Questa presentazione ha accompagnato la lezione introduttiva del progetto didattico "Oltre il mare", che ho proposto nell'anno scolastico 2015/2016 per affrontare lo studio del colonialismo italiano.
IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
Oltre il mare: progetto didattico sul colonialismo italiano
1. Oltre il mare
IL COLONIALISMO NELLA STORIA DELL’ITALIA UNITA
DANIEL DEGLI ESPOSTI - ISTITUTO STORICO DI MODENA
2. Il colonialismo: un processo secolare…
Nel 1884 il Congresso di Berlino aprì la fase contemporanea del
colonialismo, che alcuni storici definiscono «imperialismo».
La colonizzazione è
un processo
caratteristico della
civiltà occidentale.
Nell’antica Grecia il
termine indicava la
partenza di gruppi
umani da una
madrepatria e la
fondazione di nuovi
insediamenti in altri
luoghi.
La «scoperta» delle
Americhe aprì la fase
moderna del processo
coloniale, che portò le
potenze europee a
imporre il proprio
stile di vita a quasi
tutti i popoli della
Terra e a distruggere
antiche civiltà.
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3. Il Congresso di Berlino
1890: Mappa dell’Africa tratta dall’Enciclopedia Britannica.
Nel 1884 le potenze europee
si spartiscono i territori
dell’Africa al Congresso di
Berlino.
L’Impero Britannico e la
Francia ottengono vaste
estensioni territoriali, mentre
l’Italia e la Germania non
riescono a imporre le proprie
ragioni.
Il vero vincitore del Congresso
è Re Leopoldo II del Belgio,
che si vede riconoscere il
possedimento personale del
Congo. Il Katanga, una
regione piena di diamanti,
arricchisce l’economia belga:
le forze coloniali provocano la
morte di 10 milioni di
congolesi per lo sfruttamento
e i pestaggi.
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5. Il modello britannico
Fin dal XVI secolo l’Impero
britannico incoraggia le
compagnie di navigazione a
prendere il controllo dei
commerci coloniali e a stabilire
teste di ponte in tutti i continenti.
Nell’Ottocento agli insediamenti
portuali si affianca il desiderio di
conquistare territori e di
affermare l’autorità britannica:
sotto il regno di Queen Victoria
(1837-1901) l’Impero britannico
raggiunge l’apogeo.
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Il colonialismo britannico si basa
sulla convivenza distinta e,
talvolta, separata dei
conquistatori e degli indigeni. Il
sistema educativo di Sua Maestà
educa i sudditi e si propone di
portarli a una graduale
emancipazione sulla base della
cultura anglo-sassone.
L’economia delle colonie
dipende totalmente da quella
della madrepatria.
6. Il modello francese
La Francia si affaccia alle conquiste coloniali con
un regime repubblicano, ma non esita ad
affermare la propria autorità sulle popolazioni
dell’Africa e del Sud-Est asiatico.
I francesi non cercano di educare i sudditi in
modo subalterno, ma cercano di inserirli nella
comunità nazionale: la cultura francese è
imposta con la forza poiché il governo spera di
aumentare la popolazione concedendo la
cittadinanza alle genti delle colonie.
La ferita di Sedan brucia ancora sul tessuto
connettivo della nazione transalpina:
l’espansione territoriale e demografica
permette di abbozzare una nuova politica di
potenza.
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7. L’Italia: «l’ultima delle grandi potenze»
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L’Italia arriva tardi allo
scramble for Africa. Nel
1882 la Francia
stabilisce un
protettorato sulla
Tunisia e frustra le
speranze italiane.
Al Congresso di Berlino
il regno sabaudo non
ottiene possedimenti.
La Sinistra Storica tenta
di inserire l’Italia fra le
potenze europee, ma
non trova spazio:
restano territori poveri
come Libia ed Eritrea e il
grande Impero
d’Etiopia, faro della
Chiesa copta.
Questo dipinto di Quinto Cenni (1885)
raffigura un gruppo di ufficiali coloniali
italiani.
8. La Triplice Alleanza
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Nel 1882 l’Italia sottoscrive la
Triplice Alleanza insieme
all’Impero Austro-Ungarico e al
Reich tedesco di Otto Von
Bismarck.
Lo smacco della Tunisia
convince la Sinistra storica ad
allontanarsi dalla Francia per
entrare nel campo degli imperi.
L’Italia mantiene rapporti
cordiali con l’Impero Britannico.
Italia, Austria-Ungheria e
Germania sono divise dalla
politica, ma accomunate dalla
mancanza di grandi colonie.
Anche se Roma non condivide
l’autoritarismo di Francesco
Giuseppe e Guglielmo II, la
ricerca di un «posto al sole» e di
domini balcanici la avvicinano a
Vienna e Berlino.
A sinistra, cartolina postale tedesca.
9. Le speranze nel Corno d’Africa
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Fra il 1882 e il 1885 l’Italia ottiene
Assab e Massaua, due basi commerciali
nel Corno d’Africa.
I buoni rapporti con l’Impero britannico
e le difficoltà economiche che le
imprese di navigazione private
incontrano in un sistema dominato dalle
superpotenze consentono al governo di
consolidare i possedimenti e di
trasformarli nell’embrione della prima
colonia italiana.
I tentativi di penetrazione
nell’entroterra etiope si scontrano con
le difficoltà climatiche e con
l’opposizione dei popoli indigeni.
10. Crispi: dalla politica di potenza ad Adua
Nel 1893 il garibaldino Francesco Crispi torna
al governo e instaura un autoritarismo basato
sull’orgoglio nazionale.
L’esecutivo inaugura una politica di potenza
che cerca di presentare l’Italia al tavolo degli
imperi europei.
Le piccole conquiste territoriali nel Corno
d’Africa svanirono di fronte alla disfatta di
Adua: le truppe etiopi di Menelik distruggono
le armate italiane e provocano una ferita
all’autostima del giovane regno italiano.
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11. L’emigrazione: un flusso drammatico
Fra il 1861 e il 1900 la povertà e la
disoccupazione convincono parecchi giovani
a lasciare l’Italia per cercare fortuna oltre il
mare.
Si calcola che ogni anno tra i 1.500 e i 2.000
modenesi lasciano la provincia con valigie di
legno e di cartone; molti di loro non fanno
più ritorno.
Nel primo quinquennio del Novecento
l’emigrazione prosegue con un ritmo
incalzante: la provincia di Modena fa
registrare il primato emiliano-romagnolo con
2.250 espatri l’anno ogni 100.000 abitanti,
mentre la media nazionale si arresta a 2.100.
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12. Scoraggiare gli emigranti
All’inizio del Novecento l’emigrazione diventa
un fenomeno di massa e le autorità italiane
avvertono l’esigenza di regolare i flussi con
disposizioni e avvertimenti ufficiali.
Nel 1900 la Prefettura di Modena indirizza ai
“sig. Sindaci del circondario di Modena” le
“notizie concernenti l’emigrazione”: questi
documenti contengono informazioni, dati e
suggerimenti relativi ai viaggi della speranza che
gli italiani intraprendono verso l’estero.
Le parole del Prefetto mostrano la cruda realtà
dell’emigrazione e suonano come avvertimenti
tesi a dissuadere l’esodo di massa: dopo la crisi
di Adua e le repressioni del 1898 le autorità
dello Stato non vogliono perdere le energie dei
più giovani a vantaggio di potenze rivali.
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13. La guerra italo-turca e la Libia
La disfatta di Adua, l’unica sconfitta di un’armata europea in
Africa, apre una fase di sfiducia coloniale, che si conclude
per l’intervento della grande industria e della finanza: nel
1911 l’Italia di Giovanni Giolitti invade la Libia e dichiara
guerra all’Impero ottomano.
Nell’anno successivo il Regio Esercito sconfigge agevolmente
i turchi, ma non ottiene il favore delle popolazioni indigene:
mentre gli italiani prendono il controllo delle coste, i berberi
e i senussi non si sottomettono ai conquistatori e difendono
l’entroterra. Il Fezzan e i territori della Cirenaica finiscono
sotto il controllo di Roma soltanto negli anni Venti, quando la
spietata controguerriglia di Rodolfo Graziani e alle
deportazioni in massa dei civili permettono al regime fascista
di sradicare la resistenza dei senussi.
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14. Il primo bombardamento aereo
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«E tu Gavotti, dal tuo lieve spalto
chinato nel pericolo dei venti
sul nemico che ignora il nuovo assalto!
Poi come il tessitor lancia la spola
o come il frombolier lancia la fromba
(gli attoniti la grande ala sorvola)
Anche la Morte or ha le sue sementi.
La bisogna con una mano sola
Tratti, e strappi la molla con i denti.
Di su l'ala tu scagli la tua bomba
alla subita strage; e par che t'arda
Il cuor vivo nel filo della romba...»
Gabriele D’Annunzio, Canzone alla Diana
Nel 1911 l’aviatore italiano Giulio
Gavotti effettuò il primo
bombardamento aereo della
storia: a bordo di un velivolo
farman simile a quello della foto si
alzò sopra un insediamento
nemico e sganciò alcune granate,
che esplosero senza effetti nella
sabbia del deserto.
Gabriele D’Annunzio esaltò l’eco
di questa missione bellica nella
Canzone alla Diana.
15. Una colonia lasciata al suo destino
Lo scoppio della Prima guerra mondiale indusse lo
Stato Maggiore a concentrarsi sul teatro europeo.
Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò nel conflitto e
abbandonò i propositi coloniali per coltivare le
speranze degli irredentisti e le ambizioni dei
nazionalisti.
«La più grande Italia» non passava attraverso il
sole dell’Africa, ma nasceva sul confine orientale e
cresceva nei Balcani.
L’attenzione alle colonie tornò a farsi sentire
soltanto nel dopoguerra.
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Editor's Notes
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