1. Non esiste un solo modo di essere
umani
Mt 9:12 MaGesù, avendoli uditi, disse:
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.
13 Ora andate e imparate che cosa significhi:
"Voglio misericordia e non sacrificio"; (Os 6:6)
poiché io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori».
Cari Amici,
Per poter meglio riassumere gli splendidi contributi che mi avete suggerito in
merito a questo passo vorrei partire dal concetto di salvezza.
1) Dire che gli unitariani non abbiano un concetto di salvezza perché negano
che l’uomo sia naturalmente fallace e che esista l’inferno quale esperienza da
evitare, è certamente vero, ma un po’ troppo semplicistico.
Il termine σωτηρία (soterìa) convenzionalmente tradotto con salvezza, si può
benissimo tradurre anche con salute, benessere fisico e mentale. Tradotto in
questo modo ci permette di riconsiderare la questione a un livello un pochino
più alto e complesso, e di dire alcune cose:
La salvezza/saluteunitariana non può essereun francobollo metafisico da
appiccicare a piacimento e neanche un obiettivo da potersi dire raggiunto
per sempre e una volta per tutte.
La salute unitariana non può essere un dogma metafisico a partir dal
quale minacciare col dito puntato chiunque non ci piaccia a caso
La salute unitariana deve dunque essere una condizione dinamica di
equilibrio ed espressione delle nostre piene potenzialità mondane e
spirituale cui ciascuno di noi deve tendere in questa vita.
2) Uno degli aspetti più interessanti di questo nostro concetto di salvezza/salute
è l’approccio ribaltato rispetto alla condizione umana. Noi non proponiamo un
percorso di fuga dall’inferno, come se fosse il titolo di uno scontato action-
2. movie anni ’80. Noi proponiamo una via di salute dell’individuo che possa
essere espressione piena di tutto il suo potenziale. La salute per noi non è un
qualcosa di esterno da trapiantare forzosamentenelle carni di un individuo, né
un prototipo unico e immutabile conservato gelosamente in qualche tempo,
cui noi dobbiamo sforzarci di somigliare così come a giugno si potrebbero fare
le diete per somigliare alla modella in costume di turno. Per noi la
salvezza/salute è piena realizzazione di sé-
3) Ma se questo è vero, è vero a maggior ragione che noi crediamo in un
potenziale intrinseco nell’animo delle persone, da favorire attraverso una
specifica attenzione spirituale e mondana. Del resto uno dei 5 propositi
attraverso i quali sto cercando di organizzare le F.A.Q. è proprio quello di
valorizzazione dell’esistente ( gli altri sono dedicazione, carità, moderazione e
pertinenza). La salute/salvezza è dunque il risultato di un processo di
valorizzazionepersonale (mondano e spirituale), sociale ed ambientale che tutti
siamo impegnati a compiere. E qui c’è un punto fondamentale, pronti? Noi
siamo tutti pezzi unici, per quanto scrupolosa possa essere la ricerca, non
esistono due persone uguali nel mondo, non esiste un solo modo di esseri
umani. Il Principale non ha creato un uomo e solo e poi fatto serigrafie e
fotocopie, come un pigro artista contemporaneo, ma, come un artigiano
vecchio stampo, cura e rende unico ogni pezzo, mettendo in esso parte del suo
amore, parte della sua cura.
4) Però, se siamo tutti pezzi unici dotati di un potenziale unico, il più grande
errore che potremmo fare è pensare che la salvezza/salute sia una sola. Fatti
salvi alcuni principi generali di buon senso, ciò che rende realizzato me, la
Bibbia, una superfidanzata, il pesto, la pizza, l’Inter… potrebbe non essere il
meglio per qualcunaltro. Nel momento in cui un certo percorso mirenda felice
ed appagato, è mio dovere condividere il processo che mi ha portato a quella
esperienza e la qualità percepita dell’esperienzastessa. Sarebbe inveceun errore
pensare che io possa imporre il prodotto a cui io sono giunto, le parziali
conclusioni del mio percorso spirituale. L’invito a uniformarsi a uno standard,
che tanto rassicura gli uomini dalla fede vacillante, è all’origine di sofferenze
insensate e inutili. L’omosessuale che rinnega se stesso in nome di un qualche
versetto biblico tradisce inutilmente una parte di sé che dovrebbe imparare ad
3. accettare e valorizzare. Il tamarrino che lascia annegare i migranti in mare
perché non sono cristiani, dovrebbe fare i conti col fatto che non è cristiano
neanche respingere il profugo indigente, e che gli occhi che incontra su quei
barconi sono una ricchezza da far fiorire e non da lasciare annegare.
Promuovere la diversità di vedute, di forme culturali e spirituali, lungi
dall’essere un segno di debolezza è un segno di forza, una forza che ci deriva
dal riconoscimento dell’intima infinita ricchezza dell’esistente che è nostro
dovere custodire armonizzare e valorizzare piuttosto che affossare.
5) Nonha alcun senso dunque svalutare il prossimo in quanto portatore di una
opinione o di un comportamento diverso dal nostro. Ciascun essereumano che
io possa incontrare su questa terra è portatore di qualcosa di diverso rispetto a
me. Il fatto che io incidentalmente non lo veda, o che consideri le differenze di
minor conto non significa che esse non ci siano. Il Proposito di Valorizzazione
di cui abbiamo parlato mi impone di dispormi a cercare e a riconoscere un
talento anche in persone molto lontane da me, così come un buon insegnante
di disegno sa riconoscere il talento dell’allievo anche se questi usa tecniche
diverse dalle sue. Come ci ha ricordato Cristina, questa apertura è il
fondamento della misericordia ed è il primo mattone del Regno. Estremizzando
il discorso di Alessandra, vorrei cheimparassimo a vedercil’unl’altro non come
giusti e sbagliati, come sommersio dannati, ma ciascuno come un’opera d’arte
in via di compimento. Non avrebbe senso copiare il disegno del vicino, il
maestro ha dato a ciascuno un soggetto diverso, ma possiamo prestarci le
matite, possiamo consigliarci sulle tecniche, possiamo godere reciprocamente
della bellezza delle opere d’arte create. Questo capita nelle congregazioni UU.
6) Ilia ci mette di fronte a un altro interessante corollario di questo
ragionamento. Ciascuno di noi deve avere in prima battuta il coraggio per
accettare i propri difetti e la forzae l’audacia di cambiare verso il meglio, anche
sostenuto dalla congregazione. Il nostro messaggio dice a ciascuno “Tu hai un
potenziale, tu sei un’opera d’arte, non buttarti via" E su questa linea anche
l’ottimo Carlo, che ci ricorda come questo processo di crescita passi anche per
l’intima accettazione delle proprie ombre, purchè non siano considerate come
un punto di arrivo, ma un necessario percorso checi guida verso e che dà senso
alla luce.
4. Allora auguriamoci di imparare ad infondere, in noi stessi, e in ogni uomo che
incontriamo, il coraggio di valorizzare quell’immenso ed unico tesoro di cui
ciascuno di noi è dotato.
Nasè Adam
נ ֲַֽעש ֶׂ֥ה אָד םד
Amen
Rob