1. Bibliografia della serata
“Presentami un libro” del 9 novembre
IL GIORNO DELLA CIVETTA di Leonardo Sciascia
Di questo romanzo breve sulla mafia, apparso per la prima volta nel 1961, ha
scritto Leonardo Sciascia: "... ho impiegato addirittura un anno, da un'estate
all'altra, per far più corto questo racconto. Ma il risultato cui questo mio lavoro
di 'cavare' voleva giungere era rivolto più che a dare misura, essenzialità e
ritmo, al racconto, a parare le eventuali e possibili intolleranze di coloro che
dalla mia rappresentazione potessero ritenersi, più o meno direttamente,
colpiti. Perché in Italia, si sa, non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e
figuriamoci se, invece che scherzare, si vuole fare sul serio".
A VELA IN SOLITARIA INTORNO ALLA STANZA Billi Collins
Con la sua poesia a un tempo gentile e arguta, umoristica e commovente, lieve
e meditabonda, Billy Collins è stato dopo Robert Frost il primo poeta americano
capace di ottenere il consenso della critica e di un vasto numero di lettori.
Poeta laureato degli Stati Uniti dal 2001 al 2003, voce nota per le sue letture di
poesia alla National Public Radio, insegnante di letteratura nei college
americani, Collins conosce le difficoltà che i giovani e i lettori meno iniziati
incontrano quando affrontano un testo poetico, ma conosce bene anche il loro
bisogno di poesia. I suoi versi, come quelli di Prévert, di Lorca, di Neruda,
rispondono a questo bisogno e ci conducono al centro di un mondo guardato
spesso con sospetto. La poesia di Collins, con ironia e leggerezza, manda in pensione le
formule vuote della poesia di maniera, le allegorie pesanti e concettose, le oscurità fini a se
stesse, e osserva, con uno sguardo disposto alla sorpresa, gli oggetti quotidiani, facendoli
parlare in modo nuovo con parole discrete, medie, in un registro piano e defilato, con un ritmo
e un tono vicini alla lingua americana parlata. E quegli oggetti quotidiani diventano il pretesto
per una calma, godibilissima e lirica meditazione sulla vita, e non solo.
IL PIANISTA di Wladyslaw Szpilman
Il 23 settembre 1939 Wladyslaw Szpilman, un giovane pianista di Varsavia,
suonò il "Notturno" in C diesis minore di Chopin per la radio locale, mentre le
bombe tedesche cadevano sulla città. Più tardi, un ordigno tedesco distrusse
la centrale elettrica e la stazione radio polacca fu ridotta al silenzio. La guerra
precipitò Varsavia nell'orrore dell'occupazione nazista. Rinchiusi nel ghetto, gli
ebrei furono a poco a poco decimati. Agghiacciato testimone degli eventi che
porteranno alla rivolta e all'evacuazione della città, Szpilman vide morire molti
dei suoi amici e la sua intera famiglia, riuscendo miracolosamente a
sopravvivere tra le rovine della sua amata Varsavia. "Il pianista" è allo stesso
tempo la storia straordinaria della tenacia di un uomo di fronte alla morte e un documento
della misteriosa, possibile umanità degli esseri umani: la vita di Szpilman fu salvata da un
ufficiale tedesco che lo udì suonare quello stesso "Notturno" di Chopin su un pianoforte trovato
fra le macerie.
LE BEATRICI di Stefano Benni
Otto monologhi al femminile. Una suora assatanata, una donna ansiosa e una
donna in carriera, una vecchia bisbetica e una vecchia sognante, una giovane
irrequieta, un'adolescente crudele e una donna-lupo. Un continuum di irose
contumelie, invettive, spasmi amorosi, bamboleggiamenti, sproloqui, pomposo
2. sentenziare, ammiccanti confidenze, vaneggiamenti sessuali, sussurri sognanti, impettite
deliberazioni. Uno "spartito" di voci, un'opera unica, fra teatro e racconto. Una folgorazione.
Tra un monologo e l'altro, sei poesie e due canzoni.
IL CONTRABBASSO di Patrick Süskind
Se c'è una cosa inconcepibile è un'orchestra senza contrabbasso. Si può quasi
dire che l'orchestra - siamo alla definizione - comincia a esistere soltanto
quando c'è un contrabbasso. Ci sono orchestre senza primo violino, senza fiati,
seza timpani e trombe, senza tutto. Ma non senza contrabbasso. Quello che
vuole dimostrare Suskind, è che il contrabbasso è di gran lunga lo strumento
più importante dell'orchestra. Anche se non sembra.
IL PROFUMO di Patrick Süskind
Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e
scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure. Si chiamava
Jean-Baptiste Grenouille e se il suo nome, contrariamente al nome di altri
mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte, oggi è caduto
nell'oblio, non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli
delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri e immoralità, bensì perché
il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non
lascia traccia: nel fugace regno degli odori.
DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE di Serena Dandini
Cos'hanno in comune la regina Maria Antonietta, Vandana Shiva, Peter
Sellers, Fabrizio De André, Virginia Woolf e George Harrison? La risposta è
nel libro che avete tra le mani: il racconto di una passione che si intreccia,
inestricabile come un gelsomino rampicante, con amori letterari, pittorici e
cinematografici, ricordi di viaggi, aneddoti di vita giardiniera e riflessioni sulle
sfide e le frontiere della felicità sostenibile. Serena Dandini ci conduce in una
passeggiata sentimentale alla ricerca della bellezza che potrà salvarci, con un
libro dedicato "a chi voleva cambiare il mondo e invece dopo un po' si è
accorto che è stato il mondo a cambiargli i connotati". Viaggiando tra parchi
incantati e vivai sconosciuti, imbarcandoci sulle navi di cacciatori di piante d'altri tempi,
sbirciando gli amori romantici per un raffinato musicista o per un carico di concime, scopriamo
insieme con lei che non è mai troppo tardi per mettere dei fiori nei nostri cannoni e
bombardare almeno il perimetro del balconcino di casa. Perché, come recita un antico
proverbio cinese, chi pianta un giardino semina la felicità.
IL COLORE DEL SANGUE di Irène Némirovsky
Ci sono romanzi brevi più densi di emozioni e di vicende di certi romanzoni da
ottocento pagine e passa. Ed è esattamente il caso di "Il calore del sangue".
Questa volta Irène Némirovsky punta il suo obiettivo non già sul milieu dell'alta
borghesia ebraica in cui è cresciuta, né su quello dei ghetti dell'Europa
orientale, bensì sul piccolo, angusto, gretto mondo della provincia francese. Il
quadro è, in apparenza, di quieta, finanche un pò scialba agiatezza
campagnola: la figlia di due ricchi proprietari terrieri sta per sposare l'erede di
un'altra famiglia in tutto e per tutto simile, un bravo ragazzo, come si dice,
innamorato e devoto. Eppure bastano poche note stridenti (che l'autrice è
abilissima a insinuare fin dalle prime pagine) per farci intuire che dietro la compatta, liscia
superficie di perfetta felicità agreste - in cui sembra che ogni sentimento si sia come
3. pietrificato - si spalancano voragini insospettate: nessuno, insomma, è al riparo dalla passione,
dalla violenza, persino dal delitto, quando è spinto e travolto dal "calore del sangue".
IL MONDO DEVE SAPERE di Michela Murgia
Questo libro è il diario in presa diretta di un mese vissuto nell'inferno del
telemarketing. Per trenta interminabili giorni, l'autrice ha venduto al telefono
aspirapolveri a migliaia di casalinghe per conto della Kirby, una grande
multinazionale americana. Intanto annotava, apprendeva e soffriva in prima
persona le tecniche di condizionamento e le riunioni motivazionali, le
premiazioni e le umiliazioni pubbliche, orari, salari e punizioni aziendali... "Il
mondo deve sapere" racconta la precarietà, riuscendo miracolosamente a fare
ridere. Fino alle lacrime. Michela Murgia è nata a Cabras, Oristano, nel 1972.
Dopo gli studi teologici è stata webmaster, manager, operatrice in un call
center. Questo è il suo primo romanzo.
ACCABADORA di Michela Murgia
Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a
Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le
strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così
semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua
erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad
averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a
pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di
sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha
offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra
desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e
fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia". Eppure c'è qualcosa in questa
vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna,
insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite
notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle
cose della vita e della morte. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia
Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è
necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto
amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.
PAZZA E’ LA LUNA di Silvana Grasso
Dieci personaggi tanto vivi da balzare fuori dalla pagina, dieci storie di una
Sicilia senza tempo, insieme mitica e reale. Angiolina la cappellaia, nata con
difetto, ha lavorato tutta la vita per dimostrare di essere migliore degli altri: la
manina di ferro come un'insegna di guerra, "il sangue ci aveva messo in quel
negozio". Non lascerà certo che suo figlio, Fortunato di nome e di fatto, metta
a repentaglio "L'Altamoda del cappello". "Per non perdersi la luna", Ninofocu
dorme all'aperto anche d'inverno. Se le nuvole sono basse accende un
fiammifero dopo l'altro, cosi la luna può ritrovare la rotta... Angelo figlio della
Madonna, "un Aiace in panni da pescatore", non lascia mai il lago, che un
novembre di tanto tempo prima ha inghiottito il suo amore impossibile. Là, da sessant'anni,
aspetta Aurora, che forse arriverà di notte camminando sull'acqua. Dieci piccoli racconti, una
scrittura che travolge il lettore illuminando sentimenti struggenti e disamori, sfide senza limite,
volontà di riscatto dalla "natura matrigna" e dall'infinita aridità del potere e del denaro. Dieci
storie che rappresentano l'intemperante esuberanza della vita non senza amarezza, ma con
uno sguardo che sorridendo giudica e commuove.
4. ACCIAIO di Silvia Avallone
Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E
se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che
danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una
serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il
tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche
inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il
corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così
non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia
agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere
qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e
non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male,
le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si
incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di
voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe
operaia non esiste più.
LA SOLITUDINE DEI NUMEI PRIMI di Paolo Giordano
Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una
mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo
stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso.
Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba.
Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato, a
domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un bambino molto
intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela
umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un
compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela
nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro
conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia,
adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno, e si scopriranno
strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici
chiamano "primi gemelli": due numeri primi vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Un
romanzo d'esordio che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di
trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.
LETTERA AL MIO GIUDICE di Georges Simenon
Una ragazza minuta, pallida, arrampicata su alti tacchi, nella vita di un uomo
"senza ombra", la cui esistenza, così normale, si avvicina sempre più al confine
con l'inesistenza. E quella donna è l'ombra stessa, qualcosa di oscuro e
lancinante al di là di ogni ragione, che conduce tranquillamente alla morte.
LA CAMERA AZZURRA di Georges Simenon
"Sei così bello" gli aveva detto un giorno Andrée "che mi piacerebbe fare
l'amore con te davanti a tutti...". Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da
maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna
donna gli aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrée era
morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo
di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva
cominciato ad avere paura. Ancora una volta, nel suo stile asciutto e rapido
Simenon racconta la storia di una passione divorante e assoluta, che non
indietreggia nemmeno di fronte al crimine. Anzi, lo ripete.
5. IF di Kipling, Rudyard
Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
L'hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti usurati.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio di una monetina,
E perdere, e ricominciare daccapo
Senza mai fiatare una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi
A sorreggerti anche quando sono esausti,
E così resistere quando in te non c'è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!"
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore a ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che contiene,
E — cosa più importante — sarai un Uomo, figlio mio!