Rappresentazione del giardino e del paesaggio Archivio di Stato di Bergamo Savoja 2007
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ARCHIVI
Sistema Archivistico Nazionale
ARCHIVIO DI STATO DI BERGAMO
Per una rappresentazione del giardino e del paesaggio nelle
carte dell'Archivio di Stato
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BIBLIOTECA Archivio dì Stato dì Bergamo
PATRIMONIO
ATTIVITA' 16 febbraio 2007
MATERIALI PER LA RICERCA
NOTIZIARIO Un percorso di ricerca tra le carte d'archivio
Premessa
Ministero per i:Beni
Curtutaae Aptchientali
ARCHIVIO DI STATO DI BERGAMO
(Maurizio Savoja, Archivio di Stato di Bergamo)
Una ricerca sui giardini nelle fonti archivistiche, come qualsiasi ricerca
d'archivio, presenta delle proprie specifiche particolarità e richiede una serie di
accorgimenti. In questa occasione si affronteranno, sommariamente, alcuni di
questi aspetti metodologici, delineando nel contempo un concreto percorso di
ricerca, un percorso tra i più tipici e potenzialmente fecondi per un'indagine che
spazi in un ambito cronologico dal XVIII secolo in poi e che riguardi un
qualsiasi elemento del territorio: la ricerca catastale.
In questo modo si cercherà, anche. di presentare per sommi capi quella
grande fonte storica costituita dalle registrazioni catastali: una fonte che oggi,
come sentiremo in un altro intervento stasera, può essere sfruttata con
modalità innovative indagini grazie alla sistematica acquisizione in un sistema
informatico dei dati relativi ad ogni particella per il catasto di metà Ottocento e
quello di inizio Novecento.
La prima domanda da porsi, per avviare una ricerca d'archivio, è: "quali sono i
soggetti, persone oppure organizzazioni, pubblici o privati, che si sono occupati
dell'argomento che mi interessa, nell'epoca che sto studiando? Questi soggetti
hanno lasciato dietro di sé un archivio, dei documenti? E in caso affermativo,
dove è ora conservata questa documentazione?".
Sono queste le domande fondamentali da porsi; in archivio infatti bisogna
"cercare non le materie, ma le istituzioni", come affermò Bonaini, noto
archivista dell'800 cui si fa risalire il "metodo storico", per sottolineare proprio
questa peculiarità dell'atteggiamento mentale che il ricercatore d'archivio deve
avere e del metodo che è opportuno che segua. Le successive questioni da
affrontare sono immediatamente conseguenti a questo approccio: in che modo
è organizzato, l'archivio nel quale si deve condurre la ricerca? Qual è la logica
dell'ordine in cui sono disposti i documenti che contengono le informazioni che
possono essere utili? E quest'ordine, è quello che ha dato ai documenti chi li
ha prodotti? O è stato rimaneggiato? E quando, da chi, perché?
Le prime domande sono indirizzate, evidentemente, ad individuare dove
svolgere la propria rìcerca, con qualche buona speranza di reperire
informazioni significative; poi, occorre individuare il come la ricerca potrà
essere effettuata, attraverso quali percorsi, esaminando quali serie
documentarie e quali documenti.
Un ulteriore insieme di questioni, comune a qualsiasi tipo di fonti, è legato alla
necessità di comprendere quale sia l'angolo di visuale dal quale la fonte
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d'informazione cui ci si accosta ha "guardato" la realtà che vi è rappresentata:
attraverso quali lenti deformanti, per raggiungere quale obiettivo. Ancor di più
ciò è importante per le fonti d'archivio, la cui stessa esistenza e conservazione
ha origine dall'utilità che potevano avere per un soggetto per la propria attività:
indissolubilmente legate e dipendenti quindi, appunto, da tali finalità pratiche.
Proprio per questo motivo, forse — perché esplicitamente "di parte" - , in
qualche modo più rivelatrici e sincere di altre fonti che potrebbero sembrare più
obiettive e imparziali.
Nelle ricerche sulle caratteristiche del territorio nel passato, dalla storia del
paesaggio o dell'agricoltura a indagini puntuali su specifici luoghi o edifici, una
delle più importanti fonti di informazione sono i catasti. Nella Bergamasca i
lavori per un catasto moderno sono avviati in epoca napoleonica, come negli
altri territori del regno d'Italia napoleonico Che non disponevano già di un
catasto geometrico quale quello realizzato nel '700 nello Stato di Milano.
Proprio il catasto Teresíano venne preso a modello; le operazioni, in questa
prima fase di epoca napoleonica, si poterono concretare, però — per la breve
durata di quella stagione politica - solo nel primo stadio, la realizzazione delle
mappe, con la rilevazione in scala 1:2000 del territorio e la redazione dei
cosiddetti sommarioni , elenchi dì tutte le particelle individuate. Ognuna di
queste era identificata, in mappa e nel sommarione, con un numero
progressivo nell'ambito di ogni comune, con indicata per ciascuna qualità di
coltura, superficie (in pertìche metriche di 1000 metri quadri ciascuna) e
possessore. Le operazioni vennero interrotte con la Restaurazione, per
riprendere solo successivamente, sotto la direzione di un apposito ufficio
istituito a Milano, con competenza su tutto il regno Lombardo-Veneto, nel
1818: la Giunta del censimento (dove per censimento si intendeva, appunto, il
catasto). Le operazioni catastali vere e proprie ripresero però, effettivamente,
solo molti anni dopo, negli anni '30, anzitutto con un aggiornamento delle
mappe — ricavate da quelle napoleoniche — e successivamente con le
operazioni di stima. La stima consistette nell'individuazione per ogni comune
delle diverse qualità di coltura e per ognuna di queste l'individuazione di
eventuali classi di maggiore o minore redditività, con l'assegnazione dì un
valore di stima — in sostanza di un reddito presunto — per ogni unità di
superficie di ogni classe ed infine con l'assegnazione di ogni particella ad una
delle classi individuate. In tal modo il calcolo del valore di stima da assegnare
ad ogni particella diventava un semplice calcolo aritmetico.
Il processo comportò una serie di complesse operazioni, con l'impegno di
numerosi tecnici per diversi annì, con il coinvolgimento anche dei
rappresentanti delle comunità coinvolte, oltre alla raccolta ed elaborazione di
reclami, all'esecuzione di rettifiche, verifiche, correzioni: ovviamente tutte
queste operazioni comportarono la redazione di numerosi documenti per ogni
fase del processo. Infine, in provincia di Bergamo il catasto venne attivato nel
1853, con la pubblicazione conclusiva dei documenti fondamentali di quello
che è noto come Catasto Lombardo — Veneto: mappa in fogli componibili,
catasto con l'indicazione dei numeri di particella e per ognuno di questi di
superficie, qualità, valore di stima e proprietario all'impianto (individuato
quest'ultimo con una sigla formata dalla lettera iniziale del nome e da un
numero progressivo), rubrica con lo scioglimento delle sigle dei proprietari. I
libri delle partite vennero destinati alla registrazione di tutti i successivi
passaggi di proprietki
Nel corso delle operazioni preparatorie, molti altri tipi di documenti vennero
elaborati e conservati in archivio, portatori ognuno dì informazioni specifiche e
concatenato agli altri da una rete di relaziohi funzionali allo scopo: mettere a
punto un sistema efficiente di censimento e valutazione della ricchezza
immobiliare da porre alla base dell'imposizione fiscale.
L'evolversi della società e dell'economia, ed il mutare delle condizioni del
territorio, con sullo sfondo gli importanti rivolgimenti politici — primo tra tutti
l'unità d'Italia, con le conseguenti pressanti esigenze di riorganizzazione dì un
uniforme sistema catastale esteso a tutto il paese — portarono nei decenni
seguenti all'organizzazione di ulteriori rilevazioni: innanzitutto, a partire dal
1875, il catasto urbano, con una specifica rilevazione dei fabbricati ormai
assurti ad una tale rilevanza, come fonti di reddito e quindi di imposizione, da
imporre registrazioni di dettaglio. Successivamente, la legge nazionale italiana
del 1886 sul Nuovo catasto terreni portò ad una nuova rilevazione generale,
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con l'attivazione in provincia di Bergamo nel 1902 di un nuovo catasto, con
nuove mappe, nuove misurazioni, nuove classificazioni, nuovi registri. Nel XX
secolo, poi, il Nuovo catasto edilizio urbano, avviato dal 1939, e le operazioni
di aggiornamento del catasto terreni hanno costituito la premessa al grande
rinnovamento degli ultimi anni, con l'introduzione delle tecnologie digitali.
Le molteplici tipologie di documenti prodotti per tutte queste operazioni sono
stati a suo tempo organizzati in diverse serie, alcune delle quali duplicate tra i
diversi uffici, e conservati, nel corso del tempo passato dalla loro formazione
ad oggi, a cura dei diversi uffici che sì sono occupati, da un lato, del catasto in
quanto tale, per tenerlo aggiornato e sempre efficiente; dall'altro, del catasto
come strumento di calcolo ed esazione dell'imposta. Di recente, prima delle
ultime riforme dell'amministrazione finanziaria, due erano i "poli" dell'utilizzo e
della conservazione degli atti catastali: da una parte gli Uffici delle imposte
dírette, dislocati sul territorio; dall'altra gli Uffici tecnici erariali, con giurisdizione
provinciale e incaricati della gestione delle registrazioni catastali.
Da queste due tipologie di uffici, una volta conclusa la "vita attiva" di questa
documentazione, gli atti (organizzati in serie parallele per alcune tipologie di
atti, ma aggiornate autonomamente dai diversi uffici e quindi in parte difformi)
sono stati versati negli Archivi di Stato competenti per territorio: salvo,
naturalmente, le perdite e le dispersioni inevitabilmente connaturate alla storia
degli archivi. A queste serie documentarie, pervenute in diverse condizioni di
ordinamento e conservazione, vanno aggiunte quelle che compongono il
grande archivio catastale degli uffici milanesi sette ed ottocenteschi, quelli che
si erano occupati del coordinamento delle operazioni del catasto Teresiano
prima, poi delle operazioni napoleoniche, quindi del catasto Lombardo-Veneto,
e che dopo l'unità ancora si occuparono del catasto fabbricati e delle attività
connesse al nuovo catasto terreni. Questa documentazione, dopo complesse
vicende passò da ufficio ad ufficio fino ad essere versata all'Archivio di Stato di
Milano.
La ricerca territoriale che intenda utilizzare le fonti catastali per territori
compresi nella provincia dì Bergamo, dunque, deve rivolgersi all'Archivio di
Stato di Bergamo ed a quello di Milano; troverà nel primo gli atti — pervenuti in
varie epoche dagli Uffici delle imposte e dall'UTE — relativi al catasto in
conservazione, la documentazione cioè riferita al catasto in funzione;
all'Archivio dì Stato di Milano, invece, si potranno reperire le documentazioni
preparatorie, tutti quegli atti cioè sulla cui base gli uffici catastali elaborarono
quelle mappe e quei registri che costituirono il fondamento del catasto una
volta attivato.
La prima operazione catastale disponibile, effettivamente entrata in opera, è
come si è accennato il catasto Lombardo-Veneto, attivato nel 1853. Le
operazioni però erano state avviate, come abbiamo visto, già in periodo
napoleonico: per quest'epoca abbiamo le prime rilevazioni cartografiche ed i
relativi registri; sono conservati poi anche le documentazioni delle altre
successive operazioni preparatorie. E' molto interessante, naturalmente, far
partire la ricerca dal periodo napoleonico, risalendo indietro di quattro decenni
nel tempo rispetto al catasto entrato ufficialmente in vigore. Come si è visto
dalla sommaria ricostruzione della storia degli uffici e dei loro archivi, questa
documentazione preparatoria è oggi conservata presso l'Archivio di Stato di
Milano. Qualche documento delle operazioni napoleoniche e delle rilevazioni
nei decenni successivi, in realtà, è conservato anche presso.l'Archivio di Stato
dì Bergamo, probabilmente perché si ritenne a suo tempo, quando la
documentazione venne ripartita tra i diversi ambiti provinciali, che tali atti
potessero avere un'utilità anche per gli uffici periferici. La documentazione
catastale napoleonica presso l'Archivio di Stato di Bergamo è però molto
lacunosa: ad esempio è presente una copia del sommarione riferito alla mappa
napoleonica, ma non la mappa stessa.
L'esempio dì percorso dì ricerca che si presenta naviga tra la documentazione
conservata nei due archivi, in particolare quello di Bergamo, utilizzandone gli
atti principali utili per una ricostruzione storica puntuale delle vicende di una
singola, specifica particella. Molto più vasto è il panorama completo della
documentazione disponibile, e molteplici ì percorsi di ricerca che possono
utilizzarla: ma non è questa la sede per questi approfondimenti..
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Le principali informazioni di cui la documentazione catastale è portatrice sono,
come si è accennato, la qualità di coltura, la superficie, il valore di stima ed il
possessore di ogni particella: informazioni che vengono fornite all'epoca
dell'impianto e che vengono poi tenute accuratamente aggiornate da quel
momento in poi. Il livello di dettaglio è quindi molto grande, a grande scala, ed
è accompagnato dalla rappresentazione cartografica del territorio al momento
dell'impianto, aggiornata anch'essa in tempi successivi in caso di variazioni
significative.
Tali informazioni vanno però soppesate e valutate sulla base della natura
specifica della documentazione esaminata, degli scopi con cui è stata redatta e
del momento nel quale lo è stata. Occorre quindi ad esempio cercare di andare
oltre le definizioni delle qualità di coltura, e valutare con attenzione e cura
filologica le distinzioni tra l'una e l'altra — nel nostro caso, ad esempio, tra orto
e giardino. Ciò è tanto più vero se la nostra indagine si estende da una
operazione catastale all'altra, dai rilievi di epoca napoleonica a quelli di metà
ottocento a quelli dì fine secolo. Un confronto tra le particelle al centro del
percorso di ricerca che si presenta, ad esempio, fa rilevare come terreni
qualificati come "orti" in periodo napoleonico vengano rappresentati, in mappa,
con dei segni grafici che rìmandano a quelli impíegatì per i giardini, e siano poi
qualificati nel catasto Lombardo-Veneto, quarant'anni più tardi, come giardini.
Variazione nel tempo della natura della particella, trasformata da orto a
giardino, oppure variazione nei criteri di valutazione degli operatori catastali?
Queste necessarie cautele vanno a sommarsi all'altra importante avvertenza
interpretativa, legata alle finalità fiscali complessive dell'operazione, con tutte le
conseguenti possibili peculiarità dì significato che può assumere in quel
contesto la terminologia impiegata per distinguere l'una dall'altra tipologia
colturale o di edificazione. Le rilevazioni catastali, insomma, non sono
descrizioni elaborate da un osservatore neutrale, ma registrazioni operate da
funzionari statali finalizzate ad una valutazione a scopo fiscale: uno sguardo di
un osservatore particolare, quindi, ìn qualche modo forse deformante: ma allo
stesso tempo una rilevazione che doveva per soddisfare ai guoi scopi essere
omogenea in tutto il territorio, e che quindi può fornirci dati legittimamente
confrontabili tra un luogo e l'altro ed elaborabilí nella loro seríalità.
Nel percorso che sì presenterà si cercherà di seguire la storia dì una particella
catastale dal periodo napoleonico fino alla seconda metà dell'800, attraverso le
sue eventuali mutazioni (come ad es. può essere un'edificazione, o un
frazionamento) ed attraverso i successivi passaggi di proprietà. La ricerca
catastale fornisce molte informazioni di per sé stessa, come sì evidenzia nel
percorso guidato, ma è anche preziosa come punto d'avvio di approfondimenti
che possono condurre ad esplorare altre fonti documentarie, contenute in altri
archivi di diversa origine, possibili portatori di ulteriori, più approfondite
informazioni, raccolte per di più con altri scopi e quindi da un differente "punto
di vista".
Dalle registrazioni catastali, ricavando appunto le notizie sui possessori che si
sono succeduti nel tempo e sugli specifici passaggi di proprietà, si possono
ottenere dei punti di partenza per nuove ricerche. L'annotazione di un
passaggio di proprietà può portare informazioni preziose: in questi casi — oltre,
come si vedrà, alla possibile presenza di dettagli preziosì tra.le stesse carte
catastali relative alla voltura — è in genere annotata la causale del passaggio,
con spesso il riferimento ad un atto notarile.
La conservazione degli atti notarili è assicurata da secoli da precise norme,
che tutelano la loro importanza centrale per la vita della società: sarà quindi in
molti casi possibile, presso l'Archivio di Stato competente (dove sono versati,
da parte degli Archivi notarili, gli attì dei notai cessati da oltre cento anni),
rintracciare il documento relativo al passaggio di proprietà rintracciato negli atti
catastali. In tale atto notarile, spesso, sono presenti ulteriori descrizioni di
dettaglio, a volte anche molto approfondite, dei beni di cui si vuole ricostruire la
storia, con notizie che la documentazione catastale — per il suo punto di vista
limitato ai suoi scopi — non registra.
Il nome di un possessore, poi, potrebbe — anche se non nell'esempio che si
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presenta — aprire la strada verso l'archivio di tale soggetto: se persona fisica,
un privato, potrebbe esserne ancora reperibile l'archivio familiare, conservato
privatamente o presso l'archivio o la biblioteca di un ente (ad es. un comune) o
un archivio di Stato; se ente - privato, pubblico o ecclesiastico — si può forse
individuarne in qualche archivio la documentazione, eventualmente dopo
un'attenta ricostruzione della storia, talvolta tormentata, di questa
conservazione. In questo caso potremmo avere anche la fortuna di leggere
descrizioni dello stesso bene, terreno od edificio, da punti di vista diversi da
quello catastale o da quello, pur sempre ufficiale, di un atto di compravendita o
di divisione: come potrebbe essere una descrizione inserita in una lettera
personale.
http://www.archivi.beniculturali.it/ASBG/giardinisavoja.htm 08/10/2007