1. News 30/SA/2016
Lunedì, 25 luglio 2016
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.30 del 2016 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 44 (5 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei lotti respinti alla frontiera comprende i seguenti casi: aflatossine in pasta
di nocciole proveniente dalla Turchia notificato dalla Germania; Vibrio cholerae in
gamberetti surgelati sushi (Penaeus vannamei) provenienti dal Vietnam notificata
dalla Norvegia.
Allerta notificata dall’Italia per: aflatossine in formaggio grana padano proveniente
dall’Italia, ocratossina A in miscela di caffè tostato proveniente dall’Italia.
Nella lista delle informative notificata dall’Italia troviamo: mercurio in lombi di pesce
spada sottovuoto congelati (Xiphias gladius) provenienti dalla Spagna; tau-
fluvalinato e sostanza vietata cloramfenicolo in propoli crudo proveniente dall’ ex
Repubblica Jugoslava di Macedonia; mais couscous senza glutine infestato da
muffe proveniente dall’Italia.
Fonte: rasff.eu
Pavesi richiama un lotto di Maxi Burger per possibile presenza di frammenti di
metallo.
Pavesi ha richiamato un lotto dei panini per hamburger Maxi Burger per la possibile
presenza di frammenti metallici. L’azienda afferma che il provvedimento è stato
preso a scopo precauzionale, in seguito alla segnalazione del fornitore olandese. I
frammenti metallici che possono arrivare anche a 5 cm, sono stati riscontrati in una
partita di sale, distribuita in diversi paesi europei. Per lo stesso motivo, Mulino Bianco
ha richiamato 19 lotti di prodotti tra pani in cassetta, pagnotte e torte.
2. Il produttore sottolinea che il richiamo è limitato esclusivamente ai Maxi Burger
appartenenti al lotto 065896.D con scadenza al 31/08/2016. Pavesi raccomanda ai
consumatori che sono in possesso di confezioni di non consumare il prodotto.
Per maggiori informazioni è possibile contattare il numero verde 800615477 o scrivere
all’indirizzo e-mail assistenzarichiamoprodotti@customer-care.it (Articolo di Giulia
Crepaldi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Tra grassi trans e zuccheri: colpevoli I prodotti alimentari altamente trasformati.
La Commissione europea ha fatto cenno la settimana scorsa che potrebbe
chiedere all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) un aggiornamento
circa la valutazione di sicurezza degli acidi grassi “trans”, in risposta alle
preoccupazioni di salute pubblica che nascono anche da un loro consumo limitato.
Si pensa che circa il 14% di tutte le morti, circa 660 000 decessi nell'UE, siano dovute
ai grassi trans. Mentre la normativa europea, ancora, non prevede un obbligo di
indicarli in etichetta e nemmeno è possibile al momento farlo su base volontaria.
Sebbene si potrà decidere in tal senso a norma del regolamento “Informazione
Alimentare ai Consumatori” del 2011. E le ipotesi più accreditate sono: o stabilire
una soglia massima su grassi trans industriali (da oli tropicali in prodotti da forno-
pasticceria); o indicare in etichetta ma sempre e solo quelli industriali (non quelli da
latticini e carne di ruminanti).
Con una mossa analoga, il Parlamento europeo ha chiesto ad Efsa di rivedere i
risultati di una opinione del 2009 in cui si condannava il consumo di zuccheri
artificialmente aggiunti non tanto per obesità e diabete, quanto solo per carie
dentali.
Sono due sviluppi che potrebbero portare a differenziare meglio prodotti agricoli, in
cui se presenti- zuccheri e grassi trans sono naturalmente in forme meno pericolose
per la salute (fruttosio, grassi CLA…) rispetto a quelli aggiunti entro processi di
trasformazione industriale (saccarosio, idrogenazione di grassi tropicali…).
3. Grassi trans
Nell’opinione del 2004 sui grassi trans, Efsa aveva dato un parere non chiarissimo
mettendo sullo stesso banco grassi saturi e grassi trans. E senza differenziare tra grassi
trans naturalmente presenti (come da latticini e carne di bovini) e quelli invece
aggiunti artificialmente ed aggiunti tramite il processo industriale dell’idrogenazione
di oli e grassi vegetali. Da un punto di vista normativo invece le previsioni sono
diverse: grassi trans sono solo quelli artificiali e derivanti ad processi di idrogenazione
industriale. Altri grass presenti nei latticini, come l’Acido linoleico coniugato (CLA),
presente in percentuali significative nel latte materno, non sarebbero pertanto
considerati un grasso trans. Intanto il Parlamento europeo ha presentato due
interrogazioni con richiesta di risposta scritta, in merito.
Il Parlamento UE
I giorni scorsi,la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza
alimentare del Parlamento europeo ha adottato all’unanimità due interrogazioni
con richiesta di risposta orale (una diretta alla Commissione europea e l’altra al
Consiglio) sulla questione degli Acidi grassi trans (TFA).
Nell’interrogazione rivolta alla Commissione europea si chiede se questa intenda
proporre limiti per i TFA al fine di proteggere la salute pubblica e in quella al
Consiglio, si chiede se questo sia pronto ad appoggiare proposte legislative
finalizzate a eliminare a lungo termine i TFA dalla filiera alimentare dell’UE, tramite
l'introduzione di un'etichettatura obbligatoria relativa al contenuto di TFA o tramite
un limite giuridico imposto a livello dell'UE sul tenore di TFA industriali in tutti i prodotti
alimentari.
4. L'articolo 30, paragrafo 7, del regolamento (UE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di
informazioni sugli alimenti ai consumatori prevede che la Commissione presenti una
relazione al Parlamento europeo e al Consiglio "sulla presenza di grassi trans negli
alimenti e nella dieta generale della popolazione dell'Unione. La relazione è tesa a
valutare l’impatto di strumenti opportuni che potrebbero consentire ai consumatori
di operare scelte più sane in merito agli alimenti e alla dieta generale o che
potrebbero promuovere l’offerta di opzioni alimentari più sane ai consumatori,
compresa, tra l’altro, la fornitura di informazioni sui grassi trans o restrizioni al loro uso."
Il Parlamento, sia nella domanda al Consiglio che alla Commissione, sottolinea il
ruolo pericoloso degli acidi grassi trans nei prodotti industriali altamente trasformati,
come appunto snack, dolci.
Ricordiamo che negli ultimi anni l’industria ha cercato di sopperire alle critiche sui
grassi trans (leggi margarina) con la riformulazione di biscotti, prodotti da forno e
snack…all’olio di palma. Che poi si è scoperto avere rischi di cancerogenicità e
genotossicità assai preoccupanti.
Zuccheri aggiunti
Parimenti, circa gli zuccheri aggiunti negli alimenti di origine industriale Efsa aveva
dichiarato nel 2010 la insufficienza di dati al consumo per dichiarare limiti di
consumo giornaliero su tali zuccheri. E sottolineando come il principale problema
degli zuccheri fosse… la carie dentale. Il parere aveva sollevato una levata di scudi,
e la stessa Coldiretti aveva partecipato alla consultazione pubblica precisando la
necessità di differenziare zuccheri aggiunti (portatori delle cosiddette “calorie
vuote”) da zuccheri naturalmente presenti negli alimenti, come il fruttosio nella
frutta. Tali zuccheri infatti oltre a un indice glicemico più basso, con meno impatto
sulla produzione di insulina (fattore scatenante nel diabete), verrebbero assunti in
matrici alimentari ricche di fibre, nonché di vitamine e sali minerali benefici.
A inizio luglio 2016, dopo la forte presa di posizione della Organizzazione Mondiale
della sanità che aveva stabilito un tetto giornaliero di zuccheri assunti pari al 10% del
monte calorie complessive – 5 paesi nordici hanno fatto pressione in Europa,
chiedendo ad Efsa un nuovo parere sugli zuccheri aggiunti dopo quello del 2010, in
cui si dichiarava appunto l’insufficienza di dati per fissare limiti a tutela della salute
pubblica.
“A partire da studi recentemente pubblicati che correlano rischio cardiovascolare,
di diabete di tipo due e di obesità al consumo eccessivo di zucchero, ci si chiede se
Efsa non disponga oggi di dati sufficienti per stabilire valori di assunzione massima
per gli “zuccheri aggiunti”.
5. E negli USA, la Food and Drug Administration ha rivisto, lo scorso 27 maggio, i
Nutrition Facts, le etichette nutrizionali, obbligando la segnalazione proprio di
eventuali zuccheri aggiunti ("added sugars").
Sia grassi trans che zuccheri aggiunti segnalano quindi una rinnovata sensibilità in
Europa a favore di alimenti naturali e agricoli, che non possono essere
ingiustamente penalizzati.
Fonte: sicurezzaalimentare.it
Ogm: nel Vermont in vigore la legge statale che obbliga a indicarli in etichetta.
Coca-Cola ritira qualche prodotto.
In USA la Coca-Cola ha annunciato che sugli scaffali dei negozi del Vermont
6. potrebbero essere “temporaneamente” assenti alcuni prodotti non di punta della
compagnia, dopo che dal 1° luglio è entrata in vigore la legge statale che, per la
prima volta negli Stati Uniti, obbliga i produttori alimentari a indicare in etichetta la
presenza di ingredienti geneticamente modificati in quantità superiore allo 0,9%
rispetto al peso. Inoltre, gli alimenti con Ogm non possono più definirsi “naturali”. A
differenza del Connecticut e del Maine, il Vermont non ha subordinato l’entrata in
vigore della legge al fatto che altri Stati vicini facessero altrettanto.
Il portavoce di Coca-Cola, Ben Sheidler, ha spiegato che, «per evitare troppe
modifiche di etichettatura, alcune produzioni di volume inferiore che offriamo
all’interno del nostro ampio portafoglio potrebbero essere temporaneamente non
disponibili nel Vermont». Un anno fa, la Camera dei Rappresentati statunitense
aveva approvato un provvedimento di divieto ai singoli Stati di emanare leggi
sull’obbligo di etichettatura degli alimenti contenenti Ogm. Il Senato ha bloccato
tale provvedimento e sta discutendo di un nuovo testo. Nel 2014, subito dopo
l’approvazione della legge del Vermont, una coalizione di produttori e distributori
alimentari aveva promosso un ricorso giudiziario, sinora senza esito, sostenendo che i
singoli Stati Usa non hanno il diritto di legiferare in materia, in quanto l’unica autorità
legittimata a stabilire se un ingrediente geneticamente modificato può essere
dannoso per la salute e se debba essere indicato in etichetta sarebbe la Food and
Drug Administration (FDA).
Lo scorso gennaio questo fronte si è rotto, grazie alla presa di posizione di Campbell,
l’azienda produttrice di minestre in lattina, diventata famosa in tutto il mondo grazie
all’arte di Andy Warhol. Campbell, pur ribadendo di ritenere gli Ogm sicuri, positivi
per l’agricoltura e nutrizionalmente uguali agli ingredienti tradizionali, si è espressa a
favore dell’obbligo dell’indicazione in etichetta della presenza di ingredienti
geneticamente modificati nei prodotti alimentari, purché sia regolamentata a livello
federale e sia uguale in tutti gli Stati. La società ha anche deciso di ritirare il proprio
appoggio a tutti i gruppi che osteggiano questa proposta. (Articolo di Beniamino
Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Etichette nutrizionali, in Francia scoppia lo scandalo dei conflitti di interesse.
L’Inchiesta di ‘Le Monde’ provoca dimissioni a catena.
7. In Francia le quattro proposte di etichette nutrizionali da proporre all’industria
alimentare ha dato luogo a uno scandalo per via del conflitto di interessi di alcuni
membri. Il quotidiano Le Monde ha sollevato il problema, documentando i conflitti
di interessi non dichiarati di diverse persone nominate nei due comitati preposti allo
studio che, da settembre, dovrà valutare le reazioni dei consumatori di fronte alle
varie opzioni proposte, tra cui quelle suggerite dai produttori alimentari e dalla
grande distribuzione. Conflitti d’interesse che mettono in dubbio l’imparzialità della
valutazione, scrive Le Monde in un’inchiesta che titola “Intossicazione
agroalimentare” al Ministero della sanità.
Il comitato direttivo è presieduto dal direttore generale del Ministero della sanità,
Benoit Vallet e da Christian Babusiaux, presidente dei Fonds français pour
l’alimentation et la santé (FFAS). Quest’ultima è un’organizzazione di lobbying
scientifica dell’industria agroalimentare, che raggruppa i più grandi gruppi del
settore rappresentata all’interno del comitato da quattro membri. Inoltre, diverse
persone del comitato direttivo sono anche rappresentanti della grande distribuzione
e dell’Associazione nazionale delle industrie alimentari (ANIA), assolutamente
contrarie a un’etichetta nutrizionale che utilizzi i colori, analogamente a quanto
avviene in Gran Bretagna.
Il comitato scientifico che deve vigilare sul rigore delle operazioni, ha al suo interno
sei membri su dieci che collaborano con le industrie alimentari. Il problema è che
nessuno ha indicato l’esistenza di queste collaborazioni al Ministero, così come nulla
ha dichiarato la FFAS. Le collaborazioni degli esperti riguardano aziende come
Danone, Nestlé, Mondelez, i produttori di zucchero e catene della grande
distribuzione, come Casinò.
Il giorno prima della pubblicazione dell’inchiesta di Le Monde, Yves Lévy, presidente
e direttore generale dell’Institut national de la santé et de la recherche médicale
(Inserm), si è dimesso dal comitato direttivo, così come hanno fatto altri tre membri. Il
presidente di Inserm aveva espresso a più riprese le proprie riserve e critiche sul
rigore metodologico dello studio, senza essere preso in considerazione.
Le Monde ha riassunto la sua inchiesta in un video di quattro minuti, che si conclude
con l’indicazione della società scelta per condurre la sperimentazione delle
etichette nutrizionali: Link up, legata a FFAS. (Articolo di Beniamino Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
8. Interferenti endocrini in pesticidi e biocidi: l’UE pubblica i criteri scientifici per
identificare queste sostanze.
La Commissione Ue ha finalmente pubblicato i criteri scientifici per identificare gli
interferenti endocrini, sostanze presenti nei pesticidi e nei biocidi e in grado di
interferire con il sistema ormonale e di causare patologie anche gravi. La
pubblicazione avviene due anni e mezzo dopo la scadenza del termine previsto e
solo a seguito di una condanna per l’ingiustificato ritardo da parte Tribunale
dell’Unione europea e un’analoga risoluzione del Parlamento europeo.
Secondo Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la salute e la sicurezza
alimentare, i criteri scientifici presentati dalla Commissione si basano sulla definizione
di interferente endocrino data dall’Organizzazione mondiale della sanità e
“garantiscono la salvaguardia del livello elevato di protezione della salute umana e
dell’ambiente previsto dalla nostra legislazione sui prodotti fitosanitari e sui biocidi”.
Secondo l’Endocrine Society, invece, i criteri indicati dalla Commissione europea
sono troppo rigidi per poter proteggere efficacemente la salute pubblica e
porteranno a identificare come interferenti endocrini poche sostanze chimiche.
L’Endocrine Society, che è la più prestigiosa associazione di endocrinologi al mondo
e che conta 18.000 membri in 122 Paesi, chiede al Parlamento europeo e agli Stati
membri, che dovranno approvare i criteri prima che essi abbiano efficacia, di
modificare la proposta della Commissione Ue.
I biocidi sono sostanze chimiche utilizzate per eliminare, rendere innocui o impedire
l’azione di qualsiasi organismo nocivo per la salute umana o animale o capace di
danneggiare i materiali e i beni di consumo. Comprendono un’ampia gamma di
prodotti utilizzati per la conservazione di materiali (preservanti e vernici
antivegetative per le imbarcazioni) oltre che per scopi di sanità pubblica e privata,
insetticidi, disinfettanti, disinfestanti. Benché l’uso dei biocidi sia finalizzato a garantire
il benessere dell’uomo e la conservazione di molti prodotti, le sostanze chimiche in
essi contenute possono presentare effetti dannosi per l’ambiente e la salute umana.
(Articolo di Beniamino Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
9. Lo zucchero nascosto: quanti cucchiaini sono presenti nei biscotti e nei cereali della
prima colazione? Ecco cosa abbiamo scoperto.
Gli zuccheri aggiunti agli alimenti, accusati di essere una delle cause di obesità e
diabete sono uno dei temi più scottanti nel mondo della nutrizione. Secondo l’OMS,
per abbassare il rischio di serie patologie croniche gli zuccheri semplici non devono
superare il 10% delle calorie giornaliere. Anzi, sarebbe meglio limitare l’apporto al 5%
dell’energia, cioè circa 25 grammi di zucchero al giorno corrispondenti a 5
cucchiaini (1). Anche se molti si impegnano a ridurre il consumo rinunciando al
gelato, a una merendina o al caffè dolce, resta il problema dello zucchero
nascosto (2) nei cibi di tutti i giorni?
La maggior parte degli italiani sceglie di fare la prima colazione mangiando biscotti
inzuppati nel latte o nel cappuccino, ma quanti conoscono l’effettivo contenuto di
zuccheri? A dispetto dell’immaginazione i Pavesini detengono il primo posto in
classifica visto che lo zucchero rappresenta la metà del biscotto. Si tratta di una
quantità superiore a qualsiasi tipo di frollino. La situazione per altri biscotti non è
certo tranquillizzante se immaginiamo di fare colazione con i Rigoli Mulino Bianco
scopriamo che 100 grammi contengono 25 grammi di zucchero aggiunto (5
cucchiaini). Lo stesso vale per le Farfallegre di Bauli, i Bucaneve di Doria e molti altri
biscotti che hanno 1 grammo in meno o in più (vedi tabella 1).
I biscotti secchi come gli Oro Saiwa o i Petit Pavesi hanno mediamente un po’ meno
zuccheri, oltre ad un contenuto inferiore di grassi, attestandosi intorno ai 4 cucchiaini
di zucchero ogni 100 grammi di prodotto.
Molti bambini amano fare colazione con i cereali. Ce ne sono di tutti i tipi: fiocchi di
mais, riso soffiato al cioccolato, glassati o ripieni. La maggior parte è accomunata
però dall’aggiunta di dosi elevate di zucchero. I più dolci sono proprio quelli
indirizzati ai bambini. In 100 grammi di Kellog’s Frosties vi sono ben 37 grammi di
zuccheri semplici, che corrispondono a 7 cucchiaini e mezzo, mentre i famosi
Nesquik della Nestlé ne contengono 5 (25 grammi di zucchero ogni 100 grammi).
Molti pensano di fare una scelta salutare optando per il muesli, senza rendersi conto
della quantità di zucchero aggiunto. Per esempio nel muesli della Cameo Vitalis al
doppio cioccolato ci sono 5 cucchiaini ogni 100 grammi. La stessa quantità di
zucchero contenuta nei cereali Nesquik. Se pensiamo di fare meglio evitando i
prodotti con riccioli di cioccolato, non sempre si raggiunge lo scopo: per esempio in
10. 100 grammi di muesli croccante Nattura ci sono quasi 4 cucchiaini di zucchero
aggiunto.
Nonostante il latte contenga naturalmente uno zucchero naturale (il lattosio), molte
persone hanno la cattiva abitudine di aggiungere alla tazza uno o due cucchiaini di
saccarosio. In questo modo, la colazione assorbe 3-4 quattro dei 5 cucchiaini che
secondo l’OMS dovremmo consumare nell’arco di un’intera giornata.
Pare proprio che gli italiani amino il dolce e che nel corso degli anni il gusto
collettivo si sia spostato verso una sempre maggiore dolcezza. Questa tendenza è
sempre più incentivata dall’industria alimentare sempre pronta ad aggiungere ai
prodotti quantità elevata di polvere bianca e di sciroppo di glucosio che rendono
più gradevole il sapore e hanno il grande vantaggio di costare pochissimo.
(1) Per convenzione, in Italia un cucchiaino di zucchero corrisponde a 5 grammi.
(2) Lo zucchero aggiunto agli alimenti può essere nascosto sotto tantissimi nomi diversi. Trovate qui
l’elenco.(http://www.ilfattoalimentare.it/tutti-i-segreti-dello-zucchero-nascosto-38-modi-per-
edulcorare-il-cibo-senza-farlo-sapere-al-consumatore.html)
Nota: non è stato possibile effettuare un confronto per porzione di prodotto a causa
dell’estrema disomogeneità e, talvolta, dell’assenza delle porzioni indicate sulle
confezioni dalle aziende produttrici. (Articolo di Giulia Crepaldi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Normativa europea sul food, dubbi sulla trasparenza del ‘trilogo’.
L’ombudsman UE Emily O’Reilly ha puntato il dito contro la procedura di co-
decisione (o procedura legislativa ordinaria), che mette Consiglio e Parlamento
europeo sullo stesso piano nell’approvazione dell’iter normativo delle direttive e
11. regolamenti europei.
La codecisione, stabilita nel 1993 con il Trattato di Maastricht e limitata ad alcuni
settori, è divenuta la procedura ordinaria nel 2009, con il Trattato di Lisbona. La
procedura è basata sul principio della parità tra il Parlamento europeo –
direttamente eletto e che rappresenta i cittadini dell'Unione - e il Consiglio - che
rappresenta i governi degli Stati membri. Sulla base di una proposta della
Commissione, i due colegislatori adottano la legislazione congiuntamente, con pari
diritti e obblighi. Nessuno dei due, infatti, può adottare un atto legislativo senza
l'accordo dell'altro – ed entrambi devono approvare un testo identico.
La regola, sebbene assolutamente democratica e con uno scrutinio incrociato da
parte degli Stati membri (tramite il Consiglio) e i deputati UE, risultato di un processo
progressivo di democratizzazione delle istituzioni, avrebbe però un difetto: la
complessità in caso di parere divergente tra i due organismi dopo la prima proposta
(impulso legislativo) della Commissione. Infatti, in caso di parere diverso sugli
emendamenti da parte di un “ramo” sulla posizione ricevuta dall’altro, occorre
successivamente tornare all’altro. Così Consiglio e Parlamento UE si rimbalzano
spesso fino alla terza lettura gli emendamenti.
La lunghezza e delicatezza della procedura ordinaria di “co-decisione” ha visto
allora, dal 2009, un maggior ricorso al cosiddetto “trilogo”: ovvero un dialogo serrato
tra Commissione, Parlamento UE e Consiglio a porte chiuse, per definire al di fuori di
passaggi formali i contenuti delle norme e accordarsi in modo empirico. Ma tale
camera di compensazione, sicuramente in grado di bypassare i tempi e la
burocrazia istituzionale, ha le sue vulnerabilità. Proprio l’Ombudsman europeo
(figura di soft law, simile al Giudice di Pace) sarebbe infatti preoccupato dalla
segretezza dei contenuti, del tempismo nonché dei nomi dei negoziatori chiave.
E’ stato allora suggerito un database con possibilità di includere tutte le informazioni
necessarie e con i documenti pubblici.
La procedura del trilogo è oggi al centro della riforma dei Controlli Ufficiali: usati in
via crescente nella normativa alimentare, permettono, in prima lettura, di evitare
lunghi passaggi. Ma al prezzo della trasparenza.
I triloghi sono riunioni informali tra rappresentanti del Parlamento, del Consiglio e
della Commissione per esaminare proposte legislative. La loro finalità è quello di
raggiungere un accordo su un pacchetto di emendamenti che sia accettabile sia
per il Consiglio che per il Parlamento. Essi possono essere organizzati in qualsiasi fase
della procedura legislativa e possono sfociare nei cosiddetti "accordi in prima
12. lettura"', "accordi all'inizio della seconda lettura" o "accordi in seconda lettura",
oppure in un "progetto comune" in sede di Conciliazione. I triloghi consistono in
negoziati politici, sebbene possano essere preceduti da incontri tecnici preparatori
cui partecipano esperti delle tre istituzioni. Il principale strumento di lavoro è il
cosiddetto documento a quattro colonne: le prime tre colonne presentano
ciascuna delle rispettive posizioni delle tre istituzioni e l'ultima è riservata alle
proposte di compromesso. La Commissione funge da mediatore al fine di facilitare
un accordo tra i colegislatori.
Fonte: sicurezzaalimentare.it