Slide della conferenza "REATI AMBIENTALI NEI MODELLI ORGANIZZATIVI DI GESTIONE DELL’IMPRESA EX D. L.vo 231/2001: LE RESPONSABILITA’ PENALI E AMMINISTRATIVE."
Nuove semplificazioni per il rilascio del certificato anticendio
Slide conferenza reati ambientali
1. GRUPPO DI STUDIO SICUREZZA E AMBIENTE
REATI AMBIENTALI NEI MODELLI ORGANIZZATIVI
DI GESTIONE DELL’IMPRESA EX D. L.vo 231/2001:
LE RESPONSABILITA’ PENALI E AMMINISTRATIVE
Relatore:
Avv. Rosa BERTUZZI
Martedì 21 giugno 2011
Ore 17.00
Centro Produttività Veneto - Fondazione Giacomo Rumor
Area Gruppi di Studio
2. Vicenza, 21 giugno 2011
“ REATI AMBIENTALI
Nei modelli organizzativi di gestione dell’impresa, ex D.L.vo 231/2001
LE RESPONSABILITA’ PENALI E AMMINISTRATIVE ”
di Cav. Avv. Rosa Bertuzzi 2
4. “ Aspetti tecnico-operativi nel nuovo
TESTO UNICO in materia ambientale
Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152”
- rosabertuzzi@libero.it
5. Ambito di applicazione
Le specifiche materie sono:
PARTE SECONDA
- Valutazione ambientale strategica (VAS)
- Valutazione di impatto ambientale (VIA)
-Autorizzazione ambientale integrata (IPPC)
-- Autorizzazione Integrata Ambientale ( A.I.A. )
PARTE TERZA PARTE QUARTA
- Difesa del suolo e lotta alla desertificazione - Gestione dei rifiuti
-Tutela delle acque dall’inquinamento - Bonifica dei siti contaminati
- Gestione delle risorse idriche
PARTE QUINTA PARTE SESTA
- Tutela dell’aria - Tutela risarcitoria del danno ambientale
- Riduzione delle emissioni in atmosfera
6.
7. REATI AMBIENTALI
• Rifiuti
• Scarichi
• Inquinamento dell’aria
• Emissioni odorose
• Rumore
• Reati edilizi ( mancanza di permesso a
costruire)
• Mancanza di autorizzazione
• Immissione di fumi, odori, vapori, rumori
9. – Decreto Legislativo 3 dicembre 2010, n.
205 ( G.U. 10 DICEMBRE 2010 )
– “Disposizioni di attuazione della direttiva
2008/98/CE del Parlamento europeo e del
consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai
rifiuti e che abroga alcune direttive “
10. Art. 260-bis, comma 1, e art. 260-ter, comma 3, D.Lgs. n. 152/2006
Omessa iscrizione al SISTRI di cui all’articolo 188-bis, comma 2, lett. a), da
parte dei soggetti obbligati nei termini previsti dal D.M. 19.12.2010Tali termini ,
prorogati dal D.M. 15 febbraio 2010, sono il 29.03.2010 e 28.04.2010.
Sanzione amministrativa pecuniaria da 2.600,00 euro a 15.500,00 euro (
pagamento in misura ridotta di € 5.166,67). In caso di rifiuti pericolosi, sanzione
amministrativa pecuniaria da 15.500,00 euro a 93.000,00 euro ( pagamento in
misura ridotta € 31.000).
Sanzione accessoria del fermo amministrativo di mesi 12 del veicolo utilizzato dal
trasportatore. In ogni caso la restituzione del veicolo sottoposto al fermo
amministrativo non può essere disposta in mancanza dell’ iscrizione e del
correlativo versamento del contributo ( art. 260 ter, comma 3)
11. Art. 260-bis, comma 2, D.Lgs. n. 152/2006Omesso pagamento del
contributo per l’iscrizione al SISTRI di cui all’articolo 188-bis, omma 2,
lett. a) da parte dei soggetti obbligati nei termini previsti.
Sanzione amministrativa pecuniaria da 2.600,00 euro a 15.500,00 euro
( pagamento in misura ridotta di € 5.166,67). In caso di rifiuti pericolosi,
sanzione amministrativa pecuniaria da 15.500,00 euro a 93.000,00 euro
( pagamento in misura ridotta € 31.000).
.All’accertamento dell’omissione del pagamento consegue
obbligatoriamente la sospensione immediata dal servizio fornito dal
SISTRI nei confronti del trasgressore. In sede di rideterminazione del
contributo annuale di iscrizione al SISTRI occorre tenere conto dei casi
di mancato pagamento disciplinati dal presente comma.
12. Art. 260-bis, commi 3 e 4,, D.Lgs. n. 152/2006
Omessa compilazione del registro cronologico o della scheda SISTRI – AREA
MOVIMENTAZIONE, secondo i tempi, le procedure e le modalità stabilite dal SISTRI, ovvero inoltro di
informazioni incomplete, o inesatte, alterazione fraudolenta di uno qualunque dei dispositivi
tecnologici accessori al SISTRI, o comunque impedimento in qualsiasi modo del corretto
funzionamento del sistema.
Sanzione amministrativa pecuniaria da 2.600,00 euro a 15.500,00 euro ( pagamento in misura ridotta di
€ 5.166,67). Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavorativeinferiore a quindici
dipendenti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.040,00 euro a 6.200,00 euro.Il numero
di unità lavorative è calcolato con riferimento al numero di dipendenti occupati mediamente a tempo
pieno durante un anno, mentre i lavoratori a tempo parziale e quelli stagionali rappresentano frazioni di
unità lavorative annue; ai predetti fini l'anno da prendere in considerazione è quello dell'ultimo esercizio
contabile approvato, precedente il momento di accertamento dell'infrazione.
Se le indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la tracciabilità dei rifiuti, si applica
la sanzione amministrativa pecuniaria da 260,00 euro a 1.550,00 euro.Nal caso di rifiuti pericolosi, si
applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 15.500,00 euro a 93.000,00 euro, nonché la sanzione
amministrativa accessoria della sospensione da un mese a un anno dalla carica rivestita dal soggetto
cui l’infrazione è imputabile ivi compresa la sospensione dalla carica di amministratore. Nel caso di
imprese che occupino un numero di unità lavorative inferiore a quindici dipendenti, le misure minime e
massime di cui al periodo precedente sono ridotte rispettivamente da 2.070,00 euro a 12.400,00 euro
per i rifiuti pericolosi. La modalità di calcolo dei numeri di dipendenti è la medesima di cui al comma 3.
Se le indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la tracciabilità dei rifiuti, si applica
la sanzione amministrativa pecuniaria da 520,00 euro a 3.100,00 euro.
13. Art. 260-bis, comma 5, D.Lgs. n.
152/2006Inadempimento di ulteriori obblighi
incombenti sui soggetti obbligati ai sensi del SISTRI,
diversi da quelli di cui sopra
.Per ciascuna delle suddette violazioni, sanzione
amministrativa pecuniaria da 2.600,00 euro a
15.500,00 euro.
In caso di rifiuti pericolosi, sanzione amministrativa
pecuniaria da 15.500,00 euro a 93.000,00 euro.
14. • Artt. 260-bis, comma 7, e 9 e artt. 260-ter, comma 1 D.Lgs. n. 152/2006
• Omesso accompagnamento, da parte del trasportatore, del trasporto
dei rifiuti con la copia cartacea della scheda SISTRI - AREA
MOVIMENTAZIONE e, ove necessario sulla base della normativa vigente,
con la copia del certificato analitico che identifica le caratteristiche dei
rifiuti.
• Sanzione amministrativa pecuniaria 1.600,00 euro a 9.300,00 euro (
pagamento in misura ridotta € 3.100,00) . Si applica la pena di cui all’art.
483 c.p. (vedi sopra) in caso di trasporto di rifiuti pericolosi. Tale ultima
pena si applica anche a colui che, durante il trasporto fa uso di un certificato
di analisi di rifiuti contenente false indicazioni sulla natura, sulla
composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti trasportati.Se
le condotte non pregiudicano la tracciabilità dei rifiuti, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 260,00 euro a 1.550,00 euro.
• Sanzione amministrativa accessoria OBBLIGATORIA del fermo
amministrativo del veicolo utilizzato per l’attività di trasporto dei rifiuti di mesi
12, nel caso in cui il responsabile si trovi nelle situazioni di cui all’art. 99 c.p.
(“Recidiva”) o all’articolo 8-bis della L. 689/1981 (“Reiterazione delle
violazioni”), o abbia commesso in precedenza illeciti amministrativi con
violazioni della stessa indole o comunque abbia violato norme in materia di
rifiuti.
15. SANZIONI RIDOTTE NEL L’ANNO 2011 :
Art. 39, comma 2 D.L.vo 205/2010 : “Al fine di graduare la responsabilita' nel
primo periodo di applicazione del sistema di controllo della tracciabilita' dei
rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo 188-bis, comma 2, lett. a), i soggetti obbligati
all'iscrizione al predetto sistema che omettono l'iscrizione o il relativo
versamento nei termini previsti, fermo restando l'obbligo di adempiere
all'iscrizione al predetto sistema con pagamento del relativo contributo, sono
puniti, per ciascun mese o frazione di mese di ritardo: a) con una sanzione
pari al 5 per cento dell'importo annuale dovuto per l'iscrizione se
l'inadempimento si verifica nel periodo dal 1° gennaio 2011 al 30 giugno del
2011; b) con una sanzione pari al 50 per cento dell'importo annuale dovuto
per l'iscrizione se l'inadempimento si verifica o comunque si protrae nel periodo
dal 1° luglio 2011 al 31 dicembre 2011. “
16. • E fino al 31 maggio 2011 che sanzione si
applica al trasporto di rifiuti speciali
pericolosi ( O NON PERICOLOSI PER I
TRASPORTATORI IN C/TERZI)
• ???????????????????????????
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17. Il trasporto di rifiuti alla luce del Decreto legislativo 3
dicembre 2010, n. 205
……..Fine ultimo non è sicuramente lasciare delinquere,
danneggiare la salute umana e l’ambiente.
Si propone una soluzione consapevole del problema,
l’applicazione della normativa passata, in attesa
dell’operatività del SISTRI. Si consiglia agli operatori di
continuare a tutelare l’ambiente, sanzionando le violazioni e
denunciando i trasgressori, anche se il quadro normativo è in
fase di transizione e non sono applicabili norme conformi.
Solo in questo modo, al momento, si può comunque cercare
di prolungare i tempi fino all’introduzione del SISTRI e
scoraggiare chi intende inquinare o arrecare danni.
Sarà il giudice, in fase di giudizio, a valutare il caso concreto
e la normativa applicabile.
19. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
Responsabilità penale e amministrativa a
carico dell’azienda
Es: incendio, deposito incontrollato di rifiuti,
scarichi non conformi, esercizio dell’attività
senza VIA o AIA, esercizio dell’attività al di
fuori dell’autorizzazione, fumi, aria, rumore
20. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
Chi è il responsabile ?
Chi denuncia la forza di Polizia ?
A chi arriva il verbale di violazione
amministrativa ?
Che poteri ha la ditta di difendersi prima
ancora che avvenga la C.N.R. (
Comunicazione di Notizia di reato ) ?
21. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
Responsabilità penali e amministrative a carico di :
• Operatore
• Capo cantiere
• Direttore di stabilimento
• Responsabile RSPP
• Delegato ambientale
• Titolare dell’azienda
• Amministratore delegato
• Soci nel caso di società di persone
22. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
Norme legislative :
• Art. 27 Costituzione : la responabilità penale è personale
• Art. 5 e 6 L. 689/81 Responsabilità in solido e concorso di persone
nell’illecito amministrativo
• Codice penale ( concorso di persone nel reato )
• TU 81/2009 : Sicurezza sul lavoro
• TUA : 152/2006 aggiornato al 2010 : responsabilità estesa del
produttore
• D.L.vo 205/2010 : Sistri : responsabilità
• D.L.vo 231/2001
• Nuovo articolo 25 decies ( non ancora in vigore ) Reati ambientali
23. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
Tipologia delle nuove sanzioni del D.L.vo
231/2001 :
• Sanzione pecuniaria fino a 250 quote
versate dai singoli soci
• Sanzione interdittiva definitiva
dall’esercizio dell’attività
24. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
Che cos’è il 231 ?
• Sulla base del D.Lgs. 231/2001, le aziende e gli enti in
genere possono essere chiamati a rispondere in sede
penale per taluni reati commessi nel proprio interesse o
vantaggio dai propri amministratori o dipendenti. Con
l’espressione “la 231” si fa, pertanto, riferimento al
quadro normativo che disciplina la responsabilità diretta
delle aziende e degli enti in genere, in aggiunta alle
responsabilità civili e penali delle quali deve già
rispondere il rappresentante legale degli stessi.
25. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• Quando si configura la responsabilità
dell’Ente ?
• L’Ente è responsabile per i reati commessi
nel suo interesse e a suo vantaggio:
– da persone che rivestono funzioni di rappresentanza,
amministrazione, direzione
– da una sua unità organizzativa autonoma
– da chi esercita di fatto poteri di gestione e controllo
– da persone soggette a direzione e vigilanza
26. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• Quali sono le tipologie di reato previste dal Decreto
?
• L’elenco dei reati che possono originare la responsabilità delle aziende e degli enti in
forza del D.Lgs. 231/2001 è in continuo aggiornamento ed ampliamento.
Attualmente, oltre ai reati di natura colposa (omicidio e lesioni gravi o gravissime)
connessi alla tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, la generalità dei reati
è di tipo doloso e copre potenzialmente tutte le aree di attività dell’impresa:
– Reati contro la Pubblica Amministrazione
– Reati societari
– Delitti con finalità di terrorismo o eversione dell’ordine democratico
– Delitti contro la personalità individuale
– Manipolazione del mercato e abuso di informazioni privilegiate
– Reati transnazionali (riciclaggio, traffico di migranti)
– Reati contro la salute e sicurezza sul lavoro
– Reati di criminalità informatica
27. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• Quali sanzioni possono colpire l’Ente ?
• Le sanzioni a cui l’azienda o ente in genere potrebbe andare
incontro sono particolarmente pesanti e applicabili anche in via
cautelare:
– sanzioni interdittive (interdizione anche fino ad un anno per certi reati
dall’esercizio dell’attività; sospensione o revoca di autorizzazioni/
licenze/ concessioni; mancata ammissione a gare di fornitura della P.A.;
esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e revoca
di quelli concessi; il divieto di pubblicizzare i propri beni o servizi, etc.);
– sanzioni pecuniarie (applicabilità per “quote”, il cui valore oscilla da
258 a 1.549 euro, sulla base del reato e della gravità della
responsabilità dell’azienda, secondo la discrezionalità del giudice. Ad
esempio, con riferimento ai reati in materia di salute e sicurezza sui
luoghi di lavoro le sanzioni possono arrivare fino a 1.549.000 euro.);
– confisca del profitto del reato;
– pubblicazione della sentenza.
28. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• Cosa può fare l’ente per esimersi da
responsabilità ex 231 ?
• Le condizioni, al ricorrere delle quali non si ritiene responsabile l’Ente, cambiano a
seconda che il reato sia stato commesso da un soggetto in posizione apicale o
piuttosto da un soggetto sottoposto a direzione e vigilanza.
• Esenzione per reati commessi da soggetti in posizione apicale
Se il reato è stato commesso da persone in posizione apicale l’Ente non risponde se:
– l’organo dirigente ha adottato un modello di organizzazione e gestione idoneo a prevenire
il reato commesso (c.d. modello 231);
– ha vigilato sul funzionamento del modello;
– l’osservanza e il funzionamento del modello è stata affidata ad un organismo di vigilanza
dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo; il reato è stato commesso con elusione
fraudolenta del modello;
– non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’ organismo di vigilanza.
• Esenzione per reati commessi da soggetti sottoposti a direzione e vigilanza
Se il reato è stato commesso da persone soggette ad altrui direzione, l’Ente è
responsabile se il reato è stato reso possibile per carenza di direzione e vigilanza.
– La responsabilità è esclusa se l’Ente, prima della commissione del reato, ha adottato ed
efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a
prevenire i reati commessi (c.d. modello 231).
– Il modello deve essere periodicamente verificato e aggiornato quando cambia
l’organizzazione o l’attività o nel caso di significative violazioni.
– Deve essere stabilito e applicato un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato
rispetto delle misure indicate nel modello
29. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• In che cosa consiste il modello organizzativo della
231 ?
• Il Modello di organizzazione, gestione e controllo è il sistema,
interno all’azienda o all’ente in genere, che mira a impedire o
contrastare la commissione dei reati sanzionati dalla 231 da parte
degli amministratori o dipendenti.
Il Modello si articola in diverse componenti: alcune sono
caratteristiche della 231 (Organismo di Vigilanza, identificazione e
valutazione delle attività sensibili in quanto a rischio-reato, codifica
degli obblighi informativi in favore dell’Organismo di Vigilanza, etc.),
altre, invece, possono esistere indipendentemente dai requisiti 231
(procedure, sistema disciplinare, internal auditing, etc.).
È preferibile che il Modello sia documentato e formalmente adottato
dalla società o ente, nonché concretamente in esercizio
(assicurando ad esempio l’effettiva operatività di una procedura),
verificato ed aggiornato periodicamente.
30. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• A cosa serve il modello organizzativo ?
• Il modello organizzativo ha l’effetto di:
– attribuire a ciascun individuo o funzione la
responsabilità propria, differenziandola e
calibrandola rispetto a quella di altri individui/
funzioni attraverso l’attribuzione di compiti;
– distinguere la responsabilità degli individui da
quella dell’ente.
31. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• Il modello del 231 è obbligatorio per tutte le medie/grandi aziende ?
• Il programma di conformità ai requisiti di cui al D.Lgs. 231/2001, e la relativa adozione ed efficace
attuazione di un Modello di organizzazione, gestione e controllo con funzioni di prevenzione e
contrasto all’interno dell’ente nei confronti dei reati sanzionati dalla 231, non è obbligatorio.
• Esso rappresenta, però, uno strumento difensivo in più, nell’ipotesi di contestazione di un reato:
gli enti che hanno intrapreso il programma di conformità alla 231 possono, infatti, invocare la
propria diligenza organizzativa per richiedere l’esclusione o la limitazione della propria
responsabilità derivante da uno dei reati sanzionati dalla 231.
• Va peraltro segnalato che, sebbene non obbligatorio, il modello 231 lo diventa di fatto ogni volta
che lo si impone quale requisito necessario per poter accreditarsi presso una Pubblica
Amministrazione. E’ questo il caso del decreto n. 5808 dell'8 giugno 2010, con cui la Regione
Lombardia, in attuazione della Dgr n. VIII/10882 del 23 dicembre 2009, ha previsto che gli enti di
formazione, per poter iscriversi all’albo regionale degli operatori pubblici e privati per i servizi di
istruzione e formazione professionale e per i servizi al lavoro, sono tenuti ad adeguarsi entro il 31
marzo 2011 ai requisiti del D.Lgs 231/01, formalizzando entro il 31 dicembre 2010 l’adozione del
codice etico e la nomina ed insediamento degli Organismi di Vigilanza.
32. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• Quali sono i vantaggi della adozione del modello ?
• Adottando il modello organizzativo ex 231/2001, la società otterrà:
– Protezione della Società rispetto ai reati previsti dal Decreto, dimostrando che il reato, eventualmente
commesso, non è imputabile ad una cattiva organizzazione societaria ed individuare più facilmente le
responsabilità del singolo individuo, salvaguardando così il bene complessivo della Società e di tutte le altre
persone che in essa lavorano;
– Accesso ai bandi di gara della P.A. e altri clienti generalmente di grandi dimensioni (alcune Regioni
hanno iniziato ad adottare leggi e regolamenti che escludono espressamente dalla partecipazione a gare
coloro che in passato hanno subito misure interdittive. Addirittura la Regione Calabria - art. 54, Legge Reg.
15/08 - aveva disposto che le imprese in regime di convenzioni dovessero adottare modelli organizzativi ex
231/01 entro il 31/12/2008, subordinando il rinnovo o la stipula di nuove convenzioni al rispetto di tale
adempimento, mentre la Regione Veneto - Delibera Giunta 3966/07 - ha esplicitamente invitato le società
partecipate ad adottare i suddetti modelli organizzativi. Ed ancora, l’art. 38 del Codice degli Appalti Pubblici
prevede l’esclusione dalla partecipazione alle procedure di affidamento delle concessioni e degli appalti di
lavori, forniture e servizi, l’affidamento di subappalti ed anche la stipulazione dei relativi contratti con quei
soggetti “nei cui confronti e' stata applicata la sanzione interdittiva di cui all'art. 9, comma 2, lettera c), del
decreto legislativo dell'8 giugno 2001 n. 231”;
33. D.L.vo 231/2001
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
• Quali sono i vantaggi della adozione del
modello ?
– Vantaggi di natura operativa (il funzionamento del modello 231 consente di avere
un'impresa ottimizzata, in cui siano identificati i rischi cui essa è soggetta – reputazionale,
strategico, gestionale, finanziario o di mancata conformità – e che permette di svolgere una
gestione realmente informata del soggetto collettivo mediante procedure di esame delle
evidenze scaturenti dall'interno e dall'esterno dell'azienda - concorrenti, mercato, clientela
potenziale ed attuale - evitando scelte errate che potrebbero comportare gravi limitazioni del
business);
– Maggior protezione dei soggetti in posizione apicale che possono dimostrare di aver
fatto tutto quanto in loro potere per evitare determinati comportamenti o eventi e per
difendersi dall’eventuale esercizio, da parte dei soci, dell’azione di risarcimento ex art. 2932
c.c. (il Tribunale Civile di Milano, con sent. n. 1774/2008, ha infatti aperto la strada al
riconoscimento della responsabilità civile degli amministratori, ai sensi dell’art. 2932 c.c., per
non aver attivato, pur avendone i poteri, l’organo amministrativo all’adozione del modello e
quindi per non aver assicurato all’ente una chance di esonero da responsabilità e relative
sanzioni);
– Contributo concreto alla diffusione della cultura della responsabilità e della
prevenzione all’interno dell’ente e relativo riflesso che ciò ha anche sull’immagine aziendale
e sulla sua percezione da parte dei diversi portatori di interesse e terzi.
34. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL D.L.VO 231/2001
• 1. Il decreto legislativo n. 231/2001 e la normativa rilevante
•
• IL DECRETO LEGISLATIVO 8 GIUGNO 2001 N. 231 (DI SEGUITO, IL “D. LGS. N. 231/2001” O IL “DECRETO”), IN ATTUAZIONE DELLA
DELEGA CONFERITA AL GOVERNO CON L’ART. 11 DELLA LEGGE 29 SETTEMBRE 2000, N. 300, DETTA LA DISCIPLINA DELLA
“RESPONSABILITÀ DEGLI ENTI PER GLI ILLECITI AMMINISTRATIVI DIPENDENTI DA REATO”, CHE SI APPLICA AGLI
ENTI FORNITI DI PERSONALITÀ GIURIDICA E ALLE SOCIETÀ E ASSOCIAZIONI ANCHE PRIVE DI PERSONALITÀ GIURIDICA.
• IL DECRETO TROVA LA SUA GENESI PRIMARIA IN ALCUNE CONVENZIONI INTERNAZIONALI E COMUNITARIE RATIFICATE DALL’ITALIA
CHE IMPONGONO DI PREVEDERE FORME DI RESPONSABILITÀ DEGLI ENTI COLLETTIVI PER TALUNE FATTISPECIE DI REATO: TALI ENTI,
INFATTI, POSSONO ESSERE RITENUTI “RESPONSABILI” PER ALCUNI ILLECITI COMMESSI O TENTATI, ANCHE
NELL’INTERESSE O A VANTAGGIO DEGLI STESSI, DA ESPONENTI DEI VERTICI AZIENDALI (I C.D. SOGGETTI “IN
POSIZIONE APICALE” O SEMPLICEMENTE “APICALI”) E DA COLORO CHE SONO SOTTOPOSTI ALLA DIREZIONE O
VIGILANZA DI QUESTI ULTIMI (ART. 5, COMMA 1, DEL D. LGS. N. 231/2001)
• LA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA DEGLI ENTI È AUTONOMA RISPETTO ALLA RESPONSABILITÀ PENALE
DELLA PERSONA FISICA CHE HA COMMESSO IL REATO; NON SOSTITUISCE MA SI AGGIUNGE A QUELLA
PERSONALE DELL’INDIVIDUO CHE HA COMMESSO IL REATO.
• LA STESSA È, TUTTAVIA, ESCLUSA SE L’ENTE COINVOLTO HA, TRA L’ALTRO, ADOTTATO ED EFFICACEMENTE
ATTUATO, PRIMA DELLA COMMISSIONE DEI REATI, MODELLI DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO
IDONEI A PREVENIRE I REATI STESSI; TALI MODELLI POSSONO ESSERE ADOTTATI SULLA BASE DI CODICI DI
COMPORTAMENTO (LINEE GUIDA) ELABORATI DALLE ASSOCIAZIONI RAPPRESENTATIVE DELLE SOCIETÀ, FRA LE
QUALI CONFINDUSTRIA, E COMUNICATI AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA.
• IL D.LGS. 231/2001 COINVOLGE NELLA PUNIZIONE DI TALUNI ILLECITI PENALI IL PATRIMONIO DEGLI ENTI CHE NE
ABBIANO TRATTO UN VANTAGGIO. PER TUTTI GLI ILLECITI COMMESSI È SEMPRE PREVISTA L’APPLICAZIONE DI UNA SANZIONE
PECUNIARIA; PER I CASI PIÙ GRAVI SONO PREVISTE ANCHE MISURE INTERDITTIVE QUALI LA SOSPENSIONE O REVOCA DI LICENZE E
CONCESSIONI, IL DIVIETO DI CONTRARRE CON LA P.A., L'INTERDIZIONE DALL'ESERCIZIO DELL'ATTIVITÀ, L'ESCLUSIONE O LA REVOCA
DI FINANZIAMENTI E CONTRIBUTI, IL DIVIETO DI PUBBLICIZZARE BENI E SERVIZI.
• LA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA È, IN OGNI CASO, ESCLUSA SE I SOGGETTI APICALI E/O I LORO
SOTTOPOSTI HANNO AGITO NELL’INTERESSE ESCLUSIVO PROPRIO O DI TERZI.
35. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL D.L.VO 231/2001
La parte generale del documento di sintesi, oltre ad illustrare il quadro
di riferimento normativo e ad esporre brevemente i compiti ed i poteri
dell'Organismo di Vigilanza, è principalmente dedicata a rappresentare
i seguenti Protocolli che compongono il Modello:
• Il sistema organizzativo;
• Il sistema di procure e deleghe;
• Le procedure manuali ed informatiche;
• Il sistema di controllo di gestione;
• Il sistema di controllo sulla salute e sicurezza sul lavoro (gestione
operativa e monitoraggio);
• Il codice etico;
• Il sistema disciplinare;
• La comunicazione ed il coinvolgimento del Personale sul Modello,
nonchè la sua formazione ed addestramento.
36. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL D.L.VO 231/2001
• Il sistema di procure e deleghe in essere garantisce la
corrispondenza tra l'incarico attribuito al soggetto interessato e
il potere di spesa allo stesso attribuito.
Le procure e deleghe sono rese conoscibili all'interno e
all'esterno della Società.
Le procure con rilevanza esterna sono registrate presso
l'Ufficio del Registro delle Imprese.
sistema di procedure, sia manuali sia informatiche che
costituiscono la guida da seguire nei processi aziendali
interessati e che prevedono specifici punti di controllo, al fine
di garantire la correttezza, l'efficacia e l'efficienza delle attività
aziendali anche ai fini di quanto previsto dal Decreto.
37. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
IL MODELLO ORGANIZZATIVO DEL D.L.VO 231/2001
Quanto alla formazione ed all'addestramento, il
Modello assegna all'OdV il compito di promuovere e
vigilare l'implementazione delle iniziative volte a
favorire una conoscenza e una consapevolezza
adeguate del Modello e dei Protocolli.
All'uopo sono previste apposite attività formative
(corsi, seminari, questionari, ecc.), differenziati in
base al ruolo e alla responsabilità dei soggetti
interessati.
38. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
Attività di risk mapping svolta dalla Società e, in particolare, con la
finalità:
• di favorire la conoscenza dei reati rilevanti ai sensi del Decreto
nell'ambito di attività della Società;
• di rappresentare, laddove ritenuto opportuno, l'universo delle aree
e attività a rischio e dei soggetti aziendali in esse coinvolte;
• di individuare, laddove ritenuto opportuno, i reati astrattamente
ipotizzabili in ordine a ciascuna area ed attività a rischio;
• di individuare i principi generali di controllo in essere presso la
Società;
• di ribadire i principi di comportamento da tenere nello svolgimento
delle attività a rischio di reato.
39. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
A terra a terra :
• VERBALE DI RIUNIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
PER DELEGA POTERI
• L'anno 2011, il giorno ___ del mese di , alle ore ______,
presso la sede della società
In una ventina/trenta pagine si fa tutto
40. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
PROCURA
del consiglio di amministrazione ( o altro)
alla nomina del Delegato Ambientale e
sicurezza sul lavoro
41. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
SCRITTURA PRIVATA
- Autenticata – notaio -
- Registrazione all’Ufficio imposte
- Iscrizione alla Camera di Commercio
42. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
La forza di polizia che procede alla C.N.R. e
quindi alla compilazione del Verbale di
domicilio e nomina del difensore agisce
nei confronti del Delegato e non del
titolare dell’impresa
43. DELEGA DI FUNZIONI
MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’AZIENDA
Nel registro degli indagati viene inserito il
nome del Delegato e non di colui che
effettua i contratti appalti licitazioni privati
con enti pubblici
In questi casi è obbligatorio presentare :
• CARICHI PENDENTI
• CASELLARIO GIUDIZIALE
44. Sentenza Thyssen : dure condanne
Corte d’ Assise di Torino : 16 anni e mezzo di carcere all’Amministratore
Delegato
45. Sentenza Thyssen : 7 operai morti
Condannati :
• Amministratore Delegato ( 16 anni e mezzo)
• Responsabile della sicurezza ( 13 anni e mezzo )
• Responsabile dello stabilimento torinese( 13 anni e mezzo )
• Membro del Comitato esecutivo dell’azienda( 13 anni e mezzo )
• Dirigente dello stabilimento ( 13 anni e mezzo )
Omicidio colposo
Incendio colposo
Omissione delle cautele antinfortunistiche
Pagamento della sanzione di un milione di euro
46. Sentenza Thyssen : 7 operai morti
risarcimento record di 12 milioni e 970
mila euro da parte della ThyssenKrupp
alle famiglie delle vittime