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Impressionismo
Claude Monet,Impression soleil levant 1872
Siamo in piena seconda rivoluzione
industriale, e si cominciano a vedere gli
effetti: la città brulica di gente
spensierata e felice, si sta assistendo
alla trasformazione urbanistica dei
quartieri.
I pittori della tradizione espongono le
loro opere al Salon, manifestazione a
cadenza biennale fino al 1867 e poi
annuale che si tiene in alcune sale del
Louvre. Chi vuole avere successo deve
ambire ad esporre i propri quadri qui,
ma non tutti vengono accettati dai giudici
dell’Accademia.
Ai pittori che non hanno il permesso di
esporre le loro opere al Salon perché
non sono giudicate adatte, nel 1863,
dopo alcune proteste per l’esclusione di
molti dipinti, viene concessa
dall’Imperatore un’esposizione nel Palais
de l’Industrie, chiamata Salon des
Refusees, molto frequentata e criticata
Eduard Manet è stato uno di quei pittori i cui quadri non
furono accettati dalla critica del Salon. Pittore poco incline alle
posizioni avanguardistiche voleva giungere al rinnovamento della
pittura operando all’interno delle istituzioni accademiche. E, per
questo motivo, egli, pur essendo il primo dei pittori moderni, non
espose mai con gli altri pittori impressionisti.
Le sue prime opere non ebbero problemi ad essere accettate. La
rottura con la critica avvenne solo dopo il 1863, quando Manet
propose il quadro «La colazione sull’erba». In questa tela sono già
evidenti i germi dell’impressionismo. Manet aveva abbandonato del
tutto gli strumenti classici del chiaroscuro e della prospettiva per
proporre un quadro realizzato con macchie di colori puri e stesi
uniformemente.
E. Manet, Colazione sull’erba, 1863
Il dipinto si trovò al centro di tutta una serie di
critiche da parte della Parigi benpensante che non
accettò il crudo realismo del nudo femminile in
primo piano né tantomeno la mancanza della
trattazione chiaroscurale che implicava
una bidimensionalità del dipinto fino ad allora mai
vista nei grandi pittori delle accademie.
Il vero oggetto di critica dunque non fu tanto il
soggetto rappresentato quanto la tecnica pittorica
utilizzata dove venivano a mancare gli aspetti
essenziali della pittura del tempo come il
chiaroscuro e la prospettiva.
Tiziano Vecelli, Concerto campestre
P
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E. Manet, Colazione sull’erba, 1863
Con questo dipinto Manet si pose prepotentemente sulla scena artistica parigina come il portavoce indiscusso di un nuovo e
anticonvenzionale modo di fare arte, non solo per il soggetto provocatorio, vero, originale ma anche, come già emerso in Dèjeuner
sur l’herbe per la tecnica pittorica con la quale entrò in rotta di collisione con la tradizione accademica.
Mancano i chiaroscuri determinati da un punto di luce che qui non è pensato e di conseguenza manca
anche la resa volumetrica delle figure. Le grandi campiture cromatiche si contrastano l’un l’atra passando
dal candore della pelle della figura protagonista allo scuro sfondo, dal chiarore della veste della servente e
del bouquet che porge ad Olympia fino al nero della sua pelle. Questa sovrapposizione di zone in piena luce
e piena ombra porta il quadro a far sprigionare quella stessa luminosità e luce che non viene pensata
esternamente. Tutto si risolve all’interno del quadro, tutto è dentro al quadro.
Nello stesso anno realizzò l’«Olympia». Come «La colazione sull’erba», anche questo deriva da un soggetto
tratto da Tiziano.
Stavolta la vera provocazione era una donna spogliata tutta intenta nel suo lavoro di prostituta e accolse i
parigini che si erano recati al Salon per vedere la grande arte del proprio tempo e che non rimasero impassibili
davanti ad un tale affronto. A posare nelle vesti della bella prostituta fu Victorine-Louise Meurent che ci viene
presentata sdraiata.
Con queste parole l’artista Édouard Manet si esprimeva in una lettera indirizzata all’amico scrittore
Charles Baudelaire a proposito della presentazione della sua operaOlympia al Salon del 1865.
“Gli insulti mi piovono addosso come grandine, non mi ero ancora trovato in una festa simile.”
L’impressionismoè un movimento pittorico francese che nasce intorno
al 1860 a Parigi. Deriva direttamente dal realismo, in quanto come questo si interessa
soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana ma, rispetto al realismo, non
ne condivide l’impegno ideologico o politico: non si occupa dei problemi ma solo dei lati
gradevoli e piacevoli della società del tempo.
Dura poco meno di venti anni, tuttavia, lascia una eredità con cui faranno i conti tutte le
esperienze pittoriche successive e aprirà la strada alla storia dell’arte contemporanea.
La grande rivoluzione dell’impressionismo è soprattutto la tecnica, che nasce dalla
scelta di rappresentare solo e soltanto la realtà sensibile. Si occupa solo dei fenomeni
ottici della visione. E per far ciò cerca di riprodurre la sensazione ottica con la maggior
fedeltà possibile.
Dal punto di vista della poetica l’impressionismo sembra indifferente ai soggetti. In
realtà, proprio perché può rendere piacevole qualsiasi cosa rappresenti,
l’impressionismo divenne lo stile della dolce vita parigina di quegli anni. C’è una volontà
di calarsi interamente nella realtà urbana di quegli anni per evidenziarne tutti i lati
positivi e piacevoli.
I protagonisti dell’impressionismo furono soprattutto pittori francesi. Tra essi, il più impressionista di tutti, fu Claude Monet. Gli
altri grandi protagonisti furono: Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro e, seppure con qualche originalità, Edgar Degas.
Un posto separato lo occupano, tra la schiera dei pittori definiti impressionisti, Edouard Manet, che fu in realtà il precursore
del movimento, e Paul Cézanne, la cui opera è quella che per prima supera l’impressionismo degli inizi.
Date fondamentali per seguire lo sviluppo dell’impressionismo sono:
1863: Edouard Manet espone «La colazione sull’erba»;
1874: anno della prima mostra dei pittori impressionisti presso lo studio del fotografo Nadar;
1886: anno dell’ottava e ultima mostra impressionista.
Ciò che conta è l’impressione che un oggetto suscita nell’artista, e cioè sul cervello
dell’artista stesso. Per fare un esempio, il cervello non ha bisogno di sapere quanti chicchi ci
sono in un grappolo d’uva per capire che quello che vede è un grappolo d’uva: conta quello
che vede nel suo complesso. Da ciò deriva che non è necessario essere precisi nella
descrizione di un oggetto, perché il cervello capirà istintivamente ciò che vede. Non è
necessario, dunque, che ci sia una linea di contorno nel disegno
Caratteristiche dell’ Impressionismo
Alfred Sisley, L’inondazione a Port-Marly, 1876. Olio su
tela, 60x81 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
Il segno
La linea è generalmente assente
e manca un disegno preparatorio.
Le forme derivano direttamente
dal colore, steso con segno rapido
e sicuro, a tratti separati, senza
cura per i contorni e per i
particolari delle figure, che
appaiono, in questo modo, vibranti
e mutevoli.
Il movimento
Le immagini del mondo
esterno non sono mai
immobili, ma sottoposte
a cambiamenti o a
variazioni
atmosferiche. Nei
dipinti, dunque, le forme
hanno contorni indefiniti,
spesso sfuggevoli.
Le ombre
Le ombre non sono
nere, ma corrispondono
semplicemente a
zone meno luminose
e vengono ottenute,
ad esempio, sovrapponendo
sulla tela
colori complementari.
Il soggetto
Il soggetto cessa di essere
mitologico, storico
o realista con aspetti di
denuncia sociale.
La realtà viene ritratta
senza significati simbolici
e viene posta al servizio
della pratica pittorica.
La luce e il colore
L’Impressionismo esalta la luce e il colore. Colpendo gli oggetti, la luce si scompone nelle sue diverse
componenti cromatiche; i colori, a loro volta, vengono mescolati o respinti, esaltandosi reciprocamente.
La luce determina la nostra percezione
dei colori, ma il colore varia al variare
della quantità di luce che lo colpisce,
rendendolo più o meno scuro.
Per rendere al meglio queste variazioni
di luce la pennellata deve essere
veloce, e deve essere resa mediante
tocchi virgolettati, picchiettature, trattini
o macchiette, per cogliere appieno
“l’attimo fuggente”
Bisogna usare allo scopo pochi colori
puri e assolutamente eliminare il bianco
e il nero, che sono considerati “non
colori”
Per realizzare al meglio le condizioni di
luce, gli artisti impressionisti amano
dipingere “en plein air”, cioè all’aria
aperta
 Non è importante il soggetto che si dipinge, ma come lo
si dipinge
 Ecco perché molti impressionisti ripetono a volte sempre
gli stessi soggetti, come Monet, solo per studiare gli
effetti della luce in varie ore del giorno
 Gli impressionisti si facevano aiutare dalla fotografia,
recente scoperta, oltre che dalle teorie sui colori
 Un’influenza su questi pittori ebbe anche la stampa
giapponese, che si diffuse proprio in quel periodo in tutta
Europa
Claude Monet (1840-1926), tra tutti i pittori dell’impressionismo, può essere
considerato il più impressionista di tutti. A diciotto anni iniziò a dipingere,
sotto la direzione di Boudin, che lo indirizzò al paesaggio en plain air.
Recatosi a Parigi, ebbe modo di conoscere Pissarro, Sisley, Renoir, Bazille. In
questo periodo agisce su di lui soprattutto l’influenza di Courbet e della
Scuola di Barbizon.
Nel 1863 si entusiasmò per «La Colazione sull’erba» di Manet e cercò di
apprenderne il segreto. Nel 1870 conobbe la pittura di Constable e Turner.
In questo periodo si definisce sempre più il suo stile impressionistico, fatto di
tocchi di colore a rappresentare autonomi effetti di luce senza
preoccupazione per le forme. Nel 1872 dipinse il quadro che poi diede il
nome al gruppo: «Impression. Soleil levant». Questo quadro fu esposto nella
prima mostra tenuta dagli impressionisti nel 1874.
In questo periodo lo stile di Monet raggiunge una maturazione che si
conserva inalterata per tutta la sua attività posteriore. Partecipa a tutte le
otto mostre di pittura impressionista, tenute fino al 1886.
I suoi soggetti sono sempre ripetuti infinite volte per esplorarne tutte le
varianti coloristiche e luministiche. Tra le sue serie più famose vi è quella che
raffigura la cattedrale di Rouen. La facciata di questa cattedrale viene
replicata in ore e condizioni di luminosità diverse. Ogni quadro risulta così
diverso dall’altro, anche se ne rimane riconoscibile la forma di base pur
come traccia evanescente e vaporizzata.
Dal 1909 al 1926, anno della sua morte, esegue una serie di quadri aventi a
soggetto «Le ninfee». In questi fiori acquatici sono sintetizzati i suoi interessi
di pittore, che rimane impressionista anche quando le avanguardie storiche
hanno già totalmente demolito la precedente pittura ottocentesca.
Claude Monet
Pierre Auguste Renoir
Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) è il pittore che, dopo Monet, ha
meglio sintetizzato la poetica del nuovo stile pittorico. Iniziò la sua
attività da ragazzo decorando porcellane, stoffe e ventagli. Si iscrisse
all’École des Beaux-Arts e frequentò lo studio del pittore Gleyre dove
incontrò Monet e Sisley. Dalla metà degli anni ’60 la sua pittura si
configura già pienamente impressionista.
Partecipa alla prima mostra impressionista del 1874 presso lo studio di
Nadar. I quadri di questo periodo sono caratterizzati dalle immagini en
plain air. In essi si avverte una leggerezza e un tono gaio che ne fanno
una rappresentazione di gioia suprema. Capolavoro di questo periodo
sono «La Grenouillère», o il «Bal au Moulin de la Galette». Renoir è anche
insuperabile nella resa delle figura femminile, specie nei nudi. Le sue
immagini sono create dalla luce stessa che, attraverso mille riflessi e
rifrazioni, compone una immagine insolita ma di grande fascino.
Dopo il 1881 la sua pittura entrò in crisi. Abbandonò la leggerezza del
periodo impressionista per aprire un nuovo periodo che egli stesso
definì «agro». La sua pittura tese ad un maggior spirito neoclassico, e a
ciò non fu estraneo un viaggio che egli fece in Italia e che gli permise di
conoscere i grandi pittori del passato. Colpito da artrite reumatica
continuò imperterrito la sua attività di pittore fino alla morte.
Si è molto discusso se questo quadro sia stato
o non sia stato realizzato sul posto. La sua
complessa elaborazione fanno ritenere che, in
realtà, Renoir lo abbia realizzato nel suo
studio. Esso, tuttavia, non perde alcunché di
freschezza ed immediatezza percettiva. La
sensazione è che il quadro sia il fotogramma
di un film in continuo svolgimento. E ciò serve
appunto non a raccontare una storia ma ad
esprimere in profondità una sensazione vitale.
Questo che rimane, probabilmente, il quadro
più celebre di Renoir è quasi la sintesi di tutto
ciò che l’impressionismo ha portato come
carica innovativa nella pittura francese ed
europea.
Auguste Renoir, Bal au Moulin de la Galette, 1876
Questo quadro è divenuto anch’esso un simbolo dell’impressionismo. In esso sono sintetizzati soprattutto quello spirito giovane e
ottimista che caratterizza i pittori, ma anche quella gioia di vivere, tipicamente parigina, che coinvolge anche le classi popolari che
trovano i loro luoghi di svago nei bar lungo la Senna per una vita apparentemente senza pensieri.
Il Moulin de la Galette era un locale popolare di Montmartre ove si andava a ballare all’aperto. Rispetto alla Grenouillère, in
questo quadro Renoir si concentra maggiormente sulle figure che riempiono lo spazio della visione. Molti dei personaggi
raffigurati sono amici del pittore.
Tutto il quadro è pervaso da una sensazione rilassata e tranquilla. Le persone sono tutte sorridenti. Sono protetti da una ombra
fresca che riflette su di loro una luce chiara ma non accecante. Nella più pura tradizione tonale, Renoir realizza gli spazi e i volumi
solo con accostamenti di colori. La sua pennellata, in questo quadro, non è il solito tocco virgolettato ma si allunga in un
andamento sinuoso e filamentoso.
Edgar Degas (1834-1917) tra tutti i pittori impressionisti è quello che conserva la
maggiore originalità e distanza dagli altri. I suoi quadri non propongono mai immagini
di evanescente luminosità ma rimangono ancorati ad una solidità formale assente
negli altri pittori. Ciò fu, probabilmente, originato dalla sua formazione giovanile che
lo portava ad essere un pittore più borghese degli altri. Degas era infatti figlio di un
banchiere e compì, a differenza di altri suoi amici, regolari studi classici. Viaggiò
molto in Italia, suggestionato dalla pittura rinascimentale di Raffaello e Botticelli.
Nel 1862 realizzò il suo primo quadro che lo rese famoso: «La famiglia Bellelli». In
esso raffigura la famiglia della sorella sposata ad un fiorentino di nome Bellelli. Nel
quadro compaiono il marito, la moglie e due figlie. L’inedito taglio compositivo,
insieme ad una precisa introspezione psicologica dei personaggi, ne fanno un’opera
di un realismo e di una modernità che addirittura anticipa alcune delle successive
conquiste di Edouard Manet.
Negli anni successivi iniziò ad uscire dal suo ambiente borghese per frequentare il
Café Guerbois dove strinse amicizia con Manet e gli altri pittori che avrebbero formato
il gruppo degli impressionisti. Fu tra i fondatori del gruppo e fu proprio egli ad
organizzare la mostra presso il fotografo Nadar. E partecipò a tutte le otto
successive mostre impressioniste, tranne quella del 1882.
Le sue differenze con gli altri impressionisti sono legate soprattutto alla costruzione
disegnata e prospettica dei suoi quadri. Le forme non si dissolvono e non si
confondono con la luce. Sono invece rese plastiche con la luce tonale e non con il
chiaroscuro, e in questo segue la tecnica impressionista. Ciò che contraddistingue i
suoi quadri sono sempre dei tagli prospettici molto arditi. Per questi scorci si è molto
parlato dell’influenza delle stampe giapponesi, anche se appare evidente che i suoi
quadri hanno una inquadratura tipicamente fotografica.
Tra i suoi soggetti preferiti ci sono le ballerine, (che costituiscono un tema del tutto
personale), e le scene di teatro. Anche in questo, Degas coincide con
l’impressionismo: la scelta poetica di dar immagine alla vita urbana, con i suoi riti e i
suoi miti, a volte borghesi, a volte bohemiène.
Edgar Degas
Edgar Degas dipinse molte volte le
ballerine e frequentò regolarmente il
vecchio Teatro dell’Opera di Parigi
grazie all’amico Jules Perrot , famoso
maestro di ballo. L’artista osservava i
movimenti più spontanei e naturali dei
ballerini nelle diverse fasi per creare
scene immaginarie molto realistiche. Il
dipinto sopra, insieme ad un altro che
condivide il suo titolo, è
la rappresentazione più ambiziosa e
notevolmente complessa delle
ballerine. In esso l’artista raffigura
magistralmente la confusione e i vari
movimenti di danza. Perrot è
immortalato mentre insegna nella sala
prove del teatro dell’opera battendo il
tempo sul pavimento con un bastone.
La Classe de danse
Il più famoso dipinto di Edgar Degas è
una rappresentazione del crescente
isolamento sociale della Parigi dei suo
tempo. In un caffé, luogo deputato agli
incontri alla moda, una donna ed un
uomo, stanno seduti una a fianco
dell'altro, ognuno dei due chiuso in un
isolamento silenzioso, lo sguardo vuoto
e assente, i lineamenti disfatti, l'aria
oppressa. L'opera può essere vista
come una denuncia della piaga
dell'assenzio, una forte bevanda
alcolica che, per la sua pericolosità,
sarà in seguito messa al bando. Degas
chiese alla famosa attrice Ellen
Andrée e al”artista boemo Marcellin
Desboutin di posare come due
tossicodipendenti all’interno del suo
caffè parigino preferito, il Café de la
Nouvelle-Athènes a Parigi. Più tardi,
L’Absinthe ha guadagnato la popolarità
e ha influenzato le opere di molti
artisti. E ‘ormai noto per la sua unicità
e considerato il suo più grande
capolavoro.
L’assenzio, 1875-76 olio su tela, 92x 68,5 cm, Museè d’Orsay

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  • 2. Siamo in piena seconda rivoluzione industriale, e si cominciano a vedere gli effetti: la città brulica di gente spensierata e felice, si sta assistendo alla trasformazione urbanistica dei quartieri. I pittori della tradizione espongono le loro opere al Salon, manifestazione a cadenza biennale fino al 1867 e poi annuale che si tiene in alcune sale del Louvre. Chi vuole avere successo deve ambire ad esporre i propri quadri qui, ma non tutti vengono accettati dai giudici dell’Accademia. Ai pittori che non hanno il permesso di esporre le loro opere al Salon perché non sono giudicate adatte, nel 1863, dopo alcune proteste per l’esclusione di molti dipinti, viene concessa dall’Imperatore un’esposizione nel Palais de l’Industrie, chiamata Salon des Refusees, molto frequentata e criticata
  • 3. Eduard Manet è stato uno di quei pittori i cui quadri non furono accettati dalla critica del Salon. Pittore poco incline alle posizioni avanguardistiche voleva giungere al rinnovamento della pittura operando all’interno delle istituzioni accademiche. E, per questo motivo, egli, pur essendo il primo dei pittori moderni, non espose mai con gli altri pittori impressionisti. Le sue prime opere non ebbero problemi ad essere accettate. La rottura con la critica avvenne solo dopo il 1863, quando Manet propose il quadro «La colazione sull’erba». In questa tela sono già evidenti i germi dell’impressionismo. Manet aveva abbandonato del tutto gli strumenti classici del chiaroscuro e della prospettiva per proporre un quadro realizzato con macchie di colori puri e stesi uniformemente. E. Manet, Colazione sull’erba, 1863 Il dipinto si trovò al centro di tutta una serie di critiche da parte della Parigi benpensante che non accettò il crudo realismo del nudo femminile in primo piano né tantomeno la mancanza della trattazione chiaroscurale che implicava una bidimensionalità del dipinto fino ad allora mai vista nei grandi pittori delle accademie. Il vero oggetto di critica dunque non fu tanto il soggetto rappresentato quanto la tecnica pittorica utilizzata dove venivano a mancare gli aspetti essenziali della pittura del tempo come il chiaroscuro e la prospettiva. Tiziano Vecelli, Concerto campestre P r e c u r s o r e d e l l ’ I m p r e s s i o n i s m o
  • 4. E. Manet, Colazione sull’erba, 1863
  • 5. Con questo dipinto Manet si pose prepotentemente sulla scena artistica parigina come il portavoce indiscusso di un nuovo e anticonvenzionale modo di fare arte, non solo per il soggetto provocatorio, vero, originale ma anche, come già emerso in Dèjeuner sur l’herbe per la tecnica pittorica con la quale entrò in rotta di collisione con la tradizione accademica. Mancano i chiaroscuri determinati da un punto di luce che qui non è pensato e di conseguenza manca anche la resa volumetrica delle figure. Le grandi campiture cromatiche si contrastano l’un l’atra passando dal candore della pelle della figura protagonista allo scuro sfondo, dal chiarore della veste della servente e del bouquet che porge ad Olympia fino al nero della sua pelle. Questa sovrapposizione di zone in piena luce e piena ombra porta il quadro a far sprigionare quella stessa luminosità e luce che non viene pensata esternamente. Tutto si risolve all’interno del quadro, tutto è dentro al quadro. Nello stesso anno realizzò l’«Olympia». Come «La colazione sull’erba», anche questo deriva da un soggetto tratto da Tiziano. Stavolta la vera provocazione era una donna spogliata tutta intenta nel suo lavoro di prostituta e accolse i parigini che si erano recati al Salon per vedere la grande arte del proprio tempo e che non rimasero impassibili davanti ad un tale affronto. A posare nelle vesti della bella prostituta fu Victorine-Louise Meurent che ci viene presentata sdraiata.
  • 6. Con queste parole l’artista Édouard Manet si esprimeva in una lettera indirizzata all’amico scrittore Charles Baudelaire a proposito della presentazione della sua operaOlympia al Salon del 1865. “Gli insulti mi piovono addosso come grandine, non mi ero ancora trovato in una festa simile.”
  • 7. L’impressionismoè un movimento pittorico francese che nasce intorno al 1860 a Parigi. Deriva direttamente dal realismo, in quanto come questo si interessa soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana ma, rispetto al realismo, non ne condivide l’impegno ideologico o politico: non si occupa dei problemi ma solo dei lati gradevoli e piacevoli della società del tempo. Dura poco meno di venti anni, tuttavia, lascia una eredità con cui faranno i conti tutte le esperienze pittoriche successive e aprirà la strada alla storia dell’arte contemporanea. La grande rivoluzione dell’impressionismo è soprattutto la tecnica, che nasce dalla scelta di rappresentare solo e soltanto la realtà sensibile. Si occupa solo dei fenomeni ottici della visione. E per far ciò cerca di riprodurre la sensazione ottica con la maggior fedeltà possibile. Dal punto di vista della poetica l’impressionismo sembra indifferente ai soggetti. In realtà, proprio perché può rendere piacevole qualsiasi cosa rappresenti, l’impressionismo divenne lo stile della dolce vita parigina di quegli anni. C’è una volontà di calarsi interamente nella realtà urbana di quegli anni per evidenziarne tutti i lati positivi e piacevoli.
  • 8. I protagonisti dell’impressionismo furono soprattutto pittori francesi. Tra essi, il più impressionista di tutti, fu Claude Monet. Gli altri grandi protagonisti furono: Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro e, seppure con qualche originalità, Edgar Degas. Un posto separato lo occupano, tra la schiera dei pittori definiti impressionisti, Edouard Manet, che fu in realtà il precursore del movimento, e Paul Cézanne, la cui opera è quella che per prima supera l’impressionismo degli inizi. Date fondamentali per seguire lo sviluppo dell’impressionismo sono: 1863: Edouard Manet espone «La colazione sull’erba»; 1874: anno della prima mostra dei pittori impressionisti presso lo studio del fotografo Nadar; 1886: anno dell’ottava e ultima mostra impressionista.
  • 9. Ciò che conta è l’impressione che un oggetto suscita nell’artista, e cioè sul cervello dell’artista stesso. Per fare un esempio, il cervello non ha bisogno di sapere quanti chicchi ci sono in un grappolo d’uva per capire che quello che vede è un grappolo d’uva: conta quello che vede nel suo complesso. Da ciò deriva che non è necessario essere precisi nella descrizione di un oggetto, perché il cervello capirà istintivamente ciò che vede. Non è necessario, dunque, che ci sia una linea di contorno nel disegno Caratteristiche dell’ Impressionismo
  • 10. Alfred Sisley, L’inondazione a Port-Marly, 1876. Olio su tela, 60x81 cm. Parigi, Musée d’Orsay. Il segno La linea è generalmente assente e manca un disegno preparatorio. Le forme derivano direttamente dal colore, steso con segno rapido e sicuro, a tratti separati, senza cura per i contorni e per i particolari delle figure, che appaiono, in questo modo, vibranti e mutevoli. Il movimento Le immagini del mondo esterno non sono mai immobili, ma sottoposte a cambiamenti o a variazioni atmosferiche. Nei dipinti, dunque, le forme hanno contorni indefiniti, spesso sfuggevoli. Le ombre Le ombre non sono nere, ma corrispondono semplicemente a zone meno luminose e vengono ottenute, ad esempio, sovrapponendo sulla tela colori complementari. Il soggetto Il soggetto cessa di essere mitologico, storico o realista con aspetti di denuncia sociale. La realtà viene ritratta senza significati simbolici e viene posta al servizio della pratica pittorica. La luce e il colore L’Impressionismo esalta la luce e il colore. Colpendo gli oggetti, la luce si scompone nelle sue diverse componenti cromatiche; i colori, a loro volta, vengono mescolati o respinti, esaltandosi reciprocamente.
  • 11. La luce determina la nostra percezione dei colori, ma il colore varia al variare della quantità di luce che lo colpisce, rendendolo più o meno scuro. Per rendere al meglio queste variazioni di luce la pennellata deve essere veloce, e deve essere resa mediante tocchi virgolettati, picchiettature, trattini o macchiette, per cogliere appieno “l’attimo fuggente” Bisogna usare allo scopo pochi colori puri e assolutamente eliminare il bianco e il nero, che sono considerati “non colori” Per realizzare al meglio le condizioni di luce, gli artisti impressionisti amano dipingere “en plein air”, cioè all’aria aperta
  • 12.
  • 13.  Non è importante il soggetto che si dipinge, ma come lo si dipinge  Ecco perché molti impressionisti ripetono a volte sempre gli stessi soggetti, come Monet, solo per studiare gli effetti della luce in varie ore del giorno  Gli impressionisti si facevano aiutare dalla fotografia, recente scoperta, oltre che dalle teorie sui colori  Un’influenza su questi pittori ebbe anche la stampa giapponese, che si diffuse proprio in quel periodo in tutta Europa
  • 14. Claude Monet (1840-1926), tra tutti i pittori dell’impressionismo, può essere considerato il più impressionista di tutti. A diciotto anni iniziò a dipingere, sotto la direzione di Boudin, che lo indirizzò al paesaggio en plain air. Recatosi a Parigi, ebbe modo di conoscere Pissarro, Sisley, Renoir, Bazille. In questo periodo agisce su di lui soprattutto l’influenza di Courbet e della Scuola di Barbizon. Nel 1863 si entusiasmò per «La Colazione sull’erba» di Manet e cercò di apprenderne il segreto. Nel 1870 conobbe la pittura di Constable e Turner. In questo periodo si definisce sempre più il suo stile impressionistico, fatto di tocchi di colore a rappresentare autonomi effetti di luce senza preoccupazione per le forme. Nel 1872 dipinse il quadro che poi diede il nome al gruppo: «Impression. Soleil levant». Questo quadro fu esposto nella prima mostra tenuta dagli impressionisti nel 1874. In questo periodo lo stile di Monet raggiunge una maturazione che si conserva inalterata per tutta la sua attività posteriore. Partecipa a tutte le otto mostre di pittura impressionista, tenute fino al 1886. I suoi soggetti sono sempre ripetuti infinite volte per esplorarne tutte le varianti coloristiche e luministiche. Tra le sue serie più famose vi è quella che raffigura la cattedrale di Rouen. La facciata di questa cattedrale viene replicata in ore e condizioni di luminosità diverse. Ogni quadro risulta così diverso dall’altro, anche se ne rimane riconoscibile la forma di base pur come traccia evanescente e vaporizzata. Dal 1909 al 1926, anno della sua morte, esegue una serie di quadri aventi a soggetto «Le ninfee». In questi fiori acquatici sono sintetizzati i suoi interessi di pittore, che rimane impressionista anche quando le avanguardie storiche hanno già totalmente demolito la precedente pittura ottocentesca. Claude Monet
  • 15.
  • 16. Pierre Auguste Renoir Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) è il pittore che, dopo Monet, ha meglio sintetizzato la poetica del nuovo stile pittorico. Iniziò la sua attività da ragazzo decorando porcellane, stoffe e ventagli. Si iscrisse all’École des Beaux-Arts e frequentò lo studio del pittore Gleyre dove incontrò Monet e Sisley. Dalla metà degli anni ’60 la sua pittura si configura già pienamente impressionista. Partecipa alla prima mostra impressionista del 1874 presso lo studio di Nadar. I quadri di questo periodo sono caratterizzati dalle immagini en plain air. In essi si avverte una leggerezza e un tono gaio che ne fanno una rappresentazione di gioia suprema. Capolavoro di questo periodo sono «La Grenouillère», o il «Bal au Moulin de la Galette». Renoir è anche insuperabile nella resa delle figura femminile, specie nei nudi. Le sue immagini sono create dalla luce stessa che, attraverso mille riflessi e rifrazioni, compone una immagine insolita ma di grande fascino. Dopo il 1881 la sua pittura entrò in crisi. Abbandonò la leggerezza del periodo impressionista per aprire un nuovo periodo che egli stesso definì «agro». La sua pittura tese ad un maggior spirito neoclassico, e a ciò non fu estraneo un viaggio che egli fece in Italia e che gli permise di conoscere i grandi pittori del passato. Colpito da artrite reumatica continuò imperterrito la sua attività di pittore fino alla morte.
  • 17. Si è molto discusso se questo quadro sia stato o non sia stato realizzato sul posto. La sua complessa elaborazione fanno ritenere che, in realtà, Renoir lo abbia realizzato nel suo studio. Esso, tuttavia, non perde alcunché di freschezza ed immediatezza percettiva. La sensazione è che il quadro sia il fotogramma di un film in continuo svolgimento. E ciò serve appunto non a raccontare una storia ma ad esprimere in profondità una sensazione vitale. Questo che rimane, probabilmente, il quadro più celebre di Renoir è quasi la sintesi di tutto ciò che l’impressionismo ha portato come carica innovativa nella pittura francese ed europea. Auguste Renoir, Bal au Moulin de la Galette, 1876 Questo quadro è divenuto anch’esso un simbolo dell’impressionismo. In esso sono sintetizzati soprattutto quello spirito giovane e ottimista che caratterizza i pittori, ma anche quella gioia di vivere, tipicamente parigina, che coinvolge anche le classi popolari che trovano i loro luoghi di svago nei bar lungo la Senna per una vita apparentemente senza pensieri. Il Moulin de la Galette era un locale popolare di Montmartre ove si andava a ballare all’aperto. Rispetto alla Grenouillère, in questo quadro Renoir si concentra maggiormente sulle figure che riempiono lo spazio della visione. Molti dei personaggi raffigurati sono amici del pittore. Tutto il quadro è pervaso da una sensazione rilassata e tranquilla. Le persone sono tutte sorridenti. Sono protetti da una ombra fresca che riflette su di loro una luce chiara ma non accecante. Nella più pura tradizione tonale, Renoir realizza gli spazi e i volumi solo con accostamenti di colori. La sua pennellata, in questo quadro, non è il solito tocco virgolettato ma si allunga in un andamento sinuoso e filamentoso.
  • 18. Edgar Degas (1834-1917) tra tutti i pittori impressionisti è quello che conserva la maggiore originalità e distanza dagli altri. I suoi quadri non propongono mai immagini di evanescente luminosità ma rimangono ancorati ad una solidità formale assente negli altri pittori. Ciò fu, probabilmente, originato dalla sua formazione giovanile che lo portava ad essere un pittore più borghese degli altri. Degas era infatti figlio di un banchiere e compì, a differenza di altri suoi amici, regolari studi classici. Viaggiò molto in Italia, suggestionato dalla pittura rinascimentale di Raffaello e Botticelli. Nel 1862 realizzò il suo primo quadro che lo rese famoso: «La famiglia Bellelli». In esso raffigura la famiglia della sorella sposata ad un fiorentino di nome Bellelli. Nel quadro compaiono il marito, la moglie e due figlie. L’inedito taglio compositivo, insieme ad una precisa introspezione psicologica dei personaggi, ne fanno un’opera di un realismo e di una modernità che addirittura anticipa alcune delle successive conquiste di Edouard Manet. Negli anni successivi iniziò ad uscire dal suo ambiente borghese per frequentare il Café Guerbois dove strinse amicizia con Manet e gli altri pittori che avrebbero formato il gruppo degli impressionisti. Fu tra i fondatori del gruppo e fu proprio egli ad organizzare la mostra presso il fotografo Nadar. E partecipò a tutte le otto successive mostre impressioniste, tranne quella del 1882. Le sue differenze con gli altri impressionisti sono legate soprattutto alla costruzione disegnata e prospettica dei suoi quadri. Le forme non si dissolvono e non si confondono con la luce. Sono invece rese plastiche con la luce tonale e non con il chiaroscuro, e in questo segue la tecnica impressionista. Ciò che contraddistingue i suoi quadri sono sempre dei tagli prospettici molto arditi. Per questi scorci si è molto parlato dell’influenza delle stampe giapponesi, anche se appare evidente che i suoi quadri hanno una inquadratura tipicamente fotografica. Tra i suoi soggetti preferiti ci sono le ballerine, (che costituiscono un tema del tutto personale), e le scene di teatro. Anche in questo, Degas coincide con l’impressionismo: la scelta poetica di dar immagine alla vita urbana, con i suoi riti e i suoi miti, a volte borghesi, a volte bohemiène. Edgar Degas
  • 19. Edgar Degas dipinse molte volte le ballerine e frequentò regolarmente il vecchio Teatro dell’Opera di Parigi grazie all’amico Jules Perrot , famoso maestro di ballo. L’artista osservava i movimenti più spontanei e naturali dei ballerini nelle diverse fasi per creare scene immaginarie molto realistiche. Il dipinto sopra, insieme ad un altro che condivide il suo titolo, è la rappresentazione più ambiziosa e notevolmente complessa delle ballerine. In esso l’artista raffigura magistralmente la confusione e i vari movimenti di danza. Perrot è immortalato mentre insegna nella sala prove del teatro dell’opera battendo il tempo sul pavimento con un bastone. La Classe de danse
  • 20. Il più famoso dipinto di Edgar Degas è una rappresentazione del crescente isolamento sociale della Parigi dei suo tempo. In un caffé, luogo deputato agli incontri alla moda, una donna ed un uomo, stanno seduti una a fianco dell'altro, ognuno dei due chiuso in un isolamento silenzioso, lo sguardo vuoto e assente, i lineamenti disfatti, l'aria oppressa. L'opera può essere vista come una denuncia della piaga dell'assenzio, una forte bevanda alcolica che, per la sua pericolosità, sarà in seguito messa al bando. Degas chiese alla famosa attrice Ellen Andrée e al”artista boemo Marcellin Desboutin di posare come due tossicodipendenti all’interno del suo caffè parigino preferito, il Café de la Nouvelle-Athènes a Parigi. Più tardi, L’Absinthe ha guadagnato la popolarità e ha influenzato le opere di molti artisti. E ‘ormai noto per la sua unicità e considerato il suo più grande capolavoro. L’assenzio, 1875-76 olio su tela, 92x 68,5 cm, Museè d’Orsay