Fondazione Fantonum de Rascarolo, Rovetta, Biblioteca Civica Sovere Bg, "I Fantoni a Sovere", di Franca Martinenghi Rossetti, Sovere, 1988 (stampa da pc)
F. Martinenghi Rossetti, Fantoni a Sovere 1988.pdf
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BIBLIOTECA CIVICA SOVERE (Bergamo)
FONDAZIONE FANTONUM de RASCAROLO
24020 ROVETrA (BERGAMO)
Via Rantoni. 1• Tal 0346171.944
I FANTONI A SO ERE o
Relatrice : Prof.ssa
FRANCA MART I NE NGHI ROSSETTI
Sovere 28 maggio 1988
2. -1-
La fondazione "Fantonum de Rascarolo', istituita nel 1968
111111
dall'indimenticabile dott. Giuseppe Fantoni ed eretta in ente
morale nel 1970, reca sotto il suo stemma il motto "Guae patres
paravenunt, filii servent in aevum', alla lettera "Conservino i
figli nel tempo, quelle cose che i padri hanno preparato".
Tali parole costituiscono il programma sempre puntualmente
perseguito da tutti i componenti della famiglia Fantoni, che,
con consapevolezza e devozione, hanno conservato nei secoli un
patrimonio di documenti e di opere inestimabile e
singolarissimo, forse unico in Europa.
Scopo della Fondazione è rendere fruibile questo patrimonio,
la conoscenza e promuovendo studi sulle opere
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divulgandone
fantoniane.
I suoi scopi educativi e culturali in campo artistico non sono
strettamente legati ai Fantoni, ma al patrimonio artistico in
generale ed essa collabora volentieri con gli Enti locali per
approfondire studi, diffondere conoscenze, invitare a conoscere,
amare e difendere le opere d'arte di cui sono tanto ricche le
nostre valli.
A questo primo incontro nella biblioteca di Sovere, che si
limita alle opere fantoniane a Sovere, potranno seguirne altri
di diverso argomento, legati all'arte e alla storia Soverese.
Premetto alla lettura delle opere di Sovere alcune note sugli
artisti Fantoni, sui quali ci sono, in genere, notizie piuttosto
vaghe, che si limitano al "Fantoni', inteso come Andrea Fantoni,
o alla più generica espressione "Scuola Fantoniana".
La presenza dei Fantoni sulla scena artistica copre lo spazio di
quattro secoli, poichè essi furono attivi dalla fine del 1500
con Adriano (1563-1633) di cui ci restano opere, fino ai primi
anni del 1800 con l'ultimo scultore Donato Andrea.
Il periodo più importante rimane comunque quello di Grazioso il
«.. Vecchio (1630-1693) dei suoi sei figli maschi, tra i quali il
primogenito Andrea (1659-1634) ritenuto, io credo a buon
diritto, dai committenti, dai contemporanei e dalla successiva
tradizione, il caposcuola ed il massimo esponente della
famiglia; ma non lui solo, certo, perchè negli ultimi anni
immediatamente successivi alla sua morte, c'è tutta una
produzione artistica di alto livello, da riferire forse a Giovan
Bettino (1672-1750), gli altri figli di Grazioso il Vecchio;
Donato (1662-1724), Giovan Antonio (1669-1748), Giovanni
(1675-1745), don Francesco Maria (1677-1724).
Una terza generazione rappresentata da Grazioso il Giovane
(1713-1798), Francesco Donato (1726-1787) e Giuseppe Grazioso
(1729-1789) e la quarta generazione rappresentata da Luigi
Andrea (1759-1788) e Donato Andrea (1746-1817). I cambiamenti
che la riforma post-tridentina e le visite di S. Carlo Borromeo
hanno imposto a partire dalla seconda metà del Cinquecento,
hanno fatto sì che, soprattutto nel Seicento e nel Settecento,
nelle vallate lombarde ci sia stato un nuovo fervore di
ammodernamento, rifacimento e costruzione dei luoghi di culto.
E per queste opere, naturalmente, servivano artisti capaci di
interpretare ed esprimere con arte nuova ed efficace la nuova
religiosità. I Fantoni erano in grado di consegnare una chiesa
"chiavi in mano', di realizzarla cioè completamente dal progetto
dell'edificio alla fusione delle campane, alla realizzazione
degli arredi (coro, altari, organo, armadi per sagrestie,
pulpito, macchina per tridui, tronetti processionali, statue,
ecc.) in legno, marmo, avorio, stucco e infine oggetti in
argento. La produzione delle opere uscite dalla bottega di
Rovetta nel Settecento, presso la quale lavoravano insieme ai
3. -2-
Fantoni operai specialisti in diverse attività, lascia veramente
stupiti.
Ma quale era la qualità artistica delle opere, quale l'effettiva
perizia di questi artisti?
La corrispondenza con artisti del tempo, i contatti con i grandi
centri (Milano, Parma, Venezia, forse Roma), la biblioteca di
Rovetta, la raccolta di progetti e disegni, il periodo di
residenza di Andrea e del fratello Donato presso un non
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tema già più volte realizzato, secondo uno schema ormai
codificato, conserva tuttavia freschezza e accuratezza di
esecuzione. I Fantoni hanno una posizione di spicco nell'arte
della scultura, in particolare di quella lignea, degli ultimi
decenni del Seicento e di tutta la prima metà del Settecento.
Essi sono originali interpreti dell'esuberanza barocca e sono
profondamente sensibili alla grazia, alla finezza, all'
armoniosa compostezza del Settecento.
Gli studi intrapresi da qualificati studiosi d'arte per
l'allestimento della mostra 'I Fantoni*, tenuta a Bergamo nel
1978, hanno dato larga diffusione di studi critici, ma per la
vastità delle opere e della documentazione, non si possono
ritenere conclusi e lasciano spazio ad esperti e appassionati di
woi arte di continuare a ricercare ed approfondire.
L'archivio Fantoni di Rovetta consente di ricostruire la storia
e l'attività della bottega.
Vi è infatti conservata una enorme quantità di documenti, che
mettono in luce le trattative preliminari di un'opera, il
contratto esecutivo, il disegno dell'opera firmato dai
committenti, le note di esecuzione, di consegna, di pagamento,
le perizie di valutazione in caso di contestazione. Il museo
riunisce bozzetti in legno, in creta, in terracotta.
La stessa casa-museo, rimasta inalterata nei secoli, introduce
il visitatore o lo studioso nel luogo stesso in cui le opere
d'arte hanno visto la luce. E sono i discendenti stessi degli
identificato scultore di Parma, i viaggi a Venezia di più
componenti della famiglia, l'alunnato dello stesso Andrea presso
Pietro Ramus, artista vivace e fantasioso, attivo in Valcamonica
e Valtellina, ci assicurano che i fantoni erano attenti e
aggiornati ai gusti ed ai movimenti artistici del loro tempo.
Non avendo poi trovato modo, pur avendo fatto qualche tentativo,
di ottenere commissioni nelle città ed avendo invece grande
richiesta di opere per le vallate bresciane e bergamasche, essi
sono diventati, per la loro fervida fantasia e la indiscussa
creatività, i sensibili mediatori tra gli indicativi proposti
dall'arte delle grandi città e le esigenze ed i gusti della
committenza valligiana, resta sempre, per carattere, ad
abbandonare i motivi tradizionali per accogliere novità di
provenienza esterna; ma al tempo stesso, per innata diffidenza,
incapace di fidarsi ed affidarsi completamente ad un artista.
I fantoni hanno creato opere destinate al popolo valligiano, pur
non facendo arte popolare, povera, cioè, di mezzi espressivi e
1111,
di capacità tecnica. Essi hanno profuso la loro sensibilità,
fantasia e perizia in opere di notevole livello artistico. Per
conoscerli con una certa completezza, si dovrebbero vedere
almeno le opere di Alzano, Rovetta, Clusone, Bergamo e Cerveno.
Purtroppo esistono anche sculture di bottega, nel senso
deteriore del termine, realizzate forse da collaboratori ed
apprendisti ancora poco esperti o eseguite sommariamente e
frettolosamente in ragione del prezzo esiguo imposto dalla
committenza. Ma non è di questo ultimo tipo, normalmente, il
manufatto Fantoniano che anche quando è la ripetizione di un
4. -3-
artisti che, con rara finezza, guidano i visitatori del museo
Fantoni in un itinerario di straordinario interesse.
LE OPERE FANTONIANE DI SOVERE
La prima opera documentata di Sovere risale al 1710 alla data
22 ottobre. Nel libro mastro Fantoni (L.F.34 V.) è segnata una
nota di credito di L.400 e sulla pagina a fronte (L.F 35) sono
segnati tutti gli acconti, fino al maggio 1711 , in cui la pagina
si conclude con la frase: 'Fatto conto et si siamo egualizati'.
Il pagamento è avvenuto per lo più in natura: some di vino,
castagne, un ferro da pesar, un padelino di rame, tela grossa
bianca.
L'opera consiste in tre statue nella Cappella del Crocefisso di
Cristo, comunemente detta il Calvario, presso il Santuario della
Madonna della Torre.
La Cappella era stata eretta nel 1613 con le statue del
Crocifisso tra i due ladroni (Libro 'Sovere' pag.124).
Le statue indicate sono la Vergine, la Maddalena e S.Giovanni
Evangelista.
Devo purtroppo rilevare che la pesante ridipintura delle statue
le ha molto alterate, conferendo soprattutto ai tre Crocefissi,
un che di grottesco che sconcerta. Probabilmente Cristo e i
ladroni non sono opere fantoniane. Le tre statue indicate
portano invece le caratteristiche peculiari, nell'atteggiamento
e nell'espressione, delle statue realizzate dai Fantoni nelle
scene del compianto di Cristo o nelle cappelle dette sepolcro
di Cristo. Queste composizioni avevano il compito di riprodurre
veristicamente, in tutta la loro tragicità, le scene della
morte e della sepoltura di Cristo, per indurre nei riguardanti
sentimenti di compassione e di compunzione. I protagonisti sono
colti nell'espressione più intensa del dolore: la Vergine, a
sinistra, è tutta raccolta nella profondità del suo pianto; San
Giovanni, a destra, addita ai fedeli tutto il dramma di cui, in
fondo, ogni uomo deve sentirsi responsabile; la Maddalena,
inginocchiata ai piedi della Croce, tende verso il Cristo le
braccia in un gesto di intensa, ma pur composta tragicità. Che
la scena sia didascalica e non semplice rappresentazione viene
indicato dal fatto che le tre statue siano rivolte
all'osservatore e non al Cristo.
Le tre statue, fortemente staccate dalle tre alte croci, sono
tra loro in rapporto di armonioso equilibrio delle masse.
Le statue sono modellate accuratamente, soprattutto nei volti
delle donne e nelle mani.
La Vergine e San Giovanni sono stati riprodotti, quasi identici,
nel 1753 per la chiesa parrocchiale di Sale Marasino, mentre
tutta la scena costituisce una variante di Castelfranco di Rogno
(1700-1710).
ALTAR MAGGIORE AL SANTUARIO DELLA TORRE
1729; 1732; 1735. (documenti-Sove 3-1729 / Sove 6-1732 / Sove
7-1735).
L'altar maggiore del Santuario della Madonna della Torre viene
eseguito in tre diversi momenti: nel 1729 i gradini, custodia,
banchi ed espositorio per una spesa di L. 2.100 ( dopo uno
5. -4-
sconto di L.150); nel 1732 i due angeli; nel 1735 la parte
inferiore ed il paliotto.
Il primo contratto è stipulato tra Padre Vincenzo Calabria
eremita della Chiesa della B.V. della Torre e Andrea Fantoni e
fratelli, con la sottoscrizione di un disegno, che non mi è
noto, e di una scrittura privata sottoscritta dallo stesso
Andrea Fantoni, da Padre Calabria e dai reggenti Francesco
Bottaini; Bortolo Laffranchi, Giovanni Zoppetti; che si
impegnano all'intero pagamento qualora, per eventi gravi,
l'eremita ne fosse impedito, e dai testimoni Carlo Canini e
Prospero di Giovan Francesco Venturi.
I pagamenti, fino al saldo del 24 febbraio 1732 son fatti in
varie monete: ducatoni L. 12 l'uno, zecchini a L. 22 l'uno e
poi frumento, formaggio, uova, ecc.
Il secondo contratto, redatto da Carlo Bellini da Fino, è
firmato ancora dall'eremita Padre Calabria e da Andrea Fantoni.
Si chiedono due angeli in marmo di Carrara, fatti secondo il
gusto e la perizia dei Fantoni, ma si richiede che tengano un
giglio in mano e si indica che siano alti brazza uno e mezzo.
(Il braccio milanese era di mm. 595 e quello veneziano mm. 683)
Il prezzo doveva esser accordato tra Giovanni Marinoni, il
figlio di Carlo Canini e lo stesso Andrea Fantoni. Per il
pagamento c'è una nota di pugno di Andrea, in deroga
all'espressione 'il pagamento sarà fatto con prontezza', che
dice che il Padre pagherà quanto potrà alla consegna dell'opera
e potrà saldare il conto dopo altri cinque mesi.
Due perizie non firmate dicono che gli angeli devono 'aver
dentro L. 130 di marmo l'uno e che il prezzo deve esser di 70
scudi l'uno. ( Lo scudo era in genere valutato a L. 7). Nel
libro mastro (L. F. 88n) sono segnati dal novembre 1732
pagamenti vari, per i quali non si specifica l'opera, per circa
L. 400 in vino e mascherpe magre.
Il terzo contratto del 30 maggio 1735 ( che non ho rinvenuto in
archivio) è stipulato per il parapetto e 'bradella' dell'altare.
Ci sono note di pagamento dall'agosto 1735 al febbraio 1737 per
altre L. 1.400. A corredo del contratto c'è il disegno (A 773)
(fotocopia 1) sottoscritto dai fratelli Fantoni ( Andrea era
morto da un anno ed era a capo della bottega di Giovan Bettino)
e dai reggenti Vincenzo Laffranchi e Giovan Zoppetti.
Il complesso dell'opera, pur essendo compiuto in anni diversi e
soprattutto su una scelta di disegni parziali, sortisce nel
complesso una notevole armonia unitarietà.
Ai Fantoni capitava spesso di realizzare in un lungo arco di
tempo il completamento di un altare. (Ad esempio quello maggiore
della Basilica di Clusone è stato fatto a lotti tra il 1700 e il
1723).
Ci troviamo di fronte ad uno degli altari piu ricchi ed
armoniosi della produzione fantoniana, che, pur nell'abbondanza
e sovrabbondanza di linee mosse, di intarsi, di cornici, di
volute, di colori, di statue a bassorilievi, sortisce un
effetto di straordinaria vivacità e preziosità, di piacevole
dinamismo. La realizzazione del progetto è un insieme di motivi
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settecenteschi, che i Fantoni sapevano accostare e proporre in
una ricca serie di combinazioni e varianti, capaci di
soddisfare una committenza esigente e a volte puntigliosa o
addirittura capricciosa, che, affidandosi a scultori non
residenti in città temeva, assai spesso, di trovarli non
aggiornati e inferiori agli artisti cittadini.
La forma dell'altare, trapezoidale, si sviluppa espandendosi
verso l'alto, in un movimento che dà slancio all'insieme,
6. -5-
concludendosi quasi dissolvendosi nel biancore degli angeli
adoranti.
La tribuna impostata come cornice della preziosa effige della
Vergine, riprende nel colore del diaspro di Sicilia la tonalità
calda del manto della Vergine, mentre le filettature bianche e
gli angioletti alleggeriscono l'insieme.
Nei gradoni dei candelieri gli intarsi su fondo bianco si
snodano in motivi astratti.
Gli angeli, realizzati non con il giglio in mano, come
suggeriscono i committenti, ma nei consueti atteggiamenti
adoranti, sono di discreta grazia e fattura, per una certa
11.111
naturalezza del gesto ed intensità espressiva dei volti.
VIII
Richiamano assai da vicino quelli realizza
Rovetta negli stessi anni. Il basamen
fortemente aggettato nella parte centrale
doppia cornice di marmi, giallo all'esterno
separati da una filettatura nera.
Al centro sporge una cornice ricca e sago
ti per Brignano o
to dell'altare è
e rifinito da una
e rosso all'interno
mata, assai simile
nella forma a tribune d'altare proposte dai disegni (A 779
realizzato per le dimesse di Bergamo e A 405 concordato per
Artogne) e in alcune realizzazioni (Toline, ad esempio),
sostenuta lateralmente e coronata da angioletti e cherubini.
Nella medaglia è raffigurata la scena della Visitazione, secondo
una proposta realizzata in un bozzetto in creta, conservato a
Bratto in una collezione privata (fotocopia 3) e la medaglia
per l'altare del Rosario di Breno (1720), con l'unica variante
della forma, rettangolare a Breno e ovali qui.
sullo sfondo di elementi architettonici a destra e di un albero
a sinistra, si incontrano le due protagoniste di un gesto dì
viva sollecitudine, che traspare dall'atteggiamento, dal volto
e dal panneggio, che accompagna e sottolinea il movimento.
Più arretrati e meno rilevati S.Giuseppe e S.Gioachino sembrano
assistere con discrezione e stupore alla scena. L'altare,
indubbiamente uno dei più ricchi usciti dalla bottega di
Rovetta, riunisce una straordinaria esuberanza di elementi, di
forma e di colore, che tuttavia si fondono in un accordo di
ritmi e di luci, che esaltano i particolari ed armonizzano
l'insieme. Questo altare può essere considersto l'opera
fantoniana più significativa e preziosa presente a Sovere.
1753 - PULPITO - CROCIFISSO
Il 3 settembre 1753, con una lettera ora sciupata e senza firma,
si invita a Sovere Grazioso con le medaglie per il pulpito.
Il 30 settembre 1753 viene trasmesso a Grazioso Fantoni il
contratto sottoscritto da Bernardino Foresti e Francesco
Bottaini relativo a una medaglia rappresentnte la 'Disputa del
Fanciullo Gesù con i dottori' con figure in rilievo e un
Crocifisso moribondo della lunghezza di un brazzo, un angelo di
grandezza proporzionata per sostenerlo, una nuvola con colomba.
Il tutto per il prezzo di zecchini undici e mezzo. Il contratto
on. è accompagnato da un biglietto di Bernardino Foresti che,
accanto all'indirizzo indica 'con modello in carta'. Forse si
riferisce a un disegno proposto dal Fantoni o è un modello con
le misure del pulpito. A questa data la bottega era ormai
affidata a Grazioso il Giovane e al cugino Francesco Donato,
essendo morto nel 1750 Gian Bettino, ultimo fratello di Andrea.
La medaglia del pulpito ripropone un tema già trattato dai
Fantoni, in due bozzetti del primo decennio del Settecento, uno
conservato a Rovetta (fotocopia 4) e l'altro all'Accademia
7. -6-
Carrara di Bergamo e realizzato in una medaglia dell'altare
della Pietà nel duomo di Bergamo (1711).
L'impostazione della scena è la medesima: in un vano delimitato
su tre lati da pilastri, archi e trabeazioni, su alcuni gradini
a destra siede Gesù, circondato dai dottori a lui rivolti con
varia intensità di gesti. La scena, ambientata qui in uno spazio
rettangolare con la base maggiore dell'altezza, consente una
disposizione dei personaggi con maggior ampiezza, anche se le
posature e l'atteggiamento sono gli stessi. La recente
verniciatura lucida conferisce una lucentezza insolita ed
estranea alle sculture fantoniane.
Il Crocefisso spirante, attualmente sostenuto da un supporto di
ferro, è in pessimo stato di conservazione. La realizzazione non
era certo accurata neppure in origine: basta osservare una certa
sproporzione delle mani e dei piedi e come la gamba destra, che
esce dal perizoma, sembri staccata quasi dal resto del corpo. Il
Crocefisso è copia di uno degli innumerevoli bozzetti o opere di
tale tema, esempi di perfezione anatomica ed esprimenti una rara
MIO
intensità di dolore che, qui si nota solo nella posizione
contorta e nella contrazione dei muscoli del busto. (fotocopia
5).
1756 - ALTARE DI LEGNO IN S. GREGORIO
Alla data 8 Giugno 1756 c'è un contratto sottoscritto dai
reggenti della Beata opera di San Gregorio, Giovan Battista,
Carlo e Bartolomeo Canini, per l'esecuzione di un parapetto
ligneo colorito e dorato, secondo un disegno pure sottoscritto,
(ma non individuato), da realizzare per la prima domenica di
ottobre per il prezzo di L. 220. Il contratto si riferisce al
primo altare a destra del presbiterio, in cui è raffigurata la
scena dell'Annunciazione, ora pesantemente ridipinta, con le
statue bianche su fondo verde chiaro. La posizione della Vergine
è ripresa da disegni presenti nell'archivio (fotocopia 6) ed
appare alquanto enfatica e leptora in un gesto di teatralità che
esprime più esteriorità che raccoglimento e consapevolezza
interiori.
1757 - PARAPETTO D'ALTARE IN MARMO
1768 - MEDAGLIA DI S. ANTONIO DI PADOVA
? - STATUA DI S. ANTONIO
In data 22 marzo 1757 viene stipulato un nuovo contratto tra il
prevosto Bernardino Foresti e Grazioso Fantoni per la fattura di
un parapetto di marmo, secondo il disegno firmato (che non ha
rinvenuto), e per un Cristo di legno su cataletto per la
parrocchiale. La descrizione è minuziosa per quanto riguarda la
statua del Cristo ed i marmi da impiegare, ma la terminologia
che fa riferimento a parapetto, mensa e predella dell'altare
farebbe pensare alla nicchia per la statua ricavata nel
basamento dell'altare al posto del paliotto. La nicchia, invece,
è sopra la mensa, circondata da una cornice dorata, ma non dalle
filettature in marmo di Carrara e giallo di Verona, come
previsto dal documento. In assenza del disegno e di altri
documenti é difficile dire se l'esecuzione sia conforme al
progetto o abbia subito, magari in seguito, qualche variazione.
Dalla bottega di Rovetta sono infatti state realizzate nicchie
per il Cristo deposto sia al si sopra che al di sotto della
mensa ed i disegni conservati offrono ambedue le soluzioni (per
esempio: i disegni A 845, A 848, A 997) con l'alternativa di
porre nel paliotto un bassorilievo o una statua. Undici anni più
8. -7-
tardi, il 24 aprile 1768, il prevosto Bernardino Foresti
scriverà a Grazioso Fantoni invitandolo a stipulare un contratto
per uno 'scudo di marmo con l'effigie di S. Antonio di Padova
con il Bambino. Per il prezzo si accorderanno, visto che non
hanno mai litigato nemmeno per l'altare. La medaglia è posta al
centro del paliotto, realizzata con buona finezza di tratto e
interrompe piacevolmente la massa piuttosto scura dei marmi
rosso e grigio. Una statua di s. Antonio con il Bambino,
verosimilmente pure di scuola fantoniana, è collocata in una
nicchia, sopra quella del Cristo sul cataletto. L'esecuzione di
questa statua è, come molte di questo soggetto, statica e poco
espressiva. La statua del Cristo morto su cataletto è presente
in molte parrocchie presso le quali vigeva, e vige tuttora,
l'usanza della processione del venerdì santo. Tale tradizione è
indicata anche per Sovere da Suor Giacinta Zanutti nel testo
°Sovere" (pag.212). Statue simili si ritrovano a Cerveno (1710),
a Borno (1716), a Clusone (1726), a Gianico (1740). Questa, che,
per ragioni di protezione dalla polvere, è riparata da fogli di
plastica, (forse sarebbe più opportuno un vetro), mi è parsa di
fattura poco accurata.
IMP 1764 - ALTARE DEL VENERABILE
L'otto settembre 1764, in Sovere, si firma tra Grazioso e
Francesco Donato Fantoni da una parte e Giovan Battista Canini,
Francesco Rossi e Giovanni Impegno? reggenti della Scuola del
Venerabile la scrittura e il disegno (A 409) (fotocopia 7) per
l'esecuzione di un altare, 'per uso della predetta scuola', da
erigersi nella Chiesa prepositurale. Il contratto redatto dal
prevosto Bernardino Foresti. La descrizione è minuziosa per
quanto riguarda l'elenco dei marmi, la scena del paliotto, il
gesto, le modalità di pagamento, il termine della consegna. La
realizzazione dell'opera è conforme al progetto. L'accordo
riguarda la parte bassa, dalla mensa in giù, perchè di essa solo
si parla nella scrittura. La parte superiore, realizzata forse
in un secondo momento, pur essendo eseguita secondo il disegno
del progetto, tranne per una leggera variante della cimasa, ha
le colonne di stucco dipinte, anzichè in marmo. Secondo Suor
Giacinta Zanutti la parte alta dell'altare è opera di Onorato
Bozzolo di Marchirolo (Como); L'altare, a sinistra del maggiore,
è ora indicato come altare della Resurrezzione, per il soggetto
della pala. Il progetto, che già prelude alle linee
architettoniche del neoclassicismo, è di sobria eleganza per la
compostezza delle linee e dei colori. La differenza tra
linearità di questo e la sovrabbondanza di forma e colore, che
abbiamo insieme osservato nell'altare del Santuario della Torre
è da addebitare alla variazione del gusto e all'evoluzione dello
stile nell'arco dei trent'anni che li separano, che segnano il
tramonto del Rococò e il sorgere del neoclassicismo. La cena del
palliotto è l'esecuzione del disegno (A 3069) e di un bozzetto
del museo di Rovetta approntati verosimilmente per questa opera
(fotocopia 8 e 9), il tema dell'ultima cena era già stato
eseguito dai Fantoni per la Chiesa di S. Alessandro a Bergamo
(1729) e una lavanda dei piedi per Foresto Sparso (1710).
L'impostazione prospettica di questa è lievemente cambiata
rispetto a quella di Bergamo, ma i personaggi e gli
atteggiamenti sono i medesimi. La spazialità della scena è
ralizzata con elementi architettonici: pilastri e porte a
MIO trabeazione rettilinea, che scandiscono con una certa rigida
severità le parti della sala riservate ai commensali, e
9. -8-
OMR
~I
quelladestinata ai servitori. Quasi in contrasto i personaggi
animanola scena con la varietà degli atteggiamenti e con gruppi
di conversazione. Il paliotto marmoreo realizza scrupolosamente
ogni particolare del bozzetto. L e filettature dei marmi nero e
rosso incorniciano ed evidenziano elegantemente la scena.Peccato
che le parti più delicate e sporgenti del paliotto, le testine
degli angeli scolpite a tutto tondo, siano completamente
perdute.
1781- DUE STATUE
Nel 1781, il 9 aprile, in una lettera molto sciupata, senza
indirizzo, proveniente da Sovere con la firma Giovanni Manar?na
si parla di due statue, la cui consegna può esser rinviata a
dopo le feste, perché la reggenza non è cambiata. Il mittente
non noto e l'indicazione vaga dell'opera desta incertezza nella
individuazione delle statue.
Mi pare comunque di poter fare, con una certa approsimazione,
riferimento alle statue della chiesa di S. Gregorio, poste nelle
nicchie della navata, a sinistra quella di S. Rocco, nella
consueta raffigurazione della bottega e quella a destra che, per
l'atteggiamento e le caratteristiche fisionomiche, potrebbe
esser individuata come un S. Giuseppe, ma che, curiosamente, è
rivestito da cotta e stola in tessuto. Forse qualche addetto
alla cura della statua l'ha rivestito, certo con la più retta
intenzione, e l'ha identificata per S. Luigi o un altro santo
chierico o diacono.
1787 - STATUA DELLA MADONNA DEL ROSARIO
L'ultimo documento riguardante l'esecuzione di un'opera a Sovere
è datato 18 dicembre 1787 e si riferisce ad una statua della
Madonna del Rosario per la parrocchiale. La statua non è stata
individuata. Quella sistemata nella nicchia dell'altare a destra
del maggiore é opera più recente. Può darsi che la statua fosse
una delle numerose Madonne da vestire, presenti quasi in ogni
chiesa bergamasca o bresciana. Clusone, Rovetta, Bossico, per
non citare che i più vicini paesi, conservano ancora simili
statue.
1794 - NOTIZIE SULL'ALTAR MAGGIORE DELLA PARROCCHIALE
In una lettera indirizzata a Donato (Andrea) Fantoni, Nicola
Bottaini trasmesse un disegno per l'altar maggiore da eseguire
con qualche modifica, chiede un preventivo spesa a prezzo
ristrettissimo, dicendo che l'opera è stata richiesta da altri e
che, poichè non c'è amicizia che tenga di fronte all'interesse
della chiesa, l'opera sarà assegnata solo se il prezzo sarà
favorevole. La lettera non ha, per ora, seguito di documenti.
L'altare attuale di linea neoclassica con rifiniture di filetti
dorati non ha spiccate caratteristiche che lo facciano
attribuire alla bottega di Rovetta. E' tuttavia, senz'altro,
fantoniana la semplice medaglia di marmo di Carrara inserita nel
paliotto e raffigurante il miracolo di S. Martino, secondo
l'iconografia altre volte usata per tale scena. (Per esempio
nella Parrocchiale di Vezza d'Oglio - 1745 -, variante di un
mm disegno del Citterini, conservato a Rovetta. La Zanutti
riferisce ('Sovere pag. 62): 'Il prevosto Marziale (parroco dal
1690 - 1737) fece eseguire dai Fantoni nel 1690 la predella e
l'altare della parrocchiale e più tardi nel 1729, i gradini e
la balaustra in marmo nero a fiorami'. Può darsi che l'altare
10. -9-
ISM
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OMR
MIO
1690, probabilmente in legno, se opera dei Fantoni che a
quell'epoca ancora non lavoravano il marmo, sia stato ritenuto
non più adatto all'importanza della comunità soverese e sia
stato deciso di costruirne uno nuovo. Gli archivi di Sovere, che
OHM dagli indici del testo "Sovere" sono indicati come completi per
le notizie dei secoli XVII - XVIII e XIX, potrebbero essere in
grado di rispondere a questi dubbi. Mi riservo sicuramente di
consultarli per dare certezza o smentita a questa e ad altre
ipotesi, che dirò in seguito.
1666 - "PERIZIA PER LA MADONNA DELLA TORRE
L'ultimo documento dell'archivio di Rovetta che cito per Sovere
é una perizia del 1666, in data 6 settembre, intitolata "Perizia
per la Madonna della Torre" e firmata da Leonardo Marinoni si
parla di legname, fogliame per la scalinata e piedistallo a
modioni per L. 274. Gli elementi forniti non consentono di fare
riferimento ad alcuna opera. Opere non documentate a Rovetta.
Rilevo altra documentazione e attribuzioni del citato testo
"Sovere", nel manoscritto della Zanutti.
ALTARE MAGGIORE DELLA CHIESA DI SAN GREGORIO
Condivido senz'altro l'attribuzione ai Fantoni dell'altare
maggiore della Chiesa di S. Gregorio. Si tratta di un
bell'altare marmoreo, con il paliotto ancora secentesco,
suddiviso in tre parti: due nicchie laterali fiancheggiate da
colonne tortili, entro cui stanno le statue di S. Giovanni a
destra e di S. Marco a sinistra, ambedue di fattura poco
accurata, e una parte centrale riccamente intarsiata, filettata
di nero, pure intarsiato. Da un bassorilievo di marmo bianco
raffigurante il pellicano, simbolo del Cristo, sembra innalzarsi
un sacro calice con l'ostia, intarsiato e fiancheggiato da due
cornucopie con spighe di frumento a sinistra e grappoli d'uva a
destra. L'altare termina, sui fianchi, con telamoni di marmo di
Carrara, che sostengono la mensa. L'altare richiama
immediatamente, per la sua impostazione, quello eseguito nei
primi anni del 1700 per la parrocchiale di Foresto Sparso e ne è
una variante per le colonne tortili e la medaglia con
bassorilievo della parte centrale. L'insieme dovrebbe esser
stato eseguito pochi anni dopo l'altare di Foresto.
SEPOLCRO AL SANTUARIO DELLA TORRE
:-Usulta quasi scontata l'attribuzione ai Fantoni del sepolcro
posto nello "scurolo" o cripta aperta del Santuario della Torre.
Questo tipo di composizione è stato più volte realizzato dai
Fantoni, specialmente su commissione delle Confraternite dei
Disciplini, allo scopo di invitare alla meditazione sulla
Passione di Cristo. Il primo gruppo del genere è quello di Zone
(1690), seguono poi Rogno (1694), Rovetta (1699), Clusone (1726
-42), Ardesio (1782). Un tipo di opera questo che non perde,
nell'arco di un secolo, la tipologia dei personaggi e la loro
distribuzione. E questo non certo per fossilizzazione mentale,
per incapacità creativa o di rinnovamento da parte dei Fantoni,
ma perchè la realizzazione analoghe traevano la loro ispirazione
da fonti storiche (Vangelo), dalle sacre rappresentazioni
teatrali popolari medioevali e dai trattati iconologici presenti
nella bottega di ogni artista, come riferimento obbligatorio. Da
ciò deriva che i sepolcri dei Fantoni, piuttosto che quelli del
11. -10-
Mazzoni nella Chiesa del Carmine a Brescia, o del Simoni nel
MIO
Duomo di Breno o quelle di artista ignoto del 1600 della
Cappella della Maddalena di Bienno hanno tra loro identità di
ispirazione e di presenza dei personaggi. Tra le prime
esequzioni fantoniane e le successive c'è, purtroppo un certo
scadimento artistico, in alcune figure si nota la stanchezza
ripetitiva dell'artista che è poco ispirato, che non sa
infondere nei personaggi il dolore tragico e la commozione
sconvolgente sentita con tanta vivenza e manifestata con enfasi
realistica delle prime composizioni. Nel catalogo della mostra
delle opere fantoniane del 1978 non si riferiscono documenti per
il Sepolcro di Sovere e le statue vengono datate al 1711 e il
Cristo su cataletto al 1757. Le due statue sembrano mal
conciliarsi tra loro, perchè è impossibile che il gruppo sia
rimasto tanto lungo privo del personaggio principale. Tanto più
che dai documenti citati appare chiaro che il Cristo del 1757 è
quello posto nella nicchia di un altare della parrocchiale.
Anche qui un esame accurato dell'archivio parrocchiale potrebbe
dare risposte esaurienti. Questo gruppo sembra essere
artisticamente il più scadente, forse anche perchè una recente
ridipintura con vernice lucida, stesa omogeneamente senza
sfumatura e con tonalità decisamente errata, ha deturpato
gravemente le statue. Si vede il color giallo senape, che
dovrebbe corrispondere all'incarnato del Cristo, per comprendere
quanto il realismo sia degenerato e quanto urgente sarebbe un
intervento riparatore.
CONFESSIONALE AL SANTUARIO DELLA TORRE
Nel testo "Sovere" a pag. 122 si parla di un gruppo di angeli
che sostengono la croce e della scena della consegna delle
chiavi a Pietro, scolpita sullo sportello, come di opera di
Giacomo Angelini detto Cristina da Rovetta morto nel 1919. Il
confessionale è sicuramente di recente fattura, ma conserva
sulla cimasa due statuette in basso e degli incensieri di
indubbia paternità fantoniana sono probabilmente quanto rimane
di un intero confessionale fantoniano. Sulla sinistra, scolpito
in basso, è un cadavere, puntuale esecuzione, anche nelle
dimensioni, di un bozzetto conservato a Rovetta. Il bozzetto è
servito anche per i cadaveri, di identica fattura ma di maggiori
proporzioni realizzati per gli altari dei morti di Clusone
(1720) e di Ardesio (1762). (fot.10). La statua richiama molto
da vicino le figure del Trionfo della Croce della cimasa di
un'armadio della prima sagrestia di Alzano Lombardo (1680) e il
111
. 1 crocefisso da camera conservato all'Accademia Carrar di Bergamo
(sala XIV) e riferito agli ultimi anni del '600 o ai primi del
'700. Sulla destra un'altra statuetta, atterrata, guarda come
estasiata o folgorata verso l'alto. Forse questa statua
sosteneva una clessidra, per impersonare il tempo, e ne manca
una terza per completare il Trionfo della Croce (sorretta dagli
angioletti del Cristina) sulla Morte, sul Tempo e sull'Eternità.
O forse, ma non so con quanta attendibilità si possa supporlo,
il cadavere è figura della conseguenza del peccato e l'altra
della rinascita alla Grazia. Le due statuette, superstiti di un
complesso, che doveva essere di notevole valore artistico, sono
di ottima e accurata fattura; soprattutto il cadavere è espresso
con profondo realismo.
12. -11-
ORGANO AL SANTUARIO DELLA TORRE
La splendida cantoria e cassa d'organo, scolpite in legno grezzo
(tiglio o rovere), al Santuario della Torre, costituisce un
grosso punto interrogativo,senza risposta stasera, perchè mi è
mancato il tempo di svolgere le oppurtune ricerche d'archivio e
i rilievi fotografici, per tentare una attribuzione che possa
avere una certa attendibilità. Nel libretto "Il Santuario di
Sovere' del Cappuccino Padre Liberato Maria da Sellere, a pag.
17, si dice che "cantoria e facciata dell'organo" sono opere
fantoniane. L'autore non indica la fonte di questa notizia. La
Zanutti, pur facendo ampie lodi dell'opera, non indica lo
scultore. In una lettera dell'archivio di Rovetta, datata 17
luglio 1683, un certo "Alessandro Armani marangone di Vertova"
scrive al "Signor Fantoni Intaliatore -Rovetta" dicendo che si
trova a Sovere per eseguire una cassa d'organo per la Chiesa
della Madonna della Torre, che ha bisogno di un intagliatore,
che è sempre stato desideroso di "partecipare della sua virtù" e
chiede al Fantoni "Grazioso il Veccchio" di indicargli se è
disposto a recarsi a Sovere per il lavoro e quanto chiede per il
lavoro a giornata con o senza le spese. Il documento, che non ha
per ora seguito, è comunque importante sia perchè indica il
costruttore del complesso in Alessandro Armani (autore tra
l'altro, per indicazione della Zanutti, del coro del Santuario
in collaborazione con l'intagliatore Gian Maria Ongaro di
Gandino " Sovere " pag. 123), sia perchè si dice l'anno di
esecuzione 1683 e da per possibile l'intervento dei Fantoni.
L'Analisi, sommaria per scarsità di mezzi tecnici (scale e
luci), eseguita i giorni scorsi con il dott. Camillo Pezzoli di
Rovetta, halasciato ambedue piacevolmente stupiti per la finezza
di quest'opera. Soprattutto gli angeli musicanti sembrano della
tipologia fantoniana, molto simili a quelli scolpiti da Grazioso
il Vecchio per l'organo di Castione della Presolana, fine del
1683. La decorazione delle cornici, soprattutto il motivo degli
uccellini che becchettano grappoli d'uva, più sommaria a
Castione, risulta a Sovere di eccezionale finezza. Essa
riprende un motivo già caro a Pietro Ramus e presente
nell'ancona lignea della Parrocchiale di Cedegolo, eseguita nel
1675 - 76 durante l'alunnato di Andrea Fantoni presso Pietro
Ramus. Il complesso dell'organo fantoniano o no, è opera
insigne, senz'altro tra le più preziose del patrimonio artistico
Soverese
SEDIA DI SAN MARTINO NELLA PARROCCHIALE
1.111
Azzardo un'altra attribuzione assegnando ai Fantoni la medaglia
dello schienale della sedia a destra del presbiterio della
parrocchiale, scolpita in legno di bosso e raffigurante il
miracolo di S. Martino. In una specchiatura rettangolare,
sormontata da arco a tutto sesto, c'è un cavallo quasi impennato
con in groppa San Martino che guarda al povero ignudo, seduto a
terra in attesa dell'elemosina. Il modo in cui è trattato
l'albero dello sfondo è tutto fantoniano e soprattutto lo è la
figura del povero che ripete un personaggio tante volte eseguito
con funzione diversa in legno o in marmo. Esso richiama, ad
esempio, il San Gioacchino della natività di Maria nel paliotto
dell'Altare del Rosario di Alzano Lombardo (1698) o un devoto
del paliotto con il trasporto dell'Arca santa nell'altar
maggiore di Clusone (1700).
13. -12-
ALTARE NELLA PARROCCHIALE DI PIAZZA
E' quasi sicuramente fantoniano l'altare della parrocchiale di
Piazza, semplice per impostazione ed in pessimo stato di
conservazione. Il paliotto presenta intarsi nella parte centrale
ed ai lati, in nicchie, le statue piuttosto rovinate, di S.
Giovanni e di S. Bernardo.
ALTRE OPERE
La Zanutti indica la presenza in Sovere di altre opere
fantonianez di cui la Signora Annamaria (o Marianna) Fantoni,
coniugata Bilabini (1859 - 1931) era in possesso. Delle opere
non ho saputo ritrovare traccia. Sono due medaglie con S.
Gregorio e il Natale, un Crocefisso di cm. 3 e un altorilievo
con Adamo ed Eva. Sempre per indicazione della Zanutti, dovrebbe
trovarsi presso l'Ospedale una statua di Addolorata, dono della
stessa Signora Bilabini. Di questa non ho identificato la
presenza ed ora di proprietà del Sig. Zanni Antonio di Sovere.
Ho cercato di ritrovare le opere della Zanutti indicate presenti
presso le Suore della Carità. Dovevano esserci un altorilievo
con la sepoltura di Gesù ed un Crocefisso in una nicchia con la
Vergine ai piedi. Di queste opere non rimane notizia. Ci sono
invece tre Crocefissi settecenteschidi buona escuzione, due dei
quali potrebbero essere fantoniani. Se le attribuzioni saranno
verificate, si potrà dire che i rapporti tra i Soveresi ed i
Fantoni si sono protratti per più di un secolo e che qui si
trovano conservate le opere prodotte da quattro generazioni di
artisti della stessa famiglia. Non tutte le opere, come ho
sottolineato, sono eccellenti, però tra esse si trovano alcuni
pezzi di cui la comunità Soverese può essere orgogliosa e deve
sentirsi depositaria consapevole, per quanto queste opere
testimoniano della fede, della civiltà e della storia dei suoi
padri.
DOCUMENTI DELL'ARCHIVIO FANTONI
Sove 1
Al Signor Fantoni Intaliatore - Rovetta.
Magnifico Signor,
ritrovandomi qui in Sovere a fare una cassa di organo et nella
chiesa della Madonna di Torre così chiamata et facendomi bisogno
un intagliatore et perchè son sempre statto desideroso di
partecipare della sua virtù, con l'occasione siene siene porto
l'aviso se si comple il servirmi che ne abia il comodo, li farò
anche le spese se vi comoda, mi favorirete della risposta subito
et quanto mi farete spendere alla giornata per mio governo et in
che forma o con le spese o senza o se aveste da capitare di
questa settimana sintenderessimo melio, ma perchè quelli due
feste et forsi tutta la settimana che viene me ne staro a casa
per altri affari e così vi prego della risposta subito et nella
mensione direte Alessandro Armani marangone di Vertova per
recapito al Signor Giacomo Bonasolo Sovere et qui resto a suo
comodo.
Sovere lì 17 lulio 83 Vostro aff.mo servitore
ALESSANDRO ARMANI
14. -13-
Sove 3
Scrittura del Padre Eremita di Sovere per l'altare della
B.V.M.
Adi 15 marzo 1729 in Sovere
wei Con la presente privata scrittura valitura di pubblico
instromento, come se fatta fosse per mano di pubblico nodaro, si
dichiara come il padre Vincenzo Calabria Eremita nella Chiesa
della B.V. di Torre a accordato et accorda con li Signori Andrea
e F.11i Fantoni di Rovetta per la fornitura di Gradini et
Custodia con fianchi del Altare della Sud.ta Chiesa giusto il
dissegno sottoscritto da Signor Fantoni Sud.ti dovendo essere il
tutto di marmo per il pretis et conchiuso mercato tra le parti
sud.te di fare due mula et cento L. 2100 a corpo della qual
fatte il sud. Eremita ha stornato al Signor Andrea suddetto lire
cento cinquanta. Ma dovendo esser terminata detta fatta nel
termine d'ani uno senza opposizione ne contraddizione alcuna de
Medemi Sig. Fantoni a sue proprie spese e il suplimento delli
scudi trecento accordati s'obliga il Padre Eremita sud.
contribuire a detti Sig. Fantoni di quando in quando tutta la
magior Suma che puotrà a misura di elemosine che d'ano in ano
andarà trovando lavendo per disgratia a dito Eremita di non
puoter suplire a detto pagamento causa morti, s'obbligano il D.
Franc.co Bottaini, Sig. Bort. o Laffranchi et Mo Gio: Zoppetti
Reg.ti di sodisfare a med.mi l'intero saldo di qto andasse
debitore il Sud.to Eremita per detta fatto.
Tanto promettono anche le parti et in fede
Io Andrea Fantoni affermo come sopra a nome anco de F.11i
Io Vincenzo Calabria Eremita della B.V. di Torre affermo come
mem sopra
F.sco Bottaino Reg. e affermo et un'obligo come sopra
Io Gio Zopetto affermo come sopra - Regente
Io Carlo Canino qui presente per testimonio
Io Prospero di Gio F.sco Ventura qui presente testimonio.
Sove 6
Scrittura delli Angioli del Pre.Eremita di Sovere
Adi 1 novembre 1732 - Rovetta
Resta accordata alla mia presenza la fabbrica osia scultura di
due Angioli di Marmo di Carrara alto Brazza uno e mezzo, tra li
signori F.11i Fantoni intagliatori e il P.e Romito da Sovere.
Questi saranno da questi signori fratelli giusta la loro idee,
perfezionati, et abbelliti e terranno un giglio nelle mani.
Circa poi il prezzo delli medemi resta il tutto rimesso al mo
medemo et Mo Gio figlio di Gio Marinoni ed il med.mo et figlio
im. di Carlo Canini ed il Sig. Andrea Fantoni di tanto s'obbligano
li medemi alla fabrica ed l'istessoal pagamento giusto del
prezzo che sarà da cotesti signori stabilito, ed io ne scrivo la
presente memoria per cautione d'entrambi le parti. Io Vincenzo
Calabria eremita sudeto afermo come sopra.
Io Andrea Fantoni a nome anco de fratelli accetto qto sopra
Pr. Carlo Bellini da Fino.
Segue per la spiegatione.
Nella presente scrittura d'accordio tra noi Fantoni et il Pre
Romito della Madonna di Sovere si legge il pagamento da esser
fatto con prontezza. Hora io Andrea Fantoni a nome anco de miei
Fratti cosi pregato da de Pre Romitto mi contento ricevere tutto
15. -14-
quel dinaro, che, terminata l'opera esso Pre Romito faccia il
pagamento di tutto quel dinaro possibile e per il resto al
suplimento del prezzo dell'opera lo abilito di tempo per mesi
cinque in circa.
Io Andrea Fantoni.
Sove 7
Li Angioli del Pre Romito di Sovere habiano dentro marmo per L.
130 l'uno che si vale scudi 70 l'uno.
Sove 10
Sovere 30 settembre 1753
Con la presente scrittura come pubblico Istrumento si dichiara
di come il Reverend.mo Sig. D. Bernardino Foresti Prevosto
Merit. di Sovere.
1
.• Ill.mo Sig. D. Fran.sco Bottaini ambo deputato della Fabrica
della Prepositurale anno accordato ed accordano il Sig. Grazioso
Fantoni Scultore a fare e construire una medalia di B uno
rappresentante la disputa del Fanciullo Gesù con li Dottori, con
wo. figure parte intiere, parte in mezzo rilievo et parte a basso
rilievo, ma tutte spizzate un crocifisso moribondo della
larghezza di un Brazo con la sua croce lavorata nella estremità
con un Angelo di grandezza proporzionata per sostenerlo, una
colomba con nuvola e raggio, per prezzo tra le parti accordato
in zecchini undici e mezzo; et per validità della presente sara
delle predette parti affermata.
Bernardino Foresti affermo come sopra
F.sco Bottaini affermo come sopra
Sove 12
Scrittura del parapetto di legno di Sovere
Adi 8 giugno 1756
wie
Con la presente resta accordato dalli Signori Reggenti della B.
Opera di S.Gregorio di di logo che sono li Signori Gio Battista
Canini e Carlo Bartolomeo pure Canini, il parapetto di legno
conforme il disegno da lori sottoscritto con obligo colorirlo et
adorarlo spezialmente dove si vede anche del disegno et questo
acordato con me sotoscritto con obbligo di loro di darmi lire
11M duocento vinti dico L. 220 e con obligo di me di compirlo per la
prima domenica di ottobre del sud. anno quali cose saranno
d'ambi le parti sottoscritte.
Gio Batta Canini affermo quanto di sopra
Carlo Canini affermo quanto di sopra
Bartolomeo Canini regente.
Sove 13
Scrittura del parapetto di Sovere C. 22 marzo 1757
Serve la presente scrittura per memoria del contratto seguito
tra il R.mo Sig. Dn Bernardino Foresti Prevosto di Sovere e li
Sig. Fantoni di Rovetta della fattura di un parapetto di marmo,
conforme il presente dissegno da ambi li parti sottoscritto con
li seguenti capitoli.
Primo che li marmi siano arbitrati a scelta del MO Tomaso
Tognoli di Clusone.
2 che il crocefisso sia di legno incarnato, abbellito ed adorato
conforme il disegno del suo cataletto così pure l'ornamento
16. -15-
intorno al telaio del vacuo del parapetto parimenti indorato.
ISM
3 Che detto parapetto della esser posto in opera per la festa di
S. Andrea dell'anno presente.
4 Che il suddetto R.mo Sig. Prevosto sia tenuto a mandare a
Rovetta a prendere l'opera sudetta al tempo che sarà compita e
che sia obbligato a mantenere in opera il sudetto parapetto.
5 Il prezzo dell'opera sudetta resta rimesso al RO Vig.
Francesco Canini all'Ill.mo Sig. Giacomo Marinoni, Deputati
ma•
della fabbrica della Chiesa di Sovere ed a Mo Tommaso Tognoli di
Clusone
6 Il R.mo Sig. Prevosto sia obbligato a pagare L. 150 alla Fiera
di Brescia dell'anno presente, altre L. 150 subito che sarà
posto in opera ed il restante che sarà giudicato in due rate
metà per volta nell'anno seguente 1758.
E per la confermazione della presente ambi le parti di proprio
pugno si soscrivono.
Bernardino Foresti Prevosto di Sovere e deputato alla fabbrica
affermo come sopra anco a nome del nob. V. Giacomo Marinoni.
Io Graszioso Fantoni affermo come sopra.
Sove 14
La mensa e le basse di marmo di Carrara e rimesse d'Ardese
investite. Le cartelle di giallo di Verona e rimessi d'Ardese
come pure i pilastrini. Come anche il contorno del deposito di
marmo di Carrara e rimessi d'Ardese con l'intaglio di Teglio
colorato. La bradella d'occhialino con qualche lista di macchie
suppedaneo.
Sove 15
L'Altare di Sovere
Adi 8 settembre 1764 Sovere
Con la presente scrittura che deve valere come se fosse pubblico
RER
instromento si dichiara siccome i Sig. Gio. Batt. Canini, F.sco
Rossi e Gio: Impegno? Regenti attuali della scala del Venerabile
di Sovere volendo fabbricare un altare di marmo per uso della
predetta scala da erigersi nella chiesa prepositurale di Sovere
l'hanno accordato con i Signori Grazioso e F.sco Donato Fantoni
di Rovetta con i capitoli seguenti che s'obbligano le parti di
osservare indebitamente.
1 Che il detto altare sino al bassamento delle colonne sii
lavorato in questa maniera che il massiccio cioè ossature...
effig tutte le cornici siano di marmo di Carrara e gli specchi parte
d'Africano e parte di diaspro di Sicilia. La medaglia in mezzo
al parapetto rappresentante la sagra cena con la cornice attorno
di Porto Venere. La bradella di marmo d'Ardese et il suppedaneo
simile a quello dell'altare maggiore d'Endine. E la portina del
tabernacolo indorato.
2 Che resti a carica della V. Scala la condotta dei marmi da
ZER Rovetta sin a Sovere come anche il pagare il muratore ed il
manovale per metterlo in opera, oltre tutto il materiale.
3 Che la Scala s'obbliga di pagare alli surriferiti sig. Fantoni
per la sopradetta opera scudi quatrocento sia pronta moneta
cor.te di Bergamo di lire sette l'uno, obbligando di pagarli
entro il cor.te mese di settembre scudi duecento ed il restante
alla fine dell'opera.
4 Che li sopradetti Sig. Fantoni s'obbligano di metter in opera
l'altare per la domenica prima d'ottobre dell'anno venturo 1765.
17. -16-
Et il disegno contrasegnato con la linea larga sarà sottoscritto
dalli Sig. Regenti in attestato della loro approvazione. E per
validità della presente scrittura sarà sottoscritta d'ambo le
parti.
1~ Gio Batta Canini Reg.te affermo come la presente scrittura.
Io Fran.co Rossi Reg.te affermo quanto sopra.
Io Grazioso Fantoni affermo q.to di sopra.
Io F.sco Donato Fantoni affermo come sopra.
Bernardino Foresti Prevosto di Sovere qui presente per testimone
et ho fatto la scrittura d'... delle parti.
LIBRO FANTONI - 10
Foglio 34
Adi 22 ottobre 1710
La Madonna di Sovere overo il Romito mi deve dare un aconto
Loggi fatto per li tre statue nella Cappella del Crocefisso di
Cristo di ... della Chiesa della Madonna dacordo in tutti tre
in L. 400
Come si vede per scrittura fatta dal Sig. Gio Bernardino di
Sovere.
LIBRO FANTONI 10
Foglio 35
2' ottobre 1710
Il Romito della Madonna di Sovere deve havere dattomi due carri
di vino di some sei di pesi 6 e mezzo
soma intutto fa L. 134:11
Adi 16 novembre ricevo un carro di vino di some tre presise a
ragion come sopra fa L. 66:19
5 dicembre p. vino come una, P. 5 C 2 a L. 21
la soma fa
Dattomi un vezzolo daconto
D. Castagni
Rope
un ferro da pesar
un padelino di rame pesa C 9
21 Maggio 1711 ricevo da Romito some due e pesi cinque di vino a
ragion de L. 14 alla soma ascende L.
MI/ Dattomi anche il vasello d'acordio in L.
Datomi tela grossa bianca brazza 13
Fatto conto et si siamo egualizati.
dacordo in L. 21 alla
L.
L.
L.
L.
L.
28:16
14
5
1 :8
2
18. -17-
BIBLIOGRAFIA
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