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1
A questa curva che cresce esponenzialmente negli ultimi mesi ci siamo purtroppo
abituati. L’andamento è lo stesso. Ma mentre il Virus è arrivato solo pochi mesi fa, di
questa crescita sapevamo già tutto da molti decenni…. Le prime avvisaglie addirittura
alla fine dell’800….
Sancito definitivamente come problema globale nel 1990… ma da allora non è successo
quasi nulla di significativo e la curva ha proseguito la sua crescita esponenziale.
2
Il motivo di tale fallimento è che è un problema ancora più complesso della pandemia
nella quale siamo ancora immersi. Ci sono però diversi aspetti in comune….
Uno dei più importanti è che non basta un comando dall’alto (che non arriverà mai) ma
ogni livello istituzionale deve fare la sua parte perché tutto il sistema che ci ha portato
fin qua si modifichi.
Il nostro corredo di ragionamenti, norme, procedure e consuetudini operative non è
ancora pronto a gestire il cambiamento che serve per ridurre le emissioni di CO2 e
adattare il territorio a convivere con l’inevitabile cambiamento climatico.
Per sostenere l’adeguamento della struttura comunale (prepararci e allenarci) a questi
nuovi obiettivi nasce l’impegno del Patto dei Sindaci: redigere un piano ( e attuarlo) che
possa, nel tempo, attuare il cambiamento e realizzare quello che serve per lo specifico
territorio.
3
Contemporaneamente grandi sono invece le differenze con la pandemia
- Abbiamo decenni di esperienze (ed errori) che ci consentono di essere
ragionevolmente sicuri sulle cose da fare
- Abbiamo tanti soggetti da cui non dobbiamo «distanziarci» ma che possiamo
coinvolgere e che ci possono dare una mano
- Sono tante le norme europee, nazionali e regionali che ci spingono all’azione
- Ma soprattutto abbiamo le imprese, le famiglie, le loro associazioni che hanno
raggiunto elevati livelli di consapevolezza: è una capitale unico su cui le giunte
insediate da poco possono contare (e che le giunte precedenti non avevano: provate
a pensare a solo 4-5 anni fa come era il dibattito sul clima rispetto ad oggi)
Ora, come possiamo mettere a frutto tutti questi aspetti nel nostro PAESC?
4
Io oggi vorrei concentrarmi con voi su un aspetto, che spesso viene sottovalutato.
Tutti, chi più approfonditamente chi meno, sa il perché stiamo cercando di ridurre la CO2
e perché dobbiamo adattarci al nuovo clima.
Tutti sappiamo che serve fare qualcosa di concreto ma, spesso, trascuriamo il COME ci
organizziamo per farlo, come rendiamo possibili le azioni che andiamo a mettere nel
PAESC.
Nella PA il come è scritto nelle norme e nelle procedure. MA qui ancora non abbiamo
tutte le norme e le procedure che servono….
5
Concentrarsi sul COME è ancora più importante farlo per la pubblica amministrazione
che è regolata da norme e procedure e da una organizzazione in cui le interazioni tra
uffici e settori sono molto codificate.
Il problema che dobbiamo risolvere invece non è di un ufficio che richiede ad altri il
supporto che serve, ma è di tutti (e senza un canale per condividerlo significa di
nessuno).
Provo a farvi qualche esempio più concreto per non rimanere sul teorico.
6
Per fare il PAESC dobbiamo analizzare le vulnerabilità del territorio in funzione delle
modifiche al clima che sono già avvenute o che avverrano a breve.
Poi definire delle azioni conseguenti
7
Abbiamo la fortuna in regione di avere una legge urbanistica che al primo comma del
quadro conoscitivo ci chiede di fare la stessa cosa
8
Ancora. Nel PAESC per la riduzione della CO2 dobbiamo capire dove e come viene
consumata l’energia sul territorio e poi definire azioni utili a ridurne il consumo, o a
utilizzare fonti rinnovabili.
9
Sempre lo stesso articolo della legge urbanistica al comma 6 ci chiede di fare le stesse
cose.
10
Quindi fare il PAESC non è altro che un allenamento per capire come fare il PUG in modo
adeguato.
Per voi questa cosa è abbastanza semplice da attuare: è lo stesso ufficio di piano che si
occupa di entrambe.
11
Ma quando passiamo a come si trasformano quotidianamente spazi, superfici ed edifici
pubblici ecco che le cose diventano già più difficili. I nostri progettisti, le nostre imprese,
le nostre gare sono adeguate a quello che abbiamo scritto nel PAESC? Come possiamo
fare in modo che lo siano sempre di più?
E non dipende solo da noi: le imprese e i progettisti esterni sono pronti? Come possiamo
accelerare il processo di adeguamento delle competenze esterne?
12
Il PAESC va visto come l’untore che può aiutarci a contaminare le politiche ordinarie nel
tempo. Non abbiate l’ansia da prestazione di inserire oggi tutte le azioni possibili, tanto
domani ne servirà un’altra che non avete scritto. Ma preoccupatevi molto di inserire
PROCESSI che possano durare nel tempo per garantire una graduale ma costante
contagio in tutte le politiche.
13
Solo in questo modo riusciamo a “coprire” adeguatamente le 3 dimensioni delle
politiche climatiche del Comune.
14
Alcuni spunti
15
Alcuni spunti
16
Alcuni spunti
17
Chiudi rinnovando la necessità che nel PAESC siano inserite molte azioni utili a sostenere
processi che migliorino la capacità di intervenire dell’amministrazione comunale,
dell’unione e della collettività (cittadini e imprese).
Solo così possiamo sperare che «andrà tutto bene».
18

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Il PAESC ai tempi della pandemia

  • 1. 1
  • 2. A questa curva che cresce esponenzialmente negli ultimi mesi ci siamo purtroppo abituati. L’andamento è lo stesso. Ma mentre il Virus è arrivato solo pochi mesi fa, di questa crescita sapevamo già tutto da molti decenni…. Le prime avvisaglie addirittura alla fine dell’800…. Sancito definitivamente come problema globale nel 1990… ma da allora non è successo quasi nulla di significativo e la curva ha proseguito la sua crescita esponenziale. 2
  • 3. Il motivo di tale fallimento è che è un problema ancora più complesso della pandemia nella quale siamo ancora immersi. Ci sono però diversi aspetti in comune…. Uno dei più importanti è che non basta un comando dall’alto (che non arriverà mai) ma ogni livello istituzionale deve fare la sua parte perché tutto il sistema che ci ha portato fin qua si modifichi. Il nostro corredo di ragionamenti, norme, procedure e consuetudini operative non è ancora pronto a gestire il cambiamento che serve per ridurre le emissioni di CO2 e adattare il territorio a convivere con l’inevitabile cambiamento climatico. Per sostenere l’adeguamento della struttura comunale (prepararci e allenarci) a questi nuovi obiettivi nasce l’impegno del Patto dei Sindaci: redigere un piano ( e attuarlo) che possa, nel tempo, attuare il cambiamento e realizzare quello che serve per lo specifico territorio. 3
  • 4. Contemporaneamente grandi sono invece le differenze con la pandemia - Abbiamo decenni di esperienze (ed errori) che ci consentono di essere ragionevolmente sicuri sulle cose da fare - Abbiamo tanti soggetti da cui non dobbiamo «distanziarci» ma che possiamo coinvolgere e che ci possono dare una mano - Sono tante le norme europee, nazionali e regionali che ci spingono all’azione - Ma soprattutto abbiamo le imprese, le famiglie, le loro associazioni che hanno raggiunto elevati livelli di consapevolezza: è una capitale unico su cui le giunte insediate da poco possono contare (e che le giunte precedenti non avevano: provate a pensare a solo 4-5 anni fa come era il dibattito sul clima rispetto ad oggi) Ora, come possiamo mettere a frutto tutti questi aspetti nel nostro PAESC? 4
  • 5. Io oggi vorrei concentrarmi con voi su un aspetto, che spesso viene sottovalutato. Tutti, chi più approfonditamente chi meno, sa il perché stiamo cercando di ridurre la CO2 e perché dobbiamo adattarci al nuovo clima. Tutti sappiamo che serve fare qualcosa di concreto ma, spesso, trascuriamo il COME ci organizziamo per farlo, come rendiamo possibili le azioni che andiamo a mettere nel PAESC. Nella PA il come è scritto nelle norme e nelle procedure. MA qui ancora non abbiamo tutte le norme e le procedure che servono…. 5
  • 6. Concentrarsi sul COME è ancora più importante farlo per la pubblica amministrazione che è regolata da norme e procedure e da una organizzazione in cui le interazioni tra uffici e settori sono molto codificate. Il problema che dobbiamo risolvere invece non è di un ufficio che richiede ad altri il supporto che serve, ma è di tutti (e senza un canale per condividerlo significa di nessuno). Provo a farvi qualche esempio più concreto per non rimanere sul teorico. 6
  • 7. Per fare il PAESC dobbiamo analizzare le vulnerabilità del territorio in funzione delle modifiche al clima che sono già avvenute o che avverrano a breve. Poi definire delle azioni conseguenti 7
  • 8. Abbiamo la fortuna in regione di avere una legge urbanistica che al primo comma del quadro conoscitivo ci chiede di fare la stessa cosa 8
  • 9. Ancora. Nel PAESC per la riduzione della CO2 dobbiamo capire dove e come viene consumata l’energia sul territorio e poi definire azioni utili a ridurne il consumo, o a utilizzare fonti rinnovabili. 9
  • 10. Sempre lo stesso articolo della legge urbanistica al comma 6 ci chiede di fare le stesse cose. 10
  • 11. Quindi fare il PAESC non è altro che un allenamento per capire come fare il PUG in modo adeguato. Per voi questa cosa è abbastanza semplice da attuare: è lo stesso ufficio di piano che si occupa di entrambe. 11
  • 12. Ma quando passiamo a come si trasformano quotidianamente spazi, superfici ed edifici pubblici ecco che le cose diventano già più difficili. I nostri progettisti, le nostre imprese, le nostre gare sono adeguate a quello che abbiamo scritto nel PAESC? Come possiamo fare in modo che lo siano sempre di più? E non dipende solo da noi: le imprese e i progettisti esterni sono pronti? Come possiamo accelerare il processo di adeguamento delle competenze esterne? 12
  • 13. Il PAESC va visto come l’untore che può aiutarci a contaminare le politiche ordinarie nel tempo. Non abbiate l’ansia da prestazione di inserire oggi tutte le azioni possibili, tanto domani ne servirà un’altra che non avete scritto. Ma preoccupatevi molto di inserire PROCESSI che possano durare nel tempo per garantire una graduale ma costante contagio in tutte le politiche. 13
  • 14. Solo in questo modo riusciamo a “coprire” adeguatamente le 3 dimensioni delle politiche climatiche del Comune. 14
  • 18. Chiudi rinnovando la necessità che nel PAESC siano inserite molte azioni utili a sostenere processi che migliorino la capacità di intervenire dell’amministrazione comunale, dell’unione e della collettività (cittadini e imprese). Solo così possiamo sperare che «andrà tutto bene». 18