Abbiamo avuto il piacere di presentare una delle più brillanti menti del novecento. Dall'analisi della sua esistenza e dei suoi scritti abbiamo potuto ragionare su come certi regimi totalitaristi siano potuti nascere e svilupparsi in europa e nel mondo. L'annientamento della persona in quanto essere pensante è una delle conseguenze dell'insediamento di queste forme di governo e la Arendt non ha avuto mezzi termini per descrivere i periodi del nazi-fascismo come fra i più bui della storia moderna.
Abbiamo avuto il piacere di presentare una delle più brillanti menti del novecento. Dall'analisi della sua esistenza e dei suoi scritti abbiamo potuto ragionare su come certi regimi totalitaristi siano potuti nascere e svilupparsi in europa e nel mondo. L'annientamento della persona in quanto essere pensante è una delle conseguenze dell'insediamento di queste forme di governo e la Arendt non ha avuto mezzi termini per descrivere i periodi del nazi-fascismo come fra i più bui della storia moderna.
1. GABRIELE D'ANNUNZIO:
Il mito di D'annunzio è celebre grazie ai princìpi dell'estetismo sulla base dei quali il poeta fece
della propria vita un'opera d'arte.
LA VITA:
Nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da una famiglia borghese.
Sedicenne debutta con la sua prima opera “Primo Vere”, pubblicata a spese
del padre; ottiene un notevole successo ed entra nel mondo giornalistico. Si
iscrive alla facoltà di lettere di Roma nel 1881, trasferendosi, ma l'abbandono
preferendo trascorrere le sue serate tra i salotti della Borghesia romana.
Conduce una vita scandalosa e fatta di avventure galanti, D'annunzio si
considera superiore rispetto alla mediocrità borghese che disprezza di cui lui però ha bisogno per
far si che lui diventi un personaggio noto.
La vita di D'annunzio è fortemente caratterizzata da avventure amorose, tra cui la più famosa di
tutte quella con l'attrice Eleonora Duse.
La pubblicazione del suo primo romanzo “Il Piacere” nel 1889 fu la certezza concreta che il
pubblico fosse facilmente influenzabile dall'immagine costruita da lui stesso.
D'annunzio nonostante provasse disprezzo verso lo stile di vita borghese, e in particolar modo verso
il culto del denaro, il suo atteggiamento verso questi valori, anche per esigenza di “catturare”
l'interesse del suo pubblico non era coerente con i suoi pricìpi.
Una contraddizione che per D'annunzio fu difficile da superare.
A partire dal 1897, oltre ad una vita da Esteta, D'annunzio aspirava ad avventure politiche e decise
di candidarsi come deputato dell'Estrema Destra, desiderando di restaurare la passata grandezza
di Roma e dell'Italia e affermare il dominio dell'Aristocrazia.
Ma nel 1900, cambiò schieramento ponendosi dalla parte della Sinistra; questo radicale
cambiamento non fu casuale, D'annunzio segue i princìpi dell'estetismo ed essi possono cambiare
orientamento facilmente.
Dal punto artistico, D'annunzio dal 1898 tentò l'esperienza teatrale, ma non ebbe il successo
sperato, per cui si ritrovò a tornare alla narrativa e alla poesia..
Dieci anni dopo per colpa dei creditori inferociti, D'annunzio dovette scappare e rifugiarsi in
Francia. Si adattò e imparò a convivere con il nuovo ambiente scrivendo opere teatrali in
francese.
La Prima Guerra Mondiale fu l'occasione per tornare in Italia dove si dedicò ad una forte
campagna Interventista, spingendo l'Italia in guerra. Si arruolò come volontario all'età di 52 anni e
certo non vennero a mancare le situazioni per far parlare di sé come la Beffa di Buccari e il Volo su
Vienna.
1.La Beffa di Buccari, si svolse nella notte tra il 10 e l'11 febbraio 1918 nella baia di Buccari in
Brambilla Valentina, 5tga2, anno scolastico 2009/10 – Gabriele D'annunzio
2. Croazia, un'azione condotta da 30 uomini a bordo di motoscafi armati di siluri. Riuscirono ad
entrare grazie all'inefficienza del sistema di sorveglianza, dei sei siluri lanciati ne esplose solo uno
dando l'allarme agli Austriaci che non fecero in tempo a contrattaccare;
2.Il volo su Vienna, nel quale D'annunzio volò su un aereo e invase la città di Vienna di volantini nel
quale c'era scritto che l'Italia avrebbe invaso l'Austria e non avrebbe dovuto imporsi.
“Viennesi!
Imparate a conoscere gli Italiani. Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi
lanciamo altro che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà. Noi Italiani non facciamo la guerra ai
bambini, ai vecchi, alle donne. Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al
vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni.
Viennesi! Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perchè vi siete messi l'uniforme prussiana? Ormai, lo vedete,
tutto il mondo s'è volto contro di noi. Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che
sperate? La vittoria decisiva promessa-vi dai generali prussiani? La vittoria decisiva è come il pane
dell'Ucraina: si muore aspettandola!”
Ma un'altra impresa si aggiunse alle gesta eroiche del poeta e la presa di Fiume. D'annunzio
raccolse un gruppo di volontari e partì alla conquista di Fiume imponendo il suo dominio e
sfidando lo Stato Italiano.
Il Duce alla notizia di questo avvenimento decise di scacciare D'annunzio e lasciare Fiume città
libera.
Il “Vittoriale degli Italiani è la cittadella monumentale che D'annunzio gestisce dal 1921 al 1938,
trasferendosi a Gardone Riviera, sulla riva bresciana del lago di Garda. Non è soltanto una casa
ma un insieme di edifici, vie, piazze, teatri, giardini, parchi e corsi d'acqua. All'interno
dell'Auditorium, si trova appeso l'aereoplano SVA con cui D'annunzio volò su Vienna.
Qui vi trascorse gli ultimi anni della sua vita e D'annunzio morì nel1938.
Brambilla Valentina, 5tga2, anno scolastico 2009/10 – Gabriele D'annunzio
3. IL D'ANNUNZIO GIOVANE:
Nelle prime opere di D'annunzio è evidente l'influenza di due autori quali Carducci e Verga.
La sua prima raccolta “Primo Vere” “Canto Novo” pubblicati rispettivamente nel 1879 e 1882 si
avvicinano come contenuti al poeta Carducci.
Mentre la raccolta “Terra Vergine” si avvicina come contenuti al poeta Verga.
Da Carducci riprende elementi di cui D'annunzio ci rende partecipi nelle sue opere, ad esempio: il
senso delle cose sane e forti; la fusione dell'io con la natura (chiamato Panismo); le visioni cupe e
mortuarie e il fascino verso la morte.
Da Verga invece raccoglie: le figure e i paesaggi della sua terra natale, l'Abruzzo; l'esplosione delle
passioni primordiali e la continua intromissione soggettiva del narratore.
D'annunzio è caratterizzato da un aspetto vitale, proprio di lui: l'Estetismo.
L'estetismo è il mezzo con il quale D'annunzio si comporta con la società e con il suo pubblico.
La sua vita si concentra nella legge del bello, da qui “fare della propria vita un'opera d'arte”.
L'Esteta è un personaggio superiore e aristocratico, un uomo che non conosce i valori del bene o
del male, ma l'unico valore supremo è l'arte e la bellezza, disprezzando così i tipici valori della
Borghesia: il lavoro, il guadagno e la famiglia.
L'Estetismo è una sorte di risposta a un momento di crisi usato dagli intellettuali europei.
L'atteggiamento di D'annunzio è tuttavia in contrasto da sempre ambiguo nei confronti della
società borghese, che costituisce il suo pubblico privilegiato, grazie alla quale ottiene fama e
successo anche per via della sua capacità di inventarsi come personaggio pubblico attraverso i
suoi scandali, le sue amanti e le sue imprese militari e politiche.
Oggigiorno potremmo definirlo un uomo-immagine con una vita da eterno divo.
Nel romanzo “Il Piacere” (1889), il protagonista Andrea Sperelli,giovane e aristocratico, nasconde
nel suo inconscio una incapacità di agire, compiere delle scelte e una volontà molto fragile. Il
protagonista assomiglia come figura Esteta al personaggio creato da Oscar Wilde, Mr Dorian Gray,
protagonista del romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”.
Destinato a trovarsi in una situazione di conflitto interiore, nei confronti dell'amore per due donne:
da una parte Elena Muti, la donna fatale, colei che ha il potere di attrarre gli uomini e privarli della
loro energia creativa, nel romanzo Elena rifiuta il protagonista; dall'altra parte Maria Ferres, la
donna angelica che ingannata lo abbandona allo solitudine.
IL SUPERUOMO DANNUNZIANO:
Il Superuomo è un personaggio tipico di questa fase, nel quale esso si trova costantemente in crisi,
cercando di superarla. Prende spunto dal mito del filosofo tedesco Nietzche.
In questa fase di mette in risalto il rifiuto della vita borghese e dell'uguaglianza democratica.
Si esalta il culto della bellezza, della forza di volontà di chi non accetta la sorte, ma la rovescia.
L'Esteta non fugge più davanti alla realtà ma punta a fare da guida “Vate” per creare una società
nuova colta attraverso il culto del bello e della forza.
Brambilla Valentina, 5tga2, anno scolastico 2009/10 – Gabriele D'annunzio
4. Mettere in pratica oltre che nella letteratura i princìpi dell'Estetismo.
Un'opera in cui compare il superuomo è “Trionfo alla morte” (1884) nel quale l'eroe Giorgio Aurispa
è in conflitto con la famiglia e vuole cercare di riscoprire le radici della sua stirpe. Lo accompagna
in questo viaggio la sua amata Ippolite Sanzio, nella terra abruzzese.
Un'altra opera è “Le Vergini delle rocce (1895), D'annunzio non vuole più proporre un personaggio
debole, tormentato, insicuro ma un eroe forte.
LE OPERE:
Nel 1903 termina e pubblica 3 volumi di poesie, che, complessivamente vanno sotto il titolo di
Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi: Maia, Elettra e Alcyone ma essi non vengono
completati. A questi volumi si affianca un quarto libro “Merope” nel 1912 che racconta
dell'impresa coloniale dell'Italia in Libia. Ne fu aggiunto un quinto “Asterope” che contiene poesie
dedicate alla Prima Guerra Mondiale.
1.Maia : non è una raccolta ma bensì un poema lungo ottomila versi. Presenta un'innovazione
assoluta, l'adozione del verso libero. D'annunzio raccoglie tutte le forme della vita e del mondo in
un'unica visione. Il poema si basa su un viaggio realmente compiuto da D'annunzio in Grecia nel
1895. il protagonista ha molte caratteristiche che ricordano l'eroe Ulisse, spinto dal desiderio di
incredibili esperienze, pronto a sfidare ogni limite lo ostacola pur di raggiungere le sue mete.
D'annunzio nel suo superuomo gli aveva assegnato il compito di intervenire nella realtà, facendo
spazio al nuovo Rinascimento. D'annunzio scopre così una nuova bellezza: le grandi imprese
industriali e finanziarie, la tecnologia, le macchine e il capitalismo. Il poeta così facendo non deve
più intervenire nella realtà, ma l'asseconda, scegliendo di essere “Vate”. Dalla scoperta di questa
nuova bellezza, il superuomo intravede la paura dinanzi alla realtà che tende ad emarginarlo o a
farlo scomparire. Il superuomo passa da un atteggiamento di rifiuto della borghesia ad un
atteggiamento entusiasta della realtà moderna. Invece di modificare la realtà, lotta per non
essere annientato e ritrova così il suo ruolo.
2.Elettra : anche in questo volume, viene raffigurato un passato glorioso che viene però cancellato
dal presente negativo. Parte di questo volume si concentra sulle Città del silenzio, le antiche città
italiane che mantengono il ricordo del passato fatto da guerre e bellezze artistiche. D'annunzio si
annuncia perciò Vate dei destini futuri.
3.Alcyone : si allontana dai precedenti volumi, concentrandosi sui temi del panismo, l'io che si
fonde con la natura. Il libro appare come una sorte di diario delle vacanze, si articola da una
stagione (la primavera) all'altra (l'autunno); la stagione estiva è quella più viva, la percezione della
fusione della vita viene facilmente identificata. Inoltre presenta suoni musicali ricercati che danno
un tono musicale ai versi.
IL PERIODO NOTTURNO:
Brambilla Valentina, 5tga2, anno scolastico 2009/10 – Gabriele D'annunzio
5. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale D'annunzio si trovava in Francia, colse l'occasione di
ritornare in Italia e schierarsi al fronte Interventista. Si arruolò come volontario. Durante una missione
su Trieste, il 16 gennaio 1916, D'annunzio si ferì all'occhio destro e fu costretto a rimanere a letto per
2 mesi al buio.
Questo periodo di cecità non distolse D'annunzio dal continuare a scrivere, si fece fare delle
striscioline di carta dalla figlia ed esso gli permise anche di non sovrapporsi sulle righe.
Si parla di “D'annunzio rinnovato” perchè la sua carriera di narratore si era trasformata in genuina e
sincera poesia. Alcuni versi contengono ricordi d'infanzia, sensazioni brevi confessioni e
ripiegamenti alla riscoperta di sé.
DALFINO tratto da “TERRA VERGINE”:
La vicenda:
Dalfino era un ragazzo rimasto orfano di padre e di madre. La madre morì dandolo alla luce,
mentre il padre se lo portò via il mare. Fu proprio per questo spiacevole evento che indusse Dalfino
ad essere così affascinato ed incuriosito dal mare. Dalfino nuotava molto bene, per questo motivo
lo chiamarono così. Dalfino raccontava a Zarra, la sua migliore amica, di rivedere spuntare il padre
dal mare. Zarra gli voleva molto bene, infatti lo aspettava sempre alla sera quando Dalfino tornava
dalla pesca. Decise così un giorno di voler andare con Dalfino in barca. Zarra incrociò gli occhi del
finanziere e Dalfino notò subito l'intesa che c'era tra i due. Nonostante tutto il finanziere riesce a far
breccia nel cuore di Zarra con parole galanti. Dalfino no sopportava l'idea che qualcuno potesse
portarle via anche l'unica persona rimasta. Fu proprio questo il motivo che lo spinse ad uccidere il
finanziere per poi sparire come il padre nel mare.
Questa novella è racchiusa nella sua prima opera pubblicata da D'annunzio, “Terra Vergine”,
come detto in precedenza ha caratteristiche riferite al modello Verga. Il legame con il padre
ricorda molto “Rosso Malpelo”, mentre l'uccisione del rivale ricorda la coltellata del giovane 'Ntoni
alla guardia doganale.
Il narratore interviene costantemente per poter interpretare le emozioni del protagonista.
D'annunzio da Esteta che è non studia i meccanismi della lotta per la vita ma osserva i fattori come
sensualità, violenza, la forza barbarica e primitiva che lo affascinano.
I paragoni animaleschi che vivono in quest'opera sono molti:
• Dalfino dentro l'acqua sembra proprio un delfino;
• Zarra ha certe flessuosità da pantera (l'abbinazione donna-pantera ci riporta alla donna
fatale);
• Dalfino, prostrato come un leopardo in catene si avvicina sul rivale come una tigre.
Una caratteristica particolare sono i colori. Il rosso allude al sangue, quello che scorre nelle vene
dei due giovani innamorati ma anche quello versato dall'omicidio, ma è anche il colore del fuoco
che insieme al sangue sono due elementi vivi della forza selvaggia che si trasforma in passione
gelosa e in omicida.
Brambilla Valentina, 5tga2, anno scolastico 2009/10 – Gabriele D'annunzio
6. LA PIOGGIA NELLA PINETA tratta dall'ALCYONE:
Questa poesia presenta un'evidente struttura musicale. Descrive una passeggiata in pineta
durante la quale il poeta e la donna che lo accompagna, vengono colti da un acquazzone. La
poesia esprime come una sorta di meravigliosa ebrezza che trattiene i due protagonisti quando la
pioggia si scatena. Entrambi diventano parte della natura, questa fusione è detta Panismo: da
Pan, divinità della Natura, la fusione degli elementi naturali e umani.
Visibile è la ripetizione dei vocaboli chiamata anafora (piove,ascolta).
D'annunzio mira a ricercare le parole che possano dare musicalità, ma la vera musica in questo
contesto è la pioggia. La poesia si divide in quattro strofe:
1. La prima strofa è l'antefatto, dal silenzio del bosco ai discorsi umani D'annunzio dice che
non ode “discorsi umani” ma “parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane” -
non sono le parole umane ad essere protagoniste della prima strofa che si apre con la
parola “Taci”. Sono le parole della natura che si odono in relazione al cadere della pioggia,
intesa non come un banale fenomeno atmosferico, ma come un qualcosa di magico e
misterioso che risveglia la vitalità nascosta nelle cose apparentemente inanimate.
2. La seconda strofa è un vero e proprio concerto musicale; la pioggia cade su diversi
alberi dove anche gli insetti (cicale) rispondono al soave canto. Alla fine della strofa il
poeta ed Ermione diventano parte viva della natura.
3. Nella terza strofa un altro elemento musicale si unisce al canto, le rane. Ma anche in
questa strofa alla sua conclusione, le ciglia di Ermione assomigliano alle foglie su cui
scroscia l'acqua.
4. L'ultima strofa vi è la metamorfosi dei due amanti in creature vegetali e finisce con il
ritornello della prima strofa(t'illude/m'illude, m'illude/t'illude).
L'IMPRESA DI FIUME:
L'anno 1919 è partecipe di un evento storico del poeta D'annunzio nel quale né fu il protagonista,
ed è l'impresa di Fiume.
Il 26 aprile 1915 l'Italia firma un accordo segreto per entrare in guerra al fianco dell'Intesa,
chiamato Patto di Londra con i seguenti territori in caso di vittoria quali: il Trentino, l'Alto Adige, la
Venezia Giulia, l'Istria ma non l'annessione della città di Fiume, parte della Dalmazia, il bacino
carbonifero in Turchia, una base in Albania e l'arcipelago del Dodecaneso.
Alla Conferenza di Pace di Versailles, l'Italia non poteva accettare la rinuncia e D'annunzio non
rinunciò per primo a rivendicarne i diritti e così organizzò un corpo di spedizione formato da
legionari.
A Venezia raggruppò volontari ed ex combattenti per andare a riprendersi Fiume. Questo gruppo
partì e altri se ne aggiunsero durante la marcia.
Brambilla Valentina, 5tga2, anno scolastico 2009/10 – Gabriele D'annunzio
7. D'annunzio si autonominò Capo del corpo di spedizione e il giorno 12 settembre 1919 entra nella
città. Il 16 ottobre le truppe dell'esercito continuano a bloccare la città e D'annunzio dichiara
Fiume “piazzaforte in tempo di guerra”. Questo gli consente di applicare tutte le leggi del codice
militare che in tal caso prevede anche la pena di morte con immediata esecuzione per chiunque
si opponga alla causa Fiumana.
Il plebiscito del 26 ottobre segna il trionfo di D'annunzio che ottiene 6999 voti favorevoli
all'annessione su 7155 cittadini fiumani votanti.
D'annunzio sarà un modello per Mussolini, perchè prenderà esempio da lui per la marcia su Roma.
In realtà la marcia su Roma è il suo grande sogno ma egli vuole ancora aspettare perchè vuole
essere il solo condottiero di quella marcia e non certo D'annunzio che è più popolare di lui.
Nel 1920 ci fu la conclusione definitiva dell'impresa fiumana di Gabriele D'annunzio.
I rappresentanti delle potenze alleate si riunirono a Rapallo il 12 novembre e venne firmato un
trattato che dichiarò Fiume, stato indipendente e assegnò la Dalmazia alla Jugoslavia tranne la
città di Zara che passò all'Italia. Con questo Trattato D'annunzio fu invitato ad andarsene da Fiume.
Il generale Enrico Caviglia fu mandato a Fiume per far sgomberare la città dagli occupanti. È
natale e D'annunzio dichiara che sarà un Natale di Sangue e promette che verserà anche il suo,
ma il generale Caviglia ordinò di aprire il fuoco ad una nave da guerra contro il Palazzo del
governo. I primi colpi segnarono la fine dell'avventura di D'annunzio che esce insieme al suo
esercito con indosso una divisa famosa: camicia nera sotto il grigioverde e fez neri.
Brambilla Valentina, 5tga2, anno scolastico 2009/10 – Gabriele D'annunzio