Convegno “Violenza di Genere. Informarsi Riflettere Agire”.
Quando il disperato bisogno di reciprocità diventa la conditio sine qua non che alimenta il desiderio e orienta il comportamento la persona tende a fare di tutto pur di superare l’ostacolo alla reciprocità e quando la corrispondenza manca, il rifiuto che ne deriva può far emergere vissuti frustranti di tipo fallimentare tali da innescare meccanismi di riconquista di tipo aggressivo e la limerenza può assumere le connotazioni dello stalking e della violenza di genere.
1. Convegno “Violenza di Genere. Informarsi Riflettere Agire”
Roma, 30 Novembre 2018
Anna Carderi
2. Esiste un desiderio di reciprocità
che alimenta pensieri intrusivi e gesti
inconsueti che ci porta a pensare, dire e fare
cose che esulano dal nostro quotidiano modo
di rapportarci al mondo e ribalta i nostri piani
…
3. Uno stato emotivo e cognitivo nel quale la persona
sente un forte desiderio di attaccamento, al limite
dell’ossessione, verso un'altra persona che
può rivelarsi fonte di
gioia intensa o
disperazione estrema,
a seconda che ci sia o
meno reciprocità e
corrispondenza amorosa.
4. Un desiderio accentratore e totalitario che
nutre, fa sentire vivi come non mai ma che al
tempo stesso toglie il respiro
e atterrisce al sol
pensiero di non
essere corrisposti
o di poter perdere l’altro.
5. Uno stato dove l’altro, oggetto del nostro interesse,
viene fortemente idealizzato come il partner
perfetto e investito
della necessità di
essere contraccambiati
e riconosciuti.
6. Parliamo di quello stadio ossessivo
dell’innamoramento denominato dalla Tennov
limerenza.
9. Quando il disperato bisogno di
reciprocità diventa la conditio
sine qua non che alimenta il
desiderio e orienta il
comportamento la persona
tende a fare di tutto pur di
superare l’ostacolo alla
reciprocità e quando la
corrispondenza manca, il rifiuto
che ne deriva può far emergere
vissuti frustranti di tipo
fallimentare tali da innescare
meccanismi di riconquista di
tipo aggressivo e la limerenza
può assumere le
connotazioni dello stalking e
della violenza di genere.
10. Per sviluppare un incendio occorrono 3
ingredienti essenziali:
• carburante
• ossigeno
• innesco
11. Il carburante è lo storia passata della persona
che si svolge, inconsciamente nella relazione
attuale
L‘ossigeno è la storia passata del partner che si
svolge, inconsciamente nella relazione attuale
La fonte di innesco è la paura di perdere il
partner.
12. Procediamo per passi …
…. Dal nostro primo passo nel
mondo dipende il resto della
nostra storia
16. Nella scelta del partner scattano processi inconsci
selettivi congruenti con i propri stili di
attaccamento.
Fondamentalmente cerchiamo e ci leghiamo a
qualcuno che ci risuoni come
“familiare”.
18. Il bambino chiede aiuto .. ….. la madre lo protegge
Il bambino chiede conforto … la madre lo coccola
Il bambino chiede cibo ……….. la madre lo nutre
19. Dall’interazione con il caregiver e da come viene
da esso trattato che il bambino sviluppa uno dei
4 stili di attaccamento (sicuro, insicuro ansioso
resistente, insicuro evitante, disorientato
disorganizzato) che si riattualizzerà (MOI) nelle
relazioni in età adulta, guidando il
comportamento
socio-relazionale,
ivi compresa la
scelta del partner
e la conseguente
soddisfazione relazionale.
20. La persona tenderà a
cercare un partner
con cui riattualizzare
Il modello di
attaccamento
sviluppato con la madre.
26. La teoria dell’attaccamento ci offre la possibilità
di comprendere sia le dinamiche che fanno
nascere e mantengono una relazione sia le
dinamiche che innescano e perpetuano la
violenza all’interno della relazione di coppia.
28. Ogni membro della coppia porterà il proprio stile
di attaccamento individuale che andrà a formare
quello diadico.
29. Tra tutti i gruppi, le diadi con uno stile di
attaccamento insicuro/insicuro presenta il livello
più alto di violenza sia fisica che relazionale.
In particolare, gli individui con stili di attaccamento
insicuro (evitante e ansioso/ambivalenti sono più
propensi a usare la
violenza relazionale verso
il partner.
(Doumas, Pearson, Elgin & McKinley, 2008)
30. L’associazione di un partner maschile con uno
stile di attaccamento evitante, con un partner
femminile con un attaccamento ansioso, si è
dimostrata essere un forte fattore di rischio
per il manifestarsi di violenza domestica.
(Doumas, Pearson, Elgin & McKinley, 2008)
In questo tipo di relazione la rabbia crescente e
la violenza attuata possono essere viste come
un cortocircuito del sistema di controllo
all’interno della coppia, accompagnato da una
bassa capacità di problem solving e di
comunicazione.
31. •richieste sempre più
insistenti di vicinanza
•Reagisce disattivando
le richieste ricevute
•percepisce le richieste
come eccessive e
ingiustificate e reagisce
svalutando i bisogni
espressi dal suo
compagno.
• Per lenire lo stato di
forte disagio ricerca la
vicinanza del partner,
sua figura di
riferimento, per
riguadagnare un senso
di sicurezza emotiva
(Simpson & Rholes,
1994). Partner
Ansioso/Ambivalente
Partner
Evitante/Distante
Partner
Ansioso/Ambivalente
Partner
Evitante/Distante
Minacci
a
32. Secondo l’interpretazione di alcuni autori lo stile di
attaccamento ansioso sarebbe associato a una dinamica
abusante.
(Velotti, 2013)
Tali soggetti si presentano come costantemente preoccupati di
un rifiuto e dell’abbandono da parte della figura di
riferimento… minaccia, alla quale reagirebbero con la
rabbia e la messa in atto di comportamenti violenti.
A sostegno di questa considerazione, alcuni riscontri empirici
indicano che gli uomini che commettono un abuso hanno
per lo più un attaccamento di tipo ansioso, che si
attiverebbe soprattutto per gelosia e paura dell’abbandono.
(Murphy, Meyer & O’Leary, 1994; Dutton, 2006)
33. Secondo Allison e Bartholomew (2006) sia i
soggetti preoccupati sia quelli evitanti usano
la violenza contro i partner quando questi
ultimi falliscono nel rispondere ai loro tentativi
di regolare il livello di vicinanza fisica ed
emotiva.
34.
35. Normalmente l’essere respinti dalla persona amata o
la fine di un rapporto affettivo provoca angoscia.
Ma quando la rottura affettiva si verifica a danno di
un soggetto con predisposizioni problematiche, il
sentimento di rabbia risulterebbe insostituibile
provocando reazioni di difesa di tipo scissionale,
aggressivo, rabbioso e invidioso (Galeazzi 2001), che
possono degenerare in comportamenti
persecutori o violenti (Purcell et al., 2001).
36. COSA SCATTA NELLE PERSONE QUANDO VEDONO A
RISCHIO IL RAPPORTO CON IL PARTNER?
37. Gli adulti, come i bambini, hanno la tendenza a
cercare e a mantenere la vicinanza e il contatto
con le figure di attaccamento specifiche, per
promuovere la sicurezza fisica e psicologica.
Quando questi bisogni di attaccamento sono
minacciati, gli individui cercano di riconquistare
il livello di intimità e di prossimità desiderato.
Così, una minaccia, reale o immaginata, di
abbandono da parte della figura di riferimento
può essere la causa di un’azione violenta.
(Doumas et al., 2008)
38. La minaccia della perdita
agirebbe da catalizzatore
per un’iperattivazione del
sistema d’attaccamento
(Mikulincer & Shaver, 2011), con la
presenza di alti livelli di
emozioni negative,
inclusa la rabbia.
39. Così, quando le strategie di inseguimento (come le
richieste di attenzione, i tentativi di comunicare,
l’abuso verbale, le espressioni di gelosia)
falliscono, l’iperattaccamento può diventare il
punto di partenza di un oscuro impulso che
induce talvolta a fare del male alla persona
amata, a causa di paradossali sentimenti di
vendetta messi in atto con violenza.
40. La persona, prettamente focalizzata sul pensiero
irrazionale dell’altro e dominata dalla paura di
essere rifiutata o abbandonata, è incapace di
organizzare il proprio comportamento e le
proprie risposte emotive tanto che la mancata
reciprocità o disponibilità da prima sminuita e
giustificata può successivamente sfociare in
eccessi di rabbia.
41. È proprio il timore di restare soli che spinge ogni
individuo a evitare questa circostanza anche
con la violenza.
(Bowlby 1979)
“maggiore è il pericolo della perdita, più intenso
e multiforme è il tipo di reazione/azione
suscitata per impedirla”.
(Bowlby, 1980)
42. La rabbia nata dalla paura
Bowlby (1980) parla di “rabbia nata
dalla paura”, e la descrive come
una reazione istintiva alla
separazione, legata alla
sopravvivenza della persona, che
subentra quando vi è una reale
risposta negativa dell’altro,
oppure l’aspettativa di una
risposta negativa.
Secondo Bowlby (1973; 1979), in
questi casi, il sistema di
attaccamento si attiverebbe, con
effetti simili alla reazione
d’allarme che si verifica negli
animali.
44. La rabbia funzionale entra in
gioco quando la stabilità e la
sopravvivenza di un legame
affettivo sono minacciate: in
questo senso agisce per
proteggere il legame stesso.
Questa tipologia di rabbia
contribuisce a superare gli
eventuali ostacoli al
ricongiungimento con la
figura di attaccamento.
45. Quando la sensazione di perdita o i
segnali di rifiuto del partner sono
sentiti come continui, o come troppo
pericolosi, subentra, invece, la rabbia
della disperazione, una rabbia priva
di funzionalità e diretta contro la
persona che si sente ormai perduta.
La rabbia disfunzionale è dunque una
rabbia “cieca”, venata di forte odio,
che si scatena quando la perdita è
percepita come ineluttabile.
Un sentimento disperato, che non
tiene in alcun conto la sofferenza
causata all’altro e che è così intenso
e persistente, da indebolire, anziché
rafforzare, il legame affettivo.
46. Le persone che vivono un amore patologico,
arrivano ad appellarsi a comportamenti
aggressivi, eccessivi, vendicativi, distruttivi ed
estremi per riportare l’attenzione della
persona amata su di sé.
47.
48. La teoria dell’attaccamento ci consente, almeno in
parte di comprendere le dinamiche che possono
scatenare la violenza all’interno della relazione
di coppia.
Un punto di vista utile per delineare programmi di
prevenzione e di intervento mirati a rendere
primaria la sicurezza.
49. • educazione emotiva nelle scuole
• forum cittadini sulla violenza
• case protette per uomini oltre che per donne
• gruppi di sensibilizzazione
• formazione alle forze dell’ordine
50. L’obiettivo è quello di rendere la persona attore
attivo delle proprie scelte di vita, ivi inclusa
quella di interrompere la violenza,
responsabilizzandola all’autotutela.