3. I due grandi affreschi di Antonio
Guadagnini nella chiesa parrocchiale
di Sovere sono situati sulle pareti late-
rali del transetto, al di sopra delle due
porte laterali di accesso. Essi sono di
grandi dimensioni (m. 5 x m. 4) e raf-
figurano, quello di destra l'Adultera
e quello di sinistra la Samaritana.
Sono racchiusi e messi in rilievo da
due belle cornici di stucco dorato, da-
gli angoli curvilinei, con ampi motivi
decorativi di sapore liberty in alto e
in basso e due motivi sempre curvili-
nei soprastanti anche alla cornice, ai
lati.
Queste decorazioni furono eseguite
da un giovane, un certo Tobia Cremo-
nini di Milano nel 1885. (Giacinta Za-
nutti - Sovere, pag. 46 del ciclostilato
Cattaneo).
Dopo il rifacimento della chiesa nel-
la parte anteriore, eseguito dal 1880 al
1883, il Guadagnini dipinse i due gran-
diosi affreschi nel maggio-giugno 1886,
su commissione della nobile signora
Caterina Silvestri, (zia dell'ing. Giovan-
ni Silvestri) e dell'ing. Giovanni Ven-
turi, morto nel 1896, padre della mae-
stra Anna Venturi tuttora vivente, il
quale era progettista ferroviario e
costruì ferrovie in Italia e in Turchia.
Si arricchì poi anche commerciando
nel Giappone.
Essi proposero all'artista camuno i
soggetti e se ne sobbarcano anche la
spesa, ammontante a L. 2.000 cifra
considerevole per quell'epoca.
Nel manoscritto di Esechia Bilabini,
che si trova presso l'archivio della par-
rocchiale di Sovere (il Bilabini era «or-
ganista del paese e pianista distinto,
come pure diligente conservatore di
memorie della fabbriceria» come dice
3
suor Giacinta Zanutti nell'opera citata
a pag. 68. Aveva sposato una signorina
di Rovetta e morì a Sovere nel 1925)
si legge a pag. 48: «In seguito, e preci-
samente nei mesi di maggio e giugno
1886 vennero pure definiti i due grandi
medaglioni posti nelle navate laterali
(pareti del transetto) di fianco alla
tazza (la cupola), opera del rinomato
pittore signor Guadagnini di Bergamo;
(il Guadagnini era invece di Esine ed
aveva lo studio a Bergamo) il quale è
annoverato oggigiorno fra i più esperti
artisti bergamaschi (altro errore del
relatore, perchè Esine era già paese
bresciano, poichè la Valcamonica fu
annessa -alla- provincia di Brescia nel
1861, anno della proclamazione del Re-
gno d'Italia).
Io però non sono da tanto di poter
giudicare sul pregio di quest'opera
e quindi la presento da osservare a
bell'agio di tutti.
Il prezzo stato pattuito per questi
due affreschi, se non erro è di L. 2.000
(diconsi duemila), la quale somma ven-
ne interamente pagata da due sponta-
nei offerenti cioè dal Sig. Venturi ing.
Giovanni e dalla signora Caterina Sil-
vestri ambedue di Sovere, i quali die-
dero anche il soggetto degli affreschi
medesimi, concordi però colla supe-
riore autorità ecclesiastica».
Il Guadagnini, nato a Esine il 1° gen-
naio 1817 e morto ad Arzago d'Adda
il 7 giugno 1900, studiò all'Accademia
Carrara di Bergamo ed ebbe maestri
prima Giuseppe Diotti e poi lo Scuri.
Iniziò poi una febbrile attività di pit-
tore di chiese nel bresciano e nel ber-
gamasco.
Quando eseguì i grandi medaglioni
della nostra chiesa aveva già 69 anni
4. Parrocchiale di Sovere: La Samaritana al pozzo.
ed era quindi nella pienezza della sua
maturità umana ed artistica.
Esaminiamo ora brevemente l'affre-
sco della Samaritana. Che la scena rap-
presentata sia invenzione originale as-
soluta del Guadagnini, senza alcuna
ascendenza classica, è da mettere forse
in dubbio. A Firenze, nella chiesa di
S. Maria Novella esiste infatti una
tavola di Alessandro Allori (1536-1607)
che presenta diverse analogie con l'af-
fresco di Sovere, analogie che non
mi sembrano proprio casuali (vedi fo-
to).
C'è analogia nella posizione delle due
figure principali (Cristo seduto e la
Samaritana in piedi), nell'albero che si
dirama al di sopra della figura del Cri-
sto, nella valle che si stende dietro il
gruppo degli apostoli, nelle mura mer-
late della città di Sichem, poste en-
trambe a destra della Samaritana. Le
differenze sono queste: Il Guadagnini
ha eliminato il putto seduto alla base
4
della vera da pozzo, ha posto il gruppo
degli apostoli a destra della scena, ha
creato una vallata romantica più am-
pia e luminosa e infine la scena è oriz-
zontale invece che verticale.
Le versioni del tema della Samarita-
na nella pittura italiana e straniera
sono moltissime. Mi limito ad addurre
un esempio, cioè la bella tavola di An-
nibale Carracci che si trova alla Pina-
coteca di Brera a Milano. Qui la scena
è alquanto diversa dalle due preceden-
ti. La Samaritana è a destra del Cristo
e ha dietro a sè gli apostoli meravi-
gliati per il colloquio inusitato. I colori
sono armonizzati magnificamente e
nei personaggi, colti tutti in movi-
mento, c'è espressione e una naturale
perfezione formale, al contrario della
scena del Guadagnini che è piuttosto
statica.
Il Guadagnini illustra magistralmen-
te il noto fatto evangelico del collo-
quio che Cristo ebbe con una donna
5. di piacere quando dalla Giudea si recò
nella Galilea, passando per Sichem,
città della Samarìa, posta sulla strada
che da Gerusalemme portava a Naza-
reth.
Narra S. Giovanni nel capitolo 4° del
suo Vangelo:
«Giunse pertanto a una città della
Samarìa chiamata Sichem e quivi era
il pozzo di Giacobbe. Onde Gesù, stan-
co del viaggio, si pose così a sedere
sul pozzo. Ed era circa l'ora sesta
(mezzogiorno). Viene una donna sa-
maritana ad attingere acqua. Gesù le
dice: Dammi da bere (imperocchè i
suoi discepoli erano andati in città
per comperare da mangiare).
Gli rispose adunque la donna Sa-
maritana: "Come mai tu essendo Giu-
deo, chiedi da bere a me che sono
Samaritana? (Bisogna sapere che i Sa-
maritani avendo aggiunto parecchie
pratiche idolatriche al culto di Dio,
venivano riguardati dai Giudei come
pagani». I Giudei, nella riedificazione
del tempio dopo l'esilio, rifiutarono
ogni aiuto dai Samaritani. Era perciò
nato un odio irreconciliabile fra gli
uni e gli altri).
Rispose Gesù e le disse: "Se tu co-
noscessi il dono di Dio e chi è colui
che ti dice dammi da bere, tu ne avre-
sti forse chiesto a lui ed egli ti avrebbe
forse dato acqua viva". Gli disse la
donna: "Signore, tu non hai con che
attingere e il pozzo è profondo; in che
modo hai tu adunque dell'acqua vi-
va?" Rispose Gesù e disse: 'Tutti quelli
che bevono di quest'acqua torneranno
ad aver sete, chi invece beve di quel-
l'acqua che gli darò io non avrà sete
in eterno, ma l'acqua che io gli darò
diventerà in esso fontana zampillante
fino alla vita eterna"».
5
Il Guadagnini illustra appunto que-
sto episodio e pone i personaggi su un
colle, avente come sfondo un'ampia
vallata che termina con imponenti
montagne dissolte in un languido color
grigio violetto. Le tinte arancione so-
pra di esse, indicano forse l'ora del
tramonto, mentre invece l'episodio
evangelico si svolse nell'ora sesta, cioè
da mezzogiorno alle tre, l'ora in cui
il sole dardeggia e infiamma, l'ora del-
la languidezza e della stanchezza, nella
quale volentieri gli uomini e gli armen-
ti placidamente riposano in vicinanza
delle acque.
Il Cristo stanco e assetato è assiso
sopra un basso pozzo di pietre, che ha
alla base un massiccio anello di blocchi
di pietra arrotondati. E' il pozzo detto
di Giacobbe, poichè la tradizione ebrai-
ca ritiene che sia stato fatto scavare
dal patriarca biblico fuori delle porte
della città. Il Cristo è dipinto di pro-
filo ed è colto nell'atto in cui con la
mano sinistra appoggiata all'orlo del
pozzo e la destra mossa in un gesto
affettuoso, parla alla Samaritana pec-
catrice, rivolgendole uno sguardo soa-
ve. Sembra che stia dicendole le fa-
mose parole: «Chi beve dell'acqua che
gli darò io, non avrà sete in eterno».
La prosperosa donna, dall'espressio-
ne stupita, è in piedi colla gamba de-
stra appogiata al pozzo, con le mani
incrociate che tengono il manico di una
rilucente anfora di rame posata sul-
l'orlo, al quale manico è attaccata la
lunga corda che ha servito per estrar-
re l'acqua. Il viso della Samaritana è
senz'altro quello di Chiara Guadagnini,
nipote del pittore, che egli usava come
modella per la sua esplosiva bellezza.
La donna rivolge al suo divino inter-
locutore uno sguardo intenso, sembra
6. affascinata e incantata dalle sue inau-
dite parole, ed è il personaggio che
risalta di più nel quadro, poichè indos-
sa una tunica nivea con un ampio pal-
lio aranciato che le cinge i robusti
fianchi e le scivola da un lato a terra.
La luminosità pomeridiana la avvi-
luppa incantevolmente, mettendole in
risalto i classici lineamenti del viso da
statua greca, i lunghi capelli ondulati
fermati sopra la fronte entro un nastro
rosso, la larga scollatura rosea sopra i
seni gonfi, il panneggio accomodato ad
arte, i piedi a metà uscenti da sotto la
tunica candida.
Il Cristo indossa una tunica rossa,
con un ampio pallio azzurro che gli co-
pre la spalla e il braccio destro. In
primo piano a sinistra vi sono rocce
ed erbe esotiche e dietro il pozzo si
erge un'annosissima quercia che si
scinde in alto in due poderosi rami e
in altri più sottili. Solo qualche foglia
della sua immensa chioma si staglia
contro il cielo turchino. Dietro il gi-
gantesco tronco fa contrasto una esile
palma, le cui tenui foglie ricadenti con-
feriscono una necessaria nota esotica
all'ampio paesaggio.
A destra in cima a un'alta rupe si
vedono in lontanaza le mura turrite e
la porta della città di Sichem, sulla cui
serpeggiante strada scendente al pozzo
ritornano i tre apostoli che si erano
recati in città per comperare da man-
giare.
Essi portano i sacchi e le sporte col
cibo e si guardano interrogativamente
fra di loro, stupiti di vedere il Cristo
a colloquio colla straniera, ma si asten-
gono per riverenza dall'interrogarlo.
Il gruppo dei tre è immerso in una
luce pacata, quasi di sordina, per non
6
turbare la scena del colloquio fra i
due personaggi al centro del quadro,
su cui deve cadere l'attenzione dello
spettatore.
Il quadro è tutto permeato da una
luce dosata e calma, senza forti con-
trasti, com'era nello stile tipico del
Guadagnini.
Gli elementi neoclassici presenti nei
personaggi (il Guadagnini è un pittore
neoclassico, pienamente appartenente a
questo periodo della pittura italiana e
da molti è stato criticato per il sover-
chio accademismo) si sposano sublima-
mente in questo quadro agli elementi
romantici del paesaggio, formando un
insieme di masse, di linee e di colori
di una armonia e di una perfezione tali
che hanno il potere di affascinare e
trascinare lo spettatore in una delizio-
sa estasi estetica.
La bellezza di questa composizione
guadagniniana mi ha sempre colpito
sin da ragazzo e ha il potere tuttora
di spingermi nella chiesa ad ammirarla
per bearmi e gioire di questo armo-
nioso insieme pittorico, che dà una
squisita sensazione estetica a coloro
che comprendono il bello.
A Esine, nella casa dell'ispettore
Ameraldi, c'è un cartone della Sama-
ritana (vedi foto). La figura del Cri-
sto è uguale a quella di Sovere ma la
Samaritana è vista di fronte.
Penso che sia il cartone per il sog-
getto di un'altra chiesa, giacchè il Gua-
dagnini si ripeteva moltissimo. Nella
stessa casa vi sono inoltre molti stu-
pendi bozzetti a olio del pittore.
L'AFFRESCO DELL'ADULTERA
Il dipinto sulla parete destra del
transetto rappresenta invece la scena
7. Parrocchiale di Sovere: L'adultera
dell'adultera. Quando Cristo si trat-
tenne una volta nel tempio di Gerusa-
lemme a predicare, gli Scribi e i Fa-
risei (appartenenti questi ultimi a una
setta ebraica che ostentava grande zelo
religioso) gli portarono con subdoli
intenti una bella donna sposata colta
in fragrante adulterio.
La scena rappresenta il momento
culminante dell' episodio evangelico
quando Cristo indica le sacrosante pa-
role da lui scritte sul pavimento: «Qui
sine peccato est vestrum, primus con-
tra eam primam lapidem mittat». La
figura imponente e ieratica di Cristo
è al centro del quadro e indica con la
destra le parole e con la sinistra la
donna accasciata per terra e piangente.
Un barbuto fariseo dal cranio calvo
guarda sconcertato le parole trattenen-
do con una mano il vasto paludamento
giallastro.
7
Un anziano scriba, dalla folta barba
bianca, con il turbante e una larga fa-
scia gialla che gli cinge la tunica ai
fianchi, guarda con aria di commisera-
zione la donna per terra. E' una figura
questa dipinta a meraviglia, che si sta-
glia colla sua tunica di un dolce vio-
letto chiaro contro le montagne e, il
cielo al tramonto che si intravedono
dalla porta aperta del tempio, grazioso
squarcio di paesaggio, che rompe la
monotonia delle grigie pareti interne
del tempio.
Altri personaggi parlottano sbalor-
diti fra di loro e uno indica l'uscita,
preparandosi a svignarsela, colpito dal-
le divine parole. Un altro gruppo di
due farisei si erge grandioso a destra
della scena. Uno inturbantato, con
una mano al seno e un'altra al fianco
sotto il pallio, osserva attento, atten-
dendo l'esito del singolare episodio.
8. Tutti sono attoniti di fronte alle pene-
tranti parole della somma giustizia:
Sia punita la peccatrice ma non dai
peccatori, non dai prevaricanti la legge.
La femmina è accoccolata vicino a una
colonna ionica semisporgente dal mu-
ro, col viso immerso nella tunica gialla
per la vergogna, con la delicata spalla
nuda e la sottoveste bianca stracciata,
atterrita e tremante.
Anche questo affresco è di un som-
mo equilibrio cromatico e compositivo.
Dal grigio delle pareti emergono le am-
BIBLIOGRAF1A CONSULTATA:
pie note di colore azzurre, gialle e ros-
se delle tuniche, dei pallii e dei tur-
banti, sempre però dosate e non stri-
denti. Gli undici personaggi rappre-
sentati, animano la scena di una vita
calda e reale, mentre le loro fisionomie
di accusatori sono percosse quasi bru-
talmente dalle inaspettate parole scrit-
te da Cristo sul pavimento. E' un'ope-
ra pittorica, in complesso, che rimane
scolpita nella mente dell'amatore di
pittura, anche se fondamentalmente è
imperniata su una forma accademica e
neoclassica.
Sovere, 23-10-72
AUTORI VARI: Il pittore Antonio Guada-
gnini di Esine.
GIACINTA ZANUTTI: Sovere.
Manoscritto BILABINI: presso l'archivio
parrocchiale.
La Bibbia, trad. di Marco Sales.
Stampato presso: Tipografia VALGRIGNA ESINE (Bs) - mese di ottobre 1978