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Seminario 07/07/2014 
Conservazione e degradazione 
alimenti
Alterazione e trasformazione delle sostanze 
alimentari 
Cause biologiche 
 enzimi presenti nell’alimento 
 microrganismi (salubrità, caratteri organolettici e valore nutritivo) 
Cause fisico-chimiche 
 ossigeno 
 radiazioni 
 calore 
 variazione del contenuto idrico
Cause biologiche 
Le principali reazioni di degradazione (idrolisi e ossidazione) sono 
catalizzate da enzimi presenti nell’alimento o appartenenti ai 
microrganismi che lo contaminano 
• Enzimi presenti nell’alimento 
 Gli alimenti naturali sono di origine vegetale o animale, parti o prodotti di essi. I 
tessuti e le cellule ne conservano il patrimonio enzimatico. 
 Nei lisosomi, corpuscoli presenti (anche diverse centinaia) nel citoplasma delle 
cellule eucariote, sono presenti gli enzimi dell’autolisi (sistema digerente 
endocellulare), un corredo di oltre 50 enzimi capaci di scindere una grande 
varietà di molecole extra o intracellulari: perossidasi, lipasi, glicosidasi, 
peptidasi (es. catepsine –frollatura carni). Con la morte dell’organismo, gli enzimi 
fuoriescono dando avvio ai fenomeni di autodigestione. 
Microrganismi 
La maggior parte delle sostanze alimentari costituisce un terreno adatto 
all’accrescimento di diversi microrganismi che si sviluppano a spese dei 
composti organici. L’azione microbica determina: 
 alterazione dei caratteri organolettici e del valore nutritivo 
 compromissione della salubrità
Struttura proteina
Proteine struttura 
tridimensionale
La Struttura 
Terziaria • La struttura terziaria è la 
conformazione 
tridimensionale assunta 
da una proteina. 
• È stabilizzata da legami 
non covalenti come 
ponti idrogeno, 
interazioni idrofobiche 
tra amminoacidi non 
polari e legami ionici. 
È indispensabile per la sua 
attività biologica.
La Struttura 
• Ma anche da legTamie rziaria 
covalenti, sotto forma di 
ponti disolfuro fra due 
cisteine. 
• Le interazioni che si 
instaurano a livello 
tridimensionale 
coinvolgono amminoacidi 
non necessariamente vicini 
nella struttura primaria.
La Struttura 
Terziaria • Include il ripiegamento 
delle strutture regolari 
(alfa-elica e beta-foglietto) 
dando luogo a 
combinazioni molto stabili 
(domini), che si possono 
trovare ripetute nella stessa 
proteina. 
• gli elementi di struttura 
secondaria si trovano 
combinati in particolari 
motivi strutturali. 
Domini nei quali la 
struttura secondaria può 
disporsi nello spazio.
La Struttura 
Terziaria 
• I gruppi R dei vari 
amminoacidi 
determinano anche 
loro la struttura della 
proteina. 
• E le sue proprietà 
macroscopiche.
La Struttura 
Terziaria • Quando le interazioni vengono 
meno, in presenza di elevate 
temperature, di pH non ottimale 
o di detergenti, la struttura 
tridimensionale viene persa, 
così la proteina va incontro a 
denaturazione, perdendo la sua 
attività biologica. 
la denaturazione a volte è 
un processo reversibile, e, 
allontanando l'agente 
denaturante, la proteina 
riprende spontaneamente 
la sua conformazione 
tridimensionale (che è 
dettata dalla struttura 
primaria).
Proteine Fibrose e Globulari 
• Le proteine possono 
essere divise in due 
classi: 
Proteine 
fibrose 
Proteine Globulari
Le Proteine Fibrose 
• Sono di origine animali, 
• insolubili in acqua, 
• Assolvono ruoli strutturali per lo più. 
Si dividono in tre categorie: 
 le cheratine 
 i collageni 
 le sete 
Formano tessuti protettivi 
Formano tessuti connettivi 
Come i bozzoli dei bachi da seta
Le Proteine Fibrose 
• Cheratine e collageni 
hanno strutture ad 
elica, 
• Le sete hanno 
struttura foglietto 
beta 
Gruppi apolari e ponti 
disolfuro tendono a 
conferire rigidità e 
insolubilità alle 
proteine fibrose.
Le Proteine Globulari 
• Sono solubili in acqua, 
• di forma quasi sferica, 
• Assolvono funzioni biologiche. 
Possono essere: 
• Enzimi 
• Ormoni 
• Proteine di trasporto 
• Proteine di deposito
Le Proteine Globulari 
• Contengono 
amminoacidi con 
catene polari e carichi, 
• Sono strutture 
elicoidali. 
Mioglobina, proteina 
globulare che trasporta 
l’ossigeno nei muscoli. Le interazioni sono dovute a 
ponti disolfuro, alla polarità 
o meno dei gruppi R, e alla 
capacità di formare legame 
ad idrogeno.
La Struttura Quaternaria 
• Ogni proteina tende ad 
assumere una sola struttura 
terziaria e proteine differenti 
assumono conformazioni 
differenti. Talvolta le 
proteine possono assumere 
anche una struttura 
quaternaria. 
È composta da 
aggregati di un certo 
numero di subunità Emoglobina di un adulto
La Struttura Quaternaria 
• L’aggregazione serve ad 
evitare alle parti apolari 
della superficie proteica 
l’esposizione 
all’ambiente acquoso 
della cellula.
Riepilogo
G. Enzimi 
Sono catalizzatori biologici, 
alcuni dei quali agiscono su 
substrati specifici. 
Gli enzimi possono essere 
utilizzati per aiutare i 
conservatori, ma sono anche 
strumenti essenziali dei 
microrganismi nell’attacco 
ed assimilazione 
dei vari materiali.
Cosa fanno gli enzimi? 
Sono molecole proteiche naturali che agiscono come 
catalizzatori ad elevata efficienza nelle reazioni 
biochimiche. 
Un catalizzatore è un facilitatore delle reazioni, 
che avvengono molto più velocemente in sua 
presenza e che non cambia, anche dopo la fine della 
reazione. 
Alcune razioni sono velocizzate dalla presenza degli 
enzimi (in assenza in circa 24 ore mentre in 
presenza dell’enzima in 4 ore) 
Gli enzimi sono specifici: ognuno catalizza un 
ristretto range di reazioni – spesso una sola. Il 
primo step è la formazione di un complesso tra il 
substrato e l’enzima.
Poichè gli enzimi sono 
così importanti è 
necessario conoscere 
quali sono le loro 
attività e come si 
possono controllare.
Che tipi di enzimi ci sono? 
• Gli enzimi vengono classificati in base ai composti 
sui quali agiscono: le proteasi attaccano le 
proteine, le cellulasi la cellulosa, le lipasi 
trasformano i grassi in glicerolo e acidi grassi, le 
amilasi gli amidi in zuccheri semplici. 
• Alcuni enzimi agiscono su un vasto range di 
substrati (es. le proteasi), mentre altri sono meno 
specifici (es. collagenasi , che idrolizza il collagene 
della pelle e cheratinasi, che attacca la cheratina 
delle piume). 
• Solo gli enzimi di vecchia scoperta non finiscono in 
“asi” – es. rennina, pepsina, tripsina.
Cosa condiziona l’azione 
degli enzimi ? 
• Condizioni fisico-chimiche - come 
temperatura, pH e forza ionica. 
• Tutti gli enzimi hanno un OPTIMUM 
di temperatura e pH, al di fuori del 
quale sono meno (o per nulla) 
efficienti. 
• Possono essere inibiti (o distrutti) da 
talune sostanze chimiche.
Effetti della temperatura 
Molti enzimi animali hanno un optimum di temperatura 
intorno ai 37oC e sono rapidamente denaturati (distrutti) 
a 40oC. Agiscono debolmente a temperatura ambiente e 
possono essere conservati a 4oC. Per gli enzimi microbici 
invece i valori sono molto più vari.
Effetti del pH 
Il valore ottimale del pH varia molto tra gli enzimi. 
La lipasi dello stomaco ha un optimum a 4-5, mentre 
quella del pancreas a pH 8. 
L’optimum pH degli enzimi microbici non è 
necessariamente uguale a quello della crescita cellulare.
Inibitori degli Enzimi 
• Possono essere specifici o non-specifici. 
Poiché l'enzima deve reagire con il suo 
substrato, tutto ciò che "sembra" substrato 
reagisce con l'enzima e così inibisce il vero 
substrato. 
• Questa è l’inibizione specifica - gli enzimi 
che agiscono su altri substrati non sono 
coinvolti. 
• Si chiama "inibizione competitiva", perché 
l'inibitore compete con il substrato.
Inibizione competitiva dell’enzima 
REAZIONE 
Enzima 
Substrato 
Enzima rilasciato 
Complesso Enzima-substrato Substrato degradato 
Inibitore 
INIBIZIONE 
Substrato bloccato dalla reazione con l’enzima
Inibizione non-specifica 
dell’enzima 
• Calore (come abbiamo già visto!!) 
• Le sostanze chimiche che reagiscono 
con l'enzima cambiano la sua 
configurazione – ad esempio i solventi. 
• Poiché tutti gli enzimi sono proteine , 
molte di queste sostanze agiscono su 
tutti gli enzimi. Questa è "l'inibizione 
non-competitiva".
Inibizione non-competitiva dell’enzima 
Enzima 
Substrato 
Inibitore 
L’inibitore causa un 
cambiamento nella 
conformazione 
dell’enzima che 
previene la 
formazione di un 
legame col 
subbstrato. Due 
esempi: 
Denaturazione 
dell’inibitore che 
cambia la forma della 
proteina (enzima) 
L’Inibitore non 
reagisce (ma induce 
un cambiamento) 
nel sito di legame 
del substrato e 
quindi blocca il 
legame col 
substrato. 
? 
1 
2
“Inibizione del Substrato” 
• A volte può succedere che l'enzima 
venga "inondato" da grandi quantità di 
substrato, allora non può agire. 
• L'unico modo per aumentare la sua 
attività è allora di aumentare la 
quantità di enzima (o di ridurre la 
quantità di substrato). 
• Ricordare che il substrato deve essere 
in soluzione perchè l'enzima possa agire 
su di esso: un blocco di legno massello 
non è "sommerso" dalla Cellulasi!!
Dove troviamo gli enzimi? 
Quale le loro funzioni nneellll’’aammbbiittoo 
biologico – alimentare?
Alterazioni dei prodotti vegetali 
Reazioni indesiderate: 
• ossidazione lipidica 
• imbrunimento 
• deterioramento dell’aroma 
• denaturazione delle proteine 
• degradazione di pigmenti e vitamine 
Batteri 
e 
muffe 
Enzimi 
Enzima Temperatura 
ottimale (°C) 
Temperatura di 
disattivazione (°C) 
Perossidasi 45 95 
Lipossigenasi 60 95 
Polifenolossidasi 40 90 
Pectinmetilesterasi 45 70 
Pectinliasi 50 70 
Poligalatturonasi 35 65 
Clorofillasi 30 45
Distribuzione di alcuni enzimi nella cellula vegetale 
Polifenolossidasi (PPO) 
Perossidasi (POD) 
Poligalatturonasi (PG) 
Pectin metil esterasi (PME) 
Pectinliasi (PL) 
ENZIMI 
DI PARETE Lipossigenasi (LOX) 
Clorofillasi 
ioni minerali 
metaboliti secondari 
acidi organici, 
glucosidi e tannini,
Alterazioni enzimatiche dei prodotti vegetali 
• poligalatturonasi (PG) 
nelle pectine scindono il legame tra due unità di 
acido galatturonico non metilate. Le esoPG 
agiscono sulle unità terminalidella catena, le 
endoPG agiscono all’interno della catena, 
provocando la perdita di consistenza del prodotto 
• pectinmetilesterasi (PME) 
idrolizzano i gruppi metossilici, rendendo disponibile nuovo substrato per l’azione 
delle PG 
• pectinliasi (PL) 
agiscono tra due unità di acido galatturonico metilate
CaCl2 (E509) 
Lattato di calcio (E327) 
Struttura della parete cellulare 
“Many theories to account for the effect of the first 
blanching step on the firmness of vegetable tissues 
attribute it to pectinesterase activity . According to 
Bartolome and Hoff (1972), this pretreatment causes 
a loss of membrane selective permeability, giving 
rise to diffusion of cations to the cell wall. This 
activates the enzyme, leading to the de-esterification 
of pectins and facilitates the formation 
of bivalent bridges between residues of 
galacturonic acid belonging to adjacent pectic 
chains. The divalent ion-pectin complex thus formed 
acts as an intercellular cement to give firmness to 
tissues.” 
(da: Alvarez and Canet, 1999. Eur. Food Res 
Technol. 210: 102-108) 
La prima fase di blanching attiva la pectn metilesterasi (PME) che agendo sulle 
catene di pectina (mediante de-esterificazione) favorisce l’esposizione degli acidi 
galatturonici all’azione degli ioni Ca2+, a questo punto si ha la formazione del 
complesso divalente ione-pectina. 
Gluconato di calcio 
(E578) 
Ca2+ 
Acido galatturonico 
Effetto della temperatura di 
blanching sull’attivazione 
della PME. 
Da: Ni et al., 2005. J. of Food Eng., 70: 546-556.
Alterazioni enzimatiche dei prodotti vegetali 
I principali enzimi coinvolti nella degradazione qualitativa dei vegetali sono: 
• lipossigenasi LOX 
catalizza l’ossidazione di acidi grassi polinsaturi con 
formazione di idroperossidi coniugati, nei vegetali è 
responsabile della comparsa di off‐flavours 
• polifenolossidasi PPO 
ossida le funzioni fenoliche con formazione di chinoni, prima 
tappa del processo di imbrunimento enzimatico dei tessuti 
O 
OH 
HO O 
OH 
OH 
OH 
OH 
OH 
HO 
O 
O 
PPO
ENZIMI OSSIDATIVI: LIPOSSIGENASI (LOX) 
LIPOSSIGENASI: ENZIMA MOLTO DIFFUSO, SPECIE NEL REGNO 
VEGETALE 
SPECIFICITA’: 
cis cis 
CH CH CH CH CH 
2 
unità cis,cis - penta 1-4 dienica, 
avente il gruppo metilenico in 
posizione ω8 
ω8 
AC. -LINOLENICO 
SUBSTRATI AC. LINOLEICO 
ω6 ω10 
AC. -LINOLENICO 
COOH 
COOH 
COOH 
L’ENZIMA SI ATTIVA NEL CORSO DELL’ESTRAZIONE DELL’OLIO DI OLIVA ED 
E’ IL PRIMO ANELLO DI UNA SERIE DI REAZIONI ENZIMATICHE A CATENA 
DETTE “VIA DELLA LIPOSSIGENASI”, CHE PORTANO ALLA FORMAZIONE DI 
COMPOSTI CHIAVE IMPLICATI NELL’AROMA DI FRUTTATO DELL’OLIO
MECCANISMO D’AZIONE DELLA LIPOSSIGENASI 
1) Formazione di un complesso con l’ac. grasso (linoleico o linolenico) 
2) Estrazione di un atomo di idrogeno (H•) dal gruppo metilenico ω8, con 
formazione del radicale alchilico R• 
3) L’elettrone si delocalizza sulla struttura pentadienica 
4) Reazione con l’ossigeno a livello del carbonio 9 oppure 13 e formazione del 
rispettivo radicale perossidico. Contemporanea coniugazione del doppio 
legame e isomerizzazione cis trans del legame che si è spostato 
5) Il radicale perossidico estrae un idrogeno dal mezzo, formando l’ 
idroperossido 
6) L’idroperossido dell’ac. grasso si stacca dall’enzima 
9-IDROPEROSSIDI 
13-IDROPEROSSIDI 
SIA PARTENDO DALL’AC. 
LINOLEICO CHE DALL’AC. 
LINOLENICO, SI FORMANO 
DUE SOLI ISOMERI 
PROSEGUONO LA 
CATENA DI 
REAZIONI 
CHIMICHE 
(OSSIDAZIONE) 
PROSEGUONO LA 
CATENA DI 
REAZIONI 
ENZIMATICHE 
(VIA DELLA LOX)
VIA DELLA LIPOSSIGENASI (LOX) 
ACIDO 
LINOLEICO 
9-idroperossidi 
+ 
lipossigen 
asi 
O2 
13- 
idroperossidi 
esanal 
e 
esanol 
o 
acetato di esile 
isomerizzaz. 
NADH 
Acetil-CoA 
idroperossidoliasi 
alcoldeidrogenasi 
acetiltransferas 
i 
ACIDO 
LINOLENICO 
9-idroperossidi 
+ 
lipossigen 
asi 
O2 
13- 
idroperossidi 
cis-3- 
esenale 
idroperossidoliasi 
t-2- 
esenale 
cis-3- 
esenolo 
t-2- 
esenolo 
cis-3- 
esenilacatato 
t-2- 
esenilacetato 
isomera 
si 
alcoldeidrogen 
asi 
+Acetil-CoA 
acetiltransfera 
si 
C12-oxoacido 
C12-oxoacido 
ormone per danno 
da ferite (traumatina)
PRODOTTI DELLA VIA DELLA LIPOSSIGENASI 
RAMO DELL’ 
AC. LINOLEICO 
RAMI DELL’ 
AC. LINOLENICO 
esanale 
esanolo 
acetato di esile 
cis-3-esenale 
cis-3-esenolo 
cis-3-esenilacetato 
t-2-esenale 
t-2-esenolo 
t-2 -3-esenilacetato 
note “verdi” principali 
nota “verde-dolce” 
nota “verde-amaro-astringente” 
indesiderabile (?) 
verde erbaceo fresco; 
erba tagliata 
erbaceo piu’ spento, maturo 
floreale 
FRUTTATO VERDE 
aldeidi 
alcoli 
esteri
Alterazioni enzimatiche dei prodotti vegetali 
• clorofillasi 
Enzima esterasico, localizzato nei cloroplasti, scinde la 
clorofilla con formazione di fitolo, alcol metilico e 
clorofillide. 
Responsabile della degradazione della clorofilla. 
Determinano alterazioni del colore, importante nei 
vegetali verdi 
Attività enzimatica delle clorofillasi: lettura a 663 nm delle 
clorofillidi
1 
Utilizzo di enzimi nell’industria 
Settore alimentare 
Mangimi per animali 
Settore tecnico 
•Industria dei detergenti 
•produzione di amido 
•industria tessile 
•industria chimica 
•industria del pellame 
•industria cartaria 
•industria farmaceutica 
•2% nell’industria del pellame, 
•15% nella produzione della carta, 
•fino al 25% per enzimi nell’industria alimentare.
2 
1800 
1600 
1400 
1200 
1000 
800 
600 
400 
200 
0 
Milioni[ di $ 
1960 1970 1980 190 
Attualmente in ITALIA il mercato totale è di 1.4 mld €, e il 
mercato degli Enzimi è di 30 mln € (21.4%). 
Incrementi annui (AAGR =Average Annual Grow Rate) del 10%
3 
6.000 
5.000 
4.000 
3.000 
2.000 
1.000 
0 
x 1000 € 
CPK ALT Amil AST g-GT ChE LDH ALP Lip ACP HBDH Ald 
Alimentazione Detergenti Tessile Carta Chimica 
amilasi
4 
Settore alimentare 
50 
40 
30 
20 
10 
0 
Amido Prodotti 
dietetici 
Vino, 
succhi 
di frutta 
Birra, 
malto, 
etc. 
Prodotti 
da forno 
Altro 
% 
Mondiale 
USA
5 
SSeettttoorreeaalliimmeennttaarree
Un primo impianto industriale nacque in Francia nel 1874 con un 
sistema che idrolizzava l’amido usando diastasi (= amilasi) (al posto del 
più costoso acido solforico) per ottenere destrina. La destrina veniva 
poi utilizzata per la fabbricazione del pane, della birra e del vino. 
6 
1833 Payen e Persoz 
purificano la diastasi 
(amilasi) del grano 
mediante 
precipitazione con 
etanolo, dimostrano 
che è termolabile e 
postulano l’importanza 
fondamentale degli 
enzimi nei sistemi 
biologici. 
(enzima = dal greco: 
fermento) 
Prima classificazione 
IUB = 1958
ALCUNI DEI PIU’ IMPORTANTI USI 
INDUSTRIALI DEGLI ENZIMI IMMOBILIZZATI 
I vantaggi degli enzimi immobilizzati su quelli in soluzione sono la maggiore ECONOMICITA’ 
di esercizio e la grande PRODUTTIVITA’. 
Enzyme EC number Product 
Aminoacylase 3.5.1.14 L-Amino acids 
Aspartate ammonia-lyase 4.3.1.1 L-Aspartic acid 
Aspartate 4-decarboxylase 4.1.1.12 L-Alanine 
Cyanidase 3.5.5.x Formic acid (from waste cyanide) 
Glucoamylase 3.2.1.3 D-Glucose 
Glucose isomerase 5.3.1.5 High -fructose corn syrup 
Histidine ammonia-lyase 4.3.1.3 Urocanic acid 
Hydantoinasea 3.5.2.2 D- and L-amino acids 
Invertase 3.2.1.26 Invert sugar 
Lactase 3.2.1.23 Lactose-free milk and whey 
Lipase 3.1.1.3 Cocoa butter substitutes 
Nitrile hydratase 4.2.I.x Acrylamide 
Penicillin amidases 3.5.1.11 Penicillins 
Raffinase 3.2.1.22 Raffinose-free solutions 
Thermolysin 3.2.24.4 Aspartame 7
Applicazioni nell’’industria alimentare 
Amido: prodotto più utilizzato nell’industria alimentare mondiale 
8
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA 
Enzimi usati nell’idrolisi industriale dell’amido: 
Enzima EC Fonte Attività 
a-Amilasi 3.2.1.1 
Bacillus 
amyloliquefaciens 
Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici per dare a-de-strine 
e principalmente maltosio e oligosaccaridi (G2), 
G3, G6 e G7. 
B. licheniformis 
Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici per dare a-de-strine 
e principalmente maltosio e oligosaccaridi G3, 
G4 e G5. 
Aspergillus oryzae, 
Aspergillus niger 
Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici per dare a-de-strine 
e principalmente maltosio e oligosaccaridi G3. 
a-amilasi 3.2.1.1 B. subtilis 
(amylosacchariticus) 
Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici per dare a-de-strine 
e principalmente maltosio e oligosaccaridi G3, 
G4 e più del 50% (w/w) di glucosio. 
b-Amilasi 3.2.1.2 Malto d’orzo Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici dall’estremità 
non riducente per dare destrine e b-maltosio. 
Glucoamilasi 3.2.1.3 Aspergillus niger Idrolisi dei legami a-1,4 e a-1,6-glicosidici dall’estremi-tà 
non riducente per dare b-glucosio. 
Pullulanasi 3.2.1.41 B. acidopullulyticus Idrolisi dei soli legami a-1,6-glicosidici per dare malto-destrina 
a catena lineare. 
9 
DOLCIARIA
La bioraffineria di Terni Qui nasce la plastica pulita 
Prodotti ecologici dal mais. La Novamont si distingue 
nell'innovazione 
15 ottobre 2006 ‐ Stefano Raiola 
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it) 
Dall'agricoltura alla plastica, senza passare per il petrolio. In un 
panorama imprenditoriale nazionale che non brilla certo per la 
capacità di innovare, sembra esserci spazio per qualche sorpresa. E' il 
caso della Novamont, società italiana che ha lanciato una sfida 
«ecologista»: fare a meno del greggio nel processo di produzione 
delle materie plastiche. 
Catia Bastioli non è solo l'amministratore delegato della società, ma è 
soprattutto una chimica che ha dedicato la sua vita alla ricerca, caratteristica 
che si riflette nei numeri e nella filosofia dell'azienda: 120 dipendenti (di cui il 
30% impiegati in ricerca e sviluppo), ha chiuso il 2005 con un turnover di 35 
milioni di euro, il 50% del quale fatturato all'estero, oltre il 10% reinvestito in 
Ricerca e Sviluppo, e nella formazione del personale. 
Catia Bastioli, la chimica inventrice del Mater Bi, vincitrice del 
premio Europeo 2007 quale Inventore Europeo dell’Anno per 
l’invenzione del Mater Bi (la sigla significa: materiale biologico e 
sta ad indicare una bioplastica completamente degradabile in 
poco tempo (12 mesi,cioè cioè un milione di volte più 
velocemente della plastica tradizionale). 
10
Biodegradabile e Compostabile per natura. 
Dal Mais al Mater‐Bi™: il nuovo biopolimero 
ricavato da materie prime rinnovabili. 
Prodotto nello stabilimento di Terni, il Mater‐ 
Bi™ parte da mais e oli vegetali, 
minimizzando l'uso di origine petrolifera». Si 
presenta in forma di granulo e può essere 
lavorato secondo le più comuni tecnologie di 
trasformazione, per produrre prodotti 
bioplastici dalle caratteristiche equivalenti 
alle plastiche tradizionali ma perfettamente 
Biodegradabili e Compostabili. Secondo stime 
della compagnia l'impianto di Terni potrebbe 
fornire 60 mila tonnellate di bioplastiche 
all'anno a partire dal 2008, con l'ambizione di 
arrivare fino a 2 milioni di tonnellate (25% 
del fabbisogno nazionale di plastiche) 
mettendo a colture di mais e oleginose circa 
800 mila ettari di terreno. 
11
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA DOLCIARIA 
Zucchero da tavola 
Utilizzati 2*109 Kg nel 1977 solo negli USA 
Potere dolcificante = 100 
12
α –amilasi 
+ 
Glucosio Fruttosio 
Potere dolcificante di alcuni edulcoranti naturali 
Fruttosio 1,73 
Saccarosio 1,00 
Miele 0,90 
Glucosio 0,74 
Maltosio 0,32 
Galattosio 0,32 
Lattosio 0,16 
13 
Zucchero da tavola
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA DOLCIARIA 
La produzione di zuccheri da amido è l’unica industria nella 
biotecnologia industriale che è interamente dipendente dall’uso di 
enzimi per una produzione su larga scala a scopo alimentare. 
Amido: 
Costituito da 2 polimeri del glucosio: 
14 
Produzione di zuccheri da amido
Produzione di zuccheri da amido 
‐amilosio 
Amilosio: catena non ramificata di unità di 
glucosio unite da legami (α 1→ 4). Contiene 
fino a 100 residui. 
15
Produzione di zuccheri da amido 
L’amilopectina è costituita da residui di glucosio 
legati con legami (1  4) ma presenta anche 
ramificazioni del tipo (1  6) ogni 24‐30 residui. 
Una molecola di amilopectina contiene fino a 106 
residui di glucosio, ed è quindi una tra le molecole 
più grandi presenti in natura. 
16
17 
Demolizione del glicogeno o 
dell’amido 
L’enzima deramificante ha sia 
attività transferasica 
che glucosidasica 
amido
-amilasi 
pancreatica 
gluco-amilasi 
intestinale 
Si ottiengono frammenti 
polisaccaridici o oligo‐saccaridici, 
soprattutto 
maltosio e mato‐triosio 
18
Amido: prodotto più utilizzato nell’industria alimentare mondiale 
Glucosio 
Glucosio 
[α] = + 52,5° 
19 
Invertasi 
Keq ~ 1 
Inverte il potere rotatorio della soluzione. 
Fruttosio 
[α] = ‐ 92° 
Potere dolcificante 
Fruttosio 1,73 
Saccarosio 1,00 
Miele 0,90 
Glucosio 0,74 
Maltosio 0,32 
Galattosio 0,32 
Lattosio 0,16
Amido in 
sospensione (40% 
w/v) a pH 3,5‐4,2 
‐amilasi da Bacillus licheniformis 
pH 6,0‐6,2 
105°C per 5‐8 min o 95°C per 1‐2 ore 
L’alta T è necessaria per l’idrolisi dell’amido 
Fase di liquefazione 
Si ottiengono frammenti di 10‐13 
residui di glucosio 
Fase di saccarificazione 
gluco‐amilasi e pullulanasi da Aspergillus niger 
pH 4,2‐4,5 
60°C per 36‐48/96 ore 
Fase di isomerizzazione 
Glucosio isomerasi o invertasi da Streptomyces immobilizzata 
per adsorbimento su DEAE‐cerllulosa 
pH 7,8 
60°C per 0,3‐3 ore 
Si ottiene una soluzione di glucosio 
al 95,5% 
HFCS High Fructose Corn Syrup. 
È una soluzione con circa il 42% di fruttosio 
Con potere dolcificante molto più elevato del saccarosio 
20 
Viene utilizzato amido di mais, grano o tapioca 
In batch 
In batch
21 
‐amilasi 
(optimum a T = 95°C). 
gluco‐amilasi e pullulanasi 
Glucosio isomerasi o invertasi 
immobilizzata per adsorbimento su DEAE‐cerllulosa 
E’ l’enzima che inizia l’idrolisi dell’amido. Richiede Ca2+. Le 
specie Bacillus hanno ‐amilasi estremamente 
termostabile. Uno di questi, brevettato come Thermamyl© 
ha optimum di attività a 100°C Non riesce ad idrolizzare i 
legami (1  6) : si ottiene fino al 8‐10% di glucosio oltre a 
frammenti di 10‐13 residui di glucosio e una “destrina 
limite”. 
L’enzima pullulanasi da Aspergillus niger ha anche 
effetto deramificante ma non è molto termolabile 
(Tmax = 60°C). L’azione combinata dei 2 enzimi riesce a 
ottenere fino al 96% di glucosio 
E’ l’enzima finale che serve ad aumentare il potere 
dolcificante della soluzione perché la miscela 
contiene fino al 46% di fruttosio. Richiede un 
quantitativo stechiometrico di ATP (costoso!). Nel 
1950 è stato sostituito da una xylosio isomerasi che 
ha affinità anche per il glucosio. 
Si ottiene un HFCS con un contenuto di fruttosio del 
42%. Con tecniche di cromatografia di adsorbimento 
si possono ottenere “sciroppi di fruttosio” più dolci 
con un contenuto di fruttosio più elevato
22
__: 200 U/kg gluco-amilasi; 
---: 400 U/kg gluco-amilasi; 
…..: 200 U/kg gluco-amilasi 
+ 200 U/kg pullulanasi. 
23
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA 
I prodotti di idrolisi dell’amido sono utilizzati nell’industria per AUMENTARE IL SAPORE 
DOLCE dei cibi: 
Ingrediente nel cibo Dolcezza 
relativa 
Saccarosio 1.0 
Glucosio 0.7 
Fruttosio 1.3 
Galattosio 0.7 
Maltosio 0.3 
Lattosio 0.2 
Raffinosio 0.2 
Ingrediente nel cibo 
Dolcezz 
a 
relativa 
Sciroppo di glucosio 11 DE 0.1 
Sciroppo di glucosio 42 DE 0.3 
Sciroppo di glucosio (HFCS) 97 DE 0.7 
Sciroppo di maltosio 44 DE 0.3 
Aspartame 180 
Saccarosio idrolizzato 1.1 
Lattosio idrolizzato 0.7 
24 
DOLCIARIA 
DE = eqiuvalenti di destrosio: indica la % di idrolisi di amido
25 
Thermamyl © resiste a 
100°C 
Man mano che la produzione di zuccheri aumenta, il mercato richiede enzimi 
sempre più efficienti per ottenere un prodotto di qualità sempre 
maggiore e costi di produzione più bassi, spingendo la ricerca alla 
selezione di nuovi enzimi o alla progettazione di nuovi catalizzatori 
mediante ingegneria proteica, o mutagenesi sito-specifica o random.
26 
HFCS 
Utilizzato in tutta l’industria dolciaria mondiale. 
Vantaggi: 
• a basso costo e grande disponibilità (da amido) 
• potere dolcificante più elevato del saccarosio 
• cristallizza a temperature più basse del saccarosio 
In cioccolatini o biscotti dal “cuore 
morbido”
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA DOLCIARIA 
Un’altra fonte di zuccheri può essere la cellulosa, molto più abbondante in natura 
dell’amido. 
La cellulosa è però “contaminata” da lignina e pentosani, e la sua purificazione enzimatica 
non è economicamente vantaggiosa. 
Le cellulasi in commercio sono in realtà miscele di enzimi: 
- endo 1,4-b-glucanasi (EC 3.2.1.4), 
- eso-cellobioidrolasi, 
- eso-1,4-b-glucosidasi (EC 3.2.1.74), 
- cellobiasi (EC 3.2.1.91) 
che dovrebbero essere utilizzati per produrre glucosio. 
27
28 
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA 
LATTIERO-CASEARIA 
Latte ad alta digeribilità 
E’ latte privo di lattosio 
Intolleranza al lattosio = galattosemia 
Tra i componenti del latte, il lattosio rappresenta il 5% 
circa. Tale quantità diminuisce nello yogurt e nei 
formaggi freschi, fino ad azzerarsi nei formaggi più 
stagionati a pasta dura. 
Il lattosio è un disaccaride formato da glucosio e 
galattosio. 
Questo disaccaride non si trova solo nei latticini, ma viene 
aggiunto anche sottoforma di latte in polvere, durante la 
preparazione di vari alimenti come salumi, gnocchi di patate, 
salse, budini, pane, alcuni cibi in scatola, prodotti da forno, 
pasticcini, minestre, cioccolato al latte e caramelle alla panna.
29 
Latte ad alta digeribilità 
Gran parte della popolazione mondiale è INTOLLERANTE al lattosio (Tailandia 97%, Cina 90%, 
americani di colore 73%; americani bianchi 16%, Svezia 4%) a causa di una deficienza (anche 
genetica) di lattasi (b‐galattosidasi). Purtroppo, la quota non digerita risulta del tutto 
inassorbibile prosegue lungo l'intestino provocando disturbi come senso di pienezza, mal di 
pancia, gonfiori e diarrea. 
Il LATTE PRIVO DI LATTOSIO è quindi un alimento fondamentale. 
Il lattosio è fonte anche do altri problemi: ha bassa solubilità, forma cristalli 
(a concentrazione dell’11% a 4°C) ed è oggetto a contaminazione da 
microrganismi.
La lattasi si ottiene dal lievito Kluyveromyces fragilis o dal fungo Aspergillus oryzae o A. 
niger. 
30 
Il lattosio deve quindi essere idrolizzato dalla lattasi a glucosio e β-galattosio: 
Latte 
‐galattosidasi 
Latte ad alta digeribilità
31 
Potere dolcificante di alcuni 
edulcoranti naturali 
Fruttosio 1,73 
Saccarosio 1,00 
Miele 0,90 
Glucosio 0,74 
Maltosio 0,32 
Galattosio 0,32 
Lattosio 0,16 
Il lattosio ha un basso potere dolcificante.
32 
Industria dei gelati 
per ottenere un prodotto base: 
• auto‐dolcificante e risparmiare sullo zucchero 
aggiunto 
• più difficilmente contaminabile 
•Meno cristallizzabile. Fruttosio 1,73 
Saccarosio 1,00 
Miele 0,90 
Glucosio 0,74 
Maltosio 0,32 
Galattosio 0,32 
Lattosio 0,16 
Glucosio e galattosio 
dolcificano di più 
Il latte è trattato con ‐galattosidasi nella 
fabbricazione di gelati, nei dolcificanti, 
nel latte condensato e in piccole quantità 
nel latte sterilizzato.
caglio siero 
33 
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA 
LATTIERO-CASEARIA
34 
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA 
LATTIERO-CASEARIA 
Il formaggio deriva da un processo che coinvolge un gran 
numero di trasformazioni biochimiche, come idrolisi di 
lipidi e proteine, a carico di enzimi di microrganismi che 
crescono nel formaggio. Le diverse qualità di formaggio 
sono dovute alla presenza di microrganismi diversi. 
Microrganismo Reazione Enzimatica coinvolta 
Streptococcus lactis 
Streptococcus cremoris 
Lattosio → lattato 
+ proteolisi e lipolisi limitata 
Propionobacteria spp 
(cresce solo in presenza di acido lattico) 
3 Lattato → propionato 
+ acetato + CO2 + H2O 
Penicillium camemberti 
Penicillium roqueforti 
proteolisi e lipolisi limitata più 
altre attività
35 
Propionobacteria spp 
LDH 
3 CH3CHOHCOO‐ 3 CH3COCOO‐ 2 CH3CH2COO‐ + CH3COO‐+ CO2 + H2O 
lattato piruvato propionato 
Penicillium camemberti 
Penicillium roqueforti 
Catalizzano una fermentazione secondaria dopo la produzione di acido lattico. 
Possono crescere solo sulla superficie del formaggio per cui si ottengono formaggi di 
forma piccola. Il Penicillium roqueforti cresce anche in condizioni anaerobiche.
36 
Produzione di L‐‐amminoacidi puri da recemi 
E’ la prima produzione industriale nel mondo ottenuta mediante 
l’uso di enzimi immobilizzati (Giappone, 1966) 
Acetilazione 
chimica 
D,L –amminocido + anidride acetica D,L‐acetil amminoacido 
L‐ammino 
acilasi 
D,L –Acetil‐amminocido L‐amminoacido + D–Acil‐amminoacido 
Racemizzazione 
chimica 
D‐acetil amminoacido D,L –Acetil‐amminocido
37 
Produzione di L‐‐amminoacidi puri da recemi 
D,L‐amminoacido 
(racemo) 
Acetilazione 
chimica 
L‐ammino 
acilasi 
immobilizzata 
su DEAE ‐ 
Sephadex 
D‐Acetil‐amminoacido 
+ L‐amminoacido 
Racemizzazione 
chimica 
D‐acetil 
amminoacido 
cristallizazione 
L‐amminoacido 
puro 
D,L‐Acetil‐amminoacido 
(racemo)
38 
Confronto tra diversi metodi di immobilizzazione di 
L‐‐amminoacilasi da Aspergillus oryzae 
Ionico 
(DEAE‐Cellulosa) 
Intrappolamento 
in gel di 
poliacrilammide 
Covalente su 
Acetil‐cellulosa 
Preparazione facile moderata difficile 
Attività alta alta alta 
Costo basso medio alto 
Forza di legame moderata alta alta 
Rigenerazione SI NO NO 
Stabilità (t1/2) 65 giorni a 50°C 48 giorni a 37°C 
ottimale
39 
POTERE EDULCORANTE DEI PIÙ COMUNI DOLCIFICANTI 
CATEGORIA COMPOSTO POTERE 
EDULCORANTE 
(saccarosio = 1) 
AVVERTENZE 
Carboidrati 
semplici 
Fruttosio 1.5 
Polioli 
Sorbitolo 0.5 
effetto lassativo oltre i 
20 g/giorno 
Maltitolo 0.7 
Xilitolo 0.7 
Mannitolo 0.5 
Isomalto 0.6 
Lactitolo 0.3 
Edulcoranti 
intensi 
Saccarina 300-500 . 
Ciclamato 30 
Acesulfame-K 20 
Aspartame 120-200 controindicato nei 
soggetti 
fenilchetonurici
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI 
NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE 
Essiccato a 85°C fino ad ottenere una soluzione al 
4% (w/v) 
40 
Malto in grani 
Bagnato in H2O in cantina (12°C) per 36 ore 
Malto impregnato 
Germinazione al buio in cantina. Si producono 
enzimi idrolitici 
Malto germinato 
Malto d’orzo
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI 
NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE 
BIRRA 
Industrialmente si aggiungono: 
- a-amilasi e proteasi da Bacillus subtilis per la saccarificazione 
dell’amido 
- b-glucanasi e proteasi per aumentare la velocità di fermentazione; 
- cellulasi e papaina. 
DIET BEER 
Aggiungendo anche amiloglucosidasi (enzima 
deramificante) si ottiene un’idrolisi di amido più 
spinta e diminuisce sia il grado alcolico che il 
contenuto calorico e si produce la birra “leggera”); 
41
42 
Allo stesso modo si ottengono tutte le bevande “dietetiche”
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI 
NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE 
DISTILLATI ALCOLICI 
Sono usate diverse fonti di carboidrati (melassa per il rum, uva per il 
brandy, malto d’orzo, grano e segale per il whiskey; lo 
Scotch è fatto esclusivamente con malto d’orzo ) per la 
saccarificazione ad opera di una a-amilasi. 
43
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI 
NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE 
DISTILLATI ALCOLICI 
Sono usate diverse fonti di carboidrati (melassa per il rum, 
uva per il brandy, malto d’orzo, grano e segale 
per il whiskey; lo Scotch è fatto esclusivamente 
con malto d’orzo ) per la saccarificazione ad opera di una a-amilasi. 
44
ALCUNI ESEMPI DI APPLICAZIONI INDUSTRIALI DI 
ENZIMI IMMOBILIZZATI 
RAFFINASI (α-D-galattosidasi) dalla muffa Mortirella vinacea. Si usa per rimuovere il 
raffinosio dal latte di soia che provoca problemi digestivi nei pazienti che lo assumono nella 
dieta. 
PENICILLIN-AMIDASI, ottenuta da Escherichia coli, nella preparazione di antibiotici semi-sintetici 
(penicillina G o benzil-penicillina, penicillina V o fenossimetil-penicillina, ampicillina, 
cefalosporina). 
NITRILE-IDRATASI (o NITRILASI), ottenuta da Rhodococcus, per la preparazione di acri-lonitrile, 
un monomero utilizzato per la produzione di polimeri economici. Il quantitativo di 
acrilonitrile prodotto nel mondo per via enzimatica è di 400 tonnellate/anno. 
46
ENZIMI IMMOBILIZZATI COMMERCIALI 
47
LE MAGGIORI PRODUZIONI MONDIALI 
CON PROCESSI BASATI SU ENZIMI - 1 
48
CONSTITUENT COMPOSITION 
(%) 
Sodium tripolyphosphate (water softener, loosens dirt)a 38.0 
Sodium alkane sulphonate (surfactant) 25.0 
Sodium perborate tetrahydrate (oxidising agent) 25.0 
Soap (sodium alkane carboxylates) 3.0 
Sodium sulphate (filler, water softener) 2.5 
Sodium carboxymethyl cellulose (dirt-suspending agent) 1.6 
Sodium metasilicate (binder, loosens dirt) 1.0 
Bacillus protease (3% active) 0.8 
Fluorescent brighteners 0.3 
Foam-controlling agents Trace 
Perfume Trace 
Water to 100% 
Attualmente si riduce il contenuto in fosfati (sostituiti da sodio carbonato e proteasi in maggior quantità. 
49 
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI 
NELL’INDUSTRIA DEI DETERGENTI
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA 
ALIMENTARE 
Le APPLICAZIONI degli enzimi nell’industria alimentare sono molteplici. 
La chimosina (rennet), ottenuta dall’abomaso dei vitelli, è utilizzata nella produzione dei 
FORMAGGI. 
La papaina, ottenuta dalle foglie e dai frutti della papaya (Carica papaya) è utilizzata per 
rendere TENERA la carne. 
Le proteasi si usano per migliorare il SAPORE dei cibi: aa terminali acidi rendono la carne 
polposa e appetitosa (come il glutammato di Na), mentre aa terminali idrofobici rendono 
la carne amara, tanto più quanto più lungo è il peptide. 
Le proteasi da B. amyloliquefaciens aumentano il SAPORE nei formaggi, mentre le lipasi 
da Mucor miehei e da Aspergillus niger lo aumentano nel Gorgonzola. 
Dopo la macellazione, l’osso è trattato a 60°C con ALP per rimuovere un ulteriore 5% di 
carne, che viene usata IN SCATOLA o per i brodi. 
L’emoglobina è trattata con subtilisina per far precipitare l’eme ed utilizzarlo nella 
produzione di CARNE AFFUMICATA e SALSE. 
Negli animali vecchi si inietta papaina nella giugulare per AMMORBIDIRNE la carne. 
50
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA 
ALIMENTARE 
Nell’INDUSTRIA ALIMENTARE è molto utilizzato il sistema enzimatico glucosio-ossidasi/ 
/catalasi. 
La glucosio ossidasi catalizza l’ossidazione del β-glucosio a glucono-1,5-lattone (che si 
idrolizza spontaneamente ad acido gluconico): 
La glucosio-ossidasi si ottiene da Aspergillus niger e da Penicillum. Il perossido d’idrogeno 
(H2O2) è un potente battericida e si può eliminare, dopo l’uso, con la catalasi, che catalizza la 
reazione: 
2 2 2 2 2H O CATALASI2H O O 
Il sistema glucosio-ossidasi/catalasi è utilizzata per RIMUOVERE IL GLUCOSIO e l’O2 dagli 
alimenti per aumentare la CAPACITA’ DI CONSERVAZIONE. 
Si usa per eliminare l’ossigeno dallo spazio superiore nelle bottiglie e nelle lattine e per ridur-re 
il colore scuro nei vini e nella maionese. 
51
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDU-STRIA 
DELLE PELLI E DELLE LANE 
Le proteasi alcaline sono spesso utilizzate per rimuovere i PELI dalle PELLI. Questo 
proces-so è molto più sicuro del precedente metodo che richiedeva sodio solfito. Dopo 
questo trattamento, le pelli che servono per produrre vestiario sono macerate in 
soluzione alcalina con enzimi pancreatici per aumentare la loro MORBIDEZZA e 
SOFFICITA’. 
In passato le proteasi (papaina) erano 
utilizzate per la produzione di LANE 
IRRESTRINGIBILI aumentando anche la - 
LUCENTEZZA del tessuto. 
Il metodo è stato poi abbandonato in quanto 
antieconomico. 
52
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA 
L’idrolisi del saccarosio (“INVERSIONE”) a glucosio e fruttosio (catalizzata dalla invertasi 
da Saccaromyces cerevisiae) permette la produzione di sciroppi molto più stabili di quelli 
contenenti saccarosio. 
L’invertasi è utilizzata nella produ-zione di dolciumi con il CENTRO LIQUIDO o 
MORBIDO. In produzione il centro contiene saccarosio ed invertasi (solido). Dopo alcuni 
giorni l’enzima idrolizza il saccarosio e liquefa il centro del dolce. 
53 
DOLCIARIA
APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA 
DELLE BEVANDE 
Il problema maggiore nei SUCCHI DI FRUTTA e nei VINI è la torbidità dovuta a pectine. Le 
pectine sono polimeri di acido a-1,4-anidrogalacturonico. 
L’unico modo efficace per eliminate la torbidità è l’idrolisi enzimatica delle pectine. Ciò riduce 
la viscosità e aumenta il volume (anche del 15%) della soluzione. 
Gli enzimi pectolitici commerciali derivano tutti da Aspergillus niger, e consistono in una 
miscela di enzimi diversi: 
- poligalatturonasi (EC 3.2.1.15), 
- pectinasterasi (EC 3.2.1.11), 
- pectina liase (EC 4.2.2.10), 
- emicellulasi (una miscela di enzimi idrolitici). 
. 
54
Pectinasi 
Inibitori di pectinasi 
55
Nuove Strategie 
Strategia classica 
Evoluzione molecolare 
Enzimi “naturali” 
Purificazione 
Caratterizzazione 
Espressione eterologa 
Screenig 
Scaling‐up 
Produzione industriale 
Mutagenesi sito‐specifica 
DNA shuffling 
Bioinformatica 
Base dati sequenze 
Predizione struttura 
56
Enzimi prodotti da microorganismi geneticamente modificati (OGM) 
57 
*Si possono produrre enzimi con alto grado di specificità e purezza 
•Si possono ottenere enzimi altrimenti non disponibili per motivi 
economici, ambientali, ecc. 
*Vantaggi ambientali in quanto a causa dell’elevata efficienza di 
produzione si ottiene un risparmio di energia e minori scarti 
*Per enzimi utilizzati nell’industria alimentare ci sono particolari 
benefici nella qualità del prodotto e minor uso di conservanti chimici 
(juice, baking and starch industry), 
* Per enzimi utilizzati in agricoltura ci sono particolari benefici per una 
significativa riduzione della quantità di fosforo rilasciato nell’ambiente
Pubblicato il 02/03/10 
Bruxelles da l'ok alla super patata Ogm 
Via libera per la coltivazione di Amflora, creata dalla Basf. Il tubero contiene un gene 
che resiste agli antibiotici. 
58
Bruxelles ha dato l'ok per la coltivazione della super patata Amflora, tubero 
transgenico prodotto dalla Basf. 
Amflora, modificata in modo da avere un maggior contenuto di amido, è stata a lungo 
al centro di una controversia fra l'Efsa (autorità Ue di sicurezza alimentare), con sede a 
Parma, che ha dato il suo via libera 'tecnico', e le due autorità sanitarie l'Emea (agenzia 
Ue del farmaco) e l'Oms. La controversia riguardava la presenza, nell'Ogm, di un gene 
'marker' che conferisce resistenza a un antibiotico importante per la salute umana. 
Gli ambientalisti in seno al parlamento europeo si sono detti scioccati per il via libera. Sono 
colpito nel vedere che il commissario alla Salute e alla Tutela dei consumatori, John Dalli, non ha 
avuto bisogno che di alcune settimane nel suo nuovo incarico per esprimere un sostegno così 
palese agli interessi industriali, ha scritto su una nota uno dei leader del movimento verde, 
Martin Haeusling, Ci sono preoccupazioni serie a riguardo di un gene della patata Amflora che è 
resistente agli antibiotici. E seri dubbi persistono in merito alle possibili conseguenze sulla salute 
umana e sull'ambiente, ha aggiunto. 
L'Efsa ha dato il suo via libera nonostante la direttiva Ue 2001/18, relativa al rilascio deliberato di Ogm 
nell'ambiente, proibisca espressamente l'autorizzazione per gli Ogm contenenti geni di resistenza ad 
antibiotici importanti per la salute umana. La decisione della Commissione Ue, ha detto il ministro delle 
Politiche agricole Luca Zaia, ci vede contrari. Il fatto di rompere una consuetudine prudenziale che veniva 
rispettata dal 1998 è un atto che rischia di modificare profondamente il settore primario europeo. Non solo 
non ci riconosciamo in questa decisione ma ci teniamo a ribadire che non permetteremo che questo metta in 
dubbio la sovranità degli Stati membri in tale materia. Oltre al ministro sono insorti anche Greenpeace e 
Slow food: secondo il movimento con sede a Bologna la concessione segna un passo indietro nel 
comportamento che l'Europa seguiva dal 1998, guidato innanzitutto dal principio di precauzione.
Quali trattamenti dobbiamo 
applicare per eliminare gli 
enzimi?
Blanching o scottatura 
Le finalità dell'operazione sono: 
• stabilizzazione qualità inattivazione degli enzimi ; 
• risanamento microbiologico diminuzione della carica microbica 
(effetto del lavaggio e del calore); 
• fissazione del colore allontanamento dell'aria contenuta negli 
interstizi dei tessuti ; 
• deodorizzazione eliminazione odori sgradevoli, 
• allontanamento di residui terrosi e foglie; 
• accelerazione della pelatura. 
I metodi più comuni di blanching prevedono il passaggio dell'alimento 
attraverso: 
• un bagno di acqua calda a 70 ÷100 °C (T=90°C; t=90sec); 
• un'atmosfera di vapore saturo (escludendo l’O2).
Attività enzimatica in funzione della temperatura
Valutazione dell’efficacia del trattamento di blanching 
L’assenza di attività implica che tutti gli altri enzimi 
presenti, meno resistenti al calore, sono stati distrutti 
La completa assenza di attività perossidasica indica un 
overblanching, cioè il raggiungimento di condizioni tali da 
indurre indesiderate alterazioni delle proprietà fisiche e 
sensoriali del vegetale. 
Per una migliore qualità dei prodotti surgelati la 
scottatura deve essere condotta in modo tale che 
rimanga un’attività perossidasica residua, circa 1÷ 10% 
dell’attività totale (Williams et al. 1986). 
PEROSSIDASI 
LIPOSSIGENASI 
Enzima di riferimento considerato il più appropriato per valutare 
l’adeguatezza del blanching, poiché presente in molti vegetali. Il 
metodo enzimatico per la sua misura si basa sulla misura dei dieni 
coniugati derivanti dall’ossidazione dell’acido linoleico ( 234 nm).
L'alimento viene rapidamente riscaldato alla temperatura voluta, mantenuto per un certo 
tempo a questa temperatura e quindi raffreddato rapidamente. 
A 1 
B 1 
A2 ˂˂ A1 
B2 ˂˂ B1 
Vitamine 
Aromi 
Pigmenti 
Texture 
Trattamento 1= A1+B1 Trattamento 2= A2+B2 
B 2 
A 2 
100 
90 
80 
70 
60 
50 
40 
30 
20 
10 
0 
-10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 
tempo (secondi) 
Temperatura (°C)
Tecnologie emergenti per l’inattivazione di enzimi in prodotti vegetali 
Tecnologia al plasma 
Alte pressioni (HP) 
Riscaldamento ohmico 
Campi elettrici pulsati 
QUARTO STATO DELLA MATERIA: 
gas al quale è stata applicata 
un’energia elettrica che ne ha 
modificato la struttura. 
Agenti chimici 
Trealosio (Ingrediente Alimentare ai sensi del Reg. 258/97/CE) 
Ca2 
+ Sali di calcio (Additivi alimentari diversi da coloranti ed edulcoranti; direttiva 95/5/CE) 
Irraggiamento 
UV IR MW RF 
Altri metodi di riscaldamento non 
convenzionale
1. nube reattiva di particelle cariche e radicali liberi prodotta 
dall'azione di un forte campo elettromagnetico; 
3. metodologia adatta per la sterilizzazione di materiali 
sensibili al calore (la temperatura di processo non 
supera i 50°C); 
NO OH 
Gas Plasma: 
N2 
N2 
N2 
N2 
specie radicaliche, che 
urtandosi generano energia 
sottoforma di raggi UV 
protoni ed elettroni 
2. l’effetto battericida è il 
risultato della loro azione 
combinata sulla cellula 
idrolisi del DNA 
Interazione con le 
componenti 
chimiche della 
membrana cellulare 
Tecnologia STERRAD® 
Gas plasma prodotto 
impiegando H2O2 per la 
sterilizzazione di presidi 
medici 
…il tipo di gas impiegato 
determina il tipo di plasma, es: 
4. al termine del processo nessun residuo tossico rimane nei materiali trattati. 
Ar, O2, N2, H2, NH3
Disattivazione enzimatica mediante tecnologia con raggi ultravioletti (UV) 
Materiali e metodi: lampada da 15 W con massimo di emissione a 254 nm posizionata in una cella termostatata 
equipaggiata di un sistema per il controllo dell’umidità. 
Decremento dell’attività liasica dovuta all’irradiazione con UV 
Firmness misurata in pezzi di mela esposti e 
non ai raggi UV 
235 nm 
Tutti i trattamenti sono stati condotti a 4°C 
per 5 minuti. 
Non sono stati osservati incrementi della 
temperatura a seguito 
dell’irraggiamento. 
Attività testata in soluzione modello di 
pectinliasi da Aspergillus japonicus 
Attività liasica misurata nel succo di 
mela
Diagramma relativo alla tecnologia “IR dry‐blanching” 
Piastre emittenti IR 
Campione 
Acquisizione dei dati 
Termometro per 
l’acquisizione dei dati 
DIMENSIONI DELLE PIASTRE EMITTENTI: 30x60 cm 
Intensità radiante (W/m2) pari a 3000, 4000 e 5000 W/m2
Saggio delle polifenolossidasi (PPO) 
Il metodo impiegato sfrutta la reazione delll’o-chinone 
con il 3-metil-2-benzotiazolinone idrazone (MBTH) a 
partire dall’ossidazione dell’acido 3,4- diidrossicinnamico 
(DHPPA) 
Si misura l’incremento di assorbanza 
a 500 nm per un tempo superiore al1 
minuto 
Campioni di mele esposti alla 
tecnologia IRDB impiegando 
tempi diversi. Le foto mostrano 
come il trattamento disattivi le 
polifenolossidasi. 
Materiali e metodi 
DHPPA 
MBTH 
Riepilogo dei parametri relativi alla disattivazione della polifenolossidasi (PPO) sottoponendo fette di mela aventi diverso spessore e impiegando 3 differenti intensità 
radianti
Campioni esposti alla tecnologia IRDB impiegando tempi diversi. Le foto mostrano come il trattamento disattivi le perossidasi (POD). 
PERE 
CAROTE 
PATATE 
Materiali e metodi 
Saggio delle perossidasi (POD) 
Il metodo impiega il 3-metil-2-benzotiazolinone 
idrazone (MBTH) per la formazione di un 
complesso mediante l’aggiunta del guaiacolo 
MBTH 
Guaiacolo 
Incremento dell’assorbanza 
a 500 nm 
Peroxidase 
from horseradish
Disattivazione enzimatica mediante tecnologia con microonde (MW) 
Materiali e metodi: 
Microwave: trattamento con forno a MW (1000 W) 
Ohmic: riscaldamento ohmico mediante corrente alternata 
Conventional heating: trattamento con blanching tradizionale 
I trattamenti sono stati condotti alle 
seguenti condizioni: 
• 90°C per 1min 
• 90°C per 4min 
• 60°C per 10min 
• 60°C per 40min 
Effetto dei trattamenti sulla consistenza del prodotto finale
Analisi della microstruttura (20x) 
Campione 
non trattato 
Campione 
trattato con 
MW 60° per 
40 min
Disattivazione enzimatica mediante tecnologia con radiofrequenze (RF) 
Materiali e metodi: impianto pilota della potenza di 3,5 kW, con sistema a radiofrequenze di 
27,12 MHz. 
CAMPIONI 
Le purea ottenute dalle due tesi 
RF: trattamento con RF (4‐6,9 kV) per 3 min (temperatura al 
(RF e C) sono state sottoposte 
centro: 98°C; temperatura sulla superficie: 52°C) 
ad analisi sensoriale (30 
Controllo: trattamento con blanching tradizionale (95°C per 3 min). 
assaggiatori). 
Decremento dell’attività della PPO dovuta al trattamento con RF Spider‐plot relativo ai parametri dell’analisi sensoriale.
TREALOSIO GRAS “Generally Recognised As Safe”. E’ un disaccaride formato da due 
molecole di glucosio legate con legame α-(1,1). L’assenza di gruppi funzionali riducenti 
questo disaccaride compatibile con le proteine alimentari in quanto non avviene 
l’indesiderata “reazione di Maillard” di imbrunimento non enzimatico. 
Non trattato 
Blanching a vapore 
4 min. 3 min. 
PATATE CAROTE 
blanching 
Blanching 
+ 
saccarosio 
Blanching 
+ 
trealosio 
Non trattato Blanching 
Spessore dei campioni : 1 mm, diametro: 20 mm. 
Trattamento: i campioni sono stati messi a contato con una soluzione contenetnte 
saccarosio o trealosio al 20% e successivamente sottoposti a blanching a vapore. 
Dopcampioni (da: Aktas et al., 2007, Food and Biopro. Proc. 85: 178-183). 
I campioni sono stati sottoposti al 
trattamento di blanching (in acqua a 
60°C per 10 min) e successivamente 
bagnati con soluzione di trealosio al 5% 
e trattati nuovamente con acqua alla 
temperatura di 60° C. 
Controllo 
Acido 
ascorbico 
Glicerolo 
Trealosio 
Glicerolo 
+ 
Trealosio 
Campioni di lichi essiccato in seguito a 
pretrattamenti con diversi agenti. (da: Mahayothee 
et al., 2009, Eur. Food Res. Technol. 229:329- 
337). 
Blanching + saccarosio 
Blanching + trealosio
Processi e/o tecnologie testati 
Termico IR 
superficiale 
A freddo 
Gas 
Plasma 
Agenti 
chimici 
Termico 
istantaneo 
UV 
MW 
RF
Analisi microscopica 
Indagine 
reologica 
Analisi 
colorimetrica 
Valutazione 
sensoriale 
Dosaggi enzimatici 
dedicati 
Saggi analitici 
Olfattometro
Metodi di estrazione e determinazione delle attività enzimatiche 
PATATA SPINACIO Substrato Rif. 
ESTRAZIONE 
Polifenol ossidasi (PPO) 1 1 Catecolo 
(pH6.5) 
Terefe et al., 
2010 
Ac.diidrossicinnamico 
+MBTH 
(pH 4.5) 
Zhu et al., 2009 
Perossidasi (POD) 1 1 Guaiacolo 
(pH 6.5) 
Lemmens et al., 
2009 
Pectin metil esterasi (PME) 1 1 Citrus pectin Lemmens et al., 
2009 
Pectin‐liasi (PL) 1 1 Citrus pectin Metodo da 
Sigma Aldrich 
Poligalatturonasi (PG) 1 1 Acido 
poligalatturonico 
Anthon and 
Barret, 2002 
Lipossigenasi (LOX) 1 1 Acido linoleico Gokmen et al. 
2005 
Clorofillasi 2 Clorofilla a e b Costa et al. 
2005
Saggi analitici 
Olfattometro 
Analisi colorimetrica 
SPAD-502Plus 
Metodo di misura radiometrico fogliare non-distruttivo, 
misura l’attenuazione della luce a 650 nm (i.e., vicino al 
massimo di assorbimento della clorofilla) e 950 nm da 
un’area fogliare di 0.06 cm2. Differenze nell’attenuazione 
della luce vengono convertite in unità SPAD, proporzionali 
alla concentrazione fogliare di clorofilla. 
Colorimetro CR-400 
Misura velocemente e con facilità differenze di 
colore in molteplici applicazioni. 
In special modo, nel settore alimentare, chimico e 
delle materie prime.

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  • 1. Seminario 07/07/2014 Conservazione e degradazione alimenti
  • 2. Alterazione e trasformazione delle sostanze alimentari Cause biologiche  enzimi presenti nell’alimento  microrganismi (salubrità, caratteri organolettici e valore nutritivo) Cause fisico-chimiche  ossigeno  radiazioni  calore  variazione del contenuto idrico
  • 3. Cause biologiche Le principali reazioni di degradazione (idrolisi e ossidazione) sono catalizzate da enzimi presenti nell’alimento o appartenenti ai microrganismi che lo contaminano • Enzimi presenti nell’alimento  Gli alimenti naturali sono di origine vegetale o animale, parti o prodotti di essi. I tessuti e le cellule ne conservano il patrimonio enzimatico.  Nei lisosomi, corpuscoli presenti (anche diverse centinaia) nel citoplasma delle cellule eucariote, sono presenti gli enzimi dell’autolisi (sistema digerente endocellulare), un corredo di oltre 50 enzimi capaci di scindere una grande varietà di molecole extra o intracellulari: perossidasi, lipasi, glicosidasi, peptidasi (es. catepsine –frollatura carni). Con la morte dell’organismo, gli enzimi fuoriescono dando avvio ai fenomeni di autodigestione. Microrganismi La maggior parte delle sostanze alimentari costituisce un terreno adatto all’accrescimento di diversi microrganismi che si sviluppano a spese dei composti organici. L’azione microbica determina:  alterazione dei caratteri organolettici e del valore nutritivo  compromissione della salubrità
  • 6. La Struttura Terziaria • La struttura terziaria è la conformazione tridimensionale assunta da una proteina. • È stabilizzata da legami non covalenti come ponti idrogeno, interazioni idrofobiche tra amminoacidi non polari e legami ionici. È indispensabile per la sua attività biologica.
  • 7. La Struttura • Ma anche da legTamie rziaria covalenti, sotto forma di ponti disolfuro fra due cisteine. • Le interazioni che si instaurano a livello tridimensionale coinvolgono amminoacidi non necessariamente vicini nella struttura primaria.
  • 8. La Struttura Terziaria • Include il ripiegamento delle strutture regolari (alfa-elica e beta-foglietto) dando luogo a combinazioni molto stabili (domini), che si possono trovare ripetute nella stessa proteina. • gli elementi di struttura secondaria si trovano combinati in particolari motivi strutturali. Domini nei quali la struttura secondaria può disporsi nello spazio.
  • 9. La Struttura Terziaria • I gruppi R dei vari amminoacidi determinano anche loro la struttura della proteina. • E le sue proprietà macroscopiche.
  • 10. La Struttura Terziaria • Quando le interazioni vengono meno, in presenza di elevate temperature, di pH non ottimale o di detergenti, la struttura tridimensionale viene persa, così la proteina va incontro a denaturazione, perdendo la sua attività biologica. la denaturazione a volte è un processo reversibile, e, allontanando l'agente denaturante, la proteina riprende spontaneamente la sua conformazione tridimensionale (che è dettata dalla struttura primaria).
  • 11. Proteine Fibrose e Globulari • Le proteine possono essere divise in due classi: Proteine fibrose Proteine Globulari
  • 12. Le Proteine Fibrose • Sono di origine animali, • insolubili in acqua, • Assolvono ruoli strutturali per lo più. Si dividono in tre categorie:  le cheratine  i collageni  le sete Formano tessuti protettivi Formano tessuti connettivi Come i bozzoli dei bachi da seta
  • 13. Le Proteine Fibrose • Cheratine e collageni hanno strutture ad elica, • Le sete hanno struttura foglietto beta Gruppi apolari e ponti disolfuro tendono a conferire rigidità e insolubilità alle proteine fibrose.
  • 14. Le Proteine Globulari • Sono solubili in acqua, • di forma quasi sferica, • Assolvono funzioni biologiche. Possono essere: • Enzimi • Ormoni • Proteine di trasporto • Proteine di deposito
  • 15. Le Proteine Globulari • Contengono amminoacidi con catene polari e carichi, • Sono strutture elicoidali. Mioglobina, proteina globulare che trasporta l’ossigeno nei muscoli. Le interazioni sono dovute a ponti disolfuro, alla polarità o meno dei gruppi R, e alla capacità di formare legame ad idrogeno.
  • 16. La Struttura Quaternaria • Ogni proteina tende ad assumere una sola struttura terziaria e proteine differenti assumono conformazioni differenti. Talvolta le proteine possono assumere anche una struttura quaternaria. È composta da aggregati di un certo numero di subunità Emoglobina di un adulto
  • 17. La Struttura Quaternaria • L’aggregazione serve ad evitare alle parti apolari della superficie proteica l’esposizione all’ambiente acquoso della cellula.
  • 19. G. Enzimi Sono catalizzatori biologici, alcuni dei quali agiscono su substrati specifici. Gli enzimi possono essere utilizzati per aiutare i conservatori, ma sono anche strumenti essenziali dei microrganismi nell’attacco ed assimilazione dei vari materiali.
  • 20. Cosa fanno gli enzimi? Sono molecole proteiche naturali che agiscono come catalizzatori ad elevata efficienza nelle reazioni biochimiche. Un catalizzatore è un facilitatore delle reazioni, che avvengono molto più velocemente in sua presenza e che non cambia, anche dopo la fine della reazione. Alcune razioni sono velocizzate dalla presenza degli enzimi (in assenza in circa 24 ore mentre in presenza dell’enzima in 4 ore) Gli enzimi sono specifici: ognuno catalizza un ristretto range di reazioni – spesso una sola. Il primo step è la formazione di un complesso tra il substrato e l’enzima.
  • 21. Poichè gli enzimi sono così importanti è necessario conoscere quali sono le loro attività e come si possono controllare.
  • 22. Che tipi di enzimi ci sono? • Gli enzimi vengono classificati in base ai composti sui quali agiscono: le proteasi attaccano le proteine, le cellulasi la cellulosa, le lipasi trasformano i grassi in glicerolo e acidi grassi, le amilasi gli amidi in zuccheri semplici. • Alcuni enzimi agiscono su un vasto range di substrati (es. le proteasi), mentre altri sono meno specifici (es. collagenasi , che idrolizza il collagene della pelle e cheratinasi, che attacca la cheratina delle piume). • Solo gli enzimi di vecchia scoperta non finiscono in “asi” – es. rennina, pepsina, tripsina.
  • 23. Cosa condiziona l’azione degli enzimi ? • Condizioni fisico-chimiche - come temperatura, pH e forza ionica. • Tutti gli enzimi hanno un OPTIMUM di temperatura e pH, al di fuori del quale sono meno (o per nulla) efficienti. • Possono essere inibiti (o distrutti) da talune sostanze chimiche.
  • 24. Effetti della temperatura Molti enzimi animali hanno un optimum di temperatura intorno ai 37oC e sono rapidamente denaturati (distrutti) a 40oC. Agiscono debolmente a temperatura ambiente e possono essere conservati a 4oC. Per gli enzimi microbici invece i valori sono molto più vari.
  • 25. Effetti del pH Il valore ottimale del pH varia molto tra gli enzimi. La lipasi dello stomaco ha un optimum a 4-5, mentre quella del pancreas a pH 8. L’optimum pH degli enzimi microbici non è necessariamente uguale a quello della crescita cellulare.
  • 26. Inibitori degli Enzimi • Possono essere specifici o non-specifici. Poiché l'enzima deve reagire con il suo substrato, tutto ciò che "sembra" substrato reagisce con l'enzima e così inibisce il vero substrato. • Questa è l’inibizione specifica - gli enzimi che agiscono su altri substrati non sono coinvolti. • Si chiama "inibizione competitiva", perché l'inibitore compete con il substrato.
  • 27. Inibizione competitiva dell’enzima REAZIONE Enzima Substrato Enzima rilasciato Complesso Enzima-substrato Substrato degradato Inibitore INIBIZIONE Substrato bloccato dalla reazione con l’enzima
  • 28. Inibizione non-specifica dell’enzima • Calore (come abbiamo già visto!!) • Le sostanze chimiche che reagiscono con l'enzima cambiano la sua configurazione – ad esempio i solventi. • Poiché tutti gli enzimi sono proteine , molte di queste sostanze agiscono su tutti gli enzimi. Questa è "l'inibizione non-competitiva".
  • 29. Inibizione non-competitiva dell’enzima Enzima Substrato Inibitore L’inibitore causa un cambiamento nella conformazione dell’enzima che previene la formazione di un legame col subbstrato. Due esempi: Denaturazione dell’inibitore che cambia la forma della proteina (enzima) L’Inibitore non reagisce (ma induce un cambiamento) nel sito di legame del substrato e quindi blocca il legame col substrato. ? 1 2
  • 30. “Inibizione del Substrato” • A volte può succedere che l'enzima venga "inondato" da grandi quantità di substrato, allora non può agire. • L'unico modo per aumentare la sua attività è allora di aumentare la quantità di enzima (o di ridurre la quantità di substrato). • Ricordare che il substrato deve essere in soluzione perchè l'enzima possa agire su di esso: un blocco di legno massello non è "sommerso" dalla Cellulasi!!
  • 31. Dove troviamo gli enzimi? Quale le loro funzioni nneellll’’aammbbiittoo biologico – alimentare?
  • 32. Alterazioni dei prodotti vegetali Reazioni indesiderate: • ossidazione lipidica • imbrunimento • deterioramento dell’aroma • denaturazione delle proteine • degradazione di pigmenti e vitamine Batteri e muffe Enzimi Enzima Temperatura ottimale (°C) Temperatura di disattivazione (°C) Perossidasi 45 95 Lipossigenasi 60 95 Polifenolossidasi 40 90 Pectinmetilesterasi 45 70 Pectinliasi 50 70 Poligalatturonasi 35 65 Clorofillasi 30 45
  • 33. Distribuzione di alcuni enzimi nella cellula vegetale Polifenolossidasi (PPO) Perossidasi (POD) Poligalatturonasi (PG) Pectin metil esterasi (PME) Pectinliasi (PL) ENZIMI DI PARETE Lipossigenasi (LOX) Clorofillasi ioni minerali metaboliti secondari acidi organici, glucosidi e tannini,
  • 34. Alterazioni enzimatiche dei prodotti vegetali • poligalatturonasi (PG) nelle pectine scindono il legame tra due unità di acido galatturonico non metilate. Le esoPG agiscono sulle unità terminalidella catena, le endoPG agiscono all’interno della catena, provocando la perdita di consistenza del prodotto • pectinmetilesterasi (PME) idrolizzano i gruppi metossilici, rendendo disponibile nuovo substrato per l’azione delle PG • pectinliasi (PL) agiscono tra due unità di acido galatturonico metilate
  • 35. CaCl2 (E509) Lattato di calcio (E327) Struttura della parete cellulare “Many theories to account for the effect of the first blanching step on the firmness of vegetable tissues attribute it to pectinesterase activity . According to Bartolome and Hoff (1972), this pretreatment causes a loss of membrane selective permeability, giving rise to diffusion of cations to the cell wall. This activates the enzyme, leading to the de-esterification of pectins and facilitates the formation of bivalent bridges between residues of galacturonic acid belonging to adjacent pectic chains. The divalent ion-pectin complex thus formed acts as an intercellular cement to give firmness to tissues.” (da: Alvarez and Canet, 1999. Eur. Food Res Technol. 210: 102-108) La prima fase di blanching attiva la pectn metilesterasi (PME) che agendo sulle catene di pectina (mediante de-esterificazione) favorisce l’esposizione degli acidi galatturonici all’azione degli ioni Ca2+, a questo punto si ha la formazione del complesso divalente ione-pectina. Gluconato di calcio (E578) Ca2+ Acido galatturonico Effetto della temperatura di blanching sull’attivazione della PME. Da: Ni et al., 2005. J. of Food Eng., 70: 546-556.
  • 36. Alterazioni enzimatiche dei prodotti vegetali I principali enzimi coinvolti nella degradazione qualitativa dei vegetali sono: • lipossigenasi LOX catalizza l’ossidazione di acidi grassi polinsaturi con formazione di idroperossidi coniugati, nei vegetali è responsabile della comparsa di off‐flavours • polifenolossidasi PPO ossida le funzioni fenoliche con formazione di chinoni, prima tappa del processo di imbrunimento enzimatico dei tessuti O OH HO O OH OH OH OH OH HO O O PPO
  • 37. ENZIMI OSSIDATIVI: LIPOSSIGENASI (LOX) LIPOSSIGENASI: ENZIMA MOLTO DIFFUSO, SPECIE NEL REGNO VEGETALE SPECIFICITA’: cis cis CH CH CH CH CH 2 unità cis,cis - penta 1-4 dienica, avente il gruppo metilenico in posizione ω8 ω8 AC. -LINOLENICO SUBSTRATI AC. LINOLEICO ω6 ω10 AC. -LINOLENICO COOH COOH COOH L’ENZIMA SI ATTIVA NEL CORSO DELL’ESTRAZIONE DELL’OLIO DI OLIVA ED E’ IL PRIMO ANELLO DI UNA SERIE DI REAZIONI ENZIMATICHE A CATENA DETTE “VIA DELLA LIPOSSIGENASI”, CHE PORTANO ALLA FORMAZIONE DI COMPOSTI CHIAVE IMPLICATI NELL’AROMA DI FRUTTATO DELL’OLIO
  • 38. MECCANISMO D’AZIONE DELLA LIPOSSIGENASI 1) Formazione di un complesso con l’ac. grasso (linoleico o linolenico) 2) Estrazione di un atomo di idrogeno (H•) dal gruppo metilenico ω8, con formazione del radicale alchilico R• 3) L’elettrone si delocalizza sulla struttura pentadienica 4) Reazione con l’ossigeno a livello del carbonio 9 oppure 13 e formazione del rispettivo radicale perossidico. Contemporanea coniugazione del doppio legame e isomerizzazione cis trans del legame che si è spostato 5) Il radicale perossidico estrae un idrogeno dal mezzo, formando l’ idroperossido 6) L’idroperossido dell’ac. grasso si stacca dall’enzima 9-IDROPEROSSIDI 13-IDROPEROSSIDI SIA PARTENDO DALL’AC. LINOLEICO CHE DALL’AC. LINOLENICO, SI FORMANO DUE SOLI ISOMERI PROSEGUONO LA CATENA DI REAZIONI CHIMICHE (OSSIDAZIONE) PROSEGUONO LA CATENA DI REAZIONI ENZIMATICHE (VIA DELLA LOX)
  • 39. VIA DELLA LIPOSSIGENASI (LOX) ACIDO LINOLEICO 9-idroperossidi + lipossigen asi O2 13- idroperossidi esanal e esanol o acetato di esile isomerizzaz. NADH Acetil-CoA idroperossidoliasi alcoldeidrogenasi acetiltransferas i ACIDO LINOLENICO 9-idroperossidi + lipossigen asi O2 13- idroperossidi cis-3- esenale idroperossidoliasi t-2- esenale cis-3- esenolo t-2- esenolo cis-3- esenilacatato t-2- esenilacetato isomera si alcoldeidrogen asi +Acetil-CoA acetiltransfera si C12-oxoacido C12-oxoacido ormone per danno da ferite (traumatina)
  • 40. PRODOTTI DELLA VIA DELLA LIPOSSIGENASI RAMO DELL’ AC. LINOLEICO RAMI DELL’ AC. LINOLENICO esanale esanolo acetato di esile cis-3-esenale cis-3-esenolo cis-3-esenilacetato t-2-esenale t-2-esenolo t-2 -3-esenilacetato note “verdi” principali nota “verde-dolce” nota “verde-amaro-astringente” indesiderabile (?) verde erbaceo fresco; erba tagliata erbaceo piu’ spento, maturo floreale FRUTTATO VERDE aldeidi alcoli esteri
  • 41. Alterazioni enzimatiche dei prodotti vegetali • clorofillasi Enzima esterasico, localizzato nei cloroplasti, scinde la clorofilla con formazione di fitolo, alcol metilico e clorofillide. Responsabile della degradazione della clorofilla. Determinano alterazioni del colore, importante nei vegetali verdi Attività enzimatica delle clorofillasi: lettura a 663 nm delle clorofillidi
  • 42. 1 Utilizzo di enzimi nell’industria Settore alimentare Mangimi per animali Settore tecnico •Industria dei detergenti •produzione di amido •industria tessile •industria chimica •industria del pellame •industria cartaria •industria farmaceutica •2% nell’industria del pellame, •15% nella produzione della carta, •fino al 25% per enzimi nell’industria alimentare.
  • 43. 2 1800 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 Milioni[ di $ 1960 1970 1980 190 Attualmente in ITALIA il mercato totale è di 1.4 mld €, e il mercato degli Enzimi è di 30 mln € (21.4%). Incrementi annui (AAGR =Average Annual Grow Rate) del 10%
  • 44. 3 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 x 1000 € CPK ALT Amil AST g-GT ChE LDH ALP Lip ACP HBDH Ald Alimentazione Detergenti Tessile Carta Chimica amilasi
  • 45. 4 Settore alimentare 50 40 30 20 10 0 Amido Prodotti dietetici Vino, succhi di frutta Birra, malto, etc. Prodotti da forno Altro % Mondiale USA
  • 47. Un primo impianto industriale nacque in Francia nel 1874 con un sistema che idrolizzava l’amido usando diastasi (= amilasi) (al posto del più costoso acido solforico) per ottenere destrina. La destrina veniva poi utilizzata per la fabbricazione del pane, della birra e del vino. 6 1833 Payen e Persoz purificano la diastasi (amilasi) del grano mediante precipitazione con etanolo, dimostrano che è termolabile e postulano l’importanza fondamentale degli enzimi nei sistemi biologici. (enzima = dal greco: fermento) Prima classificazione IUB = 1958
  • 48. ALCUNI DEI PIU’ IMPORTANTI USI INDUSTRIALI DEGLI ENZIMI IMMOBILIZZATI I vantaggi degli enzimi immobilizzati su quelli in soluzione sono la maggiore ECONOMICITA’ di esercizio e la grande PRODUTTIVITA’. Enzyme EC number Product Aminoacylase 3.5.1.14 L-Amino acids Aspartate ammonia-lyase 4.3.1.1 L-Aspartic acid Aspartate 4-decarboxylase 4.1.1.12 L-Alanine Cyanidase 3.5.5.x Formic acid (from waste cyanide) Glucoamylase 3.2.1.3 D-Glucose Glucose isomerase 5.3.1.5 High -fructose corn syrup Histidine ammonia-lyase 4.3.1.3 Urocanic acid Hydantoinasea 3.5.2.2 D- and L-amino acids Invertase 3.2.1.26 Invert sugar Lactase 3.2.1.23 Lactose-free milk and whey Lipase 3.1.1.3 Cocoa butter substitutes Nitrile hydratase 4.2.I.x Acrylamide Penicillin amidases 3.5.1.11 Penicillins Raffinase 3.2.1.22 Raffinose-free solutions Thermolysin 3.2.24.4 Aspartame 7
  • 49. Applicazioni nell’’industria alimentare Amido: prodotto più utilizzato nell’industria alimentare mondiale 8
  • 50. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA Enzimi usati nell’idrolisi industriale dell’amido: Enzima EC Fonte Attività a-Amilasi 3.2.1.1 Bacillus amyloliquefaciens Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici per dare a-de-strine e principalmente maltosio e oligosaccaridi (G2), G3, G6 e G7. B. licheniformis Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici per dare a-de-strine e principalmente maltosio e oligosaccaridi G3, G4 e G5. Aspergillus oryzae, Aspergillus niger Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici per dare a-de-strine e principalmente maltosio e oligosaccaridi G3. a-amilasi 3.2.1.1 B. subtilis (amylosacchariticus) Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici per dare a-de-strine e principalmente maltosio e oligosaccaridi G3, G4 e più del 50% (w/w) di glucosio. b-Amilasi 3.2.1.2 Malto d’orzo Idrolisi dei soli legami a-1,4-glicosidici dall’estremità non riducente per dare destrine e b-maltosio. Glucoamilasi 3.2.1.3 Aspergillus niger Idrolisi dei legami a-1,4 e a-1,6-glicosidici dall’estremi-tà non riducente per dare b-glucosio. Pullulanasi 3.2.1.41 B. acidopullulyticus Idrolisi dei soli legami a-1,6-glicosidici per dare malto-destrina a catena lineare. 9 DOLCIARIA
  • 51. La bioraffineria di Terni Qui nasce la plastica pulita Prodotti ecologici dal mais. La Novamont si distingue nell'innovazione 15 ottobre 2006 ‐ Stefano Raiola Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it) Dall'agricoltura alla plastica, senza passare per il petrolio. In un panorama imprenditoriale nazionale che non brilla certo per la capacità di innovare, sembra esserci spazio per qualche sorpresa. E' il caso della Novamont, società italiana che ha lanciato una sfida «ecologista»: fare a meno del greggio nel processo di produzione delle materie plastiche. Catia Bastioli non è solo l'amministratore delegato della società, ma è soprattutto una chimica che ha dedicato la sua vita alla ricerca, caratteristica che si riflette nei numeri e nella filosofia dell'azienda: 120 dipendenti (di cui il 30% impiegati in ricerca e sviluppo), ha chiuso il 2005 con un turnover di 35 milioni di euro, il 50% del quale fatturato all'estero, oltre il 10% reinvestito in Ricerca e Sviluppo, e nella formazione del personale. Catia Bastioli, la chimica inventrice del Mater Bi, vincitrice del premio Europeo 2007 quale Inventore Europeo dell’Anno per l’invenzione del Mater Bi (la sigla significa: materiale biologico e sta ad indicare una bioplastica completamente degradabile in poco tempo (12 mesi,cioè cioè un milione di volte più velocemente della plastica tradizionale). 10
  • 52. Biodegradabile e Compostabile per natura. Dal Mais al Mater‐Bi™: il nuovo biopolimero ricavato da materie prime rinnovabili. Prodotto nello stabilimento di Terni, il Mater‐ Bi™ parte da mais e oli vegetali, minimizzando l'uso di origine petrolifera». Si presenta in forma di granulo e può essere lavorato secondo le più comuni tecnologie di trasformazione, per produrre prodotti bioplastici dalle caratteristiche equivalenti alle plastiche tradizionali ma perfettamente Biodegradabili e Compostabili. Secondo stime della compagnia l'impianto di Terni potrebbe fornire 60 mila tonnellate di bioplastiche all'anno a partire dal 2008, con l'ambizione di arrivare fino a 2 milioni di tonnellate (25% del fabbisogno nazionale di plastiche) mettendo a colture di mais e oleginose circa 800 mila ettari di terreno. 11
  • 53. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA DOLCIARIA Zucchero da tavola Utilizzati 2*109 Kg nel 1977 solo negli USA Potere dolcificante = 100 12
  • 54. α –amilasi + Glucosio Fruttosio Potere dolcificante di alcuni edulcoranti naturali Fruttosio 1,73 Saccarosio 1,00 Miele 0,90 Glucosio 0,74 Maltosio 0,32 Galattosio 0,32 Lattosio 0,16 13 Zucchero da tavola
  • 55. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA DOLCIARIA La produzione di zuccheri da amido è l’unica industria nella biotecnologia industriale che è interamente dipendente dall’uso di enzimi per una produzione su larga scala a scopo alimentare. Amido: Costituito da 2 polimeri del glucosio: 14 Produzione di zuccheri da amido
  • 56. Produzione di zuccheri da amido ‐amilosio Amilosio: catena non ramificata di unità di glucosio unite da legami (α 1→ 4). Contiene fino a 100 residui. 15
  • 57. Produzione di zuccheri da amido L’amilopectina è costituita da residui di glucosio legati con legami (1  4) ma presenta anche ramificazioni del tipo (1  6) ogni 24‐30 residui. Una molecola di amilopectina contiene fino a 106 residui di glucosio, ed è quindi una tra le molecole più grandi presenti in natura. 16
  • 58. 17 Demolizione del glicogeno o dell’amido L’enzima deramificante ha sia attività transferasica che glucosidasica amido
  • 59. -amilasi pancreatica gluco-amilasi intestinale Si ottiengono frammenti polisaccaridici o oligo‐saccaridici, soprattutto maltosio e mato‐triosio 18
  • 60. Amido: prodotto più utilizzato nell’industria alimentare mondiale Glucosio Glucosio [α] = + 52,5° 19 Invertasi Keq ~ 1 Inverte il potere rotatorio della soluzione. Fruttosio [α] = ‐ 92° Potere dolcificante Fruttosio 1,73 Saccarosio 1,00 Miele 0,90 Glucosio 0,74 Maltosio 0,32 Galattosio 0,32 Lattosio 0,16
  • 61. Amido in sospensione (40% w/v) a pH 3,5‐4,2 ‐amilasi da Bacillus licheniformis pH 6,0‐6,2 105°C per 5‐8 min o 95°C per 1‐2 ore L’alta T è necessaria per l’idrolisi dell’amido Fase di liquefazione Si ottiengono frammenti di 10‐13 residui di glucosio Fase di saccarificazione gluco‐amilasi e pullulanasi da Aspergillus niger pH 4,2‐4,5 60°C per 36‐48/96 ore Fase di isomerizzazione Glucosio isomerasi o invertasi da Streptomyces immobilizzata per adsorbimento su DEAE‐cerllulosa pH 7,8 60°C per 0,3‐3 ore Si ottiene una soluzione di glucosio al 95,5% HFCS High Fructose Corn Syrup. È una soluzione con circa il 42% di fruttosio Con potere dolcificante molto più elevato del saccarosio 20 Viene utilizzato amido di mais, grano o tapioca In batch In batch
  • 62. 21 ‐amilasi (optimum a T = 95°C). gluco‐amilasi e pullulanasi Glucosio isomerasi o invertasi immobilizzata per adsorbimento su DEAE‐cerllulosa E’ l’enzima che inizia l’idrolisi dell’amido. Richiede Ca2+. Le specie Bacillus hanno ‐amilasi estremamente termostabile. Uno di questi, brevettato come Thermamyl© ha optimum di attività a 100°C Non riesce ad idrolizzare i legami (1  6) : si ottiene fino al 8‐10% di glucosio oltre a frammenti di 10‐13 residui di glucosio e una “destrina limite”. L’enzima pullulanasi da Aspergillus niger ha anche effetto deramificante ma non è molto termolabile (Tmax = 60°C). L’azione combinata dei 2 enzimi riesce a ottenere fino al 96% di glucosio E’ l’enzima finale che serve ad aumentare il potere dolcificante della soluzione perché la miscela contiene fino al 46% di fruttosio. Richiede un quantitativo stechiometrico di ATP (costoso!). Nel 1950 è stato sostituito da una xylosio isomerasi che ha affinità anche per il glucosio. Si ottiene un HFCS con un contenuto di fruttosio del 42%. Con tecniche di cromatografia di adsorbimento si possono ottenere “sciroppi di fruttosio” più dolci con un contenuto di fruttosio più elevato
  • 63. 22
  • 64. __: 200 U/kg gluco-amilasi; ---: 400 U/kg gluco-amilasi; …..: 200 U/kg gluco-amilasi + 200 U/kg pullulanasi. 23
  • 65. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA I prodotti di idrolisi dell’amido sono utilizzati nell’industria per AUMENTARE IL SAPORE DOLCE dei cibi: Ingrediente nel cibo Dolcezza relativa Saccarosio 1.0 Glucosio 0.7 Fruttosio 1.3 Galattosio 0.7 Maltosio 0.3 Lattosio 0.2 Raffinosio 0.2 Ingrediente nel cibo Dolcezz a relativa Sciroppo di glucosio 11 DE 0.1 Sciroppo di glucosio 42 DE 0.3 Sciroppo di glucosio (HFCS) 97 DE 0.7 Sciroppo di maltosio 44 DE 0.3 Aspartame 180 Saccarosio idrolizzato 1.1 Lattosio idrolizzato 0.7 24 DOLCIARIA DE = eqiuvalenti di destrosio: indica la % di idrolisi di amido
  • 66. 25 Thermamyl © resiste a 100°C Man mano che la produzione di zuccheri aumenta, il mercato richiede enzimi sempre più efficienti per ottenere un prodotto di qualità sempre maggiore e costi di produzione più bassi, spingendo la ricerca alla selezione di nuovi enzimi o alla progettazione di nuovi catalizzatori mediante ingegneria proteica, o mutagenesi sito-specifica o random.
  • 67. 26 HFCS Utilizzato in tutta l’industria dolciaria mondiale. Vantaggi: • a basso costo e grande disponibilità (da amido) • potere dolcificante più elevato del saccarosio • cristallizza a temperature più basse del saccarosio In cioccolatini o biscotti dal “cuore morbido”
  • 68. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA DOLCIARIA Un’altra fonte di zuccheri può essere la cellulosa, molto più abbondante in natura dell’amido. La cellulosa è però “contaminata” da lignina e pentosani, e la sua purificazione enzimatica non è economicamente vantaggiosa. Le cellulasi in commercio sono in realtà miscele di enzimi: - endo 1,4-b-glucanasi (EC 3.2.1.4), - eso-cellobioidrolasi, - eso-1,4-b-glucosidasi (EC 3.2.1.74), - cellobiasi (EC 3.2.1.91) che dovrebbero essere utilizzati per produrre glucosio. 27
  • 69. 28 APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA LATTIERO-CASEARIA Latte ad alta digeribilità E’ latte privo di lattosio Intolleranza al lattosio = galattosemia Tra i componenti del latte, il lattosio rappresenta il 5% circa. Tale quantità diminuisce nello yogurt e nei formaggi freschi, fino ad azzerarsi nei formaggi più stagionati a pasta dura. Il lattosio è un disaccaride formato da glucosio e galattosio. Questo disaccaride non si trova solo nei latticini, ma viene aggiunto anche sottoforma di latte in polvere, durante la preparazione di vari alimenti come salumi, gnocchi di patate, salse, budini, pane, alcuni cibi in scatola, prodotti da forno, pasticcini, minestre, cioccolato al latte e caramelle alla panna.
  • 70. 29 Latte ad alta digeribilità Gran parte della popolazione mondiale è INTOLLERANTE al lattosio (Tailandia 97%, Cina 90%, americani di colore 73%; americani bianchi 16%, Svezia 4%) a causa di una deficienza (anche genetica) di lattasi (b‐galattosidasi). Purtroppo, la quota non digerita risulta del tutto inassorbibile prosegue lungo l'intestino provocando disturbi come senso di pienezza, mal di pancia, gonfiori e diarrea. Il LATTE PRIVO DI LATTOSIO è quindi un alimento fondamentale. Il lattosio è fonte anche do altri problemi: ha bassa solubilità, forma cristalli (a concentrazione dell’11% a 4°C) ed è oggetto a contaminazione da microrganismi.
  • 71. La lattasi si ottiene dal lievito Kluyveromyces fragilis o dal fungo Aspergillus oryzae o A. niger. 30 Il lattosio deve quindi essere idrolizzato dalla lattasi a glucosio e β-galattosio: Latte ‐galattosidasi Latte ad alta digeribilità
  • 72. 31 Potere dolcificante di alcuni edulcoranti naturali Fruttosio 1,73 Saccarosio 1,00 Miele 0,90 Glucosio 0,74 Maltosio 0,32 Galattosio 0,32 Lattosio 0,16 Il lattosio ha un basso potere dolcificante.
  • 73. 32 Industria dei gelati per ottenere un prodotto base: • auto‐dolcificante e risparmiare sullo zucchero aggiunto • più difficilmente contaminabile •Meno cristallizzabile. Fruttosio 1,73 Saccarosio 1,00 Miele 0,90 Glucosio 0,74 Maltosio 0,32 Galattosio 0,32 Lattosio 0,16 Glucosio e galattosio dolcificano di più Il latte è trattato con ‐galattosidasi nella fabbricazione di gelati, nei dolcificanti, nel latte condensato e in piccole quantità nel latte sterilizzato.
  • 74. caglio siero 33 APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA LATTIERO-CASEARIA
  • 75. 34 APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’’INDUSTRIA LATTIERO-CASEARIA Il formaggio deriva da un processo che coinvolge un gran numero di trasformazioni biochimiche, come idrolisi di lipidi e proteine, a carico di enzimi di microrganismi che crescono nel formaggio. Le diverse qualità di formaggio sono dovute alla presenza di microrganismi diversi. Microrganismo Reazione Enzimatica coinvolta Streptococcus lactis Streptococcus cremoris Lattosio → lattato + proteolisi e lipolisi limitata Propionobacteria spp (cresce solo in presenza di acido lattico) 3 Lattato → propionato + acetato + CO2 + H2O Penicillium camemberti Penicillium roqueforti proteolisi e lipolisi limitata più altre attività
  • 76. 35 Propionobacteria spp LDH 3 CH3CHOHCOO‐ 3 CH3COCOO‐ 2 CH3CH2COO‐ + CH3COO‐+ CO2 + H2O lattato piruvato propionato Penicillium camemberti Penicillium roqueforti Catalizzano una fermentazione secondaria dopo la produzione di acido lattico. Possono crescere solo sulla superficie del formaggio per cui si ottengono formaggi di forma piccola. Il Penicillium roqueforti cresce anche in condizioni anaerobiche.
  • 77. 36 Produzione di L‐‐amminoacidi puri da recemi E’ la prima produzione industriale nel mondo ottenuta mediante l’uso di enzimi immobilizzati (Giappone, 1966) Acetilazione chimica D,L –amminocido + anidride acetica D,L‐acetil amminoacido L‐ammino acilasi D,L –Acetil‐amminocido L‐amminoacido + D–Acil‐amminoacido Racemizzazione chimica D‐acetil amminoacido D,L –Acetil‐amminocido
  • 78. 37 Produzione di L‐‐amminoacidi puri da recemi D,L‐amminoacido (racemo) Acetilazione chimica L‐ammino acilasi immobilizzata su DEAE ‐ Sephadex D‐Acetil‐amminoacido + L‐amminoacido Racemizzazione chimica D‐acetil amminoacido cristallizazione L‐amminoacido puro D,L‐Acetil‐amminoacido (racemo)
  • 79. 38 Confronto tra diversi metodi di immobilizzazione di L‐‐amminoacilasi da Aspergillus oryzae Ionico (DEAE‐Cellulosa) Intrappolamento in gel di poliacrilammide Covalente su Acetil‐cellulosa Preparazione facile moderata difficile Attività alta alta alta Costo basso medio alto Forza di legame moderata alta alta Rigenerazione SI NO NO Stabilità (t1/2) 65 giorni a 50°C 48 giorni a 37°C ottimale
  • 80. 39 POTERE EDULCORANTE DEI PIÙ COMUNI DOLCIFICANTI CATEGORIA COMPOSTO POTERE EDULCORANTE (saccarosio = 1) AVVERTENZE Carboidrati semplici Fruttosio 1.5 Polioli Sorbitolo 0.5 effetto lassativo oltre i 20 g/giorno Maltitolo 0.7 Xilitolo 0.7 Mannitolo 0.5 Isomalto 0.6 Lactitolo 0.3 Edulcoranti intensi Saccarina 300-500 . Ciclamato 30 Acesulfame-K 20 Aspartame 120-200 controindicato nei soggetti fenilchetonurici
  • 81. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE Essiccato a 85°C fino ad ottenere una soluzione al 4% (w/v) 40 Malto in grani Bagnato in H2O in cantina (12°C) per 36 ore Malto impregnato Germinazione al buio in cantina. Si producono enzimi idrolitici Malto germinato Malto d’orzo
  • 82. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE BIRRA Industrialmente si aggiungono: - a-amilasi e proteasi da Bacillus subtilis per la saccarificazione dell’amido - b-glucanasi e proteasi per aumentare la velocità di fermentazione; - cellulasi e papaina. DIET BEER Aggiungendo anche amiloglucosidasi (enzima deramificante) si ottiene un’idrolisi di amido più spinta e diminuisce sia il grado alcolico che il contenuto calorico e si produce la birra “leggera”); 41
  • 83. 42 Allo stesso modo si ottengono tutte le bevande “dietetiche”
  • 84. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE DISTILLATI ALCOLICI Sono usate diverse fonti di carboidrati (melassa per il rum, uva per il brandy, malto d’orzo, grano e segale per il whiskey; lo Scotch è fatto esclusivamente con malto d’orzo ) per la saccarificazione ad opera di una a-amilasi. 43
  • 85. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE DISTILLATI ALCOLICI Sono usate diverse fonti di carboidrati (melassa per il rum, uva per il brandy, malto d’orzo, grano e segale per il whiskey; lo Scotch è fatto esclusivamente con malto d’orzo ) per la saccarificazione ad opera di una a-amilasi. 44
  • 86. ALCUNI ESEMPI DI APPLICAZIONI INDUSTRIALI DI ENZIMI IMMOBILIZZATI RAFFINASI (α-D-galattosidasi) dalla muffa Mortirella vinacea. Si usa per rimuovere il raffinosio dal latte di soia che provoca problemi digestivi nei pazienti che lo assumono nella dieta. PENICILLIN-AMIDASI, ottenuta da Escherichia coli, nella preparazione di antibiotici semi-sintetici (penicillina G o benzil-penicillina, penicillina V o fenossimetil-penicillina, ampicillina, cefalosporina). NITRILE-IDRATASI (o NITRILASI), ottenuta da Rhodococcus, per la preparazione di acri-lonitrile, un monomero utilizzato per la produzione di polimeri economici. Il quantitativo di acrilonitrile prodotto nel mondo per via enzimatica è di 400 tonnellate/anno. 46
  • 88. LE MAGGIORI PRODUZIONI MONDIALI CON PROCESSI BASATI SU ENZIMI - 1 48
  • 89. CONSTITUENT COMPOSITION (%) Sodium tripolyphosphate (water softener, loosens dirt)a 38.0 Sodium alkane sulphonate (surfactant) 25.0 Sodium perborate tetrahydrate (oxidising agent) 25.0 Soap (sodium alkane carboxylates) 3.0 Sodium sulphate (filler, water softener) 2.5 Sodium carboxymethyl cellulose (dirt-suspending agent) 1.6 Sodium metasilicate (binder, loosens dirt) 1.0 Bacillus protease (3% active) 0.8 Fluorescent brighteners 0.3 Foam-controlling agents Trace Perfume Trace Water to 100% Attualmente si riduce il contenuto in fosfati (sostituiti da sodio carbonato e proteasi in maggior quantità. 49 APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA DEI DETERGENTI
  • 90. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA ALIMENTARE Le APPLICAZIONI degli enzimi nell’industria alimentare sono molteplici. La chimosina (rennet), ottenuta dall’abomaso dei vitelli, è utilizzata nella produzione dei FORMAGGI. La papaina, ottenuta dalle foglie e dai frutti della papaya (Carica papaya) è utilizzata per rendere TENERA la carne. Le proteasi si usano per migliorare il SAPORE dei cibi: aa terminali acidi rendono la carne polposa e appetitosa (come il glutammato di Na), mentre aa terminali idrofobici rendono la carne amara, tanto più quanto più lungo è il peptide. Le proteasi da B. amyloliquefaciens aumentano il SAPORE nei formaggi, mentre le lipasi da Mucor miehei e da Aspergillus niger lo aumentano nel Gorgonzola. Dopo la macellazione, l’osso è trattato a 60°C con ALP per rimuovere un ulteriore 5% di carne, che viene usata IN SCATOLA o per i brodi. L’emoglobina è trattata con subtilisina per far precipitare l’eme ed utilizzarlo nella produzione di CARNE AFFUMICATA e SALSE. Negli animali vecchi si inietta papaina nella giugulare per AMMORBIDIRNE la carne. 50
  • 91. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA ALIMENTARE Nell’INDUSTRIA ALIMENTARE è molto utilizzato il sistema enzimatico glucosio-ossidasi/ /catalasi. La glucosio ossidasi catalizza l’ossidazione del β-glucosio a glucono-1,5-lattone (che si idrolizza spontaneamente ad acido gluconico): La glucosio-ossidasi si ottiene da Aspergillus niger e da Penicillum. Il perossido d’idrogeno (H2O2) è un potente battericida e si può eliminare, dopo l’uso, con la catalasi, che catalizza la reazione: 2 2 2 2 2H O CATALASI2H O O Il sistema glucosio-ossidasi/catalasi è utilizzata per RIMUOVERE IL GLUCOSIO e l’O2 dagli alimenti per aumentare la CAPACITA’ DI CONSERVAZIONE. Si usa per eliminare l’ossigeno dallo spazio superiore nelle bottiglie e nelle lattine e per ridur-re il colore scuro nei vini e nella maionese. 51
  • 92. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDU-STRIA DELLE PELLI E DELLE LANE Le proteasi alcaline sono spesso utilizzate per rimuovere i PELI dalle PELLI. Questo proces-so è molto più sicuro del precedente metodo che richiedeva sodio solfito. Dopo questo trattamento, le pelli che servono per produrre vestiario sono macerate in soluzione alcalina con enzimi pancreatici per aumentare la loro MORBIDEZZA e SOFFICITA’. In passato le proteasi (papaina) erano utilizzate per la produzione di LANE IRRESTRINGIBILI aumentando anche la - LUCENTEZZA del tessuto. Il metodo è stato poi abbandonato in quanto antieconomico. 52
  • 93. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA L’idrolisi del saccarosio (“INVERSIONE”) a glucosio e fruttosio (catalizzata dalla invertasi da Saccaromyces cerevisiae) permette la produzione di sciroppi molto più stabili di quelli contenenti saccarosio. L’invertasi è utilizzata nella produ-zione di dolciumi con il CENTRO LIQUIDO o MORBIDO. In produzione il centro contiene saccarosio ed invertasi (solido). Dopo alcuni giorni l’enzima idrolizza il saccarosio e liquefa il centro del dolce. 53 DOLCIARIA
  • 94. APPLICAZIONI DEGLI ENZIMI NELL’INDUSTRIA DELLE BEVANDE Il problema maggiore nei SUCCHI DI FRUTTA e nei VINI è la torbidità dovuta a pectine. Le pectine sono polimeri di acido a-1,4-anidrogalacturonico. L’unico modo efficace per eliminate la torbidità è l’idrolisi enzimatica delle pectine. Ciò riduce la viscosità e aumenta il volume (anche del 15%) della soluzione. Gli enzimi pectolitici commerciali derivano tutti da Aspergillus niger, e consistono in una miscela di enzimi diversi: - poligalatturonasi (EC 3.2.1.15), - pectinasterasi (EC 3.2.1.11), - pectina liase (EC 4.2.2.10), - emicellulasi (una miscela di enzimi idrolitici). . 54
  • 95. Pectinasi Inibitori di pectinasi 55
  • 96. Nuove Strategie Strategia classica Evoluzione molecolare Enzimi “naturali” Purificazione Caratterizzazione Espressione eterologa Screenig Scaling‐up Produzione industriale Mutagenesi sito‐specifica DNA shuffling Bioinformatica Base dati sequenze Predizione struttura 56
  • 97. Enzimi prodotti da microorganismi geneticamente modificati (OGM) 57 *Si possono produrre enzimi con alto grado di specificità e purezza •Si possono ottenere enzimi altrimenti non disponibili per motivi economici, ambientali, ecc. *Vantaggi ambientali in quanto a causa dell’elevata efficienza di produzione si ottiene un risparmio di energia e minori scarti *Per enzimi utilizzati nell’industria alimentare ci sono particolari benefici nella qualità del prodotto e minor uso di conservanti chimici (juice, baking and starch industry), * Per enzimi utilizzati in agricoltura ci sono particolari benefici per una significativa riduzione della quantità di fosforo rilasciato nell’ambiente
  • 98. Pubblicato il 02/03/10 Bruxelles da l'ok alla super patata Ogm Via libera per la coltivazione di Amflora, creata dalla Basf. Il tubero contiene un gene che resiste agli antibiotici. 58
  • 99. Bruxelles ha dato l'ok per la coltivazione della super patata Amflora, tubero transgenico prodotto dalla Basf. Amflora, modificata in modo da avere un maggior contenuto di amido, è stata a lungo al centro di una controversia fra l'Efsa (autorità Ue di sicurezza alimentare), con sede a Parma, che ha dato il suo via libera 'tecnico', e le due autorità sanitarie l'Emea (agenzia Ue del farmaco) e l'Oms. La controversia riguardava la presenza, nell'Ogm, di un gene 'marker' che conferisce resistenza a un antibiotico importante per la salute umana. Gli ambientalisti in seno al parlamento europeo si sono detti scioccati per il via libera. Sono colpito nel vedere che il commissario alla Salute e alla Tutela dei consumatori, John Dalli, non ha avuto bisogno che di alcune settimane nel suo nuovo incarico per esprimere un sostegno così palese agli interessi industriali, ha scritto su una nota uno dei leader del movimento verde, Martin Haeusling, Ci sono preoccupazioni serie a riguardo di un gene della patata Amflora che è resistente agli antibiotici. E seri dubbi persistono in merito alle possibili conseguenze sulla salute umana e sull'ambiente, ha aggiunto. L'Efsa ha dato il suo via libera nonostante la direttiva Ue 2001/18, relativa al rilascio deliberato di Ogm nell'ambiente, proibisca espressamente l'autorizzazione per gli Ogm contenenti geni di resistenza ad antibiotici importanti per la salute umana. La decisione della Commissione Ue, ha detto il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, ci vede contrari. Il fatto di rompere una consuetudine prudenziale che veniva rispettata dal 1998 è un atto che rischia di modificare profondamente il settore primario europeo. Non solo non ci riconosciamo in questa decisione ma ci teniamo a ribadire che non permetteremo che questo metta in dubbio la sovranità degli Stati membri in tale materia. Oltre al ministro sono insorti anche Greenpeace e Slow food: secondo il movimento con sede a Bologna la concessione segna un passo indietro nel comportamento che l'Europa seguiva dal 1998, guidato innanzitutto dal principio di precauzione.
  • 100. Quali trattamenti dobbiamo applicare per eliminare gli enzimi?
  • 101. Blanching o scottatura Le finalità dell'operazione sono: • stabilizzazione qualità inattivazione degli enzimi ; • risanamento microbiologico diminuzione della carica microbica (effetto del lavaggio e del calore); • fissazione del colore allontanamento dell'aria contenuta negli interstizi dei tessuti ; • deodorizzazione eliminazione odori sgradevoli, • allontanamento di residui terrosi e foglie; • accelerazione della pelatura. I metodi più comuni di blanching prevedono il passaggio dell'alimento attraverso: • un bagno di acqua calda a 70 ÷100 °C (T=90°C; t=90sec); • un'atmosfera di vapore saturo (escludendo l’O2).
  • 102. Attività enzimatica in funzione della temperatura
  • 103. Valutazione dell’efficacia del trattamento di blanching L’assenza di attività implica che tutti gli altri enzimi presenti, meno resistenti al calore, sono stati distrutti La completa assenza di attività perossidasica indica un overblanching, cioè il raggiungimento di condizioni tali da indurre indesiderate alterazioni delle proprietà fisiche e sensoriali del vegetale. Per una migliore qualità dei prodotti surgelati la scottatura deve essere condotta in modo tale che rimanga un’attività perossidasica residua, circa 1÷ 10% dell’attività totale (Williams et al. 1986). PEROSSIDASI LIPOSSIGENASI Enzima di riferimento considerato il più appropriato per valutare l’adeguatezza del blanching, poiché presente in molti vegetali. Il metodo enzimatico per la sua misura si basa sulla misura dei dieni coniugati derivanti dall’ossidazione dell’acido linoleico ( 234 nm).
  • 104. L'alimento viene rapidamente riscaldato alla temperatura voluta, mantenuto per un certo tempo a questa temperatura e quindi raffreddato rapidamente. A 1 B 1 A2 ˂˂ A1 B2 ˂˂ B1 Vitamine Aromi Pigmenti Texture Trattamento 1= A1+B1 Trattamento 2= A2+B2 B 2 A 2 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 tempo (secondi) Temperatura (°C)
  • 105. Tecnologie emergenti per l’inattivazione di enzimi in prodotti vegetali Tecnologia al plasma Alte pressioni (HP) Riscaldamento ohmico Campi elettrici pulsati QUARTO STATO DELLA MATERIA: gas al quale è stata applicata un’energia elettrica che ne ha modificato la struttura. Agenti chimici Trealosio (Ingrediente Alimentare ai sensi del Reg. 258/97/CE) Ca2 + Sali di calcio (Additivi alimentari diversi da coloranti ed edulcoranti; direttiva 95/5/CE) Irraggiamento UV IR MW RF Altri metodi di riscaldamento non convenzionale
  • 106. 1. nube reattiva di particelle cariche e radicali liberi prodotta dall'azione di un forte campo elettromagnetico; 3. metodologia adatta per la sterilizzazione di materiali sensibili al calore (la temperatura di processo non supera i 50°C); NO OH Gas Plasma: N2 N2 N2 N2 specie radicaliche, che urtandosi generano energia sottoforma di raggi UV protoni ed elettroni 2. l’effetto battericida è il risultato della loro azione combinata sulla cellula idrolisi del DNA Interazione con le componenti chimiche della membrana cellulare Tecnologia STERRAD® Gas plasma prodotto impiegando H2O2 per la sterilizzazione di presidi medici …il tipo di gas impiegato determina il tipo di plasma, es: 4. al termine del processo nessun residuo tossico rimane nei materiali trattati. Ar, O2, N2, H2, NH3
  • 107. Disattivazione enzimatica mediante tecnologia con raggi ultravioletti (UV) Materiali e metodi: lampada da 15 W con massimo di emissione a 254 nm posizionata in una cella termostatata equipaggiata di un sistema per il controllo dell’umidità. Decremento dell’attività liasica dovuta all’irradiazione con UV Firmness misurata in pezzi di mela esposti e non ai raggi UV 235 nm Tutti i trattamenti sono stati condotti a 4°C per 5 minuti. Non sono stati osservati incrementi della temperatura a seguito dell’irraggiamento. Attività testata in soluzione modello di pectinliasi da Aspergillus japonicus Attività liasica misurata nel succo di mela
  • 108. Diagramma relativo alla tecnologia “IR dry‐blanching” Piastre emittenti IR Campione Acquisizione dei dati Termometro per l’acquisizione dei dati DIMENSIONI DELLE PIASTRE EMITTENTI: 30x60 cm Intensità radiante (W/m2) pari a 3000, 4000 e 5000 W/m2
  • 109. Saggio delle polifenolossidasi (PPO) Il metodo impiegato sfrutta la reazione delll’o-chinone con il 3-metil-2-benzotiazolinone idrazone (MBTH) a partire dall’ossidazione dell’acido 3,4- diidrossicinnamico (DHPPA) Si misura l’incremento di assorbanza a 500 nm per un tempo superiore al1 minuto Campioni di mele esposti alla tecnologia IRDB impiegando tempi diversi. Le foto mostrano come il trattamento disattivi le polifenolossidasi. Materiali e metodi DHPPA MBTH Riepilogo dei parametri relativi alla disattivazione della polifenolossidasi (PPO) sottoponendo fette di mela aventi diverso spessore e impiegando 3 differenti intensità radianti
  • 110. Campioni esposti alla tecnologia IRDB impiegando tempi diversi. Le foto mostrano come il trattamento disattivi le perossidasi (POD). PERE CAROTE PATATE Materiali e metodi Saggio delle perossidasi (POD) Il metodo impiega il 3-metil-2-benzotiazolinone idrazone (MBTH) per la formazione di un complesso mediante l’aggiunta del guaiacolo MBTH Guaiacolo Incremento dell’assorbanza a 500 nm Peroxidase from horseradish
  • 111. Disattivazione enzimatica mediante tecnologia con microonde (MW) Materiali e metodi: Microwave: trattamento con forno a MW (1000 W) Ohmic: riscaldamento ohmico mediante corrente alternata Conventional heating: trattamento con blanching tradizionale I trattamenti sono stati condotti alle seguenti condizioni: • 90°C per 1min • 90°C per 4min • 60°C per 10min • 60°C per 40min Effetto dei trattamenti sulla consistenza del prodotto finale
  • 112. Analisi della microstruttura (20x) Campione non trattato Campione trattato con MW 60° per 40 min
  • 113. Disattivazione enzimatica mediante tecnologia con radiofrequenze (RF) Materiali e metodi: impianto pilota della potenza di 3,5 kW, con sistema a radiofrequenze di 27,12 MHz. CAMPIONI Le purea ottenute dalle due tesi RF: trattamento con RF (4‐6,9 kV) per 3 min (temperatura al (RF e C) sono state sottoposte centro: 98°C; temperatura sulla superficie: 52°C) ad analisi sensoriale (30 Controllo: trattamento con blanching tradizionale (95°C per 3 min). assaggiatori). Decremento dell’attività della PPO dovuta al trattamento con RF Spider‐plot relativo ai parametri dell’analisi sensoriale.
  • 114. TREALOSIO GRAS “Generally Recognised As Safe”. E’ un disaccaride formato da due molecole di glucosio legate con legame α-(1,1). L’assenza di gruppi funzionali riducenti questo disaccaride compatibile con le proteine alimentari in quanto non avviene l’indesiderata “reazione di Maillard” di imbrunimento non enzimatico. Non trattato Blanching a vapore 4 min. 3 min. PATATE CAROTE blanching Blanching + saccarosio Blanching + trealosio Non trattato Blanching Spessore dei campioni : 1 mm, diametro: 20 mm. Trattamento: i campioni sono stati messi a contato con una soluzione contenetnte saccarosio o trealosio al 20% e successivamente sottoposti a blanching a vapore. Dopcampioni (da: Aktas et al., 2007, Food and Biopro. Proc. 85: 178-183). I campioni sono stati sottoposti al trattamento di blanching (in acqua a 60°C per 10 min) e successivamente bagnati con soluzione di trealosio al 5% e trattati nuovamente con acqua alla temperatura di 60° C. Controllo Acido ascorbico Glicerolo Trealosio Glicerolo + Trealosio Campioni di lichi essiccato in seguito a pretrattamenti con diversi agenti. (da: Mahayothee et al., 2009, Eur. Food Res. Technol. 229:329- 337). Blanching + saccarosio Blanching + trealosio
  • 115. Processi e/o tecnologie testati Termico IR superficiale A freddo Gas Plasma Agenti chimici Termico istantaneo UV MW RF
  • 116. Analisi microscopica Indagine reologica Analisi colorimetrica Valutazione sensoriale Dosaggi enzimatici dedicati Saggi analitici Olfattometro
  • 117. Metodi di estrazione e determinazione delle attività enzimatiche PATATA SPINACIO Substrato Rif. ESTRAZIONE Polifenol ossidasi (PPO) 1 1 Catecolo (pH6.5) Terefe et al., 2010 Ac.diidrossicinnamico +MBTH (pH 4.5) Zhu et al., 2009 Perossidasi (POD) 1 1 Guaiacolo (pH 6.5) Lemmens et al., 2009 Pectin metil esterasi (PME) 1 1 Citrus pectin Lemmens et al., 2009 Pectin‐liasi (PL) 1 1 Citrus pectin Metodo da Sigma Aldrich Poligalatturonasi (PG) 1 1 Acido poligalatturonico Anthon and Barret, 2002 Lipossigenasi (LOX) 1 1 Acido linoleico Gokmen et al. 2005 Clorofillasi 2 Clorofilla a e b Costa et al. 2005
  • 118. Saggi analitici Olfattometro Analisi colorimetrica SPAD-502Plus Metodo di misura radiometrico fogliare non-distruttivo, misura l’attenuazione della luce a 650 nm (i.e., vicino al massimo di assorbimento della clorofilla) e 950 nm da un’area fogliare di 0.06 cm2. Differenze nell’attenuazione della luce vengono convertite in unità SPAD, proporzionali alla concentrazione fogliare di clorofilla. Colorimetro CR-400 Misura velocemente e con facilità differenze di colore in molteplici applicazioni. In special modo, nel settore alimentare, chimico e delle materie prime.