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News 25/A/2016
Lunedì, 20 Giugno 2016
Rifiuti pirotecnici, arriva il regolamento.
È arrivato il regolamento per la raccolta, lo smaltimento e la distruzione dei prodotti
esplodenti, compresi quelli scaduti, e dei rifiuti di pirotecnici. Il relativo decreto del
Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato pubblicato
sulla Gazzetta ufficiale di ieri.
Il regolamento disciplina le modalità di raccolta, di smaltimento e di distruzione dei
prodotti esplodenti, compresi quelli scaduti e dei rifiuti prodotti dall’accensione di
pirotecnici di qualsiasi specie, compresi quelli per le esigenze di soccorso. Attività
che dovrebbero essere condotte nel rispetto delle norme in materia ambientale, di
tutela della salute e dell’incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro.
La disciplina, non si applica però agli articoli pirotecnici utilizzati dalle forze armate,
dalle forze di polizia e dai vigili del fuoco; a quelli impiegati nell’industria aeronautica
e spaziale; alle capsule utilizzati nei giocattoli; agli esplosivi per uso civile e alle
munizioni.
Ai residui inerti generati dall’accensione di fuochi di artificio all’interno dei nuclei
domestici e quelli giacenti su strade, aree pubbliche o private e litorali costieri,
comunque soggette ad uso pubblico, si applica la disciplina dei rifiuti urbani.
Gli articoli pirotecnici scaduti, in disuso o comunque non più suscettibili di uso per le
finalità cui sono destinati dovranno essere restituiti dall’utilizzatore al distributore
autorizzato che avrà allestito appositi contenitori localizzati presso il proprio punto
vendita. I contenitori dovranno essere idonei a conservarne l’integrità di tali prodotti
anche durante le fasi del successivo trasporto presso gli impianti di smaltimento.
Quindi il luogo dove verranno raccolti deve avere determinate caratteristiche. Ossia
non deve essere accessibile da parte di soggetti terzi non autorizzati; deve essere
pavimentato; deve essere coperto e protetto dall’azione delle acque meteoriche e
del vento; deve essere allestito in modo tale da assicurare che gli articoli pirotecnici
comunque ritirati siano separati dalle altre tipologie di rifiuti da pirotecnici; deve
essere allestito in modo da assicurare l’integrità degli articoli pirotecnici adottando
tutte le precauzioni necessarie ad evitare il loro deterioramento e la fuoriuscita di
sostanze pericolose. Questo perché la raccolta dei rifiuti da pirotecnici deve essere
effettuato in condizioni di sicurezza, non deve creare rischi per l’acqua, l’aria, il
suolo, la fauna, la flora o inconvenienti da rumori o odori, ne’ danneggiare il
paesaggio e i beni paesaggistici.
Il distributore raccoglie gratuitamente tali prodotti inutilizzati, scaduti o non più
suscettibili di ulteriore uso e i rifiuti derivanti dal loro utilizzo. Fra l’altro dovrà assicurare
tramite avvisi posti nei punti di distribuzione autorizzati, l’informazione circa il ritiro
gratuito compresa l’indicazione delle relative modalità. E lo può fare anche
mediante tecniche di comunicazione a distanza, comprese la televendita e la
vendita elettronica.
Dopo la raccolta e il deposito tali articoli e tali rifiuti dovranno essere ritirati, prelevati
e traspostati.
E’ il fabbricante e l’importatore degli articoli pirotecnici che assicurano, con oneri a
proprio carico, il ritiro, il trasporto fino agli impianti di smaltimento e lo smaltimento su
tutto il territorio nazionale.
Il prelievo dei rifiuti da pirotecnici dal deposito preliminare ai fini del successivo
trasporto presso gli impianti deve essere effettuato ogni tre mesi o, in alternativa,
quando il quantitativo complessivamente raggiunge i 10 Kg. In ogni caso, la durata
del deposito non può superare un anno.
Restano fermi tutti gli adempimenti previsti a carico del distributore, che ha anche
l’obbligo di tenere uno schedario numerato progressivamente, conforme al modello
previsto dal regolamento (Allegato 1) dal quale risultino l’indirizzo e i dati
identificativi del consumatore che conferisce l’articolo o il rifiuto e la tipologia dello
stesso. Nel caso di articoli scaduti nel modello deve essere indicata anche la data di
scadenza e il numero di registrazione.
Gli articoli pirotecnici e i rifiuti degli articoli pirotecnici ritirati dal distributore e
depositati devono essere trasportati dal luogo di deposito a un impianto autorizzato
allo smaltimento, nel rispetto delle vigenti disposizioni sul trasporto dei rifiuti e delle
altre vigenti norme in materia di trasporto su strada di merci pericolose ove
applicabili. I rifiuti pirotecnici sono smaltiti mediante termodistruzione in impianti
specificamente autorizzati fatte salve le diverse modalità di distruzione stabilite per
finalità di pubblica incolumità e sicurezza dall’Autorità giudiziaria. (Articolo di
Eleonora Santucci)
Fonte:greenreport.it
Approvata la legge sulle Agenzie ambientali: sì definitivo alla Camera.
Legambiente: «Nuova tutela per ambiente, salute ed economia sana».
Wwf: «Ora basta ai bizantinismi»
Esulta Ermete Realacci (PD), presidente della Commissione ambiente della Camera
e promotore del ddl di riforma sulle agenzie ambientali: «Finalmente è legge il nuovo
sistema dei controlli ambientali per un’Italia più trasparente, pulita ed efficiente. La
Camera ha votato in via definitiva la riforma delle agenzie ambientali, un riordino
delle strutture di monitoraggio che potenziano e rendono uniformi nel Paese le
verifiche sullo stato dell’aria, delle acque, del territorio. Nasce un sistema nazionale
delle agenzie, integrato, omogeneo ed autorevole in grado di tutelare cittadini e
ambiente, dare certezze a italiani e imprese e favorire un’economia più avanzata,
innovativa e pulita. La riforma contribuisce anche al raggiungimento degli obiettivi
di sviluppo sostenibile, di promozione della qualità ambientale e alla piena
realizzazione del principio del “chi inquina paga”».
La legge, sintetizzano dalla Camera, è infatti volta a istituire il Sistema nazionale a
rete per la protezione dell’ambiente, di cui fanno parte l’Istituto per la protezione e
la ricerca ambientale e le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e
Bolzano per la protezione dell’ambiente, nonché a intervenire sulla disciplina
dell’Ispra. «Il nuovo testo – argomenta Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente –
rende finalmente uniformi sul territorio e omogenee sotto il profilo tecnico le attività
di controllo sull’ambiente. Attraverso un Sistema nazionale a rete in cui un ruolo
strategico è attribuito a Ispra, e con i cosiddetti Lepta, ovvero i livelli essenziali delle
prestazioni ambientali cui dovranno adeguarsi le agenzie, si attua un vero e proprio
ripensamento dell’attuale sistema, scandito da una diversità di approcci da
Regione a Regione e da una grande frammentarietà che indebolisce di fatto la
protezione dell’ambiente». Il riconoscimento normativo della connotazione sistemica
delle agenzie ambientali e l’introduzione di sostanziali innovazioni organizzative e di
funzionamento sono infatti finalizzati, nelle intenzioni della riforma, ad assicurare
omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico
della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di
prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica.
«Con la riforma – spiega Realacci – si potenziano le strutture, si adottano i Livelli
essenziali di prestazioni tecniche ambientali (Lepta) omogenei in tutto il territorio; si
avvia un coordinamento nazionale affidando all’Ispra un ruolo centrale e si istituisce
il Sistema informativo nazionale ambientale. La legge era stata votata all’unanimità
oltre due anni fa alla Camera, nel maggio scorso è giunto l’ok dal Senato con
piccole modifiche. È un bel segnale che arriva dal Parlamento il voto a larghissima
maggioranza, con l’astensione della Lega Nord, con cui oggi è stata varata in via
definitiva la riforma. Un passo avanti per un’Italia che guarda al futuro».
Positivo anche il commento di Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente,
secondo il quale «grazie a questa legge, nata dai disegni di legge presentati dai
parlamentari Pd Ermete Realacci e Alessandro Bratti e del M5s Massimo De Rosa,
ora si avranno controlli ambientali più omogenei, trasparenti ed efficaci su tutto il
territorio nazionale», anche se adesso rimane comunque necessario «garantire più
risorse economiche al sistema, certe e costanti nel tempo, da investire nel
personale, negli strumenti di analisi e nelle attività di monitoraggio e di
informazione».
«Ci auguriamo – tengono invece a sottolineare dal Wwf Italia – che dopo il voto di
oggi alla Camera l’Italia metta al più presto a regime un moderno sistema nazionale
di prevenzione, controllo e monitoraggio dell’inquinamento ambientale degno di un
Paese avanzato che attendiamo da oltre 20 anni, con una regia nazionale in capo
a Ispra e un presidio territoriale che faccia riferimento alle agenzie regionali. La
proposta di legge di iniziativa parlamentare che è stata approvata in via definitiva
oggi deve porre fine ai bizantinismi che hanno caratterizzato un percorso (che era
stato avviato nel 1993 con la costituzione dell’Agenzia nazionale per la protezione
dell’ambiente – Anpa, poi diventata nel 1999 Agenzia per la protezione
dell’ambiente e per i servizi tecnici – Apat, poi trasformata nell’Istituto superiore per
la protezione e la ricerca ambientale – Ispra nel 2008) che sinora non ha permesso
la piena maturazione e istituzione di un efficace sistema di controlli in materia
ambientale nel nostro Paese».
Dopo una spinta positiva all’omogeneità per i controlli e le rilevazioni ambientali su
tutto il territorio nazionale, adesso il grande passo verso una concreta promozione
della legalità rimane sempre il solito: chiarezza nella redazione delle leggi e
semplificazione normativa, due elementi che purtroppo appaiono ancora lontani
dall’orizzonte della produzione legislativa nazionale.
Fonte: greenreport.it
Emergenza Xylella: “Garantire la sperimentazione di alternative all’abbattimento
delle piante non infette”.
FederBio, Aiab, Wwf e Legambiente: «Promuovere l’agroecologia»
«Le emergenze agricole, prime fra tutte quella relativa al caso Xylella in Puglia,
vanno affrontate e necessariamente prevenute con l’approccio agro ecologico», è
quanto scrivono in un comunicato congiunto FederBio, Aiab, Wwf e Legambiente
che fanno riferimento a quanto detto il 15 giugno dal presidente della regione
Puglia Michele Emiliano che il 15 giugno aveva dichiarato: «Mai pronunciata la frase
“Pronti ad abbattere i nostri ulivi”», smantendo quanto riportato da alcuni organi di
stampa. Emiliano dice che le dichiarazioni rilasciate il 14 giugno durante la task
force anti Xylella sono chiare: «”Tuteleremo i nostri ulivi con ogni mezzo, faremo tutti i
tentativi possibili e immaginabili per salvare il nostro patrimonio”. Dunque leggere
oggi alcuni articoli che riportano frasi a suo nome del tipo “siamo pronti a tagliare gli
ulivi” non corrisponde assolutamente alle sue dichiarazioni e alle conclusioni della
riunione che anzi vanno nel senso opposto.
D’altra parte alla task force era presente la gran parte degli scienziati ed esperti che
si oppone al taglio di ulivi nel raggio dei 100 metri dalla pianta infetta ed é stata
trasmessa in streaming».
Il presidente della Puglia ha aggiunto: “Faremo di tutto per proteggere il patrimonio
paesaggistico della nostra Regione e per questo seguiremo e sosterremo la ricerca
scientifica e in particolare i protocolli sperimentali più promettenti volti a garantire
una maggiore resistenza delle piante di olivo alla batteriosi”, per chiedere un
impegno prioritario per l’agroecologia come risposta di medio e lungo termine
contro la Xylella».
Oggi le quattro associazioni sottolineano «la necessità di scelte politiche chiare
orientate verso l’agricoltura biologica e biodinamica, con l’adozione di tecniche
agronomiche idonee ai territori e in grado di garantire prodotti di qualità tutelando
ambiente e biodiversità. La risposta alla sentenza della Corte Ue sul contrasto alla
“Xylella fastidiosa” in Puglia non può essere la sola eradicazione preventiva delle
piante, anche quelle non colpite dall’infezione, e la realizzazione d’interventi basati
sull’esclusivo utilizzo della chimica di sintesi come previsto dal Piano per la lotta al
batterio».
Secondo ambientalisti e agricoltori biologici, «E’ necessario che la risposta alla
sentenza della Corte Ue contempli anche la sperimentazione di soluzioni alternative
al solo abbattimento delle piante. Nell’immediato deve essere previsto un
programma di ricerca sul campo delle possibili soluzioni alternative all’estirpazione
delle piante di olivo o ospiti dell’insetto vettore infette dalla Xylella fastidiosa,
verificando l’efficacia dei diversi metodi di contenimento dell’infezione. Nel medio e
lungo termine la ricerca di una soluzione sta nel non alterare, o in questo caso
ripristinare, gli equilibri naturali come dettano i principi dell’agricoltura biologica e
biodinamica. La conservazione della biodiversità ambientale e del suolo per
aumentare la resilienza degli agroecosistemi dovrebbe essere la linea guida
prioritaria di ogni intervento in agricoltura. E’ indispensabile per questo incentivare e
favorire tutte quelle azioni e tecniche agronomiche preventive e curative che non
adottano o riducono drasticamente l’uso di insetticidi o fungicidi. Deve essere inoltre
esclusa l’autorizzazione straordinaria di pesticidi chimici vietati da tempo per la loro
nocività e che sono stati utilizzati in modo spregiudicato nella gestione
dell’emergenza Xylella con un conseguente pericolo per la salute pubblica».
FederBio, Aiab, Wwf e Legambiente dicono che «Per le piante di particolare pregio
storico o monumentale sarebbe opportuno prevedere preventivamente il loro
isolamento con reti anti-insetto, anche come misura alternativa all’abbattimento,
monitorando attentamente la diffusione dell’infezione».
Le associazioni ricordano che «Al di fuori di ogni contrapposizione strumentale e
ideologica Federbio, Wwf e Legambiente, hanno da tempo proposto alla Regione
Puglia, al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e anche all’EFSA
una proposta concreta per la gestione con metodo biologico dei territori colpiti dal
batterio, in alternativa all’impiego massiccio di pesticidi e all’abbattimento degli
olivi, utile anche a valorizzare quel territorio. Ad oggi le proposte delle tre
Associazioni non sono ancora state prese in considerazione». Accogliendo con
favore le dichiarazioni del presidente Emiliano, Federbio, Wwf e Legambiente
chiedono di «poter riaprire il confronto sulla base di queste proposte, ampiamente
sostenute anche dai molti comitati di agricoltori e cittadini del Salento, affinché si
possa in prospettiva concretamente lavorare per la creazione di un “biodistretto”
nei territori interessati dalla Xylella».
Fonte: greenreport.it
Rifiuti. Abbandono quale reato istantaneo con effetti permanenti.
Cass. Sez. III n. 22248 del 27 maggio 2016 (Ud 22 mar 2016). Pres. Fiale Est. Di Stasi
Ric. Rocco ed altro.
La natura istantanea con effetti permanenti ben può attagliarsi alla condotta di
"abbandono incontrollato" di rifiuti, che presuppone una volontà esclusivamente
dismissiva dei rifiuti che, per la sua episodicità, esaurisce gli effetti della condotta fin
dal momento dell'abbandono e non presuppone una successiva attività gestoria
volta al recupero o allo smaltimento.
Fonte: lexambiente.it
Rifiuti. Curatela fallimentare e ordinanza di rimozione e di predisposizione del piano
di caratterizzazione.
TAR Lombardia (BS) Sez. I n. 669 del 12 maggio 2016
Solo chi non è detentore dei rifiuti, come il proprietario incolpevole del terreno su cui
gli stessi sono collocati, può invocare l’esimente interna dell’art. 192 comma 3 del
Dlgs. 152/2006. La curatela fallimentare, che assume la custodia dei beni del fallito,
anche quando non prosegue l’attività imprenditoriale, non può evidentemente
avvantaggiarsi di tale norma, lasciando abbandonati i rifiuti.
Fonte: lexambiente.it

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News A 25 2016

  • 1. News 25/A/2016 Lunedì, 20 Giugno 2016 Rifiuti pirotecnici, arriva il regolamento. È arrivato il regolamento per la raccolta, lo smaltimento e la distruzione dei prodotti esplodenti, compresi quelli scaduti, e dei rifiuti di pirotecnici. Il relativo decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di ieri. Il regolamento disciplina le modalità di raccolta, di smaltimento e di distruzione dei prodotti esplodenti, compresi quelli scaduti e dei rifiuti prodotti dall’accensione di pirotecnici di qualsiasi specie, compresi quelli per le esigenze di soccorso. Attività che dovrebbero essere condotte nel rispetto delle norme in materia ambientale, di tutela della salute e dell’incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro. La disciplina, non si applica però agli articoli pirotecnici utilizzati dalle forze armate, dalle forze di polizia e dai vigili del fuoco; a quelli impiegati nell’industria aeronautica e spaziale; alle capsule utilizzati nei giocattoli; agli esplosivi per uso civile e alle munizioni. Ai residui inerti generati dall’accensione di fuochi di artificio all’interno dei nuclei domestici e quelli giacenti su strade, aree pubbliche o private e litorali costieri, comunque soggette ad uso pubblico, si applica la disciplina dei rifiuti urbani. Gli articoli pirotecnici scaduti, in disuso o comunque non più suscettibili di uso per le finalità cui sono destinati dovranno essere restituiti dall’utilizzatore al distributore autorizzato che avrà allestito appositi contenitori localizzati presso il proprio punto vendita. I contenitori dovranno essere idonei a conservarne l’integrità di tali prodotti anche durante le fasi del successivo trasporto presso gli impianti di smaltimento. Quindi il luogo dove verranno raccolti deve avere determinate caratteristiche. Ossia non deve essere accessibile da parte di soggetti terzi non autorizzati; deve essere pavimentato; deve essere coperto e protetto dall’azione delle acque meteoriche e del vento; deve essere allestito in modo tale da assicurare che gli articoli pirotecnici comunque ritirati siano separati dalle altre tipologie di rifiuti da pirotecnici; deve essere allestito in modo da assicurare l’integrità degli articoli pirotecnici adottando tutte le precauzioni necessarie ad evitare il loro deterioramento e la fuoriuscita di sostanze pericolose. Questo perché la raccolta dei rifiuti da pirotecnici deve essere effettuato in condizioni di sicurezza, non deve creare rischi per l’acqua, l’aria, il
  • 2. suolo, la fauna, la flora o inconvenienti da rumori o odori, ne’ danneggiare il paesaggio e i beni paesaggistici. Il distributore raccoglie gratuitamente tali prodotti inutilizzati, scaduti o non più suscettibili di ulteriore uso e i rifiuti derivanti dal loro utilizzo. Fra l’altro dovrà assicurare tramite avvisi posti nei punti di distribuzione autorizzati, l’informazione circa il ritiro gratuito compresa l’indicazione delle relative modalità. E lo può fare anche mediante tecniche di comunicazione a distanza, comprese la televendita e la vendita elettronica. Dopo la raccolta e il deposito tali articoli e tali rifiuti dovranno essere ritirati, prelevati e traspostati. E’ il fabbricante e l’importatore degli articoli pirotecnici che assicurano, con oneri a proprio carico, il ritiro, il trasporto fino agli impianti di smaltimento e lo smaltimento su tutto il territorio nazionale. Il prelievo dei rifiuti da pirotecnici dal deposito preliminare ai fini del successivo trasporto presso gli impianti deve essere effettuato ogni tre mesi o, in alternativa, quando il quantitativo complessivamente raggiunge i 10 Kg. In ogni caso, la durata del deposito non può superare un anno. Restano fermi tutti gli adempimenti previsti a carico del distributore, che ha anche l’obbligo di tenere uno schedario numerato progressivamente, conforme al modello previsto dal regolamento (Allegato 1) dal quale risultino l’indirizzo e i dati identificativi del consumatore che conferisce l’articolo o il rifiuto e la tipologia dello stesso. Nel caso di articoli scaduti nel modello deve essere indicata anche la data di scadenza e il numero di registrazione. Gli articoli pirotecnici e i rifiuti degli articoli pirotecnici ritirati dal distributore e depositati devono essere trasportati dal luogo di deposito a un impianto autorizzato allo smaltimento, nel rispetto delle vigenti disposizioni sul trasporto dei rifiuti e delle altre vigenti norme in materia di trasporto su strada di merci pericolose ove applicabili. I rifiuti pirotecnici sono smaltiti mediante termodistruzione in impianti specificamente autorizzati fatte salve le diverse modalità di distruzione stabilite per finalità di pubblica incolumità e sicurezza dall’Autorità giudiziaria. (Articolo di Eleonora Santucci) Fonte:greenreport.it
  • 3. Approvata la legge sulle Agenzie ambientali: sì definitivo alla Camera. Legambiente: «Nuova tutela per ambiente, salute ed economia sana». Wwf: «Ora basta ai bizantinismi» Esulta Ermete Realacci (PD), presidente della Commissione ambiente della Camera e promotore del ddl di riforma sulle agenzie ambientali: «Finalmente è legge il nuovo sistema dei controlli ambientali per un’Italia più trasparente, pulita ed efficiente. La Camera ha votato in via definitiva la riforma delle agenzie ambientali, un riordino delle strutture di monitoraggio che potenziano e rendono uniformi nel Paese le verifiche sullo stato dell’aria, delle acque, del territorio. Nasce un sistema nazionale delle agenzie, integrato, omogeneo ed autorevole in grado di tutelare cittadini e ambiente, dare certezze a italiani e imprese e favorire un’economia più avanzata, innovativa e pulita. La riforma contribuisce anche al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, di promozione della qualità ambientale e alla piena realizzazione del principio del “chi inquina paga”». La legge, sintetizzano dalla Camera, è infatti volta a istituire il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, di cui fanno parte l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale e le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano per la protezione dell’ambiente, nonché a intervenire sulla disciplina dell’Ispra. «Il nuovo testo – argomenta Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente – rende finalmente uniformi sul territorio e omogenee sotto il profilo tecnico le attività di controllo sull’ambiente. Attraverso un Sistema nazionale a rete in cui un ruolo strategico è attribuito a Ispra, e con i cosiddetti Lepta, ovvero i livelli essenziali delle prestazioni ambientali cui dovranno adeguarsi le agenzie, si attua un vero e proprio ripensamento dell’attuale sistema, scandito da una diversità di approcci da Regione a Regione e da una grande frammentarietà che indebolisce di fatto la protezione dell’ambiente». Il riconoscimento normativo della connotazione sistemica delle agenzie ambientali e l’introduzione di sostanziali innovazioni organizzative e di funzionamento sono infatti finalizzati, nelle intenzioni della riforma, ad assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica. «Con la riforma – spiega Realacci – si potenziano le strutture, si adottano i Livelli essenziali di prestazioni tecniche ambientali (Lepta) omogenei in tutto il territorio; si avvia un coordinamento nazionale affidando all’Ispra un ruolo centrale e si istituisce il Sistema informativo nazionale ambientale. La legge era stata votata all’unanimità oltre due anni fa alla Camera, nel maggio scorso è giunto l’ok dal Senato con
  • 4. piccole modifiche. È un bel segnale che arriva dal Parlamento il voto a larghissima maggioranza, con l’astensione della Lega Nord, con cui oggi è stata varata in via definitiva la riforma. Un passo avanti per un’Italia che guarda al futuro». Positivo anche il commento di Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, secondo il quale «grazie a questa legge, nata dai disegni di legge presentati dai parlamentari Pd Ermete Realacci e Alessandro Bratti e del M5s Massimo De Rosa, ora si avranno controlli ambientali più omogenei, trasparenti ed efficaci su tutto il territorio nazionale», anche se adesso rimane comunque necessario «garantire più risorse economiche al sistema, certe e costanti nel tempo, da investire nel personale, negli strumenti di analisi e nelle attività di monitoraggio e di informazione». «Ci auguriamo – tengono invece a sottolineare dal Wwf Italia – che dopo il voto di oggi alla Camera l’Italia metta al più presto a regime un moderno sistema nazionale di prevenzione, controllo e monitoraggio dell’inquinamento ambientale degno di un Paese avanzato che attendiamo da oltre 20 anni, con una regia nazionale in capo a Ispra e un presidio territoriale che faccia riferimento alle agenzie regionali. La proposta di legge di iniziativa parlamentare che è stata approvata in via definitiva oggi deve porre fine ai bizantinismi che hanno caratterizzato un percorso (che era stato avviato nel 1993 con la costituzione dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente – Anpa, poi diventata nel 1999 Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici – Apat, poi trasformata nell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – Ispra nel 2008) che sinora non ha permesso la piena maturazione e istituzione di un efficace sistema di controlli in materia ambientale nel nostro Paese». Dopo una spinta positiva all’omogeneità per i controlli e le rilevazioni ambientali su tutto il territorio nazionale, adesso il grande passo verso una concreta promozione della legalità rimane sempre il solito: chiarezza nella redazione delle leggi e semplificazione normativa, due elementi che purtroppo appaiono ancora lontani dall’orizzonte della produzione legislativa nazionale. Fonte: greenreport.it Emergenza Xylella: “Garantire la sperimentazione di alternative all’abbattimento delle piante non infette”. FederBio, Aiab, Wwf e Legambiente: «Promuovere l’agroecologia» «Le emergenze agricole, prime fra tutte quella relativa al caso Xylella in Puglia,
  • 5. vanno affrontate e necessariamente prevenute con l’approccio agro ecologico», è quanto scrivono in un comunicato congiunto FederBio, Aiab, Wwf e Legambiente che fanno riferimento a quanto detto il 15 giugno dal presidente della regione Puglia Michele Emiliano che il 15 giugno aveva dichiarato: «Mai pronunciata la frase “Pronti ad abbattere i nostri ulivi”», smantendo quanto riportato da alcuni organi di stampa. Emiliano dice che le dichiarazioni rilasciate il 14 giugno durante la task force anti Xylella sono chiare: «”Tuteleremo i nostri ulivi con ogni mezzo, faremo tutti i tentativi possibili e immaginabili per salvare il nostro patrimonio”. Dunque leggere oggi alcuni articoli che riportano frasi a suo nome del tipo “siamo pronti a tagliare gli ulivi” non corrisponde assolutamente alle sue dichiarazioni e alle conclusioni della riunione che anzi vanno nel senso opposto. D’altra parte alla task force era presente la gran parte degli scienziati ed esperti che si oppone al taglio di ulivi nel raggio dei 100 metri dalla pianta infetta ed é stata trasmessa in streaming». Il presidente della Puglia ha aggiunto: “Faremo di tutto per proteggere il patrimonio paesaggistico della nostra Regione e per questo seguiremo e sosterremo la ricerca scientifica e in particolare i protocolli sperimentali più promettenti volti a garantire una maggiore resistenza delle piante di olivo alla batteriosi”, per chiedere un impegno prioritario per l’agroecologia come risposta di medio e lungo termine contro la Xylella». Oggi le quattro associazioni sottolineano «la necessità di scelte politiche chiare orientate verso l’agricoltura biologica e biodinamica, con l’adozione di tecniche agronomiche idonee ai territori e in grado di garantire prodotti di qualità tutelando ambiente e biodiversità. La risposta alla sentenza della Corte Ue sul contrasto alla “Xylella fastidiosa” in Puglia non può essere la sola eradicazione preventiva delle piante, anche quelle non colpite dall’infezione, e la realizzazione d’interventi basati sull’esclusivo utilizzo della chimica di sintesi come previsto dal Piano per la lotta al batterio». Secondo ambientalisti e agricoltori biologici, «E’ necessario che la risposta alla sentenza della Corte Ue contempli anche la sperimentazione di soluzioni alternative al solo abbattimento delle piante. Nell’immediato deve essere previsto un programma di ricerca sul campo delle possibili soluzioni alternative all’estirpazione delle piante di olivo o ospiti dell’insetto vettore infette dalla Xylella fastidiosa, verificando l’efficacia dei diversi metodi di contenimento dell’infezione. Nel medio e lungo termine la ricerca di una soluzione sta nel non alterare, o in questo caso ripristinare, gli equilibri naturali come dettano i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica. La conservazione della biodiversità ambientale e del suolo per
  • 6. aumentare la resilienza degli agroecosistemi dovrebbe essere la linea guida prioritaria di ogni intervento in agricoltura. E’ indispensabile per questo incentivare e favorire tutte quelle azioni e tecniche agronomiche preventive e curative che non adottano o riducono drasticamente l’uso di insetticidi o fungicidi. Deve essere inoltre esclusa l’autorizzazione straordinaria di pesticidi chimici vietati da tempo per la loro nocività e che sono stati utilizzati in modo spregiudicato nella gestione dell’emergenza Xylella con un conseguente pericolo per la salute pubblica». FederBio, Aiab, Wwf e Legambiente dicono che «Per le piante di particolare pregio storico o monumentale sarebbe opportuno prevedere preventivamente il loro isolamento con reti anti-insetto, anche come misura alternativa all’abbattimento, monitorando attentamente la diffusione dell’infezione». Le associazioni ricordano che «Al di fuori di ogni contrapposizione strumentale e ideologica Federbio, Wwf e Legambiente, hanno da tempo proposto alla Regione Puglia, al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e anche all’EFSA una proposta concreta per la gestione con metodo biologico dei territori colpiti dal batterio, in alternativa all’impiego massiccio di pesticidi e all’abbattimento degli olivi, utile anche a valorizzare quel territorio. Ad oggi le proposte delle tre Associazioni non sono ancora state prese in considerazione». Accogliendo con favore le dichiarazioni del presidente Emiliano, Federbio, Wwf e Legambiente chiedono di «poter riaprire il confronto sulla base di queste proposte, ampiamente sostenute anche dai molti comitati di agricoltori e cittadini del Salento, affinché si possa in prospettiva concretamente lavorare per la creazione di un “biodistretto” nei territori interessati dalla Xylella». Fonte: greenreport.it Rifiuti. Abbandono quale reato istantaneo con effetti permanenti. Cass. Sez. III n. 22248 del 27 maggio 2016 (Ud 22 mar 2016). Pres. Fiale Est. Di Stasi Ric. Rocco ed altro. La natura istantanea con effetti permanenti ben può attagliarsi alla condotta di "abbandono incontrollato" di rifiuti, che presuppone una volontà esclusivamente dismissiva dei rifiuti che, per la sua episodicità, esaurisce gli effetti della condotta fin dal momento dell'abbandono e non presuppone una successiva attività gestoria volta al recupero o allo smaltimento. Fonte: lexambiente.it
  • 7. Rifiuti. Curatela fallimentare e ordinanza di rimozione e di predisposizione del piano di caratterizzazione. TAR Lombardia (BS) Sez. I n. 669 del 12 maggio 2016 Solo chi non è detentore dei rifiuti, come il proprietario incolpevole del terreno su cui gli stessi sono collocati, può invocare l’esimente interna dell’art. 192 comma 3 del Dlgs. 152/2006. La curatela fallimentare, che assume la custodia dei beni del fallito, anche quando non prosegue l’attività imprenditoriale, non può evidentemente avvantaggiarsi di tale norma, lasciando abbandonati i rifiuti. Fonte: lexambiente.it