Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto CaotortaFrattura Scomposta
La nascita del museo come lo intendiamo oggi, ovvero come istituzione destinata a conservare opere d'arte per istruire ed educare un pubblico ampio ed eterogeneo, risale al diciottesimo secolo. Nel Settecento le grandi capitali europee videro il sorgere di edifici realizzati con lo scopo di accogliere le collezioni, ma nonostante ciò ci fu chi si oppose a questa nascita della cultura del museo: il libro di Matilde Marzotto Caotorta si pone come obiettivo principale l'analisi della riflessione di Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy, archeologo e critico d'arte che fu uno dei principali oppositori di questo nuovo tipo di cultura. Il libro, partendo dal contesto storico e culturale che vide la nascita dei musei, sviluppa una riflessione sul pensiero di Quatremère de Quincy cercando di evidenziarne gli aspetti più singolari e cercando anche di trovare dei punti di contatto con l'attualità.
ederico Barocci (1535 - 1612) è considerato come il più grande interprete della pittura controriformistica. Ma lo scopo di questa monografia, la terza realizzata da Federico Giannini e la prima di carattere divulgativo scritta su Federico Barocci, è dimostrare che la definizione di "pittore della Controriforma" sta stretta al pittore urbinate, perché non dà idea del fascino che i suoi meravigliosi capolavori esercitano su chi li osserva. L'analisi quindi parte dalla biografia di Federico Barocci per continuare con la descrizione di quarantacinque opere che l'artista realizzò durante la sua carriera, cercando di sottolinearne non soltanto gli aspetti storico-artistici ma anche cercando di evidenziare quanto tali dipinti riescano a essere suggestivi grazie alla loro bellezza, alle loro atmosfere, ai loro colori, alla delicatezza di molti dei loro personaggi. Federico Barocci si dimostra così non soltanto un pittore devoto ma anche un artista capace di impressionare, di emozionare e di compiere, nonostante il volontario isolamento nella sua Urbino, una parabola artistica indipendente, destinata a influenzare generazioni di pittori.
L'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di StefanoFrattura Scomposta
Partendo da uno dei più grandi interpreti della pittura illusionistica barocca, Andrea Pozzo, la riflessione di Fausto Di Stefano vuole indagare due grandi temi dell'arte barocca: l'effimero e l'illusorio. Due caratteristiche che contribuiscono anche a rendere l'arte barocca uno strumento di propaganda in mano alla Chiesa cattolica, che avvertiva l'esigenza di imporre ai fedeli un insegnamento ben preciso: l'unica verità indiscussa doveva essere ancora quella cattolica, nonostante la Riforma protestante. E avendo ben chiaro questo obiettivo, l'arte barocca lascia da parte il convincimento razionale, che era uno dei fondamenti dell'arte rinascimentale, per abbracciare invece un messaggio volto a far leva sulle emozioni dell'osservatore. L'effimero e l'illusorio in età barocca è un affascinante viaggio all'interno di questa dimensione, che ci porterà alla scoperta di grandi e potenti capolavori.
Contenuti extra
Insieme a L'effimero e l'illusorio in età barocca sono disponibili anche due "pop-up", versione occidentale del "kirigami": con questo termine giapponese si intende un'opera realizzata su un unico foglio di carta, che piegato dà origine a forme tridimensionali (è una variante del più famoso origami). La differenza tra pop-up e kirigami consiste nel fatto che il secondo si ottiene solo tagliando e piegando un singolo foglio di carta, mentre il primo risulta da un assemblaggio. Sono disponibili, come contenuti extra, due pop-up relativi a due grandi capolavori dell'arte barocca (cliccando sui nomi si apriranno le immagini):
- Niccolò Salvi, Fontana di Trevi
- Pietro da Cortona, Ratto delle Sabine
Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto CaotortaFrattura Scomposta
La nascita del museo come lo intendiamo oggi, ovvero come istituzione destinata a conservare opere d'arte per istruire ed educare un pubblico ampio ed eterogeneo, risale al diciottesimo secolo. Nel Settecento le grandi capitali europee videro il sorgere di edifici realizzati con lo scopo di accogliere le collezioni, ma nonostante ciò ci fu chi si oppose a questa nascita della cultura del museo: il libro di Matilde Marzotto Caotorta si pone come obiettivo principale l'analisi della riflessione di Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy, archeologo e critico d'arte che fu uno dei principali oppositori di questo nuovo tipo di cultura. Il libro, partendo dal contesto storico e culturale che vide la nascita dei musei, sviluppa una riflessione sul pensiero di Quatremère de Quincy cercando di evidenziarne gli aspetti più singolari e cercando anche di trovare dei punti di contatto con l'attualità.
ederico Barocci (1535 - 1612) è considerato come il più grande interprete della pittura controriformistica. Ma lo scopo di questa monografia, la terza realizzata da Federico Giannini e la prima di carattere divulgativo scritta su Federico Barocci, è dimostrare che la definizione di "pittore della Controriforma" sta stretta al pittore urbinate, perché non dà idea del fascino che i suoi meravigliosi capolavori esercitano su chi li osserva. L'analisi quindi parte dalla biografia di Federico Barocci per continuare con la descrizione di quarantacinque opere che l'artista realizzò durante la sua carriera, cercando di sottolinearne non soltanto gli aspetti storico-artistici ma anche cercando di evidenziare quanto tali dipinti riescano a essere suggestivi grazie alla loro bellezza, alle loro atmosfere, ai loro colori, alla delicatezza di molti dei loro personaggi. Federico Barocci si dimostra così non soltanto un pittore devoto ma anche un artista capace di impressionare, di emozionare e di compiere, nonostante il volontario isolamento nella sua Urbino, una parabola artistica indipendente, destinata a influenzare generazioni di pittori.
L'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di StefanoFrattura Scomposta
Partendo da uno dei più grandi interpreti della pittura illusionistica barocca, Andrea Pozzo, la riflessione di Fausto Di Stefano vuole indagare due grandi temi dell'arte barocca: l'effimero e l'illusorio. Due caratteristiche che contribuiscono anche a rendere l'arte barocca uno strumento di propaganda in mano alla Chiesa cattolica, che avvertiva l'esigenza di imporre ai fedeli un insegnamento ben preciso: l'unica verità indiscussa doveva essere ancora quella cattolica, nonostante la Riforma protestante. E avendo ben chiaro questo obiettivo, l'arte barocca lascia da parte il convincimento razionale, che era uno dei fondamenti dell'arte rinascimentale, per abbracciare invece un messaggio volto a far leva sulle emozioni dell'osservatore. L'effimero e l'illusorio in età barocca è un affascinante viaggio all'interno di questa dimensione, che ci porterà alla scoperta di grandi e potenti capolavori.
Contenuti extra
Insieme a L'effimero e l'illusorio in età barocca sono disponibili anche due "pop-up", versione occidentale del "kirigami": con questo termine giapponese si intende un'opera realizzata su un unico foglio di carta, che piegato dà origine a forme tridimensionali (è una variante del più famoso origami). La differenza tra pop-up e kirigami consiste nel fatto che il secondo si ottiene solo tagliando e piegando un singolo foglio di carta, mentre il primo risulta da un assemblaggio. Sono disponibili, come contenuti extra, due pop-up relativi a due grandi capolavori dell'arte barocca (cliccando sui nomi si apriranno le immagini):
- Niccolò Salvi, Fontana di Trevi
- Pietro da Cortona, Ratto delle Sabine
Eccezioni e regole nella decorazione architettonica romanaMarina Milella
Le forme della decorazione architettonica romana mutano nel tempo e nello spazio: le novità diventano modelli, regole. In seguito nuove variazioni, eccezioni, creano nuovi modelli e nuove regole.
LUCEBUIO Raul Gabriel , low resolution, ex cotonificio delle piane-Fondazion...Raul Gabriel
LUCEBUIO Raul Gabriel , low resolution, ex cotonificio delle piane-Fondazione Divisionismo Tortona-Museo Diocesano Tortona- testi di Paolo Bolpagni e Alessandro Beltrami
2. GIOTTO VITA:
-nasce nel 1267 presso vicchio.
-tra il 1285 e il 1288 probabilmente arriva a Roma per la prima volta.
-tra il 1290 e il 1295 si sposa con una donna di nome Ciuta e dalla quale avrà 8
figli anche se alcuni gliene attribuiscono solo 5, in questo periodo produce le sue
prime opere a grande influenza di Cimabue quali la “madonna col bambino” e ”la
croce dipinta”.
-nel 1300 compie alcuni pernottamenti ad Assisi e produce la tavola firmata “le
stigmate di San Francesco”.Va svariate volte a roma a supervisionare il ciclo
papale nella basilica di San Giovanni e alle decorazioni per il giubileo.
3. -tra il 1300 e il 1305 Giotto gode di più fama di Cimabue e viene chiamato anche a
Padova per degli affreschi oltre che citato da Dante nella Divina Commedia.
-nel 1311 dipinge “la maestà” conservata negli uffizi e considerata da molti una
delle opere più importanti della sua carriera.
-tra il 1313 e il 1322 amministra le sue finanze ed entra in affari con un uomo per
l’acquisto di ulteriori appezzamenti di terra oltre a quelli che già possedeva.
Mentre suo figlio Francesco amministra gli averi di famiglia lui dipinge la cappella
Peruzzi.
-tra il 1322 e il 1328 oltre a svariate opere commissionate da alcuni ricchi signori
realizza anche l’affresco a secco “storie francescane” per una famiglia di
importanti banchieri quella dei Bardi.
4. -nel 1328 si trasferisce a napoli prendendo una cospicua somma di denari dal re
oltre che l’esenzione fiscale ma ci rimane poco di quel periodo della sua vita. Nel
1334 torna a Firenze dove viene nominato sovrintendente assoluto a tutte le
opere del comune tra le quali il duomo e le mura cittadine.
-muore nel 1334 e viene seppellito con grandi celebrazioni a spese del comune.
5. GIOTTO COME INNOVATORE
Giotto può essere agevolmente definito un fulmine a ciel sereno nel suo
periodo,verrà considerato per sempre colui che allontanerà l’arte dalle influenze
greche(arte bizantina)quindi dal medioevo, a favore degli esempi classici del
naturalismo romano e quindi latino. Il suo modo tutto nuovo di utilizzare spazi,
colori, contrasto chiaro-scuro, prospettiva e mimica dei volti è sconvolgente per la
sua distanza dalle rigide rappresentazioni bizantine che per la verosimiglianza
delle opere che nemmeno il suo maestro(Cimabue), pur essendoci arrivato molto
vicino ,non raggiungerà nelle sue opere. Stupefacente e iconico è anche l’utilizzo
dei volumi nei quali i corpi umani vengono inscritti che sono molto più realistici e
credibili acquistando un valore di tridimensionalità. A tutto ciò si aggiunge anche l’
aiuto delle architetture che danno profondità alla scena rendendola più chiara e
leggibile.
7. ANALISI DE “LA RINUNCIA DEGLI AVERI”
-nell’opera è raffigurato un giovane Francesco D’Assisi che si spoglia totalmente
dei suoi ricchi vestiti che porge al padre in segno di rinuncia totale a i beni
materiali. Facendo ciò rinuncia anche all’eredità e alla paternità del padre
biologico in favore di quella universale di Dio.
-le braccia del santo sono unite e rivolte al cielo lungo una delle due diagonali
dell’opera. Gli occhi sono rivolti alla mano di Dio stesso che è rappresentato in
modo simbolico e sembrerebbe essere visto solo da Francesco.
-è significativa anche la figura del padre che ha sull’avambraccio sinistro i vestiti
del figlio mentre il braccio destro(che si trova simbolicamente sull’altra diagonale
dell’ riquadro) è trattenuto da una figura autorevole quasi a placare un gesto di
rabbia rivolto al figlio.
8. r- l’immagine è divisa a metà tematicamente da un’immaginaria linea verticale che
fraziona l’alta società a sinistra, della quale anche Francesco faceva parte assieme al
padre prima dell’ avvenimento raffigurato dall’opera in analisi.A destra invece ci sono il
vescovo di Assisi, 3 chierici e Francesco. Questa suddivisione netta è accentuata anche
dalla distanza fisica tra padre e figlio che è simbolo di una distacco anche morale e
spirituale del Santo dalla società a cui apparteneva precedentemente.
-la suddivisione è anche architettonica difatti facendo caso alle costruzioni presenti a
destra si può notare che sono edifici civili e un alto palazzo accessibile da una scala
esterna mentre alla destra dell’opera c’è un edificio religioso che presenta anche un
edicola sorretta da 4 colonne in stile corinzio finemente intarsiate.
9. r
-non esistendo un unico punto di vista per ammirare l’opera bensì varie
angolazioni le linee di fuga degli edifici al variare del punto di vista rende l’opera
più o meno fantastica che viene anche accentuata dall’uso di colori accesi,caldi e
vivaci.
-un altro punto importante da sottolineare nell’opera è la veste che Francesco
porge al padre e che quest’ultimo tiene sull’avambraccio ci appare ad oggi di un
bruno spento a causa dell’ossidazione di alcuni pigmenti a base di ferro e piombo
che lo hanno reso di questo colore mentre invece la sua tonalità iniziale era di un
azzurro acceso.
11. “MADONNA DI OGNISSANTI”
-l’opera in analisi è una tavola cuspidata di dimensioni 355 x 229,5cm. Qui Giotto
rimane attinente alla tradizione per quanto riguarda lo sfondo che è in oro ma allo
stesso tempo introduce anche delle significative innovazioni.
-la Vergine e il suo bambino sono entrambi molto grandi se confrontati con gli altri
elementi presenti nell’opera questo proprio per rispettare le antiche proporzioni
gerarchiche che imponevano l’innaturale grandezza delle figure centrali rispetto a
quelle secondarie.
-Giotto però è anche un innovatore infatti sotto alle vesti delle due figure
raffigurate sul trono si riescono a scorgere dei volumi definiti e precisi a
rappresentazione degli arti nel caso di Maria e dell’intero corpo nel caso di gesù.
12. r
-uno degli elementi di maggiore innovazione rimane il trono sul quale le figure
centrali sono rappresentate.Esso da una grande sensazione di leggerezza con i
suoi elementi poco spessi e molto sviluppati in altezza,è anche un oggetto
rappresentato con un grande effetto prospettico.
-l’effetto citato prima è accentuato moltissimo anche dalla presenza dei 2 trafori
laterali attraverso i quali si notano le 2 figure sullo sfondo che per la prima volta
non sono visualizzate nella loro interezza ma solo in parte, questo elemento
contribuisce ulteriormente a dare profondità all’opera.
-la presenza degli angeli inginocchiati di fronte al trono ci fanno capire come tutta
la scena non si sviluppi soltanto in due dimensioni ma anche nella terza. Questa
tridimensionalità è accentuata anche dal fatto che i due vasi tenuti in mano dalle 2
figure angeliche sono realistici e realizzati con moltissima cura naturalistica.