Cosa penserebbe oggi John Dewey sull'utilizzo delle nuove tecnologie per facilitare il processo di insegnamento-apprendimento? Mi ha risposto in questa intervista...
La teoria dell'apprendimento situato (situated learning) afferma che la conoscenza non è un insieme di descrizioni di fatti e di regole, ma la capacità di coordinare e adeguare dinamicamente i comportamenti alle circostanze.
E' un mio articolo in cui parlo delle modalità operative di costruzione di un progetto educativo condiviso per soggetti con bisogni educativi speciali.
La teoria dell'apprendimento situato (situated learning) afferma che la conoscenza non è un insieme di descrizioni di fatti e di regole, ma la capacità di coordinare e adeguare dinamicamente i comportamenti alle circostanze.
E' un mio articolo in cui parlo delle modalità operative di costruzione di un progetto educativo condiviso per soggetti con bisogni educativi speciali.
E' un mio articolo che tratta del tema della co-progettazione dell'intervento educativo con persone autistiche e con le loro famiglie. Il problema che si pone è quello del decisore unico (l'esperto) o in alternativa il modello della co-costruzione.
Didamatica 2012 - Ambienti virtuali per l'apprendimento permanenteFlavia Giannoli
La società moderna è in continua e frenetica evoluzione ed a ragione può essere definita società dell’incertezza. E’ importante focalizzare le attuali necessità formative per confrontarle con le realtà educative in atto e le linee di evoluzione presenti. Gli ambienti virtuali si affiancano a quelli reali tanto da diventare parte integrante della vita di gran parte delle persone e non si può prescindere da questo se si vuole progettare un sistema educativo complesso. E’ necessario predisporre un ambiente di apprendimento adeguato per la formazione e valutazione autentica delle persone nell’integrità delle loro relazioni e realizzare modalità di apprendimento che soddisfino ed accompagnino le necessità formative durante tutta la vita.
E' un mio articolo che tratta del tema della co-progettazione dell'intervento educativo con persone autistiche e con le loro famiglie. Il problema che si pone è quello del decisore unico (l'esperto) o in alternativa il modello della co-costruzione.
Didamatica 2012 - Ambienti virtuali per l'apprendimento permanenteFlavia Giannoli
La società moderna è in continua e frenetica evoluzione ed a ragione può essere definita società dell’incertezza. E’ importante focalizzare le attuali necessità formative per confrontarle con le realtà educative in atto e le linee di evoluzione presenti. Gli ambienti virtuali si affiancano a quelli reali tanto da diventare parte integrante della vita di gran parte delle persone e non si può prescindere da questo se si vuole progettare un sistema educativo complesso. E’ necessario predisporre un ambiente di apprendimento adeguato per la formazione e valutazione autentica delle persone nell’integrità delle loro relazioni e realizzare modalità di apprendimento che soddisfino ed accompagnino le necessità formative durante tutta la vita.
Prepárate tu mismo!
"Para aumentar nuestro grado de autoestima, primero debemos aprender a vivir conscientemente, porque este es el fundamento de todo."
It’s very unusual to know that a person who is known for his adventurous spirit & sporting achievements holds whole Virgins Group of business. Yes, you got it right Richard Charles Nicholas Branson, British businessman & investor, is the founder of fortune conglomerate of businesses – The Virgin Group.
Ldb Make Your Own Collaborative place_Che cos'è l'edutainment - Ruggiero Poi laboratoridalbasso
Docente:
Ruggero Poi
Argomenti:
-innovazione nell’apprendimento: il principio d’interesse. Dal metodo montessori alla psicologia positivista di Mihaly Csikszentmihalyi, psicologo della Chicago University.
-i luoghi dell’apprendimento di oggi e relative criticità: tra spazi formali e spazi informali
-cos’è edutainment?
-simulazione di un’azione di edutainment
-considerazioni finali
Le life skills e le competenze chiave di cittadinanza Carmela Scarinzi
Project work in pedagogia e didattica per l'innovazione scolastica "Io, noi, gli altri" Insegnare ai bambini con una storia come andare oltre le apparenze ...
T&Q 312 -L'approccio educativo di Maria MontessoriMichele Rucco
Questo volume ci offre un’occasione di conoscenza e di consapevolezza pedagogica attraverso una attenta riflessione, che è anche una metariflessione: partendo dal lavoro di Maria Montessori si
proietta sulle tematiche del presente, sulle minacce, reali o percepite, che alimentano ansie nei genitori e crisi professionali negli insegnanti. I concetti da lei elaborati all’inizio del Novecento, che in Italia sono stati spesso considerati superati dalle mode di stili educativi ipercompetitivi, dalla mitologia
del risultato e della performance, oggi stanno tornando in auge per la valenza filosofica che li contraddistingue e che ne fa uno strumento potente per la gestione del cambiamento che stiamo
vivendo e per rispondere alle domande che questo solleva.
Come farà la scuola (tradizionale) a innestare i nuovissimi strumenti sulle solite vecchie modalità (bambini seduti in silenzio e adulti parlanti, interrogazioni a sorpresa)? Come farà un sistema basato su chi è bravo e chi il perdente o l’incerto che facilmente finiscono nella categoria dei BES, isolati dai
compagni e destinati a umilianti recuperi, a non continuare a produrre i bulli e le loro vittime
silenziose? Come farà la scuola a superare le criticità della didattica a distanza, che sono emerse durante il primo lockdown imposto dalla pandemia del Covid19?
Materiale presentato nel corso dell’incontro svoltosi presso l’UST di Brescia il 22 marzo 2018 dalla relatrice dott.ssa Rita Garlaschelli, Referente regionale Service learning e componente del Gruppo di Lavoro Nazionale sul SL.
Il contributo della formazione al rispetto della diversitàCecilia Bonacini
Articolo che sottolinea il ruolo attivo e concreto della formazione professionale al supporto di politiche sociali, quali ad esempio quella per le pari opportunità
Il distacco tra società e scuola può essere colmato attraverso l'applicazione didattica del costruttivismo e l'apprendimento in ambiente tecnologico web 2.0
L’Apprendimento Cooperativo (=AC) è un metodo di insegnamento/apprendimento che nasce dalle teorizzazioni sull’interdipendenza sociale e si propone, principalmente, di migliorare l’apprendimento sfruttando tutte le risorse presenti nella classe.
Relazione corso aggiornamento/UNESCO-Heritage 2016Chayn Italia
la relazione qui presentata tratta il tema della volorizzazione del patrimonio identitario delle donne vittime di duplice discriminazione, etnica e di genere.
Come educare alla non violenza?
la quarta ed ultima parte su un laboratorio pedagogico-didattico tenuto da me per l'Università degli Studi di Catania al fine di educare/formare al tema della sostenibilità ambientale e come coinvolgere gli studenti dalla scuola dell'infanzia alle secondarie
la terza parte su un laboratorio pedagogico-didattico tenuto da me per l'Università degli Studi di Catania al fine di educare/formare al tema della sostenibilità ambientale e come coinvolgere gli studenti dalla scuola dell'infanzia alle secondarie
Analisi critiche e operative delle proposte progettuali a livello istituziona...Chayn Italia
la seconda parte su un laboratorio pedagogico-didattico tenuto da me per l'Università degli Studi di Catania al fine di educare/formare al tema della sostenibilità ambientale e come coinvolgere gli studenti dalla scuola dell'infanzia alle secondarie
la prima parte su un laboratorio pedagogico-didattico tenuto da me per l'Università degli Studi di Catania al fine di educare/formare al tema della sostenibilità ambientale e come coinvolgere gli studenti dalla scuola dell'infanzia alle secondarie
Ho tel mappa teoria dell'apprendimentoChayn Italia
La mappa è stata realizzata con Cmap ed è costruita su 3 livelli principali caratterizzati da diversi colori, i livelli sono: 1. Aree disciplinari, 2. Teorici, 3. Concetti chiave e visioni del mondo. Caratteristica della mappa è che ogni nodo di ogni livello presenta un link che rimanda alla corrispondente voce di Wikipedia in inglese.
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Incentivare i piccoli e i giovanissimi al piacere della lettura...Come? Realizzando dei booktrailer. In questa relazione è tutto spiegato nei minimi particolari con riferimento anche al link del mio profilo PREZI che mostra il booktrailer creato ad hoc per il tema trattato
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L'articolo verte sul tema della Formazione docenti e su quello del coding/computational thinking, facendo diretto riferimento alla piattaforma digitale europea EMMA ed il corso di formazione con più di 5mila utenti tra insegnanti, formatori e ricercatori "Coding in your classroom, Now!"
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Tecnologie didattiche per la disabilita uditiva-4Chayn Italia
4° ed ultimo blocco di slides
LIS (LINGUA DEI SEGNI ITALIANA): UN PERCORSO DI INCLUSIONE SOCIALE
Il laboratorio mira a sensibilizzare la collettività ad una realtà ancora poco conosciuta: la cultura della comunità sorda o non udente ed acquisire le competenze tecniche e strutturali di primo livello, della comunicazione visivo - gestuale attraverso un'adeguata formazione. Esso basandosi su una learning organization mira al cambiamento, allo sviluppo ed alla realizzazione di una Knowledge society (società della conoscenza). Il laboratorio prevede una prima parte Teorica, che fornirà le nozioni essenziali, fisiologiche e neurologiche sulla sordità e di conseguenza le malattie correlate, le cause e la psicologia del non udente. Necessario è un accenno alla storia che ha comportato la “nascita” della Lingua dei Segni Italiana/LIS e della cultura sorda. Si proseguirà con un percorso prevalentemente Pratico, ricco di esercitazioni in cooperative learning, dialoghi assistiti, comprensione e riproduzione. La ricca praticità di cui sono caratterizzate le attività è al fine di consentire un reale e facile apprendimento della Lingua di Segni Italiana/LIS.
Didattica integrata e strategie di intervento-3Chayn Italia
3° blocco di slides
LIS (LINGUA DEI SEGNI ITALIANA): UN PERCORSO DI INCLUSIONE SOCIALE
Il laboratorio mira a sensibilizzare la collettività ad una realtà ancora poco conosciuta: la cultura della comunità sorda o non udente ed acquisire le competenze tecniche e strutturali di primo livello, della comunicazione visivo - gestuale attraverso un'adeguata formazione. Esso basandosi su una learning organization mira al cambiamento, allo sviluppo ed alla realizzazione di una Knowledge society (società della conoscenza). Il laboratorio prevede una prima parte Teorica, che fornirà le nozioni essenziali, fisiologiche e neurologiche sulla sordità e di conseguenza le malattie correlate, le cause e la psicologia del non udente. Necessario è un accenno alla storia che ha comportato la “nascita” della Lingua dei Segni Italiana/LIS e della cultura sorda. Si proseguirà con un percorso prevalentemente Pratico, ricco di esercitazioni in cooperative learning, dialoghi assistiti, comprensione e riproduzione. La ricca praticità di cui sono caratterizzate le attività è al fine di consentire un reale e facile apprendimento della Lingua di Segni Italiana/LIS.
2° blocco di slides
LIS (LINGUA DEI SEGNI ITALIANA): UN PERCORSO DI INCLUSIONE SOCIALE
Il laboratorio mira a sensibilizzare la collettività ad una realtà ancora poco conosciuta: la cultura della comunità sorda o non udente ed acquisire le competenze tecniche e strutturali di primo livello, della comunicazione visivo - gestuale attraverso un'adeguata formazione. Esso basandosi su una learning organization mira al cambiamento, allo sviluppo ed alla realizzazione di una Knowledge society (società della conoscenza). Il laboratorio prevede una prima parte Teorica, che fornirà le nozioni essenziali, fisiologiche e neurologiche sulla sordità e di conseguenza le malattie correlate, le cause e la psicologia del non udente. Necessario è un accenno alla storia che ha comportato la “nascita” della Lingua dei Segni Italiana/LIS e della cultura sorda. Si proseguirà con un percorso prevalentemente Pratico, ricco di esercitazioni in cooperative learning, dialoghi assistiti, comprensione e riproduzione. La ricca praticità di cui sono caratterizzate le attività è al fine di consentire un reale e facile apprendimento della Lingua di Segni Italiana/LIS.
La sordità e le tappe dello sviluppo-1Chayn Italia
1° blocco di slides
LIS (LINGUA DEI SEGNI ITALIANA): UN PERCORSO DI INCLUSIONE SOCIALE
Il laboratorio mira a sensibilizzare la collettività ad una realtà ancora poco conosciuta: la cultura della comunità sorda o non udente ed acquisire le competenze tecniche e strutturali di primo livello, della comunicazione visivo - gestuale attraverso un'adeguata formazione. Esso basandosi su una learning organization mira al cambiamento, allo sviluppo ed alla realizzazione di una Knowledge society (società della conoscenza). Il laboratorio prevede una prima parte Teorica, che fornirà le nozioni essenziali, fisiologiche e neurologiche sulla sordità e di conseguenza le malattie correlate, le cause e la psicologia del non udente. Necessario è un accenno alla storia che ha comportato la “nascita” della Lingua dei Segni Italiana/LIS e della cultura sorda. Si proseguirà con un percorso prevalentemente Pratico, ricco di esercitazioni in cooperative learning, dialoghi assistiti, comprensione e riproduzione. La ricca praticità di cui sono caratterizzate le attività è al fine di consentire un reale e facile apprendimento della Lingua di Segni Italiana/LIS.
4° ed ultimo insieme di slides che richiama al tema della Programmazione Neurolinguistica come metodo didattico per facilitare il processo di insegnamento-apprendimento della L2 a studenti DSA
3° insieme di slides che richiama al tema della Programmazione Neurolinguistica come metodo didattico per facilitare il processo di insegnamento-apprendimento della L2 a studenti DSA
2° insieme di slides che richiama al tema della Programmazione Neurolinguistica come metodo didattico per facilitare il processo di insegnamento-apprendimento della L2 a studenti DSA
1° insieme di slides che richiama al tema della Programmazione Neurolinguistica come metodo didattico per facilitare il processo di insegnamento-apprendimento della L2 a studenti DSA
1. Intervista con
John Dewey
Dalla retorica classica al e-text…
…lo strumento IDEAM
Corso “Social media Strategies 2015”
Università degli Studi di Firenze
Progettista: Tutor:
Stella Rita Emmanuele Prof. Gianluca Simonetta
2. 1/11
Stella Rita Emmanuele
Conoscenze e nuove tecnologie
Intervista con John Dewey
L’importanza delle Information Communication Technologies (ICT) in ambito
pedagogico-didattico, per facilitare il processo di insegnamento-apprendimento degli
studenti di ogni ordine e grado scolastico ed accademico, sia normodotati che non, sia
BES (Bisogni Educativi Speciali) che DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento).
Topics: comunicazione generativa, Gianluca Simonetta, John Dewey, Luca Toschi, social media, social media strategies 2015.
Photo credit: Arno Rafaesl Minkkinen_FOSTERS POND, 2000; 50x60 cm_Stampa b/n ai sali d'argento
3. 2/11
Stella Rita Emmanuele
DOMANDA – Social media Strategies 2015:
Professor Dewey, ci aiuti ad esplicitare i concetti chiave del Suo pensiero; ben
strutturati nell’opera da Lei redatta “Il mio credo pedagogico”, al fine di
ricollegarli al focus della nostra intervista: l’uso delle ICT in ambito didattico…
Innanzitutto cosa intende Lei per educazione?
RISPOSTA – John Dewey:
Inizio con una breve premessa: L’interpretazione dei concetti trattati nell’opera da Lei
citata che racchiude il lungo lavoro da me condotto, si rifanno ad un pragmatismo
strumentalistico, con chiari riferimenti all’evoluzionismo che hanno portato alla
fondazione (insieme ad altri colleghi) della Scuola di Chicago; da qui ha preso avvio
il movimento dell’educazione progressiva che ha influenzato sia le politiche educative,
sia le istituzioni formative in chiave assolutamente democratica, da ciò siamo giunti ad
una grande svolta, “Attivismo”.
Per rispondere alla Sua domanda…
Io credo che – ogni educazione deriva dalla partecipazione dell’individuo alla
coscienza sociale della specie. Questo processo s’inizia inconsapevolmente quasi dalla
nascita e plasma continuamente le facoltà dell’individuo, formando i suoi abiti,
esercitando le sue idee e destando i suoi sentimenti e le sue emozioni. Mediante questa
educazione inconsapevole l’individuo giunge gradualmente a condividere le risorse
intellettuali e morali che l’umanità è riuscita ad accumulare.
In analisi il processo educativo ha due aspetti, l’uno psicologico e l’altro sociologico,
e nessuno dei due può venire subordinato all’altro o trascurato senza che ne conseguano
cattivi risultati. Di questi due aspetti quello psicologico è basilare. Gli istinti e le skills
del fanciullo forniscono il materiale e danno l’avvio a tutta l’educazione. Se gli sforzi
dell’educatore non si riallacciano a qualche attività che il discente compie di sua
propria iniziativa indipendentemente dall’educatore stesso, essa si riduce a una mera
pressione dall’esterno.
D’altra parte si insiste che la definizione sociale dell’educazione come “adattamento”
alla civiltà ne fa un processo forzato ed esterno e conduce a subordinare la libertà
dell’individuo ad una situazione sociale e politica presupposta. Ciascuna di queste
obiezioni è vera quando viene affacciata contro uno dei due aspetti isolato dall’altro.
Riassumendo, io credo che l’individuo che deve essere educato è un individuo sociale
e che la società è un’unione organica di individui. Se eliminiamo il fattore sociale dal
fanciullo si resta solo con un’astrazione; se eliminiamo il fattore individuale dalla
società, si resta solo con una massa inerte e senza vita. Perciò l’educazione deve
iniziarsi con una penetrazione psicologica delle capacità del fanciullo, dei suoi interessi
4. 3/11
Stella Rita Emmanuele
e delle sue abitudini per esser tradotte nei loro equivalenti sociali e mostrare la loro
capacità, come organi di servizio sociale.
-Social media Strategies 2015:
Professor Dewey, quindi se la Pedagogia è stata da sempre considerata un’attività
teorica, parte minima della filosofia, dell’etica e addirittura della teologia come se
non potesse mai slegarsi da queste! Dalle sue parole si evince tutt’altro, qualcosa
di nuovo…
– John Dewey:
Assolutamente sì! L’evoluzione e la progressiva sperimentazione hanno concretizzato
tale definizione: “Pedagogia come scienza autonoma” che collabora con le altre
discipline (guai se così non fosse!), come allo stesso modo tutti gli operatori di un
setting formativo lavorano in équipe multidisciplinare; di certo la pedagogia non è parte
minima della filosofia ect… ma è parte costitutiva, come le altre scienze, di un unico
Sapere.
– Social media Strategies 2015:
Professor Dewey, proiettiamoci adesso verso un tema importante per la nostra
intervista ossia, la scuola e le agenzie di formazione. Le Sue posizioni teoriche e
pratiche pongono l’esperienza concreta dell’uomo come base fondamentale della
cultura e della conoscenza; tale conoscenza è frutto della “transazione” fra
soggetto ed oggetto che costituiscono la relazione stessa.
A tal proposito cos’è per Lei la scuola e quindi le varie agenzie formative?
– John Dewey:
Io credo che – la scuola è prima di tutto un’istituzione sociale. Essendo l’educazione
un processo sociale, la scuola è essenza di vita e di comunità in cui sono concentrati
tutti i mezzi che serviranno più efficacemente a rendere lo studente partecipe dei beni
ereditati dalla specie ed a far uso delle sue skills per finalità sociali; l’educazione è,
perciò, un processo di vita.
La scuola, come istituzione, deve semplificare la vita sociale esistente perché è così
complessa che il fanciullo non può venirvi portato a contatto senza confusione o
distrazione. Esso o è sopraffatto dalla molteplicità di attività che hanno luogo, sì che
smarrisce la sua capacità di reagire ordinatamente, oppure è stimolato da queste varie
5. 4/11
Stella Rita Emmanuele
attività in modo tale che le sue facoltà vengono attivate prematuramente ed esso o
diventa indebitamente specializzato oppure si disintegra.
Intesa come vita sociale semplificata, la vita di scuola deve svolgersi gradualmente
dalla vita domestica, dalla quale riprendere e continuare le attività che già sono
familiari al fanciullo e riprodurle in modo che esso possa, a poco a poco, apprenderne
il significato e fare la sua parte in rapporto ad esse. Questa è sia una necessità
psicologica perché è il solo modo di assicurare la continuità dello sviluppo del
fanciullo, sia una necessità sociale perché la famiglia è l’agenzia di socializzazione
primaria nella quale il bambino è allevato ed in rapporto alla quale esso ha ricevuto la
sua educazione morale. Spetta alla scuola approfondire ed estendere il suo senso dei
valori.
– Social media Strategies 2015:
L’educazione, secondo il Suo punto di vista deve essere incentrata su forme di
attività pratica?
– John Dewey:
Non solo su forme di attività pratica, ma anche sociale e culturale che consentano alla
scuola e alle altre istituzioni di riprodurre in modo amplificato ed ordinato, quella
ricchezza ed immediatezza di esperienze proficue al cambiamento, al progresso; qui
riprendo il concetto di “transazione” poiché è scontato, addirittura necessario,
nell’incontro fra soggetto ed ambiente, natura e cultura, fatti e valori, filosofia e
scienza.
– Social media Strategies 2015:
Si deduce che rispetto a tali situazioni, lo strumento principale di cui il soggetto
dispone è la ragione come attività di ricerca data dall’esperienza…o erro?
– John Dewey:
Non si sbaglia, anzi ha colto in pieno il mio pensiero, voglio solo precisare che in
riferimento allo strumento di cui il soggetto dispone in situazioni pratiche ed
esperienziali, sostituisco al termine ragione quello di “attività intelligente” poiché
rende meglio il significato della sua funzione nel contesto formativo.
Io credo che – la materia dell’educazione dev’essere concepita come una ricostruzione
continua dell’esperienza; che il processo e il fine dell’educazione sono una sola ed
6. 5/11
Stella Rita Emmanuele
identica cosa. Qualsiasi fine esterno ad essa equivale a privare il processo educativo di
gran parte del suo significato e tende a indurci a fare assegnamento su stimoli falsi ed
esterni nei nostri rapporti con lo studente.
Spesse volte, nella pratica del programma scolastico/accademico noi violiamo la natura
del discente e rendiamo difficili i migliori risultati morali gettandolo bruscamente in
una quantità di studi altamente specializzati. Invece, dobbiamo essere consapevoli e
diffondere l’idea che il vero centro di correlazione tra le discipline non è la scienza, né
la letteratura, né la storia o la geografia, ma sono le attività sociali del fanciullo stesso.
– Social media Strategies 2015:
Il nesso indissolubile che congiunge l’educazione all’esperienza è oggetto di studio
della Pedagogia che Lei definisce, in tempi ormai evoluti e consapevoli, come
“scienza autonoma”, quindi Professore ne consegue che la metodologia adottata è
scientifica...?
– John Dewey:
Certo, la metodologia adottata è scientifica, se la pedagogia è una scienza non può non
disporre di un metodo scientifico anzi, Le dirò di più, la natura del metodo è riducibile
alla questione dell’ordine dello sviluppo delle facoltà e degli interessi del fanciullo.
Io credo che – siano d’importanza suprema la consapevolezza che il lato attivo precorre
quello passivo; che l’espressione viene prima dell’impressione consapevole; che i
movimenti precedono le sensazioni consapevoli; anche le idee (i processi intellettivi e
mentali) derivano dall’azione e vengono trasmesse in vista di un migliore controllo
della stessa.
Solo mediante l’osservazione continua e sollecita degli interessi (segni e sintomi dello
sviluppo di capacità = sorgente) del giovane studente è dato all’educatore di penetrare
nella sua vita, di scorgere la disposizione e la materia su cui egli potrebbe operare più
prontamente e con miglior esito. L’interesse è sempre il segno di qualche potere celato,
la cosa importante è scoprirlo sotto la superficie.
In ogni contesto socio-culturale, un ambiente d'apprendimento è così un luogo in cui
gli studenti possono lavorare insieme ed aiutarsi a vicenda per imparare ad usare una
molteplicità di strumenti e risorse informative, nel comune perseguimento di obiettivi
d'apprendimento e di attività di problem solving.
7. 6/11
Stella Rita Emmanuele
– Social media Strategies 2015:
Professore, come definirebbe oggi la scuola e le agenzie di formazione in
correlazione al progresso sociale e dunque alla società?
– John Dewey:
“Comunità di pratica educante” caratterizzata da una didattica efficace perché rivolta
a tutti gli studenti, ognuno di loro con bisogni e specifiche esigenze. Ecco perché la
scuola deve essere per tutti! La formazione di qualità dona allo studente un’eccellente
educazione di tipo esperienziale, garante di libertà nell’osservazione e nel giudizio
critico, ma non tutte le esperienze sono di qualità; essa è educativa se vivrà
fecondamente e creativamente in quelle che seguiranno.
Io credo che – l’educazione è il metodo fondamentale del progresso e dell’azione
sociale. Essa è individuale perché riconosce la formazione di un certo carattere come
la sola vera base del giusto vivere. È sociale perché riconosce che questo giusto
carattere non deve essere formato soltanto mediante precetti, esempi o esortazioni
individuali, ma piuttosto mediante l’influenza di una certa forma di vita istituzionale o
di comunità sull’individuo, e che l’organismo sociale mediante la scuola può dar luogo
a dei risultati morali.
– Social media Strategies 2015:
Nel corso XXI secolo la ricerca pedagogica ha prodotto numerose riflessioni sui
processi di apprendimento, nell’ottica di definire nuovi modelli di acquisizione di
conoscenza. Alcune di queste sono applicabili con maggiore successo all’utilizzo
delle nuove tecnologie nella didattica. Professore, ci aiuti ad analizzare
quest’ultimo tema della nostra intervista ossia, il ruolo delle ICT in ambito
pedagogico-didattico. Cosa ne pensa e quali sono, secondo Lei, gli aspetti positivi
e le difficoltà?
– John Dewey:
Dalle risposte precedenti si può dedurre che sono pienamente favorevole all’utilizzo
delle ICT in ambito pedagogico-didattico, altrimenti la mia teoria sull’apprendimento
per scoperta, che considera il contenuto da apprendere non dato a priori ma reso
significativo dallo studente, inserito nella struttura cognitiva personale e stratificato su
un sostrato di conoscenze precedenti, sarebbe futile! Questa teoria sposta l’attenzione
8. 7/11
Stella Rita Emmanuele
sul processo piuttosto che sui contenuti, attiva le intelligenze di cui il bambino è più
dotato, rende la comprensione del processo e del risultato più profonda.
È chiaro come la gestione e l’organizzazione delle attività con supporti tecnologici
incida anche sull’approccio culturale all’insegnamento e all’apprendimento. La
metodologia didattica più efficace è indubbiamente elastica e pronta alla progettazione
congiunta con gli allievi, il che implica da parte dell’insegnante alcune attenzioni
specifiche al contesto.
In primo luogo, è necessario ripensare la classe in termini di comunità pratica educante,
prescindendo da una visione individualista che intende i soggetti come “risorse” del
contesto ed incoraggiando modalità di lavoro che prevedano supporto reciproco ed
effettiva co-progettazione.
In secondo luogo, l’inserimento delle tecnologie nella didattica impone una
rivisitazione dei linguaggi, in quanto esse non sono solo un aiuto esteriore, ma anche
trasformazioni interiori della coscienza. Infatti, le nuove tecnologie sollecitano abilità
metalinguistiche e metacognitive rispetto alla lettura e alla composizione partecipata
di testi scritti, prodotti multimediali, infografica; in un’ottica di negoziazione di
significati simbolici cui ogni alunno apporta attivamente il proprio contributo.
È evidente dal ragionamento sin qui condotto che le possibili difficoltà sono date dai
processi di rinnovamento ai quali alla scuola è richiesto di rispondere innanzitutto, con
un’analisi dei bisogni e uno studio approfondito della situazione di partenza. Bisogna
considerare l’introduzione della tecnologia un fattore di destabilizzazione per la scuola
che presenta una forte resistenza al cambiamento. La reazione dell’istituzione
scolastica è spesso quella di trincerarsi dietro autorità e disciplina, di ancorarsi a
modelli che poggiano sulla valorizzazione della scrittura e sulla mediazione orale del
docente, oppure di assumere un atteggiamento di impotenza, giustificato da mancanza
di tempo e onerosità dei programmi. Questo si spiega con diverse motivazioni, dal
timore di non avere competenze sufficienti, alla difficoltà di scardinare pratiche
didattiche consolidate, al non riscontro di una vera necessità.
Per quanto concerne gli aspetti positivi, il metodo didattico è in continua ricerca e
condivisione con la comunità dei docenti e degli allievi. Infatti, nella progettazione di
un intervento di implementazione di ICT in contesto scolastico è di fondamentale
importanza tenere conto del potenziale interesse nei confronti del progetto da parte dei
destinatari cui è rivolto, in quanto l’interesse è sintomo di un bisogno e il primo
motore della motivazione.
La tecnologia deve poter offrire una decisiva opportunità di riconfigurare
l’organizzazione esistente, in direzione di un cambiamento delle pratiche.
9. 8/11
Stella Rita Emmanuele
– Social media Strategies 2015:
Professore Dewey, richiamando alla fase memoria della retorica classica che funge
da supporto al fine di “tenere a portata di mano la cosa giusta al momento giusto”,
condividendola con i membri di una comunità e collaboratori, come possiamo
riassumere questa intensa intervista?
– John Dewey:
Grazie alle key-words che riassumono l’intero processo di innovazione della scuola:
efficacia, flessibilità, sensibilità al contesto, responsabilità e l’ultima parola chiave
è tempo. Si tratta infatti di processi che non si risolvono nell’ambito di una
sperimentazione annuale, ma che – debitamente avviati secondo una progettazione
strutturata – ottengono risultati effettivi solo nel lungo termine.
– Social media Strategies 2015:
Vogliamo chiudere questa intervista con un consiglio bibliografico per i nostri
lettori?
– John Dewey:
Con immenso piacere, consiglio il mio volumetto Esperienza e Educazione redatto sul
modello delle “scuole nuove” ove l’esperienza è il banco di prova di ogni teoria
pedagogica e, allo stesso tempo, è ciò che permette di educare ogni uomo alla
responsabilità, alla partecipazione ad una società democratica fondata sull’integrazione
e non sull’esclusione.
Vi ringrazio e buona lettura!
10. 9/11
Stella Rita Emmanuele
Riferimenti bibliografici
Dewey J., Esperienza e educazione, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014; (edizione originale Experience and Education, Kappa
Delta Pi, International Honor Society in Education, 1938).
Riflessioni sul modello IDEAM
Un modello operativo per la sceneggiatura di un e-text realizzato all'interno del
Communication Strategies Lab dell'Università degli Studi di Firenze, nato nel contesto
delle ricerche sul Digital Writing. IDEAM è stato infatti concepito come un
“dispositivo/strumento” in grado di attivare un percorso di graduale avvicinamento al
prodotto finito (l'elaborato finale) in un movimento di “traduzione” dell'idea in un
oggetto concreto.
Quello che segue è il resoconto della mia esperienza come studentessa del corso
“Social media Strategies 2015”.
*** *** ***
11. 10/11
Stella Rita Emmanuele
L'elaborato prodotto è il risultato di un accurato studio delle opere scritte solo ed
esclusivamente da J. Dewey al fine di analizzarle per formulare delle possibili domande
e conseguenti risposte su una questione attuale: l’uso delle Information
Communication Technologies (ICT) in ambito pedagogico-didattico, per facilitare il
processo di insegnamento-apprendimento degli studenti di ogni ordine e grado
scolastico ed accademico.
Il flusso di lavoro previsto dal modello IDEAM è stato modellato sui principi della
Retorica Antica, le cui cinque parti (inventio, dispositio, elocutio, actio e memoria)
vengono evocate dall'acronimo i.d.e.a.m. Tale modello individua delle funzioni, isola
dei momenti, propone delle operazioni e fornisce degli strumenti, semplici,
personalizzabili e orientati alla creazione di contenuti. La scelta di insistere su quanto
di meno hi‐tech si potesse dare (strategie operative che risalgono all'antichità) è stata
dettata dalla volontà di svincolarsi dalla presunta “dipendenza tecnologica” del
processo creativo attivato dai nuovi media e dalle ICT.
Apocalittici? Tutt'altro... La tecnologia di cui gli sperimentatori avevano premura di
far emergere le potenzialità era la tecnologia “mentale” sottesa ad ogni processo
creativo (brainware vs software/hardware), perché la tecnologia della scrittura, per
poco hi‐tech che sia (word processor o lapis, non importa), resta assolutamente
formidabile: le letterature di tutti i tempi stanno lì a dimostrarlo…1
La sperimentazione è avvenuta in un lavoro molto intenso, duraturo, ragionato ma
piacevole e imprescindibile, di tutoraggio a distanza e in presenza con il Prof. G.
Simonetta, utilizzando anche gli strumenti di comunicazione offerti dalla piattaforma
di e‐learning adottata dal Communication Strategies Lab (forum di discussione,
cartelle di condivisione di file, messaggistica in sincrono).
Sin dall’inizio non ho riscontrato difficoltà alcuna nella comprensione delle cinque fasi,
(non per presunzione, ma per l’accessibilità e versatilità che il modello offre a chiunque
ci accinga ad utilizzarlo) e nell’inserimento dei contenuti nelle varie griglie/tabelle,
anzi l’aspetto che mi ha maggiormente coinvolta e sorpresa è stata la capacità, di tale
strumento, di far emergere da me contenuti e pensieri che senza l’input offertomi non
avrei mai scritto, così di getto, per poi rivederli e organizzarli. Dal momento in cui il
Prof. Simonetta mi ha invitata a non seguire ciascuna fase step by step bensì lavorarla
a mio modo, l’elaborato ha seguito un processo più fluido. Dato che la fase Inventio mi
ha permesso di “buttare giù” tutte le idee, le domande, i quesiti che mi sono posta
1
Simonetta G. www.comunicazionegenerativa.org/ideam
12. 11/11
Stella Rita Emmanuele
intorno al tema: cosa penserebbe oggi J. Dewey dell’utilizzo delle ICT in ambito
didattico-pedagogico per facilitare il processo di insegnamento-apprendimento; quella
Dispositio di ordinare queste idee, domande, quesiti secondo uno schema di titoli e
sottotitoli (a tal proposito ho realizzato e usufruito di una legenda tipografica). Ho
deciso di ri-organizzare lo strumento in itinere creando una fusione tra le due
successive fasi Elocutio e Actio. La prima prevede la redazione delle singole parti
precedentemente individuate e ordinate, mentre la seconda funge da assemblaggio, in
cui si assiste alla generazione effettiva del testo elaborato.
L’unica critica è nella fase ultima Memoria poiché la continua rivisitazione dei
concetti, per me, è in itinere in quanto segue un andamento circolare.