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CAÙ
ASSESSORATO IETI ONE E CULTURA
CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI
Cod. Fisc.: n. R0004870160
BERGAMO- Via F.ili Calvi, 10 + Tel. 243,000
dl PROVINCIA DI BERGAMO
Bergamo, 4 febbraio 1986
Prot.n.2952/LU/VM/eb
- Ai Sindaci
- Ai Fresidi delle Scuole
Medie
»- Ai Direttori didattici
- Ai Parroci
- Ai Bibliotecari delle vi
blioteche comunali i
OGGETTO:
Corso di formazione per
ìa conoscenza del terri
torio. ia Valle Imagna.
della Valle Imagna
LORO SEUI!
Ne} quadro delle iniziative intese a difendere e a valorizzare il patrimonio ar
tistico e culturaie delia nostra provincia, l'Amministrazione Provinciale organizza,
in collaborazione con la Comunità Montana Valle Imagna, un corso di formazione per
la conoscenza del territorio rìservato agli operatori culturali e agli amministrato
ri della valle Imagna.
Scopo del corso è quello duplice di individuare gli elementi culturali di un de
terminato territorio e dei gruppo antropologicamente definito e, attraverso la sco-
perta delle tipologie locali. pervenire a11a definizione dei bisogni e quindi dei
valori dell'area territoriale specifica. I corsisti poiranno così contribuire alle
scelte coerenti degli Entì locali per tutto ciò che riguarda il territorio di compe
tenza.
Il corso si svolgerà presso la sede della Comunità Montana Yalle imagna via
Vittorio Veneto, S.0mobono- secondo l'allegato programma. ;
Per ragioni di funzionalità e di efficienza îl numero dei corsisti ammessi sarà
limitato a cinquanta. .
Pertanto gli interessati ai corso dovranno Far pervenire la loro iscrizione en-
tro il 19 febbraio p.vw. alla segreteria del corso, presse l'Assessorato Istruzione
e Cultura della Provincia (via F.11i Calvi 10 - tel. 243.000 int. 95) 0 presso ia
dr deila Comunità Montana Valle Imagna (tel. 851.392).
Alla fine del corsa verrà rilasciato un attestato di frequenza da parte deil'Am
ministrazione Provinciale.
Con i migliori saluti. /
i 4j i 1)
L'ASSELinsgiti L'ISTRUZIONE
î SÒ cio Fiorina-
LACIANA
"T
PROVINCIA DI BERGAMO - COMUNITA' MONTANA VALLE IMAGKA
VALLE IMAGNA
Corso di formazione per la conoscenza del territorio
PROGRAMMA
VENERDI' 21.2.1986 - Introduzione
(ore 20.30) {dott. Rocco Todeschini - arch. Lucio Fiarina)
- Caratteri ambientali e paesaggio antropico
(dott. Lelio Pagani)
VENERDI’ 28.2.1986 - Le forme della superficie e la storia geclogica del territorio
(ore 20.30) {prof. Rocco Zambelli)
VENERDI 7.3.1986 - Testimonianze archeolagiche
(ore 20.30) (dott. Raffaella Foggiani Keller)
VENERDI' 14.3.1986 - Aspetti antropologici
(ore 20.30) {prof. don Vittorio Maconi)
VENERDI* 21.3.1986 - Strutture urbanistiche e testimonianze architettoniche
(ore 20.30) (arch. Vanni Zanella)
VENERDI‘ 4.4,1986 - Documenti di arte figurativa
(ore 20.30) arch. Gianmaria Labaa)
DOMENICA —6.4,1986 - Ricognizione guidata sul territorio
VENERDI' 11.4.1986 - Conservazione documentaria: biblioteche e archivi
{ore 20.30) (sig. Vincenzo Marchetti)
SABATO 12.4.1986 - "La Valle Imagna: quale futura?”-Tavola rotonda
{cre 15.30) {prof. Gian Pietro Galizzi - dott. Recco Todeschini -
arch. Alcide Previtali - dott. Giovanni De Vecchi)
Gli incontri si svolgeranno presso la sede della Comunità Montana Valle Imagna (Via
Vittorio Veneto - S.0mobono)
Gli interessati al corso dovranno far pervenire la loro iscrizione entro il 19 feb-
braio p.v. alla segreteria del corso, presso l'Assessorato Istruzione e Cultura del
la Provincia (Via F.lli Calvi 10 - Bergamo - tel. 243.000 int.95) o presso la Comu-
nità Montana Valle Imagna (teì. 851.382).
Alla fine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza da parte deli'Ammini
strazione Provinciale.
‘ PROVINCIA DI BERGAMO
ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA
CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI
Cod,Fizc.: n. 80004870150
BERGAMO- Via F.lli Calvi, 10 - Tel. 243.000
LE FORME DELLA SUPERFICIE E LA STORIA GEOLOGICA DEL TERRITORIO DELLA VALLE IMAGNA
- Prof. Rocco Zambelli, geologo
- S.0mobono, 28 febbraio 1986
I - Introduzione.
L'ambiente contribuisce a determinare il tipo di cultura. Lo dimostra il fatto che
nel comportamento gli abitanti della città, della pianura, della montagna differi-
scono notevolmente fra loro. Anche se nessuno sa dire il perchè. Il tipo di rocce
determina l'ambiente.
Distinzioni fondamentali delle rocce: di origine sedimentaria, eruttiva, metamorfi-
ca. Le rocce più recenti si depositano sopra le più antiche; ma alcuni movimenti
della "litosfera" ne hanno complicato le strutture. In Val Imagna esistono solo roc
ce sedimentarie.
L'elevazione delle montagne e l'abbassamento della nostrà pianura dipendono dal mo-
vimento delle zolle della litosfera (la pellicola solida della superficie terrestre
è attraversata da incrinature che la suddividono in zolle).
La forma attuale della superficie (morfologia) sulle montagne dipende dalla resi-
stenza delle singole rocce e dall'intensità dell'erosione che su di esse si è eser-
citata e dal tempo da cui è iniziata l'erosione.
II - I tipi di rocce che affiorano sul territorio della Valle Imagna.
1- Sul territorio non affiorano rocce eruttive né metamorfiche; per trovare queste
rocce, che pure interessano la storia geologica del territorio, bisogna portarsi
a nord di Valtorta. :
2- Rocce marine del Triassico superiore: dolomie chiare non stratificate (da Ponte
Giurino a Costa Imagna, M. Resegone, Corna Camozzera) con rupi e terreni aridi;
calcari, marne e argilliti scuri o nerastri (quasi tutto il resto della Valle
Imagna, meno alcune cime, come il Pallio e l'Albenza - Tesoro) con boschi o pra-
ti molto fertili.
3- Rocce marine del Giurassico: strati di calcari e marne con selce (Pallio - Alben
za e Tesoro sopra Roncola - da Strozza ad Almenno - M. Ubione); predomina il bo-
sco, con prati meno fertili di quelli indicati sopra. ”
4- Rocce marine del Cretacico inferiore: argilliti nerastre e marne grigie poco
stratificate (colline basse presso i due Almenno), prati e campi.
5- Rocce marine Plioceniche (recenti): argille azzurre e gialle (sul fondo dell'Ima
gna a Clanezzo e sul fondo del Tornago ad Almenno).
6- Detrito di falda (ghiaioni) incoerenti o ricementati (alla base delle grandi ru-
pi, sotto Fuipiano e sotto Roncola verso Nord), suolo arido e talora pericoloso.
7- Alluvioni ciottolose dei torrenti (pianori dell'Imagna a Selino e Cepino; Ca del
la Zogna presso Almenno S.S., i pianori degli Almenno): campi fertili e orti.
III - La storia geologica. (I numeri tra parentesi si riferiscono all'età assoluta
espressa in milioni d'anni).
Archeozoico (4600-600) e Paleozoico antico (600-300 circa). Rocce metamorfiche, pro
fondissime.
Paleozoico superiore (fino a 230). Territorio emerso; vulcanesimo; i corsi d'acqua
vanno verso nord.
Mesozoico (230-65). L'attuale territorio alpino è collegato al continente africano e
Sitrovanei pressi dell'equatore. La futura bergamasca si trova presso la spiaggia
di fronte al bacino marino che separa l'Africa dall'Europa; quasi sempre sommerso,
ma mai a grande profondità.
Mesozoico inferiore 0 Triassico: a) avanza il mare - territorio lagunoso; sedimenti
gessosi e similari; b) seguono piattaforme costruite da coralli e da alghe (rocce
chiare - Resegone, ecc.) con fosse poco profonde (strati scuri - Val Imagna ferti-
le): c) si conclude con rocce chiare, rupestri, non stratificate, che segnano il li
mite col Giurassico (Dolomia a Conchodon, i Canti).
Mesozoico medio o Giurassico: il mare si trasforma în oceano; sedimenti calcarei e
marnosi stratificati con selce: cave di selce. Il periodo si conclude con rocce
chiare, rupestri, stratificate (Maiolica) che segnano il limite col Cretacico.
Mesozoico superiore o Cretacico: l'Africa si riavvicina all'Europa, il mare si chiu
de è il fronte dei continenti che si scontrano si divide in scaglie che si sovrap-
pongono (le tre falde delle Alpi); la Bergamasca fa parte della terza falda, una
scheggia del continente collegato all'Africa, che si adagia sopra le altre due fal-
de. L'area a nord dell'Albenza emerge; i fiumi comineiano a scorrere verso sud, tra
scinando dapprima fanghi e poi sabbie e ghiaie.
Cenozoico (65-2). Le montagne si alzano definitivamente, la pianura resta quasi sem
IE
-_
pre fondo di mare.
Cenozoico inferiore. 0 il nostro territorio è emerso, o l'erosione successiva ne ha
asportato i sedimenti. °
Cenozoico medio (Miocene). Elevazione quasi definitiva delle nostre montagne ed ero
sione delle vallate che, alla fine del periodo (circa 7 milioni di anni fa) sono
scavate, un poco più fonde di oggi. Il Resegone e Corna Camozzera arrivano al loro
posto. Verso la fine il Mediterraneo si asciuga.
Cenozoico superiore (Pliocene). I] Mediterraneo viene di nuovo allagato e il mare
entra nelle nostre valle che erano un poco più basse di oggi.
uaternario (2-0). Il territorio si alza fino all'altezza attuale e il mare si riti
ra; il clima si fa freddo; ma il ghiacciaio non occupa la Valle Imagna. L'uomo giun
ge forse una ventina di migliaia di anni fa: certo quando giunsero i Romani trovaro
no il territorio ben popolato. n
IV - Fenomeni particolari.
12-
13-
14-
15-
Pieghe geologiche = la curva dell'Albenza
Dislocazioni = il Resegone e Corna Camozzera che arrivano da Nord
Rocce per cemento = presso Strozza
Cave di selce = sopra Strozza
Ammasso di fossili = la cima del Resegone
Pietre da costruzione e per tetti = un po' dappertutto
Grandi cave di pietra da costruzione = Ponte Giurino, Berbenno
Sorgenti intermittenti: 01 gass (regolare), Val d'Adda (irregolare)
Sorgenti solforose: S.0mobono, Ponte Giurino
Sorgentine sfruttate nei "Casèi"
Sorgenti buone (Brumano, Valsecca) e carsiche inquinabili (territorio Cepino -
Bedulita - Costa Imagna, Forgnone, sotto Roncola)
Bis de Val d'Adda = grotta recente che interseca una grotta antica
Grotte molto importanti = Tomba dei Polacchi; Forgnone; Bis de Vai d'Adda; Bis
del Bécc i
Moltissime altre grotte, carsiche e non carsiche, un po' dappertutto
Carsismo di superficie = I Canti; ghiaione a nord di Roncola, rupi tra S.0mobono
e Costa Imagna
Celebre roccia con Pesci fossili = Ponte Giurino
Fossili numerosi = sotto Fuipiano, sopra Berbenno, un po' ovunque
Coralli fossili = Rota Dentro
Fossili pliocenici = sul fondo dell'Imagna e del Tornago
Osso di balena fossile = S.Giorgio in Almenno S.S.
Le alluvioni dell'Imagna a Ca de la Zogna
Le frane sotto Fuipiano
I cedimenti a Rota Fuori e Dentro
Grotte usate dalle popolazioni antiche = Corna Coegia a Locateilo; Tomba dei Po
lacchi a Rota Fuori; Bis del Ciinî a Berbenno
Grotta adibita a tempio = Cornabusa
BIBLIOGRAFIA:
Trevisan / Tongiorgi, La Terra, ed. U.T.E.T.
RICERCHE.
Toponomastica.
Censimento sistematico di tutti i fenomeni naturalistici (sorgenti, grotte, fenome-
ni carsici, superficiali, ecc.) degni di essere illustrati e conservati.
Censimento delle cave - attive o abbandonate, delle calchere, delle fornaci, ecc.
Individuazione: delle antiche strade che mettevano in comunicazione con i diversi
territori; di antichi canali di drenaggio sopra î prati (da rimettere in funzione);
di antiche chiese, monasteri, filande, ecc.
PROVINCIA DI BERGAMO
ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA
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VALLE IMAGNA: TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE
- Dott. Raffaella Poggiani Keller, Direttrice del Museo Civico Archeologico di
Bergamo
- S.Omobono,. 7 marzo 1986
E' difficile tracciare la storia del popolamento antico della Valle per la 1a-
cunosità delle scoperte che si distribuiscono in un arco cronologico molto am-
pio dall'età del Rame al Medioevo, su un territorio piuttosto vasto e presso-
chè del tutto inesplorato.
Sulla base degli scarsi dati in nostro possesso è tuttavia possibile individua
re alcuni modelli di insediamento e l'appartenenza di' taluni siti a culture
preistoriche altrove ben note.
STORIA DELLE RICERCHE
I ritrovamenti sono quasi tutti fortuiti e quindi non sempre attribuibili a un
preciso contesto tombale, rituale, insediativo o di semplice frequentazione.
Scavi archeologici regolari, dopo la scoperta casuale, sono seguiti nella Grot
ta Tomba dei Polacchi di Rota d'Imagna, nel Biis del Gatt di Berbenno e nella
chiesa di S.Tomè; il diserbo, consolidamento e restauro del ponte romano di AI
menno è attualmente in corso a cura della Soprintendenza Archeologica della
Lombardia.
I RITROVAMENTI
La fase più antica finora attestata è stata rilevata in alcune grotticelle usa
te per fini sepolcrali nell'età del Rame: ne sono state individuate a Berbenno
(Biîs del Gatto del Ciinî) e a Chignolo Imagna.
La grotta Tomba dei Polacchi di Rota d'Imagna fu frequentata invece per scopi
rituali (culto dell'acqua) nell'antica età del Bronzo e nel Bronzo Finale.
Non sono noti abitati dell'età del Ferro, frequenti in altre aree delle valli
bergamasche in luoghi elevati e ben difesi naturalmente; in tal senso forse i
due siti di Castro e Duno ad Almenno ben si prestavano ad un insediamento pro
tostorico che è tuttavia attestato da scarse tracce mal definibili per la man-
canza di un'indagine archeologica.
In epoca romana Almenno rappresenta un centro di rilievo in quanto ubicato nei
pressi del passaggio della via pedemontana che collegava il municipium romano
di Bergomum con Comum e passava il Brembo tramite un poderoso ponte di cui si
conservano ancor oggi cospicue vestigia. .
Tracce di insediamento (?) si rinvennero nell'800 ad Almenno S.Salvatore in
loc. Castelîo e, forse, di sepolture alla frazione Campino di Almenno S.Barto-
lomeo.
Un'ara dedicata a Silvano, sempre da Almenno S.Salvatore, attesta la presenza
di un culto di tradizione indigena e un dedicante, Reburro, di origine celtica.
La frequentazione delle grotte continua anche in epoca romana, come si rileva
in una grotta di Bedulita ricca di ceramica tardo-romana.
Scavi archeologici condotti nel tempietto medievale di S.Tomè nel 1984 in occa
sione di lavori di consolidamento hanno fatto luce sulle fasi antecedenti del-
la costruzione. Sempre al Medioevo risale anche la tomba scavata a Strozza
presso la parrocchiale nel 1984,
BIBLIOGRAFIA
- FINAZZI G., Le antiche lapidi di Bergamo descritte ed illustrate, Bergamo
1876, pp. 40-41 (l'ara a Silvano)
- FORNONI E., L'antica corte di Lemine-I1 ponte sul Brembo, 1884-86.
- FUSCO V. - POGGIANI KELLER R., Aggiornamenti della preistoria della Lombar-
dia prealpina, in Annali Benacensi, 3, 1976, pp. 48-50 (grotta di Berbenno)
- MANTOVANI G., Notizie archeologiche Bergomensi 1880-81, p.42 (ritrovamento
loc. Castello di Almenno S.Salvatore)
- POGGIANI KELLER R., Culto delle acque nella grotta "Tomba dei Polacchi", in
Annali Benacensi, 5, 1979, pp.173-182
- EADEM, I ritrovamenti archeologici degli ultimi 10 anni in provincia di Ber-
gamo, in Atti I Convegno Archeologico Regionale - Milano 1980, Brescia 1981,
p.435 (Chignolo Imagna)
- EADEM, Materiale del Bronzo Finale nella Grotta detta "Tomba dei Polacchi"
(Rota Imagna-Bergamo). Nota preliminare, in Studì in onore di Ferrante Ritta
tore Vonwiller, Como 1982, pp.537-559
- VIMERCATI SOZZI P., Spicilegio archeologico 1835-1868, tav.XI (ritrovamento
di Aimenno S.Bartolomeo fraz. Campino)
- VITALI M.G., San Tomè - ‘Sondaggi stratigrafici attorno alla Chiesa, Bergamo
1981 (ciclostilato)
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VALLE IMAGNA: ASPETTI ANTROPOLOGICI
- Prof. don Vittorio Maconi, antropologo
- S.0mobono, 14 marzo 1986
L'antropologia, non quella fisica che si occupa delle caratteristiche morfologi-
che e fisiologiche dei differenti gruppi umani, ma quella culturale è la scienza
che studia il patrimonio sociale dei gruppi umani formanti, in qualche misura,
una unità, cioè che ne studia l'economia, l'organizzazione sociale, le credenze e
contemporaneamente il sistema dei valori e dei modelli di comportamento acquisiti
e trasmessi, quali strumenti per la costruzione della propria identità.
Il punto focale dell'antropologia è la cultura e la sua dinamica nel processo di
trasmissione da una generazione all'altra (inculturazione) e in quello di trasfor
mazione attraverso i contatti con altre culture (acculturazione).
Nei pochi studi dedicati alla Valle Imagna si riscontra.la tendenza, dichiarata o
allusiva, di considerarla un'area culturale distinta e quasi separata dalla più
vasta area culturale bergamasca; un'area culturale fortemente trattenuta dalla
tradizione e poco aperta nella sua storia alla recezione di stimoli ed apporti
culturali esterni. Lo studio dell'etnologia e dell'antropologia che da anni colti
vo mi ha convinto sempre più che in nessuna parte del mondo, e specialmente in
quello al quale noi apparteniamo, esistono gruppi e società separate, capaci
di una cultura autonoma. La storia culturale della Valle Imagna, con i suoi trat-
ti originali, si comprende lasciandola inserita, com'è stato în realtà, in quella
della intera regione bergamasca.
Sino a tempi abbastanza vicini ai nostri la cultura della Valle Imagna è stata
una cultura contadina, che a causa dell'ambiente e della storia, ha posseduto una
organizzazione di cui una parte ancora sopravvive. E' impensabile. presumere di
poterne presentare tutte le espressioni e manifestazioni nel giro di un'ora. Mi
limito perciò a puntualizzarne alcuni aspetti senza la pretesa di offrirne una
spiegazione definitiva, ma con la speranza di suscitare un qualche interesse per
ulteriori ricerche.
L'organizzazione tradizionale della produzione (coltivazione + allevamento, o al-
levamento + coltivazione a seconda delle possibilità offerte dall'ambiente) ruota
intorno alla famiglia estesa patrilinea e con residenza patrilocale. Essa si fon-
da su un diffuso regime di proprietà della terra da -parte di singole famiglie
estese. L'importanza di questa realtà per capire l'organizzazione della vita eco-
nomica e dei rapporti sociali deriva dal confronto con la precedente condizione
del regime fondiario, quando la terra era in gran parte proprietà di non residen-
ti (persone singole, istituzioni prevalentemente ecclesiastiche). L'assenza del
paleocapitalista agrario, percettore di rendite, fa del contadino della Valle Ima
gna un vero attore della produzione, anche se povera, e non un quasi passivo spet
tatore della stessa.
Non c'è una divisione del lavoro agricolo in base al sesso: essa è presente inve-
ce nella produzione artigianale destinata al mercato interno ed esterno, giacchè
questa è di stretta pertinenza maschile.
Il governo della famiglia estesa è compito del padre anziano e la madre quasi sem
pre amministra le attività all'interno della famiglia. I rapporti con il mondo
extra-familiare vengono intrattenuti o mediati dal padre anziano.
La famiglia estesa ed i suoi valori comunitari sperimenta î primi cedimenti a fa-
vore della famiglia nucleare quando si sviluppa e si accentua il fenomeno dell'e-
migrazione, quasi esclusivamente maschile, di tipo circolare. L'assenza tempora-
nea, ma prolungata del marito e dei figli maschi sin dall'età dell'adolescenza,
provoca l'accentuazione del ruolo della donna sia nel campo della produzione che
in quello del governo della famiglia.
La pratica della emigrazione ha contribuito, con altri fattori, alla penetrazione
dentro la tradizione di alcuni valori e di alcuni modelli di comportamento sociîa-
le che caratterizzano la cultura attuale della valle. Esempi di fenomeni di mi-
cro-acculturazione sono la tendenza alla mobilità sociale, una certa quale esalta
zione dell'individualismo, una discreta sfiducia negli ‘ideologismi, una notevole
flessione dell'economia agricola e l'incremento di una basata principalmente sul-
l'artigianato.
L'atteggiamento piuttosto negativo espresso da qualche studioso a riguardo della
cultura tradizionale della Valle Imagna, a mio parere, deriva più che dalla real-
tà della cultura stessa ne] suo divenire storico, dalla pessimistica visione, in
Italia di origine gramsciana, della cultura contadina della quale si sottolinea
esclusivamente il familismo, l'individualismo esasperato ed il particolarismo con
servatore.
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v PROVINCIA DI BERGAMO
VALLE IMAGNA: STRUTTURE URBANISTICHE E TESTIMONIANZE ARCHITETTONICHE
- Arch. Vanni Zanella
- S.0mobono, 21 marzo 1986
Se per struttura s'intende "il modo come i singoli elementi sono organizzati
tra loro a formare un insieme" e anche "ciascuna delle forme tipiche che tale in-
sieme può assumere relativamente a tale organizzazione", consideriamo struttura
urbanistica la forma espressiva assunta da un insieme di edifici costruiti per le
necessità di una convivenza umana.
In valle Imagna i nuclei sparsi di antica formazione, anche se in parte abban
donati e trasformati, sono esempi assai significativi ‘di strutture urbanistiche.
Per testimonianza architettonica consideriamo un edificio che, da un'analisi
del suo stato attuale, meriti una valutazione di elevato "grado di protezione". I
singoli edifici dei nucleì antichi sono notevoli testimonianze architettoniche.
L'edilizia di tipo rurale non esaurisce la gamma tipologica osservabile nella
valle, dove rimangono esempi di alta qualità che vanno almeno dal XV al XI secolo.
Esiste una discriminante storica, che si può far risalire agli inizi del no-
stro secolo, tra questo mondo, statico ma ricco e complesso, e un diverso assetto
territoriale, che è prova di un nuovo dinamismo economico e sociale e si esprime
in aggregati edilizi incoerenti.
Quanto è stato costruito nel nostro secolo, oltre a non aver prodotto struttu
re urbanistiche di tipo formalmente espressivo, ha provocato, specie negli ultimi
anni, la progressiva cancellazione ambientale degli antichi insediamenti.
Un problema che certamente dovrà essere affrontato dalla comunità di valle è
quello del rapporto tra antico e nuovo, tra testimonianze storiche e funzioni at-
tuali.
CITAZIONI
Valle Imagna: "la più povera e sterile parte del Bergamasco" (Celestino Colleoni,
1617)
"Quando il cielo è azzurro, la valle somiglia ad un vaso di smeraldo storiato,
con un coperchio di zaffiro trasparente" (Antonio Stoppani, 1875)
CENNO BIBLIOGRAFICO
Giuseppe Nangeroni : La casa rurale nella montagna lombarda, II, settore sud-orien
tale, Firenze 1958
Cesare Rota Nodari: Architetture rustiche - Arnosto di Fuipiano Imagna, în "Berga-
mo economica", luglio-settembre 1976
Lelio Pagani: Il paesaggio della Valle Imagna (con molti rimandi bibliografici),
in AA.W., Valle Imagna, Bergamo 1982
Alberto Cima: Tempo d'Imagna, itinerari della memoria, Clusone 1985
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VALLE IMAGNA: DOCUMENTI D'ARTE FIGURATIVA
- Arch. GianMaria Labaa
- S.0mobono, 4 aprile 1986
PREMESSA
Particolarità storico-culturali della Valle Imagna nell'ambito delle arti figura-
tive (pittura, scultura, "arti minori").
1. LA STRUTTURA DEL PATRIMONIO
a) Le principali stratificazioni culturali presenti sul territorio;
b) tipologie emergenti;
c) aree di principale condensazione dei beni;
d) arte sacra e arte profana: i luoghi dell'esercizio artistico;
e) botteghe e famiglie artistiche.
2. ALCUNI FENOMENI E ALCUNE TESTIMONIANZE
a) la "nascita alle arti" della Valle Imagna;.
b) i secoli dello sviluppo e della maturità dell'arte in valle;
c) interscambi d'opere e d'operatori;
d) qualità e quantità del patrimonio: gli affreschi, i polittici, gli altari,
la scultura, ecc.;
e) ricchezza del patrimonio d'arte "minore": arredi, paramenti, decorazioni, ecc.
3. STATO DI FATTO E PROPOSTE OPERATIVE
a) Lo stato di conservazione: restauri, dispersioni, degradi;
b) lo stato di conoscenza: censimenti, inventari, studi, pubblicazioni, ecc.;
c) fruizione, riuso, valorizzazione e arricchimento del.--patrimonio: problemi
ed alcune proposte di pronto intervento.
CENNO BIBLIOGRAFICO
’
1) GIO. MAIRONI DA PONTE, "Dizionario odeporico o sia storico-politico-naturale
della provincia bergamasca", Bergamo 1819/1820. Ristampa anastatica (Forni, Bo
logna) 1972.
2) ANGELO PINETTI, "Inventario degli oggetti d'arte ‘Italia - I: Provincia di
Bergamo". Ministero dell'Educazione Nazionale, Roma, 1931.
3) VANNI ZANELLA, "Breve Ricognizione Bergamasca, indicazioni su edifici ed ambien
ti notevoli della provincia". Camera di Commercio, Industria Artigianato.e A-
gricoltura di Bergamo, 1968.
4)
5)
LUIGI ANGELINI, "Arte minore Bergamasca", Bergamo, 1974.
AA.VV., "I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo", raccolta di studi a cu
ra della Banca Popolare di Bergamo, 1975-1985, volumi pubblicati n° 9.
LUIGI PAGNONI, "Chiese parrocchiali bergamasche, appunti di storia ed arte",
Bergamo 1979.
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ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA
“CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI
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BERGAMO- ViaF.lli Calvi, 10 - Tel. 243.000
VALLE IMAGNA
CORSO DI FORMAZIONE PER LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO
* x *
DOMENICA 6 APRILE 1986: RICOGNIZIONE GUIDATA SUL TERRITORIO
ORE 8.30 ‘S.OMOBONO - Partenza dalla sede della Comunità Montana Valle Imagna
BERBENNO
STROZZA
ORE 13.00 ROTA IMAGNA - Pranzo
ORE 15.00 FUIPIANO
LOCATELLO
ORE 18.30 S.OMOBONO - Rientro
Delle località visitate si metteranno in evidenza particolari aspetti naturali
stici, storici e artistici trattati nel corso.
BERBENNO
Il più antico documento che conosciamo sulla chiesa di
Berbenno è una nota d’archivio del 1253 che parla di un
tal Pietrobono « presbyrer sancri Antoni». Altro cenno è in un
atto pubblico del 1332 dove è nominato il rettore della chiesa,
la quale pare sia poi stata eretta parrocchiale attorno al 1460
per decreto del vescovo Giovanni Barozio.
Il 28 sertembre 1767 veniva posta la prima pietra della chiesa
attuale, che sarà inaugurata il 10 novembre 1782. Fu proger-
rata dall'arch. Sante Damiani di Zogno che impresse nella so-
lennità dell'insieme ritmi ampi e pacati. Sarà consacrata, con
l'antico titolo di S. Antonio abate, dal vescovo Pier Luigi
Speranza. il 15luglio 1862.
Un audace progetto dell’ing. Luigi Angelini (1915), che pre-
vedeva il raddoppio dell’aula, doverie essere abbandonato per
l'insidiosità del terreno. Nel 1949 la parte aggiunta fu ab-
battuta e si ricostruì la facciata disegnata dallo stesso Angelini
e già realizzata con largo impiego di pietra locale ben lavorata.
Le statue nelle nicchie e sul portale sono di Giuseppe Siccardi
(1918).
Nella precedente chiesa quattrocentesca era custodito un
polittico composto di otto scomparti. dipinto da Andrea Prr
vitali (c. 1510) oriundo di Berbenno: passato alla famiglia
Petrobelli e da questa ai conti Mapelli il polittico finì nc!
1880 alla galleria dell’Accademia Carrara. Fatta eccezione di
una tela con Cristo risorto e Santi dipinta nel 1611 da Pietro
Ronzelli per la chiesa di S. Pietro e qui trasportata dopo il
restauro di Ezio Bartoli (1971), tutti i dipinti della nuova
chiesa sono della fine del 1700 e del principio del 15UU. La
S. Antonio nella finta architettura della razza centrale.
ivi pennacchi con i Profeti e gli Evangelisti e la prima
medaglia nelia volta furono affrescati negli anni 1792-1793
da Vincenzo Angelo Orelli, lo”stesso che dal 1802 al 1805
dipinse ad olio le tre grandi tele del coro. Di quegli anni
anche il Trionto della Fede. nella razza ellittica del presbiterio,
i Dotrori nei «peducci» e l'altra medaglia della volta, opere
we di Mauro Picenardi cremasco. che dipinse pure la pala
dell'Addolorata. Di Gioacchino Manzoni sono invece le tre
tele che stanno in fondo alla chiesa: la Cacciata dei prota-
narori, la Samaritana e il Battesimo di Gesù (1809) e la
pala del Martirio di S.Stefano al primo altare di sinistra.
Alcuni dei dipinti furono restaurati da Vittorio Prandi nel
1941. Il quadro del sacro Cuore è opera piuttosto recente
di Francesco Codenotti (1945). Nel 1968 Emilio Nembrini
ripulì gli affreschi mentre Fiorenzo Taramelli rinnovò la rin-
tesgiatura interna e le dorature.
Assai belli i monumentali altari sull'asse ortogonale,definiti
negli inventari «finissimi e meravigliosi» per la ricchezza degli
intarsi marmorei e la profusione dei lapislazzuti. L'altar mag-
giore è neoclassico e tra i rilievi ha una delicata medaglia di
Pompeo Marchesi, raffigurante S. Antonio che distribuisce ai
poveri le sue sostanze (1834). La zoccolatura generale in
marmo rosato, della ditta Carlo Comana, è del 1944 come i
due tabernacoli degli altari laterali, le cui portelle furono sbal-
zare da Attilio Nani. Del 1966 il suggestivo battistero ideato
dagli architetti Bruno Cassinelli e Andrea Costa, con sbalzi di
Arturo Aletti al coperchio del fonte. Tra le sculture in legno
e gli intagli da segnalare un grande armadio di sagrestia in
noce con putti-cariatidi, di artigianato locale del ’6-’700; busti
reliquiari in lesno dorato e policromaro, dello stesso periodo;
quattro crocifissi d'avorio, del ‘700; due pulpiti firmati G. Fri-
gnani 5 novembre 1885; e le statue di S. Giuseppe e di Cristo
morto, che sono dei fratelli Manzoni (1945).
Di notevole interesse un prezioso manto della Madonna in
ganzo su fondo rosa intessuto di ornati oro e argento, del
*700, dal quale si è da poco ricavata una casula; un parato
di raso bianco con ricami a cartelle e cornucopie con stemma
domenicano, pure del ‘700; e trine e merletti vari di Burano.
L'organo costruito dai Serassi nel 1784, fu riparato dai Pic-
cinelli nel 1924.
Il campanile. tutto in conci politi, è tra i migliori dell’ing. Luigi
Angelini. Ad un concerto di cinque campane consacrare nel
1872 dal vescovo Pier Luigi Speranza, seguì l’attuale concerro
di otto campane in «si b.» che furono consacrate dal vescovo
Luigi Maria Marelli il 12 dicembre 1928. Dopo la requisizione
bellica esso venne reintegrato dalla ditta Favaretti di Busano
del Grappa con la fusione di quattro campane consacrare dal
vescovo Giuseppe Piazzi il 13 dicembre 1953.
Berbenno. Pietro Ronzelii. Cristo risorto e Santi
FUIPIANO IMAGNA
La chiesa di Fuipiano Imagnadedicata a S. Giovanni Battista
già il 26 agosto 1561 e sostanzialmente rifatta nel 700, fuconsacrata il 12 agosto 1900 dal vescovo Gaetano Camilloruindani. Laltar maggiore fu riconsacrato il 19 marzo 1965
dall'arcivescovo Clemente Gaddi che vi ricollocava le reliquiedei santi martiri Clemente, Felice e Pellegrino.
Nella sua lunga storia fu diverse volte devastata dai fulmini:
particolarmente rovinosi quelli che vi si abbatterono il 28 giu
gno 1633 e il 9 agosto 1672.
Nel. ‘700 essa ebbe il bel portico e il sagrato che si protende.
come un balcone a dominare l’intera valle. Sul portale, ove
si legge la dara 1728, rimase a lungo una statua lienea di
S. Giovanni Battista ritenuta del ‘400 e ora riposta.
Viè gelosamente custodito un raro dipinto di Giacomo Francia
di Boiogna (25 giugno 1535) raffigurante la Madonna delle
Grazie con i santi Sebastiano, Rocco e Giovannino; fu restau-
raro da Ezio Bartoli nel 1970. Altri buoni dipinti: l'Immaco-
lata di Giovanni Chizzoletti (1714), ordinata da certo Carlo
Zuccala; la vecchia pala della Vergine del Rosario di scuola
Romana del '600, una Madonna in trono e santi ridipinta
da Francesco Quarenghi nel 1741 e piccole tele ai lati degli
altari datare 1680, 1740, 1749, 1885: alcune sono siglare
F.Q.P. (‘Francesco Quarenghi pinse), l'ultima è di Antonio
Sibella. Nel coro sono tre tele restaurate nel 1958 a cura
dell'Amministrazione Provinciale da_Sanzio Rinaldi: esse sono
cpere molto pregevoli attribuite a quel Giuseppe Orelli che
nella seconda metà del ‘700 affrescava le volte della chiesa
con medagiie ramicuranti i Misteri gloriosi, poi completamente
rifatte sulla fine dell’800 da Giuseppe Carsana.
Molto bella la settecentesca medaglia in marmo apuano al-
l'altare della Madonna. =
La zoccolatura in marmo arabescato fu collocata nel 1944
dall'impresa marmi Carlo Comana.
Nella sagrestia, sopra un armadio finemente intagliato, in
parte del 1725. sono collocate statue lignee provenienti da
un polittico smembrato della fine del ‘400, e quattro angeli
rezzicandelabro del ’700.
Tra le cose preziose si possono anche ricordare: una croce
processionale d'argento lavorato a cesello e a sbalzo del ‘600:
una pianeta in velluto verde con lo stemma dei Locatelli ea
dora 1610 (151021; un piviale rosso pesco in sera damascara
intessuto a riorami broccati oro e argento del ’6-'700: ed altri
indumenti sacri su fondo laminato d'argento, di sera rosso
vinato e di sera damascata di color rosso-pesco con broccati
d'oro e d'argento. tutti del ‘600.
L'organo è un Serassi.
Il concerto di otto campane in «re gr.» venne fuso dopo
l’ultima guerra dalla ditta Paolo Capanni di Castelnovo ne’
Monti. Fuipiano imagna. Giacomo Francia. Madonna col Bambino e Santi
I
i
{
LOCATELLO o
Locarello è ritenuta una delle più antiche comunità parroc-
chiali della Valle Imagna; qualcuno la vuole addirittura an-
teriore al Mille. Tracce di una chiesa almeno quattrocentesca
sono residui brani di affreschi di quell'epoca tuttora ben
conservati. In realtà da essa nel 1540 fu smembrata la par-
rocchia di Corna ‘e nel 1561 la sua chiesa fu consacrata con
l'antico titolo di S. Maria Assunta.
La chiesa attuale fu innalzata dal 1836 al 1841, e già nel
1884 si provvedeva a prolungarla verso la facciata. rifatta con
elementi in pietra viva squadrata a punta. Fu consacrata il
12 gennaio 1912 dal vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi
Locatello. Andrea Previtali, Madonna col Bambino e Santi
che confermava l’antico titolo e sigillava nella mensa dell’altar
maggiore le reliquie dei santi Alessandro e Innocente.
Ma fu negli anni 1930-1932 che la chiesa si assicurò l’attuale
splendore, grazie alla generosità del parroco don Vanorti. La
direzione dei lavori fu affidara all’ing. Luigi Angelini che di-
segnò l'elegante cupola del presbiterio e i quattro altari laterali.
Una squadra di artisti e di decoratori fece il resto. La Gloria
di Maria Assunta nella grande tazza fu affrescata da Pietro
Servalli, e quattro smaglianti medaglie della volta da Umberto
Marigliani. La quinta medaglia, l’atfresco del catino absidale.
gli Evangelisti e rutti gli altri affreschi sono invece di Vittorio
Manini, compreso il Cristo Re che è del 1937. Sue anche le
tele della Sacra Famiglia, di S. Giovanni Bosco e di S. Teresa
di Lisieux. La tinteggiatura fu affidata a Emilio Giarin. le
dorature ad Arturo Panza, gli stucchi dei nuovi altari a Fran-
cesco Ajolfi. i marmi alla ditta Camillo Remuzzi.
I dipinti più preziosi sono rurravia una tela e una tavola dei
‘500. La tela è di Andrea Previtali e raffigura la Vergine col
Bambino e i santi Giovanni Battista e Girolamo in spiendido
paesaggio (1523); essa si trova ora a sinistra della pala cen-
trale, ma nel 1820 era all'altare detto delle Grazie.
La tavola è di Agostino Facheris da Caversegno (1536) e
rappresenta la Madonna col Bambino tra le nubi e quattro
Santi: Pietro, Paolo, Stefano e Giovanni Battista. Tutt’e due
furono restaurate da Antonio Quarti nel 1960 a cura del-
l’Amministrazione Provinciale. Tra le tele di autore ignoro
assai curiosa, sorto l’asperto iconografico, è quella di S. Maria
Margherita Alacoque. Un trittico di Giovanni Cariani ("5001 è
andato disperso: due tavole, S.Caterina e S.Stefano, sono
finite alla Pinacoteca dell’Accademia Carrara. la terza, S. Loren-
zo, è în collezione privata a Monaco di Baviera.
Tra le statue lignee da segnalare un'antica Madonna seduta
col Bambino, forse del ’500, e una moderna Assunta di Angeio
Gritti (1946).
Tra gli arredi e i paramenti una pianeta in velluto a mela
grane del ’4-’500, una continenza in sera con ricami in oro e
mazzi di fiori. un calice dorato in bella forma antica del *500.
una grande lampada d'argento, e due cassettoni in noce inta-
gliato e intarsiaro. tipo rustico.
Una croce assai preziosa d’argento del ‘400. fu venduta con
tutte le approvazioni nel 1873 a tal Alessandro Casteliuni di
Roma.
La portella del rabernacolo è di Renato Bonizzi (1931): il
banco della sagrestia di Giovanni Personeni (1938); la bussola
centrale in noce di Agostino Brozzoni (1945).
L'organo abbastanza antico venne ricostruito nei 1851 da Lui:
Cadei di Chiari. e restaurato nel 1932 dalla ditta Cornolzi.
Il campanile è sorto nel 1823. Un primo concerto di cinque
campane «battezzare» dal vescovo Pier Luigi Speranza. tu
reintegrato dopo la guerra da Luigi Magni di Lucca. e succes-
sivamente rifuso da Angelo Ottolina nell'attuale concerto di
otto campane in «re b.» consacrato dal vescovo Adriano Ber-
nareggi il 28 dicembre 1952.
ROTA DENTRO
La chiesa di S. Gottardo di Rota Dentro si vuole costruita
nel 1496. Eretta parrocchiale il 5 maggio 1591, rimase tuttavia
unita con la chiesa matrice di S. Siro in Rota Fuorifino al 1614.
anno in cui il vescovo Giovanni Emo decretava la sua piena
autonomia. s
Il 29 settembre 1947 il vescovo Adriano Bernareggi consa-
crava il nuovo altar maggiore. dedicandolo a S. Gorrardo e si-
gillandovi le reliquie dei santi Pietro e Adriano.
È una costruzione piuttosto singolare, con tetto fortemente
angolzto e strana facciata con moderni elementi di pietra di
Berbenno. Notevole il portale in granito serizzo con arco
terno è particolarmente carico di decorazioni e di dipinti
reziizzati da Tarcisio Brugnerti e Silvio Zambelli negli anni
1938-1939: essi comprendono le finte architetture, i quattro
sti nella volta del presbiterio e le medaglie della Con-
segna delle chiavi, di S. Gotrardo, di S. Giovanni Bosco e di
S. Francesco Saverio.
Di molto pregio le tele del Crocifisso con S. Maria Maddalena
11582) e della Crocifissione e Santi, firmata P.MA.P. 1667,
tutt'e due restaurate nel 1939 da Arturo Cividini: una Imma-
colata del ’5-'600: e la pala delia Vergine del Carmelo d'ignoro
del *600. Le paia di S. Gotrardo al centro dell'abside è un
probabile Curlo Ceresa im. 1679). Le due robuste tele di S. Ma-
ria Maddalena penitente e in gloria sono comunemente date a
Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (m. 1626):
esse appartengono al fondo della pinacoteca Brera di Milano.
Nella sagrestia un buon ritratto di parroco del 17532...
is di Gaetano Peverada (fine ‘700) fu reintecrara
dopo un furto con cinque «stazioni » del già ricordato Tarcisio
TUCner.
2 statua in legno di S. Giuseppe è del ‘700. quella di S. Rocco
data a Gordiano Sanz (’800).
ra gli intagli assai bello il pulpito con medaglia raffisurante
Sesù tra i dottori e staruetre di apostoli. del ‘600. Notevoli
anche un cassezrone e un inginocchiatoio in noce intarsiaro,
pere del (600. ora riposto. e quattro sedie e un sestiolone in
noce intaciisto con tarsie.
L'aitora del Carmine è in marmo nero con specchiature poli-
cromate: ii moderno altar maggiore fu realizzato nel 1945 da
Giovanni Amnoldi su disegno dell'arch. Mario Marenchi.
IL pavimento della chiesa è in basalto antico con lapidi terra-
gna del ’6-700.
Tra gli arredi sacri: un messale legato in cuoio dorato con
Delle incisioni. edito a Venezia nel 1661: un calice d'argento
iuso e cesellaro. con figurine al piede esagonale. del ‘700; e
un: pisside d'argento donata con una «pace» pure d’argento
con l'immagine della Madonna del Carme!o da tale Pier Paolo
Gritti. Tra i paramenti: diversi completi per messa solenne
in proccatello d'argento e fiori d'oro del ’6-°700.
Il piccolo organo è un Serassi del 1849.
I° severo campanile è del 1588. Cinque campane vi furono
consacrare dal vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi il 20
marzo 1909.
a
Lvane
premi
ROTA FUORI
La prima chiesa di Rota-Fuori era tra le più antiche di tutta
la diocesi. Tuttavia è difficile accettare come dara della sua fon-
jazione quella dell'anno 703 riprodotta su una lapide tardiva.
Si sa che una chiesa in luogo fu atfrescata attorno al 1470
da Giovannifiglio di Antonio de’ Marinonibus di Desenzano, è
consacrata il 10 giugno 1511 dal vescovo Giustino Poliano.
La bella chiesa attuale fu iniziara nel 1724 e compiuta nei
1765 su aereo poggio proteso verso la valle. Sul portale lare
rale è incisa la dara 1750; il portale in facciata. pure serrecen-
tesco. è in pietra nera molto ben lavorata; l’arioso portico pe
giante su quartro colonne in pierra assai eleganti, con l'arco
centrale totaimente pensile, lo si vuole del celebre arch. Giaco-
mo Quarenghi nativo di Rota (1744-1817).
La chiesa fu consacrata il 16 lugiio 1861 dal vescovo Pier Luiz:
Speranza che ie confermo l'antico titolo di 'S. Siro vescovo. Nei
1906 vi furono condotti importanti lavori di restauro sozzo li
direziene dell'arch. Ernesto Pirovano: i risultati. riferisce
mano-critto. furono pera inferiori all'attesa. Nel 1975 Pc
i Verona rinnavo tutte le verrate su raffinati cartoni
como Marra. e nel 1974 il decoratore Antonio Pasinert:
ava particolare splendore all'interno rinnovando i
Rota Fuori. Giacomo Cotta. S. Giovanni Battista c Santi
tinteggiatura generale e gli ori, mentre l'impresa marmi Carlo
Comanaristrutturava il presbiterio in conformità con le nuove
normeliturgiche.
Il pezzo più antico è costituito da una curiosa e piccola
scultura in marmo grigio raffigurante sant’Anna e la Vergine;
lo sifa risalire al ’3-'400 e fu rinvenuto durantegli ultimi scavi.
Tra i dipinti, in genere appenadiscreti, si possono ricordare:
l'immacolata eseguita nel 1738 da Francesco Quarenghi padre
ci Giacomo, la tela dei santi Antonio, Sebastiano e Rocco di
Giacomo Daina (1789), e quella di S. Giovanni Battista tra
vari Santi, della scia di Mauro Picenardi (1815), dono dei
telli Quarenghi. Quest'ultimo quadro sostituì un precedente
cipinto dello stesso soggetto. eseguito da Giacomo Cotta nel
1587 per Gennaro Quarenghi ed ora collocato in controfacciata
copo essere stato ripristinato da Ezio Bartoli nel 1976. I tre
azreschi del coro sono delpittore iocale Antonio Sibella (1885);
un suo S. Francesco del 1876 si trova nella casa parrocchiale.
Gii affreschi della .volta furono tutti eseguiti nel 1906 da Gio-
vanni Cavalleri di Sabbio, che si valse della collaborazione del
decoratore Eugenio Tironi. La Via Crucis è del 1763.
La vasca battesimale reca scolpita la dara 1614. I banchi dei
parati sul presbiterio sono in noce intagliaro del 1832. Sopra
i! bancone della sagrestia è collocato un Crocifisso in legno di
sapore arcaico.
Tra gli arredi sacri di qualche merito si distinguono: una
croce astile in bronzo fuso e cesellato del ’5-°600, di dubbia
eztenticità; una bella pisside d'argento del ’600; un'ostensorio
d'argento sbaizaro e cesellato, molto fine, pure del ’600; un
quiario con base ovoidale del ’700; altro ostensorio sempre
d'argento con applicazioni dorate e la scritta Daina Francesco
1505: e merletti per camici in punto di Milano.
L'organo è dei fratelli Serassi (1859).
I: campanile, notevolmente distanziato dalla chiesa, sorge forse
sulle rovine di un antico castello. Fu sopraelevato alla fine del
secolo scorso. Otto campane benedette dal vescovo Gaetano
Camillo Guindani nel 1898, dopo la requisizione del 1942
vennero sostituite con le artuali otto campane in «si b.», fuse
la ditta Angelo Ottolina e consacrare dal vescovo Adriano
nareggi il 16 agosto 1951.
STROZZA
È memoria che nel 1336 il vescovo Cipriano degli Alessandri
:torizzava la costruzione in luogo di un oratorio dedicato a
Andrea. Quella chiesetta, resasi insufficiente quando Strozza
cirenne di staccarsi da Almenno S. Salvatore (1430), cedette il
posto a una costruzione più ampia. iniziata. come assicura una
antica pergamena, il 20 agosto 1476 con la posa della prima
stra da parte del vescovo Ludovico Donato e consacrata col
lo di S. Andrea apostolo dal vescovo Lorenzo Gabrieli il
ottobre 1487.
cce importanti di questa chiesa quattrocentesca, trasformata
‘6-’700, sono state portate alla luce durante i recenti re-
sisuri condotti nel 1969 dall'impresa Francesco Luigi Falgari
ci Villa d'Almè, sotto la guida attenta dell’ing. D. Giuseppe
Beretta. Si è ricuperato gran parte del muro meridionale con
ée eleganti monofore ad arco trilobaro e una porta architravata'
cen lunetta dipinta a fresco. Si è inoltre ricollocata sopra il
portale maggiore la statua in pietra di S. Andrea scolpita nel
1710 da Pier Paolo Pirovano.
Altri festauri erano stati fatti anche nel 1834, nel 1879 e nel
1914 con la sistemazione della facciata, ma con diversicriteri;
e nel 1927, su progetto dell'ing. Luigi Angelini, erano state
approfondire la cappelle del Crocifisso e del Rosario.
Riguardo alla consacrazione dell’attuale chiesa c'è una dichia
razione di presunzione del 4 maggio 1872.
All'interno si impone la pregevolissima tribuna dell'altar
maggiore in legno finementeintagliato e dorato del ‘600. due
ordini, con colonnine tortili, archi e nicchie, statuette. putti
e balaustrine, restaurata nel 1860. Alla portella del taberzicolu
è un moderno sbalzo del Bitetto (1971). L'altare del Crocifisso
fu disegnato dal già ricordato ing. Angelini ed eseguito dalla
ditta Carlo Comana per la grande scultura lignea di Cristo in
croce che si vuole del '500. Anchel’altare della Madonna è dei
Comana (1964), mentre lo sbalzo è di Luigi Guerinozi e :
Misteri del Rosario furono eseguiti a fresco da Pasquale =rzuili
nel 1936, quando collaborò alla decorazione generale della
chiesa con la ditta Anghileri Bassetti.
Il Martirio di S. Andrea nell’ancona centrale è di igno:o ma
valente pennello assai vicino al Piazzetta e al primo Tiepolo.
Buona anche la pala del Battesimo di Gesù, pure del ‘700. e
piuttosto gustose due tele secentesche, ratfiguranti la voc
di Pietro e Andreae il Martirio di quest'ultimo,chesi tr.
in fondoalla chiesa. Gli affreschi nel catino absidalee i:
di S. Andrea nella volta del presbiterio furono real
1899-1900 da Antonio Sibella, e quelli delle medaglia sull.
volta dell'aula nel 1936 dal già citato Pasquaie Arzuffi.
Il coro in noce con intagli e cariatidi è opera molto
artigianato locale del '600. Le bussolette furono disegi
l'ing. Andrea Briolini nel 1858. La balaustrata e il pavimento
del presbiterio furono realizzate nel 1872 dali ditta Tenerani,
su disegno dell’arch. Angelo Catrò.
Tra i preziosi da segnalare un calice in rame sbalzato e arg
tato con simboli della Passione al piede, del ’600; altri due
calici d’argento in stile barocchetto: un messale del 1763 con
incisioni e copertina in velluto con guarnizioni d'argenzc: una
tovaglia con balza di merletto a fusello di Venezia (’è-'700);
e due parati, uno di ganzo a fondo oro,l’altro rosso damascato
a fiori in filo d’oro, del ‘700.
L'organo è un Serassi (1822) e fu riparato da Francesco Roberti
nel 1909 e dai Cornolti nel 1945.
Il campanile. tutto in bozze di pietra a vista, venne rinnovate
e coronato nel 1931 dalia ditta Brozzoni. Il concerto di c
campane in «mi b.» della ditta Giorgio Pruneri. consacr
vescovo Cario Gritti Morlacchi il 3 novembre 1849, venne
« reintegrato dopo la guerra dalla ditta Crespi di Crema con li
«fusione di due campane che furono consacrate dal vescovo Giu-
seppe Piazzi il 26 dicembre 1954.
Da: Luigi Pagnoni, "Appunti di storia e arte.
Chiese parrocchiali bergamasche". Bergamo,
Ed.Monumenta Bergomensia", 1979, pp.77-78,
190-191, 222-223,307-309, 367.
4— Larecente evoluzione dell’assetto
urbanistico
Le modificazioni degli ultimi anni nel quadro demo-
grafico ed economico hanno determinato nella valle, ana-
logamente a quanto è avvenuto in altri ambienti prealpi-
ni, un riassetto insediarivo che merita di essere esaminato
almeno nelle sue linee essenziali.
‘La dinamicadelle attività ha soppiantato la tradiziona-
le struttura economica e i modidi vita, esercitando effetti
vistosi sul territorio. Con lo stabilirsi di un certo numero
di aziende del secondosettore nelle aree più facilmente
accessibili, si è consolidata l'occupazione di quel fondo-
valle che nel corso dei secoli era rimasto estremamente
povero di insediamenti.
Accanto a questo fenomenoè da registrare anche una
certa redistribuzione interna della popolazione che ha
lasciato i luoghi più disagevoli per spostarsi verso quel-
li più serviti o più organizzati. In seguito a ciò hanno
subito uno sviluppo gli abitati disposti lungo la strada
provinciale di fondovalle: parte del caseggiato di Stroz-
za, gli insediamenti di Medega, di La Grate, di Ponte
Ca' Passero, frazione di Berbenno
ay:
È
È
È
,
Giurino, di Selino Basso, ecc.: in particolare nel tratto
da Ponte di Pietra a Ca’ Geronesi sonoverificate viva-
ci trasformazioni, sia per la dinamica del costruito, sia
per la concentrazione di una pluralità di funzioni. Se
estendiamo poi l’attenzionea tutti i paesi della valle, indi-
stintamente, possiamo riscontrare un incremento edilizio
generale, seppure non sempre accompagnato da un au-
mento demografico.
Il mutato genere di vita di quasi tutti gli abitanti e la
conversione turistica di molti luoghi si sono espressi in-
fatti in un parziale rinnovo del vecchio abitato o nella
crescita, accanto alle contrade preesistenti, di nuovi inse-
diamenti a destinazione residenziale, con una generale
dilataziune topografica del costruito, più intensa nei pae-
si maggiormente idonei al movimentoturistico(v. p. es.,
Roncola, Costa, Rota, Berbenno, Fuipiano). Le sedi
legate al turismo sono costituite in gran parte da alloggi
privati peril soggiornodi tipo familiare e in minor misura
da pensioni o alberghi: in alcuni comunisi registra infat-
ti un indice della secondacasa tra i più elevati della pro-
vincia (a Roncola, p. es.. la seconda casa equivale al 50%
delle abitazioni); ciò è dovuto anchealla facilità di ac-
cesso alla valle dalle vicine aree di forte concentrazio-
SIMBOLOGIA
us na a GE SUIMAITEFISICO
%. centro
© Nucteo
d + ORATORIO
® SANTUARIO
PONTE
= AREE URBANIZZATE
——€m STRADE ROTABILI AL1980
TRATTI DI STRADE ROTABILI REALIZZATI
PRIMA DEL 1850
TRATTIDI STRADE ROTABILI REAUZZATI
svencazaseseo PRIMA DEL 1900
2SÒ DEL-PERTÙS
NI> DI BERBENNO
Ni 725
OLLE MOSCARINO.
*y P.SODELCANTO
©TeE:CORNA MARCIA
ce a 1083 —.
© = BERGAMOO 9
ALMENNOS.SALVATORE Î
(OI
Tav..7— L’ASSETTO URBANISTICO DELLA VALLE NEL1980
Lo SPAZIO FRA LA cuigsf E L'ABITATO VECCHIO 2' STATO
QUSSI (OMPLETAMENTET RIEMPITO pLrUNS EDILIZIA DENSA E BANALE,
PRUMAVERA 29580.
ne urbana. Risultato visibile di questo diffuso incremento
dell’edificaro nell’assetto urbanistico complessivo è la
presenza oggi di un certo numerodicentri veri e propri,
conabitato continuo. seppure non omogeneo, generato
comunemente dalla sutura delle vecchie contrade nel
tessuto connettivo dei nuovi insediamenti: così a Costa,
dove lo sviluppo edilizio ha trasformato in un ininterrot-
to «centro di strada» le vecchie contrade isolate che si
snodavano sul bel terrazzo naturale; così a Rota, dove i
vecchi nuclei si distinguono con difficoltà nel «conti-
nuo»residenziale che va da Pra Pelitone a Rota Dentro:
così a Fuipiano. che, pur con effetti menovistosi. si è tra-
sformato in un aggregatodi villette estranee aila tradizio-
ne locale, disperse intorno alie contrade di Pila. Braga.
Piazzola e sul doice pianoro retrostante: cosi a Berbenno
dove si è svilupparo un unico centro che collega le con-
trade alte. Lo stesso fenomenosiè verificato a S. Omo-
bono (ira Piazza. Torre. Prato dei Grigio), a Strozza (tra
Strozza e Amagno) e a Capizzone(tra ie contrade intor-
no alla chiesa): in questi paesi risulta però più diffusa
una dinamica edilizia in funzione dei residenti e meno
stimolata da motivi turistici.
Conservano invece ancoraleggibile il vecchio impian-
to in corpi separati Brumano.Seiino Alto. Rota Dentro.
Coma e in particolare, Bedulita: anche le contrade alte
di S. Omobono (Faighéra. Rizzoio. ecc.) o quelle più
interne di Roncola e di Locatello è ia Brembilla Vecchia
mantengono la vecchia struttura.
La rete viaria nel suo complesso ha subito ‘notevoli
modificazioni. I recenti raccordi attraverso vie în quota
tra Brumano e le contrade alte di Fuipiano. alla testata
della valle. o tra Costa e Roncola. sui versante sinistro.
hanno mutato le condizioni dei tradizionali itinerari e
offerto nuove possibilità di spostamento anche per chi
viene da fuori: in particolare.i tratti tra Roncola e Costa e
tra Costa e le zone del Pertiis aprono nuove occasioni di
accesso in sostituzione o in alternativa ai precedente in-
gresso obbligato attraverso il fondovalie.
Per quanto riguarda poi le modalità di intervento nel
tati particolari criteri né di salvaguardia del patrimonio
esistente né di adattamento del nuovo. Gli interven-
ti in molti casi sono risultati invece lesivi dei passag
gio e comunque quasi mai in tono coni caratteri del-
l'edilizia tradizionale.
Circa il patrimonio edilizio esistente. bisogna dire che
le costruzioni più periferiche o isolate rischiano la morte
per abbandono e quelie su cui si è già intervenuti con la-
vori di risanamento hanno perdutola loro identità. È vero
chei costi del lavoro non consentonopiù di procedere se-
condo le tecniche del passato e che la dormandadi casa è
stimolata da un diversotipodi vita: constatiamo però che,
invece di ricercare nuovi procedimenti che combininole
regole dell’economicità con quelle di un corretto riuso
delle preesistenze architettoniche, si seguono metodi
spontanei e sbrigativi.
Ai tessuti murari a vista e ai tetti di pietra si sosti
tuiscono ovunque materiali allogeni: le pareti intonacate,
i tetti di cemento o di tegole con pendenzealterate, in-
sieme a tantialtri particolari costruttivi non armonizzati
con l’ambiente cancellano pertanto moiti tratti distintivi
della fisionomia della valle. Anche ia trama delle mu-
lattiere a sua volta perde la ragione d'essere: alle con-
trade si accede dalle strade rotabili. con innesti realizza-
ti per mezzo di sventramenti o demolizioni non sempre
giustificabili o necessari.
‘I nuovi volumi, poi. crescono ancor più liberamente.
senza raccordì con Îe tipologie preesistenti e senza rispet
to per ii verde rurale il bosco: alcuni nuciei. anche tra i
più significativi (v. per es. Arnosto), caraiterizzati da co-
struzioni compatte. a schiera o a corpi organizzati intor-
no a spazibendefiniti. sono mortificati dalla presenza di
edifici sparsi. completamente estranei e irriguardosi di
ogni regola di relazione con l'ambiente.
La diffusione. in alcuni luoghi di più intensa evoiu-
zione edilizia. di case a più piani su modello urbano
(v. p. es. Roncola a Rota Fuori) non tiene conto del-
la morfologia dei pendii. dei rapporti con il compies-
so del costruito: ugualmente lesivi dell'ambiente risuita-
no anche certi sparpagiiamenti di nuovi complessi resi-
denziali a gruppi di casette non sempre opportunamen-
te ubicate (v. p. es.. il travasamento di costruzioni dal
viliaggio sorto nella zona di sella alla Forcella Alta pres-
so il Pertiis).
Il risultato complessivo di tutti questi interventi è di
un generale impoverimento dei paesaggio. soprattutto se
considerato nelle sue caratteristiche individuali. L'affran-
camentodella valle dalle precedenti condizionidi povertà
jeve per forza avvenire al prezzo della perdita della sua
identità? Nonè possibile adottar= soluzioni rispettose de!-
la esigenze deil'oggi e insieme delle valenze ambientali.
intese queste sia come beni naturalistici, sia come eredità
di ordine storico e cuituraie?
Moiti sono i segni dei passato ancora esistenti. passi-
bili. anzi bisognosi di interventi culturalmente verificati:
essi attendono di essere riconosciuti e valorizzati. Una
giusta conservazione delle testimonianze del passato nel-
l'adattamento alle necessità della vita moderna è lavoro
che può e deve essere effettuato. attraverso una adeguata
regolamentazione dello sviluppo e la sensibilizzazione
e il concorso della popolazione locale. E lo stesso si di-
ca dei beni naturalistici. del bosco. del prato, dell’acqua.
dell’aria.
Molto è ancora possibile per garantire la conservazio-
ne e la trasmissione al futuro dei valori autentici del pae-
o. compreso nella sua storia. amaro. difeso.
DEPOSITO
FUUNA
RUOTE Ad ACQUA
PUCINES clocatelto)
ET<-.
Da: Lelio Pagani, "Il paesaggio della Valle Imagna", in: F.Sinatti D'Amico, L.Pagani
A.Baroni "Valle Imagna". Bergamo, Ed.Bolis, 1982, pp.106, 124, 134-137.
9
Architetture rustiche:
ARNOSTO
di Fuipiano Imagna
La valle Imagna si dirama sulla destra della
valie Brembana. nella parte occidentale del-
la provincia di Bergamo,ai confini con îl lec-
chese. Per secoli nella zona alta della valle
passò îl confine tra i territori sottomessi a
Venezia e quelli del ducato di Milano; Bru-
mano dipende ancora dalla diocesi milanese.
In valle Imagna s'incontrano numerosi rag-
grunpamenti rurali, caratteristici per l’ uso
della pietra sia nei murilasciati a vista che
nelle coperture. Lungo un antico percorso,
îm un pianoro poco a monte di Fuipiano, a
1033 meiri di altitudine. si snoda la piccola
contrada di Arnosto. Contrada è un bel no-
me per definire insieme una strada e ‘una
residenza. Qui due brevi schiere di case si
affacciano sulla muiattiera, con porie e fi-
nestre rivolte alla luce delia vallata: nel fron-
te verso la montagna le aperture sono più
miccole e rade.
All’imbocco meridionale una chiesetta. inse-
rita tra le case senza particolare evidenza.
ha un portico antistante; di fronte a questa
prima schiera ve n'è un'altra, più modesta,
con piccoie ortaglie a valle. Il gruppo a
nord ha una breve ala di fabbricati normale
alla schiera principale, con un sottopasso nel
punto dello snodo e termina con il cortile
chiuso di una casa che ha ballatoi di legno.
Tra î due gruppivi è un abbeveratoio lungo
e stretto e la strada selciata s'allarga come
în una rustica piazza. Questa via interna
non è rettilinea e il suo libero snodo pro-
voca varietà di visuali, chiuse agli estremi
dal portico della chiesetta e dall'ingresso al
cortile recintato. Nell’aspro scenario delle
montagne il piccolo insediamento offriva agli
abitanti il senso di una protezione edilizia:
nella breve misura di Arnosto, uno spazio
urbano.
Le strutture (pietra e legno) sono schiette,
ma i particolari anche raffinati: lo specchio
di una vita semplice, ma non certo primitiva:
robusta, ma non rozza.
Uno stacco di qualità è palese tra questi
esempì preziosi e decaduti e tanta edilizia
nuova che ha invaso recentemente molii am-
bdienti della valle: con il rischio. per case e
gruppi antichi, di passare inosservati.
Questi rilievi sono un'ottima provi di leîtu-
ra grafica e critica. che andrebbe imitata per
alire zone del territorio bergamasco; e so-
no una replica civile alla disinvolta maniera
demolitrice che elide valori in modo più len-
to ma altrettanto definitivo di certe calamità
naturali, come la grande jrana che ha can-
cellato inovembre 1976) l’ antica contrada
di Pagafone, poco lontano da Arnosto.
Vanni Zanella
I mali che hanno ormai segnato
il destino per la gran parte dei
centri di interesse storico o ar-
chitettonico non hanno rispar-
miato neppure Arnosto di Fui-
piano Imagna.
Svopolamento; degrado dovuto
all'abbandono e all’incuria; in-
terventi di ripristino sconsiderati
e incontrollati; disinteresse de-
gli organi di tutela competenti;
insediamenti nuovi abusivi o co-
munque gratuiti, assolutamente
indifferenti all'ambiente preesi-
stente.
Con un gruppo di studenti lavo-
ratori dei corsi serali dell’Istitu-
to Tecnico « G. Quarenghi » di
Bergamo ho condotto un’'indagi-
ne conoscitiva ad Arnosto, che
a ragione è considerato uno dei
più significativi esempi di inse-
diamenti spontanei della provin-
cia di Bergamo.
Perchè?
Sì voleva compiere un'esperienza
didattica al di fuori degli ambiti
tradizionali; oltre le «mura»
scolastiche, nella società, nella
realtà, a contatto con problema-
tiche vere del nostro tempo, da
vivere e da leggere criticamente,
senza deleghe,
Si voleva leggere analiticamente
il tessuto urbano dell'insedia-
mento secondo le diverse com-
ponenti: umana, architettonica,
n 
Planimetria di Arnosto.
In grigio sono indicati gli edifici rilevati.
Le lettere indicano le varie porzioni di fabbricato
che costituiscono un nucleo abitativo.
Davanti agli edifici d’abitazione
gli orti, i poliai, gli alberi
storica. ambientale, ecc. per in-
dividuare i vari aspetti significa-
tivi e tradurli in materiale di
studio.
Si voleva compiere un'operazione
tendente a sensibilizzare l’opi-
nione pubblica in generale, ma in
particolare gli abitanti e le au-
torità locali per renderli coscien-
ti e responsabili dei patrimoni di
cui erano custodi e per i quali
dovevano nutrite sentimentidi or-
goglioso rispetto e cura.
Si voleva contribuire alla forma-
zione di un Museo di arte popo-
lare, che da tempo si va auspi-
cando a Bergamo, mettendo a di-
sposizione tutto il materiale gra-
fico che sarebbe stato prodotto.
raMIS
ti
pEDE
Tato:
SIE
prIIuaCr)
Arnosto in una fantastica immagine di archivio scattata nel 1972,
cioè prima dell’aggressione dei nuovi insediamenti.
Il lavoro di ricerca è durato cir-
ca un anno.
Durante i diversi sopralluoghi
abbiamo effettuato i rilievi degli
esterni e degli interni degli edi-
fici che costituiscono il nucleo
centrale, il più interessante, del-
l’intero insediamento.
Abbiamo schedato singolarmente
ogni porzione abitativa. analizzan-
do in particolare lo stato di con-
servazione, i materiali, i partico-
lari architettonici e decorativi,
gli arredi, gli utensili, ecc. Foto-
grafato tantissimo.
Durante i-molteplici sopralluoghi
abbiamo riservato parecchio tem-
po agli incontri con i residenti,
ormairidotti a poche unità di an-
ziani, conquistando. con non po-
ca fatica. la loro confidenza e con
essa un valido aiuto per l'appro-
fondimento dei molteplici pro-
blemi.
L'interesse da noi dimostrato ha
conferito a questa gente una ca-
rica di dignità e una misura di-
versa al rapporto con le sue ca-
se, con i suoi arredi, con il suo
ambiente. con la sua storia.
Il materiale prodotto è costituito
da disegni in scala (piante, se-
zioni, fronti, assonometrie. plani-
metrie, particolari architettonici,
. ecc.); dalle fotografie in bianco e
nero e a colori degli esterni, de-
gli interni, degli arredi, degli
«asta ceortuna DEL TETTO pineta io a rargate piuma ero senirernate seriose
Una stalla-fienile
isolata con la tipica disposizione
della stalla-ovile
ai piano terra
e del fienile al primo piano.
La stalla
-fienile con
la caratteri
stica porta,
stretta in
basso e lar-
ga in alto,
per consen-
tire l’acces-
so ai volu-
minosi cari-
chi di fieno
e per facili-
tare, con
l'appaggio
sui muretti,
la operazio-
ne dì scari-
co,
Pianta del piano ter-
ra di uno degli ag-
glomerati rilevati,
quello a Nord. Nel
settore verso il mon-
te sono le cucine e
i ripostigli; verso sud
stanno i locali di
sgombero utilizzati
anche per lavori do-
mestici e per la pro-
duzione di arnesi da
lavoro.
utensili. degli abitanti. ecc.: dai
grafici con tutti i dati statistici;
dalle schede di ciascun nucleo
abitativo e delle stalle; dalle no-
tizie più significative raccolte in
sito e riguardanti fatti di vita,
tecniche costruttive, termini dia-
lettali, ecc.
Al termine della ricerca con il
materiale più interessante è sta-
Da:
PIANTA PIANO TERRA
ta allestita una mostra di carat-
tere itinerante che l'Assessorato
alla Pubblica Istruzione della
Provincia ha messo a disposizio-
ne delle biblioteche comprenso-
riali.
Tutto il materiale è a disposizio-
ne, naturalmente, per ogni sorta
di interessi, di utilizzazione e di
studio. Per approfondire la co-
Cesare Rota Nodari, "Architetture rustiche: Arnosto di
Economica", n.7-9, luglio-sett.1976, pp.3-7.
noscenza di questi temi valutan-
doli criticamente non tanto per
le caratteristiche formali o strut-
turali, ma soprattutto per i si
gnificati atavici di vita, di costu-
me, di rapporti con l’uomo e con
l’ambiente. Per recuperare, se
ancora possibile, valori che. igno-
rati dainostri tempi, tendono fa-
talmente a scomparire.
Cesare Rota Nodari
Fuipiano Imagna", in "Bergamo
cita
mo di
ristra e
TOMBA DEL POLACCO
Provincia:
BERGAMO
Comune:
ROTA IMAGNA
Quo:a:
550 m s.l.m.
Sviiuppo:
1145 m
La grotta comprende una galleria principa-
ie dotzia di una eniraia centrale, tramite
una grossa dolina, e cne sbocca all aperto
ancne alla estremità Nord-Est {non tran-
sitabiis però!) Pochi metri prima gel termi
ne del ramo Sud, paria un angusto cunico-
lo zigzasantie cne spocca all'aperto con
un altro nome — Bis Bagassì — cono aver
superato una pozza molto profonda.
La cavità possiede concrezioni molto bs!
is. Dai punto di vista bioiogico è una deile
grotta più famose del mondo: è l'habitat
di numerosissime specis tipiche, quali i Co-
PIANTA
|
“Liz
T.se:
i
Da: "Le grotte" Milano,
pp.94-95.
Regione Lombardia,
{eotteri: Speotrechus carminatii, Boldoria
bergamasca, Boldoria bucciarellii ecc.
Purtroppo è troppo îrequeniata da pseudo-
bioiogi, specie stranieri, a caccia di bestie
da coliezionare o vendere, cne con le loro
raccolia indiscriminate costituiscono una
autentica minaccia per la fauna.
Recentemente sono staîs effettuate Sco-
perie archeologiche imporianti, per cui, per
motivi di studio e protezione. la cavità e sia-
ta chiusa con un cancelio dalia Soprinien-
genza alle Amichità.
Il nome di
auesia grotta suo suonare molto sirano a chi
non e apinuzio ali storpiature cei nomi
graistiair ouango vengonoitaianizzati. Infatti
non c enirano né is rompe né tario meno i
poizcchi. cne nen si sono mai sognati di
venire in Val imagna. li nome e unerrara
traduzione Gi « Tampa del Bulazn » cne vuol
dire, più o meno, grotra gel rospi.
uscita
BUS BAGASSÎ
sez.
dolina ingresso |
'
ULLILII
Rilievo:
Zambelli - Frigeni - Bianchi
Assessorato Ecologia e Beni Ambientali, 1978,
PROVINCIA DI BERGAMO
ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA
CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI
Cod. Fisc.: n. 80024870160
BERGAMO - Vis F.lli Calvi, 10 - Tel. 243.000
CONSERVAZIONE DOCUMENTARIA
- BIBLIOTECHE E ARCHIVI +
- Sig. Vincenzo Marchetti
- S.0mobono, 11 aprile 1986:
PREMESSA.
T1 tema della conservazione documentaria, così com'è formulato nel programma
del Corso, potrebbe condurre ad un'analisi affrettata e superficiale su tutti
gli argomenti svolti. Parlando di documenti, ogni partecipante al Corso si è
già reso conto che tutti i temi trattati riguardano settori, specifici di docu-
mentazione: geologica, geografica, archeologica, storica, linguistica, etnogra
fica, urbanistica, architettonica e artistica ìn genere. Tutto quanto ci cir-
conda infatti può essere definite documento, vale a dire testimonianza.
La presente conversazione verte su due particolari aspetti della conservazione
documentaria: quella libraria e quella archivistica.
DOCUMENTAZIONE LIBRARIA.
Sarebbe più corretto parlare di documentazione stampata. Non di soli libri in-
fatti si tratta, ma di tutte le pubblicazioni locali, antiche e moderne: libri,
opuscoli, fogli volanti, manifesti, periodici, numeri unici o pubblicazioni oc
casionali (per feste, per nozze, in morte, ecc.). E' un consistente patrimonio
che va ricercato, riordinato e valorizzato, e non trascurato © snobbato, come
troppo spesso succede.
Al di là del contenuto di queste pubblicazioni (attendibili o meno, documenta- .
te o estemporanee) c'è sempre in esse una motivazione, 0 quanto meno uno stato
d'animo di parte o di tutta la popolazione di un determinato luogo, in un de-
terminato periodo. C'è inoltre tutto quel materiale non stampato, ma assimila-
bile alla stampa, costituito da ciclostilati, dattiloscritti, tesi di laurea,
molte volte più pregevoli, per contenuti e per documentazione, delle stesse
opere a stampa.
La biblioteca pubblica si deve far carico di tutto questo patrimonio, disperso
in mille rivoli, nello spirito delle finalità proprie assegnate alle bibliote-
che degli enti locali dalla Legge Regionale della Lombardia n. 41 del 4.9.1973,
art. 2 "Le biblioteche di Enti locali sono istituti culturali che operano al
servizio di tutti i cittadini per: ... f) assicurare il reperimento, l'acquisi
zione, la tutela e il godimento pubblico delle opere manoscritte o a stampa,
nonchè dei documenti di interesse locale; g) adottare le iniziative atte a dif
fondere la conoscenza della storia e delle tradizioni locali..."
BIBLIOTECHE PUBBLICHE BERGAMASCHE:
Biblioteca Civica A. Mai
Biblioteca della Camera di Commercio
Biblioteche Centri Sistema
Biblioteche Comunali
I
BIBLIOTECHE ECCLESIASTICHE:
- Biblioteca del Seminario
- Biblioteche monastico-religiose
- Biblioteche parrocchiali
BIBLIOTECHE PRIVATE:
- Biblioteche di vari istituti o famiglie
DOCUMENTAZIONE ARCHIVISTICA.
Gli archivi conservano i beni culturali più negletti. Le carte e i documenti
non fanno strepito. Le cause vanno individuate essenzialmente nei seguenti pun
ti:
a) mancanza di una coscienza archivistica {vincolo archivistico)
b) mancanza di una tradizione archivistica (dal "monumento" alla "rivoluzione
documentaria") i
c) mancanza di una competenza archivistica {scuola e formazione),
L'importanza degli archivi è comunque indiscussa: essi sono la “memoria della
comunità, fonti per qualsiasi indagine storica locale. ”
Principali archivi per la storia locale.
- Archivio di Stato di Bergamo (notarile, catasto, ecc.)
- Archivio di Stato di Milano (fondi: religione, catasto, diplomatico, comuni,
famiglie, ecc.)
- Archivio di Stato di Venezia (relazioni, magistrature, ecc.)
- Archivio della Curia Vescovile di Bergamo (visite pastorali, parrocchie, ecc.)
- Archivio della Curia Arcivescovile di Milano (visite pastorali, parrocchie,
ecc.) ”
- Archivi depositati presso la Biblioteca civica di Bergamo (si citano solo i
tre principali -gli archivi della Civica sono più di venti.):
a} Archivio Storico Comunale di Bergamo
b) Archivio della MIA (Misericordia Maggiore)
c) Archivio Capitolare
- Archivio dell'Ospedale Maggiore di Bergamo
- Archivio del Luogo Pio "B. Colleoni"
- Archivio della Camera di Commercio
- Archivio dell'Ispettorato Agrario
I
Archivio dell'Istituto Bergamasco per la Storia del Movimento di Liberazione
Archivio dell'Amministrazione Provinciale
Archivi comunali (correnti, di deposito, sezioni separate, sezioni speciali,
legislazione)
Archivi parrocchiali
Tipologia e terminologia archivistica,
In ogni archivio, a seconda della sua antichità, si può trovare, grosso modo,
la seguente tipologia di documenti:
- pergamene (atti pubblici: diplomi, privilegi, bolle, ducali, ecc.; atti pri-
vati: testamenti, donazioni, transazioni, vendite, permute, ecc.)
- imbroviature (sunti di atti notarili)
- statuti (comunali, delle corporazioni, luoghi pii, confraternite, ecc.)
- confini ("Confini di varie terre del Bergamasco")
- proprietà (rotuli, schizzi, cabrei, ece,)
- estimi (generali o particolari)
- relazioni (venete, pubbliche e private, ce, )
- viaite pastorali (per Bergamo dal 1520)
- catasti (teresiano, napoleonico, lembardo-veneto, post-unitario)
- deliberazioni (terminazioni, parti prese)
- libri mastri (entrate e uscite)
- inventari e indici (sommari e analitici)
- chronicon (parrocchiali, dominicali, sce.)
- carteggi
- protocolli
IPOTESI DI LAVORO.
Condizione indispensabile per la valorizzaziorie degli archivi è la loro consul
tabilità; ma questa è possibile solo ne gli archivi sono ordinati e conosciu-
ti. Pertanto si formula la seguente ipotesi di lavoro:
1 - Consimento degli archivi locali, pubblici e privati, con indicazione somma
ria quantitativa e periodicizzata (numero dei faldoni e loro distribuzione
negli anni);
2 - inventario sommario dei ningoli archivi;
3 — inventario descrittivo dei singoli archivi;
4 .- costituzione di un consorzio archivistico.
n È —
ANTONELLA, AUGUSTO. L'archivio comunale postunitario. Firenze, Giunta Regiona-
le Toscana, 1979.
Gli ARCHIVI milanesi per la storia locale. Milano, Nuove Edizioni Duomo, 1980.
COLOMBO, GIULIO. Le nostre radici. Formazione, tutela e studio del patrimonio
archivistico della chiesa ambrosiana. Milano, Nuove Edizioni Duomo, 1979.
CORTESI, MARIAROSA. Statuti rurali e statuti di valle, La provincia di Bergamo
nei secoli XIII-KIX. Bergamo, Amministrazione Provinciale, 1983. (Fonti per lo
studio del territorio bergamasco, 3).
GUIDA all'Archivio di Stato di Bergamo. In Archivio Storico Bergamasco, I
(1981) n. 1, pp. 109=116.
ISTITUTO BERGAMASCO PER LA STORTA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE. Bergamo. Guida
all'archivio. A cura di Angelo Bendotti e Giuliana Bertacchi. Bergamo, Centro
Stampa dell'Amministrazione Provinciale, 1978.
LOMBARDIA. Enti lncali e Biblioteche in Lombardia. A cura di Alessandro Barbet
ta e Romeo Brambilla. Milano, Regione Lombardia, 1974 (Q.D.R., 12).
LOMBARDIA. Gli archivi storici degli Ospedali Lombardi. Censimento descrittivo.
Milano, Regione lombardia, 1982, (Q.D.R., 5, 10). :
LOMBARDIA. La Reglone e gli archivi locali in Lombardia. Milano, Regione Lom-
bardla, 1976.
LOMBARDIA. La storia contemporanea negli archivi lombardi. Un'indagine campio-
ne. Milano, Regione Lombardia, 1990, (Q.D.R., N.5S., 9).
LOMBARDIA, Repertorio delle tesi di laurea di storia lombarda. Milano, Regione
Lombardia, 1979 «= 1982 (Q.D.R., M.B., 5. Il, 15).
PAGANI, LELIO. Documenti della prima fase di realizzazione del Catasto Teresia
no (1718-1733). Le comunità bergamasche dello Stato di Milano, /Appendici/.
Bergamo, Provincia di Bergamo , 1982, (Fonti per lo studio del territorio berga-
masco, 1).
STORIE loceli: per chi? Il territorio come oggetto di ricerca, Proposta di bi-
bliografia. A cura dell'Assessorato Istruzione e Cultura della Provincia di
Bergamo, 1981 (clelostilato).
Si segnalano inoltre le seguenti comunicazioni {ciclostilate) presentate in oc
cagione della mostra "Storie locali: per chi?" Bergamo, Archivio di Stato, 1981:
- DE GRAZIA, MARIO, Gli archivi, gli archivi di Stato, l'Archivio di Stato di
Bergamo.
BARACHETTI, GIANNI, Gli archivi della Biblioteca Civica di Bergamo.
PESENTI, ANTONIO, L'archivio della Curia Vescovile di Bergamo.
BENDOTTI, ANGELO. L'archivio dell'Istituto Bergamasco per la Storia del Movi
mento di Liberazione.
PROVINCIA DI "BERGAMO
Assessorato Istruzione e Cultura
Centro Documentazione Beni Culturali
APPUNTI
Valle Imagna
DI BIBLIOGRAFIA
a cura di Vincenzo Marchetti
A VAL TALEGGIO
MORTERONE Q Neos/7)
A eee) ayitbe VatmAna TaLeGciO
les SErarnontifarsos BOCCA DI GRASSELLO
462, esrae ; È (1396
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n° FIGO ape
TA. UBIONE
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PREMESSA
Sulla strada intrapresa con la mostra "Storie locali: per chi? Il territorio
bergamasco come oggetto di ricerca" e con la "Proposta di bibliografia", ci-
clostilata in quell'occasione (marzo-aprile 1981), questi appunti di biblio-
grafia sulla Valle Imagna vogliono essere un ulteriore passo avanti.
Gli scritti qui indicati non sono infatti limitati alle monografie di storia
locale di carattere generale (o che tali vorrebbero essere), ma a tutta una
serie di opere riguardanti le nostre località anche in modo occasionale o par
ziale. Vi si troveranno infatti discorsi di circostanza, poesie d'occasione,
articoli di riviste su argomenti particolari o su determinati aspetti di vi-
ta, storia e cultura locale.
Le schede bibliografiche sono state desunte principalmente dal catalogo degli
stampati della Biblioteca Civica "A.Mai" di Bergamo e dagli indici dei perio-
dici locali:
- Bergomum. Bollettino della Biblioteca civica di Bergamo.
- La rivista di Bergamo.
- Atti dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo.
Per le tesi di laurea si è fatto riferimento ai "Quaderni di Documentazione
Regionale", Nuova Serie, nn.5, 1] e 15: "Repertorio delle tesi di laurea di
storia lombarda". . .
La bibliografia è disposta in due parti: la prima contiene gli scritti di ca-
rattere generale sulla Valle Imagna, la seconda elenca i comuni in ordine al-
fabetico; all'interno di ogni parte e di ogni comune le opere sono elencate
in ordine cronologico di pubblicazione.
Per le opere di storia bergamasca in generale si rinvia a "Storie locali: per
chi? Il territorio bergamasco come oggetto di ricerca. Proposta di bibliogra-
fia" a cura dell'Assessorato Istruzione e Cultura della Provincia di Bergamo-
marzo 1981.
Sono "Appunti di bibliografia" e, quindi, non hanno la pretesa di esaurire
l'argomento; anzi, nelle intenzioni, vorrebbero essere uno stimolo per chi,
studioso o appassionato, volesse approfondire la ricerca.
Sono in elenco anche alcuni articoli di quotidiani che, per il loro contenuto
storico, artistico e scientifico, possono essere di qualche interesse.
Se gli appunti troveranno qualche consenso, ma soprattutto indicazioni di in-
volontari errori ed omissioni, l'estensore ne sarà grato.
Bergamo, 11 aprile 1986
OPERE GENERALI SULLA
A LU L E I MUA GN A
ORDINATE ALFABETICAMENTE PER AUTORI
AIROLDI, A. Il dialetto bergamasco della Valle Imagna. Tesi di laurea. Univer-
sità Statale di Milano. Anno accademico 1968-69.
ALLA ricerca delle bellezze della Valle Imagna. Numero speciale del "Corriere
Bergamasco" a cura di Mario Scalisi e Mauro Gavazzeni per la Valle Imagna e di
Gian Battista Casi per Almenno S.Salvatore. Fotografie di Nino Cassotti. S.0mo
bono Imagna, "Corriere Bergamasco", 1978 (?)
ARGENTI, MARIELLA. Studi sulla pittura delle valli Imagna e Brembana Inferiore,
dalla metà del XY ai primi decenni del XVI secolo. Tesi di laurea. Università
Statale di Milano. Anno accademico 1969-70,
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i
OPERE SUI SINGOLI PAESI DELLA VALLE
‘ {Per ogni paese gli scritti sono ordinati cronologicamente)
ALMENNO S.BARTOLOMEO E ALMENNO S.SALVATORE
1625 - BANDO contra Zuanne Bragain da Endena, Pietro Albrici da Brusaporco...,
Giacomo Amighetto q. Andrea d'Almenno e Bon di Boni q. Andrea habitante
in Albenza. Bergamo, s.1., 1625.
s.d. “« STAMPA della spett. Valle Imagna e Com. di Almenno contro la magnifica
Città di Bergamo. Al iaudo. Bergamo, F.11i Marenghini, s.d. (sec.XVIII).
1839 - MILANI, GIUSEPPE. Almenno. Versi. Coma, Ostinelli, 1839.
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vano i primi baluardi dei Romani contro le popolazioni delle valli. IDÎ/
A.D.G. In L'Eco di Bergamo, 11 febbraio 1963.
= SCOPERTE archeologiche nella zona di Almenno. Una fortificazione lunga
quasi un chilometro circondava alla sommità la collina di Duno, /Di/ A.
G. In L'Eco di Bergamo, 21 febbraio 1963.
1963
1964
1965
1971
1973
1798
1860
1865-
1882
1896
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1917
1930
1932
1934
RICERCHE archeologiche sulle colline di Almenno. Scoperte sulle pendici
dell'Albenza le tracce di un acquedotto romano. /Di/ A.D.G. In L'Eco di
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RICERCHE archeologiche sulle colline di Almenno. Forse di un'epoca ante
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- OPERA PIA SPEDALE ROTA - ALMENNO S.SALVATORE. Statuto organico dell'Ope
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1886
1904
1917
1930
1931
1935
1942
1950
1956
1957
1964
ALMENNO S.SALVATORE in onore del giubileo sacerdotale di don V.Galizzi
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1970
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MOIOLI, VELIO, Toponomastica in Almenno S.Salvatore. Tesi di laurea. U-
niversità Cattolica di Milano, Anno accademico 1969-70.
RONZOMI, MARIO. Almenno. Chiesa di S.Giorgio. Restituire alla chiesa il
suo antico splendore. In Giornale di Bergamo, 4 ottobre 1970.
VISCUSI, PINO. Gli affreschi di S.Giorgio in Almenno S.Salvatore. In
Giornale di Bergamo, 20 dicembre 1970.
DAMINELLI, LUCIA. La chiesa della Madonna del Castello in Almenno San
Salvatore nel quadro dell'architettura religiosa romanica nel territo-
rio bergamasco. Tesi di laurea. Università Cattolica. Anno accademico
1970-71. ”
ROTA, ANGELO. La Madonna del Castello, Albino, Breda-Carrara, 1971.
RONZONI, MARIO. I] millenario tempio di S.Giorgio salvato dalla rovina
e dallo sfacelo, In Giornale di Bergamo, 10 gennaio 1971.
TIRELLI, ROBERTO. Ad Almenno S.Salvatore. Le antiche tradizioni del San
tuario rivissute alla festa della Candelora. In L'Eco di Bergamo, 4 feb
braio 1971,
GAMBA, VITTORINA MARIA. Il monastero agostiniano di Almenno S.Salvatore
{Bergamo) tra il XV e i1 XYII secolo. Tesi di laurea. Università Catto-
Tica del S.Cuore dî Milano. Anno accademico 1971-72.
PREVITALI, PIERFERDINANUO. Spedale Rota Giovanni Carlo di Almenno S.Sal
vatore. 1879-1880. Gorle, Istituto Grafico Litostampa, 1980.
BERBENNO
PELLEGRINI, GIUSEPPE L. Breve cenno sulle acque solforase-saline di Val
le Brunone di Berbenno. Bergamo, Cattaneo, 1854.
PELLEGRINI, GIUSEPPE L. Nuovi cenni sulle acque solforose di Val Bruno-
ne di Berbenno in Valle Imagna, con analisi chimica di G. Bertazzi. In
Gazzetta medica lombarda, 1858, p.255.
REGAZZONI L, Dell'acqua solforosa alcalina di Yal Brunone di Berbenno
al Ponte Giurino in Valle Imagna. Cenni pratici. Bergamo, Bolis, 1872.
PORRO, P. La fonte alcalina-solforosa di Berbenno al Ponte Giurino in
Valle Imagna. Cenni con aggiunte geologico-descrittive di A.Stoppani.
Bergamo, Gaffuri e Gatti, 1882.
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Corso formazione Val Imagna 1986

  • 1. CAÙ ASSESSORATO IETI ONE E CULTURA CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI Cod. Fisc.: n. R0004870160 BERGAMO- Via F.ili Calvi, 10 + Tel. 243,000 dl PROVINCIA DI BERGAMO Bergamo, 4 febbraio 1986 Prot.n.2952/LU/VM/eb - Ai Sindaci - Ai Fresidi delle Scuole Medie »- Ai Direttori didattici - Ai Parroci - Ai Bibliotecari delle vi blioteche comunali i OGGETTO: Corso di formazione per ìa conoscenza del terri torio. ia Valle Imagna. della Valle Imagna LORO SEUI! Ne} quadro delle iniziative intese a difendere e a valorizzare il patrimonio ar tistico e culturaie delia nostra provincia, l'Amministrazione Provinciale organizza, in collaborazione con la Comunità Montana Valle Imagna, un corso di formazione per la conoscenza del territorio rìservato agli operatori culturali e agli amministrato ri della valle Imagna. Scopo del corso è quello duplice di individuare gli elementi culturali di un de terminato territorio e dei gruppo antropologicamente definito e, attraverso la sco- perta delle tipologie locali. pervenire a11a definizione dei bisogni e quindi dei valori dell'area territoriale specifica. I corsisti poiranno così contribuire alle scelte coerenti degli Entì locali per tutto ciò che riguarda il territorio di compe tenza. Il corso si svolgerà presso la sede della Comunità Montana Yalle imagna via Vittorio Veneto, S.0mobono- secondo l'allegato programma. ; Per ragioni di funzionalità e di efficienza îl numero dei corsisti ammessi sarà limitato a cinquanta. . Pertanto gli interessati ai corso dovranno Far pervenire la loro iscrizione en- tro il 19 febbraio p.vw. alla segreteria del corso, presse l'Assessorato Istruzione e Cultura della Provincia (via F.11i Calvi 10 - tel. 243.000 int. 95) 0 presso ia dr deila Comunità Montana Valle Imagna (tel. 851.392). Alla fine del corsa verrà rilasciato un attestato di frequenza da parte deil'Am ministrazione Provinciale. Con i migliori saluti. / i 4j i 1) L'ASSELinsgiti L'ISTRUZIONE î SÒ cio Fiorina- LACIANA "T
  • 2. PROVINCIA DI BERGAMO - COMUNITA' MONTANA VALLE IMAGKA VALLE IMAGNA Corso di formazione per la conoscenza del territorio PROGRAMMA VENERDI' 21.2.1986 - Introduzione (ore 20.30) {dott. Rocco Todeschini - arch. Lucio Fiarina) - Caratteri ambientali e paesaggio antropico (dott. Lelio Pagani) VENERDI’ 28.2.1986 - Le forme della superficie e la storia geclogica del territorio (ore 20.30) {prof. Rocco Zambelli) VENERDI 7.3.1986 - Testimonianze archeolagiche (ore 20.30) (dott. Raffaella Foggiani Keller) VENERDI' 14.3.1986 - Aspetti antropologici (ore 20.30) {prof. don Vittorio Maconi) VENERDI* 21.3.1986 - Strutture urbanistiche e testimonianze architettoniche (ore 20.30) (arch. Vanni Zanella) VENERDI‘ 4.4,1986 - Documenti di arte figurativa (ore 20.30) arch. Gianmaria Labaa) DOMENICA —6.4,1986 - Ricognizione guidata sul territorio VENERDI' 11.4.1986 - Conservazione documentaria: biblioteche e archivi {ore 20.30) (sig. Vincenzo Marchetti) SABATO 12.4.1986 - "La Valle Imagna: quale futura?”-Tavola rotonda {cre 15.30) {prof. Gian Pietro Galizzi - dott. Recco Todeschini - arch. Alcide Previtali - dott. Giovanni De Vecchi) Gli incontri si svolgeranno presso la sede della Comunità Montana Valle Imagna (Via Vittorio Veneto - S.0mobono) Gli interessati al corso dovranno far pervenire la loro iscrizione entro il 19 feb- braio p.v. alla segreteria del corso, presso l'Assessorato Istruzione e Cultura del la Provincia (Via F.lli Calvi 10 - Bergamo - tel. 243.000 int.95) o presso la Comu- nità Montana Valle Imagna (teì. 851.382). Alla fine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza da parte deli'Ammini strazione Provinciale.
  • 3. ‘ PROVINCIA DI BERGAMO ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI Cod,Fizc.: n. 80004870150 BERGAMO- Via F.lli Calvi, 10 - Tel. 243.000 LE FORME DELLA SUPERFICIE E LA STORIA GEOLOGICA DEL TERRITORIO DELLA VALLE IMAGNA - Prof. Rocco Zambelli, geologo - S.0mobono, 28 febbraio 1986 I - Introduzione. L'ambiente contribuisce a determinare il tipo di cultura. Lo dimostra il fatto che nel comportamento gli abitanti della città, della pianura, della montagna differi- scono notevolmente fra loro. Anche se nessuno sa dire il perchè. Il tipo di rocce determina l'ambiente. Distinzioni fondamentali delle rocce: di origine sedimentaria, eruttiva, metamorfi- ca. Le rocce più recenti si depositano sopra le più antiche; ma alcuni movimenti della "litosfera" ne hanno complicato le strutture. In Val Imagna esistono solo roc ce sedimentarie. L'elevazione delle montagne e l'abbassamento della nostrà pianura dipendono dal mo- vimento delle zolle della litosfera (la pellicola solida della superficie terrestre è attraversata da incrinature che la suddividono in zolle). La forma attuale della superficie (morfologia) sulle montagne dipende dalla resi- stenza delle singole rocce e dall'intensità dell'erosione che su di esse si è eser- citata e dal tempo da cui è iniziata l'erosione. II - I tipi di rocce che affiorano sul territorio della Valle Imagna. 1- Sul territorio non affiorano rocce eruttive né metamorfiche; per trovare queste rocce, che pure interessano la storia geologica del territorio, bisogna portarsi a nord di Valtorta. : 2- Rocce marine del Triassico superiore: dolomie chiare non stratificate (da Ponte Giurino a Costa Imagna, M. Resegone, Corna Camozzera) con rupi e terreni aridi; calcari, marne e argilliti scuri o nerastri (quasi tutto il resto della Valle Imagna, meno alcune cime, come il Pallio e l'Albenza - Tesoro) con boschi o pra- ti molto fertili. 3- Rocce marine del Giurassico: strati di calcari e marne con selce (Pallio - Alben za e Tesoro sopra Roncola - da Strozza ad Almenno - M. Ubione); predomina il bo- sco, con prati meno fertili di quelli indicati sopra. ” 4- Rocce marine del Cretacico inferiore: argilliti nerastre e marne grigie poco stratificate (colline basse presso i due Almenno), prati e campi. 5- Rocce marine Plioceniche (recenti): argille azzurre e gialle (sul fondo dell'Ima gna a Clanezzo e sul fondo del Tornago ad Almenno).
  • 4. 6- Detrito di falda (ghiaioni) incoerenti o ricementati (alla base delle grandi ru- pi, sotto Fuipiano e sotto Roncola verso Nord), suolo arido e talora pericoloso. 7- Alluvioni ciottolose dei torrenti (pianori dell'Imagna a Selino e Cepino; Ca del la Zogna presso Almenno S.S., i pianori degli Almenno): campi fertili e orti. III - La storia geologica. (I numeri tra parentesi si riferiscono all'età assoluta espressa in milioni d'anni). Archeozoico (4600-600) e Paleozoico antico (600-300 circa). Rocce metamorfiche, pro fondissime. Paleozoico superiore (fino a 230). Territorio emerso; vulcanesimo; i corsi d'acqua vanno verso nord. Mesozoico (230-65). L'attuale territorio alpino è collegato al continente africano e Sitrovanei pressi dell'equatore. La futura bergamasca si trova presso la spiaggia di fronte al bacino marino che separa l'Africa dall'Europa; quasi sempre sommerso, ma mai a grande profondità. Mesozoico inferiore 0 Triassico: a) avanza il mare - territorio lagunoso; sedimenti gessosi e similari; b) seguono piattaforme costruite da coralli e da alghe (rocce chiare - Resegone, ecc.) con fosse poco profonde (strati scuri - Val Imagna ferti- le): c) si conclude con rocce chiare, rupestri, non stratificate, che segnano il li mite col Giurassico (Dolomia a Conchodon, i Canti). Mesozoico medio o Giurassico: il mare si trasforma în oceano; sedimenti calcarei e marnosi stratificati con selce: cave di selce. Il periodo si conclude con rocce chiare, rupestri, stratificate (Maiolica) che segnano il limite col Cretacico. Mesozoico superiore o Cretacico: l'Africa si riavvicina all'Europa, il mare si chiu de è il fronte dei continenti che si scontrano si divide in scaglie che si sovrap- pongono (le tre falde delle Alpi); la Bergamasca fa parte della terza falda, una scheggia del continente collegato all'Africa, che si adagia sopra le altre due fal- de. L'area a nord dell'Albenza emerge; i fiumi comineiano a scorrere verso sud, tra scinando dapprima fanghi e poi sabbie e ghiaie. Cenozoico (65-2). Le montagne si alzano definitivamente, la pianura resta quasi sem IE -_ pre fondo di mare. Cenozoico inferiore. 0 il nostro territorio è emerso, o l'erosione successiva ne ha asportato i sedimenti. ° Cenozoico medio (Miocene). Elevazione quasi definitiva delle nostre montagne ed ero sione delle vallate che, alla fine del periodo (circa 7 milioni di anni fa) sono scavate, un poco più fonde di oggi. Il Resegone e Corna Camozzera arrivano al loro posto. Verso la fine il Mediterraneo si asciuga. Cenozoico superiore (Pliocene). I] Mediterraneo viene di nuovo allagato e il mare entra nelle nostre valle che erano un poco più basse di oggi. uaternario (2-0). Il territorio si alza fino all'altezza attuale e il mare si riti ra; il clima si fa freddo; ma il ghiacciaio non occupa la Valle Imagna. L'uomo giun ge forse una ventina di migliaia di anni fa: certo quando giunsero i Romani trovaro no il territorio ben popolato. n
  • 5. IV - Fenomeni particolari. 12- 13- 14- 15- Pieghe geologiche = la curva dell'Albenza Dislocazioni = il Resegone e Corna Camozzera che arrivano da Nord Rocce per cemento = presso Strozza Cave di selce = sopra Strozza Ammasso di fossili = la cima del Resegone Pietre da costruzione e per tetti = un po' dappertutto Grandi cave di pietra da costruzione = Ponte Giurino, Berbenno Sorgenti intermittenti: 01 gass (regolare), Val d'Adda (irregolare) Sorgenti solforose: S.0mobono, Ponte Giurino Sorgentine sfruttate nei "Casèi" Sorgenti buone (Brumano, Valsecca) e carsiche inquinabili (territorio Cepino - Bedulita - Costa Imagna, Forgnone, sotto Roncola) Bis de Val d'Adda = grotta recente che interseca una grotta antica Grotte molto importanti = Tomba dei Polacchi; Forgnone; Bis de Vai d'Adda; Bis del Bécc i Moltissime altre grotte, carsiche e non carsiche, un po' dappertutto Carsismo di superficie = I Canti; ghiaione a nord di Roncola, rupi tra S.0mobono e Costa Imagna Celebre roccia con Pesci fossili = Ponte Giurino Fossili numerosi = sotto Fuipiano, sopra Berbenno, un po' ovunque Coralli fossili = Rota Dentro Fossili pliocenici = sul fondo dell'Imagna e del Tornago Osso di balena fossile = S.Giorgio in Almenno S.S. Le alluvioni dell'Imagna a Ca de la Zogna Le frane sotto Fuipiano I cedimenti a Rota Fuori e Dentro Grotte usate dalle popolazioni antiche = Corna Coegia a Locateilo; Tomba dei Po lacchi a Rota Fuori; Bis del Ciinî a Berbenno Grotta adibita a tempio = Cornabusa
  • 6. BIBLIOGRAFIA: Trevisan / Tongiorgi, La Terra, ed. U.T.E.T. RICERCHE. Toponomastica. Censimento sistematico di tutti i fenomeni naturalistici (sorgenti, grotte, fenome- ni carsici, superficiali, ecc.) degni di essere illustrati e conservati. Censimento delle cave - attive o abbandonate, delle calchere, delle fornaci, ecc. Individuazione: delle antiche strade che mettevano in comunicazione con i diversi territori; di antichi canali di drenaggio sopra î prati (da rimettere in funzione); di antiche chiese, monasteri, filande, ecc.
  • 7. PROVINCIA DI BERGAMO ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI Cod, Fisc.: n. 80004270100 BERGAMO- Via F.lli Calvi, 10 - Tel, 243.000 VALLE IMAGNA: TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE - Dott. Raffaella Poggiani Keller, Direttrice del Museo Civico Archeologico di Bergamo - S.Omobono,. 7 marzo 1986 E' difficile tracciare la storia del popolamento antico della Valle per la 1a- cunosità delle scoperte che si distribuiscono in un arco cronologico molto am- pio dall'età del Rame al Medioevo, su un territorio piuttosto vasto e presso- chè del tutto inesplorato. Sulla base degli scarsi dati in nostro possesso è tuttavia possibile individua re alcuni modelli di insediamento e l'appartenenza di' taluni siti a culture preistoriche altrove ben note. STORIA DELLE RICERCHE I ritrovamenti sono quasi tutti fortuiti e quindi non sempre attribuibili a un preciso contesto tombale, rituale, insediativo o di semplice frequentazione. Scavi archeologici regolari, dopo la scoperta casuale, sono seguiti nella Grot ta Tomba dei Polacchi di Rota d'Imagna, nel Biis del Gatt di Berbenno e nella chiesa di S.Tomè; il diserbo, consolidamento e restauro del ponte romano di AI menno è attualmente in corso a cura della Soprintendenza Archeologica della Lombardia. I RITROVAMENTI La fase più antica finora attestata è stata rilevata in alcune grotticelle usa te per fini sepolcrali nell'età del Rame: ne sono state individuate a Berbenno (Biîs del Gatto del Ciinî) e a Chignolo Imagna. La grotta Tomba dei Polacchi di Rota d'Imagna fu frequentata invece per scopi rituali (culto dell'acqua) nell'antica età del Bronzo e nel Bronzo Finale. Non sono noti abitati dell'età del Ferro, frequenti in altre aree delle valli bergamasche in luoghi elevati e ben difesi naturalmente; in tal senso forse i due siti di Castro e Duno ad Almenno ben si prestavano ad un insediamento pro tostorico che è tuttavia attestato da scarse tracce mal definibili per la man- canza di un'indagine archeologica. In epoca romana Almenno rappresenta un centro di rilievo in quanto ubicato nei pressi del passaggio della via pedemontana che collegava il municipium romano di Bergomum con Comum e passava il Brembo tramite un poderoso ponte di cui si conservano ancor oggi cospicue vestigia. .
  • 8. Tracce di insediamento (?) si rinvennero nell'800 ad Almenno S.Salvatore in loc. Castelîo e, forse, di sepolture alla frazione Campino di Almenno S.Barto- lomeo. Un'ara dedicata a Silvano, sempre da Almenno S.Salvatore, attesta la presenza di un culto di tradizione indigena e un dedicante, Reburro, di origine celtica. La frequentazione delle grotte continua anche in epoca romana, come si rileva in una grotta di Bedulita ricca di ceramica tardo-romana. Scavi archeologici condotti nel tempietto medievale di S.Tomè nel 1984 in occa sione di lavori di consolidamento hanno fatto luce sulle fasi antecedenti del- la costruzione. Sempre al Medioevo risale anche la tomba scavata a Strozza presso la parrocchiale nel 1984, BIBLIOGRAFIA - FINAZZI G., Le antiche lapidi di Bergamo descritte ed illustrate, Bergamo 1876, pp. 40-41 (l'ara a Silvano) - FORNONI E., L'antica corte di Lemine-I1 ponte sul Brembo, 1884-86. - FUSCO V. - POGGIANI KELLER R., Aggiornamenti della preistoria della Lombar- dia prealpina, in Annali Benacensi, 3, 1976, pp. 48-50 (grotta di Berbenno) - MANTOVANI G., Notizie archeologiche Bergomensi 1880-81, p.42 (ritrovamento loc. Castello di Almenno S.Salvatore) - POGGIANI KELLER R., Culto delle acque nella grotta "Tomba dei Polacchi", in Annali Benacensi, 5, 1979, pp.173-182 - EADEM, I ritrovamenti archeologici degli ultimi 10 anni in provincia di Ber- gamo, in Atti I Convegno Archeologico Regionale - Milano 1980, Brescia 1981, p.435 (Chignolo Imagna) - EADEM, Materiale del Bronzo Finale nella Grotta detta "Tomba dei Polacchi" (Rota Imagna-Bergamo). Nota preliminare, in Studì in onore di Ferrante Ritta tore Vonwiller, Como 1982, pp.537-559 - VIMERCATI SOZZI P., Spicilegio archeologico 1835-1868, tav.XI (ritrovamento di Aimenno S.Bartolomeo fraz. Campino) - VITALI M.G., San Tomè - ‘Sondaggi stratigrafici attorno alla Chiesa, Bergamo 1981 (ciclostilato)
  • 9. PROVINCIA DI BERGAMO ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI Cod, Fisc.: n. 80004270160 BERGAMO- Via P.ili Calvi, 10 - Tel. 243.000 VALLE IMAGNA: ASPETTI ANTROPOLOGICI - Prof. don Vittorio Maconi, antropologo - S.0mobono, 14 marzo 1986 L'antropologia, non quella fisica che si occupa delle caratteristiche morfologi- che e fisiologiche dei differenti gruppi umani, ma quella culturale è la scienza che studia il patrimonio sociale dei gruppi umani formanti, in qualche misura, una unità, cioè che ne studia l'economia, l'organizzazione sociale, le credenze e contemporaneamente il sistema dei valori e dei modelli di comportamento acquisiti e trasmessi, quali strumenti per la costruzione della propria identità. Il punto focale dell'antropologia è la cultura e la sua dinamica nel processo di trasmissione da una generazione all'altra (inculturazione) e in quello di trasfor mazione attraverso i contatti con altre culture (acculturazione). Nei pochi studi dedicati alla Valle Imagna si riscontra.la tendenza, dichiarata o allusiva, di considerarla un'area culturale distinta e quasi separata dalla più vasta area culturale bergamasca; un'area culturale fortemente trattenuta dalla tradizione e poco aperta nella sua storia alla recezione di stimoli ed apporti culturali esterni. Lo studio dell'etnologia e dell'antropologia che da anni colti vo mi ha convinto sempre più che in nessuna parte del mondo, e specialmente in quello al quale noi apparteniamo, esistono gruppi e società separate, capaci di una cultura autonoma. La storia culturale della Valle Imagna, con i suoi trat- ti originali, si comprende lasciandola inserita, com'è stato în realtà, in quella della intera regione bergamasca. Sino a tempi abbastanza vicini ai nostri la cultura della Valle Imagna è stata una cultura contadina, che a causa dell'ambiente e della storia, ha posseduto una organizzazione di cui una parte ancora sopravvive. E' impensabile. presumere di poterne presentare tutte le espressioni e manifestazioni nel giro di un'ora. Mi limito perciò a puntualizzarne alcuni aspetti senza la pretesa di offrirne una spiegazione definitiva, ma con la speranza di suscitare un qualche interesse per ulteriori ricerche. L'organizzazione tradizionale della produzione (coltivazione + allevamento, o al- levamento + coltivazione a seconda delle possibilità offerte dall'ambiente) ruota intorno alla famiglia estesa patrilinea e con residenza patrilocale. Essa si fon- da su un diffuso regime di proprietà della terra da -parte di singole famiglie estese. L'importanza di questa realtà per capire l'organizzazione della vita eco- nomica e dei rapporti sociali deriva dal confronto con la precedente condizione
  • 10. del regime fondiario, quando la terra era in gran parte proprietà di non residen- ti (persone singole, istituzioni prevalentemente ecclesiastiche). L'assenza del paleocapitalista agrario, percettore di rendite, fa del contadino della Valle Ima gna un vero attore della produzione, anche se povera, e non un quasi passivo spet tatore della stessa. Non c'è una divisione del lavoro agricolo in base al sesso: essa è presente inve- ce nella produzione artigianale destinata al mercato interno ed esterno, giacchè questa è di stretta pertinenza maschile. Il governo della famiglia estesa è compito del padre anziano e la madre quasi sem pre amministra le attività all'interno della famiglia. I rapporti con il mondo extra-familiare vengono intrattenuti o mediati dal padre anziano. La famiglia estesa ed i suoi valori comunitari sperimenta î primi cedimenti a fa- vore della famiglia nucleare quando si sviluppa e si accentua il fenomeno dell'e- migrazione, quasi esclusivamente maschile, di tipo circolare. L'assenza tempora- nea, ma prolungata del marito e dei figli maschi sin dall'età dell'adolescenza, provoca l'accentuazione del ruolo della donna sia nel campo della produzione che in quello del governo della famiglia. La pratica della emigrazione ha contribuito, con altri fattori, alla penetrazione dentro la tradizione di alcuni valori e di alcuni modelli di comportamento sociîa- le che caratterizzano la cultura attuale della valle. Esempi di fenomeni di mi- cro-acculturazione sono la tendenza alla mobilità sociale, una certa quale esalta zione dell'individualismo, una discreta sfiducia negli ‘ideologismi, una notevole flessione dell'economia agricola e l'incremento di una basata principalmente sul- l'artigianato. L'atteggiamento piuttosto negativo espresso da qualche studioso a riguardo della cultura tradizionale della Valle Imagna, a mio parere, deriva più che dalla real- tà della cultura stessa ne] suo divenire storico, dalla pessimistica visione, in Italia di origine gramsciana, della cultura contadina della quale si sottolinea esclusivamente il familismo, l'individualismo esasperato ed il particolarismo con servatore.
  • 11. ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI Cod. Fiec.: n. 80004870100 BERGAMO- Via F.lli Calvi, 10 - Tel. 243.000 v PROVINCIA DI BERGAMO VALLE IMAGNA: STRUTTURE URBANISTICHE E TESTIMONIANZE ARCHITETTONICHE - Arch. Vanni Zanella - S.0mobono, 21 marzo 1986 Se per struttura s'intende "il modo come i singoli elementi sono organizzati tra loro a formare un insieme" e anche "ciascuna delle forme tipiche che tale in- sieme può assumere relativamente a tale organizzazione", consideriamo struttura urbanistica la forma espressiva assunta da un insieme di edifici costruiti per le necessità di una convivenza umana. In valle Imagna i nuclei sparsi di antica formazione, anche se in parte abban donati e trasformati, sono esempi assai significativi ‘di strutture urbanistiche. Per testimonianza architettonica consideriamo un edificio che, da un'analisi del suo stato attuale, meriti una valutazione di elevato "grado di protezione". I singoli edifici dei nucleì antichi sono notevoli testimonianze architettoniche. L'edilizia di tipo rurale non esaurisce la gamma tipologica osservabile nella valle, dove rimangono esempi di alta qualità che vanno almeno dal XV al XI secolo. Esiste una discriminante storica, che si può far risalire agli inizi del no- stro secolo, tra questo mondo, statico ma ricco e complesso, e un diverso assetto territoriale, che è prova di un nuovo dinamismo economico e sociale e si esprime in aggregati edilizi incoerenti. Quanto è stato costruito nel nostro secolo, oltre a non aver prodotto struttu re urbanistiche di tipo formalmente espressivo, ha provocato, specie negli ultimi anni, la progressiva cancellazione ambientale degli antichi insediamenti. Un problema che certamente dovrà essere affrontato dalla comunità di valle è quello del rapporto tra antico e nuovo, tra testimonianze storiche e funzioni at- tuali. CITAZIONI Valle Imagna: "la più povera e sterile parte del Bergamasco" (Celestino Colleoni, 1617) "Quando il cielo è azzurro, la valle somiglia ad un vaso di smeraldo storiato, con un coperchio di zaffiro trasparente" (Antonio Stoppani, 1875) CENNO BIBLIOGRAFICO Giuseppe Nangeroni : La casa rurale nella montagna lombarda, II, settore sud-orien tale, Firenze 1958 Cesare Rota Nodari: Architetture rustiche - Arnosto di Fuipiano Imagna, în "Berga- mo economica", luglio-settembre 1976 Lelio Pagani: Il paesaggio della Valle Imagna (con molti rimandi bibliografici), in AA.W., Valle Imagna, Bergamo 1982 Alberto Cima: Tempo d'Imagna, itinerari della memoria, Clusone 1985
  • 12. PROVINCIA DI BERGAMO ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI Cod. Fisc.: n. 80004870160 È BERGAMO- Via F.lli Calvi, 10 - Tel. 243.000 VALLE IMAGNA: DOCUMENTI D'ARTE FIGURATIVA - Arch. GianMaria Labaa - S.0mobono, 4 aprile 1986 PREMESSA Particolarità storico-culturali della Valle Imagna nell'ambito delle arti figura- tive (pittura, scultura, "arti minori"). 1. LA STRUTTURA DEL PATRIMONIO a) Le principali stratificazioni culturali presenti sul territorio; b) tipologie emergenti; c) aree di principale condensazione dei beni; d) arte sacra e arte profana: i luoghi dell'esercizio artistico; e) botteghe e famiglie artistiche. 2. ALCUNI FENOMENI E ALCUNE TESTIMONIANZE a) la "nascita alle arti" della Valle Imagna;. b) i secoli dello sviluppo e della maturità dell'arte in valle; c) interscambi d'opere e d'operatori; d) qualità e quantità del patrimonio: gli affreschi, i polittici, gli altari, la scultura, ecc.; e) ricchezza del patrimonio d'arte "minore": arredi, paramenti, decorazioni, ecc. 3. STATO DI FATTO E PROPOSTE OPERATIVE a) Lo stato di conservazione: restauri, dispersioni, degradi; b) lo stato di conoscenza: censimenti, inventari, studi, pubblicazioni, ecc.; c) fruizione, riuso, valorizzazione e arricchimento del.--patrimonio: problemi ed alcune proposte di pronto intervento. CENNO BIBLIOGRAFICO ’ 1) GIO. MAIRONI DA PONTE, "Dizionario odeporico o sia storico-politico-naturale della provincia bergamasca", Bergamo 1819/1820. Ristampa anastatica (Forni, Bo logna) 1972. 2) ANGELO PINETTI, "Inventario degli oggetti d'arte ‘Italia - I: Provincia di Bergamo". Ministero dell'Educazione Nazionale, Roma, 1931. 3) VANNI ZANELLA, "Breve Ricognizione Bergamasca, indicazioni su edifici ed ambien ti notevoli della provincia". Camera di Commercio, Industria Artigianato.e A- gricoltura di Bergamo, 1968.
  • 13. 4) 5) LUIGI ANGELINI, "Arte minore Bergamasca", Bergamo, 1974. AA.VV., "I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo", raccolta di studi a cu ra della Banca Popolare di Bergamo, 1975-1985, volumi pubblicati n° 9. LUIGI PAGNONI, "Chiese parrocchiali bergamasche, appunti di storia ed arte", Bergamo 1979.
  • 14. PROVINCIA DI BERGAMO ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA “CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI Cod. Fisc.: n. 80004870160 BERGAMO- ViaF.lli Calvi, 10 - Tel. 243.000 VALLE IMAGNA CORSO DI FORMAZIONE PER LA CONOSCENZA DEL TERRITORIO * x * DOMENICA 6 APRILE 1986: RICOGNIZIONE GUIDATA SUL TERRITORIO ORE 8.30 ‘S.OMOBONO - Partenza dalla sede della Comunità Montana Valle Imagna BERBENNO STROZZA ORE 13.00 ROTA IMAGNA - Pranzo ORE 15.00 FUIPIANO LOCATELLO ORE 18.30 S.OMOBONO - Rientro Delle località visitate si metteranno in evidenza particolari aspetti naturali stici, storici e artistici trattati nel corso.
  • 15.
  • 16. BERBENNO Il più antico documento che conosciamo sulla chiesa di Berbenno è una nota d’archivio del 1253 che parla di un tal Pietrobono « presbyrer sancri Antoni». Altro cenno è in un atto pubblico del 1332 dove è nominato il rettore della chiesa, la quale pare sia poi stata eretta parrocchiale attorno al 1460 per decreto del vescovo Giovanni Barozio. Il 28 sertembre 1767 veniva posta la prima pietra della chiesa attuale, che sarà inaugurata il 10 novembre 1782. Fu proger- rata dall'arch. Sante Damiani di Zogno che impresse nella so- lennità dell'insieme ritmi ampi e pacati. Sarà consacrata, con l'antico titolo di S. Antonio abate, dal vescovo Pier Luigi Speranza. il 15luglio 1862. Un audace progetto dell’ing. Luigi Angelini (1915), che pre- vedeva il raddoppio dell’aula, doverie essere abbandonato per l'insidiosità del terreno. Nel 1949 la parte aggiunta fu ab- battuta e si ricostruì la facciata disegnata dallo stesso Angelini e già realizzata con largo impiego di pietra locale ben lavorata. Le statue nelle nicchie e sul portale sono di Giuseppe Siccardi (1918). Nella precedente chiesa quattrocentesca era custodito un polittico composto di otto scomparti. dipinto da Andrea Prr vitali (c. 1510) oriundo di Berbenno: passato alla famiglia Petrobelli e da questa ai conti Mapelli il polittico finì nc! 1880 alla galleria dell’Accademia Carrara. Fatta eccezione di una tela con Cristo risorto e Santi dipinta nel 1611 da Pietro Ronzelli per la chiesa di S. Pietro e qui trasportata dopo il restauro di Ezio Bartoli (1971), tutti i dipinti della nuova chiesa sono della fine del 1700 e del principio del 15UU. La S. Antonio nella finta architettura della razza centrale. ivi pennacchi con i Profeti e gli Evangelisti e la prima medaglia nelia volta furono affrescati negli anni 1792-1793 da Vincenzo Angelo Orelli, lo”stesso che dal 1802 al 1805 dipinse ad olio le tre grandi tele del coro. Di quegli anni anche il Trionto della Fede. nella razza ellittica del presbiterio, i Dotrori nei «peducci» e l'altra medaglia della volta, opere we di Mauro Picenardi cremasco. che dipinse pure la pala dell'Addolorata. Di Gioacchino Manzoni sono invece le tre tele che stanno in fondo alla chiesa: la Cacciata dei prota- narori, la Samaritana e il Battesimo di Gesù (1809) e la pala del Martirio di S.Stefano al primo altare di sinistra. Alcuni dei dipinti furono restaurati da Vittorio Prandi nel 1941. Il quadro del sacro Cuore è opera piuttosto recente di Francesco Codenotti (1945). Nel 1968 Emilio Nembrini ripulì gli affreschi mentre Fiorenzo Taramelli rinnovò la rin- tesgiatura interna e le dorature. Assai belli i monumentali altari sull'asse ortogonale,definiti negli inventari «finissimi e meravigliosi» per la ricchezza degli intarsi marmorei e la profusione dei lapislazzuti. L'altar mag- giore è neoclassico e tra i rilievi ha una delicata medaglia di Pompeo Marchesi, raffigurante S. Antonio che distribuisce ai poveri le sue sostanze (1834). La zoccolatura generale in marmo rosato, della ditta Carlo Comana, è del 1944 come i due tabernacoli degli altari laterali, le cui portelle furono sbal- zare da Attilio Nani. Del 1966 il suggestivo battistero ideato dagli architetti Bruno Cassinelli e Andrea Costa, con sbalzi di Arturo Aletti al coperchio del fonte. Tra le sculture in legno e gli intagli da segnalare un grande armadio di sagrestia in noce con putti-cariatidi, di artigianato locale del ’6-’700; busti reliquiari in lesno dorato e policromaro, dello stesso periodo; quattro crocifissi d'avorio, del ‘700; due pulpiti firmati G. Fri- gnani 5 novembre 1885; e le statue di S. Giuseppe e di Cristo morto, che sono dei fratelli Manzoni (1945). Di notevole interesse un prezioso manto della Madonna in ganzo su fondo rosa intessuto di ornati oro e argento, del *700, dal quale si è da poco ricavata una casula; un parato di raso bianco con ricami a cartelle e cornucopie con stemma domenicano, pure del ‘700; e trine e merletti vari di Burano. L'organo costruito dai Serassi nel 1784, fu riparato dai Pic- cinelli nel 1924. Il campanile. tutto in conci politi, è tra i migliori dell’ing. Luigi Angelini. Ad un concerto di cinque campane consacrare nel 1872 dal vescovo Pier Luigi Speranza, seguì l’attuale concerro di otto campane in «si b.» che furono consacrate dal vescovo Luigi Maria Marelli il 12 dicembre 1928. Dopo la requisizione bellica esso venne reintegrato dalla ditta Favaretti di Busano del Grappa con la fusione di quattro campane consacrare dal vescovo Giuseppe Piazzi il 13 dicembre 1953. Berbenno. Pietro Ronzelii. Cristo risorto e Santi
  • 17. FUIPIANO IMAGNA La chiesa di Fuipiano Imagnadedicata a S. Giovanni Battista già il 26 agosto 1561 e sostanzialmente rifatta nel 700, fuconsacrata il 12 agosto 1900 dal vescovo Gaetano Camilloruindani. Laltar maggiore fu riconsacrato il 19 marzo 1965 dall'arcivescovo Clemente Gaddi che vi ricollocava le reliquiedei santi martiri Clemente, Felice e Pellegrino. Nella sua lunga storia fu diverse volte devastata dai fulmini: particolarmente rovinosi quelli che vi si abbatterono il 28 giu gno 1633 e il 9 agosto 1672. Nel. ‘700 essa ebbe il bel portico e il sagrato che si protende. come un balcone a dominare l’intera valle. Sul portale, ove si legge la dara 1728, rimase a lungo una statua lienea di S. Giovanni Battista ritenuta del ‘400 e ora riposta. Viè gelosamente custodito un raro dipinto di Giacomo Francia di Boiogna (25 giugno 1535) raffigurante la Madonna delle Grazie con i santi Sebastiano, Rocco e Giovannino; fu restau- raro da Ezio Bartoli nel 1970. Altri buoni dipinti: l'Immaco- lata di Giovanni Chizzoletti (1714), ordinata da certo Carlo Zuccala; la vecchia pala della Vergine del Rosario di scuola Romana del '600, una Madonna in trono e santi ridipinta da Francesco Quarenghi nel 1741 e piccole tele ai lati degli altari datare 1680, 1740, 1749, 1885: alcune sono siglare F.Q.P. (‘Francesco Quarenghi pinse), l'ultima è di Antonio Sibella. Nel coro sono tre tele restaurate nel 1958 a cura dell'Amministrazione Provinciale da_Sanzio Rinaldi: esse sono cpere molto pregevoli attribuite a quel Giuseppe Orelli che nella seconda metà del ‘700 affrescava le volte della chiesa con medagiie ramicuranti i Misteri gloriosi, poi completamente rifatte sulla fine dell’800 da Giuseppe Carsana. Molto bella la settecentesca medaglia in marmo apuano al- l'altare della Madonna. = La zoccolatura in marmo arabescato fu collocata nel 1944 dall'impresa marmi Carlo Comana. Nella sagrestia, sopra un armadio finemente intagliato, in parte del 1725. sono collocate statue lignee provenienti da un polittico smembrato della fine del ‘400, e quattro angeli rezzicandelabro del ’700. Tra le cose preziose si possono anche ricordare: una croce processionale d'argento lavorato a cesello e a sbalzo del ‘600: una pianeta in velluto verde con lo stemma dei Locatelli ea dora 1610 (151021; un piviale rosso pesco in sera damascara intessuto a riorami broccati oro e argento del ’6-'700: ed altri indumenti sacri su fondo laminato d'argento, di sera rosso vinato e di sera damascata di color rosso-pesco con broccati d'oro e d'argento. tutti del ‘600. L'organo è un Serassi. Il concerto di otto campane in «re gr.» venne fuso dopo l’ultima guerra dalla ditta Paolo Capanni di Castelnovo ne’ Monti. Fuipiano imagna. Giacomo Francia. Madonna col Bambino e Santi I i {
  • 18. LOCATELLO o Locarello è ritenuta una delle più antiche comunità parroc- chiali della Valle Imagna; qualcuno la vuole addirittura an- teriore al Mille. Tracce di una chiesa almeno quattrocentesca sono residui brani di affreschi di quell'epoca tuttora ben conservati. In realtà da essa nel 1540 fu smembrata la par- rocchia di Corna ‘e nel 1561 la sua chiesa fu consacrata con l'antico titolo di S. Maria Assunta. La chiesa attuale fu innalzata dal 1836 al 1841, e già nel 1884 si provvedeva a prolungarla verso la facciata. rifatta con elementi in pietra viva squadrata a punta. Fu consacrata il 12 gennaio 1912 dal vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi Locatello. Andrea Previtali, Madonna col Bambino e Santi che confermava l’antico titolo e sigillava nella mensa dell’altar maggiore le reliquie dei santi Alessandro e Innocente. Ma fu negli anni 1930-1932 che la chiesa si assicurò l’attuale splendore, grazie alla generosità del parroco don Vanorti. La direzione dei lavori fu affidara all’ing. Luigi Angelini che di- segnò l'elegante cupola del presbiterio e i quattro altari laterali. Una squadra di artisti e di decoratori fece il resto. La Gloria di Maria Assunta nella grande tazza fu affrescata da Pietro Servalli, e quattro smaglianti medaglie della volta da Umberto Marigliani. La quinta medaglia, l’atfresco del catino absidale. gli Evangelisti e rutti gli altri affreschi sono invece di Vittorio Manini, compreso il Cristo Re che è del 1937. Sue anche le tele della Sacra Famiglia, di S. Giovanni Bosco e di S. Teresa di Lisieux. La tinteggiatura fu affidata a Emilio Giarin. le dorature ad Arturo Panza, gli stucchi dei nuovi altari a Fran- cesco Ajolfi. i marmi alla ditta Camillo Remuzzi. I dipinti più preziosi sono rurravia una tela e una tavola dei ‘500. La tela è di Andrea Previtali e raffigura la Vergine col Bambino e i santi Giovanni Battista e Girolamo in spiendido paesaggio (1523); essa si trova ora a sinistra della pala cen- trale, ma nel 1820 era all'altare detto delle Grazie. La tavola è di Agostino Facheris da Caversegno (1536) e rappresenta la Madonna col Bambino tra le nubi e quattro Santi: Pietro, Paolo, Stefano e Giovanni Battista. Tutt’e due furono restaurate da Antonio Quarti nel 1960 a cura del- l’Amministrazione Provinciale. Tra le tele di autore ignoro assai curiosa, sorto l’asperto iconografico, è quella di S. Maria Margherita Alacoque. Un trittico di Giovanni Cariani ("5001 è andato disperso: due tavole, S.Caterina e S.Stefano, sono finite alla Pinacoteca dell’Accademia Carrara. la terza, S. Loren- zo, è în collezione privata a Monaco di Baviera. Tra le statue lignee da segnalare un'antica Madonna seduta col Bambino, forse del ’500, e una moderna Assunta di Angeio Gritti (1946). Tra gli arredi e i paramenti una pianeta in velluto a mela grane del ’4-’500, una continenza in sera con ricami in oro e mazzi di fiori. un calice dorato in bella forma antica del *500. una grande lampada d'argento, e due cassettoni in noce inta- gliato e intarsiaro. tipo rustico. Una croce assai preziosa d’argento del ‘400. fu venduta con tutte le approvazioni nel 1873 a tal Alessandro Casteliuni di Roma. La portella del rabernacolo è di Renato Bonizzi (1931): il banco della sagrestia di Giovanni Personeni (1938); la bussola centrale in noce di Agostino Brozzoni (1945). L'organo abbastanza antico venne ricostruito nei 1851 da Lui: Cadei di Chiari. e restaurato nel 1932 dalla ditta Cornolzi. Il campanile è sorto nel 1823. Un primo concerto di cinque campane «battezzare» dal vescovo Pier Luigi Speranza. tu reintegrato dopo la guerra da Luigi Magni di Lucca. e succes- sivamente rifuso da Angelo Ottolina nell'attuale concerto di otto campane in «re b.» consacrato dal vescovo Adriano Ber- nareggi il 28 dicembre 1952.
  • 19. ROTA DENTRO La chiesa di S. Gottardo di Rota Dentro si vuole costruita nel 1496. Eretta parrocchiale il 5 maggio 1591, rimase tuttavia unita con la chiesa matrice di S. Siro in Rota Fuorifino al 1614. anno in cui il vescovo Giovanni Emo decretava la sua piena autonomia. s Il 29 settembre 1947 il vescovo Adriano Bernareggi consa- crava il nuovo altar maggiore. dedicandolo a S. Gorrardo e si- gillandovi le reliquie dei santi Pietro e Adriano. È una costruzione piuttosto singolare, con tetto fortemente angolzto e strana facciata con moderni elementi di pietra di Berbenno. Notevole il portale in granito serizzo con arco terno è particolarmente carico di decorazioni e di dipinti reziizzati da Tarcisio Brugnerti e Silvio Zambelli negli anni 1938-1939: essi comprendono le finte architetture, i quattro sti nella volta del presbiterio e le medaglie della Con- segna delle chiavi, di S. Gotrardo, di S. Giovanni Bosco e di S. Francesco Saverio. Di molto pregio le tele del Crocifisso con S. Maria Maddalena 11582) e della Crocifissione e Santi, firmata P.MA.P. 1667, tutt'e due restaurate nel 1939 da Arturo Cividini: una Imma- colata del ’5-'600: e la pala delia Vergine del Carmelo d'ignoro del *600. Le paia di S. Gotrardo al centro dell'abside è un probabile Curlo Ceresa im. 1679). Le due robuste tele di S. Ma- ria Maddalena penitente e in gloria sono comunemente date a Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (m. 1626): esse appartengono al fondo della pinacoteca Brera di Milano. Nella sagrestia un buon ritratto di parroco del 17532... is di Gaetano Peverada (fine ‘700) fu reintecrara dopo un furto con cinque «stazioni » del già ricordato Tarcisio TUCner. 2 statua in legno di S. Giuseppe è del ‘700. quella di S. Rocco data a Gordiano Sanz (’800). ra gli intagli assai bello il pulpito con medaglia raffisurante Sesù tra i dottori e staruetre di apostoli. del ‘600. Notevoli anche un cassezrone e un inginocchiatoio in noce intarsiaro, pere del (600. ora riposto. e quattro sedie e un sestiolone in noce intaciisto con tarsie. L'aitora del Carmine è in marmo nero con specchiature poli- cromate: ii moderno altar maggiore fu realizzato nel 1945 da Giovanni Amnoldi su disegno dell'arch. Mario Marenchi. IL pavimento della chiesa è in basalto antico con lapidi terra- gna del ’6-700. Tra gli arredi sacri: un messale legato in cuoio dorato con Delle incisioni. edito a Venezia nel 1661: un calice d'argento iuso e cesellaro. con figurine al piede esagonale. del ‘700; e un: pisside d'argento donata con una «pace» pure d’argento con l'immagine della Madonna del Carme!o da tale Pier Paolo Gritti. Tra i paramenti: diversi completi per messa solenne in proccatello d'argento e fiori d'oro del ’6-°700. Il piccolo organo è un Serassi del 1849. I° severo campanile è del 1588. Cinque campane vi furono consacrare dal vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi il 20 marzo 1909. a Lvane premi ROTA FUORI La prima chiesa di Rota-Fuori era tra le più antiche di tutta la diocesi. Tuttavia è difficile accettare come dara della sua fon- jazione quella dell'anno 703 riprodotta su una lapide tardiva. Si sa che una chiesa in luogo fu atfrescata attorno al 1470 da Giovannifiglio di Antonio de’ Marinonibus di Desenzano, è consacrata il 10 giugno 1511 dal vescovo Giustino Poliano. La bella chiesa attuale fu iniziara nel 1724 e compiuta nei 1765 su aereo poggio proteso verso la valle. Sul portale lare rale è incisa la dara 1750; il portale in facciata. pure serrecen- tesco. è in pietra nera molto ben lavorata; l’arioso portico pe giante su quartro colonne in pierra assai eleganti, con l'arco centrale totaimente pensile, lo si vuole del celebre arch. Giaco- mo Quarenghi nativo di Rota (1744-1817). La chiesa fu consacrata il 16 lugiio 1861 dal vescovo Pier Luiz: Speranza che ie confermo l'antico titolo di 'S. Siro vescovo. Nei 1906 vi furono condotti importanti lavori di restauro sozzo li direziene dell'arch. Ernesto Pirovano: i risultati. riferisce mano-critto. furono pera inferiori all'attesa. Nel 1975 Pc i Verona rinnavo tutte le verrate su raffinati cartoni como Marra. e nel 1974 il decoratore Antonio Pasinert: ava particolare splendore all'interno rinnovando i Rota Fuori. Giacomo Cotta. S. Giovanni Battista c Santi
  • 20. tinteggiatura generale e gli ori, mentre l'impresa marmi Carlo Comanaristrutturava il presbiterio in conformità con le nuove normeliturgiche. Il pezzo più antico è costituito da una curiosa e piccola scultura in marmo grigio raffigurante sant’Anna e la Vergine; lo sifa risalire al ’3-'400 e fu rinvenuto durantegli ultimi scavi. Tra i dipinti, in genere appenadiscreti, si possono ricordare: l'immacolata eseguita nel 1738 da Francesco Quarenghi padre ci Giacomo, la tela dei santi Antonio, Sebastiano e Rocco di Giacomo Daina (1789), e quella di S. Giovanni Battista tra vari Santi, della scia di Mauro Picenardi (1815), dono dei telli Quarenghi. Quest'ultimo quadro sostituì un precedente cipinto dello stesso soggetto. eseguito da Giacomo Cotta nel 1587 per Gennaro Quarenghi ed ora collocato in controfacciata copo essere stato ripristinato da Ezio Bartoli nel 1976. I tre azreschi del coro sono delpittore iocale Antonio Sibella (1885); un suo S. Francesco del 1876 si trova nella casa parrocchiale. Gii affreschi della .volta furono tutti eseguiti nel 1906 da Gio- vanni Cavalleri di Sabbio, che si valse della collaborazione del decoratore Eugenio Tironi. La Via Crucis è del 1763. La vasca battesimale reca scolpita la dara 1614. I banchi dei parati sul presbiterio sono in noce intagliaro del 1832. Sopra i! bancone della sagrestia è collocato un Crocifisso in legno di sapore arcaico. Tra gli arredi sacri di qualche merito si distinguono: una croce astile in bronzo fuso e cesellato del ’5-°600, di dubbia eztenticità; una bella pisside d'argento del ’600; un'ostensorio d'argento sbaizaro e cesellato, molto fine, pure del ’600; un quiario con base ovoidale del ’700; altro ostensorio sempre d'argento con applicazioni dorate e la scritta Daina Francesco 1505: e merletti per camici in punto di Milano. L'organo è dei fratelli Serassi (1859). I: campanile, notevolmente distanziato dalla chiesa, sorge forse sulle rovine di un antico castello. Fu sopraelevato alla fine del secolo scorso. Otto campane benedette dal vescovo Gaetano Camillo Guindani nel 1898, dopo la requisizione del 1942 vennero sostituite con le artuali otto campane in «si b.», fuse la ditta Angelo Ottolina e consacrare dal vescovo Adriano nareggi il 16 agosto 1951. STROZZA È memoria che nel 1336 il vescovo Cipriano degli Alessandri :torizzava la costruzione in luogo di un oratorio dedicato a Andrea. Quella chiesetta, resasi insufficiente quando Strozza cirenne di staccarsi da Almenno S. Salvatore (1430), cedette il posto a una costruzione più ampia. iniziata. come assicura una antica pergamena, il 20 agosto 1476 con la posa della prima stra da parte del vescovo Ludovico Donato e consacrata col lo di S. Andrea apostolo dal vescovo Lorenzo Gabrieli il ottobre 1487. cce importanti di questa chiesa quattrocentesca, trasformata ‘6-’700, sono state portate alla luce durante i recenti re- sisuri condotti nel 1969 dall'impresa Francesco Luigi Falgari ci Villa d'Almè, sotto la guida attenta dell’ing. D. Giuseppe Beretta. Si è ricuperato gran parte del muro meridionale con ée eleganti monofore ad arco trilobaro e una porta architravata' cen lunetta dipinta a fresco. Si è inoltre ricollocata sopra il portale maggiore la statua in pietra di S. Andrea scolpita nel 1710 da Pier Paolo Pirovano. Altri festauri erano stati fatti anche nel 1834, nel 1879 e nel 1914 con la sistemazione della facciata, ma con diversicriteri; e nel 1927, su progetto dell'ing. Luigi Angelini, erano state approfondire la cappelle del Crocifisso e del Rosario. Riguardo alla consacrazione dell’attuale chiesa c'è una dichia razione di presunzione del 4 maggio 1872. All'interno si impone la pregevolissima tribuna dell'altar maggiore in legno finementeintagliato e dorato del ‘600. due ordini, con colonnine tortili, archi e nicchie, statuette. putti e balaustrine, restaurata nel 1860. Alla portella del taberzicolu è un moderno sbalzo del Bitetto (1971). L'altare del Crocifisso fu disegnato dal già ricordato ing. Angelini ed eseguito dalla ditta Carlo Comana per la grande scultura lignea di Cristo in croce che si vuole del '500. Anchel’altare della Madonna è dei Comana (1964), mentre lo sbalzo è di Luigi Guerinozi e : Misteri del Rosario furono eseguiti a fresco da Pasquale =rzuili nel 1936, quando collaborò alla decorazione generale della chiesa con la ditta Anghileri Bassetti. Il Martirio di S. Andrea nell’ancona centrale è di igno:o ma valente pennello assai vicino al Piazzetta e al primo Tiepolo. Buona anche la pala del Battesimo di Gesù, pure del ‘700. e piuttosto gustose due tele secentesche, ratfiguranti la voc di Pietro e Andreae il Martirio di quest'ultimo,chesi tr. in fondoalla chiesa. Gli affreschi nel catino absidalee i: di S. Andrea nella volta del presbiterio furono real 1899-1900 da Antonio Sibella, e quelli delle medaglia sull. volta dell'aula nel 1936 dal già citato Pasquaie Arzuffi. Il coro in noce con intagli e cariatidi è opera molto artigianato locale del '600. Le bussolette furono disegi l'ing. Andrea Briolini nel 1858. La balaustrata e il pavimento del presbiterio furono realizzate nel 1872 dali ditta Tenerani, su disegno dell’arch. Angelo Catrò. Tra i preziosi da segnalare un calice in rame sbalzato e arg tato con simboli della Passione al piede, del ’600; altri due calici d’argento in stile barocchetto: un messale del 1763 con incisioni e copertina in velluto con guarnizioni d'argenzc: una tovaglia con balza di merletto a fusello di Venezia (’è-'700); e due parati, uno di ganzo a fondo oro,l’altro rosso damascato a fiori in filo d’oro, del ‘700. L'organo è un Serassi (1822) e fu riparato da Francesco Roberti nel 1909 e dai Cornolti nel 1945. Il campanile. tutto in bozze di pietra a vista, venne rinnovate e coronato nel 1931 dalia ditta Brozzoni. Il concerto di c campane in «mi b.» della ditta Giorgio Pruneri. consacr vescovo Cario Gritti Morlacchi il 3 novembre 1849, venne « reintegrato dopo la guerra dalla ditta Crespi di Crema con li «fusione di due campane che furono consacrate dal vescovo Giu- seppe Piazzi il 26 dicembre 1954. Da: Luigi Pagnoni, "Appunti di storia e arte. Chiese parrocchiali bergamasche". Bergamo, Ed.Monumenta Bergomensia", 1979, pp.77-78, 190-191, 222-223,307-309, 367.
  • 21. 4— Larecente evoluzione dell’assetto urbanistico Le modificazioni degli ultimi anni nel quadro demo- grafico ed economico hanno determinato nella valle, ana- logamente a quanto è avvenuto in altri ambienti prealpi- ni, un riassetto insediarivo che merita di essere esaminato almeno nelle sue linee essenziali. ‘La dinamicadelle attività ha soppiantato la tradiziona- le struttura economica e i modidi vita, esercitando effetti vistosi sul territorio. Con lo stabilirsi di un certo numero di aziende del secondosettore nelle aree più facilmente accessibili, si è consolidata l'occupazione di quel fondo- valle che nel corso dei secoli era rimasto estremamente povero di insediamenti. Accanto a questo fenomenoè da registrare anche una certa redistribuzione interna della popolazione che ha lasciato i luoghi più disagevoli per spostarsi verso quel- li più serviti o più organizzati. In seguito a ciò hanno subito uno sviluppo gli abitati disposti lungo la strada provinciale di fondovalle: parte del caseggiato di Stroz- za, gli insediamenti di Medega, di La Grate, di Ponte Ca' Passero, frazione di Berbenno ay: È È È , Giurino, di Selino Basso, ecc.: in particolare nel tratto da Ponte di Pietra a Ca’ Geronesi sonoverificate viva- ci trasformazioni, sia per la dinamica del costruito, sia per la concentrazione di una pluralità di funzioni. Se estendiamo poi l’attenzionea tutti i paesi della valle, indi- stintamente, possiamo riscontrare un incremento edilizio generale, seppure non sempre accompagnato da un au- mento demografico. Il mutato genere di vita di quasi tutti gli abitanti e la conversione turistica di molti luoghi si sono espressi in- fatti in un parziale rinnovo del vecchio abitato o nella crescita, accanto alle contrade preesistenti, di nuovi inse- diamenti a destinazione residenziale, con una generale dilataziune topografica del costruito, più intensa nei pae- si maggiormente idonei al movimentoturistico(v. p. es., Roncola, Costa, Rota, Berbenno, Fuipiano). Le sedi legate al turismo sono costituite in gran parte da alloggi privati peril soggiornodi tipo familiare e in minor misura da pensioni o alberghi: in alcuni comunisi registra infat- ti un indice della secondacasa tra i più elevati della pro- vincia (a Roncola, p. es.. la seconda casa equivale al 50% delle abitazioni); ciò è dovuto anchealla facilità di ac- cesso alla valle dalle vicine aree di forte concentrazio-
  • 22. SIMBOLOGIA us na a GE SUIMAITEFISICO %. centro © Nucteo d + ORATORIO ® SANTUARIO PONTE = AREE URBANIZZATE ——€m STRADE ROTABILI AL1980 TRATTI DI STRADE ROTABILI REALIZZATI PRIMA DEL 1850 TRATTIDI STRADE ROTABILI REAUZZATI svencazaseseo PRIMA DEL 1900 2SÒ DEL-PERTÙS NI> DI BERBENNO Ni 725 OLLE MOSCARINO. *y P.SODELCANTO ©TeE:CORNA MARCIA ce a 1083 —. © = BERGAMOO 9 ALMENNOS.SALVATORE Î (OI Tav..7— L’ASSETTO URBANISTICO DELLA VALLE NEL1980
  • 23. Lo SPAZIO FRA LA cuigsf E L'ABITATO VECCHIO 2' STATO QUSSI (OMPLETAMENTET RIEMPITO pLrUNS EDILIZIA DENSA E BANALE, PRUMAVERA 29580.
  • 24. ne urbana. Risultato visibile di questo diffuso incremento dell’edificaro nell’assetto urbanistico complessivo è la presenza oggi di un certo numerodicentri veri e propri, conabitato continuo. seppure non omogeneo, generato comunemente dalla sutura delle vecchie contrade nel tessuto connettivo dei nuovi insediamenti: così a Costa, dove lo sviluppo edilizio ha trasformato in un ininterrot- to «centro di strada» le vecchie contrade isolate che si snodavano sul bel terrazzo naturale; così a Rota, dove i vecchi nuclei si distinguono con difficoltà nel «conti- nuo»residenziale che va da Pra Pelitone a Rota Dentro: così a Fuipiano. che, pur con effetti menovistosi. si è tra- sformato in un aggregatodi villette estranee aila tradizio- ne locale, disperse intorno alie contrade di Pila. Braga. Piazzola e sul doice pianoro retrostante: cosi a Berbenno dove si è svilupparo un unico centro che collega le con- trade alte. Lo stesso fenomenosiè verificato a S. Omo- bono (ira Piazza. Torre. Prato dei Grigio), a Strozza (tra Strozza e Amagno) e a Capizzone(tra ie contrade intor- no alla chiesa): in questi paesi risulta però più diffusa una dinamica edilizia in funzione dei residenti e meno stimolata da motivi turistici. Conservano invece ancoraleggibile il vecchio impian- to in corpi separati Brumano.Seiino Alto. Rota Dentro. Coma e in particolare, Bedulita: anche le contrade alte di S. Omobono (Faighéra. Rizzoio. ecc.) o quelle più interne di Roncola e di Locatello è ia Brembilla Vecchia mantengono la vecchia struttura. La rete viaria nel suo complesso ha subito ‘notevoli modificazioni. I recenti raccordi attraverso vie în quota tra Brumano e le contrade alte di Fuipiano. alla testata della valle. o tra Costa e Roncola. sui versante sinistro. hanno mutato le condizioni dei tradizionali itinerari e offerto nuove possibilità di spostamento anche per chi viene da fuori: in particolare.i tratti tra Roncola e Costa e tra Costa e le zone del Pertiis aprono nuove occasioni di accesso in sostituzione o in alternativa ai precedente in- gresso obbligato attraverso il fondovalie. Per quanto riguarda poi le modalità di intervento nel tati particolari criteri né di salvaguardia del patrimonio esistente né di adattamento del nuovo. Gli interven- ti in molti casi sono risultati invece lesivi dei passag gio e comunque quasi mai in tono coni caratteri del- l'edilizia tradizionale. Circa il patrimonio edilizio esistente. bisogna dire che le costruzioni più periferiche o isolate rischiano la morte per abbandono e quelie su cui si è già intervenuti con la- vori di risanamento hanno perdutola loro identità. È vero chei costi del lavoro non consentonopiù di procedere se- condo le tecniche del passato e che la dormandadi casa è stimolata da un diversotipodi vita: constatiamo però che, invece di ricercare nuovi procedimenti che combininole regole dell’economicità con quelle di un corretto riuso delle preesistenze architettoniche, si seguono metodi spontanei e sbrigativi. Ai tessuti murari a vista e ai tetti di pietra si sosti tuiscono ovunque materiali allogeni: le pareti intonacate, i tetti di cemento o di tegole con pendenzealterate, in- sieme a tantialtri particolari costruttivi non armonizzati con l’ambiente cancellano pertanto moiti tratti distintivi della fisionomia della valle. Anche ia trama delle mu- lattiere a sua volta perde la ragione d'essere: alle con- trade si accede dalle strade rotabili. con innesti realizza- ti per mezzo di sventramenti o demolizioni non sempre giustificabili o necessari. ‘I nuovi volumi, poi. crescono ancor più liberamente. senza raccordì con Îe tipologie preesistenti e senza rispet to per ii verde rurale il bosco: alcuni nuciei. anche tra i più significativi (v. per es. Arnosto), caraiterizzati da co- struzioni compatte. a schiera o a corpi organizzati intor- no a spazibendefiniti. sono mortificati dalla presenza di edifici sparsi. completamente estranei e irriguardosi di ogni regola di relazione con l'ambiente. La diffusione. in alcuni luoghi di più intensa evoiu- zione edilizia. di case a più piani su modello urbano (v. p. es. Roncola a Rota Fuori) non tiene conto del- la morfologia dei pendii. dei rapporti con il compies- so del costruito: ugualmente lesivi dell'ambiente risuita- no anche certi sparpagiiamenti di nuovi complessi resi- denziali a gruppi di casette non sempre opportunamen- te ubicate (v. p. es.. il travasamento di costruzioni dal viliaggio sorto nella zona di sella alla Forcella Alta pres- so il Pertiis). Il risultato complessivo di tutti questi interventi è di un generale impoverimento dei paesaggio. soprattutto se considerato nelle sue caratteristiche individuali. L'affran- camentodella valle dalle precedenti condizionidi povertà jeve per forza avvenire al prezzo della perdita della sua identità? Nonè possibile adottar= soluzioni rispettose de!- la esigenze deil'oggi e insieme delle valenze ambientali. intese queste sia come beni naturalistici, sia come eredità di ordine storico e cuituraie? Moiti sono i segni dei passato ancora esistenti. passi- bili. anzi bisognosi di interventi culturalmente verificati: essi attendono di essere riconosciuti e valorizzati. Una giusta conservazione delle testimonianze del passato nel- l'adattamento alle necessità della vita moderna è lavoro che può e deve essere effettuato. attraverso una adeguata regolamentazione dello sviluppo e la sensibilizzazione e il concorso della popolazione locale. E lo stesso si di- ca dei beni naturalistici. del bosco. del prato, dell’acqua. dell’aria. Molto è ancora possibile per garantire la conservazio- ne e la trasmissione al futuro dei valori autentici del pae- o. compreso nella sua storia. amaro. difeso.
  • 25.
  • 26. DEPOSITO FUUNA RUOTE Ad ACQUA PUCINES clocatelto) ET<-. Da: Lelio Pagani, "Il paesaggio della Valle Imagna", in: F.Sinatti D'Amico, L.Pagani A.Baroni "Valle Imagna". Bergamo, Ed.Bolis, 1982, pp.106, 124, 134-137. 9
  • 27. Architetture rustiche: ARNOSTO di Fuipiano Imagna La valle Imagna si dirama sulla destra della valie Brembana. nella parte occidentale del- la provincia di Bergamo,ai confini con îl lec- chese. Per secoli nella zona alta della valle passò îl confine tra i territori sottomessi a Venezia e quelli del ducato di Milano; Bru- mano dipende ancora dalla diocesi milanese. In valle Imagna s'incontrano numerosi rag- grunpamenti rurali, caratteristici per l’ uso della pietra sia nei murilasciati a vista che nelle coperture. Lungo un antico percorso, îm un pianoro poco a monte di Fuipiano, a 1033 meiri di altitudine. si snoda la piccola contrada di Arnosto. Contrada è un bel no- me per definire insieme una strada e ‘una residenza. Qui due brevi schiere di case si affacciano sulla muiattiera, con porie e fi- nestre rivolte alla luce delia vallata: nel fron- te verso la montagna le aperture sono più miccole e rade. All’imbocco meridionale una chiesetta. inse- rita tra le case senza particolare evidenza. ha un portico antistante; di fronte a questa prima schiera ve n'è un'altra, più modesta, con piccoie ortaglie a valle. Il gruppo a nord ha una breve ala di fabbricati normale alla schiera principale, con un sottopasso nel punto dello snodo e termina con il cortile chiuso di una casa che ha ballatoi di legno. Tra î due gruppivi è un abbeveratoio lungo e stretto e la strada selciata s'allarga come în una rustica piazza. Questa via interna non è rettilinea e il suo libero snodo pro- voca varietà di visuali, chiuse agli estremi dal portico della chiesetta e dall'ingresso al cortile recintato. Nell’aspro scenario delle montagne il piccolo insediamento offriva agli abitanti il senso di una protezione edilizia: nella breve misura di Arnosto, uno spazio urbano. Le strutture (pietra e legno) sono schiette, ma i particolari anche raffinati: lo specchio di una vita semplice, ma non certo primitiva: robusta, ma non rozza. Uno stacco di qualità è palese tra questi esempì preziosi e decaduti e tanta edilizia nuova che ha invaso recentemente molii am- bdienti della valle: con il rischio. per case e gruppi antichi, di passare inosservati. Questi rilievi sono un'ottima provi di leîtu- ra grafica e critica. che andrebbe imitata per alire zone del territorio bergamasco; e so- no una replica civile alla disinvolta maniera demolitrice che elide valori in modo più len- to ma altrettanto definitivo di certe calamità naturali, come la grande jrana che ha can- cellato inovembre 1976) l’ antica contrada di Pagafone, poco lontano da Arnosto. Vanni Zanella
  • 28. I mali che hanno ormai segnato il destino per la gran parte dei centri di interesse storico o ar- chitettonico non hanno rispar- miato neppure Arnosto di Fui- piano Imagna. Svopolamento; degrado dovuto all'abbandono e all’incuria; in- terventi di ripristino sconsiderati e incontrollati; disinteresse de- gli organi di tutela competenti; insediamenti nuovi abusivi o co- munque gratuiti, assolutamente indifferenti all'ambiente preesi- stente. Con un gruppo di studenti lavo- ratori dei corsi serali dell’Istitu- to Tecnico « G. Quarenghi » di Bergamo ho condotto un’'indagi- ne conoscitiva ad Arnosto, che a ragione è considerato uno dei più significativi esempi di inse- diamenti spontanei della provin- cia di Bergamo. Perchè? Sì voleva compiere un'esperienza didattica al di fuori degli ambiti tradizionali; oltre le «mura» scolastiche, nella società, nella realtà, a contatto con problema- tiche vere del nostro tempo, da vivere e da leggere criticamente, senza deleghe, Si voleva leggere analiticamente il tessuto urbano dell'insedia- mento secondo le diverse com- ponenti: umana, architettonica, n Planimetria di Arnosto. In grigio sono indicati gli edifici rilevati. Le lettere indicano le varie porzioni di fabbricato che costituiscono un nucleo abitativo. Davanti agli edifici d’abitazione gli orti, i poliai, gli alberi
  • 29. storica. ambientale, ecc. per in- dividuare i vari aspetti significa- tivi e tradurli in materiale di studio. Si voleva compiere un'operazione tendente a sensibilizzare l’opi- nione pubblica in generale, ma in particolare gli abitanti e le au- torità locali per renderli coscien- ti e responsabili dei patrimoni di cui erano custodi e per i quali dovevano nutrite sentimentidi or- goglioso rispetto e cura. Si voleva contribuire alla forma- zione di un Museo di arte popo- lare, che da tempo si va auspi- cando a Bergamo, mettendo a di- sposizione tutto il materiale gra- fico che sarebbe stato prodotto. raMIS ti pEDE Tato: SIE prIIuaCr) Arnosto in una fantastica immagine di archivio scattata nel 1972, cioè prima dell’aggressione dei nuovi insediamenti. Il lavoro di ricerca è durato cir- ca un anno. Durante i diversi sopralluoghi abbiamo effettuato i rilievi degli esterni e degli interni degli edi- fici che costituiscono il nucleo centrale, il più interessante, del- l’intero insediamento. Abbiamo schedato singolarmente ogni porzione abitativa. analizzan- do in particolare lo stato di con- servazione, i materiali, i partico- lari architettonici e decorativi, gli arredi, gli utensili, ecc. Foto- grafato tantissimo. Durante i-molteplici sopralluoghi abbiamo riservato parecchio tem- po agli incontri con i residenti, ormairidotti a poche unità di an- ziani, conquistando. con non po- ca fatica. la loro confidenza e con essa un valido aiuto per l'appro- fondimento dei molteplici pro- blemi. L'interesse da noi dimostrato ha conferito a questa gente una ca- rica di dignità e una misura di- versa al rapporto con le sue ca- se, con i suoi arredi, con il suo ambiente. con la sua storia. Il materiale prodotto è costituito da disegni in scala (piante, se- zioni, fronti, assonometrie. plani- metrie, particolari architettonici, . ecc.); dalle fotografie in bianco e nero e a colori degli esterni, de- gli interni, degli arredi, degli
  • 30. «asta ceortuna DEL TETTO pineta io a rargate piuma ero senirernate seriose Una stalla-fienile isolata con la tipica disposizione della stalla-ovile ai piano terra e del fienile al primo piano. La stalla -fienile con la caratteri stica porta, stretta in basso e lar- ga in alto, per consen- tire l’acces- so ai volu- minosi cari- chi di fieno e per facili- tare, con l'appaggio sui muretti, la operazio- ne dì scari- co,
  • 31. Pianta del piano ter- ra di uno degli ag- glomerati rilevati, quello a Nord. Nel settore verso il mon- te sono le cucine e i ripostigli; verso sud stanno i locali di sgombero utilizzati anche per lavori do- mestici e per la pro- duzione di arnesi da lavoro. utensili. degli abitanti. ecc.: dai grafici con tutti i dati statistici; dalle schede di ciascun nucleo abitativo e delle stalle; dalle no- tizie più significative raccolte in sito e riguardanti fatti di vita, tecniche costruttive, termini dia- lettali, ecc. Al termine della ricerca con il materiale più interessante è sta- Da: PIANTA PIANO TERRA ta allestita una mostra di carat- tere itinerante che l'Assessorato alla Pubblica Istruzione della Provincia ha messo a disposizio- ne delle biblioteche comprenso- riali. Tutto il materiale è a disposizio- ne, naturalmente, per ogni sorta di interessi, di utilizzazione e di studio. Per approfondire la co- Cesare Rota Nodari, "Architetture rustiche: Arnosto di Economica", n.7-9, luglio-sett.1976, pp.3-7. noscenza di questi temi valutan- doli criticamente non tanto per le caratteristiche formali o strut- turali, ma soprattutto per i si gnificati atavici di vita, di costu- me, di rapporti con l’uomo e con l’ambiente. Per recuperare, se ancora possibile, valori che. igno- rati dainostri tempi, tendono fa- talmente a scomparire. Cesare Rota Nodari Fuipiano Imagna", in "Bergamo
  • 32. cita mo di ristra e TOMBA DEL POLACCO Provincia: BERGAMO Comune: ROTA IMAGNA Quo:a: 550 m s.l.m. Sviiuppo: 1145 m La grotta comprende una galleria principa- ie dotzia di una eniraia centrale, tramite una grossa dolina, e cne sbocca all aperto ancne alla estremità Nord-Est {non tran- sitabiis però!) Pochi metri prima gel termi ne del ramo Sud, paria un angusto cunico- lo zigzasantie cne spocca all'aperto con un altro nome — Bis Bagassì — cono aver superato una pozza molto profonda. La cavità possiede concrezioni molto bs! is. Dai punto di vista bioiogico è una deile grotta più famose del mondo: è l'habitat di numerosissime specis tipiche, quali i Co- PIANTA | “Liz T.se: i Da: "Le grotte" Milano, pp.94-95. Regione Lombardia, {eotteri: Speotrechus carminatii, Boldoria bergamasca, Boldoria bucciarellii ecc. Purtroppo è troppo îrequeniata da pseudo- bioiogi, specie stranieri, a caccia di bestie da coliezionare o vendere, cne con le loro raccolia indiscriminate costituiscono una autentica minaccia per la fauna. Recentemente sono staîs effettuate Sco- perie archeologiche imporianti, per cui, per motivi di studio e protezione. la cavità e sia- ta chiusa con un cancelio dalia Soprinien- genza alle Amichità. Il nome di auesia grotta suo suonare molto sirano a chi non e apinuzio ali storpiature cei nomi graistiair ouango vengonoitaianizzati. Infatti non c enirano né is rompe né tario meno i poizcchi. cne nen si sono mai sognati di venire in Val imagna. li nome e unerrara traduzione Gi « Tampa del Bulazn » cne vuol dire, più o meno, grotra gel rospi. uscita BUS BAGASSÎ sez. dolina ingresso | ' ULLILII Rilievo: Zambelli - Frigeni - Bianchi Assessorato Ecologia e Beni Ambientali, 1978,
  • 33. PROVINCIA DI BERGAMO ASSESSORATO ISTRUZIONE E CULTURA CENTRO DOCUMENTAZIONE BENI CULTURALI Cod. Fisc.: n. 80024870160 BERGAMO - Vis F.lli Calvi, 10 - Tel. 243.000 CONSERVAZIONE DOCUMENTARIA - BIBLIOTECHE E ARCHIVI + - Sig. Vincenzo Marchetti - S.0mobono, 11 aprile 1986: PREMESSA. T1 tema della conservazione documentaria, così com'è formulato nel programma del Corso, potrebbe condurre ad un'analisi affrettata e superficiale su tutti gli argomenti svolti. Parlando di documenti, ogni partecipante al Corso si è già reso conto che tutti i temi trattati riguardano settori, specifici di docu- mentazione: geologica, geografica, archeologica, storica, linguistica, etnogra fica, urbanistica, architettonica e artistica ìn genere. Tutto quanto ci cir- conda infatti può essere definite documento, vale a dire testimonianza. La presente conversazione verte su due particolari aspetti della conservazione documentaria: quella libraria e quella archivistica. DOCUMENTAZIONE LIBRARIA. Sarebbe più corretto parlare di documentazione stampata. Non di soli libri in- fatti si tratta, ma di tutte le pubblicazioni locali, antiche e moderne: libri, opuscoli, fogli volanti, manifesti, periodici, numeri unici o pubblicazioni oc casionali (per feste, per nozze, in morte, ecc.). E' un consistente patrimonio che va ricercato, riordinato e valorizzato, e non trascurato © snobbato, come troppo spesso succede. Al di là del contenuto di queste pubblicazioni (attendibili o meno, documenta- . te o estemporanee) c'è sempre in esse una motivazione, 0 quanto meno uno stato d'animo di parte o di tutta la popolazione di un determinato luogo, in un de- terminato periodo. C'è inoltre tutto quel materiale non stampato, ma assimila- bile alla stampa, costituito da ciclostilati, dattiloscritti, tesi di laurea, molte volte più pregevoli, per contenuti e per documentazione, delle stesse opere a stampa. La biblioteca pubblica si deve far carico di tutto questo patrimonio, disperso in mille rivoli, nello spirito delle finalità proprie assegnate alle bibliote- che degli enti locali dalla Legge Regionale della Lombardia n. 41 del 4.9.1973, art. 2 "Le biblioteche di Enti locali sono istituti culturali che operano al servizio di tutti i cittadini per: ... f) assicurare il reperimento, l'acquisi zione, la tutela e il godimento pubblico delle opere manoscritte o a stampa, nonchè dei documenti di interesse locale; g) adottare le iniziative atte a dif fondere la conoscenza della storia e delle tradizioni locali..."
  • 34. BIBLIOTECHE PUBBLICHE BERGAMASCHE: Biblioteca Civica A. Mai Biblioteca della Camera di Commercio Biblioteche Centri Sistema Biblioteche Comunali I BIBLIOTECHE ECCLESIASTICHE: - Biblioteca del Seminario - Biblioteche monastico-religiose - Biblioteche parrocchiali BIBLIOTECHE PRIVATE: - Biblioteche di vari istituti o famiglie DOCUMENTAZIONE ARCHIVISTICA. Gli archivi conservano i beni culturali più negletti. Le carte e i documenti non fanno strepito. Le cause vanno individuate essenzialmente nei seguenti pun ti: a) mancanza di una coscienza archivistica {vincolo archivistico) b) mancanza di una tradizione archivistica (dal "monumento" alla "rivoluzione documentaria") i c) mancanza di una competenza archivistica {scuola e formazione), L'importanza degli archivi è comunque indiscussa: essi sono la “memoria della comunità, fonti per qualsiasi indagine storica locale. ” Principali archivi per la storia locale. - Archivio di Stato di Bergamo (notarile, catasto, ecc.) - Archivio di Stato di Milano (fondi: religione, catasto, diplomatico, comuni, famiglie, ecc.) - Archivio di Stato di Venezia (relazioni, magistrature, ecc.) - Archivio della Curia Vescovile di Bergamo (visite pastorali, parrocchie, ecc.) - Archivio della Curia Arcivescovile di Milano (visite pastorali, parrocchie, ecc.) ” - Archivi depositati presso la Biblioteca civica di Bergamo (si citano solo i tre principali -gli archivi della Civica sono più di venti.): a} Archivio Storico Comunale di Bergamo b) Archivio della MIA (Misericordia Maggiore) c) Archivio Capitolare - Archivio dell'Ospedale Maggiore di Bergamo - Archivio del Luogo Pio "B. Colleoni" - Archivio della Camera di Commercio - Archivio dell'Ispettorato Agrario
  • 35. I Archivio dell'Istituto Bergamasco per la Storia del Movimento di Liberazione Archivio dell'Amministrazione Provinciale Archivi comunali (correnti, di deposito, sezioni separate, sezioni speciali, legislazione) Archivi parrocchiali Tipologia e terminologia archivistica, In ogni archivio, a seconda della sua antichità, si può trovare, grosso modo, la seguente tipologia di documenti: - pergamene (atti pubblici: diplomi, privilegi, bolle, ducali, ecc.; atti pri- vati: testamenti, donazioni, transazioni, vendite, permute, ecc.) - imbroviature (sunti di atti notarili) - statuti (comunali, delle corporazioni, luoghi pii, confraternite, ecc.) - confini ("Confini di varie terre del Bergamasco") - proprietà (rotuli, schizzi, cabrei, ece,) - estimi (generali o particolari) - relazioni (venete, pubbliche e private, ce, ) - viaite pastorali (per Bergamo dal 1520) - catasti (teresiano, napoleonico, lembardo-veneto, post-unitario) - deliberazioni (terminazioni, parti prese) - libri mastri (entrate e uscite) - inventari e indici (sommari e analitici) - chronicon (parrocchiali, dominicali, sce.) - carteggi - protocolli IPOTESI DI LAVORO. Condizione indispensabile per la valorizzaziorie degli archivi è la loro consul tabilità; ma questa è possibile solo ne gli archivi sono ordinati e conosciu- ti. Pertanto si formula la seguente ipotesi di lavoro: 1 - Consimento degli archivi locali, pubblici e privati, con indicazione somma ria quantitativa e periodicizzata (numero dei faldoni e loro distribuzione negli anni); 2 - inventario sommario dei ningoli archivi; 3 — inventario descrittivo dei singoli archivi; 4 .- costituzione di un consorzio archivistico.
  • 36. n È — ANTONELLA, AUGUSTO. L'archivio comunale postunitario. Firenze, Giunta Regiona- le Toscana, 1979. Gli ARCHIVI milanesi per la storia locale. Milano, Nuove Edizioni Duomo, 1980. COLOMBO, GIULIO. Le nostre radici. Formazione, tutela e studio del patrimonio archivistico della chiesa ambrosiana. Milano, Nuove Edizioni Duomo, 1979. CORTESI, MARIAROSA. Statuti rurali e statuti di valle, La provincia di Bergamo nei secoli XIII-KIX. Bergamo, Amministrazione Provinciale, 1983. (Fonti per lo studio del territorio bergamasco, 3). GUIDA all'Archivio di Stato di Bergamo. In Archivio Storico Bergamasco, I (1981) n. 1, pp. 109=116. ISTITUTO BERGAMASCO PER LA STORTA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE. Bergamo. Guida all'archivio. A cura di Angelo Bendotti e Giuliana Bertacchi. Bergamo, Centro Stampa dell'Amministrazione Provinciale, 1978. LOMBARDIA. Enti lncali e Biblioteche in Lombardia. A cura di Alessandro Barbet ta e Romeo Brambilla. Milano, Regione Lombardia, 1974 (Q.D.R., 12). LOMBARDIA. Gli archivi storici degli Ospedali Lombardi. Censimento descrittivo. Milano, Regione lombardia, 1982, (Q.D.R., 5, 10). : LOMBARDIA. La Reglone e gli archivi locali in Lombardia. Milano, Regione Lom- bardla, 1976. LOMBARDIA. La storia contemporanea negli archivi lombardi. Un'indagine campio- ne. Milano, Regione Lombardia, 1990, (Q.D.R., N.5S., 9). LOMBARDIA, Repertorio delle tesi di laurea di storia lombarda. Milano, Regione Lombardia, 1979 «= 1982 (Q.D.R., M.B., 5. Il, 15). PAGANI, LELIO. Documenti della prima fase di realizzazione del Catasto Teresia no (1718-1733). Le comunità bergamasche dello Stato di Milano, /Appendici/. Bergamo, Provincia di Bergamo , 1982, (Fonti per lo studio del territorio berga- masco, 1). STORIE loceli: per chi? Il territorio come oggetto di ricerca, Proposta di bi- bliografia. A cura dell'Assessorato Istruzione e Cultura della Provincia di Bergamo, 1981 (clelostilato). Si segnalano inoltre le seguenti comunicazioni {ciclostilate) presentate in oc cagione della mostra "Storie locali: per chi?" Bergamo, Archivio di Stato, 1981: - DE GRAZIA, MARIO, Gli archivi, gli archivi di Stato, l'Archivio di Stato di Bergamo. BARACHETTI, GIANNI, Gli archivi della Biblioteca Civica di Bergamo. PESENTI, ANTONIO, L'archivio della Curia Vescovile di Bergamo. BENDOTTI, ANGELO. L'archivio dell'Istituto Bergamasco per la Storia del Movi mento di Liberazione.
  • 37. PROVINCIA DI "BERGAMO Assessorato Istruzione e Cultura Centro Documentazione Beni Culturali APPUNTI Valle Imagna DI BIBLIOGRAFIA a cura di Vincenzo Marchetti A VAL TALEGGIO MORTERONE Q Neos/7) A eee) ayitbe VatmAna TaLeGciO les SErarnontifarsos BOCCA DI GRASSELLO 462, esrae ; È (1396 1 CANTI De ara DI PR ) 1503 ‘ALONGONE e), P.so DELTANTO. n° FIGO ape TA. UBIONE 895, ‘WNV@W34gTIR
  • 38. PREMESSA Sulla strada intrapresa con la mostra "Storie locali: per chi? Il territorio bergamasco come oggetto di ricerca" e con la "Proposta di bibliografia", ci- clostilata in quell'occasione (marzo-aprile 1981), questi appunti di biblio- grafia sulla Valle Imagna vogliono essere un ulteriore passo avanti. Gli scritti qui indicati non sono infatti limitati alle monografie di storia locale di carattere generale (o che tali vorrebbero essere), ma a tutta una serie di opere riguardanti le nostre località anche in modo occasionale o par ziale. Vi si troveranno infatti discorsi di circostanza, poesie d'occasione, articoli di riviste su argomenti particolari o su determinati aspetti di vi- ta, storia e cultura locale. Le schede bibliografiche sono state desunte principalmente dal catalogo degli stampati della Biblioteca Civica "A.Mai" di Bergamo e dagli indici dei perio- dici locali: - Bergomum. Bollettino della Biblioteca civica di Bergamo. - La rivista di Bergamo. - Atti dell'Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo. Per le tesi di laurea si è fatto riferimento ai "Quaderni di Documentazione Regionale", Nuova Serie, nn.5, 1] e 15: "Repertorio delle tesi di laurea di storia lombarda". . . La bibliografia è disposta in due parti: la prima contiene gli scritti di ca- rattere generale sulla Valle Imagna, la seconda elenca i comuni in ordine al- fabetico; all'interno di ogni parte e di ogni comune le opere sono elencate in ordine cronologico di pubblicazione. Per le opere di storia bergamasca in generale si rinvia a "Storie locali: per chi? Il territorio bergamasco come oggetto di ricerca. Proposta di bibliogra- fia" a cura dell'Assessorato Istruzione e Cultura della Provincia di Bergamo- marzo 1981. Sono "Appunti di bibliografia" e, quindi, non hanno la pretesa di esaurire l'argomento; anzi, nelle intenzioni, vorrebbero essere uno stimolo per chi, studioso o appassionato, volesse approfondire la ricerca. Sono in elenco anche alcuni articoli di quotidiani che, per il loro contenuto storico, artistico e scientifico, possono essere di qualche interesse. Se gli appunti troveranno qualche consenso, ma soprattutto indicazioni di in- volontari errori ed omissioni, l'estensore ne sarà grato. Bergamo, 11 aprile 1986
  • 39. OPERE GENERALI SULLA A LU L E I MUA GN A ORDINATE ALFABETICAMENTE PER AUTORI
  • 40. AIROLDI, A. Il dialetto bergamasco della Valle Imagna. Tesi di laurea. Univer- sità Statale di Milano. Anno accademico 1968-69. ALLA ricerca delle bellezze della Valle Imagna. Numero speciale del "Corriere Bergamasco" a cura di Mario Scalisi e Mauro Gavazzeni per la Valle Imagna e di Gian Battista Casi per Almenno S.Salvatore. Fotografie di Nino Cassotti. S.0mo bono Imagna, "Corriere Bergamasco", 1978 (?) ARGENTI, MARIELLA. Studi sulla pittura delle valli Imagna e Brembana Inferiore, dalla metà del XY ai primi decenni del XVI secolo. Tesi di laurea. Università Statale di Milano. Anno accademico 1969-70, ASSOCIAZIONE PRO VALLE IMAGNA. Programma adunanza ciclo-alpina. 15 agosto 1920, concorrendo la Società Alpe. Bergamo, Bolis, 1920. BARBIERI, GIUSEPPE. Delle acque minerali sulfuree di Valle Imagna e particolar mente dell'acqua minerale freddo-epatico-salina di S.0mobono. Milano, Tip. Chiusi, 1863. BARONIO, ANGELO. Elementi per un "progetto" della Valle Imagna. In Sinatti D'Amico, Franca. Valle Imagna. Testi di Franca Sinatti D'Amico, Lelio Pagani, Angelo Baronio... Bergamo, 1982, BAZZONI, G.BATTISTA. I Guelfi dell'Imagna o il castello di Clanezzo. Racconto storico, illustrato con cenni storici su l'antica Valle Brembilla, il castello di Clanezzo e la rocca di Monte Ubione. Milano, Manini, 1841. BELOTTI, BORTOLO. Fantasia, storia e poesia sul castello di Clanezzo. In Bergo mum, XXX (1936), f.II, pp. 55-74. BELOTTI, BORTOLO. La cacciata dei Brembillesi (1443). In Bergomum, XXIX (1935), pp. 211-232. BELOTTI, BORTOLO. Musa valdimagnina ve la ‘nsegne me la mossa. In Giopî, 8 di- cembre 1935, BERINI, L. Studi paleontologici sul Lias del Monte Albenza (Bergamo). Lamelli- branchi e gasteropodi del Lias inferiore. In Rivista Italiana di Paleontologia Stratigrafica, Milano, 63 (1957). BERTULETTI, CARLO. Lineamenti litologici, geomorfologici e climatici. In Stu- dio preliminare al piano di sviluppo della Valle Imagna. Doc. n. 1, Partegene- rale,,, S,0mobono Imagna, 1974, p. 2 ss. BONINI, 0. Gli statuti di Almenno, Palazzago e Valle Imagna. Tesi di laurea. Università degli Studi di Milano, Facoltà di Giurisprudenza, anno accademico 1977-1978. BONZANO, ANGELO. Come }a bottega di mastro Geppetto i laboratori artigiani di Valle Imagna, In L'Eco di Bergamo, 12 settembre 1943. BONZANO ANGELO. Se ne vanno su e giù per la Valle Imagna: i "rotamacc" dell'an tiquariato, moderni cercatori del bello. In L'Eco di Bergamo, 17 agosto 1963. BRUNATI, R. Osservazioni stratigrafiche su] gruppo dell'Albenza e sue falde me ridionali. In Atti della Società Italiana di Scienze Naturali, Milano, 45 (1906), pp. 54-45.
  • 41. CAFFI, ENRICO, I] materiale rinvenuto nel Bus del Cornel (1053 LO) sopra Cla- nezzo (Bergamo). In Grotte d'Italia, Postumia, 6 (2), 74 (1932). CAFFI, ENRICO. Un pesce fossile di Valle Imagna. In Rivista di Bergamo, marzo 1930, pp. 116-117. CAFFI, ENRICO. Un rettile fossile di Valle Imagna. In Rivista di Bergamo, lu- glio 1930, pp. 314-315. CALDARA, A. IT monastero di S.Sepolcro di Astino dalla sua fondazione fino al- l'inizio del sec. XIV. Tesi di laurea. Università Statale di Milano, anno acca demico 1955-56. CARMINATI, CESARE, La Yalle Imagna e la Madonna della Cornabusa. Bergamo, Tip. Orfanotrofio Maschile, 1922. CHIESA, C. Notizie sulla fauna pliocenica di Clanezzo in Valle Imagna. In Natu ra, Milano, 19 (1928), pp. 172-178. CASSATA, A. Studio preliminare al piano dì sviluppo della Valle Imagna. Docu- ‘ mento n.1: Parte generale e settori extra agricoli, a cura di A. Cassata. In Studio preliminare aì Piano di sviluppo della Valle Imagna... S.Omobono Imagna, 1974. CIMA, ALBERTO. Tempo d'Imagna. Hetnerar! della memoria. Clusone, Ed. C. Ferra- ri, 1985. CRIPPA, GEO RENATO. Gli uomini della Valle Imagna. In Giornale di Bergamo, 19- 20 dicembre 1965. CRIPPA, GEO RENATO. Valle Imagna e Valdimagnini. In Giornale di Bergamo, 13 agosto 1965. DESIO, ARDITO. Studi geologici sulla regione dell'Albenza {Prealpi Bergamasche), con 1 carta geol., 1 tav. e figg. In Memorie della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, vol. X, fasc. I, Mi- lano, 1929, pp. 67-80. DESIO, ARDITO. Sulla stratigrafia e tettonica dell'Albenza e della Val Imagna (Prealpi bergamasche}. In Rendiconti dell'Istituto lombardo di Scienze e Lette re, Milano, ser. 2, 60 (1927), pp. 756-760. FANTINI, N. Studi paleontologici sul Lias del Monte Albenza (Bergamo): Ammoni - ti del Lotharingiano e del Domeriano. /Di/ N. Fantini e C. Paganoni. In Rivi- sta Italiana di Paleontologia Stratigrafica, Milano, 59 (2), 1953, pp..63-87. FUMAGALLI, ALBERTO. Architettura contadina nella bergamasca. Ricerche nelle Valli Brembana, Imagna, Serina, Taleggio. Fot. di Francesco Fumagalli. Milano, Silvana Editoriale, 1979, GALIMBERTI, GIULIO. Alle falde del Resegone: l'Alta Valle Imagna. In Le Vie d'Italia, XXXIV (1928) n. 9, pp. 721-727. GIULIANI, LUISA, Manifestazioni della religiosità popolare in Valle Imagna. /Di/ Luisa Giuliani e Fulvio Magno. Estratto da "Feste e tradizioni popolari in valle Imagna. Ciclostilato, 1983
  • 42. GOTTI, ULISSE. La Valle Imagna illustrata. Bergamo, Tip. Pezzotti, 1914. L'IMAGNA. Numero unico. Bergamo, ottobre 1913. Bergamo, Tip. S.Alessandro, 1913 LOMBARDIA. Assessorato Ecologia e Beni Ambientali. Le grotte. Milano, Regione Lombardia, 1978. MAIRONI DA PONTE, GIOVANNI. Fontane intermittenti della provincia di Bergamo. Bergamo, Mazzoleni, 1815. MALAVASI, M. Il turismo in provincia di Bergamo: l'esempio della Valle Imagna. In Realtà Economica, XIII, 1, febbraio-marzo 1981, C.C.I.A.A. di Milano, pp. 29-41, MASSERINI, GUERRINO. Già nel '500 sui più importanti mercati le opere di inta- gliatori del legno della Valle Imagna. In L'Eco di Bergamo, 3 febbraio 1967. MASSERINI, GUERRINO. I soprannomi in Valle Imagna sono quasi una... necessità, In L'Eco di Bergamo, 25 luglio 1968. MASSERINI, GUERRINO. I soprannomi in Valle Imagna. Un dialetto rude ma caratte ristico, In L'Eco di Bergamo, 25 agosto 1972. MASSERINI, GUERRINO. In Valle Imagna si ride cosî. Lo spirito del maestro Pel- legrini e del cav. Previtali. in Giornale di Bergamo, 21 febbraio 1964. MASSERINI, GUERRINO. Questa é la Yalle Imagna. In Giornale di Bergamo, 12 ot- tobre 1964. MASSERINI, GUERRINO. Un Colorado in miniatura era la Val Imagna per l'abate Stoppani. In Giornale di Bergamo, 27 agosto 1963. MAZZI, ANGELO. I Bergamaschi in Genova e sua riviera nel sec. XIII. In Bergo- mum, 1909, I, pp. 24-25. MAZZI, ANGELO. L'atto divisionale della sostanza di Detesalvo Lupi condottiero della fanteria veneziana. In Bergomum, IV {1910}, pp. 1-38. MAZZOLENI, U. Dal Pertus alla Cornabusa, al monte Ubione. Una gita alla "Corna Traloca" bastione panoramico di Vall'Imagna. In L'Eco di Bergamo, 28 marzo 1970. i OFFREDI, GIUSEPPINA. Ascoltiamo dalle conchiglie la preistoria della Valle Ima . gna. In L'Eco di Bergamo, 29 luglio 1958. PAGANI, LELIO. Il paesaggio della Valle Imagna. In Sinatti D'Amico Franca. Val le Imagna. Testi di Franca Sinatti D'Amico, Lelio Pagani, Angelo Baronio... Bergamo, 1982. PAGANONI, ANNA, Catalogo delle grotte del settore bergamasco. /Di/ Anna Pagano ni e Rocco Zambelli. In Rivista del Museo di Scienze Naturali di Bergamo, Ber- gamo, 1981. PARTE presa dalla spettabile Valle Imagna creando protettori della medesima il signor marchese Luigi Terzi e la signora marchesa Maria di lui consorte, nata Malabaila di Canal. Poesie d'occasione. S.n.t. /1799/.
  • 43. PARTE presa nel concilio della spett. Valle Imagna il giorno 19 febbraio 1781 (in onore di Alvise II Contarini podestà e vice capitanio di Bergamo). In Rac- colta di poesie d'occasione, 1781. PELLEGRINI, GIACOMO. E] poesie dol Valdemagn (sotto gli auspici del Ducato di Piazza Pontida). Prefazione di Sereno Locatelli Milesi. Bergamo, Ind. Pol. Car lo Nava, 1935 (II ed. 1976 a cura del Circolo Culturale Valdimagnino). PASTA, GIUSEPPE. Delle acque minerali del bergamasco. Acqua di Trescore, di S. Pellegrino, di Valle Imagna. Bergamo, Stamperia Locatelli, in 4°, 1794, pp.299. PEZZOLI, ENRICO. Fenomeni geomorfologici e faunistici di Valle Imagna (carso, acque, fauna, uomo), Osservazioni a margine di una Mostra ai fini di illustrar Îa e guida alla conoscenza naturalistica del territorio. Parte prima. Bovisio Masciago, Sezione Club Alpino Italiano, 1984. PEZZOLI, ENRICO, Revisione della toponomastica delle zone montane: esempio ap- plicato al bacino del torrente Imagna (Valle Imagna, Bergamo). Annuario del Club Alpino Italiano - Sezione di Bergamo, 1984. RADICI, R. I caratteristici tetti nelle valli Imagna, Brembilla e Taleggio. In Annuario 1961, CAI, Sez. A.Locatelli, Bergamo, 196]. REGAZZONI, L. Raffronti analitici sulle acque solforoso-saline di Valle Imagna. In Gazetta di Bergamo, 1870, n.103. RESTA, M, Ricerche geografiche su?la Valle Imagna. Tesi di laurea. Università Statale di Milano. Anno accademico 1968-69. ROTA, CARLO MASSIMO. Prime memorie della Valdimagna. In L'Eco di Bergamo, 1 febbraio 1932, ROTA, DANIELE. Nel "Bel paese" la definî una delle zone più belle della Lombar dia. Scompare la Valle Imagna ‘dello Stoppani. In L'Eco di Bergamo, 14 maggio - 1975. ° SCARPELLI, FRANCESCO. Vallate bergamasche: la Valle Imagna. In La Rivista di Bergamo, giugno 1932. SERPIERI, ARRIGO. I pascoli alpini della provincia di Bergamo. Milano, Tip. ' Agraria, 1907. : SINATTI D'AMICO, FRANCA. Valle Imagna. Testi dî Franca Sinatti D'Amico, Lelio Pagani, Angelo Baronio. Fotografie di Alfonso Modonesi. Disegni di Franco Maz- za. Bergamo, Bolis, 1982. STAMPA della spett. Valle Imagna e Com. di Almenno contro la Magnifica Città di Bergamo. Al laudo. Bergamo, F.11i Marenghini, s.d. (sec. XVIII). STOPPANI, ANTONIO. I] Bel Paese, Milano, Vallardi, 1953. STUDIO preliminare al piano di. sviluppo della Valle Imagna. Documento n.1: Par te generale e settori extra agricoli, a cura di A. Cassata. Documento n.2: Set tore agro-silvo-pastorale, a cura di G. Calvetti. S.Omobono Imagna, 1974.
  • 44. TONDINI, CARLO. Antiche famiglie di Valle Imagna. In L'Eco di Bergamo, 19 mag- gio e ss. TORRICELLA, EMIRA. Una visita all'Alta Yalle Imagna. In L'Eco di Bergamo, 2 aprile 1940. UBIALI, ANGELO. Dante Frosio, il paladino fotografo della Valle Imagna. In La Domenica del Popolo, 22 gennaio 1967. VILLA, BARTOLOMEO. La Valle Imagna. In L'Eco di Bergamo, 8, 16, 30 marzo e 11 aprile 1894. VILLA, BARTOLOMEO. La Valle Brembana con Taleggio e Serina e la Valle Imagna con la Brembilla Vecchia... Bergamo, Maggioni e Secomandi, 1895. VOLPI, RENATO. I Guelfi d'Imagna e i] castello di Clanezzo. Un racconto di G. B. Bazzoni magistrato e patriota milanese. In Giornale del Popolo, 14, 26 e 27 ottobre 1949. ZAMBELLI, ROCCO. Grotte della Valle Imagna. In L'Eco di Bergamo, 26 maggio 1977. ° ZAMBELLI, ROCCO. Le sorgenti intermittenti di Valle Imagna. In Rassegna Speleo logica Italiana, XII, Como, 1977, pp.57-62. 2015, GIUSEPPE. Arte e storia in Valle Imagna. In La Domenica del Popolo, li maggio 1969. i
  • 45. OPERE SUI SINGOLI PAESI DELLA VALLE ‘ {Per ogni paese gli scritti sono ordinati cronologicamente)
  • 46. ALMENNO S.BARTOLOMEO E ALMENNO S.SALVATORE 1625 - BANDO contra Zuanne Bragain da Endena, Pietro Albrici da Brusaporco..., Giacomo Amighetto q. Andrea d'Almenno e Bon di Boni q. Andrea habitante in Albenza. Bergamo, s.1., 1625. s.d. “« STAMPA della spett. Valle Imagna e Com. di Almenno contro la magnifica Città di Bergamo. Al iaudo. Bergamo, F.11i Marenghini, s.d. (sec.XVIII). 1839 - MILANI, GIUSEPPE. Almenno. Versi. Coma, Ostinelli, 1839. 1883- FORNONI, ELIA. L'antica corte di Lemine. Bergamo, Gaffuri e Gatti, 1883- 1887 1887. 1894 - FORNONI, ELIA. I1 ponte di Lemine {o della Regina). Bergamo, Arti Grafi che, 1894. 1895 - TARAMELLI, TURQUATO. Dei giacimenti pliocenici nei dintorni di Almenno in provincia di Bergamo. In Rendiconti del Real Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, serie IT, fasc. 19, Milano 1895,pp. 1052-1059. 1912 - ROTA, CARLO MASSIMO. Almenno e le sue vicinie, Fiorano al Serio, Masse- rini, 1912. 1924 - LOCATELLI, GIUSEPPE, Diga, ponte e lago d'Almenno /Di/ Vicebiblioteca- rio. In Sergomum, XVIII (1924), pp. 27-37. ‘1930 - LOMBARDINI RINI, RINA. Il ponte della Regina. InLa rivista di Bergamo, 1930. 1939 - PESENTI, PIETRO, Almenno nella gloria dei suoi monumenti. In L'Eco di Bergamo, 12 agosto 1939. 1942 - MALANCHINI, LUCIANO, Il pliocene nei dintorni di Almenno. In L'Eco di Bergamo, 18 luglio 1942. = CAFFI, ENRICO. Sulla balena di Almenno. In La rivista di Bergamo, lu- glio-agosto 1942. 1946- ROTA GELPI, GIUSEPPE. L'arte nel.territorio di Almenno, Tesi di laurea. 1947 Università Cattolica. Anno accademico 1946-1947. 1956 - PAGANONI, GIACUMO SILVIO. Il ponte di Lemine o della Regina. In La rivi sta di Bergamo, maggio 1956. - VOLPI, RENATO. Almenno s. Salvatore cedette ad Almenno San Bartolomeo ii famoso orologio al prezzo di lire 110. In L'Eco di Bergamo, 6 luglio 1956. 1963 - RICERCHE archeologiche sulle colline di Almenno. Duno e Castra costitui vano i primi baluardi dei Romani contro le popolazioni delle valli. IDÎ/ A.D.G. In L'Eco di Bergamo, 11 febbraio 1963. = SCOPERTE archeologiche nella zona di Almenno. Una fortificazione lunga quasi un chilometro circondava alla sommità la collina di Duno, /Di/ A. G. In L'Eco di Bergamo, 21 febbraio 1963.
  • 47. 1963 1964 1965 1971 1973 1798 1860 1865- 1882 1896 1910 1917 1930 1932 1934 RICERCHE archeologiche sulle colline di Almenno. Scoperte sulle pendici dell'Albenza le tracce di un acquedotto romano. /Di/ A.D.G. In L'Eco di Bergamo, 6 marzo 1963. RICERCHE archeologiche sulle colline di Almenno. Forse di un'epoca ante riore ad Augusto le opere scoperte a Duno e a Castra. In L'Eco di Berga mo, 20 marzo 1963. ANGELINI, LUIGI. Una plaga lombarda ricca d'arte e di storia: Almenno in Val Brembana. In La Martinella di Milano, agosto-settembre 1964. Un CENTRO che ebbe grande importanza nell'antichità. Ancora visibili ad Almenno i ruderi delle mura del castello del X secolo. /Di/ A.D.G. In L'Eco di Bergamo, 23 febbraio 1965. ROTA, GIUSEPPE. Ogni angolo di Almenno è una pagina di storia. In L'Eco di Bergamo, 26 giugno 1971. MOIOLI, VELIO. Almenno e la civiltà etrusca. In L'Eco di Bergamo, 5 set tembre 1971. MONTANARI, VINCENZO. Da Lemen ad Almenno, In L'Eco di Bergamo, 8 settem bre 1971. FILATELIA. L'annullo "Almeno" finora sconosciuto. /Di/ Egi. In Il Berga masco, gennaio 1973. ALMENNO SAN BARTOLOMEO PAGANI, GIUSEPPE. Discorso fatto al popolo-d'Almenno San Bartolomeo, di partimento del Serio, il giorno 21 fiorile anno VI repubblicano (10 mag gio 1798) in occasione che in quel comune si è alzato l'albero della li bertà. Bergamo, Tip. Antoine, 1798. OSTEN, FRIEDRICH. Die Bauwerke in der Lombardei, von 7ten bis zum l4ten Jahrhundert, gezeichnet and durch historischen Test. Darmstadt, 1860. DE DARTEIN, F. Etude sur l'architecture lombarde et sur les origines de l'afchitecture romano-byzantine. Paris, Dunod, 1865-1882. FORNONI, ELIA. La corte di Lemine e la chiesa di S. Tomè. Appunti. Ber- gamo, Tip. S.Alessandro, 1896, : PINETTI, ANGELO. La chiesa di S.Tomè. In Vita diocesana, Bergamo, 1910. KINGSLEY PORTER, ARTHUR. Lombard architecture. New Haven, Yale University Press, 1917. ZAMBETTI, GIOVANNI. La rotonda di S.Tomè ad Almenno S. Bartolomeo. In La rivista di Bergamo, giugno 1930. ROTA, CARLO MASSIMO. La prima memoria della parrocchia di S.Bartolomeo di Almenno, Bergamo, S.E.S.A., /1932/. GOTTI, ULISSE. Il tempio di S.Tomè in Almenno S.Bartolomeo. In L'Eco di Bergamo, 20-29 agosto 19534.
  • 48. 1540 1943 1953 1956 1957 1959 1968 1971 1974 1975 1982 1985 1879 - PEZZINI, CRISTOFORO. A} suo amatissimo pastore don Alessio Pezzoli da 50 annî prevosto zelantissimo la popolazione di Almenno S.Bartolomeo in segno dî riconoscenza. Bergamo, Stamperia Editrice Commerciale, 1940. - COPPADORO, FILIPPO. Costruzioni cristiane a sistema centrale in Lombar- dia fino al XII secolo. In L'Eco di Bergamo, 5 aprile 1943, - ANGELINI, LUIGI. Almenno S.Bartolomeo: la calce nasconde gli altri af- freschi. Ex convento dei frati agostiniani. In L'Eco di Bergamo, 7 lu- glio 1953. - La MILLENARIA chiesa di S.Tomè in Almenno S.Bartolomeo. In L'Eco di Ber gamo, 18 ottobre 1956. - VOLPI, RENATO. La “Rotonda di S.Tomè" per trevolte fu distrutta e tre volte ricostruita. In L'Eco di Bergamo, 12 gennaio 1957. - VENANZIO, ORTENSIA. Costruzioni romaniche a sistema centrale nel Berga- masco. In Arte Lombarda, IV (1959), 1 - ANGELINI, LUIGI, S.Tomè, In L'Eco di Bergamo, 30 dicembre 1959. - BIZIOLI, CESARE. Il "Martirio di S.Bartolomeo" di Pietro Ricchi nella parrocchiale di Almenno S$.Bartolomeo. In Arte Lombarda, 1968, n.1. - ROTA, GIUSEPPE. Risalgono al % secolo î primi documenti sul tempietto di S.Tomè. In L'Eco di Bergamo, 21 novembre 1968. ” - ROTA NODARI, CESARE. La rotonda di S.Tomè in Almenno S.Bartolomeo. /Di/ Cesare Rota Nodari e Vanni Invernici. Bergamo, ICIS, 1971. - BUSETTI, GIOYANBATTISTA. S.Tomè: un invito a conoscere la nostra storia e i nostri monumenti. In La Domenica del Popolo, 14 novembre 1971. - MONTANARI, VINCENZO. Iî tempio di S.Tomè tutt'uno con Almenno. In L'Eco di Bergamo, 9 gennaio 1974. - CATTANEO, ENZO. La rotonda di S.Tomè. Disegni di Jannù. In Banca Popola re di Bergamo, marzo 1974. « BOGGI, LORENZO. Lineamento storico e cenno critico del tempietto di S. Tomè in Lemine. Bergamo, Tip. Grassi, 1975. “ ROTA NODARI, CESARE. San Tomè. Almenno (Bergamo). Almenno S.Bartolomeo, Amministrazione Comunale, 1982. - ROTA NODARI, CESARE. I dipinti della parrocchiale di Almenno S.Bartolo- meo. Almenno S.Bartolomeo, Amministrazione Comunale, 1985. - VITALI, MARIAGRAZIA, S.Tomè di Almenno s.Bartolomeo: sondaggi archeolo- gici 1984. In Archivio Storico Bergamasco, anno Y (1885), n.1, pp. 9-20. ALMENNO' SAN SALVATORE - OPERA PIA SPEDALE ROTA - ALMENNO S.SALVATORE. Statuto organico dell'Ope ra Pia Spedale Rota Giovanni Carlo fu Antonio, amministrata dalla Con- gregazione di Carità di Almenno S.Salvatore, Bergamo, Bolis, 1879.
  • 49. 1886 1904 1917 1930 1931 1935 1942 1950 1956 1957 1964 ALMENNO S.SALVATORE in onore del giubileo sacerdotale di don V.Galizzi e dei restauri della parrocchiale (25 ottobre 18867}. Sin.t. (1886?). CARNITI, ... La Madonna del Castello. In Pro Famiglia, 7 agosto 1904. PATRONATO Mandamentale di Almenno San Salvatore per la tutela degli or- fani dei militari caduti sul campo dell'onore. Statuto approvato dal- l'Assemblea Generale del 1° aprile 1917 in Almenno S.Salvatore. Bergamo, Tip. Bolis, 1917. ROTA, CARLO MASSIMO. Il convento degli Agostiniani in Almenno S.Salvato re {Bergamo). Varese, Tip. dell'Addolorata, 1930. LECLERO, HENRI. Madonna del Castello. In Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et deLiturgie, tomo X, col., 914-917, Parigi, 1931. ROTA, GIUSEPPE, La basilica di S.Giorgio d'Almenno. In La rivista di Bergamo, maggio 1931. BELOTTI, BORTOLO, La féra di osèi del Mèn San Salvadur. Bergamo, Nava, 1935. NEL giubileo prepositurale del rev. sac. dr. Giovanni Chitò prevosto plebano vicario-foraneo di Almenno S.Salvatore, Bergamo, Tip. S.Alessan dro, 1935. LOCATELLI MILESI, SERENO. La fiera degli uccelli ad Almenno. In L'Eco di Bergamo, 11 agosto 1942. CARRARA, GABRIELE. Un battistero e affreschi antichissimi scoperti alla Madonna del Castello in Almenno. In L'Eco di Bergamo, 15 novembre 1950, VOLPI, RENATO, La chiesa di S.Nicolò degli Agostiniani di Almenno S.Sal vatore, In L'Eco di Bergamo, 6 luglio 1956. VOLPI, RENATO. Dove Guelfi e Ghibellini si combatterono accanitamente, Presso la Madonna del Castello di Almenno. In L'Eco di Bergamo, 2 gen- naîc 1957. ” CAPUANI, PIERO. L'illustre passato di Almenno S.Salvatore si riflette nei tesori d'arte che vi si trovano. In L'Eco di Bergamo, 21 giugno 1964. CAPUANI, PIERO. Ad Almenno S.Salvatore un campionario dei primordi del- la pittura bergamasca. In L'Eco di Bergamo, 5 luglio 1964, ALMENNO S.SALVATORE. Inaugurazione del nuovo battistero. fomenica 12 lu glio 1964. Bergamo, S.E.S.A., 1964. CAPUANI, PIERO. Ad Almenno S.Salvatore, nella chiesa di S.Nicola degli Eremitani, attende da anni il restauro la serie più cospicua nella Ber- gamasca di affreschi del Rinascimento. In L'Eco di Bergamo, 15 luglio 1964, vu MANDELLI, GIORGIO. San Giorgio ad Almenno S.Salvatore {Bergamo}. Rilie- vo e fotografie di Giorgio Mandelli e Luigi Mazzocchi. In L'Architettu- ra, cronache e storia, settembre 1964.
  • 50. 1965 1967 1959 1969- 1970 1970 1970- 1971 1971 1971- 1972 1980 1854 1858 1872 1882 CRIPPA, GEO RENATO. Una originale manifestazione invidiata ai Bergama- schi. La "Sagra degli uccelli" di Almenno. In Giornale di Bergamo, 8 a- gosto 1965. ROTA, GIUSEPPE. Quando cessò il flagello della peste nel 1486. Per un atto di riconoscenza fu costruito il Convento agostiniano in Almenno S. Salvatore. In L'Eco di Bergamo, 13 ottobre 1967. TIRELLI, RUBERTO. Curiosità storiche di Almenno S.Salvatore. Un santua- rio conosciuto con tre nomi. In L'Eco di Bergamo, 1 febbraio 1969. MOIOLI, VELIO, Toponomastica in Almenno S.Salvatore. Tesi di laurea. U- niversità Cattolica di Milano, Anno accademico 1969-70. RONZOMI, MARIO. Almenno. Chiesa di S.Giorgio. Restituire alla chiesa il suo antico splendore. In Giornale di Bergamo, 4 ottobre 1970. VISCUSI, PINO. Gli affreschi di S.Giorgio in Almenno S.Salvatore. In Giornale di Bergamo, 20 dicembre 1970. DAMINELLI, LUCIA. La chiesa della Madonna del Castello in Almenno San Salvatore nel quadro dell'architettura religiosa romanica nel territo- rio bergamasco. Tesi di laurea. Università Cattolica. Anno accademico 1970-71. ” ROTA, ANGELO. La Madonna del Castello, Albino, Breda-Carrara, 1971. RONZONI, MARIO. I] millenario tempio di S.Giorgio salvato dalla rovina e dallo sfacelo, In Giornale di Bergamo, 10 gennaio 1971. TIRELLI, ROBERTO. Ad Almenno S.Salvatore. Le antiche tradizioni del San tuario rivissute alla festa della Candelora. In L'Eco di Bergamo, 4 feb braio 1971, GAMBA, VITTORINA MARIA. Il monastero agostiniano di Almenno S.Salvatore {Bergamo) tra il XV e i1 XYII secolo. Tesi di laurea. Università Catto- Tica del S.Cuore dî Milano. Anno accademico 1971-72. PREVITALI, PIERFERDINANUO. Spedale Rota Giovanni Carlo di Almenno S.Sal vatore. 1879-1880. Gorle, Istituto Grafico Litostampa, 1980. BERBENNO PELLEGRINI, GIUSEPPE L. Breve cenno sulle acque solforase-saline di Val le Brunone di Berbenno. Bergamo, Cattaneo, 1854. PELLEGRINI, GIUSEPPE L. Nuovi cenni sulle acque solforose di Val Bruno- ne di Berbenno in Valle Imagna, con analisi chimica di G. Bertazzi. In Gazzetta medica lombarda, 1858, p.255. REGAZZONI L, Dell'acqua solforosa alcalina di Yal Brunone di Berbenno al Ponte Giurino in Valle Imagna. Cenni pratici. Bergamo, Bolis, 1872. PORRO, P. La fonte alcalina-solforosa di Berbenno al Ponte Giurino in Valle Imagna. Cenni con aggiunte geologico-descrittive di A.Stoppani. Bergamo, Gaffuri e Gatti, 1882.