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News 21/A/2016
Lunedì,23 Maggio 2016
Acque. Avviso per l’espletamento delle analisi di laboratorio.
Cass. Sez. III n. 17419 del 28 aprile 2016 (Ud 3 mar 2016)Pres. Amoresano Est.
Andreazza Ric. BezziAcque. Avviso per l'espletamento delle analisi di laboratorio.
L'avviso per l'espletamento delle analisi di laboratorio riguardanti le acque non deve
essere necessariamente dato nelle mani del titolare dello scarico, essendo
sufficiente che lo stesso venga consegnato a dipendenti dell'impianto o comunque
ad altra persona operante nell'insediamento e presente sul posto; da un lato, infatti,
la deteriorabilità dei campioni impone di procedere in tempi brevi e dall'altro rientra
nella capacità organizzativa del titolare predisporre ogni accorgimento, affinché
siffatte informazioni gli siano comunicate in sua precaria assenza. In altri termini, la
necessità che la persona cui venga consegnato l'avviso abbia un collegamento
professionale di qualunque genere con l'impianto è garanzia sufficiente per
instaurare la presunzione di conoscenza dell'avviso in capo al titolare, presunzione
imposta dalla esigenza di assicurare tempi solleciti all'espletamento delle analisi alla
luce della precarietà dei campioni.
Fonte: lexambiente.it
Stoccaggio alla rinfusa.
Cass. Sez. III n. 17184 del 27 aprile 2016 (Ud 14 ott 2015)Pres. Squassoni Est. Aceto Ric.
Coppo ed altroRifiuti. Stoccaggio alla rinfusa.Lo stoccaggio alla rinfusa esclude "ex
se" la regolarità del deposito e, in ogni caso, il rispetto di tutte le modalità tecniche
del deposito costituisce preciso onere di chi lo effettua, in considerazione della
natura eccezionale e derogatoria del deposito temporaneo rispetto alla disciplina
ordina
Fonte: lexambiente.it
UE, il piombo potrà ancora essere utilizzato in alcuni componenti dei veicoli
Il piombo potrà ancora essere usato in alcuni componenti dei veicoli, mentre per
altre applicazioni potrà essere sostituito: è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale
europea di oggi la direttiva che va a modificare quella del 2000 relativa ai veicoli
fuori uso (nello specifico sostituisce l’allegato II).
La direttiva del 2000 vieta l’uso di piombo, mercurio, cadmio o cromo esavalente
nei materiali e nei componenti dei veicoli immessi sul mercato dopo il primo luglio
2003. L’allegato II indica i materiali e i componenti dei veicoli esenti dal divieto,
alcuni dei quali sono stati riesaminati.
La valutazione dei progressi tecnico-scientifici ha dimostrato che l’utilizzo del piombo
nelle saldature di lastre laminate e in quelle per fissare i dissipatori di calore al
radiatore in assemblaggi di semiconduttori di potenza (nello specifico quelli con un
circuito integrato con un’area di proiezione minima di 1 cm2 e una densità di
corrente nominale minima di 1 A/mm2 di superficie del circuito integrato di silicio)
nonché nei materiali ceramici dielettrici di condensatori utilizzati per compensare le
deviazioni (quelle dovute all’effetto termico, di sensori in sistemi sonar ultrasonici)
non dovrebbe essere prorogato. Proprio perchè l’uso del piombo in tali applicazioni
non è più inevitabile.
Cosa che non è possibile per altri tipi saldature come quelle ad alta temperatura di
fusione (ossia leghe a base di piombo contenenti l’85 % o più di piombo in peso) e
quelle destinate alla realizzazione di una connessione elettrica valida tra la matrice
del semiconduttore e il carrier all’interno dei circuiti integrati secondo la
configurazione «Flip Chip».Cosa neanche possibile per l’utilizzo del piombo in sistemi
di connettori a pin conformi (eccetto nell’area di accoppiamento dei connettori di
cablaggio del veicolo).
In questi casi la valutazione dei progressi tecnico-scientifici ha dimostrato che
l’utilizzo del piombo continua a essere inevitabile, in quanto non sono ancora
disponibili materiali sostitutivi. Però, visto che esistono informazioni su possibili futuri
sostituti del piombo nelle applicazioni citate, viene introdotta una data di revisione
che consenta di stabilire se tale uso possa essere interrotto.
I veicoli a motore che sono giunti al termine del loro ciclo utile e non sono più idonei
per l’uso generano milioni di tonnellate di rifiuti. Per ridurre al minimo l’impatto
sull’ambiente, al fine di garantire il miglior riutilizzo dei materiali e per migliorare il
risparmio energetico, la legislazione dell’Unione europea stabilisce come i nuovi
veicoli dovrebbero essere progettati e come questi rifiuti dovrebbero essere raccolti
e trattati. Stabilisce le misure volte a limitare gli scarti prodotti dai veicoli fuori uso e
dai loro componenti e garantisce che, laddove possibile, questi saranno riutilizzati,
riciclati o recuperati.
Fra queste misure rientra anche il divieto dell’utilizzo di sostanze nocive come il
piombo e la sua sostituzione con sostanze meno pericolose. (Articolo di Eleonora
Santucci)
Fonte: greenreport.it
Agenzie ambientali, sì del Senato. Realacci: “Controlli trasparenti e uniformi su tutto il
territorio”
Legambiente: «Non si perda più tempo, la Camera approvi in via definitiva e in
tempi brevi il ddl»
Ermete Realacci (PD), presidente della Commissione ambiente della Camera, ha
annunciato sulla sua pagina Facebook che «Finalmente, a due anni dal via libera di
Montecitorio, il Senato ha approvato il ddl di riforma delle Agenzie Ambientali che
mira a rafforzare, rendere trasparenti e uniformi su tutto il territorio nazionale i
controlli ambientali per tutelare cittadini e ambiente, dare certezza a italiani e
imprese, favorire un’economia pulita. Il Senato ha modificato il testo introducendo
la clausola di invarianza finanziaria su richiesta della Commissione Bilancio e una
correzione formale. Alla Camera cercheremo di approvare rapidamente in via
definitiva questa riforma che serve al Paese e già da martedì prossimo inizierà il suo
esame. Il testo nasce da una mia proposta di legge, unificata con quelle analoghe
dei colleghi Bratti e De Rosa, per dare efficacia e trasparenza ai controlli. Insieme
alla legge sugli ecoreati e a Collegato ambientale, la riforma delle Agenzie
ambientali rafforzerà le politiche ambientali del Paese».
Realacci spiega che «Il provvedimento propone un riordino delle agenzie per la
protezione dell’ambiente e l’istituzione di un Sistema nazionale per rafforzare i
controlli in Italia, garantirne l’efficacia, l’autorevolezza e renderli omogenei in tutto il
Paese, grazie anche all’introduzione dei ‘livelli essenziali di prestazioni tecniche
ambientali’. Il principio di riferimento è quello del “chi inquina paghi”. In questo
contesto l’Ispra ha un ruolo centrale e, oltre ai compiti di indirizzo e coordinamento,
è competente anche per la realizzazione e la gestione del sistema informativo
nazionale dell’ambiente. Una banca dati ambientale aperta e accessibile a tutti i
cittadini. La riforma delle Agenzie Ambientali è un passo avanti per un’Italia che
guarda al futuro e punta su qualità, ambiente e innovazione».
In qualità di presidente della commissione Ambiente della Camera, Realacci
sottolinea inoltre che «c’è l’impegno della Commissione Ambiente a valutare in
tempi rapidi il disegno di legge sulla riforma delle agenzie ambientali, votato ieri al
Senato, in modo da poterlo varare definitivamente. La necessità di un monitoraggio
efficace è ormai un’esigenza inderogabile per poter intervenire a tutela
dell’ambiente e del territorio, sia a livello di prevenzione che di repressione. Sino
ad oggi abbiamo dovuto fare i conti con la disomogeneità delle varie agenzie
operanti nelle regioni italiane: per risorse, competenze, organizzazione e linee guida.
Con la riforma si rendono uniformi le procedure per i controlli, si avviano un
potenziamento e un raccordo fra le diverse strutture, si definisce una cabina di regia
in grado di sviluppare linee strategiche di intervento e si fa partire il sistema
informativo nazionale che sarà gestito dall’Ispra».
Non la pensano esattamente come Realacci i senatori del Movimento 5 Stelle: «Il
testo sulle Agenzie ambientali avrebbe tutta la potenzialità di rendere
maggiormente trasparente, credibile e forte il sistema dei controlli ambientali.
Peccato che dopo un insabbiamento al Senato il governo abbia ribadito che non ci
saranno soldi da investire. Insomma da un lato c’è un bel progetto pretenzioso,
dall’altro manca il piano finanziario, come dire è un bel progetto sulla carta. Senza
strumenti adeguati di sostegno tutto ciò si renderà semplicemente impossibile da
realizzare».
Secondo la senatrice del Movimento 5 Stelle Paola Nugnes, «Gli spostamenti
temporali circa la discussione del testo sono stati dovuti al parere della V
Commissione Bilancio, a causa dell’ostilità del Ministero dello Sviluppo Economico.
Hanno preteso un emendamento su quella che è la “clausola di invarianza di
bilancio”, anche se nel disegno di legge questo aspetto è dichiarato. Per inciso,
colleghi della Camera ci hanno raccontato che questa richiesta del Mise fu già
affrontata dalla Camera che provvide in Commissione ad inserirlo nel DDL (la
burocrazia è una guerra non dichiarata, o meglio la vera guerra dichiarata è quella
del Governo al Parlamento). Hanno voluto quindi, attraverso il relatore, inserire
questo emendamento che ribadisce questa invarianza. A questo punto sono stati
presentati tutti gli emendamenti, anche quelli delle opposizioni. Emendamenti che
però sono stati tutti bocciati… tranne uno, quello dettato dal Mise sull’invarianza
economica. Questo comporta che nonostante non siano stati approvati necessari
ed importanti emendamenti delle opposizioni il provvedimento sull’Istituzione del
Sistema Nazionale delle Agenzie Ambientali dovrà tornare alla Camera per una
ulteriore valutazione ed approvazione. Blindata così, da un punto di vista
economico, la rete nazionale non riuscirà a portare nessunissimo cambiamento
reale».
I pentastellati ricordano che «Solo pochi mesi fa le organizzazioni e le associazioni
ambientaliste si erano espresse per procedere rapidamente all’Istituzione del
Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto
superiore per la protezione e la ricerca ambientale:“Un passo fondamentale da
compiere per migliorare il contrasto delle illegalità e aumentare il livello dei controlli
ambientali”. “Un altro importante passo in avanti per le politiche ambientali in
questo Paese”» e la Nugnes conclude: «L’Istituzione del Sistema Nazionale delle
Agenzie Ambientali sarebbe stato un tassello importantissimo per dare forza al
nuovo quadro normativo delineato dalla legge 68/2015 sugli Ecoreati, un ulteriore
passo in avanti verso il completamento del quadro normativo in materia di
protezione ambientale. Purtroppo questo Governo e questa maggioranza
continuano imperterriti in una politica che non fa altro che mortificarlo l’ambiente e
di conseguenza anche la salute dei cittadini».
Per la Presidente di Legambiente, Rossella Muroni, quella che arriva dal Senato è
una buona notizia, ma condivide alcune delle perplessità del M5S: «E’ un
provvedimento che punta ad una migliore uniformità dell’azione delle Agenzie
regionali protezione ambiente sul territorio, anche se non risolve definitivamente tutti
i problemi della rete dei controlli pubblici. Purtroppo l’incomprensibile modifica
apportata oggi al testo da Palazzo Madama sull’invarianza dei costi per lo Stato,
rispedirà il provvedimento alla Camera. Questo causerà un ulteriore dilatamento dei
tempi per sanare una situazione che, è bene ricordare, vede diverse Agenzie
regionali non essere in grado di fare analisi alle ciminiere delle industrie, ai tubi di
scarico dei reflui industriali o di eseguire i controlli a sorpresa presso impianti
produttivi di qualsiasi tipo, come previsto da una legge approvata oltre 20 anni fa. Si
tratta di una grave anomalia che il Paese non può più permettersi ed è per questo
che auspichiamo che la Camera approvi in via definitiva e in tempi brevissimi il ddl. Il
Paese attende da troppo tempo questa legge che darebbe un apporto importante
al miglioramento dei controlli pubblici sul territorio nazionale e contribuirebbe anche
ad una migliore applicazione della legge sugli ecoreati».
La presidente del Cigno Verde sottolinea che «Con la legge sulle agenzie
ambientali, dopo quella sugli ecoreati del maggio 2015 e il collegato ambientale
dello scorso dicembre, potremo contare sulla terza norma importante di iniziativa
parlamentare sui temi ambientali. Anche in questo caso si tratta di provvedimento
trasversale nato dai disegni di legge presentati dai parlamentari Pd Ermete Realacci
e Alessandro Bratti e Massimo De Rosa del M5S. I prossimi anelli della catena da
realizzare per liberare il Paese dalla zavorra delle illegalità ambientali e per
promuovere la riconversione ecologica sono la legge sul consumo di suolo, il riordino
della legge 394 sulle aree protette, quelle contro le agromafie e contro i delitti
contro gli animali. È poi fondamentale procedere rapidamente alla costituzione di
una grande polizia ambientale diffusa sul territorio partendo dalle migliori esperienze
maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato, e approvare
una norma per snellire le procedure per abbattere le costruzioni abusive».
Fonte: greenreport.it
La richiesta di accesso alle informazioni ambientali non può riguardare documenti
incompleti.
I questionari e documenti di un’indagine in corso sulla qualità della vita dei cittadini
di un quartiere non possono essere accessibili come informazione ambientale se non
sono completi. Lo afferma il Tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia (Tar) –
con sentenza n. 156 – in riferimento al differimento dell’accesso alla
documentazione inerente all’indagine epidemiologica dall’Azienda Sanitaria in
collaborazione con il Comune di Trieste e con l’Università degli Studi di Trieste.
Un’indagine in corso di realizzazione volta ad analizzare la qualità della vita e la
valutazione del benessere della popolazione del quartiere di Servola nel Comune di
Trieste. Un quartiere dove sorge un impianto siderurgico già soggetto a una misura
inibitoria volta a limitare l’attività produttiva, emessa dal Comune di Trieste. Una
misura rivolta alla riduzione dei fenomeni emissivi interessanti l’abitato di Servola.
Secondo la società che gestisce l’impianto si tratta di informazioni ambientali e
l’accesso a tali documenti non dovrebbe essere differito perché l’indagine è in
corso. In altre parole, per la società , non è legittimo il generico rinvio alla durata
delle indagini.
Ma i questionari e i documenti descrittivi le modalità di un’indagine sulla qualità
della vita e sulla valutazione del benessere della popolazione non costituiscono
“informazione ambientale”, trattandosi di dati ancora in corso di acquisizione e/o
formazione. La diffusione all’esterno dei dati contenuti nei questionari, tra l’altro,
potrebbe influenzare negativamente il campionamento e compromettere il buon
andamento dell’azione amministrativa. I dati potranno invece essere accessibili una
volta conclusa l’indagine.
Il legislatore del 2005 – con dlgs numero 195 – ha previsto un accesso facilitato per le
informazioni “ambientali”, al fine di assicurare, per la rilevanza della materia, la
maggiore trasparenza possibile dei relativi dati. Per informazione ambientale si
intende qualsiasi informazione disponibile in forma scritta, visiva, sonora, elettronica
o in qualunque altra forma materiale relativa allo stato degli elementi dell’ambiente
(aria, atmosfera, acqua, suolo, territorio, siti naturali, compresi gli igrotopi, le zone
costiere e marine, la diversità biologica e i suoi elementi costitutivi, compresi gli
organismi geneticamente modificati) e le loro interazioni tra questi elementi. Relativa
alle sostanze, alle energie, al rumore, alle radiazioni o ai rifiuti (anche quelli
radioattivi, le emissioni, gli scarichi e altri rilasci nell’ambiente, che incidono o
possono incidere sugli elementi dell’ambiente). Relativa inoltre alle misure, anche
amministrative, quali le politiche, le disposizioni legislative, i piani, i programmi, gli
accordi ambientali e ogni altro atto.
Però, sebbene l’accesso all’informazione ambientale possa essere esercitato da
chiunque, senza la necessità di dimostrare uno specifico interesse, la richiesta di
accesso non può concerne materiali, documenti o dati incompleti o in corso di
completamento. L’accesso, infatti, è negato nel caso in cui la richiesta riguarda
materiali, documenti o dati con tali caratteristiche. Ma la normativa specifica che,
in tale caso, l’autorità pubblica deve informare il richiedente circa l’autorità che
prepara il materiale e la data approssimativa entro la quale detto materiale sarà
disponibile. (Articolo di Eleonora Santucci)
Fonte: greenreport.it
Comuni rinnovabili.
Oltre 850mila impianti da fonti rinnovabili distribuiti in tutti i Comuni Italiani. Le energie
pulite soddisfano i consumi e riducono le bollette di cittadini e imprese
Oltre 850mila impianti da fonti rinnovabili distribuiti in tutti i Comuni Italiani. Sono 39 i
Comuni “100% rinnovabili”, dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi e
riducono le bollette di cittadini e imprese Premiati i Comuni di Val di Vizze (BZ) e San
Lorenzo Bellizzi (CS)E cinque parchi per la spinta alle rinnovabili nei territori.
Legambiente: “I successi dei Comuni rinnovabili dimostrano che l’obiettivo 50% da
rinnovabili è possibile. Ma occorre liberare l’autoproduzione e spingere l’innovazione
nei progetti e nelle reti”.
Il mondo dell’energia sta cambiando velocemente, in Europa e nel mondo, con
fenomeni nuovi e inaspettati, come la crescita esponenziale dell’energia pulita in
paesi come quelli asiatici e del Centro America. In questo contesto, l’Italia è al
centro del cambiamento: in 10 anni, infatti, la crescita delle fonti rinnovabili ha
portato il contributo rispetto ai consumi dal 15 al 35,5%, grazie a un modello di
produzione distribuito nel territorio con oltre 850mila impianti diffusi da Nord a Sud,
dalle aree interne alle grandi città. Ciò ha permesso un aumento della produzione
pulita di 57,1 TWh, mentre il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto
da fonti rinnovabili è passato da 356 a 8047. In 2.660 Comuni l’energia elettrica
pulita prodotta supera quella consumata. Ma sono 39 i migliori Comuni d’Italia
individuati da Legambiente, dove il mix di impianti diversi permette di raggiungere il
100% di energia da fonte rinnovabile sia per gli usi termici che per quelli elettrici
grazie a soluzioni sempre più innovative e integrate, con smart grid, mobilità
elettrica, accumulo e con l’incredibile risultato di avere bollette meno care per
imprese e famiglie.
Il rapporto Comuni Rinnovabili 2016 di Legambiente, realizzato con il contributo di
Enel Green Power, è stato presentato oggi a Roma, nel corso di un incontro presso
la sede del GSE cui hanno partecipato: Katiuscia Eroe, Responsabile energia
Legambiente, Francesco Catucci, Head of Mini grid EGP eFrancesco Colaone,
Direttore generale ACSM, mentre alla tavola rotonda coordinata dalla giornalista de
Il sole 24 ore Elena Comelli hanno preso parteAntonella Battaglini, Ceo Renewables
Grid Initiative, Guido Bortoni, Presidente Autorità per l’energia, Francesco
Sperandini, Presidente GSE,Francesco Venturini, Amministratore delegato Enel Green
Power e Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale Legambiente.
Al centro del dibattito di oggi sono stati i risultati positivi dello sviluppo delle fonti
rinnovabili nei territori raccontati nel rapporto e la situazione relativa agli
investimenti. L’Italia è infatti il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto
ai consumi elettrici (l’8,1%, pari al fabbisogno di 9,1 milioni di famiglie), davanti a
Grecia e Germania, e possiede alcune delle esperienze di innovazione più
interessanti a livello mondiale che vedono protagonisti comunità, enti e imprese
locali. Nel complesso, nel 2015 attraverso le rinnovabili si è garantito il 35,5% dei
consumi elettrici e il 17% di quelli complessivi (eravamo nel 2005 rispettivamente al
15% e al 5,3%). Negli ultimi anni gli investimenti si sono ridotti e lo scorso anno si è
riscontrato il primo calo nella produzione dopo 10 anni, dovuto soprattutto alla
riduzione del contributo dell’idroelettrico, ma va sottolineata anche la diminuzione
delle nuove installazioni. Per il fotovoltaico, dopo la fine del conto energia, si è
ridotto notevolmente il numero dei nuovi impianti con 930 MW installati a fronte dei
13.194 MW installati nel biennio 2011-2012. Nel 2015 i 305MW installati nel nostro
Paese, sono meno di un quinto delle installazioni realizzate in Germania e un decimo
di quelle inglesi. Per l’eolico, nel 2015 sono stati installati 474 MW di eolico contro una
media di 770 negli anni passati.
“E’ il momento di aprire una nuova fase di sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro
Paese – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini-, e oggi è
davvero possibile grazie alla riduzione del costo degli impianti e alle innovazioni nella
gestione delle reti e dei sistemi di accumulo. I Comuni più avanzati in questa
rivoluzione dal basso, dimostrano come si debba guardare a un modello energetico
sempre più distribuito, pulito, innovativo. Al neo Ministro Calenda proponiamo di
guardare a queste esperienze per raggiungere l’obiettivo del 50% da rinnovabili
annunciato dal Premier Renzi entro la legislatura, liberando in particolare
l’autoproduzione, la produzione e distribuzione locale da fonti rinnovabili. Sono
numerose le barriere e le tasse, infatti, che oggi impediscono investimenti che
sarebbero a costo zero, e per questo occorre introdurre regole semplici e trasparenti
per l’approvazione dei progetti, spingendo gli investimenti attraverso innovazioni nel
mercato elettrico e negli incentivi, nelle reti energetiche”.
“I risultati di questo studio mettono in risalto come, nonostante l’attuale contesto
macroeconomico sfidante, lo sviluppo delle rinnovabili continui a progredire sia a
livello globale che a livello locale – ha dichiarato l’Amministratore delegato di Enel
Green Power Francesco Venturini -. Negli ultimi mesi le rinnovabili hanno raggiunto
prezzi record dimostrando un livello di competitività sempre più elevato rispetto alle
tecnologie convenzionali. Questi dati confermano il fermento che abbraccia questo
settore ed evidenziano i potenziali margini di ulteriore miglioramento nel medio-
lungo termine. Anche grazie ai massicci investimenti che Enel Green Power ha
distribuito in giro per il mondo, oggi e domani sarà sempre più conveniente per i
territori nostrani tingersi di verde”.
Il Rapporto Comuni rinnovabili racconta il successo delle fonti pulite nel territorio
italiano, con numeri e buone pratiche (sono oltre 150 quelle raccolte sul
sito www.comunirinnovabili.it) che descrivono il grande cambiamento avvenuto nel
territorio italiano. Se fino a dieci anni fa, infatti, gli impianti interessavano con il
grande idroelettrico e la geotermia, le aree più interne e comunque una porzione
limitata del territorio, oggi sono presenti nel 100% dei Comuni.
I Comuni del solare sono 8.047. Per il solare fotovoltaico in testa è il piccolo Comune
di San Bellino (RO) con 71,3 MW, che superano ampiamente i fabbisogni elettrici
delle famiglie residenti, mentre in Italia sono complessivamente 1.420 i Comuni dove
grazie a questa tecnologia la produzione di energia elettrica supera il fabbisogno
delle famiglie residenti. Nel solare termico a “vincere” è il piccolo Comune di
Seneghe (OR), con una diffusione di pannelli solari termici in relazione al numero di
abitanti pari a 1.955 mq ogni 1.000 abitanti, distribuiti su edifici pubblici e privati.
I Comuni dell’eolico sono 850. La potenza installata è pari a 9.270 MW, con 474,4
MW in più rispetto al 2014. Questi impianti, secondo i dati di Terna, hanno permesso
di produrre 14,5 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,5 milioni di
famiglie. I Comuni del mini idroelettrico sono 1.275. Il Rapporto prende in
considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata per questa
dimensione nei Comuni italiani è di 1.297 MW, in grado di produrre ogni anno oltre
5,1 TWh, pari al fabbisogno di energia elettrica di 2 milioni di famiglie.
I Comuni della geotermia sono 535, per una potenza installata pari a 1086,4 MW
elettrici, 233,2 MW termici e 3,4 MW frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2015 sono
stati prodotti circa 5,8 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di
oltre 2 milioni di famiglie.
I Comuni delle bioenergie sono 3.137 per una potenza installata complessiva di
2.983 MW elettrici, 1.394 MW termici e 415 kW frigoriferi. Questo tipo di impianti si sta
sempre più diffondendo e articolando tra quelli che utilizzano biomasse solide,
gassose e liquide. In particolare, quelli a biogas sono in forte crescita e hanno
raggiunto complessivamente di 1.192 MW elettrici, 181 MW termici e 65 kW frigoriferi.
Gli impianti a biomasse hanno consentito nel 2015 di produrre circa 20 TWh pari al
fabbisogno elettrico di oltre 7,7 milioni di famiglie.
L’Italia è uno dei paesi che può trarre il massimo beneficio dallo sviluppo delle
rinnovabili, perché può ridurre le importazioni di fonti fossili dall’estero, grazie alle
risorse rinnovabili presenti nel territorio, dal vento al sole, alle biomasse. E il modello
sta diventando sempre più distribuito, a partire dal solare con i 40.660 impianti di
fotovoltaico installati nel 2015 in larga parte di piccola taglia (7kW di media).
I vantaggi di questi risultati sono raccontati dai numeri. Meno elettricità da impianti
inquinanti: si è ridotta la produzione da impianti termoelettrici, che in dieci anni
hanno visto passare la produzione da 258,3 TWh agli attuali 180,8, con una riduzione
del 30%. Meno importazioni di gas, petrolio, carbone. Grazie allo sviluppo delle
rinnovabili, diminuiscono le importazioni dall’estero di fonti fossili usati nelle centrali
elettriche. Meno emissioni climalteranti, con vantaggi per il clima del Pianeta ma
anche economici (-19,8% di CO2 dal 1990), grazie al contributo delle rinnovabili,
assieme alla riduzione dei consumi dovuto alla recessione, e al miglioramento
dell’efficienza. Pure se purtroppo nel 2015 sono risalite le emissioni, anche per la
riduzione degli investimenti nelle rinnovabili. Energia elettrica meno cara: si è ridotto
anche nel 2015 il costo dell’energia nel mercato elettrico, grazie anche alla
produzione di solare e eolico, in particolare all’ora di picco della domanda che
permette di tagliare fuori l’offerta delle centrali più costose. Uno studio realizzato da
Assorinnovabili sottolinea come grazie all’effetto di eolico e fotovoltaico sulla Borsa
elettrica e, dunque, sulla formazione del PUN, in 3 anni si è potuto risparmiare 7,3
miliardi di euro. Nuova occupazione: sono 82mila, secondo Eurobserver, gli occupati
creati nelle fonti rinnovabili in questi anni. Purtroppo in calo rispetto ai 125.400
raggiunti nel 2011, per il taglio degli incentivi e per la fase di incertezza degli
investimenti. Una prospettiva duratura di innovazione energetica potrebbe portare
gli occupati nelle rinnovabili a 200mila unità e quelli nel comparto dell’efficienza e
riqualificazione in edilizia a oltre 600mila.
I premi.
Nel corso del convegno è stato consegnato il premio "Comuni Rinnovabili 2016" al
Comune di Val di Vizze, in provincia di Bolzano che ha raggiunto il traguardo del
100% rinnovabile grazie a un mix di 5 tecnologie da fonti rinnovabili distribuite nel
territorio. A soddisfare i fabbisogni elettrici sono impianti mini idroelettrici e solari
fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici e privati. A questi, si aggiunge un impianto
idroelettrico risalente al 1927, rinnovato tra il 1997 e il 1998, da 21,7 MW. La parte
termica viene soddisfatta attraverso una rete di teleriscaldamento, lunga 52,9 km,
alimentata da un impianto a biomasse contribuisce anche ai fabbisogni dei vicini
comuni di Vipiteno e Racines. Un ulteriore contributo arriva da altri 2 impianti a
biomasse, da 1 impianto a bioliquidi, connessi alla rete elettrica e termica e da
alcuni impianti solari termici. E’ una società energetica locale a gestire le reti
elettriche e termiche, dove si stanno realizzando investimenti anche nella fibra ottica
e nella gestione con tecnologie smart delle reti sia energetiche che idriche. L’ultimo
progetto in fase di realizzazione è un impianto a biogas in grado di raccogliere i rifiuti
zootecnici degli allevamenti della Valle, e che produce sia energia elettrica che
termica (immessa in rete e utilizzata l’azienda di yogurt vicina). Inoltre il materiale di
scarto sarà utilizzato come biofertilizzante al posto dei pesticidi. Un esempio
concreto di economia circolare che crea opportunità per i territori, risolvendo
anche il problema dello smaltimento dei rifiuti reflui.
Il premio "Buona Pratica" è andato invece al piccolissimo Comune di San Lorenzo
Bellizzi (CS), situato all'interno del Parco del Pollino. In questa realtà da poco più di
660 abitanti si è puntato sulle fonti rinnovabili e creati vantaggi attraverso il solare
per i cittadini. Con un progetto avviato nel 2012 il Comune ha infatti deciso di
utilizzare alcuni terreni, ceduti a titolo gratuito ad alcune cooperative agricole locali,
per realizzare 15 MW di impianti fotovoltaici su serre. Le entrate derivanti dal Conto
Energia, circa 80.000 euro l'anno, sono state ridistribuite in questi anni alla
cittadinanza attraverso l'esenzione della TASI.
Novità del 2016 è il premio "Parchi Rinnovabili" nato dalla collaborazione tra
Legambiente e Federparchi al fine di favorire le buone pratiche ecologiche
all'interno del sistema delle aree protette italiane. Innovazione tecnologica,
abbattimento delle emissioni climalteranti e generazione distribuita, trovano infatti
terreno fertile nelle aree protette che sempre più promuovono modelli e percorsi
particolarmente significativi e moltiplicabili. L'obiettivo del premio è proprio quello di
valorizzare quelle esperienze concrete e i progetti che si sono distinti in questo
ambito e che rendono i Parchi selezionati veri e propri esempi virtuosi che
favoriscono la diffusione dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili nel
nostro Paese. Tra i parchi premiati, il Parco naturale Adamello Brenta, Il Parco
nazionale della Sila, il Parco delle Dolomiti. Premiati anche il Parco Naturale
Paneveggio Pale di San Martino e il Parco Nazionale del Gargano.
Le proposte di Legambiente
L’Italia ha tutte le potenzialità per far ripartire gli investimenti nelle fonti rinnovabili
grazie alle risorse presenti nel nostro territorio, da Nord a Sud, e per le diverse fonti.
Ecco come:
- Liberare l’autoproduzione da fonti rinnovabili, che in Italia oggi è penalizzata,
in particolare dopo la riforma delle tariffe elettriche, mentre è vietata la
distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili persino negli edifici e nei
distretti produttivi. Salvo in alcuni Comuni delle Alpi raccontati nel Rapporto,
che utilizzano una legge nata per le cooperative energetiche negli anni Venti,
e dove questa possibilità ha aperto a innovazioni nella gestione delle reti e
nella produzione da fonti rinnovabili di grandissimo interesse e con riduzione
dei costi in bolletta. In questa prospettiva si possono creare innovazioni con
vantaggi che vanno anche oltre l’aumento della produzione da fonti
rinnovabili, rendendo possibili gestioni innovative degli impianti e delle reti che
consentono di ridurre i consumi di gas nel riscaldamento e raffrescamento
degli edifici (perché si spostano verso usi elettrici legati alle rinnovabili), e
analogamente i consumi di carburanti nella mobilità attraverso una spinta al
vettore elettrico, anche qui prodotto da rinnovabili.
- Regole semplici e trasparenti per i progetti. L’incertezza delle procedure è
ancora oggi una delle principali barriere in Italia alla diffusione degli impianti
da fonti rinnovabili. Il primo obiettivo concerne la semplificazione degli
interventi di piccola taglia, in modo che la realizzazione di un impianto
domestico di solare termico e fotovoltaico sui tetti, o di minieolico e geotermia
a bassa entalpia, diventi realmente diventare un atto semplice, grazie a
informazioni e regole trasparenti, e per questo libero e gratuito. Il secondo
obiettivo riguarda, invece, la definizione di criteri trasparenti per gli studi e le
valutazioni ambientali specifiche per i diversi impianti, per l’inserimento degli
impianti nell’ambiente e nel paesaggio.
- Innovazioni nella spinta agli impianti. Le diverse tecnologie rinnovabili sono
oggi in una fase di maturità tecnologica tale per cui il loro sviluppo può essere
accompagnato con politiche nuove. La prima delle modifiche normative
riguarda il mercato elettrico per consentire alle fonti rinnovabili di realizzare
contratti a lungo termine attraverso consorzi e aggregazioni di impianti da
rinnovabili per superare le oscillazioni della produzione e aprendo alle fonti
rinnovabili il mercato della flessibilità. La seconda delle modifiche riguarda gli
incentivi alle fonti rinnovabili, sia termiche che elettriche, dove serve
finalmente un’attenta regia, ridefinizione degli obiettivi e verifica dei risultati e
della spesa. Basterebbe eliminare tutti i sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili, e
rivedere la tassazione energetica sulla base delle emissioni di CO2 per
imprimere una formidabile spinta a rinnovabili e efficienza. Un intervento a
costo zero riguarda la possibilità di immettere in rete il biometano, oggi
ancora vietata malgrado non esistano ragioni tecniche a impedirlo, come già
avviene negli altri paesi europei. Investire nelle reti è oggi una condizione
indispensabile per dare un futuro alla generazione distribuita da fonti
rinnovabili. La rete elettrica è, infatti, la spina dorsale del sistema e la
condizione per garantire sicurezza nella gestione di flussi di energia discontinui
e bidirezionali su scala locale, nazionale, internazionale. Anche in Italia
occorre aprire un confronto sugli interventi fondamentali da realizzare, di
connessione interna e internazionale, e da motivare all’interno dello scenario
di decarbonizzazione dell’economia. In parallelo è necessario investire per
adeguare la rete di distribuzione a questo scenario di generazione distribuita e
di accumulo, e poi aprire alla gestione di reti private vincolate a una
produzione da fonti rinnovabili.
Fonte: legambiente.it

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News A 21 2016

  • 1. News 21/A/2016 Lunedì,23 Maggio 2016 Acque. Avviso per l’espletamento delle analisi di laboratorio. Cass. Sez. III n. 17419 del 28 aprile 2016 (Ud 3 mar 2016)Pres. Amoresano Est. Andreazza Ric. BezziAcque. Avviso per l'espletamento delle analisi di laboratorio. L'avviso per l'espletamento delle analisi di laboratorio riguardanti le acque non deve essere necessariamente dato nelle mani del titolare dello scarico, essendo sufficiente che lo stesso venga consegnato a dipendenti dell'impianto o comunque ad altra persona operante nell'insediamento e presente sul posto; da un lato, infatti, la deteriorabilità dei campioni impone di procedere in tempi brevi e dall'altro rientra nella capacità organizzativa del titolare predisporre ogni accorgimento, affinché siffatte informazioni gli siano comunicate in sua precaria assenza. In altri termini, la necessità che la persona cui venga consegnato l'avviso abbia un collegamento professionale di qualunque genere con l'impianto è garanzia sufficiente per instaurare la presunzione di conoscenza dell'avviso in capo al titolare, presunzione imposta dalla esigenza di assicurare tempi solleciti all'espletamento delle analisi alla luce della precarietà dei campioni. Fonte: lexambiente.it Stoccaggio alla rinfusa. Cass. Sez. III n. 17184 del 27 aprile 2016 (Ud 14 ott 2015)Pres. Squassoni Est. Aceto Ric. Coppo ed altroRifiuti. Stoccaggio alla rinfusa.Lo stoccaggio alla rinfusa esclude "ex se" la regolarità del deposito e, in ogni caso, il rispetto di tutte le modalità tecniche del deposito costituisce preciso onere di chi lo effettua, in considerazione della natura eccezionale e derogatoria del deposito temporaneo rispetto alla disciplina ordina Fonte: lexambiente.it
  • 2. UE, il piombo potrà ancora essere utilizzato in alcuni componenti dei veicoli Il piombo potrà ancora essere usato in alcuni componenti dei veicoli, mentre per altre applicazioni potrà essere sostituito: è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea di oggi la direttiva che va a modificare quella del 2000 relativa ai veicoli fuori uso (nello specifico sostituisce l’allegato II). La direttiva del 2000 vieta l’uso di piombo, mercurio, cadmio o cromo esavalente nei materiali e nei componenti dei veicoli immessi sul mercato dopo il primo luglio 2003. L’allegato II indica i materiali e i componenti dei veicoli esenti dal divieto, alcuni dei quali sono stati riesaminati. La valutazione dei progressi tecnico-scientifici ha dimostrato che l’utilizzo del piombo nelle saldature di lastre laminate e in quelle per fissare i dissipatori di calore al radiatore in assemblaggi di semiconduttori di potenza (nello specifico quelli con un circuito integrato con un’area di proiezione minima di 1 cm2 e una densità di corrente nominale minima di 1 A/mm2 di superficie del circuito integrato di silicio) nonché nei materiali ceramici dielettrici di condensatori utilizzati per compensare le deviazioni (quelle dovute all’effetto termico, di sensori in sistemi sonar ultrasonici) non dovrebbe essere prorogato. Proprio perchè l’uso del piombo in tali applicazioni non è più inevitabile. Cosa che non è possibile per altri tipi saldature come quelle ad alta temperatura di fusione (ossia leghe a base di piombo contenenti l’85 % o più di piombo in peso) e quelle destinate alla realizzazione di una connessione elettrica valida tra la matrice del semiconduttore e il carrier all’interno dei circuiti integrati secondo la configurazione «Flip Chip».Cosa neanche possibile per l’utilizzo del piombo in sistemi di connettori a pin conformi (eccetto nell’area di accoppiamento dei connettori di cablaggio del veicolo). In questi casi la valutazione dei progressi tecnico-scientifici ha dimostrato che l’utilizzo del piombo continua a essere inevitabile, in quanto non sono ancora disponibili materiali sostitutivi. Però, visto che esistono informazioni su possibili futuri sostituti del piombo nelle applicazioni citate, viene introdotta una data di revisione che consenta di stabilire se tale uso possa essere interrotto. I veicoli a motore che sono giunti al termine del loro ciclo utile e non sono più idonei per l’uso generano milioni di tonnellate di rifiuti. Per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente, al fine di garantire il miglior riutilizzo dei materiali e per migliorare il risparmio energetico, la legislazione dell’Unione europea stabilisce come i nuovi veicoli dovrebbero essere progettati e come questi rifiuti dovrebbero essere raccolti e trattati. Stabilisce le misure volte a limitare gli scarti prodotti dai veicoli fuori uso e dai loro componenti e garantisce che, laddove possibile, questi saranno riutilizzati, riciclati o recuperati. Fra queste misure rientra anche il divieto dell’utilizzo di sostanze nocive come il
  • 3. piombo e la sua sostituzione con sostanze meno pericolose. (Articolo di Eleonora Santucci) Fonte: greenreport.it Agenzie ambientali, sì del Senato. Realacci: “Controlli trasparenti e uniformi su tutto il territorio” Legambiente: «Non si perda più tempo, la Camera approvi in via definitiva e in tempi brevi il ddl» Ermete Realacci (PD), presidente della Commissione ambiente della Camera, ha annunciato sulla sua pagina Facebook che «Finalmente, a due anni dal via libera di Montecitorio, il Senato ha approvato il ddl di riforma delle Agenzie Ambientali che mira a rafforzare, rendere trasparenti e uniformi su tutto il territorio nazionale i controlli ambientali per tutelare cittadini e ambiente, dare certezza a italiani e imprese, favorire un’economia pulita. Il Senato ha modificato il testo introducendo la clausola di invarianza finanziaria su richiesta della Commissione Bilancio e una correzione formale. Alla Camera cercheremo di approvare rapidamente in via definitiva questa riforma che serve al Paese e già da martedì prossimo inizierà il suo esame. Il testo nasce da una mia proposta di legge, unificata con quelle analoghe dei colleghi Bratti e De Rosa, per dare efficacia e trasparenza ai controlli. Insieme alla legge sugli ecoreati e a Collegato ambientale, la riforma delle Agenzie ambientali rafforzerà le politiche ambientali del Paese». Realacci spiega che «Il provvedimento propone un riordino delle agenzie per la protezione dell’ambiente e l’istituzione di un Sistema nazionale per rafforzare i controlli in Italia, garantirne l’efficacia, l’autorevolezza e renderli omogenei in tutto il Paese, grazie anche all’introduzione dei ‘livelli essenziali di prestazioni tecniche ambientali’. Il principio di riferimento è quello del “chi inquina paghi”. In questo contesto l’Ispra ha un ruolo centrale e, oltre ai compiti di indirizzo e coordinamento, è competente anche per la realizzazione e la gestione del sistema informativo nazionale dell’ambiente. Una banca dati ambientale aperta e accessibile a tutti i cittadini. La riforma delle Agenzie Ambientali è un passo avanti per un’Italia che guarda al futuro e punta su qualità, ambiente e innovazione». In qualità di presidente della commissione Ambiente della Camera, Realacci sottolinea inoltre che «c’è l’impegno della Commissione Ambiente a valutare in tempi rapidi il disegno di legge sulla riforma delle agenzie ambientali, votato ieri al Senato, in modo da poterlo varare definitivamente. La necessità di un monitoraggio
  • 4. efficace è ormai un’esigenza inderogabile per poter intervenire a tutela dell’ambiente e del territorio, sia a livello di prevenzione che di repressione. Sino ad oggi abbiamo dovuto fare i conti con la disomogeneità delle varie agenzie operanti nelle regioni italiane: per risorse, competenze, organizzazione e linee guida. Con la riforma si rendono uniformi le procedure per i controlli, si avviano un potenziamento e un raccordo fra le diverse strutture, si definisce una cabina di regia in grado di sviluppare linee strategiche di intervento e si fa partire il sistema informativo nazionale che sarà gestito dall’Ispra». Non la pensano esattamente come Realacci i senatori del Movimento 5 Stelle: «Il testo sulle Agenzie ambientali avrebbe tutta la potenzialità di rendere maggiormente trasparente, credibile e forte il sistema dei controlli ambientali. Peccato che dopo un insabbiamento al Senato il governo abbia ribadito che non ci saranno soldi da investire. Insomma da un lato c’è un bel progetto pretenzioso, dall’altro manca il piano finanziario, come dire è un bel progetto sulla carta. Senza strumenti adeguati di sostegno tutto ciò si renderà semplicemente impossibile da realizzare». Secondo la senatrice del Movimento 5 Stelle Paola Nugnes, «Gli spostamenti temporali circa la discussione del testo sono stati dovuti al parere della V Commissione Bilancio, a causa dell’ostilità del Ministero dello Sviluppo Economico. Hanno preteso un emendamento su quella che è la “clausola di invarianza di bilancio”, anche se nel disegno di legge questo aspetto è dichiarato. Per inciso, colleghi della Camera ci hanno raccontato che questa richiesta del Mise fu già affrontata dalla Camera che provvide in Commissione ad inserirlo nel DDL (la burocrazia è una guerra non dichiarata, o meglio la vera guerra dichiarata è quella del Governo al Parlamento). Hanno voluto quindi, attraverso il relatore, inserire questo emendamento che ribadisce questa invarianza. A questo punto sono stati presentati tutti gli emendamenti, anche quelli delle opposizioni. Emendamenti che però sono stati tutti bocciati… tranne uno, quello dettato dal Mise sull’invarianza economica. Questo comporta che nonostante non siano stati approvati necessari ed importanti emendamenti delle opposizioni il provvedimento sull’Istituzione del Sistema Nazionale delle Agenzie Ambientali dovrà tornare alla Camera per una ulteriore valutazione ed approvazione. Blindata così, da un punto di vista economico, la rete nazionale non riuscirà a portare nessunissimo cambiamento reale». I pentastellati ricordano che «Solo pochi mesi fa le organizzazioni e le associazioni ambientaliste si erano espresse per procedere rapidamente all’Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto
  • 5. superiore per la protezione e la ricerca ambientale:“Un passo fondamentale da compiere per migliorare il contrasto delle illegalità e aumentare il livello dei controlli ambientali”. “Un altro importante passo in avanti per le politiche ambientali in questo Paese”» e la Nugnes conclude: «L’Istituzione del Sistema Nazionale delle Agenzie Ambientali sarebbe stato un tassello importantissimo per dare forza al nuovo quadro normativo delineato dalla legge 68/2015 sugli Ecoreati, un ulteriore passo in avanti verso il completamento del quadro normativo in materia di protezione ambientale. Purtroppo questo Governo e questa maggioranza continuano imperterriti in una politica che non fa altro che mortificarlo l’ambiente e di conseguenza anche la salute dei cittadini». Per la Presidente di Legambiente, Rossella Muroni, quella che arriva dal Senato è una buona notizia, ma condivide alcune delle perplessità del M5S: «E’ un provvedimento che punta ad una migliore uniformità dell’azione delle Agenzie regionali protezione ambiente sul territorio, anche se non risolve definitivamente tutti i problemi della rete dei controlli pubblici. Purtroppo l’incomprensibile modifica apportata oggi al testo da Palazzo Madama sull’invarianza dei costi per lo Stato, rispedirà il provvedimento alla Camera. Questo causerà un ulteriore dilatamento dei tempi per sanare una situazione che, è bene ricordare, vede diverse Agenzie regionali non essere in grado di fare analisi alle ciminiere delle industrie, ai tubi di scarico dei reflui industriali o di eseguire i controlli a sorpresa presso impianti produttivi di qualsiasi tipo, come previsto da una legge approvata oltre 20 anni fa. Si tratta di una grave anomalia che il Paese non può più permettersi ed è per questo che auspichiamo che la Camera approvi in via definitiva e in tempi brevissimi il ddl. Il Paese attende da troppo tempo questa legge che darebbe un apporto importante al miglioramento dei controlli pubblici sul territorio nazionale e contribuirebbe anche ad una migliore applicazione della legge sugli ecoreati». La presidente del Cigno Verde sottolinea che «Con la legge sulle agenzie ambientali, dopo quella sugli ecoreati del maggio 2015 e il collegato ambientale dello scorso dicembre, potremo contare sulla terza norma importante di iniziativa parlamentare sui temi ambientali. Anche in questo caso si tratta di provvedimento trasversale nato dai disegni di legge presentati dai parlamentari Pd Ermete Realacci e Alessandro Bratti e Massimo De Rosa del M5S. I prossimi anelli della catena da realizzare per liberare il Paese dalla zavorra delle illegalità ambientali e per promuovere la riconversione ecologica sono la legge sul consumo di suolo, il riordino della legge 394 sulle aree protette, quelle contro le agromafie e contro i delitti
  • 6. contro gli animali. È poi fondamentale procedere rapidamente alla costituzione di una grande polizia ambientale diffusa sul territorio partendo dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato, e approvare una norma per snellire le procedure per abbattere le costruzioni abusive». Fonte: greenreport.it La richiesta di accesso alle informazioni ambientali non può riguardare documenti incompleti. I questionari e documenti di un’indagine in corso sulla qualità della vita dei cittadini di un quartiere non possono essere accessibili come informazione ambientale se non sono completi. Lo afferma il Tribunale amministrativo del Friuli Venezia Giulia (Tar) – con sentenza n. 156 – in riferimento al differimento dell’accesso alla documentazione inerente all’indagine epidemiologica dall’Azienda Sanitaria in collaborazione con il Comune di Trieste e con l’Università degli Studi di Trieste. Un’indagine in corso di realizzazione volta ad analizzare la qualità della vita e la valutazione del benessere della popolazione del quartiere di Servola nel Comune di Trieste. Un quartiere dove sorge un impianto siderurgico già soggetto a una misura inibitoria volta a limitare l’attività produttiva, emessa dal Comune di Trieste. Una misura rivolta alla riduzione dei fenomeni emissivi interessanti l’abitato di Servola. Secondo la società che gestisce l’impianto si tratta di informazioni ambientali e l’accesso a tali documenti non dovrebbe essere differito perché l’indagine è in corso. In altre parole, per la società , non è legittimo il generico rinvio alla durata delle indagini. Ma i questionari e i documenti descrittivi le modalità di un’indagine sulla qualità della vita e sulla valutazione del benessere della popolazione non costituiscono “informazione ambientale”, trattandosi di dati ancora in corso di acquisizione e/o formazione. La diffusione all’esterno dei dati contenuti nei questionari, tra l’altro, potrebbe influenzare negativamente il campionamento e compromettere il buon andamento dell’azione amministrativa. I dati potranno invece essere accessibili una volta conclusa l’indagine. Il legislatore del 2005 – con dlgs numero 195 – ha previsto un accesso facilitato per le informazioni “ambientali”, al fine di assicurare, per la rilevanza della materia, la maggiore trasparenza possibile dei relativi dati. Per informazione ambientale si intende qualsiasi informazione disponibile in forma scritta, visiva, sonora, elettronica o in qualunque altra forma materiale relativa allo stato degli elementi dell’ambiente (aria, atmosfera, acqua, suolo, territorio, siti naturali, compresi gli igrotopi, le zone
  • 7. costiere e marine, la diversità biologica e i suoi elementi costitutivi, compresi gli organismi geneticamente modificati) e le loro interazioni tra questi elementi. Relativa alle sostanze, alle energie, al rumore, alle radiazioni o ai rifiuti (anche quelli radioattivi, le emissioni, gli scarichi e altri rilasci nell’ambiente, che incidono o possono incidere sugli elementi dell’ambiente). Relativa inoltre alle misure, anche amministrative, quali le politiche, le disposizioni legislative, i piani, i programmi, gli accordi ambientali e ogni altro atto. Però, sebbene l’accesso all’informazione ambientale possa essere esercitato da chiunque, senza la necessità di dimostrare uno specifico interesse, la richiesta di accesso non può concerne materiali, documenti o dati incompleti o in corso di completamento. L’accesso, infatti, è negato nel caso in cui la richiesta riguarda materiali, documenti o dati con tali caratteristiche. Ma la normativa specifica che, in tale caso, l’autorità pubblica deve informare il richiedente circa l’autorità che prepara il materiale e la data approssimativa entro la quale detto materiale sarà disponibile. (Articolo di Eleonora Santucci) Fonte: greenreport.it Comuni rinnovabili. Oltre 850mila impianti da fonti rinnovabili distribuiti in tutti i Comuni Italiani. Le energie pulite soddisfano i consumi e riducono le bollette di cittadini e imprese Oltre 850mila impianti da fonti rinnovabili distribuiti in tutti i Comuni Italiani. Sono 39 i Comuni “100% rinnovabili”, dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi e riducono le bollette di cittadini e imprese Premiati i Comuni di Val di Vizze (BZ) e San Lorenzo Bellizzi (CS)E cinque parchi per la spinta alle rinnovabili nei territori. Legambiente: “I successi dei Comuni rinnovabili dimostrano che l’obiettivo 50% da rinnovabili è possibile. Ma occorre liberare l’autoproduzione e spingere l’innovazione nei progetti e nelle reti”. Il mondo dell’energia sta cambiando velocemente, in Europa e nel mondo, con fenomeni nuovi e inaspettati, come la crescita esponenziale dell’energia pulita in paesi come quelli asiatici e del Centro America. In questo contesto, l’Italia è al centro del cambiamento: in 10 anni, infatti, la crescita delle fonti rinnovabili ha portato il contributo rispetto ai consumi dal 15 al 35,5%, grazie a un modello di produzione distribuito nel territorio con oltre 850mila impianti diffusi da Nord a Sud, dalle aree interne alle grandi città. Ciò ha permesso un aumento della produzione pulita di 57,1 TWh, mentre il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto
  • 8. da fonti rinnovabili è passato da 356 a 8047. In 2.660 Comuni l’energia elettrica pulita prodotta supera quella consumata. Ma sono 39 i migliori Comuni d’Italia individuati da Legambiente, dove il mix di impianti diversi permette di raggiungere il 100% di energia da fonte rinnovabile sia per gli usi termici che per quelli elettrici grazie a soluzioni sempre più innovative e integrate, con smart grid, mobilità elettrica, accumulo e con l’incredibile risultato di avere bollette meno care per imprese e famiglie. Il rapporto Comuni Rinnovabili 2016 di Legambiente, realizzato con il contributo di Enel Green Power, è stato presentato oggi a Roma, nel corso di un incontro presso la sede del GSE cui hanno partecipato: Katiuscia Eroe, Responsabile energia Legambiente, Francesco Catucci, Head of Mini grid EGP eFrancesco Colaone, Direttore generale ACSM, mentre alla tavola rotonda coordinata dalla giornalista de Il sole 24 ore Elena Comelli hanno preso parteAntonella Battaglini, Ceo Renewables Grid Initiative, Guido Bortoni, Presidente Autorità per l’energia, Francesco Sperandini, Presidente GSE,Francesco Venturini, Amministratore delegato Enel Green Power e Edoardo Zanchini, Vicepresidente nazionale Legambiente. Al centro del dibattito di oggi sono stati i risultati positivi dello sviluppo delle fonti rinnovabili nei territori raccontati nel rapporto e la situazione relativa agli investimenti. L’Italia è infatti il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici (l’8,1%, pari al fabbisogno di 9,1 milioni di famiglie), davanti a Grecia e Germania, e possiede alcune delle esperienze di innovazione più interessanti a livello mondiale che vedono protagonisti comunità, enti e imprese locali. Nel complesso, nel 2015 attraverso le rinnovabili si è garantito il 35,5% dei consumi elettrici e il 17% di quelli complessivi (eravamo nel 2005 rispettivamente al 15% e al 5,3%). Negli ultimi anni gli investimenti si sono ridotti e lo scorso anno si è riscontrato il primo calo nella produzione dopo 10 anni, dovuto soprattutto alla riduzione del contributo dell’idroelettrico, ma va sottolineata anche la diminuzione delle nuove installazioni. Per il fotovoltaico, dopo la fine del conto energia, si è ridotto notevolmente il numero dei nuovi impianti con 930 MW installati a fronte dei 13.194 MW installati nel biennio 2011-2012. Nel 2015 i 305MW installati nel nostro Paese, sono meno di un quinto delle installazioni realizzate in Germania e un decimo di quelle inglesi. Per l’eolico, nel 2015 sono stati installati 474 MW di eolico contro una media di 770 negli anni passati. “E’ il momento di aprire una nuova fase di sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro
  • 9. Paese – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini-, e oggi è davvero possibile grazie alla riduzione del costo degli impianti e alle innovazioni nella gestione delle reti e dei sistemi di accumulo. I Comuni più avanzati in questa rivoluzione dal basso, dimostrano come si debba guardare a un modello energetico sempre più distribuito, pulito, innovativo. Al neo Ministro Calenda proponiamo di guardare a queste esperienze per raggiungere l’obiettivo del 50% da rinnovabili annunciato dal Premier Renzi entro la legislatura, liberando in particolare l’autoproduzione, la produzione e distribuzione locale da fonti rinnovabili. Sono numerose le barriere e le tasse, infatti, che oggi impediscono investimenti che sarebbero a costo zero, e per questo occorre introdurre regole semplici e trasparenti per l’approvazione dei progetti, spingendo gli investimenti attraverso innovazioni nel mercato elettrico e negli incentivi, nelle reti energetiche”. “I risultati di questo studio mettono in risalto come, nonostante l’attuale contesto macroeconomico sfidante, lo sviluppo delle rinnovabili continui a progredire sia a livello globale che a livello locale – ha dichiarato l’Amministratore delegato di Enel Green Power Francesco Venturini -. Negli ultimi mesi le rinnovabili hanno raggiunto prezzi record dimostrando un livello di competitività sempre più elevato rispetto alle tecnologie convenzionali. Questi dati confermano il fermento che abbraccia questo settore ed evidenziano i potenziali margini di ulteriore miglioramento nel medio- lungo termine. Anche grazie ai massicci investimenti che Enel Green Power ha distribuito in giro per il mondo, oggi e domani sarà sempre più conveniente per i territori nostrani tingersi di verde”. Il Rapporto Comuni rinnovabili racconta il successo delle fonti pulite nel territorio italiano, con numeri e buone pratiche (sono oltre 150 quelle raccolte sul sito www.comunirinnovabili.it) che descrivono il grande cambiamento avvenuto nel territorio italiano. Se fino a dieci anni fa, infatti, gli impianti interessavano con il grande idroelettrico e la geotermia, le aree più interne e comunque una porzione limitata del territorio, oggi sono presenti nel 100% dei Comuni. I Comuni del solare sono 8.047. Per il solare fotovoltaico in testa è il piccolo Comune di San Bellino (RO) con 71,3 MW, che superano ampiamente i fabbisogni elettrici delle famiglie residenti, mentre in Italia sono complessivamente 1.420 i Comuni dove grazie a questa tecnologia la produzione di energia elettrica supera il fabbisogno delle famiglie residenti. Nel solare termico a “vincere” è il piccolo Comune di Seneghe (OR), con una diffusione di pannelli solari termici in relazione al numero di
  • 10. abitanti pari a 1.955 mq ogni 1.000 abitanti, distribuiti su edifici pubblici e privati. I Comuni dell’eolico sono 850. La potenza installata è pari a 9.270 MW, con 474,4 MW in più rispetto al 2014. Questi impianti, secondo i dati di Terna, hanno permesso di produrre 14,5 TWh di energia, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,5 milioni di famiglie. I Comuni del mini idroelettrico sono 1.275. Il Rapporto prende in considerazione gli impianti fino a 3 MW e la potenza totale installata per questa dimensione nei Comuni italiani è di 1.297 MW, in grado di produrre ogni anno oltre 5,1 TWh, pari al fabbisogno di energia elettrica di 2 milioni di famiglie. I Comuni della geotermia sono 535, per una potenza installata pari a 1086,4 MW elettrici, 233,2 MW termici e 3,4 MW frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2015 sono stati prodotti circa 5,8 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie. I Comuni delle bioenergie sono 3.137 per una potenza installata complessiva di 2.983 MW elettrici, 1.394 MW termici e 415 kW frigoriferi. Questo tipo di impianti si sta sempre più diffondendo e articolando tra quelli che utilizzano biomasse solide, gassose e liquide. In particolare, quelli a biogas sono in forte crescita e hanno raggiunto complessivamente di 1.192 MW elettrici, 181 MW termici e 65 kW frigoriferi. Gli impianti a biomasse hanno consentito nel 2015 di produrre circa 20 TWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 7,7 milioni di famiglie. L’Italia è uno dei paesi che può trarre il massimo beneficio dallo sviluppo delle rinnovabili, perché può ridurre le importazioni di fonti fossili dall’estero, grazie alle risorse rinnovabili presenti nel territorio, dal vento al sole, alle biomasse. E il modello sta diventando sempre più distribuito, a partire dal solare con i 40.660 impianti di fotovoltaico installati nel 2015 in larga parte di piccola taglia (7kW di media). I vantaggi di questi risultati sono raccontati dai numeri. Meno elettricità da impianti inquinanti: si è ridotta la produzione da impianti termoelettrici, che in dieci anni hanno visto passare la produzione da 258,3 TWh agli attuali 180,8, con una riduzione del 30%. Meno importazioni di gas, petrolio, carbone. Grazie allo sviluppo delle rinnovabili, diminuiscono le importazioni dall’estero di fonti fossili usati nelle centrali elettriche. Meno emissioni climalteranti, con vantaggi per il clima del Pianeta ma anche economici (-19,8% di CO2 dal 1990), grazie al contributo delle rinnovabili, assieme alla riduzione dei consumi dovuto alla recessione, e al miglioramento dell’efficienza. Pure se purtroppo nel 2015 sono risalite le emissioni, anche per la riduzione degli investimenti nelle rinnovabili. Energia elettrica meno cara: si è ridotto anche nel 2015 il costo dell’energia nel mercato elettrico, grazie anche alla
  • 11. produzione di solare e eolico, in particolare all’ora di picco della domanda che permette di tagliare fuori l’offerta delle centrali più costose. Uno studio realizzato da Assorinnovabili sottolinea come grazie all’effetto di eolico e fotovoltaico sulla Borsa elettrica e, dunque, sulla formazione del PUN, in 3 anni si è potuto risparmiare 7,3 miliardi di euro. Nuova occupazione: sono 82mila, secondo Eurobserver, gli occupati creati nelle fonti rinnovabili in questi anni. Purtroppo in calo rispetto ai 125.400 raggiunti nel 2011, per il taglio degli incentivi e per la fase di incertezza degli investimenti. Una prospettiva duratura di innovazione energetica potrebbe portare gli occupati nelle rinnovabili a 200mila unità e quelli nel comparto dell’efficienza e riqualificazione in edilizia a oltre 600mila. I premi. Nel corso del convegno è stato consegnato il premio "Comuni Rinnovabili 2016" al Comune di Val di Vizze, in provincia di Bolzano che ha raggiunto il traguardo del 100% rinnovabile grazie a un mix di 5 tecnologie da fonti rinnovabili distribuite nel territorio. A soddisfare i fabbisogni elettrici sono impianti mini idroelettrici e solari fotovoltaici sui tetti di edifici pubblici e privati. A questi, si aggiunge un impianto idroelettrico risalente al 1927, rinnovato tra il 1997 e il 1998, da 21,7 MW. La parte termica viene soddisfatta attraverso una rete di teleriscaldamento, lunga 52,9 km, alimentata da un impianto a biomasse contribuisce anche ai fabbisogni dei vicini comuni di Vipiteno e Racines. Un ulteriore contributo arriva da altri 2 impianti a biomasse, da 1 impianto a bioliquidi, connessi alla rete elettrica e termica e da alcuni impianti solari termici. E’ una società energetica locale a gestire le reti elettriche e termiche, dove si stanno realizzando investimenti anche nella fibra ottica e nella gestione con tecnologie smart delle reti sia energetiche che idriche. L’ultimo progetto in fase di realizzazione è un impianto a biogas in grado di raccogliere i rifiuti zootecnici degli allevamenti della Valle, e che produce sia energia elettrica che termica (immessa in rete e utilizzata l’azienda di yogurt vicina). Inoltre il materiale di scarto sarà utilizzato come biofertilizzante al posto dei pesticidi. Un esempio concreto di economia circolare che crea opportunità per i territori, risolvendo anche il problema dello smaltimento dei rifiuti reflui. Il premio "Buona Pratica" è andato invece al piccolissimo Comune di San Lorenzo Bellizzi (CS), situato all'interno del Parco del Pollino. In questa realtà da poco più di 660 abitanti si è puntato sulle fonti rinnovabili e creati vantaggi attraverso il solare per i cittadini. Con un progetto avviato nel 2012 il Comune ha infatti deciso di utilizzare alcuni terreni, ceduti a titolo gratuito ad alcune cooperative agricole locali,
  • 12. per realizzare 15 MW di impianti fotovoltaici su serre. Le entrate derivanti dal Conto Energia, circa 80.000 euro l'anno, sono state ridistribuite in questi anni alla cittadinanza attraverso l'esenzione della TASI. Novità del 2016 è il premio "Parchi Rinnovabili" nato dalla collaborazione tra Legambiente e Federparchi al fine di favorire le buone pratiche ecologiche all'interno del sistema delle aree protette italiane. Innovazione tecnologica, abbattimento delle emissioni climalteranti e generazione distribuita, trovano infatti terreno fertile nelle aree protette che sempre più promuovono modelli e percorsi particolarmente significativi e moltiplicabili. L'obiettivo del premio è proprio quello di valorizzare quelle esperienze concrete e i progetti che si sono distinti in questo ambito e che rendono i Parchi selezionati veri e propri esempi virtuosi che favoriscono la diffusione dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili nel nostro Paese. Tra i parchi premiati, il Parco naturale Adamello Brenta, Il Parco nazionale della Sila, il Parco delle Dolomiti. Premiati anche il Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino e il Parco Nazionale del Gargano. Le proposte di Legambiente L’Italia ha tutte le potenzialità per far ripartire gli investimenti nelle fonti rinnovabili grazie alle risorse presenti nel nostro territorio, da Nord a Sud, e per le diverse fonti. Ecco come: - Liberare l’autoproduzione da fonti rinnovabili, che in Italia oggi è penalizzata, in particolare dopo la riforma delle tariffe elettriche, mentre è vietata la distribuzione locale di energia da fonti rinnovabili persino negli edifici e nei distretti produttivi. Salvo in alcuni Comuni delle Alpi raccontati nel Rapporto, che utilizzano una legge nata per le cooperative energetiche negli anni Venti, e dove questa possibilità ha aperto a innovazioni nella gestione delle reti e nella produzione da fonti rinnovabili di grandissimo interesse e con riduzione dei costi in bolletta. In questa prospettiva si possono creare innovazioni con vantaggi che vanno anche oltre l’aumento della produzione da fonti rinnovabili, rendendo possibili gestioni innovative degli impianti e delle reti che consentono di ridurre i consumi di gas nel riscaldamento e raffrescamento degli edifici (perché si spostano verso usi elettrici legati alle rinnovabili), e analogamente i consumi di carburanti nella mobilità attraverso una spinta al vettore elettrico, anche qui prodotto da rinnovabili. - Regole semplici e trasparenti per i progetti. L’incertezza delle procedure è ancora oggi una delle principali barriere in Italia alla diffusione degli impianti
  • 13. da fonti rinnovabili. Il primo obiettivo concerne la semplificazione degli interventi di piccola taglia, in modo che la realizzazione di un impianto domestico di solare termico e fotovoltaico sui tetti, o di minieolico e geotermia a bassa entalpia, diventi realmente diventare un atto semplice, grazie a informazioni e regole trasparenti, e per questo libero e gratuito. Il secondo obiettivo riguarda, invece, la definizione di criteri trasparenti per gli studi e le valutazioni ambientali specifiche per i diversi impianti, per l’inserimento degli impianti nell’ambiente e nel paesaggio. - Innovazioni nella spinta agli impianti. Le diverse tecnologie rinnovabili sono oggi in una fase di maturità tecnologica tale per cui il loro sviluppo può essere accompagnato con politiche nuove. La prima delle modifiche normative riguarda il mercato elettrico per consentire alle fonti rinnovabili di realizzare contratti a lungo termine attraverso consorzi e aggregazioni di impianti da rinnovabili per superare le oscillazioni della produzione e aprendo alle fonti rinnovabili il mercato della flessibilità. La seconda delle modifiche riguarda gli incentivi alle fonti rinnovabili, sia termiche che elettriche, dove serve finalmente un’attenta regia, ridefinizione degli obiettivi e verifica dei risultati e della spesa. Basterebbe eliminare tutti i sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili, e rivedere la tassazione energetica sulla base delle emissioni di CO2 per imprimere una formidabile spinta a rinnovabili e efficienza. Un intervento a costo zero riguarda la possibilità di immettere in rete il biometano, oggi ancora vietata malgrado non esistano ragioni tecniche a impedirlo, come già avviene negli altri paesi europei. Investire nelle reti è oggi una condizione indispensabile per dare un futuro alla generazione distribuita da fonti rinnovabili. La rete elettrica è, infatti, la spina dorsale del sistema e la condizione per garantire sicurezza nella gestione di flussi di energia discontinui e bidirezionali su scala locale, nazionale, internazionale. Anche in Italia occorre aprire un confronto sugli interventi fondamentali da realizzare, di connessione interna e internazionale, e da motivare all’interno dello scenario di decarbonizzazione dell’economia. In parallelo è necessario investire per adeguare la rete di distribuzione a questo scenario di generazione distribuita e di accumulo, e poi aprire alla gestione di reti private vincolate a una produzione da fonti rinnovabili. Fonte: legambiente.it