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Sociologia visuale
L'immagine nelle scienze sociali
Cambiamento nell’utilizzo dell’immagine nelle
scienze sociali. Si parte dalla fotografia
antropologica e sociale: l’immagine è specchio
della realtà; l’osservatore è forte.
Si arriva ad una concezione dell'immagine che
reintegra il ruolo dell’osservatore, divenuto
“debole”: l'immagine è una rappresentazione
della realtà, non la realtà.
Non è oggettività, bensì un medium, ovvero il
veicolo della visione soggettiva di un fenomeno.
L'immagine viene utilizzata in molti settori
disciplinari, che ne danno un'interpretazione
diversa. Può essere considerata:
- riproduzione fedele della realtà (es.
fotografia giornalistica)
- mezzo che aiuta ad aprire una riflessione
sulla realtà e non semplice mezzo di
riproduzione della stessa
- non può cogliere la realtà nella sua
interezza, ma soltanto frammenti di vita;
quando sono allontanate dal contesto di
origine, assumono altri significati
Le immagini sono dei mezzi per veicolare
particolari significati, ma non possono essere
identificate con la realtà oggettiva.
Le fotografie si presentano come
un’interpretazione della realtà e, come tale,
implicano la considerazione di una molteplicità di
variabili, che agiscono sulla sua produzione e
interpretazione. Per evitare di incappare in
interpretazioni fuorvianti, esse sono generalmente
affiancate da una didascalia o commento
Presupposti della sociologia visuale:
- Il ruolo giocato dalla percezione visiva nel
processo di conoscenza e apprendimento
(memorizzazione di categorie visive)
- La comunicazione per immagini: per
comunicare e gestire le relazioni sociali si
utilizza anche un linguaggio visivo. Le
immagini costituiscono dei dati sociologici.
- L’uso sociologico delle immagini in due
sensi: l’analisi delle immagini che già
esistono nel mondo sociale; la produzione
e l’uso di immagini per i fini della ricerca.
Uso delle immagini in sociologia
Scopi:
- per illustrare una ricerca svolta attraverso
altre metodologie
- come uno degli strumenti di ricerca
- come rinforzo alle tesi della ricerca
Fasi della ricerca in cui può essere utilizzata:
- come documentazione di sfondo
- come raccolta di dati
- come strumento di verifica del processo di
ricerca
L’immagine: quali caratteristiche?
- Si regge su un codice debole o assente: è
un messaggio senza codice
- È polisemica: è capace di generare
significati e interpretazioni plurimi nel
processo di osservazione
- È il regno della soggettività: sia di chi la
produce, sia di chi la osserva. Le immagini
assumono significato dal modo in cui le
persone le capiscono e le interpretano
- Può essere vista come un “surrogato”
della realtà: produce le stesse emozioni
che si proverebbero davanti all’oggetto
riprodotto. Il suo codice debole può aiutare
il ricercatore a cogliere la soggettività del
soggetto studiato, che posto di fronte
all’immagine ha una reazione di tipo
emotivo
 Nell’analisi di un’immagine si distinguono:
 Il livello plastico(relazione spettatore-superficie)
concerne più che altro il riconoscimento di ciò
che è raffigurato.
 Il livello figurativo(spettatore-scena
rappresentata) si declina su tre aspetti:
movimento, azione e passione.
3 aree applicative della sociologia
visuale [Grady 1991; 1996]
1.
2.
3.

Vedere (seeing)
Comunicare con le immagini
(communications with icons)
Fare sociologia visualmente (doing
sociology visually): studiare la società
attraverso le immagini
3. “fare sociologia visuale”:
- Sociologia sulle immagini: analisi di
immagini che già esistono
- Sociologia con le immagini: produzione
e/o uso strumentale di immagini nella
ricerca sociale

Si sviluppano 6 campi di applicazione per la
sociologia visuale
1.

2.

3.

La visualizzazione:
rappresentazione/organizzazione di
concetti e informazioni
La ricerca (soc. con le immagini):
produzione e uso di immagini come
strumenti di ricerca o come “informazioni
elementari” per lo studio della realtà
sociale
La produzione: presentazione dei risultati
di una ricerca sotto forma di un “saggio
sociologico visuale”
4. l’interpretazione: comprensione dei
significati simbolici delle immagini
5. spiegazione: individuazione delle possibili
connessioni tra immagini e contesto
sociale in cui sono state prodotte
6. insegnamento: uso delle immagini
applicato alla comprensione dei concetti e
dei temi sociologici; decodifica delle
immagini che costituiscono la
comunicazione visuale del mondo sociale
Il potenziale euristico dell'immagine
IMMAGINE
Vedo l'immagine
(input sensoriale)

OGGETTIVAZIONE

SIGNIFICAZIONE:
attribuisco
un senso
all'immagine

CATEGORIZZAZIONE/
SELEZIONE

INTERPRETAZIONE

RIFLESSIVITÀ:
mi chiedo
(o mi chiedono)
che cosa rappresenta
l'immagine per me
Memorizzazione
di categorie visive

OGGETTO

SIMBOLO
Selezione tra le
categorie visive
memorizzate
e significazione
delle immagini
RAPPORTO DI INDICALITÀ TRA
IMMAGINE E REALTÀ
es. immagine fotografica: 3 funzioni [Peters]
1. funzione SOSTITUTIVA: l'immagine è un
surrogato della realtà; suscita le stesse
emozioni che proveremmo se ci trovassimo
di fronte all'oggetto reale
2. funzione DOCUMENTARIA: l'immagine al
servizio della realtà; alla funzione
sostitutiva si aggiunge una funzione
informativa/conoscitiva
3. funzione ESTETICA: la fotografia artistica
ha valore in sé e ha una funzione
prevalentemente espressiva (ma può
comunque conservare funzioni sostitutive o
informative)
RAPPORTO TRA COMUNICAZIONE
VISUALE E COMUNICAZIONE VERBALE
problema dell'interpretazione delle immagini:
come “tradurre” un'immagine e le emozioni
che suscita in linguaggio (in una
comunicazione verbale)
L'immagine fotografica è un messaggio
senza codice (R. Barthes), con codice
debole (U. Eco), è polisemica (R. Barthes)
2 livelli di significato per l'immagine
fotografica:
- significato denotativo: si riferisce al
contenuto dell'immagine (input sensoriale,
oggettivazione)
- significato connotativo: processo di
significazione/interpretazione
Il significato connotativo può essere ancora
distinto in:
- significato “interno” all'immagine o “autoriferito” : si riferisce al senso attribuito da
chi ha prodotto l'immagine (stile della
riproduzione)
- significato “esterno” all'immagine o “eteroriferito”: è il senso attribuito da chi osserva
l'immagine
senso auto-riferito ed etero-riferito possono
non coincidere
R. Barthes e il paradosso della fotografia:
nella foto coesistono 2 messaggi, uno
denotativo (senza codice o con codice
debole), l'altro connotativo (con un codice:
il senso dell'autore, ma non solo...)
anche il messaggio connotativo può avere un
codice debole, perchè intervengono sia la
soggettività di chi produce l'immagine, sia
la soggettività di chi la osserva/interpreta
“le immagini non parlano da sole...”
Poche immagini esplicitano chiaramente un
senso connotativo: si tratta di immagini che
contengono un messaggio denotativo di
forte impatto emotivo (es. immagini di
guerre, catastrofi, ecc.)
Tutte le altre immagini hanno bisogno di un
CONTESTO affinchè senso auto ed eteroprodotto coincidano
Un'immagine decontestualizzata è anche
priva di continuità storica:
il codice è così debole, aumenta l'ambiguità
del messaggio; la decodifica di chi la
osserva è complicata e può condurre a
interpretazioni scorrette

rapporto di complementarietà tra
comunicazione visuale e verbale
IMMAGINE

OGGETTO DI STUDIO

SOCIOLOGIA
SULLE IMMAGINI

STRUMENTO DI RICERCA

SOCIOLOGIA
CON LE IMMAGINI
Tecniche di sociologia
con le immagini
Photo elicitation: intervista con foto-stimolo
Native image making: produzione soggettiva di
immagini
Ricerca video-fotografica sul campo
Videoregistrazione dell’interazione
Immagini seriali prodotte dai nativi o
dall’etnografo
Intervista con foto-stimolo
si tratta di una tipologia particolare di
intervista semi-strutturata
Le immagini possono essere
istituzionali, tratte da repertori, prodotte
dall’osservatore sul contesto
dell’osservato, prodotte dall’osservato o
provenienti dal suo contesto (es familiare)
Il risultato è una negoziazione di
significati attribuibili all’immagine

La foto-stimolo

La “forza” dell'immagine utilizzata in un
contesto di intervista sta nel suo codice debole
a livello denotativo.
Intervistare utilizzando le immagini al posto
delle domande, permette agli intervistati
2 - Produzione soggettiva di
immagini
E’ una specie di storia di vita o tranche de
vie visuale
L’auto-fotografia o l’auto-video sono utilizzati
per consentire al’intervistato di raccontare la
propria vita visualmente (immagine del self
dei soggetti osservati)
Accompagnate spesso da commento scritto
del nativo
Griglie analitiche
Quantitativa: classifica le foto sulla base
dell’oggetto fotografato
 Genere o codice comunicativo:
reportage giornalistico, album di
famiglia, metafora
 Qualitativa (grado di approfondimento):
in crescendo: descrizione, valori,
opinioni, emozioni, sentimenti

Fornire categorie ai soggetti che si
auto-rappresentano


In un’indagine sociologica sulla
rappresentazione della città attraverso
gli occhi dell’Altro (Faccioli&Losacco
2003) sono state fornite categorie entro
cui collocare le foto: lavoro, famiglia,
tempo libero, rapporti tra culture,
controllo sociale
Tipi di foto auto-prodotte






Rappresentazioni di ambienti, persone, luoghi di
incontro, di lavoro, di studio
Simboli: un libro per uno studente, un’automobile
come traguardo ecc
Metafore: es. un’immagine della torre di Pisa come
paura di crollare, o un temporale come metafora di
una crisi (le foto metaforiche comunicano emozioni
e sentimenti)
Stili di foto auto-prodotte
Giornalistiche: event-centered
Album di famiglia
Monumentali: ambienti, panorami urbani e non
Compositive-metaforiche: usate come simboli,
basate sul topic-ground-vehicle (il significato
attribuito al significante rimanda a un mondo
culturale individuale e collettivo specifico)
3 – Ricerca video-fotografica sul
campo
E’ un’osservazione partecipante che ha
la videocamera al posto del registratore
e del taccuino
 Il sociologo realizza lo scatto o la
ripresa quando giudica che l’immagine
sia un buon indicatore visivo delle
ipotesi e dei concetti sociologici

4 – Videoregistrazione
dell’interazione


Filmare l’intervista per cogliere
gestualità e mimica dell’intervistato, la
comunicazione sulla comunicazione
(non verbale), ossia la
metacomunicazione
Parametri del comportamento non verbale
(Watzlavick et al. 1971) nel corso
dell’intervista
−
−
−
−

Configurazione spaziale dei soggetti interagenti
(senso della territorialità, spazio personale)
Angolazione dei soggetti in interazione (faccia a
faccia, fianco a fianco ecc)
Postura: posizione tronco braccia e gambe,
mimica, gestualità, espressione facciale
Comportamento paralinguistico: tono della voce,
punteggiatura, pause, enfasi ecc
Analisi della vita quotidiana (Goffman 1969,
1974, 1988)
−
−
−
−

Il soggetto (attore) rappresenta se stesso sulla
ribalta della vita quotidiana (personaggio)
La ribalta si oppone al backstage
L’analisi del frame dà significato dell’interazione
L’intervista sociologica come frame di un gioco con
regole chiare e di mosse (chi fa le domande, chi
risponde, dove ecc)
L’analisi delle mosse del gioco (Goffman 1981)
−
−
−

Ogni soggetto comunica in modo intenzionale e non
intenzionale (spesso non verbale)
Mossa non intenzionale: comunicazione sincera,
priva di difesa dell’immagine del self
Mossa ingenua: quando si accetta la presentazione
dell’altro, non si mette in dubbio la sua sincerità
−

−

−

Mossa di controllo (o di mascheramento):
azione di difesa per tenere sotto controllo
l’impressione che si fa sull’altro
Mossa di smascheramento: in risposta a una
mossa di mascheramento (es. domanda tranello
all’intervistato)
Mossa di contro-smascheramento: reazione
all’intervistatore che mette in crisi la
presentazione del self, serve a convincere l’altro
della propria sincerità
L’analisi del frame d’intervista
Accettazione del frame d’intervista: i
due attori accettano i reciproci ruoli, il
flusso comunicativo è relativamente
autentico, le mosse sono non
intenzionali e ingenue
 Accettazione condizionata del frame:
rispettivi ruoli accettati, ma l’intervstato
è reticente su certi contenuti

Disconferma totale del frame: reciproco
non riconoscimento dei ruoli, non
legittimazione dell’intervistatore, mosse di
mascheramento, smascheramento e
contro-smascheramento
Disconferma parziale del frame: attraverso
il keying (cambio di frame) i due attori
recuperano la comunicazione (es. si passa
a un piano amicale)
B - Tecniche di sociologia sulle
immagini:
Iconologia di Panofsky (Scuola di
Warburg)
 Visual Cultural Studies: studiano sia la
cultura egemone che le subculture
(differenze socio-culturali etniche e di
genere) attraverso le loro dimensioni
visuali (fiction e altro)
 Analisi semiotiche, psicoanalisi e analisi
del discorso iconico (Gillian 2001)

Fonti
 Archivi storici fotografici e cinematografici: analisi delle
immagini come costruzioni sociali di realtà
 Graffiti: linguaggi e codici, subculture; poster; magliette
personalizzate; tatuaggi
 Analisi seriali: raccolte, collezioni; sequenze prodotte dal
sociologo (processione)
 Segni di “distinzione” (Bourdieu): oggetti religiosi,
tatuaggi, oggetti di status;You tube, fotoshop
 Home mode communication (Chalfen 1981, 1991, 1997):
analisi delle immagini prodotte in un “mondo” (es
familiare, “famiglia ideale”) come rappresentazioni visuali
di una comunità simbolica (che è in qualche relazione con
quella reale)
Funzioni dell’album di famiglia (e
vacanze) (Chalfen 1997)
−

−

Appartenenza socio-culturale: ritrae una cerchia
ristretta ed è mostrato a una cerchia ristretta,
rafforzando il senso della comunità e il Noi;
disegna una mappa delle reti di relazioni, che
diventano indici di appartenenza socio-culturale;
Interazione: stringere e allargare i confini delle
reti di relazioni; comunicare
Presentazione di sé: individuo e gruppo famigliare
costruiscono la propria immagine del self e lo
mostrano agli altri; modelli culturali, idealizzazioni;
come vorremmo essere
Memoria: del gruppo familiare, riordino periodico
dei ricordi e negoziazione dei significati,
aggiustamenti progressivi della memoria collettiva
Documentazione: del cambiamento, del tempo che
passa, della storia della famiglia nel contesto,
storia del self collettivo
Restituzione
dei risultati
Monografia visuale: vedere viene
prima delle parole (Berger 1998)
Il saggio sociologico visuale (Losacco
1996, 1999; Simoni 1999, 2003) è un testo
audiovisivo sociologicamente orientato
Si distingue dal film scientifico (materiali
etno-antropologici), dal documentario a
sfondo sociale (commerciale o didattico),
dai film di fiction (ricostruzioni di problemi
sociali)
Il saggio sociologico visuale
sintetizza i tre tipi delineati perché:
Ha una metodologia rigorosa come il film
scientifico
Focalizza sui temi sensibili e ha una
struttura narrativa simile al documentario
Usa sceneggiature e personaggi come la
fiction, ma come tipi ideali weberiani
Coinvolge i nativi nell’interpretazione
E’ coinvolgente ma non emozionale
(Losacco 2003)
Garanzia di scientificità: ancoraggio delle
immagini a un percorso metodologico di
ricerca
Utilizza didascalie e/o un classico report
metodologico in cui sono chiariti punti
sensibili dell’argomentazione sociologicofilmica e le scelte iconiche
E’ un “ibrido-sincretico” (Canevacci 1995)

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Sociologia visuale

  • 3. Cambiamento nell’utilizzo dell’immagine nelle scienze sociali. Si parte dalla fotografia antropologica e sociale: l’immagine è specchio della realtà; l’osservatore è forte. Si arriva ad una concezione dell'immagine che reintegra il ruolo dell’osservatore, divenuto “debole”: l'immagine è una rappresentazione della realtà, non la realtà. Non è oggettività, bensì un medium, ovvero il veicolo della visione soggettiva di un fenomeno.
  • 4. L'immagine viene utilizzata in molti settori disciplinari, che ne danno un'interpretazione diversa. Può essere considerata: - riproduzione fedele della realtà (es. fotografia giornalistica) - mezzo che aiuta ad aprire una riflessione sulla realtà e non semplice mezzo di riproduzione della stessa - non può cogliere la realtà nella sua interezza, ma soltanto frammenti di vita; quando sono allontanate dal contesto di origine, assumono altri significati
  • 5. Le immagini sono dei mezzi per veicolare particolari significati, ma non possono essere identificate con la realtà oggettiva. Le fotografie si presentano come un’interpretazione della realtà e, come tale, implicano la considerazione di una molteplicità di variabili, che agiscono sulla sua produzione e interpretazione. Per evitare di incappare in interpretazioni fuorvianti, esse sono generalmente affiancate da una didascalia o commento
  • 6. Presupposti della sociologia visuale: - Il ruolo giocato dalla percezione visiva nel processo di conoscenza e apprendimento (memorizzazione di categorie visive) - La comunicazione per immagini: per comunicare e gestire le relazioni sociali si utilizza anche un linguaggio visivo. Le immagini costituiscono dei dati sociologici. - L’uso sociologico delle immagini in due sensi: l’analisi delle immagini che già esistono nel mondo sociale; la produzione e l’uso di immagini per i fini della ricerca.
  • 7. Uso delle immagini in sociologia Scopi: - per illustrare una ricerca svolta attraverso altre metodologie - come uno degli strumenti di ricerca - come rinforzo alle tesi della ricerca Fasi della ricerca in cui può essere utilizzata: - come documentazione di sfondo - come raccolta di dati - come strumento di verifica del processo di ricerca
  • 8. L’immagine: quali caratteristiche? - Si regge su un codice debole o assente: è un messaggio senza codice - È polisemica: è capace di generare significati e interpretazioni plurimi nel processo di osservazione - È il regno della soggettività: sia di chi la produce, sia di chi la osserva. Le immagini assumono significato dal modo in cui le persone le capiscono e le interpretano
  • 9. - Può essere vista come un “surrogato” della realtà: produce le stesse emozioni che si proverebbero davanti all’oggetto riprodotto. Il suo codice debole può aiutare il ricercatore a cogliere la soggettività del soggetto studiato, che posto di fronte all’immagine ha una reazione di tipo emotivo
  • 10.  Nell’analisi di un’immagine si distinguono:  Il livello plastico(relazione spettatore-superficie) concerne più che altro il riconoscimento di ciò che è raffigurato.  Il livello figurativo(spettatore-scena rappresentata) si declina su tre aspetti: movimento, azione e passione.
  • 11. 3 aree applicative della sociologia visuale [Grady 1991; 1996] 1. 2. 3. Vedere (seeing) Comunicare con le immagini (communications with icons) Fare sociologia visualmente (doing sociology visually): studiare la società attraverso le immagini
  • 12. 3. “fare sociologia visuale”: - Sociologia sulle immagini: analisi di immagini che già esistono - Sociologia con le immagini: produzione e/o uso strumentale di immagini nella ricerca sociale Si sviluppano 6 campi di applicazione per la sociologia visuale
  • 13. 1. 2. 3. La visualizzazione: rappresentazione/organizzazione di concetti e informazioni La ricerca (soc. con le immagini): produzione e uso di immagini come strumenti di ricerca o come “informazioni elementari” per lo studio della realtà sociale La produzione: presentazione dei risultati di una ricerca sotto forma di un “saggio sociologico visuale”
  • 14. 4. l’interpretazione: comprensione dei significati simbolici delle immagini 5. spiegazione: individuazione delle possibili connessioni tra immagini e contesto sociale in cui sono state prodotte 6. insegnamento: uso delle immagini applicato alla comprensione dei concetti e dei temi sociologici; decodifica delle immagini che costituiscono la comunicazione visuale del mondo sociale
  • 15. Il potenziale euristico dell'immagine IMMAGINE Vedo l'immagine (input sensoriale) OGGETTIVAZIONE SIGNIFICAZIONE: attribuisco un senso all'immagine CATEGORIZZAZIONE/ SELEZIONE INTERPRETAZIONE RIFLESSIVITÀ: mi chiedo (o mi chiedono) che cosa rappresenta l'immagine per me
  • 16. Memorizzazione di categorie visive OGGETTO SIMBOLO Selezione tra le categorie visive memorizzate e significazione delle immagini
  • 17. RAPPORTO DI INDICALITÀ TRA IMMAGINE E REALTÀ es. immagine fotografica: 3 funzioni [Peters] 1. funzione SOSTITUTIVA: l'immagine è un surrogato della realtà; suscita le stesse emozioni che proveremmo se ci trovassimo di fronte all'oggetto reale
  • 18. 2. funzione DOCUMENTARIA: l'immagine al servizio della realtà; alla funzione sostitutiva si aggiunge una funzione informativa/conoscitiva 3. funzione ESTETICA: la fotografia artistica ha valore in sé e ha una funzione prevalentemente espressiva (ma può comunque conservare funzioni sostitutive o informative)
  • 19. RAPPORTO TRA COMUNICAZIONE VISUALE E COMUNICAZIONE VERBALE problema dell'interpretazione delle immagini: come “tradurre” un'immagine e le emozioni che suscita in linguaggio (in una comunicazione verbale) L'immagine fotografica è un messaggio senza codice (R. Barthes), con codice debole (U. Eco), è polisemica (R. Barthes)
  • 20. 2 livelli di significato per l'immagine fotografica: - significato denotativo: si riferisce al contenuto dell'immagine (input sensoriale, oggettivazione) - significato connotativo: processo di significazione/interpretazione
  • 21. Il significato connotativo può essere ancora distinto in: - significato “interno” all'immagine o “autoriferito” : si riferisce al senso attribuito da chi ha prodotto l'immagine (stile della riproduzione) - significato “esterno” all'immagine o “eteroriferito”: è il senso attribuito da chi osserva l'immagine senso auto-riferito ed etero-riferito possono non coincidere
  • 22. R. Barthes e il paradosso della fotografia: nella foto coesistono 2 messaggi, uno denotativo (senza codice o con codice debole), l'altro connotativo (con un codice: il senso dell'autore, ma non solo...) anche il messaggio connotativo può avere un codice debole, perchè intervengono sia la soggettività di chi produce l'immagine, sia la soggettività di chi la osserva/interpreta
  • 23. “le immagini non parlano da sole...” Poche immagini esplicitano chiaramente un senso connotativo: si tratta di immagini che contengono un messaggio denotativo di forte impatto emotivo (es. immagini di guerre, catastrofi, ecc.) Tutte le altre immagini hanno bisogno di un CONTESTO affinchè senso auto ed eteroprodotto coincidano
  • 24. Un'immagine decontestualizzata è anche priva di continuità storica: il codice è così debole, aumenta l'ambiguità del messaggio; la decodifica di chi la osserva è complicata e può condurre a interpretazioni scorrette rapporto di complementarietà tra comunicazione visuale e verbale
  • 25. IMMAGINE OGGETTO DI STUDIO SOCIOLOGIA SULLE IMMAGINI STRUMENTO DI RICERCA SOCIOLOGIA CON LE IMMAGINI
  • 26. Tecniche di sociologia con le immagini Photo elicitation: intervista con foto-stimolo Native image making: produzione soggettiva di immagini Ricerca video-fotografica sul campo Videoregistrazione dell’interazione Immagini seriali prodotte dai nativi o dall’etnografo
  • 27. Intervista con foto-stimolo si tratta di una tipologia particolare di intervista semi-strutturata Le immagini possono essere istituzionali, tratte da repertori, prodotte dall’osservatore sul contesto dell’osservato, prodotte dall’osservato o provenienti dal suo contesto (es familiare) Il risultato è una negoziazione di significati attribuibili all’immagine 
  • 28. La foto-stimolo La “forza” dell'immagine utilizzata in un contesto di intervista sta nel suo codice debole a livello denotativo. Intervistare utilizzando le immagini al posto delle domande, permette agli intervistati
  • 29. 2 - Produzione soggettiva di immagini E’ una specie di storia di vita o tranche de vie visuale L’auto-fotografia o l’auto-video sono utilizzati per consentire al’intervistato di raccontare la propria vita visualmente (immagine del self dei soggetti osservati) Accompagnate spesso da commento scritto del nativo
  • 30. Griglie analitiche Quantitativa: classifica le foto sulla base dell’oggetto fotografato  Genere o codice comunicativo: reportage giornalistico, album di famiglia, metafora  Qualitativa (grado di approfondimento): in crescendo: descrizione, valori, opinioni, emozioni, sentimenti 
  • 31. Fornire categorie ai soggetti che si auto-rappresentano  In un’indagine sociologica sulla rappresentazione della città attraverso gli occhi dell’Altro (Faccioli&Losacco 2003) sono state fornite categorie entro cui collocare le foto: lavoro, famiglia, tempo libero, rapporti tra culture, controllo sociale
  • 32. Tipi di foto auto-prodotte    Rappresentazioni di ambienti, persone, luoghi di incontro, di lavoro, di studio Simboli: un libro per uno studente, un’automobile come traguardo ecc Metafore: es. un’immagine della torre di Pisa come paura di crollare, o un temporale come metafora di una crisi (le foto metaforiche comunicano emozioni e sentimenti)
  • 33. Stili di foto auto-prodotte Giornalistiche: event-centered Album di famiglia Monumentali: ambienti, panorami urbani e non Compositive-metaforiche: usate come simboli, basate sul topic-ground-vehicle (il significato attribuito al significante rimanda a un mondo culturale individuale e collettivo specifico)
  • 34. 3 – Ricerca video-fotografica sul campo E’ un’osservazione partecipante che ha la videocamera al posto del registratore e del taccuino  Il sociologo realizza lo scatto o la ripresa quando giudica che l’immagine sia un buon indicatore visivo delle ipotesi e dei concetti sociologici 
  • 35. 4 – Videoregistrazione dell’interazione  Filmare l’intervista per cogliere gestualità e mimica dell’intervistato, la comunicazione sulla comunicazione (non verbale), ossia la metacomunicazione
  • 36. Parametri del comportamento non verbale (Watzlavick et al. 1971) nel corso dell’intervista − − − − Configurazione spaziale dei soggetti interagenti (senso della territorialità, spazio personale) Angolazione dei soggetti in interazione (faccia a faccia, fianco a fianco ecc) Postura: posizione tronco braccia e gambe, mimica, gestualità, espressione facciale Comportamento paralinguistico: tono della voce, punteggiatura, pause, enfasi ecc
  • 37. Analisi della vita quotidiana (Goffman 1969, 1974, 1988) − − − − Il soggetto (attore) rappresenta se stesso sulla ribalta della vita quotidiana (personaggio) La ribalta si oppone al backstage L’analisi del frame dà significato dell’interazione L’intervista sociologica come frame di un gioco con regole chiare e di mosse (chi fa le domande, chi risponde, dove ecc)
  • 38. L’analisi delle mosse del gioco (Goffman 1981) − − − Ogni soggetto comunica in modo intenzionale e non intenzionale (spesso non verbale) Mossa non intenzionale: comunicazione sincera, priva di difesa dell’immagine del self Mossa ingenua: quando si accetta la presentazione dell’altro, non si mette in dubbio la sua sincerità
  • 39. − − − Mossa di controllo (o di mascheramento): azione di difesa per tenere sotto controllo l’impressione che si fa sull’altro Mossa di smascheramento: in risposta a una mossa di mascheramento (es. domanda tranello all’intervistato) Mossa di contro-smascheramento: reazione all’intervistatore che mette in crisi la presentazione del self, serve a convincere l’altro della propria sincerità
  • 40. L’analisi del frame d’intervista Accettazione del frame d’intervista: i due attori accettano i reciproci ruoli, il flusso comunicativo è relativamente autentico, le mosse sono non intenzionali e ingenue  Accettazione condizionata del frame: rispettivi ruoli accettati, ma l’intervstato è reticente su certi contenuti 
  • 41. Disconferma totale del frame: reciproco non riconoscimento dei ruoli, non legittimazione dell’intervistatore, mosse di mascheramento, smascheramento e contro-smascheramento Disconferma parziale del frame: attraverso il keying (cambio di frame) i due attori recuperano la comunicazione (es. si passa a un piano amicale)
  • 42. B - Tecniche di sociologia sulle immagini: Iconologia di Panofsky (Scuola di Warburg)  Visual Cultural Studies: studiano sia la cultura egemone che le subculture (differenze socio-culturali etniche e di genere) attraverso le loro dimensioni visuali (fiction e altro)  Analisi semiotiche, psicoanalisi e analisi del discorso iconico (Gillian 2001) 
  • 43. Fonti  Archivi storici fotografici e cinematografici: analisi delle immagini come costruzioni sociali di realtà  Graffiti: linguaggi e codici, subculture; poster; magliette personalizzate; tatuaggi  Analisi seriali: raccolte, collezioni; sequenze prodotte dal sociologo (processione)  Segni di “distinzione” (Bourdieu): oggetti religiosi, tatuaggi, oggetti di status;You tube, fotoshop  Home mode communication (Chalfen 1981, 1991, 1997): analisi delle immagini prodotte in un “mondo” (es familiare, “famiglia ideale”) come rappresentazioni visuali di una comunità simbolica (che è in qualche relazione con quella reale)
  • 44. Funzioni dell’album di famiglia (e vacanze) (Chalfen 1997) − − Appartenenza socio-culturale: ritrae una cerchia ristretta ed è mostrato a una cerchia ristretta, rafforzando il senso della comunità e il Noi; disegna una mappa delle reti di relazioni, che diventano indici di appartenenza socio-culturale; Interazione: stringere e allargare i confini delle reti di relazioni; comunicare
  • 45. Presentazione di sé: individuo e gruppo famigliare costruiscono la propria immagine del self e lo mostrano agli altri; modelli culturali, idealizzazioni; come vorremmo essere Memoria: del gruppo familiare, riordino periodico dei ricordi e negoziazione dei significati, aggiustamenti progressivi della memoria collettiva Documentazione: del cambiamento, del tempo che passa, della storia della famiglia nel contesto, storia del self collettivo
  • 47. Monografia visuale: vedere viene prima delle parole (Berger 1998) Il saggio sociologico visuale (Losacco 1996, 1999; Simoni 1999, 2003) è un testo audiovisivo sociologicamente orientato Si distingue dal film scientifico (materiali etno-antropologici), dal documentario a sfondo sociale (commerciale o didattico), dai film di fiction (ricostruzioni di problemi sociali)
  • 48. Il saggio sociologico visuale sintetizza i tre tipi delineati perché: Ha una metodologia rigorosa come il film scientifico Focalizza sui temi sensibili e ha una struttura narrativa simile al documentario Usa sceneggiature e personaggi come la fiction, ma come tipi ideali weberiani
  • 49. Coinvolge i nativi nell’interpretazione E’ coinvolgente ma non emozionale (Losacco 2003) Garanzia di scientificità: ancoraggio delle immagini a un percorso metodologico di ricerca Utilizza didascalie e/o un classico report metodologico in cui sono chiariti punti sensibili dell’argomentazione sociologicofilmica e le scelte iconiche E’ un “ibrido-sincretico” (Canevacci 1995)