2. LA FIGURA DI LEOPOLDO II
Leopoldo II fu re del Belgio dal 10 dicembre 1865
e governò fino alla sua morte. Egli è ricordato
per la fondazione e la brutale amministrazione
dello stato del Congo. In politica interna si
impegnò a garantire la neutralità del Belgio. In
politica estera promosse l’esplorazione
dell’Africa nel bacino del fiume Congo, da lui
considerato come una grande “autostrada” per i
traffici verso l’Africa Occidentale, e di
conseguenza nel 1885 divenne Sovrano dello
stato indipendente del Congo.
3. IL PROGETTO DI LEOPOLDO II
Fra coloro che pensarono di sfruttare l’Africa
per realizzare i propri progetti coloniali ci fu
proprio re Leopoldo II. Per aggirare il governo
belga, che non mostrava interesse né aveva
risorse economiche e militari, nel 1876 il
sovrano fondò l’Associazione internazionale
dell’Africa (poi Associazione internazionale del
Congo). Dal novembre 1884 al febbraio 1885,
l’Africa fu spartita in zone di influenza. I
conflitti tra le varie potenze favorirono le mire
di Leopoldo, sostenute dal Bismarck, e l’antico
regno del Congo fu diviso in tre parti: al
Portogallo toccò l’Angola e Cabinda; alla Francia
la fetta a nord del fiume Zaire; al monarca
belga le terre esplorate da Stanley, cioè tutto il
bacino del grande fiume e zone circostanti.
4. LA COLONIA CONGOLESE
Nasceva il Libero stato del Congo che il
parlamento belga riconobbe come proprietà
«esclusiva» di Leopoldo II, senza gravami sui
contribuenti belgi. Leopoldo estrasse una
grande fortuna dal Congo, all'inizio con
l'esportazione di avorio, poi estraendo la
gomma dalle piante. Interi villaggi vennero
requisiti per farne luoghi di depositi e
lavorazione della gomma.
5. L’ORRORE DEL CAUCCIU’
La scoperta del processo di vulcanizzazione
della gomma e il suo impiego industriale
fecero di quella colonia uno dei più grandi
serbatoi mondiali di questo prodotto
fondamentale per l’industrializzazione
dell’Occidente. Ma occorreva mano d’opera
per raccoglierlo e trasportarlo fino al mare.
Il problema fu subito risolto: tutti gli africani
(ironicamente chiamati «cittadini») furono
obbligati a raccogliere il caucciù senza alcun
compenso e ogni villaggio doveva consegnare
agli emissari del re-proprietario una certa
quota del prezioso prodotto vegetale: chi si
rifiutava, o consegnava quantità minori di
quelle richieste, era punito duramente, fino
alla mutilazione: a chi non produceva la
quota di caucciù veniva tagliata una mano o
un piede; alle donne le mammelle. Contro i
ribelli si ricorreva all’assassinio, a spedizioni
punitive, distruzioni di villaggi, presa in
ostaggio delle donne.
6. A fare il lavoro sporco erano circa 2.000 agenti bianchi,
disseminati nei punti più importanti del paese: molti di essi
erano malfamati in patria e malpagati in Congo. Ogni agente
comandava un certo numero di nativi armati (capitani), presi da
etnie diverse e dislocati nei singoli villaggi, per assicurare che la
gente facesse il proprio dovere. Se la quota era inferiore a
quella stabilita, anche i «capitani» subivano fustigazioni o
mutilazioni. Era il metodo del terrore, tanto efficace quanto
diabolico.
In 23 anni di esistenza, nel libero stato del Congo morirono circa
10 milioni di persone, direttamente per la repressione o
indirettamente per epidemie o fame, dovuta alla distruzione
punitiva dei raccolti. Fu un vero genocidio, in cui perì quasi
metà della popolazione congolese, stimata a circa 20-25 milioni
di abitanti nel 1880.
7. L’OLOCAUSTO IGNORATO
Leopoldo diceva di non essere responsabile davanti a
nessuno per ciò che i suoi agenti facevano in Congo. In
Belgio, il parlamento e l’opinione pubblica in generale
consideravano l’intera impresa imperialistica come un
affare sporco del sovrano e non ne volevano sapere. Alle
altre potenze coloniali il monarca diceva di guardare in
casa propria. Quando le notizie delle atrocità commesse
in nome di Leopoldo cominciarono a diffondersi
attraverso i missionari, si scosse anche l’opinione
pubblica, prima quella mondiale, poi anche quella belga.
Il nero americano George Washington Williams, partito
per il Congo nel 1890 e constatata l’entità del martirio
inflitto ai congolesi, scrisse una lettera a Leopoldo,
rinfacciandogli che i servizi pubblici efficienti da lui
sbandierati erano un’impostura: non vi erano né scuole
né ospedali, ma solo qualche capanna «neppur degna di
ospitare un cavallo».
8. LE TESTIMONIANZE
I missionari, che erano stati per lungo tempo testimoni
impotenti, trovarono un megafono per le loro
testimonianze soprattutto in Edmond Morel: scoperti i
loschi traffici nascosti dietro il commercio del caucciù, si
buttò anima e corpo nella lotta contro i «nuovi negrieri».
Di fronte alla crescente ostilità dell’opinione pubblica e
sotto la pressione di Inghilterra, Francia e Germania, nel
1906 Leopoldo II fu costretto a nominare una commissione
d’inchiesta per indagare sulla gestione del suo stato e
discolparsi dalle accuse. Recatasi sul posto, la
commissione fu sconvolta da quanto aveva constatato e
rivelò al mondo le atrocità del regime coloniale. Leopoldo
usò tutti i mezzi per conservare la sua proprietà personale,
fino a sborsare ingenti somme per confondere l’opinione
pubblica, ma alla fine non gli restò altra scelta che cedere
il suo possedimento al Belgio.
9. L’ANNESSIONE AL CONGO
Nel 1908 il parlamento del Belgio votò l’annessione del
Congo, denominato Congo Belga. Il governo accettò
volentieri il passaggio di proprietà: l’anno prima vi era
stato scoperto il primo diamante.
Per guarire le ferite del periodo leopoldino, furono
ripensati obiettivi e metodi della politica coloniale: fu
abolito il lavoro forzato, soppressi i monopoli sui prodotti
agricoli, limitata l’espropriazione delle terre appartenenti
alle comunità, fu redatto un Codice del lavoro per gli
addetti allo sfruttamento delle miniere.
Vennero rinegoziate le vecchie concessioni e varie
compagnie ricondotte sotto stretti controlli
amministrativi.
10. 1865
Leopoldo II re del
Belgio
1876
Associazione
Internazionale dell’
Africa
1884
1885
Divisione
dello Stato
del Congo
1908
Annessione al Congo
Parlamento belga
LA LINEA DEL TEMPO