Presentazione in 33 slides sui fenomeni sociali dello stereotipo e del pregiudizio con riferimenti a: Teoria dell'Identità Sociale, Biases, esprimento di Duncan, esperimento di Robber Cave.
Nella linkografia sono indicati i siti da cui sono stati ripresi, rielaborandoli, i testi della presentazione.
Presentazione in 33 slides sui fenomeni sociali dello stereotipo e del pregiudizio con riferimenti a: Teoria dell'Identità Sociale, Biases, esprimento di Duncan, esperimento di Robber Cave.
Nella linkografia sono indicati i siti da cui sono stati ripresi, rielaborandoli, i testi della presentazione.
El documento presenta los conceptos básicos de la semiótica de Ferdinand de Saussure como signo, significante, significado, denotación, connotación, sintagma y paradigma. Luego aplica el modelo binario de Roland Barthes al análisis de dos publicidades, una de salchichas Príncipe y otra de cerveza Schneider. En ambos casos, se identifican los elementos denotados e interpretan las connotaciones sexuales sugeridas por la imagen y el texto publicitario.
In questo lavoro, viene descritta la comunicazione: che cos'è, le tipologie, i modelli di riferimento, il rapporto tra la comunicazione e le scienze umane.
Il "biennio rosso" e la presa del potere di Mussolinivoglio10italiano
Presentazione pensata per una classe terza della scuola media che analizza una fase saliente della nostra storia: il "biennio rosso" e la successiva presa del potere di Mussolini
The document provides an overview of digital photography basics, including the exposure triangle of aperture, shutter speed, and ISO. It explains how these settings work together to control the amount of light in an image and offers tips on when to adjust each one for different photographic situations. The document also covers other important topics like file formats, white balance, histograms, and basic image editing.
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40. R. Villano "Logos and theophany in digital time"; with the Patronage of the former Pontifical Academy Tiberina and the European Academy for Economic and Cultural Relations; with the presentation of Rev. Mons. Tomasz Trafny, Head of the Department of Science and Faith of the Pontifical Council for Culture and Executive Director of the STOQ Project - Science, Theology and the Ontological Quest - which, in collaboration with the seven Pontifical Roman Universities (Chiron Praxys, ISBN 978-88-97303-12-1, CDD 215 VIL log 2012, LCC HN30-39, pp. 260, First Edition February 2012, First reprint: October 2012, Second reprint: December 2012, Third reprint: February 2013; Second Edition with Patrocinio Accademia Tiberina and European Academy of Economic and Cultural Relations, ISBN 978-88-97303-16-9, CDD 215VIL log 2014, LCC HN30-39, pp. XXII + 264, January 2014);
40. R. Villano “Logos e teofania nel tempo digitale”; con il Patrocinio della già Pontificia Accademia Tiberina e dell’Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Culturali; con presentazione del Rev. Mons. Tomasz Trafny, Responsabile del Dipartimento Scienza e Fede del Pontificio Consiglio della Cultura e Direttore esecutivo del Progetto STOQ - Science, Theology and the Ontological Quest - che, in collaborazione con le sette Università Pontificie Romane (Chiron Praxys, ISBN 978-88-97303-12-1, CDD 215 VIL log 2012, LCC HN30-39, pagg. 260, Prima Edizione febbraio 2012; Prima ristampa: ottobre 2012; Seconda ristampa: dicembre 2012; Terza ristampa: febbraio 2013; Seconda Edizione con Patrocinio Accademia Tiberina e Accademia Europea Relazioni Economiche e Culturali, ISBN 978-88-97303-16-9, CDD 215VIL log 2014, LCC HN30-39, pp. XXII + 264, gennaio 2014);
Il prototipo messo a punto rispetto al bene culturale San Pietro Barisano ha consistito in una rappresentazione delle stratificazioni che il tempo ha modellato su una precisa emergenza artistica, tenendo conto del reticolo cittadino confluito nelle funzioni del luogo di culto. Oltre alla cultura nel senso artistico ed estetico, si mette al centro l’umano e l’inattuale, ovvero l’interrogativo sul come l’oggetto è stato vissuto e con che sembianze si è impresso nella mente delle persone che lo hanno frequentato, che lo hanno assunto come simbolo e centro della propria quotidianità, dei ricordi e dei racconti, o che potrebbero farlo. Ci siamo chiesti in che senso il luogo rappresenta una risorsa per le persone, partendo dal presupposto che le cose non hanno un senso solo per sé ma per noi.
Premessa: digital ethnography
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2. INDICE
Introduzione 3
CAPITOLO I
La “home mode” della comunicazione per immagini 4
CAPITOLO II
La realtà della cultura della Kodak 5
CAPITOLO III
“Polaroid people” 6
CAPITOLO IV
“Approccio sociovidistico” 7
CAPITOLO V
“Analisi delle funzioni degli album di famiglia” 13
CAPITOLO VI
“Le foto sui muri” 15
CAPITOLO VII
“Immagini al termine della vita” 18
Considerazioni finali 19
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 20
RIFERIMENTI WEBOGRAFIA 20
3. INTRODUZIONE
La sociologia sulle immagini: analisi di un linguaggio.
Il linguaggio visuale sta diventando sempre più il linguaggio privilegiato per la
comunicazione.
Al giorno d’oggi le persone che vivono nel mondo occidentale vedono in un giorno
più immagini di quelle che chi ha vissuto in epoca pre-tecnologica poteva vedere in
un anno [Chaplin 1999]. 1
Uno dei canali principali attraverso cui le persone interagiscono tra loro è quello
visivo.
La comunicazione visuale è un fatto sociale totale, che mette in scena la società e la
cultura nella loro globalità, chiamando necessariamente in causa tutte le scienze
dell’uomo e della società. Si possono così superare i confini disciplinari tradizionali,
come viene chiaramente evidenziato da Richard M. Chalfen2
che sarà il nostro autore
di riferimento per sviluppare la presente tesi sulla “Home mode communication”.
Chalfen valorizza il concetto di (auto-)messa-in scena, essendo le foto-ricordo una
modalità (circolare) di autorappresentazione e di comunicazione.
Chalfen si richiama esplicitamente alla teoria costruttivista di Nelson Goodman, e
certamente questo in parte spiega l’interesse dei sociologi per il suo lavoro; ma ciò
che va evidenziato è il fatto che egli pone in relazione la tesi di Sol Worth secondo il
quale la rappresentazione iconica altro non è se non un modo in cui l’individuo
“struttura il proprio mondo”.
Foto – Richard M. Chalfen
1
Chaplin E., Cultural Studies e rappresentazioni visuali: la crazione dei significati attraverso gli aspetti visuali del
testo, in Faccioli P. e Harper D. (a cura), Mondi da vedere (1999), cit.:70-89, Franco Angeli, Milano
2
Richard M. Chalfen è professore di antropologia alla Temple University di Philadelphia. Ha svolto attività di ricerca
e consulenza per la Kodak e Polaroid. http://www.richardchalfen.com
4. CAPITOLO I
La “home mode” della comunicazione per immagini
La comunicazione è definita come “processo sociale, all’interno di un contesto
specifico, in cui i segni sono prodotti e trasmessi, percepiti, e trattati come messaggi
dotati di un significato che può essere inferito” [Worth 1981:165].
Istantanee, cortometraggi e home video sono forme di comunicazione home mode. La
home mode si definisce come un modello di comunicazione interpersonale o a piccoli
gruppi, che ha il suo centro nella casa (home).
Uno dei filoni di ricerca più interessanti della sociologia sulle immagini è
rappresentato dagli studi delle foto e dei video di famiglia (home mode
communication)3
.
L’oggetto dell’analisi di Chalfen sono le foto (o i video) che la gente comune produce
nell’ambito della propria vita quotidiana. Quando sfogliamo l’album di famiglia o
vediamo i filmini delle vacanze, crediamo di ricordare e invece reinvestiamo e
ricostruiamo il nostro passato in funzione di quella che riteniamo essere la nostra
identità attuale.
La comunicazione home mode è un sistema simbolico che serve agli individui per
strutturare il proprio mondo e che ha senso solo all’interno del suo particolare
contesto e uso convenzionale.
La base sociale della comunicazione home mode è costituita da un insieme di
conoscenze condivise e regole di comportamento che si riconoscono nella realtà della
cultura della Kodak.
Foto – Album di famiglia (Pasquino) Foto – Album di famiglia (Pasquino)
Giardini del Duomo di Vercelli 1976 Giardini del Duomo di Vercelli 1938
Pietro – Stefano – Maria /Pasquino Pietro – Evasio/Pasquino
3
Grady J., Le potenzialità della sociologia visuale, in Faccioli P. e Harper D. (a cura), Mondi da vedere (1999),
cit.:491-521, Franco Angeli, Milano
5. CAPITOLO II
La realtà della cultura della Kodak
La cultura della fotografia è così diffusa, e il fatto di fare foto così normale e radicato,
che tutti comprendono cosa si intendeva fotografare.
Ma cos’è la “normalità” nel fare foto?
Chi ha detto cosa è normale e cosa non lo è?
La nascita di un figlio o un viaggio sono le giustificazioni più comuni per l’acquisto
di una nuova macchina fotografica.
Ci sono buone ragioni per cui le persone fanno più foto ai bambini quando sono
piccoli che quando sono grandi.
Kodak Culture è riferita a qualsiasi cosa una persona debba imparare, sapere o fare al
fine di partecipare in modo appropriato a ciò che è stato definito come home mode
della comunicazione per immagini.
Studiando la cultura della Kodak, si arriva a sapere come le persone si organizzano
socialmente per produrre versioni personalizzate delle loro esperienze di vita e come
la cultura della Kodak fornisca un modo strutturato e schematizzato di vedere il
mondo in termini di costruzione della realtà e di interpretazione.
La cultura della Kodak non fu possibile fino a quando certi processi tecnologici non
furono semplificati e resi accessibili ad un gran numero di persone [ Jekins 1976,
Coe & Gates 1977; Olshaker 1978].
L’anno 1988 segnò l’accessibilità della macchina fotografica, con le famose parole:
“Premi il pulsante, noi facciamo il resto”.
Questa tendenza a provvedere alle necessità della comunicazione home mode,
continua fino ai giorni nostri.
La quantità di foto familiari annualmente prodotte è enorme ed in continua crescita.
Come ama dire Kodak: “Che cosa sarebbe il mondo senza le immagini?”4
Spot pubblicitario della Kodak sul sito:
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=7652 il 09/06/2008
4
Spot pubblicitario della Kodak.
6. CAPITOLO III
“Polaroid people”
Gli album di famiglia 5
contengono più foto riguardanti la nascita e non la morte, o i
successi e non gli insuccessi o le delusioni, i momenti di vacanza e non di attività
professionale.
Quello che compare nella foto non è un mondo reale, fatto di gente in carne ed ossa,
ma è la rappresentazione visuale di una comunità simbolicamente formata.
Questo mondo simbolico viene chiamato da Chalfen “Polaroid people”.
In che modo delle apparizioni istantanee di particolari persone influenzano il nostro
ricordo delle persone che abbiamo, in passato, conosciuto direttamente, o strutturano
un’impressione su chi non incontreremo mai? Per esempio, come arriviamo a
conoscere una nonna o un nonno ormai morti?
Che cosa significa “comunicare dall’album”, e di converso, non comunicare da lì?
Come integriamo queste immagini fotografiche con altre informazioni che ci
vengono da altre fonti su persone, fatti, azioni, successi specifici?
Lo scopo di chi fa ricerca sulla comunicazione visuale “home mode” è quello di
scoprire quanto e in che misura il mondo simbolico della gente Polaroid influenzi la
conoscenza del mondo reale, quanto e in che misura la vita venga trasformata in
versioni della vita stessa simbolicamente rappresentata, quanto e in che misura le due
comunità (quella reale e quella simbolica) si leghino l’una all’altra.
Va chiarito che la gente della Polaroid della cultura Kodak, è solo “dentro” le
fotografie, e non va confusa con le persone reali che scattano e guardano le foto.
http://www.vmv.it/album+di+famiglia_1-1-74-0-0.aspx
5
http://www.vmv.it/album+di+famiglia_1-1-74-0-0.aspx - ALBUM DI FAMIGLIA - Le foto di
come eravamo, nei nostri album di famiglia. Del VIRTUAL MUSEUM VALLEE
Il VMV è un Centro Culturale che raccoglie un patrimonio iconografico disperso in vari contesti locali. È uno
spazio collettivo aperto a tutti coloro che vogliono formare una community che dibatte e diffonde l’identità
della Valle d’Aosta.
7. CAPITOLO IV
“Approccio sociovidistico”
La proposta metodologica di Chalfen per l’analisi della comunicazione visuale home
mode è definita dall’autore stesso approccio sociovidistico, termine cn il quale vuole
integrare i contributi della sociolinguistica con quelli della vidistica di Worth
[1966]6
.
L’approccio vidistico è teso ad isolare ed individuare gli elementi della
comunicazione filmica, considerata in quanto linguaggio dotato di suoi propri codici,
regole e modelli.
La sociolvidistica estende l’analisi al contesto sociale e culturale in cui tale
comunicazione ha luogo ed è quindi la descrizione sistematica e l’analisi delle forme
simboliche visuali all’interno di un processo di comunicazione sociale, a sua volta
determinato da, e identificato come, un processo culturalmente strutturato [Chalfen
1981]7
.
Griglia d’analisi della sociovidistica8
EVENTI COMPONENTI
PARTECIPANTI SCENARI ARGOMENTI
FORMA DEL
MESSAGGIO CODICE
PIANIFICAZIONE
DI FRONTE
ALL'OBIETTIVO
DIETRO ALL'OBIETTIVO
MONTAGGIO
ESPOSIZIONE
Attraverso la griglia d’analisi della sociovidistica il processo di comunicazione
fotografica viene scomposto nei suoi elementi (partecipanti, scenario, soggetto, forma
del messaggio e stili o codici) ed eventi base (pianificazione, ripresa, montaggio e
esposizione), in modo che ciascuno di essi possa essere rapportatola contesto sociale
di riferimento. Questo procedimento rende possibile la comparazione di fotografie di
gruppi diversi, culture diverse e diversi stili di ripresa. Per ogni foto si tratterà di
descrivere il chi, che cosa, dove e quando della foto stessa.
A questo punto è necessario domandarsi se il framework sociovidistico sia sufficiente
in sé o se l’analisi della comunicazione visuale debba essere integrata con altre fonti.
6
Worth S. (1966), Film as Non-Art: An Approach to the Study of Film, “American Scholar”, n.35: 322-334
7
Chalfen R. (1981), A Sociovidistic Approach to Children’s Filmaking: The Philadelphia Project, “Studies in Visual
Communication”, vol.7: 22-31
8
Fonte: Chalfen R., 1997.44.
8. Chalfen è solito intervistare i componenti delle famiglie di cui analizza gli album,
perché sostiene che le immagini da sole dicono tutto e non dicono niente.
Sono coloro che le guardano che, usando prima gli occhi, poi il cervello, poi la mente
e infine la voce, dicono qualcosa sulle immagini9
.
I processi di comunicazione per immagini consistono di 5 tipi di “eventi di
comunicazione” e 5 tipi di “componenti” possono essere usati per descrivere il
funzionamento di ogni evento10
.
Griglia d’analisi album di famiglia
Album di famiglia anni 60/70 n.57 foto b/n e n.3 foto colori – Soggetto:
Stefano Pasquino dalla nascita alla prima Comunione
EVENTI COMPONENTI
PARTECIPANTI SCENARI ARGOMENTI
FORMA DEL
MESSAGGIO CODICE
PIANIFICAZIONE io e mia madre
giardini di
casa/città
i fiori/ la casa foto album
occhi verso
fotocamera
DI FRONTE
ALL'OBIETTIVO
famiglia in posa viaggi mare/montagna foto tessera
abiti della
festa
DIETRO
ALL'OBIETTIVO
padre (solo lui
sa usare la
macchina
fotografica)
gita santuari/parchi foto scuola
ritratto prima
Comunione
MONTAGGIO
album dei
ricordi
monumenti
di Vercelli
famiglia/parenti/amici foto ricordo in cornice
sempre alla
luce del
giorno
esterni
ESPOSIZIONE
solo parenti o
amici
matrimoni figlio che cresce polaroid istantanee
campo
medio lungo
EVENTI
PIANIFICAZIONE: qualsiasi decisione formale o informale riguardo la produzione di una
o più immagini fotografiche. Che tipo di preparazione sociale avviene prima della
foto? Chi decide quando vanno fatte?
DI FRONTE ALL'OBIETTIVO: le persone tendono a mettersi in posa o agire in modo
diverso.
DIETRO ALL'OBIETTIVO: a chi si chiederà di usare la macchina fotografica? Ci sono
luoghi o momenti specifici che richiedono l’uso della macchina fotografica?
MONTAGGIO: qualsiasi azione che trasformi, elimini, disponga le immagini, ci sono
immagini viste come brutte? Quali sono i criteri? Foto tagliate, disegni sulle foto,
didascalie. Operazioni del montaggio che si fanno per creare una resa simbolica
preferita del passato, della realtà.
9
Patrizia Faccioli, Giuseppe Losacco (2006), Manuale di Sociologia Visuale, Franco Angeli cit.:93
10
Richard M. Chalfen (1987), Snapshot Version of Life, Bowling State University Popular Press, Bowling Green,
Ohio
9. ESPOSIZIONE: azioni dopo la ripresa (foto/film) per essere viste in un contesto
pubblico, come si organizzano socialmente gli eventi di esibizione?
COMPONENTI
PARTECIPANTI: tutti quelli che fanno le foto, vi compaiono, le guardano.
SCENARI: la componente sfondo fa riferimento a quando e dove ha luogo un
particolare evento di comunicazione.
ARGOMENTI: il contenuto dell’immagine, in termini di soggetti, attività, eventi e temi
rappresentati nelle foto. Che cosa è ritratto in questa foto?
FORMA DEL MESSAGGIO: è la forma tangibile, la “specie” o il genere dell’immagine; i
messaggi home mode includono foto tessere, foto album di famiglia, ritratto della
Comunione in cornice.
CODICE: comprende i caratteri che definiscono una particolare forma di messaggio o
“stile” di costruzione e composizione di immagine.
Produzione domestica.
Che cosa si trova nella produzione domestica di immagini?
Tra le prime ricerche effettuate con questo scopo ricordiamo quella condotta da
Bourdieu11
sulle fotografie delle famiglie contadine della Francia degli anni 60.
Due terzi delle foto esaminate da Bourdieu mostrano tre eventi fissi: cerimonie
famigliari, incontri con amici e vacanze estive.
Album della famiglia Pasquino.
Il punto di partenza di un album di famiglia è la nascita di un bambino, che spesso
coincide con l’acquisto della macchina fotografica. (Nel caso della famiglia Pasquino
l’acquisto della macchina fotografica è avvenuto qualche mese dopo la nascita del
figlio Stefano per motivi economici).
Stefano Pasquino - Album della famiglia Pasquino anni 60/70 Pagina 1
11
Pierre Bourdieu – Sociologo francese - http://it.wikipedia.org/wiki/Pierre_Bourdieu
10. Seguono le foto del primo anno di vita, con tutta la serie delle “prime volte”.
Album della famiglia Pasquino anni 60/70
Pagina 2 – Pagina 4
Parenti e amici.
Album della famiglia Pasquino anni 60/70
Pag. 5 Stefano P. e cugina Emauela
Pag. 12 Stefano P. al matrimonio dello zio paterno Evasio
11. I riti di passaggio e quindi i cambiamenti di status a comparire nelle foto,
Comunione, Cresima, compleanni.
Album della famiglia Pasquino anni 60/70
Pag. 16 Stefano P. Comunione (foto ritratto in cornice)
Età adulta.
Le foto scattate in occasione dei riti di passaggio concretizzano in forma simbolica la
rete di relazioni, sia quella ristretta che quella più allargata.
Foto del matrimonio di Stefano Pasquino (Album di famiglia del 1994)
12. Nella vita matrimoniale diventando adulti si inseriscono immagini di riunioni di
famiglia, eventi speciali, vacanze, e oggetti della cultura materiale: casa, auto, barca.
Foto delle vacanze della famiglia di Stefano Pasquino (Album di famiglia del 2005)
Nuovo ciclo di vita.
Il cerchio si chiude con la nascita di un bambino, che da inizio a un nuovo ciclo di
vita simbolicamente rappresentato nell’album. (La nascita del figlio Lorenzo è
coincisa con l’acquisto della prima videocamera da parte di Stefano Pasquino).
Prima foto di Lorenzo Pasquino (Album di famiglia del 1996)
13. CAPITOLO V
“Analisi delle funzioni degli album di famiglia”
Le foto di famiglia rinforzano le relazioni e il senso di comunità, perché il mondo
ritratto negli album consiste in una determinata e selezionata cerchia di persone
(parenti e amici) ripresi in una gamma limitata di ambienti e attività, anno dopo anno.
Foto Album famiglia Pasquino 2002 (foto in cornice sulla parete del soggiorno)
Funzione di interazione.
Sia fare le foto che mostrarle è un’occasione e un modo di interagire. Le foto
personali non vengono presentate a chiunque, perché mostrare un album di famiglia
equivale a invitare lo spettatore a fare delle supposizioni sulla famiglia stessa12
.
Funzione di presentazione di sé.
Si possono capire le foto di famiglia a partire dalla prospettiva drammaturgica che
Goffman [1969]13
ha usato come chiave di lettura metaforica per l’analisi della
presentazione di sé nella vita quotidiana.
12
Stokes P. (1992), The Family Photograph Album: So Great a Cloud of Witnesses, in Clarke G. (ed), The Portrait in
Photography, Reaktion Books, London: 193-223
13
Goffman E. (1969), Espressione e identità, Mondadori, Milano (ed. orig.:1959)
14. Funzione di memoria.
Le foto di famiglia aiutano a riordinare i ricordi delle persone, dei luoghi, degli eventi
e dei dettagli [Chalfen 1997]14
.
L’album serve quindi per ricordare eventi considerati importanti, di conseguenza si
mette nell’album quello che si vuole ricordare in futuro, cioè si costruisce il passato.
Funzione di documentazione.
L’album di famiglia documenta e conserva un’immagine del mondo in cui le cose
stavano in modo da consentire di afferrare i momenti per poterli rivivere
successivamente [Chalfen 1997]15
.
14
Chalfen R. (1997), Sorrida, prego! La costruzione visuale della vita quotidiana, Angeli, Milano (ed. orig.:1987)
15
Chalfen R. (1997), Sorrida, prego! La costruzione visuale della vita quotidiana, Angeli, Milano (ed. orig.:1987)
15. CAPITOLO VI
“Le foto sui muri di casa come gli album di famiglia”
Che cosa fa la gente comune con le proprie immagini? Ciò implica lo studio di quello
che la gente comune fa materialmente con le proprie immagini, come la gente si
organizza per esporle e secondariamente come si organizza per presentare se stessa
attraverso le immagini.
La ricerca che abbiamo sviluppato ha come materiale di analisi le foto in cornice
collocate sul muro della cucina/soggiorno della casa Tarizzo di Rivarolo Canavese
(TO), casa dei suoceri di Stefano Pasquino.
Foto sul muro della Famiglia Tarizzo
La foto dei figli; Danila, Piero e Vittorina nel cortile di casa (1969)
Foto sul muro della Famiglia Tarizzo
16. Le foto dei nipoti; Viola, Giulia, Lorenzo e Lisa e una foto della Sig.ra Tarizzo Con
le figlie e le nipoti (le donne della famiglia)
Foto sul muro della Famiglia Tarizzo
La foto della nipote Viola Tarizzo nel giorno della laurea
Foto sul muro della Famiglia Tarizzo
Partendo da queste foto abbiamo indotto una serie di assunti di livello generale su cui
si fonda la costruzione sociale di senso comune del mondo visuale delle fotoricordo:
- Il raffigurativo delle immagini un tempo è stato reale, è successo davvero
- Le immagini non mentono, riportano esattamente ciò che è stato
- Il raffigurato, quando è stato ripreso, si stava svolgendo spontaneamente e
naturalmente
- I personaggi ripresi sono sempre spontanei
- La presenza della fotocamera era sempre palese
17. - Ogni errore tecnico è tacitamente accettato
- E’ dato per scontato che gli spettatori siano mentalmente in grado di
completare il senso dell’immagine indipendentemente dal raffigurato
- Gli spettatori dovrebbero sempre cercare di rivivere ciò che è raffigurato
attraverso la scontata familiarità tra spettatori e raffiguranti.
L’insieme di questi assunti contestualizza, di volta in volta, la razione spettatori-
immagini e ne fonda la strategia interpretativa facendoci cogliere le immagini come
copie della realtà. E’ questa una capacità che abbiamo sviluppato anche attraverso
altri media tecnici e canali percettivi.
La ricerca sugli album di famiglia e sulle foto sui muri, non trova quindi la sua
ragione nel loro valore documentario, ma nella loro selettività soggettiva: analizzare
le foto di famiglia significa entrare in relazione con la famiglia stessa per capirne i
significati.
Così come quando le foto vengono mostrate agli amici, vengono fuori elementi molto
personali: collegati alle foto ci sono i ricordi, associazioni, informazioni che vanno
oltre il contenuto delle foto. E ancora, analizzando molti album, e molte famiglie,
anche appartenenti a culture diverse, si possono scoprire regolarità nell’uso della
comunicazione visuale e questo porta a interrogarsi sul rapporto fra uso e valori,
costumi e visioni del mondo.
18. CAPITOLO VII
“Immagini al termine della vita”
La fine del ciclo vitale è raramente documentata nelle istantanee, poiché la
maggioranza non accetta come argomenti appropriati gli ultimi momenti, la morte, le
procedure, la cerimonia del funerale.
Nella maggioranza dei casi non abbiamo foto di parenti morenti o morti16
.
Negli album della famiglia Pasquino sono presenti due foto rare secondo le teorie di
Chalfen.
La prima rappresenta il Sig. Carlo Paggi (bis-nonno di Stefano P.) pochi giorni prima
della sua scomparsa a causa di una grave malattia, (testimonianza della figlia Paggi
Giuseppina – nonna di Stefano P., la foto fu scattata da amici nel cortile dove il Carlo
Paggi accatastava la legna per i vicini di casa).
La seconda rappresenta il piccolo Antonio Pasquino (fratello di Stefano P.) deceduto
due giorni dopo la nascita. (la foto è stata scattata da un parente).
Foto - Carlo Paggi (1935) Foto – Antonio Pasquino (1965)
16
Chalfen R. (1997), Sorrida, prego! La costruzione visuale della vita quotidiana, Angeli, Milano (ed. orig.:1987)
19. Considerazioni finali
Studiare le pratiche della vita quotidiana significa osservare i modi in cui gli
individui, nella vita quotidiana, usano il linguaggio visuale come canale
privilegiato di comunicazione. Fare ricerca su "quello che fa la gente con le
immagini" significa studiare come le dimensioni visuali della globalizzazione
vengono tradotte in comunicazione visuale per negoziare e scambiare i significati,
per affermare appartenenze ed esclusioni, per definire le identità nel passato, nel
presente e nel futuro, per dare un senso al quotidiano e per comunicare con gli
altri. La produzione (come nel caso dei family album), lo scambio (come nel caso
delle immagini inviate tramite i telefoni cellulari o internet) e tutte le pratiche
della vita quotidiana associate alla comunicazione visuale possono essere
analizzate come interpretazioni ed affermazioni sulla realtà. Ed è in questo ambito,
credo, che si stanno continuamente aprendo scenari nuovi, legati alle tecnologie di
visione e di visualizzazione, che vanno a modificare le relazioni sociali e i
processi di costruzione del senso e delle identità.
20. Bibliografia
Chaplin E., Cultural Studies e rappresentazioni visuali: la crazione dei significati
attraverso gli aspetti visuali del testo, in Faccioli P. e Harper D. (a cura), Mondi da
vedere (1999), cit.:70-89, Franco Angeli, Milano
Chalfen Richard M., (1987), Snapshot Version of Life, Bowling State University
Popular Press, Bowling Green, Ohio
Chalfen R. (1981), A Sociovidistic Approach to Children’s Filmaking: The
Philadelphia Project, “Studies in Visual Communication”, vol.7: 22-31
Chalfen R. (1997), Sorrida, prego! La costruzione visuale della vita quotidiana,
Angeli, Milano (ed. orig.:1987)
Goffman E. (1969), Espressione e identità, Mondadori, Milano (ed. orig.:1959)
Grady J., Le potenzialità della sociologia visuale, in Faccioli P. e Harper D. (a
cura), Mondi da vedere (1999), cit.:491-521, Franco Angeli, Milano
Patrizia Faccioli, Giuseppe Losacco (2006), Manuale di Sociologia Visuale, Franco
Angeli cit.:93
Stokes P. (1992), The Family Photograph Album: So Great a Cloud of Witnesses, in
Clarke G. (ed), The Portrait in Photography, Reaktion Books, London: 193-223
Worth S. (1966), Film as Non-Art: An Approach to the Study of Film, “American
Scholar”, n.35: 322-334
Webografia
http://www.richardchalfen.com
Richard M. Chalfen
http://www.vmv.it/album+di+famiglia_1-1-74-0-0.aspx
ALBUM DI FAMIGLIA
http://it.wikipedia.org/wiki/Pierre_Bourdieu
Pierre Bourdieu