La seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
Dadaismo o Dada - Camilla Bartolotta 5D
1. DADAISMO o DADA.
«Eravamo alla ricerca di un’arte elementare, capace di
salvare l’umanità dalla follia dell’epoca.»
-Hans Arp
2. Le origini. La situazione storica in cui il movimento ha origine è
quello della Prima Guerra Mondiale, con un gruppo di
intellettuali europei che si rifugiano in Svizzera per
sfuggire alla guerra. Questo gruppo è formato da Hans
Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck,
Hans Richter, e il loro esordio ufficiale viene fissato al 5
febbraio 1916, giorno in cui fu inaugurato il Cabaret
Voltaire fondato dal regista teatrale Hugo Ball.
Movimento artistico e letterario d’avanguardia
sorto a Zurigo nel 1916 e che ebbe sedi importanti a
New York, a Berlino e a Parigi, dove si sciolse nel
1922. Il nome deriva dalla voce onomatopeica ‘dada’
del linguaggio infantile (propr. «cavallo»), trovata
da T. Tzara aprendo a caso un dizionario francese.
3. Differenze e analogie tra il Dadaismo e Futurismo.
Manifestazioni inusuali e provocatorie.
I futuristi, nella loro posizione interventista, sono
favorevoli alla guerra.
Futurismo = movimento di destra.
Utilizzo di manifesti per esporre le proprie idee.
Manifestazioni inusuali e provocatorie.
Dadaisti contro la guerra
Dadaismo = movimento di sinistra.
Utilizzo di manifesti per esporre le proprie idee.
Futurismo Dadaismo
4. Rifiuto della
razionalità.
Pur di rinnegare la razionalitài dadaistinon
rifiutano alcunatteggiamentodissacratorio,e tutti
i mezzisono idoneiper giungereal lorofine ultimo:
distruggerel’arte. Distruzione assolutamente
necessaria per poter ripartireconuna nuovaarte
non più sul piedistallodei valoriborghesima
coincidente con la vitastessa e non separatada
essa.
5. Arte basata sul caso.
Per poter continuare a produrre l’arte, il dadaismo si affidava alla casualità.
Tristan Tzara scrive;
«Per fare un poema dadaista,
prendete un giornale. Prendete delle forbici. Scegliete nel
giornale un articolo che abbia la lunghezza che contate di
dare al vostro poema.
Ritagliate l’articolo. Ritagliate quindi con cura ognuna delle
parole che formano questo articolo e mettetele in un sacco.
Agitate piano.
Tirate fuori quindi ogni ritaglio, uno dopo l’altro,
disponendoli nell’ordine in cui hanno lasciato il sacco.
Copiate coscienziosamente. Il poema vi assomiglierà.
Ed eccovi "uno scrittore infinitamente originale e d’una
sensibilità affascinante, sebbene incompresa dall’uomo della
strada».
6. La tecnica dei ready-made.
Il termine indica opere realizzate con oggetti reali, non prodotti con finalità estetiche, e presentati
come opere d’arte. In pratica i «ready-made» sono un’invenzione di Marcel Duchamp, il quale
inventa anche il termine per definirli che in italiano significa approssimativamente «già fatti»,
«già pronti».
Opera d’arte, infatti, poteva essere qualiasi cosa.
I «ready-made» nascono ancor prima del movimento dadaista, dato che il primo «ready-
made» di Duchamp, la ruota di bicicletta, è del 1913. Essi diventano, nell’ambito dell’estetica
dadaista, uno dei meccanismi di maggior dissacrazione dei concetti tradizionali di arte.
8. La vita.
Emmanuel Rudnitzky, più noto come Man Ray, nacque a Filadelfia nel 1890,
ma crebbe e studiò a New York. Egli manifestò fin dall’inizio un rifiuto per gli
insegnamenti tradizionali, dimostrando un atteggiamento ribelle. Fu all’istituto
d’arte Francisco Ferrer Social che ebbe maggiore libertà di espressione.
Nonostante abbia caratteristiche comuni al dadaismo, non lo si può pienamente
collocare in esso; Man Ray aveva troppo in considerazione la propria
individualità e autonomia di pensiero per poter far parte di correnti artistiche.
Negli anni trenta era più noto come fotografo, ma considerava la pittura come
unica manifestazione artistica, anziché la fotografia. Man Ray muore a Parigi,
nel 1976, all’età di 86 anni.
9. La tecnica dei rayogrammi.
Scopre, per caso, le rayografie nel 1921: “Un
foglio di carta sensibile intatto, finito
inavvertitamente tra quelli già esposti, era
stato sottoposto al bagno di sviluppo.
Mentre aspettavo invano che comparisse
un’immagine, con un gesto meccanico
poggiai un piccolo imbuto di vetro, il
bicchiere graduato e il termometro nella
bacinella sopra la carta bagnata. Accesi la
luce; sotto i miei occhi cominciò a formarsi
un’immagine: non una semplice silhouette
degli oggetti, ma un’immagine deformata e
rifratta dal vetro, a seconda che gli oggetti
fossero più o meno a contatto con la carta,
mentre la parte direttamente esposta alla
luce spiccava come in rilievo sul fondo
nero“.
Man Ray esalta il carattere paradossale e inquietante del
quotidiano: oggetti che siamo abituati a vedere ogni giorno
si trasformano per regalarci un’altra possibile visione
destabilizzante per le attese mimetiche ed iconiche. La
tecnica viene perfezionata ed accresciuta, attraverso
diversi accostamenti di oggetti opachi, traslucidi o
trasparenti, giocando sulla distanza degli oggetti dalla carta
e sulla direzione della sorgente di luce, spostata attorno
all’oggetto, per mezzo di una ricerca che permette
all’artista di raggiungere infiniti effetti e gradazioni di toni.
Il negativo diviene per Man Ray la base di incessanti
maltrattamenti creativi: deformazioni, inversioni,
reticolazioni, sovrimpressioni e solarizzazioni.
Si fonda su un procedimento di base che consiste
nell’esposizione alla luce di un negativo per metà
sviluppato: l’immagine finale appare così
parzialmente invertita nei toni, avvolta da un bagliore
che evoca suggestivamente l’idea metafisica d’aura.
10.
11. La famosa Larmes è il particolare
dell’occhio di una ballerina di
cancan: Man Ray qui compie
un'operazione dadaista in quanto
applica all'occhio truccato di una
ballerina delle lacrime di vetro “Il
trucco di una ballerina ha fatto
nascere queste lacrime (di vetro)
che non esprimono alcuna
emozione”.
Lacrime di
vetro.
12. Nelle sue fotografie appariranno spesso assemblaggi,
partecipi del nuovo clima surrealista, evocato da titoli
fantasiosi che costituiscono una chiave di lettura letteraria e
simbolica delle immagini.
Le violon d’Ingres, del 1924, costituisce un buon esempio di
tale vocazione concettuale: il semplicissimo ritratto di
schiena dell’allora compagna Kiki de Montparnasse, di cui si
innamorò e che dal ’21 divenne la sua modella preferita. In
questa foto Man Ray sovrappose il fotogramma del corpo
nudo di Kiki ai segni a effe del violoncello, suscitando
grande scandalo per quel mostrare il corpo come strumento
da suonare.
L’immagine richiama puntualmente un celebre quadro di
Ingres; il suo titolo è una frase idiomatica che sta ad indicare
l’occupazione preferita, “l’hobby”; le forme della donna sono
effettivamente simili a quelle di una viola d’amore, linee che
allora ricorrono nei quadri di Braque e Picasso.
Violon d’Ingres.