1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
PEDAGOGIA DELLA DEVIANZA E DELLA
MARGINALITA’
II SEMESTRE
Dott.ssa Angela Fiorillo
2. IL FENOMENO DEL BULLISMO
“UN BAMBINO CHE SUBISCE PREPOTENZE, È
VITTIMA DI BULLISMO, QUANDO È ESPOSTO
RIPETUTAMENTE E PER LUNGO TEMPO ALLE
AZIONI OSTILI DI UNO O PIÙ COMPAGNI” E
QUANDO QUESTE AZIONI SONO COMPIUTE IN
UNA SITUAZIONE DI “SQUILIBRIO DI FORZE,
OSSIA IN UNA RELAZIONE ASIMMETRICA: IL
RAGAZZO ESPOSTO AI TORMENTI EVIDENZIA
DIFFICOLTÀ NEL DIFENDERSI”.
Dan Olweus, psicologo norvegese 1996-1997
3. IL FENOMENO DEL BULLISMO
DEFINIZIONE
- Comportamento sociale perturbato,
- Non è un disturbo ma è una forte manifestazione
di disagio
- Protagonisti: il bullo, la vittima, gli spettatori
4. IL FENOMENO DEL BULLISMO
Idee preconcette
è una ragazzata,
fa parte della crescita,
è un fenomeno delle zone più povere.
5. IL FENOMENO DEL BULLISMO
PREGIUDIZI
la vittima deve imparare a difendersi, la difficoltà
aiuta a crescere
nella nostra scuola il problema non esiste
non è prepotenza ma è stata solo una ragazzata
a volte le vittime se lo meritano
6. IL FENOMENO DEL BULLISMO
IL BULLISMO NON E’:
Comportamento ludico ma non aggressivo
Attacchi gravi con armi, coltelli
Furti di materiale costoso
Minacce di gravi aggressioni alla persona
Molestie severe
Abuso sessuale
(In queste situazioni è necessaria una denuncia
all’autorità giudiziaria).
7. IL FENOMENO DEL BULLISMO
TRATTI DISTINTIVI
Intenzionalità: il bullo mette in atto intenzionalmente dei
comportamenti fisici, verbali o psicologici con lo scopo di
offendere l’altro e di arrecargli danno o disagio;
Persistenza: sebbene anche un singolo episodio possa
essere considerato una forma di bullismo, l’interazione
bullo-vittima è caratterizzata dalla ripetitività di
comportamenti di prepotenza protratti nel tempo;
8. IL FENOMENO DEL BULLISMO
TRATTI DISTINTIVI
Interazione asimmetrica, fondata sul disequilibrio e
sulla disuguaglianza di forza tra il bullo che agisce e la
vittima che spesso non è in grado di difendersi;
Comportamento di attacco perpetrato con modalità
fisiche o verbali di tipo diretto (botte, pugni, calci, offese e
minacce) o con modalità di tipo psicologico e indiretto,
quali l’esclusione o la diffamazione.
9. IL FENOMENO DEL BULLISMO
Prepotenze dirette: manifestazioni aperte e
visibili di prevaricazione nei confronti della
vittima sia di tipo fisico (colpi, pugni, calci), sia
di tipo verbale (minacce e offese).
Prepotenze indirette: più nascoste e sottili,
più difficilmente rilevabili (esclusione dal gruppo,
diffusione di calunnie sui compagni).
Nei maschi prevalgono le prime e nelle femmine
le seconde.
10. IL FENOMENO DEL BULLISMO
Relazione bullo-vittima
Il bullo predomina e la vittima subisce,
mancanza di simmetria
12. IL FENOMENO DEL BULLISMO
Distinzione tra:
- il leader, l'ideatore delle prepotenze, quello che
avvia le prese in giro, architetta gli scherzi
pesanti, approfitta dei compagni. Qualche volta
pensa le prepotenze e le commette, altre volte le
pensa ma le fa compiere ad altri.
- i gregari, che partecipano alle prepotenze sotto
la sua guida, lo stimano, si sentono protetti da
lui o vorrebbero assomigliargli. Probabilmente
senza il leader queste persone si
comporterebbero diversamente, ma alla sua
guida assumono questi comportamenti.
13. IL FENOMENO DEL BULLISMO
- i sostenitori, coloro che assistono senza prendere parte
all'azione ma sostenendola attivamente con incitamenti,
risolini e via di seguito, aggravando la situazione della
vittima e costruendo aspettative di ruolo verso i bulli che
si espongono maggiormente.
- Gli spettatori neutrali che non prendono una posizione di
fronte alle prepotenze o che non sono mai presenti agli
episodi.
Hanno paura, sono stati educati a non immischiarsi nelle
cose degli altri, si sentono soli dentro al gruppo, non
capiscono bene quello che succede, oppure sì ma credono
di non essere in grado di dare una mano.
14. IL FENOMENO DEL BULLISMO
Tre tipologie di bulli
IL BULLO DOMINANTE
È un ragazzo maschio in genere, più forte fisicamente o
psicologicamente rispetto ai compagni. Presenta elevata
autostima e ha un atteggiamento favorevole verso la
violenza.
Ritiene che l’aggressività possa essere positiva perché
aiuta a ottenere ciò che si vuole e è sempre pronto a
giustificare il proprio comportamento assumendo
atteggiamenti di indifferenza e scarsa empatia verso la
vittima. Si caratterizza per comportamenti aggressivi sia
verso i compagni che verso gli adulti. È anche capace di
istigare altri compagni a aggredire. Ha buone abilità sociali
e di comprensione della mente che utilizza per manipolare
la situazione a proprio vantaggio.
15. IL FENOMENO DEL BULLISMO
IL BULLO GREGARIO
E’ un ragazzo più ansioso, spesso con difficoltà
a livello di rendimento scolastico, poco popolare
nel gruppo e insicuro. In genere tende a farsi
trascinare nel ruolo di aiutante o sostenitore del
bullo poiché questo comportamento può dargli
un’identità e un’opportunità di affermazione
all’interno del gruppo.
16. IL FENOMENO DEL BULLISMO
IL BULLO VITTIMA
E’ definito anche vittima aggressiva o provocatrice: pur
subendo le prepotenze dei compagni, mostra uno stile di
interazione di tipo reattivo e aggressivo. Spesso è un
bambino emotivo, irritabile e con difficoltà di controllo
delle emozioni; ha atteggiamenti provocatori e iper-reattivi
di fronte agli attacchi dei compagni. Il suo comportamento
agitato, accompagnato anche da difficoltà sul piano
cognitivo e dall’attenzione e da modalità provocatorie
verso gli altri, innesca facilmente un circolo vizioso di
elevata conflittualità.
E’ molto impopolare tra i compagni e proviene da contesti
familiari altamente conflittuali e coercitivi.
17. IL FENOMENO DEL BULLISMO
LA VITTIMA
Vittima passiva: è un ragazzo tendenzialmente passivo
che non sembra provocare in alcun modo le prepotenze
subite; è un soggetto calmo, sensibile e contrario all’uso
della violenza e se maschio, più debole fisicamente
rispetto alla media dei compagni. È caratterizzato da un
modello reattivo ansioso o sottomesso che segnala ai bulli
la sua insicurezza, la passività e la difficoltà a reagire di
fronte alle prepotenze subite.
E’ insicuro e ansioso e se attaccato reagisce piangendo e
chiudendosi in se stesso. Soffre spesso di bassa autostima
e ha un’opinione negativa di sé e delle proprie
competenze. Le vittime sono ragazzi particolarmente
fragili, vivono in isolamento in classe.
18. IL FENOMENO DEL BULLISMO
Vittima provocatrice: è un ragazzo che con il
suo comportamento irrequieto, iper-reattivo e
irritante, provoca gli attacchi subiti e spesso
contrattacca le azioni dell’altro. Questa categoria
è sovrapponibile a quella dei bulli-vittima.
Molte vittime tendono a accettare la propria sorte
negando il problema, cercando di annullare la
propria sofferenza emotiva o mettendo in atto
comportamenti di autocolpevolizzazione.
19. IL FENOMENO DEL BULLISMO
La vittimizzazione costituisce un ostacolo
significativo al benessere sociale, emozionale e
all’adattamento scolastico dei bambini.
Le vittime sono affetti da diversi tipi di disagi,
quali la solitudine, la depressione, l’ansietà,
l’insicurezza, la bassa autostima e un’eccessiva
passività nelle relazioni sociali.
Sviluppano un atteggiamento di generale rifiuto
verso l’attività scolastica e mostrano segni di
ansia e di angoscia in momenti significativi della
loro esperienza a scuola.
Possono arrivare a comportamenti di
autodistruzione.
20. IL FENOMENO DEL BULLISMO
DISTURBI
PSICOSOMATICI
PSICHICI:
DISTURBI D’ANSIA, TRA CUI ATTACCHI DI PANICO,
FOBIE;
DISTURBI DELL’UMORE, CON REAZIONI AGGRESSIVE
ESAGERATE, MARCATA IRRITABILITÀ, MANIFESTAZIONI
DEPRESSIVE, ECC.;
DISTURBI DELL’ATTENZIONE E DELLA CONCENTRAZIONE;
DISTURBI DELLA SFERA DEL SONNO CON RISVEGLI
MULTIPLI DURANTE LA NOTTE, INSONNIA, ALTERAZIONI
DEL RITMO SONNO-VEGLIA;
MODIFICAZIONI DELL’ALIMENTAZIONE CHE POSSONO
ARRIVARE FINO ALL’ANORESSIA O ALLA BULIMIA.
21. IL FENOMENO DEL BULLISMO
SOGGETTI VITTIME-PASSIVE
ANSIA;
INSICUREZZA;
SCARSA AUTOSTIMA;
OPINIONE NEGATIVA DI SÉ, DELLE PROPRIE
COMPETENZE E ABILITÀ;
PREOCCUPAZIONI ECCESSIVE PER IL PROPRIO CORPO,
MANIFESTATE ATTRAVERSO LA PAURA DI FARSI MALE, LE
DIFFICOLTÀ NELLO SVOLGIMENTO DI ATTIVITÀ LUDICHE
E/O SPORTIVE;
CHIUSURA IN SE STESSI E, PER I PIÙ PICCOLI, PIANTO;
STILE DI INTERNAZIONE DI TIPO REATTIVO-ANSIOSO
SOTTOMESSO;
SOLITUDINE ED EMARGINAZIONE IN AMBITO
SCOLASTICO;
RENDIMENTO SCOLASTICO INCOSTANTE E IN
PROGRESSIVO PEGGIORAMENTO NELLA SCUOLA MEDIA.
22. IL FENOMENO DEL BULLISMO
VITTIME- PROVOCATRICI
IPERATTIVITÀ;
INQUIETUDINE;
STILE DI INTERAZIONE DI TIPO REATTIVO-ANSIOSO
AGGRESSIVO CON TENDENZA AD OFFENDERE, A
CONTROBATTERE, A PREVARICARE I COMPAGNI PIÙ
DEBOLI;
DIFFICOLTÀ DI RELAZIONE ANCHE CON AGLI ADULTI;
I LORO COMPORTAMENTI SPESSO SUSCITANO
SGRADEVOLEZZA, ANTIPATIA, ECC.
23. IL FENOMENO DEL BULLISMO
CARATTERISTICHE DEI BULLI
SICUREZZA;
AUTOSTIMA ELEVATA;
MODELLO DI INTERNAZIONE DI TIPO REATTIVO-AGGRESSIVO
CON AGGRESSIVITÀ VIOLENTA
GENERALIZZATA, RIVOLTA VERSO I COMPAGNI, SPESSO
ANCHE VERSO GENITORI E INSEGNANTI;
IMPULSIVITÀ;
FORTE BISOGNO DI DOMINARE GLI ALTRI;
RABBIA CHE SI MANIFESTA FREQUENTEMENTE E PER
MOTIVI IRRILEVANTI;
BASSA TOLLERANZA ALLA FRUSTRAZIONE;
24. IL FENOMENO DEL BULLISMO
CARATTERISTICHE DEI BULLI
DIFFICOLTÀ NEL RISPETTARE LE REGOLE;
UTILIZZO DELL’INGANNO PER TRARRE VANTAGGIO;
SCARSA EMPATIA;
INDIFFERENZA NEI CONFRONTI DELLA VITTIMA;
ABILITÀ NELLE ATTIVITÀ SPORTIVE E LUDICHE;
CAPACITÀ DI AFFRONTARE E RISOLVERE SITUAZIONI
DIFFICILI;
RENDIMENTO SCOLASTICO INCOSTANTE E IN
PROGRESSIVO PEGGIORAMENTO CON L’AUMENTARE
DELL’ETÀ;
MAGGIORE RISCHIO RISPETTO AI COETANEI DI
INCORRERE IN ETÀ GIOVANILE IN COMPORTAMENTI
DEVIANTI E/O CRIMINALI, DI ABUSARE DI ALCOOL E/O
SOSTANZE.
25. IL FENOMENO DEL BULLISMO
CATEGORIE A RISCHIO
I ragazzi disabili hanno una probabilità 2-3 volte
superiore di essere vittimizzati.
I ragazzi di altre etnie
I ragazzi con comportamento atipico rispetto
l’identità di genere
Ragazze in età adolescenziale vittime di molestie
sessuali
26. Cyberbullismo
Cyber-bullismo, bullismo online
è il termine che indica atti di bullismo e di
molestia effettuati tramite mezzi elettronici come
l'e-mail, la messaggeria istantanea, i blog, i
telefoni cellulari, i cercapersone e/o i siti web.
27. Cyberbullismo
Da un’indagine Eurispes e Telefono Azzurro, emerge che il
92.5% dei bambini (dai 7 ai 14 anni circa) possiede un
computer in casa propria. La maggior parte lo hanno
collocato nella loro stanza.
Il 42% di essi utilizza internet, la maggior parte da casa,
mentre le percentuali sono più esigue per quanto riguarda
coloro che se ne servono a scuola, a casa di amici, e in
internet point.
Tra questi, il 33% (quindi un bambino su 3) si connette
alla Rete da solo, in assenza totale di controlli, per cui in
piena libertà, con la mancanza di ispezioni e sostegno da
parte degli adulti.
28. Cyberbullismo
La direttiva sul cyber bullismo ha introdotto
anche il patto di corresponsabilità tra scuola e
famiglia; i genitori sono responsabili unitamente
alla scuola per quanto riguarda il controllo dei
propri figli, anche nella loro vita online.
29. Cyberbullismo
Problema del furto di identità
Difficoltà nel rintracciare i cyber bulli da parte delle
autorità.
Consigli ai cybernauti più piccoli:
Non date mai informazioni come il vostro nome e
cognome, indirizzo, nome della scuola o numero di
telefono a persone conosciute su Internet. Non mandate
mai vostre foto senza il permesso dei vostri genitori.
Leggete le e-mail con i genitori, controllando con loro ogni
allegato. Non fissate incontri con persone conosciute via
Internet senza il permesso dei genitori.
Dite subito ai vostri genitori o ai vostri insegnanti se
leggete o vedete qualcosa su Internet che vi fa sentire a
disagio o vi spaventa.”
30. I fattori di rischio
Riconducibili al contesto familiare
- la qualità dell'interazione familiare
- lo stile educativo dei genitori
- il clima familiare
- il sistema dei valori della famiglia
- il contesto familiare come sistema
comunicativo-relazionale (affettiva,
comunicativa, educativa ed organizzativa).
31. I fattori di rischio
FAMIGLIA DEL BULLO:
stile permissivo
stile parentale di segno opposto
modelli educativi autoritari e violenti
incoerenza tra azioni e comportamenti educativi
stile coercitivo incoerente
32. I fattori di rischio
Riconducibili all'ambiente scolastico
La scuola può avere in sè dei fattori di rischio rispetto al
bullismo, ad esempio:
- una conduzione troppo debole o troppo autoritaria, o che
spinge alla competizione estrema.
- una struttura tanto grande e dispersiva che è¨ facile
agire non visti
- una organizzazione priva di punti di riferimento certi
- un ambiente scolastico in cui si mescolano difficoltà
preesistenti di tanti ragazzi, di ordine personale,
psicologico, familiare, culturale, scolastico e che non ha le
risorse, le collaborazioni, le possibilità per farvi fronte.
33. I fattori di rischio
Riconducibili alle caratteristiche personali
- la capacità empatica, di cui i prepotenti sono
generalmente poco provvisti, ovvero l'essere in grado di
riconoscere le emozioni degli altri, di mettersi nei loro
panni;
- la consapevolezza dei propri atti subiti e agiti, perchè ci
sono bulli che negano le loro azioni ma anche vittime che
cercano un adattamento e sono disposte a difendere i
prepotenti pur di non sentirsi nella parte del più debole e
non temere ulteriori ritorsioni;
- l'autostima e il senso di autoefficacia, che concorrono a
dare forza alle persone, a stabilire in loro un
atteggiamento equilibrato nel riconoscere i propri bisogni e
nel saperli esporre in modo assertivo, cioè senza per
questo aggredire o misconoscere gli altri.
34. I fattori di rischio
Riconducibili alla dimensione socio-ambientale
- Un ambiente che già racchiude la logica della
prevaricazione sul più debole, perché vincere è l'unica
cosa importante o perchè bisogna sempre dimostrare
qualcosa.
Fattori di rischio specifici possono essere:
- una scuola dove le regole sono solo una facciata, dove
non sono conosciute e capite o dove vengono
regolarmente infrante, dai ragazzi e a volte anche dagli
adulti;
- una scuola dove non esistono sanzioni riconosciute e
applicate in modo certo;
- l'abitudine a luoghi di socializzazione - non solo la scuola
- dove è la prassi non interessarsi ai problemi degli altri,
non sentirsi squadra ma liberi battitori;
- un forte grado aggressività /conflittualità del gruppo
scolastico e la tendenza a far finta di niente, magari per
non ingigantire ma di fatto lasciando crescere i problemi
fino al loro punto di rottura;
- sperimentare che ognuno deve difendersi da solo e,
quando è in difficoltà , può contare solo su se stesso.
35. Linee guida per genitori
Condividere una definizione di bullismo,
prendere consapevolezza del problema,
non minimizzare, favorire il dialogo,
non arroccarsi su posizioni estreme,
prestare attenzione al vissuto del proprio
figlio, invitare il figlio a chiedere aiuto,
trovare una soluzione insieme al figlio,
confrontarsi con altri genitori,
potenziare l’autostima del figlio,
36. Linee guida per genitori
aiutare il figlio a prendere consapevolezza dei
suoi atteggiamenti,
far intraprendere attività extrascolastiche,
ridurre il senso di colpa,
dare rinforzi positivi,
responsabilizzare la vittima,
fornire opportunità di cambiamento.
37. Linee guida
Cosa non fare:
o ottica punitiva,
o punire il bullo e proteggere la vittima,
o usare minacce,
o enfatizzare le modalità negative,
o umiliare,
o disapprovare.
38. Linee guida pedagogiche
APPROCCIO GLOBALE E SISTEMICO
Acquisizione di consapevolezza: accertare dove e
in che modo si manifestano situazioni di
prepotenza, rendere il personale, gli alunni e i
genitori consapevoli del problema e della sua
gravità, motivare a intervenire, definire un livello
iniziale di presenza dl fenomeno.
Mezzi: osservazione diretta, colloquio, discussioni
di gruppo, interviste e colloqui singoli,
questionari.
39. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
Il gruppo dei pari: non restringere l’attenzione
sul binomio vittima-bullo ma analizzare le
dinamiche del gruppo. Il gruppo tende a
cristallizzare vittime e prepotenti al suo interno,
mitizzando e proteggendo i bulli e tollerando
poco la fragilità delle vittime.
I sostenitori del bullo o gli spettatori:allargare il
campo di osservazione al gruppo e progettare
attività che aiutino a comprendere le situazioni di
fragilità, attivare le forze positive.
40. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
La relazione educativa tra insegnanti e
alunni: le difficoltà di comunicazione adulti-ragazzi
e la tendenza a minimizzare rafforzano e
legittimano i comportamenti negativi.
- Favorire il dialogo studenti-insegnanti.
- Curare le relazioni e la gestione del gruppo.
La cultura della scuola: prendere accordi a
livello di istituto sulla non tolleranza delle
prevaricazioni.
Organizzare gli spazi in modo funzionale a
evitare atti di bullismo.
41. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
Il rapporto con le famiglie: clima di
incomprensione scuola-famiglia. Avviare percorsi
di cooperazione reciproca, intersoggettiva.
Trovare strategie per rafforzare l’autostima e le
capacità comunicative.
Il sistema complessivo di valori della
comunità: i modelli culturali spesso veicolano
l’incentivo a atti di prevaricazione. Ideare
percorsi insieme.
42. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
PROGETTI SCOLASTICI
Tre fasi:
1. Definizione di prepotenza (perché sulla
parola bullismo c’è molta confusione e c’è la
tendenza a credere che il problema riguardi solo
gli alunni).
43. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
2. Obiettivi educativi della scuola:
Obiettivi generali:
promuovere una cultura di rispetto e
solidarietà;
ridurre il fenomeno delle prepotenze sia tra
alunni che tra insegnanti e alunni;
44. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
Obiettivi specifici:
Fornire modelli di collaborazione tra insegnanti,
tra insegnanti e alunni e tra alunni.
Favorire un clima di discussione e ascolto in
classe.
Offrire occasioni perché ciascuno possa
esprimersi.
Evitare di attribuire etichette positive o negative
degli alunni.
45. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
3. Strategie per la realizzazione del progetto:
Attività che l’insegnate può proporre in classe
Iniziative che possono prendere gli alunni:
attivazione di spazi di ascolto-aiuto in classe e
l’attività di supporto tra i coetanei.
Elaborazione e realizzazione di proposte per
migliorare alcuni spazi della scuola.
Cura per la comunicazione del progetto
mediante incontri con i genitori e la
progettazione di un evento aperto al
territorio(convegno, assemblea…).
46. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
Educare le life skills (vedi documento)
Colloqui individuali
Sportello di ascolto
47. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
Approccio curricolare:
-stimoli letterari
- stimoli audiovisivi
- stimoli di attualità
- stimoli relativi all’ambito storico e geografico
- stimoli attinenti alle discipline giuridiche
- stimoli attinenti alle discipline scientifiche
48. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
POTENZIAMENTO DELLE COMPETENZE EMOTIVE
Obiettivi:
migliorare la capacità di riconoscimento delle
emozioni e di discriminazione dei propri vissuti
emotivi;
favorire la comprensione del fatto che una stessa
situazione non sempre provoca la stessa
emozione in soggetti diversi;
riflettere sul concetto di empatia e sulle
ripercussioni emotive e cognitive che questo
sentimento ha nei protagonisti.
49. LIVELLI DI INTERVENTO A SCUOLA
OTTIMIZZARE L’AMBIENTE SCOLASTICO
sorveglianza delle aree a rischio
disposizione delle aule
strutturazione dei cortili e delle aree comuni
sorveglianza dell’aula
organizzazione dell’aula
50. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Operatore amico: i ragazzi operatori sono in
genere volontari, possono autocandidarsi. I
componenti del gruppo hanno un ruolo
fondamentale come destinatari dell ‘intervento.
I ragazzi operatori ricevono un training formativo
e esperienziale su alcune dimensioni e
competenze sociali rilevanti nel ruolo di aiuto che
sono chiamati a svolgere. I ragazzi operatori
sono supervisionati e sostenuti da adulti.
51. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Obiettivi del training:
Sviluppare la capacità di ascolto attivo.
Assumere una posizione corretta per comunicare
disponibilità e attenzione.
Favorire la comunicazione in chi chiede aiuto,
utilizzando domande aperte.
Comprendere le emozioni e i segnali non verbali
dell’altro.
Utilizzare un approccio del tipo problem-solving
per aiutare il compagno o la compagna in
difficoltà.
52. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Supervisione:
opportunità per riflettere sul proprio operato e gli
scopi sono:
assicurare il benessere di chi utilizza il servizio
dell’operatore amico.
potenziare le abilità degli operatori.
fornire supporto emotivo agli operatori.
acquisire le informazioni necessarie per
monitorare l’efficacia del programma.
generare nuove idee per altre sessioni di
training.
sviluppare coesione tra i ragazzi che stanno
vivendo l’esperienza.
53. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Compiti dell’operatore:
agire come sostegno per ragazzi arrivati da poco
a scuola;
organizzare giochi o altre attività socializzanti
per i compagni più soli;
aiutare i compagni con maggiore difficoltà di
rendimento a studiare o a fare i compiti;
stare vicino ai compagni rifiutati, isolati o
attaccati;
essere vicino ai compagni che vivono un periodo
di difficoltà.
54. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Circle time: per potenziare la comunicazione tra i
componenti della classe
Role-playing e teatro
Lavoro cooperativo in classe
Problem solving
55. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Mediazione di conflitti tra pari
E’ un metodo strutturato di gestione e
risoluzione delle difficoltà interpersonali a partire
dall’aiuto di un team di compagni mediatori.
Il processo di mediazione può avere luogo dopo
la disputa e prevede varie tappe: i mediatori
incontrano i due contendenti, prima
separatamente poi insieme; ciascuno racconta il
proprio punto di vista; i due contendenti
vengono invitati a esprimere i propri desideri e a
cercare una soluzione equa per entrambe le
parti.
56. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Obiettivi
Sviluppare la consapevolezza degli aspetti
positivi del conflitto.
Acquisire strategie per la risoluzione dei conflitti.
Applicare queste strategie a situazioni specifiche.
Sviluppare metodi di risoluzione del conflitto
utilizzabili anche in altre circostanze.
57. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
La partecipazione alla mediazione è volontaria
ma implica l’accettazione di regole e la ricerca di
una soluzione.
Viene richiesta dai litiganti stessi oppure
offerta dai mediatori.
I mediatori devono rimanere neutrali, indicare
e far rispettare le regole del processo, ascoltare
con attenzione, garantire la riservatezza e
aiutare a trovare soluzioni con delle domande.
58. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Presentazione e regole del gioco
Racconto
Chiarire il problema
Proporre una soluzione
Giungere a un accordo
59. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Errori del mediatore, cosa non fare:
Non fare troppe domande
Non chiedere troppi perché
Non litigare con una delle parti
Non emettere giudizi
Non dare consigli
Non minacciare le parti
Non forzare la riconciliazione
Non imporre la mediazione
60. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Esempio di accordo:
Noi, …….
E … ….
Siamo giunti a un accordo per risolvere il nostro
conflitto.
Per fare in modo che il problema non si presti
nuovamente in futuro, ci proponiamo di …….
Ci incontreremo di nuovo il giorno …. per verificare
che siano stati messi in atto gli accordi presi.
Firma …
I mediatori ….
Data …..
61. MODELLI DI SUPPORTO TRA PARI
Registro della mediazione
Partecipanti
Nomi:
classe:
Mediatori
Nomi:
Classe:
Breve descrizione del conflitto
Si è giunti a un accordo?
62. Materiali
Questionari
- CECK LIST “La nostra scuola produce bullismo?”
- “Scherzo…litigio…bullismo…reato”
- Life skills (OMS 1993)
- LIBRO BIANCO
- Direttiva Ministeriale 2006
Linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità
Linee di indirizzo lotta al bullismo
- Sito “Smonta il bullo” – referenti regionali – iniziative
regionali – documenti