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1Prof. Domenico Milito
Le strategie metodologico-didattiche
per l’integrazione dei disabili
22 aprile 2013
TFA
Terzo Modulo:
Interventi per l’integrazione scolastica dei disabili
2
Per l’integrazione
Risorsa fondamentale
i compagni di classe
in grado di determinare
rapporti di solidarietà e di interazione
di cui finiscono per giovarsi
tutti gli allievi e non solo quelli in difficoltà. Prof. Domenico Milito
3
Prof. Domenico Milito
La classe
È vera “comunità”di relazioni se all’interno è
caratterizzata da:
- senso di appartenenza
- stima reciproca
-possibilità di contribuire con le proprie capacità
- esistenza di diritti e responsabilità
per il benessere degli altri.
Cosa significa cooperare
Significa lavorare insieme
per raggiungere obiettivi comuni.
All’interno di situazioni cooperative
l’individuo singolo
cerca di perseguire risultati
che vadano a vantaggio suo
e di tutti i collaboratori
Prof. Domenico Milito
4
Prof. Domenico Milito
L’apprendimento cooperativo
È un approccio didattico
che utilizza sistematicamente piccoli
gruppi
in cui gli alunni lavorano insieme
per migliorare reciprocamente
il loro apprendimento.
5
Apprendimento cooperativo o cooperative learning è una tecnica di
intervento
che muove dal presupposto
che solo stando bene a scuola
si riesce ad agire
con protagonismo e successo
nelle attività intraprese.
Ecco perché esso
permette l’instaurazione di un clima
che favorisce l’agire comune,
tendendo in maniera fortemente motivata
al raggiungimento degli obiettivi comuni
Il cooperative learning
Prof. Domenico Milito6
Il tutoring
In cosa consiste
Nel coinvolgimento di allievi
in funzione di tutor.
Muove dalla consapevolezza
che si può svolgere un ruolo importante
nella vita di un’altra persona
Prof. Domenico Milito
7
8
L’efficacia del tutoring
-Permette istruzione individualizzata
- persegue obiettivi sociali di integrazione
- incentiva negli alunni atteggiamenti positivi verso la
scuola
- aumenta la considerazione di sé e la sensibilità per
gli altri
- incrementa interazioni positive e appropriate tra i
membri della classe
Prof. Domenico Milito
9
Il tutoring
Progetto di collaborazione
che esclude modelli di educazione
rivolti “in negativo” solo al deficit
(che creano inevitabilmente segregazione);
segue, invece, modelli che hanno come obiettivo
l’inclusione di tutti gli alunni
e il successo di ciascuno
Prof. Domenico Milito
La prosocialità
Si caratterizza per la
promozione di azioni che,
“senza ricercare gratificazioni
estrinseche o materiali,
favoriscono altre persone o gruppi
o il raggiungimento di obiettivi sociali positivi o aumentano la
possibilità di dare inizio a una reciprocità positiva e solidale
nelle relazioni interpersonali conseguenti,
salvaguardando l’identità, la creatività e l’iniziativa delle
persone o dei gruppi coinvolti” (Roche, 1999)
Prof. Domenico Milito
10
11
La prosocialità
La messa in atto di azioni prosociali di aiuto nei confronti di
compagni in difficoltà
dipende
da una serie di condizioni
che fanno riferimento
al possesso delle seguenti capacità:
1. Abilità cognitive;
2. Assertività;
3. Empatia;
4. Autocontrollo. Prof. Domenico Milito
12
1. Abilità cognitive
Si vuole sottolineare
l’esigenza
della capacità di leggere ed interpretare
il bisogno del compagno,
della valutazione e la conseguente
accettazione del costo connesso all’emissione
della condotta prosociale,
del monitoraggio degli effetti e delle
conseguenze della propria azione su di sé, sul
compagno e su eventuali altre persone.Prof. Domenico Milito
13
2. Assertività
Descrive
la capacità della persona di
affermare e perseguire i propri obiettivi con
modalità socialmente adeguate e
rispettose dell’interlocutore.
Prof. Domenico Milito
14
3. Empatia (o sensibilità interpersonale)
Rappresenta la capacità di
discriminare,
comprendere,
assumere
il punto di vista dell’altro
(nel nostro caso del compagno
con bisogni speciali),
dal punto di vista sia cognitivo sia emozionale.
Prof. Domenico Milito
15
4. Autocontrollo
Essenziale per la promozione e lo sviluppo di
azioni prosociali.
Secondo Meazzini,
quando una persona si trova a dovere scegliere tra due
comportamenti, alternativi e incompatibili, dei quali uno offre la
possibilità di gratificazione nell’immediato,
quella persona attua un autocontrollo
se sceglie l’alternativa meno gratificante, cioè adotta il
comportamento che avrebbe minori probabilità di comparsa.
Prof. Domenico Milito
La didattica metacognitiva
Nella didattica metacognitiva l’attenzione dell’insegnante
non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali o metodi
nuovi per “insegnare come fare a”, quanto al formare quelle
abilità mentali superiori di autoregolazione che vanno al di
là dei semplici processi cognitivi primari.
Prof. Domenico Milito
16
17
L’approccio metacognitivo
Si colloca nel quadro della “speciale normalità”,
giacchè consente agli insegnanti
di non separare rigidamente i necessari
interventi di recupero o sostegno individualizzato
dalla didattica normale rivolta all’intera classe.
Tale approccio:
- si fonda su un comune riferimento metodologico
(la metacognizione e le strategie cognitive)
- utilizza una serie di collegamenti operativi tra insegnamento
normale e speciale e tra gli alunni stessi
(tecniche di insegnamento reciproco, apprendimento
cooperativo, tutoring).
Prof. Domenico Milito
La metacognizione
Approccio metodologico
che si riferisce fondamentalmente a:
Conoscenza metacognitiva
(consapevolezza del soggetto
rispetto ai propri processi cognitivi)
Processi metacognitivi
(consapevolezza del soggetto rispetto
all’attività di controllo esercitata sui suddetti processi).
Prof. Domenico Milito
18
19
a) Conoscenza metacognitiva
Secondo Cornoldi
la conoscenza metacognitiva
si riferisce
alle idee
che un individuo ha sviluppato
sul funzionamento mentale
e include impressioni, intuizioni, nozioni,
sentimenti, autopercezioni.
Prof. Domenico Milito
20
b) Processi metacognitivi
Secondo Cornoldi
i processi metacognitivi di controllo
riguardano
la capacità di verificare
l’andamento della propria attività mentale
e di mettere in atto particolari strategie
Prof. Domenico Milito
21
La didattica metacognitiva
Ha dimostrato la sua efficacia per:
- l’affinamento di competenze trasversali (attenzione,
memoria, metodo di studio)
- l’apprendimento di abilità più prettamente curricolari,
(lettura e comprensione del testo, matematica, scrittura)
Prof. Domenico Milito
22
Scopo della didattica metacognitiva
Mira ad offrire agli allievi opportunità di imparare a:
- interpretare, organizzare e strutturare
le informazioni
ricevute dall’ambiente
- sviluppare la capacità di riflettere su questi processi
per divenire sempre più autonomi
nell’affrontare situazioni nuove.
Prof. Domenico Milito
23
Ottica dell’insegnante
Non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali e metodi
nuovi per “imparare a fare”,
ma a formare quelle abilità mentali sovraordinate
che vanno al di là dei semplici processi primari
(es.: leggere, scrivere, ricordare).
Prof. Domenico Milito
24
Ruolo del docente
L'approccio metacognitivo riserva un ruolo fondamentale al
docente:
quello di "facilitatore"
di cambiamenti strutturali nei discenti
che non riguarda la compensazione di particolari
comportamenti, singole abilità o specifiche competenze,
ma qualcosa che interessa direttamente
la struttura dei processi mentali
e, proprio per questo, rimane stabile nel tempo.Prof. Domenico Milito
La didattica modulare
La didattica modulare è contraddistinta
dall’impostazione di percorsi caratterizzati
dall’impiego flessibile di segmenti di
insegnamento/apprendimento, definiti moduli, dotati
di struttura, funzioni e ampiezza variabili, ma
fondamentalmente e unitariamente definite.
Prof. Domenico Milito
25
Modulo
unità formativa autosufficiente
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Prof. Domenico Milito
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Tfa 11^ lezione 22 aprile le strategie metodologico didattiche

  • 1. 1Prof. Domenico Milito Le strategie metodologico-didattiche per l’integrazione dei disabili 22 aprile 2013 TFA Terzo Modulo: Interventi per l’integrazione scolastica dei disabili
  • 2. 2 Per l’integrazione Risorsa fondamentale i compagni di classe in grado di determinare rapporti di solidarietà e di interazione di cui finiscono per giovarsi tutti gli allievi e non solo quelli in difficoltà. Prof. Domenico Milito
  • 3. 3 Prof. Domenico Milito La classe È vera “comunità”di relazioni se all’interno è caratterizzata da: - senso di appartenenza - stima reciproca -possibilità di contribuire con le proprie capacità - esistenza di diritti e responsabilità per il benessere degli altri.
  • 4. Cosa significa cooperare Significa lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. All’interno di situazioni cooperative l’individuo singolo cerca di perseguire risultati che vadano a vantaggio suo e di tutti i collaboratori Prof. Domenico Milito 4
  • 5. Prof. Domenico Milito L’apprendimento cooperativo È un approccio didattico che utilizza sistematicamente piccoli gruppi in cui gli alunni lavorano insieme per migliorare reciprocamente il loro apprendimento. 5
  • 6. Apprendimento cooperativo o cooperative learning è una tecnica di intervento che muove dal presupposto che solo stando bene a scuola si riesce ad agire con protagonismo e successo nelle attività intraprese. Ecco perché esso permette l’instaurazione di un clima che favorisce l’agire comune, tendendo in maniera fortemente motivata al raggiungimento degli obiettivi comuni Il cooperative learning Prof. Domenico Milito6
  • 7. Il tutoring In cosa consiste Nel coinvolgimento di allievi in funzione di tutor. Muove dalla consapevolezza che si può svolgere un ruolo importante nella vita di un’altra persona Prof. Domenico Milito 7
  • 8. 8 L’efficacia del tutoring -Permette istruzione individualizzata - persegue obiettivi sociali di integrazione - incentiva negli alunni atteggiamenti positivi verso la scuola - aumenta la considerazione di sé e la sensibilità per gli altri - incrementa interazioni positive e appropriate tra i membri della classe Prof. Domenico Milito
  • 9. 9 Il tutoring Progetto di collaborazione che esclude modelli di educazione rivolti “in negativo” solo al deficit (che creano inevitabilmente segregazione); segue, invece, modelli che hanno come obiettivo l’inclusione di tutti gli alunni e il successo di ciascuno Prof. Domenico Milito
  • 10. La prosocialità Si caratterizza per la promozione di azioni che, “senza ricercare gratificazioni estrinseche o materiali, favoriscono altre persone o gruppi o il raggiungimento di obiettivi sociali positivi o aumentano la possibilità di dare inizio a una reciprocità positiva e solidale nelle relazioni interpersonali conseguenti, salvaguardando l’identità, la creatività e l’iniziativa delle persone o dei gruppi coinvolti” (Roche, 1999) Prof. Domenico Milito 10
  • 11. 11 La prosocialità La messa in atto di azioni prosociali di aiuto nei confronti di compagni in difficoltà dipende da una serie di condizioni che fanno riferimento al possesso delle seguenti capacità: 1. Abilità cognitive; 2. Assertività; 3. Empatia; 4. Autocontrollo. Prof. Domenico Milito
  • 12. 12 1. Abilità cognitive Si vuole sottolineare l’esigenza della capacità di leggere ed interpretare il bisogno del compagno, della valutazione e la conseguente accettazione del costo connesso all’emissione della condotta prosociale, del monitoraggio degli effetti e delle conseguenze della propria azione su di sé, sul compagno e su eventuali altre persone.Prof. Domenico Milito
  • 13. 13 2. Assertività Descrive la capacità della persona di affermare e perseguire i propri obiettivi con modalità socialmente adeguate e rispettose dell’interlocutore. Prof. Domenico Milito
  • 14. 14 3. Empatia (o sensibilità interpersonale) Rappresenta la capacità di discriminare, comprendere, assumere il punto di vista dell’altro (nel nostro caso del compagno con bisogni speciali), dal punto di vista sia cognitivo sia emozionale. Prof. Domenico Milito
  • 15. 15 4. Autocontrollo Essenziale per la promozione e lo sviluppo di azioni prosociali. Secondo Meazzini, quando una persona si trova a dovere scegliere tra due comportamenti, alternativi e incompatibili, dei quali uno offre la possibilità di gratificazione nell’immediato, quella persona attua un autocontrollo se sceglie l’alternativa meno gratificante, cioè adotta il comportamento che avrebbe minori probabilità di comparsa. Prof. Domenico Milito
  • 16. La didattica metacognitiva Nella didattica metacognitiva l’attenzione dell’insegnante non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali o metodi nuovi per “insegnare come fare a”, quanto al formare quelle abilità mentali superiori di autoregolazione che vanno al di là dei semplici processi cognitivi primari. Prof. Domenico Milito 16
  • 17. 17 L’approccio metacognitivo Si colloca nel quadro della “speciale normalità”, giacchè consente agli insegnanti di non separare rigidamente i necessari interventi di recupero o sostegno individualizzato dalla didattica normale rivolta all’intera classe. Tale approccio: - si fonda su un comune riferimento metodologico (la metacognizione e le strategie cognitive) - utilizza una serie di collegamenti operativi tra insegnamento normale e speciale e tra gli alunni stessi (tecniche di insegnamento reciproco, apprendimento cooperativo, tutoring). Prof. Domenico Milito
  • 18. La metacognizione Approccio metodologico che si riferisce fondamentalmente a: Conoscenza metacognitiva (consapevolezza del soggetto rispetto ai propri processi cognitivi) Processi metacognitivi (consapevolezza del soggetto rispetto all’attività di controllo esercitata sui suddetti processi). Prof. Domenico Milito 18
  • 19. 19 a) Conoscenza metacognitiva Secondo Cornoldi la conoscenza metacognitiva si riferisce alle idee che un individuo ha sviluppato sul funzionamento mentale e include impressioni, intuizioni, nozioni, sentimenti, autopercezioni. Prof. Domenico Milito
  • 20. 20 b) Processi metacognitivi Secondo Cornoldi i processi metacognitivi di controllo riguardano la capacità di verificare l’andamento della propria attività mentale e di mettere in atto particolari strategie Prof. Domenico Milito
  • 21. 21 La didattica metacognitiva Ha dimostrato la sua efficacia per: - l’affinamento di competenze trasversali (attenzione, memoria, metodo di studio) - l’apprendimento di abilità più prettamente curricolari, (lettura e comprensione del testo, matematica, scrittura) Prof. Domenico Milito
  • 22. 22 Scopo della didattica metacognitiva Mira ad offrire agli allievi opportunità di imparare a: - interpretare, organizzare e strutturare le informazioni ricevute dall’ambiente - sviluppare la capacità di riflettere su questi processi per divenire sempre più autonomi nell’affrontare situazioni nuove. Prof. Domenico Milito
  • 23. 23 Ottica dell’insegnante Non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali e metodi nuovi per “imparare a fare”, ma a formare quelle abilità mentali sovraordinate che vanno al di là dei semplici processi primari (es.: leggere, scrivere, ricordare). Prof. Domenico Milito
  • 24. 24 Ruolo del docente L'approccio metacognitivo riserva un ruolo fondamentale al docente: quello di "facilitatore" di cambiamenti strutturali nei discenti che non riguarda la compensazione di particolari comportamenti, singole abilità o specifiche competenze, ma qualcosa che interessa direttamente la struttura dei processi mentali e, proprio per questo, rimane stabile nel tempo.Prof. Domenico Milito
  • 25. La didattica modulare La didattica modulare è contraddistinta dall’impostazione di percorsi caratterizzati dall’impiego flessibile di segmenti di insegnamento/apprendimento, definiti moduli, dotati di struttura, funzioni e ampiezza variabili, ma fondamentalmente e unitariamente definite. Prof. Domenico Milito 25
  • 26. Modulo unità formativa autosufficiente in grado di promuovere saperi molari e competenze capaci di modificare la mappa cognitiva e la rete delle conoscenze precedentemente possedute. Prof. Domenico Milito 26