Il Giornale dell'Arte n.373 marzo 2017 pg.36 Colegio Patriarca
Dopo la Cappella Sistina spagnola, restaurati gli arazzi della chiesa del Colegio
del Patriarca: ora devono essere decifrati
Il Giornale dell'Arte n.373 marzo 2017 pg.36 Colegio Patriarca
Dopo la Cappella Sistina spagnola, restaurati gli arazzi della chiesa del Colegio
del Patriarca: ora devono essere decifrati
Raffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesiAlessandro Bogliolo
Anna Maria Ambrosini Massari delinea la vita e l'opera di Raffaello per offrire una cornice al corso
https://mooc.uniurb.it/raffaello
Didattica universitaria aperta dell'Università di Urbino, in collaborazione con Accademia Raffaello, Galleria nazionale delle Marche, Città di Urbino e RAI Cultura.
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Da GIOTTO a CARAVAGGIO - Testimonianze di fede nell'arteUmberto Giordano
Come gli Artisti hanno rappresentato immagini sacre, nel corso dei secoli, con spirito religioso, con particolare riferimento a Giotto, Leonardo, Michelangelo e Caravaggio
2. Arnolfo di Cambio
(Colle Val d'Elsa 1240/50 - Firenze 1302/10)
Architetto e scultore nato a Colle di Val d'Elsa e
morto a Firenze, è uno dei maggiori artisti del
secondo Duecento, contemporaneo di Giovanni
Pisano e parallelo, in scultura, al giovane Giotto.
Si suppone che la sua formazione sia avvenuta a
contatto con l'ambiente artistico dei Cistercensi.
Entrato in seguito nell'atelier di Nicola Pisano,
sotto la cui direzione lavora tra il 1265 e il 1268
all' Arca di San Domenico in San Domenico a
Bologna e al Pulpito del Duomo di Siena, matura
uno spiccato interesse per la scultura antica,
favorito anche dal soggiorno romano (e forse
meridionale) e dalla frequentazione della casa
d'Angiò: gli è attribuita la statua onoraria di
Carlo d'Angiò, a Roma, Musei Capitolini.
d'Angiò
3. L'attaccamento a modelli antichi, classici,
ellenistici, etruschi, unito a un sintetico rigore
nella costruzione ampliamente plastica e
volumetrica della figura, appare soprattutto nelle
sculture di Perugia, Galleria Nazionale, che si
suppongono resti della Fontana commissionata
dai perugini al "subtilissimus et ingeniosus
magister" ed eseguita tra il 1277 e il 1281; e, per i
sostenitori della paternità arnolfiana di questa
statua, ritorna verso il 1300 anche nel San Pietro
bronzeo della Basilica vaticana; ma non viene
meno neppure nel Monumento sepolcrale del
Cardinale De Braye in San Domenico ad Orvieto
(1282), opera che unisce l'adesione all'arte classica
(la Vergine in trono è addirittura una statua antica
riadattata) con la conoscenza dell'arte gotica
francese fiorita attorno a Luigi IX.
4. Di questa apertura sono testimonianze le opere che Arnolfo
esegue in seguito a Roma: dai Cibori in San Paolo (1284) e
in Santa Cecilia (1293), al Monumento Annibaldi in San
Giovanni in Laterano (1290 ca), in cui l'impianto
architettonico disciplina l'elemento scultorio; al Presepe di
Santa Maria Maggiore (1285-1291), alla complessa struttura
del Sacello di San Bonifacio, commissionatogli attorno al
Bonifacio
1296 da Papa Bonifacio VIII quale futuro monumento
funebre: già nella controfacciata di San Pietro, è ora
smembrato, sono però rimasti resti plastici nelle Grotte
Vaticane.
5. Soltanto a Firenze, tuttavia, questa sua vocazione architettonica,
aggiornata sul gotico rayonnant, potè acquisire una dimensione
monumentale negli altri edifici in parte attribuitigli (si vedano
Badia fiorentina, Santa Croce, Palazzo Vecchio) ma,
Croce Vecchio
specialmente, nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, per i cui
Fiore
lavori, iniziati attorno al 1296, già nel 1300 egli veniva lodato dal
Consiglio dei Cento della città. E' molto probabile che Arnolfo,
infatti, avesse già elaborato un progetto del Duomo prossimo in
sostanza a quello poi realizzato (cappelle raggiate, cupola),
concentrandosi tuttavia sulla facciata, di cui arrivò a realizzare i
primi tre registri. Ne è documento il disegno eseguito da
Bernardino Poccetti (Archivio dell'Opera del Duomo) nel 1587 al
momento della distruzione della facciata che era ornata di
mosaici e sculture, secondo un programma iconografico mariano.
6. Le statue si sono tuttavia conservate in numero cospicuo: a
Firenze, Museo dell'Opera del Duomo e collezioni private
(Natività, Madonna in trono, Bonifacio VIII, Apostoli e
Diaconi); nonché a Berlino, Staatlichen Museen (Dormitio
Virginis) e a Cambridge (MA), Fogg Museum (Angelo). Esse
testimoniano il rigore plastico che attinge a Nicola Pisano, ma
si organizza attraverso una volontà precipuamente
architettonica. Di una sua attività di pittore è stato prospettato
il possibile riconoscimento nelle Storie d'Isacco della chiesa
superiore del San Francesco di Assisi.
Arnolfo morì a Firenze probabilmente l'8 maggio 1302 e la
sua arte si pone come una sorta di corrispondente nel campo
della scultura alla pittura di Giotto che certamente non la
ignorò.