SlideShare a Scribd company logo
1 of 62
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA 
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE 
PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA E DELLA 
MARGINALITA’ 
II SEMESTRE 
Dott.ssa Angela Fiorillo
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
“UN BAMBINO CHE SUBISCE PREPOTENZE, È 
VITTIMA DI BULLISMO, QUANDO È ESPOSTO 
RIPETUTAMENTE E PER LUNGO TEMPO ALLE 
AZIONI OSTILI DI UNO O PIÙ COMPAGNI” E 
QUANDO QUESTE AZIONI SONO COMPIUTE IN 
UNA SITUAZIONE DI “SQUILIBRIO DI FORZE, 
OSSIA IN UNA RELAZIONE ASIMMETRICA: IL 
RAGAZZO ESPOSTO AI TORMENTI EVIDENZIA 
DIFFICOLTÀ NEL DIFENDERSI”. 
Dan Olweus, psicologo norvegese 1996-1997
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
DEFINIZIONE 
- Comportamento sociale perturbato, 
- Non è un disturbo ma è una forte manifestazione 
di disagio 
- Protagonisti: il bullo, la vittima, gli spettatori
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
Idee preconcette 
 è una ragazzata, 
 fa parte della crescita, 
 è un fenomeno delle zone più povere.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
PREGIUDIZI 
 la vittima deve imparare a difendersi, la difficoltà 
aiuta a crescere 
 nella nostra scuola il problema non esiste 
 non è prepotenza ma è stata solo una ragazzata 
 a volte le vittime se lo meritano
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
IL BULLISMO NON E’: 
 Comportamento ludico ma non aggressivo 
 Attacchi gravi con armi, coltelli 
 Furti di materiale costoso 
 Minacce di gravi aggressioni alla persona 
 Molestie severe 
 Abuso sessuale 
(In queste situazioni è necessaria una denuncia 
all’autorità giudiziaria).
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
TRATTI DISTINTIVI 
 Intenzionalità: il bullo mette in atto intenzionalmente dei 
comportamenti fisici, verbali o psicologici con lo scopo di 
offendere l’altro e di arrecargli danno o disagio; 
 Persistenza: sebbene anche un singolo episodio possa 
essere considerato una forma di bullismo, l’interazione 
bullo-vittima è caratterizzata dalla ripetitività di 
comportamenti di prepotenza protratti nel tempo;
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
TRATTI DISTINTIVI 
 Interazione asimmetrica, fondata sul disequilibrio e 
sulla disuguaglianza di forza tra il bullo che agisce e la 
vittima che spesso non è in grado di difendersi; 
 Comportamento di attacco perpetrato con modalità 
fisiche o verbali di tipo diretto (botte, pugni, calci, offese e 
minacce) o con modalità di tipo psicologico e indiretto, 
quali l’esclusione o la diffamazione.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
 Prepotenze dirette: manifestazioni aperte e 
visibili di prevaricazione nei confronti della 
vittima sia di tipo fisico (colpi, pugni, calci), sia 
di tipo verbale (minacce e offese). 
 Prepotenze indirette: più nascoste e sottili, 
più difficilmente rilevabili (esclusione dal gruppo, 
diffusione di calunnie sui compagni). 
 Nei maschi prevalgono le prime e nelle femmine 
le seconde.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
Relazione bullo-vittima 
Il bullo predomina e la vittima subisce, 
mancanza di simmetria
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
PROTAGONISTI 
 Bullo dominante 
 Bullo gregario 
 Vittima passiva 
 Vittima provocatrice 
 Spettatori attivi 
 Spettatori passivi
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
Distinzione tra: 
- il leader, l'ideatore delle prepotenze, quello che 
avvia le prese in giro, architetta gli scherzi 
pesanti, approfitta dei compagni. Qualche volta 
pensa le prepotenze e le commette, altre volte le 
pensa ma le fa compiere ad altri. 
- i gregari, che partecipano alle prepotenze sotto 
la sua guida, lo stimano, si sentono protetti da 
lui o vorrebbero assomigliargli. Probabilmente 
senza il leader queste persone si 
comporterebbero diversamente, ma alla sua 
guida assumono questi comportamenti.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
- i sostenitori, coloro che assistono senza prendere parte 
all'azione ma sostenendola attivamente con incitamenti, 
risolini e via di seguito, aggravando la situazione della 
vittima e costruendo aspettative di ruolo verso i bulli che 
si espongono maggiormente. 
- Gli spettatori neutrali che non prendono una posizione di 
fronte alle prepotenze o che non sono mai presenti agli 
episodi. 
Hanno paura, sono stati educati a non immischiarsi nelle 
cose degli altri, si sentono soli dentro al gruppo, non 
capiscono bene quello che succede, oppure sì ma credono 
di non essere in grado di dare una mano.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
Tre tipologie di bulli 
 IL BULLO DOMINANTE 
È un ragazzo maschio in genere, più forte fisicamente o 
psicologicamente rispetto ai compagni. Presenta elevata 
autostima e ha un atteggiamento favorevole verso la 
violenza. 
Ritiene che l’aggressività possa essere positiva perché 
aiuta a ottenere ciò che si vuole e è sempre pronto a 
giustificare il proprio comportamento assumendo 
atteggiamenti di indifferenza e scarsa empatia verso la 
vittima. Si caratterizza per comportamenti aggressivi sia 
verso i compagni che verso gli adulti. È anche capace di 
istigare altri compagni a aggredire. Ha buone abilità sociali 
e di comprensione della mente che utilizza per manipolare 
la situazione a proprio vantaggio.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
 IL BULLO GREGARIO 
E’ un ragazzo più ansioso, spesso con difficoltà 
a livello di rendimento scolastico, poco popolare 
nel gruppo e insicuro. In genere tende a farsi 
trascinare nel ruolo di aiutante o sostenitore del 
bullo poiché questo comportamento può dargli 
un’identità e un’opportunità di affermazione 
all’interno del gruppo.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
 IL BULLO VITTIMA 
E’ definito anche vittima aggressiva o provocatrice: pur 
subendo le prepotenze dei compagni, mostra uno stile di 
interazione di tipo reattivo e aggressivo. Spesso è un 
bambino emotivo, irritabile e con difficoltà di controllo 
delle emozioni; ha atteggiamenti provocatori e iper-reattivi 
di fronte agli attacchi dei compagni. Il suo comportamento 
agitato, accompagnato anche da difficoltà sul piano 
cognitivo e dall’attenzione e da modalità provocatorie 
verso gli altri, innesca facilmente un circolo vizioso di 
elevata conflittualità. 
E’ molto impopolare tra i compagni e proviene da contesti 
familiari altamente conflittuali e coercitivi.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
LA VITTIMA 
 Vittima passiva: è un ragazzo tendenzialmente passivo 
che non sembra provocare in alcun modo le prepotenze 
subite; è un soggetto calmo, sensibile e contrario all’uso 
della violenza e se maschio, più debole fisicamente 
rispetto alla media dei compagni. È caratterizzato da un 
modello reattivo ansioso o sottomesso che segnala ai bulli 
la sua insicurezza, la passività e la difficoltà a reagire di 
fronte alle prepotenze subite. 
E’ insicuro e ansioso e se attaccato reagisce piangendo e 
chiudendosi in se stesso. Soffre spesso di bassa autostima 
e ha un’opinione negativa di sé e delle proprie 
competenze. Le vittime sono ragazzi particolarmente 
fragili, vivono in isolamento in classe.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
 Vittima provocatrice: è un ragazzo che con il 
suo comportamento irrequieto, iper-reattivo e 
irritante, provoca gli attacchi subiti e spesso 
contrattacca le azioni dell’altro. Questa categoria 
è sovrapponibile a quella dei bulli-vittima. 
Molte vittime tendono a accettare la propria sorte 
negando il problema, cercando di annullare la 
propria sofferenza emotiva o mettendo in atto 
comportamenti di autocolpevolizzazione.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
La vittimizzazione costituisce un ostacolo 
significativo al benessere sociale, emozionale e 
all’adattamento scolastico dei bambini. 
Le vittime sono affetti da diversi tipi di disagi, 
quali la solitudine, la depressione, l’ansietà, 
l’insicurezza, la bassa autostima e un’eccessiva 
passività nelle relazioni sociali. 
Sviluppano un atteggiamento di generale rifiuto 
verso l’attività scolastica e mostrano segni di 
ansia e di angoscia in momenti significativi della 
loro esperienza a scuola. 
Possono arrivare a comportamenti di 
autodistruzione.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
DISTURBI 
 PSICOSOMATICI 
 PSICHICI: 
 DISTURBI D’ANSIA, TRA CUI ATTACCHI DI PANICO, 
FOBIE; 
 DISTURBI DELL’UMORE, CON REAZIONI AGGRESSIVE 
ESAGERATE, MARCATA IRRITABILITÀ, MANIFESTAZIONI 
DEPRESSIVE, ECC.; 
 DISTURBI DELL’ATTENZIONE E DELLA CONCENTRAZIONE; 
 DISTURBI DELLA SFERA DEL SONNO CON RISVEGLI 
MULTIPLI DURANTE LA NOTTE, INSONNIA, ALTERAZIONI 
DEL RITMO SONNO-VEGLIA; 
 MODIFICAZIONI DELL’ALIMENTAZIONE CHE POSSONO 
ARRIVARE FINO ALL’ANORESSIA O ALLA BULIMIA.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
SOGGETTI VITTIME-PASSIVE 
 ANSIA; 
 INSICUREZZA; 
 SCARSA AUTOSTIMA; 
 OPINIONE NEGATIVA DI SÉ, DELLE PROPRIE 
COMPETENZE E ABILITÀ; 
 PREOCCUPAZIONI ECCESSIVE PER IL PROPRIO CORPO, 
MANIFESTATE ATTRAVERSO LA PAURA DI FARSI MALE, LE 
DIFFICOLTÀ NELLO SVOLGIMENTO DI ATTIVITÀ LUDICHE 
E/O SPORTIVE; 
 CHIUSURA IN SE STESSI E, PER I PIÙ PICCOLI, PIANTO; 
 STILE DI INTERNAZIONE DI TIPO REATTIVO-ANSIOSO 
SOTTOMESSO; 
 SOLITUDINE ED EMARGINAZIONE IN AMBITO 
SCOLASTICO; 
 RENDIMENTO SCOLASTICO INCOSTANTE E IN 
PROGRESSIVO PEGGIORAMENTO NELLA SCUOLA MEDIA.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
VITTIME- PROVOCATRICI 
 IPERATTIVITÀ; 
 INQUIETUDINE; 
 STILE DI INTERAZIONE DI TIPO REATTIVO-ANSIOSO 
AGGRESSIVO CON TENDENZA AD OFFENDERE, A 
CONTROBATTERE, A PREVARICARE I COMPAGNI PIÙ 
DEBOLI; 
 DIFFICOLTÀ DI RELAZIONE ANCHE CON AGLI ADULTI; 
 I LORO COMPORTAMENTI SPESSO SUSCITANO 
SGRADEVOLEZZA, ANTIPATIA, ECC.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
CARATTERISTICHE DEI BULLI 
 SICUREZZA; 
 AUTOSTIMA ELEVATA; 
 MODELLO DI INTERNAZIONE DI TIPO REATTIVO-AGGRESSIVO 
CON AGGRESSIVITÀ VIOLENTA 
GENERALIZZATA, RIVOLTA VERSO I COMPAGNI, SPESSO 
ANCHE VERSO GENITORI E INSEGNANTI; 
 IMPULSIVITÀ; 
 FORTE BISOGNO DI DOMINARE GLI ALTRI; 
 RABBIA CHE SI MANIFESTA FREQUENTEMENTE E PER 
MOTIVI IRRILEVANTI; 
 BASSA TOLLERANZA ALLA FRUSTRAZIONE;
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
 CARATTERISTICHE DEI BULLI 
 DIFFICOLTÀ NEL RISPETTARE LE REGOLE; 
 UTILIZZO DELL’INGANNO PER TRARRE VANTAGGIO; 
 SCARSA EMPATIA; 
 INDIFFERENZA NEI CONFRONTI DELLA VITTIMA; 
 ABILITÀ NELLE ATTIVITÀ SPORTIVE E LUDICHE; 
 CAPACITÀ DI AFFRONTARE E RISOLVERE SITUAZIONI 
DIFFICILI; 
 RENDIMENTO SCOLASTICO INCOSTANTE E IN 
PROGRESSIVO PEGGIORAMENTO CON L’AUMENTARE 
DELL’ETÀ; 
 MAGGIORE RISCHIO RISPETTO AI COETANEI DI 
INCORRERE IN ETÀ GIOVANILE IN COMPORTAMENTI 
DEVIANTI E/O CRIMINALI, DI ABUSARE DI ALCOOL E/O 
SOSTANZE.
IL FENOMENO DEL BULLISMO 
CATEGORIE A RISCHIO 
 I ragazzi disabili hanno una probabilità 2-3 volte 
superiore di essere vittimizzati. 
 I ragazzi di altre etnie 
 I ragazzi con comportamento atipico rispetto 
l’identità di genere 
 Ragazze in età adolescenziale vittime di molestie 
sessuali
Cyberbullismo 
Cyber-bullismo, bullismo online 
è il termine che indica atti di bullismo e di 
molestia effettuati tramite mezzi elettronici come 
l'e-mail, la messaggeria istantanea, i blog, i 
telefoni cellulari, i cercapersone e/o i siti web.
Cyberbullismo 
Da un’indagine Eurispes e Telefono Azzurro, emerge che il 
92.5% dei bambini (dai 7 ai 14 anni circa) possiede un 
computer in casa propria. La maggior parte lo hanno 
collocato nella loro stanza. 
Il 42% di essi utilizza internet, la maggior parte da casa, 
mentre le percentuali sono più esigue per quanto riguarda 
coloro che se ne servono a scuola, a casa di amici, e in 
internet point. 
Tra questi, il 33% (quindi un bambino su 3) si connette 
alla Rete da solo, in assenza totale di controlli, per cui in 
piena libertà, con la mancanza di ispezioni e sostegno da 
parte degli adulti.
Cyberbullismo 
La direttiva sul cyber bullismo ha introdotto 
anche il patto di corresponsabilità tra scuola e 
famiglia; i genitori sono responsabili unitamente 
alla scuola per quanto riguarda il controllo dei 
propri figli, anche nella loro vita online.
Cyberbullismo 
Problema del furto di identità 
Difficoltà nel rintracciare i cyber bulli da parte delle 
autorità. 
Consigli ai cybernauti più piccoli: 
Non date mai informazioni come il vostro nome e 
cognome, indirizzo, nome della scuola o numero di 
telefono a persone conosciute su Internet. Non mandate 
mai vostre foto senza il permesso dei vostri genitori. 
Leggete le e-mail con i genitori, controllando con loro ogni 
allegato. Non fissate incontri con persone conosciute via 
Internet senza il permesso dei genitori. 
Dite subito ai vostri genitori o ai vostri insegnanti se 
leggete o vedete qualcosa su Internet che vi fa sentire a 
disagio o vi spaventa.”
I fattori di rischio 
 Riconducibili al contesto familiare 
- la qualità dell'interazione familiare 
- lo stile educativo dei genitori 
- il clima familiare 
- il sistema dei valori della famiglia 
- il contesto familiare come sistema 
comunicativo-relazionale (affettiva, 
comunicativa, educativa ed organizzativa).
I fattori di rischio 
FAMIGLIA DEL BULLO: 
 stile permissivo 
 stile parentale di segno opposto 
 modelli educativi autoritari e violenti 
 incoerenza tra azioni e comportamenti educativi 
 stile coercitivo incoerente
I fattori di rischio 
 Riconducibili all'ambiente scolastico 
La scuola può avere in sè dei fattori di rischio rispetto al 
bullismo, ad esempio: 
- una conduzione troppo debole o troppo autoritaria, o che 
spinge alla competizione estrema. 
- una struttura tanto grande e dispersiva che è¨ facile 
agire non visti 
- una organizzazione priva di punti di riferimento certi 
- un ambiente scolastico in cui si mescolano difficoltà 
preesistenti di tanti ragazzi, di ordine personale, 
psicologico, familiare, culturale, scolastico e che non ha le 
risorse, le collaborazioni, le possibilità per farvi fronte.
I fattori di rischio 
 Riconducibili alle caratteristiche personali 
- la capacità empatica, di cui i prepotenti sono 
generalmente poco provvisti, ovvero l'essere in grado di 
riconoscere le emozioni degli altri, di mettersi nei loro 
panni; 
- la consapevolezza dei propri atti subiti e agiti, perchè ci 
sono bulli che negano le loro azioni ma anche vittime che 
cercano un adattamento e sono disposte a difendere i 
prepotenti pur di non sentirsi nella parte del più debole e 
non temere ulteriori ritorsioni; 
- l'autostima e il senso di autoefficacia, che concorrono a 
dare forza alle persone, a stabilire in loro un 
atteggiamento equilibrato nel riconoscere i propri bisogni e 
nel saperli esporre in modo assertivo, cioè senza per 
questo aggredire o misconoscere gli altri.
I fattori di rischio 
 Riconducibili alla dimensione socio-ambientale 
- Un ambiente che già racchiude la logica della 
prevaricazione sul più debole, perché vincere è l'unica 
cosa importante o perchè bisogna sempre dimostrare 
qualcosa. 
Fattori di rischio specifici possono essere: 
- una scuola dove le regole sono solo una facciata, dove 
non sono conosciute e capite o dove vengono 
regolarmente infrante, dai ragazzi e a volte anche dagli 
adulti; 
- una scuola dove non esistono sanzioni riconosciute e 
applicate in modo certo; 
- l'abitudine a luoghi di socializzazione - non solo la scuola 
- dove è la prassi non interessarsi ai problemi degli altri, 
non sentirsi squadra ma liberi battitori; 
- un forte grado aggressività /conflittualità del gruppo 
scolastico e la tendenza a far finta di niente, magari per 
non ingigantire ma di fatto lasciando crescere i problemi 
fino al loro punto di rottura; 
- sperimentare che ognuno deve difendersi da solo e, 
quando è in difficoltà , può contare solo su se stesso.
Linee guida per genitori 
 Condividere una definizione di bullismo, 
 prendere consapevolezza del problema, 
 non minimizzare, favorire il dialogo, 
 non arroccarsi su posizioni estreme, 
 prestare attenzione al vissuto del proprio 
figlio, invitare il figlio a chiedere aiuto, 
 trovare una soluzione insieme al figlio, 
confrontarsi con altri genitori, 
 potenziare l’autostima del figlio,
Linee guida per genitori 
 aiutare il figlio a prendere consapevolezza dei 
suoi atteggiamenti, 
 far intraprendere attività extrascolastiche, 
ridurre il senso di colpa, 
 dare rinforzi positivi, 
 responsabilizzare la vittima, 
 fornire opportunità di cambiamento.
Linee guida 
Cosa non fare: 
o ottica punitiva, 
o punire il bullo e proteggere la vittima, 
o usare minacce, 
o enfatizzare le modalità negative, 
o umiliare, 
o disapprovare.
Linee guida pedagogiche 
APPROCCIO GLOBALE E SISTEMICO 
Acquisizione di consapevolezza: accertare dove e 
in che modo si manifestano situazioni di 
prepotenza, rendere il personale, gli alunni e i 
genitori consapevoli del problema e della sua 
gravità, motivare a intervenire, definire un livello 
iniziale di presenza dl fenomeno. 
Mezzi: osservazione diretta, colloquio, discussioni 
di gruppo, interviste e colloqui singoli, 
questionari.
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
 Il gruppo dei pari: non restringere l’attenzione 
sul binomio vittima-bullo ma analizzare le 
dinamiche del gruppo. Il gruppo tende a 
cristallizzare vittime e prepotenti al suo interno, 
mitizzando e proteggendo i bulli e tollerando 
poco la fragilità delle vittime. 
 I sostenitori del bullo o gli spettatori:allargare il 
campo di osservazione al gruppo e progettare 
attività che aiutino a comprendere le situazioni di 
fragilità, attivare le forze positive.
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
 La relazione educativa tra insegnanti e 
alunni: le difficoltà di comunicazione adulti-ragazzi 
e la tendenza a minimizzare rafforzano e 
legittimano i comportamenti negativi. 
- Favorire il dialogo studenti-insegnanti. 
- Curare le relazioni e la gestione del gruppo. 
 La cultura della scuola: prendere accordi a 
livello di istituto sulla non tolleranza delle 
prevaricazioni. 
Organizzare gli spazi in modo funzionale a 
evitare atti di bullismo.
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
 Il rapporto con le famiglie: clima di 
incomprensione scuola-famiglia. Avviare percorsi 
di cooperazione reciproca, intersoggettiva. 
Trovare strategie per rafforzare l’autostima e le 
capacità comunicative. 
 Il sistema complessivo di valori della 
comunità: i modelli culturali spesso veicolano 
l’incentivo a atti di prevaricazione. Ideare 
percorsi insieme.
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
PROGETTI SCOLASTICI 
Tre fasi: 
1. Definizione di prepotenza (perché sulla 
parola bullismo c’è molta confusione e c’è la 
tendenza a credere che il problema riguardi solo 
gli alunni).
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
2. Obiettivi educativi della scuola: 
Obiettivi generali: 
 promuovere una cultura di rispetto e 
solidarietà; 
 ridurre il fenomeno delle prepotenze sia tra 
alunni che tra insegnanti e alunni;
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
Obiettivi specifici: 
 Fornire modelli di collaborazione tra insegnanti, 
tra insegnanti e alunni e tra alunni. 
 Favorire un clima di discussione e ascolto in 
classe. 
 Offrire occasioni perché ciascuno possa 
esprimersi. 
 Evitare di attribuire etichette positive o negative 
degli alunni.
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
3. Strategie per la realizzazione del progetto: 
 Attività che l’insegnate può proporre in classe 
 Iniziative che possono prendere gli alunni: 
attivazione di spazi di ascolto-aiuto in classe e 
l’attività di supporto tra i coetanei. 
 Elaborazione e realizzazione di proposte per 
migliorare alcuni spazi della scuola. 
 Cura per la comunicazione del progetto 
mediante incontri con i genitori e la 
progettazione di un evento aperto al 
territorio(convegno, assemblea…).
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
 Educare le life skills (vedi documento) 
 Colloqui individuali 
 Sportello di ascolto
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
Approccio curricolare: 
 -stimoli letterari 
 - stimoli audiovisivi 
 - stimoli di attualità 
 - stimoli relativi all’ambito storico e geografico 
 - stimoli attinenti alle discipline giuridiche 
 - stimoli attinenti alle discipline scientifiche
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE EMOTIVE 
Obiettivi: 
 migliorare la capacità di riconoscimento delle 
emozioni e di discriminazione dei propri vissuti 
emotivi; 
 favorire la comprensione del fatto che una stessa 
situazione non sempre provoca la stessa 
emozione in soggetti diversi; 
 riflettere sul concetto di empatia e sulle 
ripercussioni emotive e cognitive che questo 
sentimento ha nei protagonisti.
LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 
OTTIMIZZARE L’AMBIENTE SCOLASTICO 
 sorveglianza delle aree a rischio 
 disposizione delle aule 
 strutturazione dei cortili e delle aree comuni 
 sorveglianza dell’aula 
 organizzazione dell’aula
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
 Operatore amico: i ragazzi operatori sono in 
genere volontari, possono autocandidarsi. I 
componenti del gruppo hanno un ruolo 
fondamentale come destinatari dell ‘intervento. 
 I ragazzi operatori ricevono un training formativo 
e esperienziale su alcune dimensioni e 
competenze sociali rilevanti nel ruolo di aiuto che 
sono chiamati a svolgere. I ragazzi operatori 
sono supervisionati e sostenuti da adulti.
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
Obiettivi del training: 
 Sviluppare la capacità di ascolto attivo. 
 Assumere una posizione corretta per comunicare 
disponibilità e attenzione. 
 Favorire la comunicazione in chi chiede aiuto, 
utilizzando domande aperte. 
 Comprendere le emozioni e i segnali non verbali 
dell’altro. 
 Utilizzare un approccio del tipo problem-solving 
per aiutare il compagno o la compagna in 
difficoltà.
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
Supervisione: 
 opportunità per riflettere sul proprio operato e gli 
scopi sono: 
 assicurare il benessere di chi utilizza il servizio 
dell’operatore amico. 
 potenziare le abilità degli operatori. 
 fornire supporto emotivo agli operatori. 
 acquisire le informazioni necessarie per 
monitorare l’efficacia del programma. 
 generare nuove idee per altre sessioni di 
training. 
 sviluppare coesione tra i ragazzi che stanno 
vivendo l’esperienza.
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
Compiti dell’operatore: 
 agire come sostegno per ragazzi arrivati da poco 
a scuola; 
 organizzare giochi o altre attività socializzanti 
per i compagni più soli; 
 aiutare i compagni con maggiore difficoltà di 
rendimento a studiare o a fare i compiti; 
 stare vicino ai compagni rifiutati, isolati o 
attaccati; 
 essere vicino ai compagni che vivono un periodo 
di difficoltà.
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
 Circle time: per potenziare la comunicazione tra i 
componenti della classe 
 Role-playing e teatro 
 Lavoro cooperativo in classe 
 Problem solving
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
Mediazione di conflitti tra pari 
 E’ un metodo strutturato di gestione e 
risoluzione delle difficoltà interpersonali a partire 
dall’aiuto di un team di compagni mediatori. 
 Il processo di mediazione può avere luogo dopo 
la disputa e prevede varie tappe: i mediatori 
incontrano i due contendenti, prima 
separatamente poi insieme; ciascuno racconta il 
proprio punto di vista; i due contendenti 
vengono invitati a esprimere i propri desideri e a 
cercare una soluzione equa per entrambe le 
parti.
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
Obiettivi 
 Sviluppare la consapevolezza degli aspetti 
positivi del conflitto. 
 Acquisire strategie per la risoluzione dei conflitti. 
 Applicare queste strategie a situazioni specifiche. 
 Sviluppare metodi di risoluzione del conflitto 
utilizzabili anche in altre circostanze.
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
 La partecipazione alla mediazione è volontaria 
ma implica l’accettazione di regole e la ricerca di 
una soluzione. 
 Viene richiesta dai litiganti stessi oppure 
offerta dai mediatori. 
 I mediatori devono rimanere neutrali, indicare 
e far rispettare le regole del processo, ascoltare 
con attenzione, garantire la riservatezza e 
aiutare a trovare soluzioni con delle domande.
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
 Presentazione e regole del gioco 
 Racconto 
 Chiarire il problema 
 Proporre una soluzione 
 Giungere a un accordo
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
Errori del mediatore, cosa non fare: 
 Non fare troppe domande 
 Non chiedere troppi perché 
 Non litigare con una delle parti 
 Non emettere giudizi 
 Non dare consigli 
 Non minacciare le parti 
 Non forzare la riconciliazione 
 Non imporre la mediazione
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
Esempio di accordo: 
Noi, ……. 
E … …. 
Siamo giunti a un accordo per risolvere il nostro 
conflitto. 
Per fare in modo che il problema non si presti 
nuovamente in futuro, ci proponiamo di ……. 
Ci incontreremo di nuovo il giorno …. per verificare 
che siano stati messi in atto gli accordi presi. 
Firma … 
I mediatori …. 
Data …..
MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI 
Registro della mediazione 
Partecipanti 
Nomi: 
classe: 
Mediatori 
Nomi: 
Classe: 
Breve descrizione del conflitto 
Si è giunti a un accordo?
Materiali 
 Questionari 
 - CECK LIST “La nostra scuola produce bullismo?” 
 - “Scherzo…litigio…bullismo…reato” 
 - Life skills (OMS 1993) 
 - LIBRO BIANCO 
 - Direttiva Ministeriale 2006 
 Linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità 
 Linee di indirizzo lotta al bullismo 
 - Sito “Smonta il bullo” – referenti regionali – iniziative 
regionali – documenti

More Related Content

What's hot

Seminario bullismo
Seminario bullismoSeminario bullismo
Seminario bullismoimartini
 
2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismoimartini
 
Bullismo vv
Bullismo vvBullismo vv
Bullismo vvimartini
 
"Ti picchio, Ti rompo" Il bullismo un fenomeno alla deriva
"Ti picchio, Ti rompo" Il bullismo un fenomeno alla deriva"Ti picchio, Ti rompo" Il bullismo un fenomeno alla deriva
"Ti picchio, Ti rompo" Il bullismo un fenomeno alla derivaNada Vallone
 
Bullismo tra i_banchi 1
Bullismo tra i_banchi 1Bullismo tra i_banchi 1
Bullismo tra i_banchi 1imartini
 
Progetto Noi e la Pace. Bullismo.
Progetto Noi e la Pace. Bullismo.Progetto Noi e la Pace. Bullismo.
Progetto Noi e la Pace. Bullismo.GiobertiVincenzo
 
Bullismo n
Bullismo nBullismo n
Bullismo nimartini
 
Convegno bullismo
Convegno bullismoConvegno bullismo
Convegno bullismomariolina
 
Progetto bullismo [modalità compatibilità] d
Progetto bullismo [modalità compatibilità] dProgetto bullismo [modalità compatibilità] d
Progetto bullismo [modalità compatibilità] dimartini
 
Bullismobis -3-x
Bullismobis -3-xBullismobis -3-x
Bullismobis -3-ximartini
 
Bullismo e cyber bullismo di Riccardo R.
Bullismo e cyber bullismo di Riccardo R.Bullismo e cyber bullismo di Riccardo R.
Bullismo e cyber bullismo di Riccardo R.andrea.multari
 
BULLISMO: LE FORZE DELL’ORDINE REPRIMONO ED EDUCANO? by C. Vanin
BULLISMO:  LE FORZE DELL’ORDINE REPRIMONO ED EDUCANO? by C. VaninBULLISMO:  LE FORZE DELL’ORDINE REPRIMONO ED EDUCANO? by C. Vanin
BULLISMO: LE FORZE DELL’ORDINE REPRIMONO ED EDUCANO? by C. VaninPaolo Madeyski
 
Presentazione bullismo v
Presentazione bullismo vPresentazione bullismo v
Presentazione bullismo vimartini
 
Bullismo+introduzione+di+adriana+corti
Bullismo+introduzione+di+adriana+cortiBullismo+introduzione+di+adriana+corti
Bullismo+introduzione+di+adriana+cortiguest827678
 
Bullismo e cyberbullismo
Bullismo e cyberbullismoBullismo e cyberbullismo
Bullismo e cyberbullismoRoBisc
 

What's hot (19)

Seminario bullismo
Seminario bullismoSeminario bullismo
Seminario bullismo
 
2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo
 
Bullismo vv
Bullismo vvBullismo vv
Bullismo vv
 
"Ti picchio, Ti rompo" Il bullismo un fenomeno alla deriva
"Ti picchio, Ti rompo" Il bullismo un fenomeno alla deriva"Ti picchio, Ti rompo" Il bullismo un fenomeno alla deriva
"Ti picchio, Ti rompo" Il bullismo un fenomeno alla deriva
 
Sbulloniamoli
SbulloniamoliSbulloniamoli
Sbulloniamoli
 
Bullismo tra i_banchi 1
Bullismo tra i_banchi 1Bullismo tra i_banchi 1
Bullismo tra i_banchi 1
 
Progetto Noi e la Pace. Bullismo.
Progetto Noi e la Pace. Bullismo.Progetto Noi e la Pace. Bullismo.
Progetto Noi e la Pace. Bullismo.
 
Bullismo e cyberbullismo
Bullismo e cyberbullismoBullismo e cyberbullismo
Bullismo e cyberbullismo
 
Bullismo n
Bullismo nBullismo n
Bullismo n
 
Convegno bullismo
Convegno bullismoConvegno bullismo
Convegno bullismo
 
Bullismo
Bullismo Bullismo
Bullismo
 
Bullismo a Vercelli
Bullismo a VercelliBullismo a Vercelli
Bullismo a Vercelli
 
Progetto bullismo [modalità compatibilità] d
Progetto bullismo [modalità compatibilità] dProgetto bullismo [modalità compatibilità] d
Progetto bullismo [modalità compatibilità] d
 
Bullismobis -3-x
Bullismobis -3-xBullismobis -3-x
Bullismobis -3-x
 
Bullismo e cyber bullismo di Riccardo R.
Bullismo e cyber bullismo di Riccardo R.Bullismo e cyber bullismo di Riccardo R.
Bullismo e cyber bullismo di Riccardo R.
 
BULLISMO: LE FORZE DELL’ORDINE REPRIMONO ED EDUCANO? by C. Vanin
BULLISMO:  LE FORZE DELL’ORDINE REPRIMONO ED EDUCANO? by C. VaninBULLISMO:  LE FORZE DELL’ORDINE REPRIMONO ED EDUCANO? by C. Vanin
BULLISMO: LE FORZE DELL’ORDINE REPRIMONO ED EDUCANO? by C. Vanin
 
Presentazione bullismo v
Presentazione bullismo vPresentazione bullismo v
Presentazione bullismo v
 
Bullismo+introduzione+di+adriana+corti
Bullismo+introduzione+di+adriana+cortiBullismo+introduzione+di+adriana+corti
Bullismo+introduzione+di+adriana+corti
 
Bullismo e cyberbullismo
Bullismo e cyberbullismoBullismo e cyberbullismo
Bullismo e cyberbullismo
 

Similar to Bullismo v

bullimo lezione
bullimo lezionebullimo lezione
bullimo lezioneimartini
 
Giammetta Adolescenza e bullismo
Giammetta   Adolescenza e bullismoGiammetta   Adolescenza e bullismo
Giammetta Adolescenza e bullismoRosalia Giammetta
 
I giovani e la violenza
I giovani e la violenzaI giovani e la violenza
I giovani e la violenzaSimona Martini
 
La forza delle donne contro la violenza (mondiversi.it)
La forza delle donne contro la violenza (mondiversi.it)La forza delle donne contro la violenza (mondiversi.it)
La forza delle donne contro la violenza (mondiversi.it)Agostino Acri
 
Mobbingscuola
MobbingscuolaMobbingscuola
MobbingscuolaFabrizio
 
Disturbi condotta v
Disturbi condotta vDisturbi condotta v
Disturbi condotta vimartini
 
Le Pillole di Sapyent - il Bullismo
Le Pillole di Sapyent - il BullismoLe Pillole di Sapyent - il Bullismo
Le Pillole di Sapyent - il BullismoLuca Cenci
 
Stili di personalità e disturbi
Stili di personalità e disturbiStili di personalità e disturbi
Stili di personalità e disturbiFabio Calvo
 
La dipendenza affettiva - Grosseto 2015
La dipendenza affettiva - Grosseto 2015La dipendenza affettiva - Grosseto 2015
La dipendenza affettiva - Grosseto 2015Annalisa Barbier, PhD
 
Problemi comportamentali a scuola b
Problemi comportamentali a scuola bProblemi comportamentali a scuola b
Problemi comportamentali a scuola bimartini
 
Bullismobis
Bullismobis Bullismobis
Bullismobis imartini
 
Bullismobis
Bullismobis Bullismobis
Bullismobis imartini
 
Adhd vicenza
Adhd vicenza Adhd vicenza
Adhd vicenza imartini
 

Similar to Bullismo v (20)

bullimo lezione
bullimo lezionebullimo lezione
bullimo lezione
 
Giammetta Adolescenza e bullismo
Giammetta   Adolescenza e bullismoGiammetta   Adolescenza e bullismo
Giammetta Adolescenza e bullismo
 
La manipolazione emotiva
La manipolazione emotivaLa manipolazione emotiva
La manipolazione emotiva
 
I giovani e la violenza
I giovani e la violenzaI giovani e la violenza
I giovani e la violenza
 
L’attaccamento
L’attaccamentoL’attaccamento
L’attaccamento
 
La forza delle donne contro la violenza (mondiversi.it)
La forza delle donne contro la violenza (mondiversi.it)La forza delle donne contro la violenza (mondiversi.it)
La forza delle donne contro la violenza (mondiversi.it)
 
Mobbingscuola
MobbingscuolaMobbingscuola
Mobbingscuola
 
Violenza contro le donne e i bambini
Violenza contro le donne e i bambiniViolenza contro le donne e i bambini
Violenza contro le donne e i bambini
 
Bullo c
Bullo cBullo c
Bullo c
 
Disturbi condotta v
Disturbi condotta vDisturbi condotta v
Disturbi condotta v
 
Le Pillole di Sapyent - il Bullismo
Le Pillole di Sapyent - il BullismoLe Pillole di Sapyent - il Bullismo
Le Pillole di Sapyent - il Bullismo
 
Forme di devianza minorile, bullismo e baby gang
Forme di devianza minorile, bullismo e baby gangForme di devianza minorile, bullismo e baby gang
Forme di devianza minorile, bullismo e baby gang
 
Stili di personalità e disturbi
Stili di personalità e disturbiStili di personalità e disturbi
Stili di personalità e disturbi
 
La dipendenza affettiva - Grosseto 2015
La dipendenza affettiva - Grosseto 2015La dipendenza affettiva - Grosseto 2015
La dipendenza affettiva - Grosseto 2015
 
Problemi comportamentali a scuola b
Problemi comportamentali a scuola bProblemi comportamentali a scuola b
Problemi comportamentali a scuola b
 
Bullismobis
Bullismobis Bullismobis
Bullismobis
 
Bullismobis
Bullismobis Bullismobis
Bullismobis
 
Adhd vicenza
Adhd vicenza Adhd vicenza
Adhd vicenza
 
Adhd
Adhd Adhd
Adhd
 
Adhd
Adhd Adhd
Adhd
 

More from imartini

Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambinoimartini
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizingimartini
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotivaimartini
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaimartini
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbaleimartini
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsaimartini
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti imartini
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura imartini
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsaimartini
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa nimartini
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimentoimartini
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce etaimartini
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio imartini
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaimartini
 
Slide musica-cervello
Slide musica-cervelloSlide musica-cervello
Slide musica-cervelloimartini
 

More from imartini (20)

Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambino
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizing
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotiva
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematica
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbale
 
Adhd u
Adhd uAdhd u
Adhd u
 
DSA
DSADSA
DSA
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsa
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
 
scrittura
scritturascrittura
scrittura
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsa
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa n
 
dislessia
dislessiadislessia
dislessia
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimento
 
DSA
DSADSA
DSA
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce eta
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scrittura
 
Slide musica-cervello
Slide musica-cervelloSlide musica-cervello
Slide musica-cervello
 

Bullismo v

  • 1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA E DELLA MARGINALITA’ II SEMESTRE Dott.ssa Angela Fiorillo
  • 2. IL FENOMENO DEL BULLISMO “UN BAMBINO CHE SUBISCE PREPOTENZE, È VITTIMA DI BULLISMO, QUANDO È ESPOSTO RIPETUTAMENTE E PER LUNGO TEMPO ALLE AZIONI OSTILI DI UNO O PIÙ COMPAGNI” E QUANDO QUESTE AZIONI SONO COMPIUTE IN UNA SITUAZIONE DI “SQUILIBRIO DI FORZE, OSSIA IN UNA RELAZIONE ASIMMETRICA: IL RAGAZZO ESPOSTO AI TORMENTI EVIDENZIA DIFFICOLTÀ NEL DIFENDERSI”. Dan Olweus, psicologo norvegese 1996-1997
  • 3. IL FENOMENO DEL BULLISMO DEFINIZIONE - Comportamento sociale perturbato, - Non è un disturbo ma è una forte manifestazione di disagio - Protagonisti: il bullo, la vittima, gli spettatori
  • 4. IL FENOMENO DEL BULLISMO Idee preconcette  è una ragazzata,  fa parte della crescita,  è un fenomeno delle zone più povere.
  • 5. IL FENOMENO DEL BULLISMO PREGIUDIZI  la vittima deve imparare a difendersi, la difficoltà aiuta a crescere  nella nostra scuola il problema non esiste  non è prepotenza ma è stata solo una ragazzata  a volte le vittime se lo meritano
  • 6. IL FENOMENO DEL BULLISMO IL BULLISMO NON E’:  Comportamento ludico ma non aggressivo  Attacchi gravi con armi, coltelli  Furti di materiale costoso  Minacce di gravi aggressioni alla persona  Molestie severe  Abuso sessuale (In queste situazioni è necessaria una denuncia all’autorità giudiziaria).
  • 7. IL FENOMENO DEL BULLISMO TRATTI DISTINTIVI  Intenzionalità: il bullo mette in atto intenzionalmente dei comportamenti fisici, verbali o psicologici con lo scopo di offendere l’altro e di arrecargli danno o disagio;  Persistenza: sebbene anche un singolo episodio possa essere considerato una forma di bullismo, l’interazione bullo-vittima è caratterizzata dalla ripetitività di comportamenti di prepotenza protratti nel tempo;
  • 8. IL FENOMENO DEL BULLISMO TRATTI DISTINTIVI  Interazione asimmetrica, fondata sul disequilibrio e sulla disuguaglianza di forza tra il bullo che agisce e la vittima che spesso non è in grado di difendersi;  Comportamento di attacco perpetrato con modalità fisiche o verbali di tipo diretto (botte, pugni, calci, offese e minacce) o con modalità di tipo psicologico e indiretto, quali l’esclusione o la diffamazione.
  • 9. IL FENOMENO DEL BULLISMO  Prepotenze dirette: manifestazioni aperte e visibili di prevaricazione nei confronti della vittima sia di tipo fisico (colpi, pugni, calci), sia di tipo verbale (minacce e offese).  Prepotenze indirette: più nascoste e sottili, più difficilmente rilevabili (esclusione dal gruppo, diffusione di calunnie sui compagni).  Nei maschi prevalgono le prime e nelle femmine le seconde.
  • 10. IL FENOMENO DEL BULLISMO Relazione bullo-vittima Il bullo predomina e la vittima subisce, mancanza di simmetria
  • 11. IL FENOMENO DEL BULLISMO PROTAGONISTI  Bullo dominante  Bullo gregario  Vittima passiva  Vittima provocatrice  Spettatori attivi  Spettatori passivi
  • 12. IL FENOMENO DEL BULLISMO Distinzione tra: - il leader, l'ideatore delle prepotenze, quello che avvia le prese in giro, architetta gli scherzi pesanti, approfitta dei compagni. Qualche volta pensa le prepotenze e le commette, altre volte le pensa ma le fa compiere ad altri. - i gregari, che partecipano alle prepotenze sotto la sua guida, lo stimano, si sentono protetti da lui o vorrebbero assomigliargli. Probabilmente senza il leader queste persone si comporterebbero diversamente, ma alla sua guida assumono questi comportamenti.
  • 13. IL FENOMENO DEL BULLISMO - i sostenitori, coloro che assistono senza prendere parte all'azione ma sostenendola attivamente con incitamenti, risolini e via di seguito, aggravando la situazione della vittima e costruendo aspettative di ruolo verso i bulli che si espongono maggiormente. - Gli spettatori neutrali che non prendono una posizione di fronte alle prepotenze o che non sono mai presenti agli episodi. Hanno paura, sono stati educati a non immischiarsi nelle cose degli altri, si sentono soli dentro al gruppo, non capiscono bene quello che succede, oppure sì ma credono di non essere in grado di dare una mano.
  • 14. IL FENOMENO DEL BULLISMO Tre tipologie di bulli  IL BULLO DOMINANTE È un ragazzo maschio in genere, più forte fisicamente o psicologicamente rispetto ai compagni. Presenta elevata autostima e ha un atteggiamento favorevole verso la violenza. Ritiene che l’aggressività possa essere positiva perché aiuta a ottenere ciò che si vuole e è sempre pronto a giustificare il proprio comportamento assumendo atteggiamenti di indifferenza e scarsa empatia verso la vittima. Si caratterizza per comportamenti aggressivi sia verso i compagni che verso gli adulti. È anche capace di istigare altri compagni a aggredire. Ha buone abilità sociali e di comprensione della mente che utilizza per manipolare la situazione a proprio vantaggio.
  • 15. IL FENOMENO DEL BULLISMO  IL BULLO GREGARIO E’ un ragazzo più ansioso, spesso con difficoltà a livello di rendimento scolastico, poco popolare nel gruppo e insicuro. In genere tende a farsi trascinare nel ruolo di aiutante o sostenitore del bullo poiché questo comportamento può dargli un’identità e un’opportunità di affermazione all’interno del gruppo.
  • 16. IL FENOMENO DEL BULLISMO  IL BULLO VITTIMA E’ definito anche vittima aggressiva o provocatrice: pur subendo le prepotenze dei compagni, mostra uno stile di interazione di tipo reattivo e aggressivo. Spesso è un bambino emotivo, irritabile e con difficoltà di controllo delle emozioni; ha atteggiamenti provocatori e iper-reattivi di fronte agli attacchi dei compagni. Il suo comportamento agitato, accompagnato anche da difficoltà sul piano cognitivo e dall’attenzione e da modalità provocatorie verso gli altri, innesca facilmente un circolo vizioso di elevata conflittualità. E’ molto impopolare tra i compagni e proviene da contesti familiari altamente conflittuali e coercitivi.
  • 17. IL FENOMENO DEL BULLISMO LA VITTIMA  Vittima passiva: è un ragazzo tendenzialmente passivo che non sembra provocare in alcun modo le prepotenze subite; è un soggetto calmo, sensibile e contrario all’uso della violenza e se maschio, più debole fisicamente rispetto alla media dei compagni. È caratterizzato da un modello reattivo ansioso o sottomesso che segnala ai bulli la sua insicurezza, la passività e la difficoltà a reagire di fronte alle prepotenze subite. E’ insicuro e ansioso e se attaccato reagisce piangendo e chiudendosi in se stesso. Soffre spesso di bassa autostima e ha un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze. Le vittime sono ragazzi particolarmente fragili, vivono in isolamento in classe.
  • 18. IL FENOMENO DEL BULLISMO  Vittima provocatrice: è un ragazzo che con il suo comportamento irrequieto, iper-reattivo e irritante, provoca gli attacchi subiti e spesso contrattacca le azioni dell’altro. Questa categoria è sovrapponibile a quella dei bulli-vittima. Molte vittime tendono a accettare la propria sorte negando il problema, cercando di annullare la propria sofferenza emotiva o mettendo in atto comportamenti di autocolpevolizzazione.
  • 19. IL FENOMENO DEL BULLISMO La vittimizzazione costituisce un ostacolo significativo al benessere sociale, emozionale e all’adattamento scolastico dei bambini. Le vittime sono affetti da diversi tipi di disagi, quali la solitudine, la depressione, l’ansietà, l’insicurezza, la bassa autostima e un’eccessiva passività nelle relazioni sociali. Sviluppano un atteggiamento di generale rifiuto verso l’attività scolastica e mostrano segni di ansia e di angoscia in momenti significativi della loro esperienza a scuola. Possono arrivare a comportamenti di autodistruzione.
  • 20. IL FENOMENO DEL BULLISMO DISTURBI  PSICOSOMATICI  PSICHICI:  DISTURBI D’ANSIA, TRA CUI ATTACCHI DI PANICO, FOBIE;  DISTURBI DELL’UMORE, CON REAZIONI AGGRESSIVE ESAGERATE, MARCATA IRRITABILITÀ, MANIFESTAZIONI DEPRESSIVE, ECC.;  DISTURBI DELL’ATTENZIONE E DELLA CONCENTRAZIONE;  DISTURBI DELLA SFERA DEL SONNO CON RISVEGLI MULTIPLI DURANTE LA NOTTE, INSONNIA, ALTERAZIONI DEL RITMO SONNO-VEGLIA;  MODIFICAZIONI DELL’ALIMENTAZIONE CHE POSSONO ARRIVARE FINO ALL’ANORESSIA O ALLA BULIMIA.
  • 21. IL FENOMENO DEL BULLISMO SOGGETTI VITTIME-PASSIVE  ANSIA;  INSICUREZZA;  SCARSA AUTOSTIMA;  OPINIONE NEGATIVA DI SÉ, DELLE PROPRIE COMPETENZE E ABILITÀ;  PREOCCUPAZIONI ECCESSIVE PER IL PROPRIO CORPO, MANIFESTATE ATTRAVERSO LA PAURA DI FARSI MALE, LE DIFFICOLTÀ NELLO SVOLGIMENTO DI ATTIVITÀ LUDICHE E/O SPORTIVE;  CHIUSURA IN SE STESSI E, PER I PIÙ PICCOLI, PIANTO;  STILE DI INTERNAZIONE DI TIPO REATTIVO-ANSIOSO SOTTOMESSO;  SOLITUDINE ED EMARGINAZIONE IN AMBITO SCOLASTICO;  RENDIMENTO SCOLASTICO INCOSTANTE E IN PROGRESSIVO PEGGIORAMENTO NELLA SCUOLA MEDIA.
  • 22. IL FENOMENO DEL BULLISMO VITTIME- PROVOCATRICI  IPERATTIVITÀ;  INQUIETUDINE;  STILE DI INTERAZIONE DI TIPO REATTIVO-ANSIOSO AGGRESSIVO CON TENDENZA AD OFFENDERE, A CONTROBATTERE, A PREVARICARE I COMPAGNI PIÙ DEBOLI;  DIFFICOLTÀ DI RELAZIONE ANCHE CON AGLI ADULTI;  I LORO COMPORTAMENTI SPESSO SUSCITANO SGRADEVOLEZZA, ANTIPATIA, ECC.
  • 23. IL FENOMENO DEL BULLISMO CARATTERISTICHE DEI BULLI  SICUREZZA;  AUTOSTIMA ELEVATA;  MODELLO DI INTERNAZIONE DI TIPO REATTIVO-AGGRESSIVO CON AGGRESSIVITÀ VIOLENTA GENERALIZZATA, RIVOLTA VERSO I COMPAGNI, SPESSO ANCHE VERSO GENITORI E INSEGNANTI;  IMPULSIVITÀ;  FORTE BISOGNO DI DOMINARE GLI ALTRI;  RABBIA CHE SI MANIFESTA FREQUENTEMENTE E PER MOTIVI IRRILEVANTI;  BASSA TOLLERANZA ALLA FRUSTRAZIONE;
  • 24. IL FENOMENO DEL BULLISMO  CARATTERISTICHE DEI BULLI  DIFFICOLTÀ NEL RISPETTARE LE REGOLE;  UTILIZZO DELL’INGANNO PER TRARRE VANTAGGIO;  SCARSA EMPATIA;  INDIFFERENZA NEI CONFRONTI DELLA VITTIMA;  ABILITÀ NELLE ATTIVITÀ SPORTIVE E LUDICHE;  CAPACITÀ DI AFFRONTARE E RISOLVERE SITUAZIONI DIFFICILI;  RENDIMENTO SCOLASTICO INCOSTANTE E IN PROGRESSIVO PEGGIORAMENTO CON L’AUMENTARE DELL’ETÀ;  MAGGIORE RISCHIO RISPETTO AI COETANEI DI INCORRERE IN ETÀ GIOVANILE IN COMPORTAMENTI DEVIANTI E/O CRIMINALI, DI ABUSARE DI ALCOOL E/O SOSTANZE.
  • 25. IL FENOMENO DEL BULLISMO CATEGORIE A RISCHIO  I ragazzi disabili hanno una probabilità 2-3 volte superiore di essere vittimizzati.  I ragazzi di altre etnie  I ragazzi con comportamento atipico rispetto l’identità di genere  Ragazze in età adolescenziale vittime di molestie sessuali
  • 26. Cyberbullismo Cyber-bullismo, bullismo online è il termine che indica atti di bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l'e-mail, la messaggeria istantanea, i blog, i telefoni cellulari, i cercapersone e/o i siti web.
  • 27. Cyberbullismo Da un’indagine Eurispes e Telefono Azzurro, emerge che il 92.5% dei bambini (dai 7 ai 14 anni circa) possiede un computer in casa propria. La maggior parte lo hanno collocato nella loro stanza. Il 42% di essi utilizza internet, la maggior parte da casa, mentre le percentuali sono più esigue per quanto riguarda coloro che se ne servono a scuola, a casa di amici, e in internet point. Tra questi, il 33% (quindi un bambino su 3) si connette alla Rete da solo, in assenza totale di controlli, per cui in piena libertà, con la mancanza di ispezioni e sostegno da parte degli adulti.
  • 28. Cyberbullismo La direttiva sul cyber bullismo ha introdotto anche il patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia; i genitori sono responsabili unitamente alla scuola per quanto riguarda il controllo dei propri figli, anche nella loro vita online.
  • 29. Cyberbullismo Problema del furto di identità Difficoltà nel rintracciare i cyber bulli da parte delle autorità. Consigli ai cybernauti più piccoli: Non date mai informazioni come il vostro nome e cognome, indirizzo, nome della scuola o numero di telefono a persone conosciute su Internet. Non mandate mai vostre foto senza il permesso dei vostri genitori. Leggete le e-mail con i genitori, controllando con loro ogni allegato. Non fissate incontri con persone conosciute via Internet senza il permesso dei genitori. Dite subito ai vostri genitori o ai vostri insegnanti se leggete o vedete qualcosa su Internet che vi fa sentire a disagio o vi spaventa.”
  • 30. I fattori di rischio  Riconducibili al contesto familiare - la qualità dell'interazione familiare - lo stile educativo dei genitori - il clima familiare - il sistema dei valori della famiglia - il contesto familiare come sistema comunicativo-relazionale (affettiva, comunicativa, educativa ed organizzativa).
  • 31. I fattori di rischio FAMIGLIA DEL BULLO:  stile permissivo  stile parentale di segno opposto  modelli educativi autoritari e violenti  incoerenza tra azioni e comportamenti educativi  stile coercitivo incoerente
  • 32. I fattori di rischio  Riconducibili all'ambiente scolastico La scuola può avere in sè dei fattori di rischio rispetto al bullismo, ad esempio: - una conduzione troppo debole o troppo autoritaria, o che spinge alla competizione estrema. - una struttura tanto grande e dispersiva che è¨ facile agire non visti - una organizzazione priva di punti di riferimento certi - un ambiente scolastico in cui si mescolano difficoltà preesistenti di tanti ragazzi, di ordine personale, psicologico, familiare, culturale, scolastico e che non ha le risorse, le collaborazioni, le possibilità per farvi fronte.
  • 33. I fattori di rischio  Riconducibili alle caratteristiche personali - la capacità empatica, di cui i prepotenti sono generalmente poco provvisti, ovvero l'essere in grado di riconoscere le emozioni degli altri, di mettersi nei loro panni; - la consapevolezza dei propri atti subiti e agiti, perchè ci sono bulli che negano le loro azioni ma anche vittime che cercano un adattamento e sono disposte a difendere i prepotenti pur di non sentirsi nella parte del più debole e non temere ulteriori ritorsioni; - l'autostima e il senso di autoefficacia, che concorrono a dare forza alle persone, a stabilire in loro un atteggiamento equilibrato nel riconoscere i propri bisogni e nel saperli esporre in modo assertivo, cioè senza per questo aggredire o misconoscere gli altri.
  • 34. I fattori di rischio  Riconducibili alla dimensione socio-ambientale - Un ambiente che già racchiude la logica della prevaricazione sul più debole, perché vincere è l'unica cosa importante o perchè bisogna sempre dimostrare qualcosa. Fattori di rischio specifici possono essere: - una scuola dove le regole sono solo una facciata, dove non sono conosciute e capite o dove vengono regolarmente infrante, dai ragazzi e a volte anche dagli adulti; - una scuola dove non esistono sanzioni riconosciute e applicate in modo certo; - l'abitudine a luoghi di socializzazione - non solo la scuola - dove è la prassi non interessarsi ai problemi degli altri, non sentirsi squadra ma liberi battitori; - un forte grado aggressività /conflittualità del gruppo scolastico e la tendenza a far finta di niente, magari per non ingigantire ma di fatto lasciando crescere i problemi fino al loro punto di rottura; - sperimentare che ognuno deve difendersi da solo e, quando è in difficoltà , può contare solo su se stesso.
  • 35. Linee guida per genitori  Condividere una definizione di bullismo,  prendere consapevolezza del problema,  non minimizzare, favorire il dialogo,  non arroccarsi su posizioni estreme,  prestare attenzione al vissuto del proprio figlio, invitare il figlio a chiedere aiuto,  trovare una soluzione insieme al figlio, confrontarsi con altri genitori,  potenziare l’autostima del figlio,
  • 36. Linee guida per genitori  aiutare il figlio a prendere consapevolezza dei suoi atteggiamenti,  far intraprendere attività extrascolastiche, ridurre il senso di colpa,  dare rinforzi positivi,  responsabilizzare la vittima,  fornire opportunità di cambiamento.
  • 37. Linee guida Cosa non fare: o ottica punitiva, o punire il bullo e proteggere la vittima, o usare minacce, o enfatizzare le modalità negative, o umiliare, o disapprovare.
  • 38. Linee guida pedagogiche APPROCCIO GLOBALE E SISTEMICO Acquisizione di consapevolezza: accertare dove e in che modo si manifestano situazioni di prepotenza, rendere il personale, gli alunni e i genitori consapevoli del problema e della sua gravità, motivare a intervenire, definire un livello iniziale di presenza dl fenomeno. Mezzi: osservazione diretta, colloquio, discussioni di gruppo, interviste e colloqui singoli, questionari.
  • 39. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA  Il gruppo dei pari: non restringere l’attenzione sul binomio vittima-bullo ma analizzare le dinamiche del gruppo. Il gruppo tende a cristallizzare vittime e prepotenti al suo interno, mitizzando e proteggendo i bulli e tollerando poco la fragilità delle vittime.  I sostenitori del bullo o gli spettatori:allargare il campo di osservazione al gruppo e progettare attività che aiutino a comprendere le situazioni di fragilità, attivare le forze positive.
  • 40. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA  La relazione educativa tra insegnanti e alunni: le difficoltà di comunicazione adulti-ragazzi e la tendenza a minimizzare rafforzano e legittimano i comportamenti negativi. - Favorire il dialogo studenti-insegnanti. - Curare le relazioni e la gestione del gruppo.  La cultura della scuola: prendere accordi a livello di istituto sulla non tolleranza delle prevaricazioni. Organizzare gli spazi in modo funzionale a evitare atti di bullismo.
  • 41. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA  Il rapporto con le famiglie: clima di incomprensione scuola-famiglia. Avviare percorsi di cooperazione reciproca, intersoggettiva. Trovare strategie per rafforzare l’autostima e le capacità comunicative.  Il sistema complessivo di valori della comunità: i modelli culturali spesso veicolano l’incentivo a atti di prevaricazione. Ideare percorsi insieme.
  • 42. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA PROGETTI SCOLASTICI Tre fasi: 1. Definizione di prepotenza (perché sulla parola bullismo c’è molta confusione e c’è la tendenza a credere che il problema riguardi solo gli alunni).
  • 43. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 2. Obiettivi educativi della scuola: Obiettivi generali:  promuovere una cultura di rispetto e solidarietà;  ridurre il fenomeno delle prepotenze sia tra alunni che tra insegnanti e alunni;
  • 44. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA Obiettivi specifici:  Fornire modelli di collaborazione tra insegnanti, tra insegnanti e alunni e tra alunni.  Favorire un clima di discussione e ascolto in classe.  Offrire occasioni perché ciascuno possa esprimersi.  Evitare di attribuire etichette positive o negative degli alunni.
  • 45. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA 3. Strategie per la realizzazione del progetto:  Attività che l’insegnate può proporre in classe  Iniziative che possono prendere gli alunni: attivazione di spazi di ascolto-aiuto in classe e l’attività di supporto tra i coetanei.  Elaborazione e realizzazione di proposte per migliorare alcuni spazi della scuola.  Cura per la comunicazione del progetto mediante incontri con i genitori e la progettazione di un evento aperto al territorio(convegno, assemblea…).
  • 46. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA  Educare le life skills (vedi documento)  Colloqui individuali  Sportello di ascolto
  • 47. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA Approccio curricolare:  -stimoli letterari  - stimoli audiovisivi  - stimoli di attualità  - stimoli relativi all’ambito storico e geografico  - stimoli attinenti alle discipline giuridiche  - stimoli attinenti alle discipline scientifiche
  • 48. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE EMOTIVE Obiettivi:  migliorare la capacità di riconoscimento delle emozioni e di discriminazione dei propri vissuti emotivi;  favorire la comprensione del fatto che una stessa situazione non sempre provoca la stessa emozione in soggetti diversi;  riflettere sul concetto di empatia e sulle ripercussioni emotive e cognitive che questo sentimento ha nei protagonisti.
  • 49. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA OTTIMIZZARE L’AMBIENTE SCOLASTICO  sorveglianza delle aree a rischio  disposizione delle aule  strutturazione dei cortili e delle aree comuni  sorveglianza dell’aula  organizzazione dell’aula
  • 50. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI  Operatore amico: i ragazzi operatori sono in genere volontari, possono autocandidarsi. I componenti del gruppo hanno un ruolo fondamentale come destinatari dell ‘intervento.  I ragazzi operatori ricevono un training formativo e esperienziale su alcune dimensioni e competenze sociali rilevanti nel ruolo di aiuto che sono chiamati a svolgere. I ragazzi operatori sono supervisionati e sostenuti da adulti.
  • 51. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI Obiettivi del training:  Sviluppare la capacità di ascolto attivo.  Assumere una posizione corretta per comunicare disponibilità e attenzione.  Favorire la comunicazione in chi chiede aiuto, utilizzando domande aperte.  Comprendere le emozioni e i segnali non verbali dell’altro.  Utilizzare un approccio del tipo problem-solving per aiutare il compagno o la compagna in difficoltà.
  • 52. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI Supervisione:  opportunità per riflettere sul proprio operato e gli scopi sono:  assicurare il benessere di chi utilizza il servizio dell’operatore amico.  potenziare le abilità degli operatori.  fornire supporto emotivo agli operatori.  acquisire le informazioni necessarie per monitorare l’efficacia del programma.  generare nuove idee per altre sessioni di training.  sviluppare coesione tra i ragazzi che stanno vivendo l’esperienza.
  • 53. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI Compiti dell’operatore:  agire come sostegno per ragazzi arrivati da poco a scuola;  organizzare giochi o altre attività socializzanti per i compagni più soli;  aiutare i compagni con maggiore difficoltà di rendimento a studiare o a fare i compiti;  stare vicino ai compagni rifiutati, isolati o attaccati;  essere vicino ai compagni che vivono un periodo di difficoltà.
  • 54. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI  Circle time: per potenziare la comunicazione tra i componenti della classe  Role-playing e teatro  Lavoro cooperativo in classe  Problem solving
  • 55. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI Mediazione di conflitti tra pari  E’ un metodo strutturato di gestione e risoluzione delle difficoltà interpersonali a partire dall’aiuto di un team di compagni mediatori.  Il processo di mediazione può avere luogo dopo la disputa e prevede varie tappe: i mediatori incontrano i due contendenti, prima separatamente poi insieme; ciascuno racconta il proprio punto di vista; i due contendenti vengono invitati a esprimere i propri desideri e a cercare una soluzione equa per entrambe le parti.
  • 56. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI Obiettivi  Sviluppare la consapevolezza degli aspetti positivi del conflitto.  Acquisire strategie per la risoluzione dei conflitti.  Applicare queste strategie a situazioni specifiche.  Sviluppare metodi di risoluzione del conflitto utilizzabili anche in altre circostanze.
  • 57. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI  La partecipazione alla mediazione è volontaria ma implica l’accettazione di regole e la ricerca di una soluzione.  Viene richiesta dai litiganti stessi oppure offerta dai mediatori.  I mediatori devono rimanere neutrali, indicare e far rispettare le regole del processo, ascoltare con attenzione, garantire la riservatezza e aiutare a trovare soluzioni con delle domande.
  • 58. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI  Presentazione e regole del gioco  Racconto  Chiarire il problema  Proporre una soluzione  Giungere a un accordo
  • 59. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI Errori del mediatore, cosa non fare:  Non fare troppe domande  Non chiedere troppi perché  Non litigare con una delle parti  Non emettere giudizi  Non dare consigli  Non minacciare le parti  Non forzare la riconciliazione  Non imporre la mediazione
  • 60. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI Esempio di accordo: Noi, ……. E … …. Siamo giunti a un accordo per risolvere il nostro conflitto. Per fare in modo che il problema non si presti nuovamente in futuro, ci proponiamo di ……. Ci incontreremo di nuovo il giorno …. per verificare che siano stati messi in atto gli accordi presi. Firma … I mediatori …. Data …..
  • 61. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI Registro della mediazione Partecipanti Nomi: classe: Mediatori Nomi: Classe: Breve descrizione del conflitto Si è giunti a un accordo?
  • 62. Materiali  Questionari  - CECK LIST “La nostra scuola produce bullismo?”  - “Scherzo…litigio…bullismo…reato”  - Life skills (OMS 1993)  - LIBRO BIANCO  - Direttiva Ministeriale 2006  Linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità  Linee di indirizzo lotta al bullismo  - Sito “Smonta il bullo” – referenti regionali – iniziative regionali – documenti