le grandezze che ci siamo proposti di osservare più in
dettaglio ,per stimare le ricadute in M@t.Abel ,sugli studenti in un
triennio:
1)L’apprendimento in matematica , rilevato mediante tests standardizzati
alla fine di ciascun A. scol. ,in modo differenziato (partendo da una 1^
classe-sec 1 grado , sino alla 3^ );
2)Il gradimento della matematica , rilevato mediante questionario
somministrato alla fine di ciascun A. scol.
3)Le assenze ,rilevate mediante la Segreteria scol.,la cui collaborazione
è fondamentale per la realizzazione di alcune “fasi cruciali”;
4)Il rendimento scolastico complessivo , rilevato anch’esso presso la
Segreteria scolastica.
Antonina C. Pellerito
4. Come funziona M@t. Abel
La formazione è “blended” e strutturata in 4 fasi:
1. Incontri introduttivi in presenza con il tutor;
2. Incontri on-line e scelta delle Unità di
Apprendimento;
3. Sperimentazione in classe di 4 attività didattiche ,
con assistenza on line del tutor e compilazione di un
diario di bordo;
4. Incontro finale , consegna del diario di bordo e del
questionario finale da parte dei docenti (pubblicazione
del materiale in piattaforma Indire)
Antonina C. Pellerito
5. Progetto di sperimentazione
M@t. Abel
L’indicatore statistico che abbiamo usato è
“Indicatore Panel”:
Basato sul confronto tra l’apprendimento di uno stesso studente
in due successive prove standardizzate
-sia in termini assoluti
-che relativi
( tali da poter monitorare il “guadagno assoluto” in termini di
apprendimento ,così come avviene in TIMSS).
Antonina C.Pellerito
6. Progetto di sperimentazione
M@t. Abel
A conclusione del percorso sperimentale è previsto un
Raking :
Provinciale
Regionale
Nazionale
Rispetto a tutte le scuole (o scuole dello stesso
ordine),costruito sulla base della media o della mediana
dei risultati dei rispettivi studenti.
Antonina C.Pellerito
7. Si valuta la proposta formativa
M@t. Abel
I risultati dovranno essere confrontati con
opportune prove standardizzate, come avviene già
in OCSE-PISA, ciò allo scopo di effettuare una
valutazione basata su più dimensioni che consenta
di non perdere alcuni aspetti fondamentali della
nostra “cultura scolastica” non rilevabili
attraverso l’esclusiva somministrazione di prove
standardizzate.
Antonina C. Pellerito
8. Progetto di sperimentazione
M@t. Abel
Quali obiettivi?
Traguardi sempre più ambiziosi di
insegnamento di Qualità che
risponda alle varie sfide attuali e sia
più adeguato alla società del nostro
tempo storico.
Antonina C.Pellerito
9. Scenari sociali
Il presupposto:
“La sfida per la scuola nell’attuale momento
storico
Va ben al di là di un semplice adeguamento
dell’insegnamento scolastico alle ultime
ricerche/scoperte in ambiti disciplinari , ma
richiede una
Riforma culturale”
Antonina .C. Pellerito
10. Nuovo Umanesimo (E .Morin)
La scuola deve formare persone che
attraverso uno studio approfondito delle
discipline maturano competenze salde e
sicure , ma che nello stesso tempo siano
abituate ad un lavoro interdisciplinare ,
volto a superare i confini delle discipline a
volte assai limitanti.
A.C.Pellerito
11. Cultura umanistica e scientifica
In questa prospettiva la scuola deve
avere il compito di programmare negli
studenti la capacità di connettere i
saperi e di superare le barriere tra
cultura umanistica e scientifica
(E. Morin-Nuovo Umanesimo)
A.C.Pellerito
12. Reazione alla riduzione della
persona a “Homo oeconomicus”
La scuola ha il compito di promuovere lo sviluppo della
persona nella completezza di tutte le sue componenti:
Psicofisica
Culturale
Sociale
Etica
Spirituale
Contrastando le tendenze sociali omologanti
A.C.Pellerito
13. Costruzione di un futuro sostenibile
per l’umanità
Parole chiavi:
Analisi del contesto
Analisi epistemologica della disciplina d’insegnamento(strumento di formazione)
Persona
Responsabilità
Interdisciplinarietà
Flessibilità
Ascolto
Saper gestire le incertezze
Sintesi
Creatività
A.C.Pellerito
14. Strumenti
Occorrono Mappe Cognitive ampie e flessibili ma anche
strumenti per far evolvere queste mappe , per:
Ampliarle
Ristrutturarle
Incrementare il loro potere
A.C.Pellerito
15. Quale idea di sapere?
Aperta alla
Discontinuità
Sorpresa
Incertezza
Alle sfide delle scoperte e delle innovazioni
Alla capacità di riformulare le dimensioni delle
proprie interrogazioni…….
A.C.Pellerito
16. Competenza: ”nuova attitudine ad
organizzare le conoscenze”(E . Morin)
Il punto di vista del docente in tre prospettive:
Competenza=promozione dello
sviluppo
Competenza=qualità degli
apprendimenti
Competenza=pensiero pratico-esperto
A.C.Pellerito
17. Competenze. Il Quadro Europeo
Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 7 settembre
2006 :il Quadro Europeo delle Qualifiche e dei Titoli contiene le seguenti
definizioni:
“Conoscenze”: indicano il risultato dell’assimilazione di informazioni
attraverso l’apprendimento. Le conoscenze sono l’insieme di fatti
,principi , teorie e pratiche , relative ad un settore di studio o di lavoro
;le conoscenze sono descritte come teoriche e pratiche.
“Abilità” : indicano le capacità di applicare conoscenze e di usare il
know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi ; le abilità
sono descritte come cognitive (uso del pensiero logico intuitivo e creativo
) e pratiche ( che implicano l’abilità manuale e l’uso di metodi, materiali,
strumenti).
“Competenze” : indicano la comprovata capacità di usare conoscenze ,
abilità e capacità personali , sociali e / o metodologiche , in situazioni di
lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale ;le
competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia
A.C.Pellerito
18. Definizione di competenze
Secondo l’autore P. Boscolo:
“insieme delle conoscenze , abilità e
atteggiamenti che consentono ad un
individuo di ottenere risultati utili al proprio
adattamento negli ambienti per lui/lei
significativi e che si manifesta come capacità
di affrontare e padroneggiare i problemi
della vita , attraverso l’uso di abilità
cognitive”
A.C.Pellerito
19. Secondo l’autore M. Pellerey
“Una persona veramente competente è in
grado di far fronte ad una situazione sfidante
complessa e che presenta carattere di novità;
è in grado di organizzare se stessa e le sue
risorse interne (conoscenze, abilità, capacità
di riflessioni sistematiche ),insieme alle
risorse esterne tali da risolvere un problema
e posta di fronte ad una variante inattesa ,
di riprogettare il proprio intervento per
adattarlo alle nuove richieste.”
A.C.Pellerito
20. Come promuovere le competenze
(M. Pellerey)
1.Apprendistato cognitivo-pratico
Osservazione
Imitazione
Autocontrollo
Autoregolazione
Analogie/differenze
A.C.Pellerito
21. Come promuovere le competenze
(Pellerey)
2.Lavorando per progetti
Offrendo prospettive significative;
3.Presentando situazioni-problema
Attraverso contesti in parte conosciuti , ma che non si è
in grado di affrontare
A.C.Pellerito
22. Diventare esperti
La competenza in situazione
Significa “saper adottare
all’interno di un repertorio di
risorse quelle più idonee alla
situazione”
A.C.Pellerito
23. Il pensiero pratico -esperto
Secondo l’autrice C . Zucchermaglio il pensiero pratico- esperto
possiede le seguenti specificità cognitive secondo i seguenti
tratti essenziali:
La definizione dei problemi
Le soluzioni flessibili
L’integrazione dell’ambiente nel sistema di soluzione dei
problemi
L’ottimizzazione dello sforzo
La dipendenza da conoscenze specifiche particolari
A.C.Pellerito
24. La didattica per competenze
prevede:
1. L’abbandono di tutte quelle pratiche trasmissive a
favore di un modello costruttivista attivo e
partecipativo
2. Le conoscenze pregresse degli alunni che diventano
risorse operative
3. L’apprendimento centrato sull’esperienza e sulle
attività laboratoriali (didattica laboratoriale )
A.C.Pellerito
25. Cosa vuol dire : didattica per
competenze?
Certamente rimanda ad una didattica più
INTERATTIVA e DIALOGATA
Che non abusa della lezione espositiva.
A.C.Pellerito
26. Che cosa vuol dire didattica per
competenze?
La classe è intesa come il
luogo nel quale si realizza
un’idea più “attiva” di
apprendimento
A.C.Pellerito
27. Quali pratiche didattiche?
Non basta la centratura sui processi
personalizzati(indicazioni/2004)
Occorre puntare sull’idea
dell’”apprendere insieme”
(“insieme ce la possiamo fare”!)
A.C.Pellerito
28. Pratiche didattiche:
Le metodologie
Docente = Facilitatore/animatore dell’apprendimento
1. Collaborative learning (favorisce l’interdipendenza e
il mutuo sostegno fra ragazzi nel processo di
apprendimento, consentendo, grazie alla
dimensione del piccolo gruppo ,di lavorare
maggiormente sui singoli , in particolar modo ,sui
pari di basso rendimento , sulle loro specifiche
necessità).
A.C.Pellerito
29. Pratiche didattiche:
le metodologie
2.Didattica metacognitiva
3.Mastery learning o didattica modulare centrata su
ambienti di apprendimento aperti , dinamici e
flessibili e sulle nuove tecnologie informatiche
A.C.Pellerito
30. Pratiche didattiche:
le metodologie
4.Negoziazione di obiettivi condivisi,
Favorendo il processo di personalizzazione della
didattica , in modo da poter andare incontro alle
diverse caratteristiche personali ed esigenze
formative degli studenti , assicurando a tutti gli
alunni , non soltanto il raggiungimento dei livelli
essenziali dei saperi e delle competenze , ma
anche la possibilità di esprimere tutto il proprio
personale potenziale(finalità inclusiva della nostra
scuola italiana,art.34 Costituzione) .
A.C.Pellerito
31. Pratiche didattiche:
le metodologie
5.uso della “doppia codifica”,nella modalità di
trasmissione della conoscenza:
il docente spiega i contenuti utilizzando , oltre ai segni
di natura uditiva(le parole pronunciate quando
spiega),anche i segni di natura visiva(lavagna , LIM ,
mappe concettuali ecc.) o anche di natura
cinestatica (via pc o con didattica laboratoriale per
esemplificare i concetti spiegati)
A.C.Pellerito
32. Pratiche didattiche:
le metodologie
6.Didattica motivazionale,
centrata cioè sullo sviluppo della motivazione ad
apprendere da parte dei ragazzi(operatività e
partecipazione attiva)
“Mediante 3 focus di attenzione “
integrabili nella nostra pratica di insegnamento:
1. La risorsa culturale
2. La risorsa metodologica
3. La risorsa relazionale”(M. Muraglia)
Antonina C. Pellerito
33. Pratiche didattiche:
Le metodologie
La Ricerca-Azione (m@tabel).
Partendo da uno studio di una situazione-problema
(tenendo conto delle variabili che le
contraddistinguono) si riflette sui propri assunti ,
condivisi dalle persone coinvolte nella
ricerca.(Kemmis ed Elliot)
A.C.Pellerito
34. Pratiche didattiche:
Le metodologie
La RICERCA-AZIONE (m@tabel)
I dati vengono quindi condivisi nel gruppo di ricerca,
alla presenza di un facilitatore ,(il tutor d’aula),le
cui modalità comunicative debbono essere empatiche
verso le persone(dimensione affettiva) con un
atteggiamento critico verso l’oggetto investigato
(dimensione cognitiva)
A.C.Pellerito
35. Pratiche didattiche:
Le metodologie
La RICERCA-AZIONE (m@tabel)
Da queste dinamiche ne scaturisce un modellamento del
gruppo con riflessi nelle pratiche professionali, dando vita
a nuove strategie e soluzioni alternative, da realizzare
successivamente e la cui curiosità che stimola a cercare
apporti teorici.
La conoscenza derivata dai dati e/o dallo studio e dalle
riflessioni, viene usata per fare un piano di azione in cui il
ricercatore prende alcune decisioni, per esempio sulla
natura della ricerca, sulla strategia di azione.
A.C.Pellerito
36. Pratiche didattiche:
Le metodologie
La RICERCA-AZIONE
Nella fase di azione si realizza il piano svolgendo le azioni e
monitorando il processo oggetto di indagine.
I dati letti e commentati in una comunità di dialogo, offrono
spunti per una riflessione critica, l’argomentazione che ne
scaturisce, fornirà un importante forma di validazione alla
ricerca.
Nella fase valutativa emergono aspetti positivi e le criticità, in
base alle quali si potrà decidere se e/o riprogettare.
(tratto da: ”Progettazione del curricolo verticale in ambienti di apprendimento nella scuola di base” A.C.Pellerito-
Unimc A.A.2010-11)
37. Impadronirsi del patrimonio
culturale sedimentato
Apprendere
non è mai soltanto un modo per conoscere il
mondo ma anche un modo per
Entrare a farvi parte !!
Grazie!!!!
A.C.Pellerito
38. Per approfondire……
Frigerio A., ”Le nuove indicazioni nazionali tra competenze e standard” Rivista dell’istruzione n 3 -2007
Loiero S.,”Curricoli,discipline,competenze”,Unimc 2009
Boscolo P.,”Continuità, apprendimenti e competenze in curricolo verticale ”in Annali della P.I.-gli I.C.n.2,2009
Pellerey M., ”Competenze” Tecnodid 2010
Cambi F.,”Saperi e competenze” Laterza Roma-Bari 2004
Zucchermaglio C.,”I contesti sociali dell’apprendimento “,LED Edizioni universitarie di lettere, Economia
,Diritto, Milano 1995,p26
Morin E., ”La testa ben fatta” ,R. Cortina ed Milano 2000
Muraglia M. “Lavorare da insegnanti sulle “motivazioni”,Rivista dell’istruzione n 1-2013 pp30-33
Pellerito A.C. ,”Progettazione del curricolo verticale in ambienti di apprendimento nella scuola di base ”Unimc
A.A.2010/11
Antonina C.Pellerito