I Sepolcri sono un carme complesso, difficile da interpretare. Questo è un piccolo assaggio per permettere agli alunni delle scuole medie di avvicinarsi a queste grandi opere
I Sepolcri sono un carme complesso, difficile da interpretare. Questo è un piccolo assaggio per permettere agli alunni delle scuole medie di avvicinarsi a queste grandi opere
Un breve repaso a algunas de las claves iconográficas de los fascismos de entreguerras, sin duda uno de los periodos más negros de toda la Historia de la Humanidad.
2. Nel linguaggio militare indica una pattuglia che va più
avanti rispetto al grosso dell’esercito: evidentemente è
composta da soldati più coraggiosi rispetto alla media
della “truppa”.
Con il termine “Avanguardie” si indicano movimenti
artistico-culturali sviluppatesi in Europa dagli inizi del ’900
fino a circa gli anni Venti, in genere si parla di Avanguardie
storiche per distinguerle dalle Neoavanguardie sorte dopo
la II Guerra Mondiale In letteratura e in arte, indica un
gruppo minoritario di sperimentatori, che sfidano il
pubblico, la tradizione, le regole consolidate, e si buttano
avanti verso il nuovo
3. Le Avanguardie avevano delle tendenze radicali
a rompere con i codici artistici tradizionali e con
le convenzioni borghesi. Rifiutando tutti i valori, gli
avanguardisti mettevano in discussione il valore e il
concetto di arte; infatti, secondo loro l’arte
deve scuotere e sconvolgere, deve contribuire a
migliorare la vita. La funzione dell’artista è quindi di
costruire una vita “estetica”, dominata dall’arte. Per
realizzare tutto ciò le Avanguardie fecero dello
sperimentalismo il loro orientamento metodologico:
operando in gruppi per abbattere ogni barriera tra le
varie arti.
4.
5. Opposizione al naturalismo, al quale contrappone
il soggettivismo, ed al decadentismo, del quale
critica la concezione dell’arte aristocratica e
contemplativa
Contro l’eccezionalità dell’artista, l’arte viene vista
come attività di gruppo
Internazionalità e trasversalità dell’arte: le
avanguardie superano i confini nazionali e i confini tra
le diverse arti
6.
7. Il Novecento fino alla Prima Guerra Mondiale
Avanguardie storiche
Crepuscolarismo
Guido Gozzano (1883-1916)
Futurismo
Aldo Palazzeschi (1885-1974)
Leonardo (1903-1907)
Il Regno (1903-1906)
Lacerba (1913-1915)
La Voce (1908-1916)
Hermes (1904)
La riviste
Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944)
8. La narrativa italiana nell’età delle Avanguardie
Essa trovò le sue manifestazioni più originali nella produzione di Italo Svevo e Luigi
Pirandello. Nella Coscienza di Zeno Svevo utilizza la tecnica del monologo interiore,
una ricostruzione linguistica del processo con cui “l’inconscio viene sollevato al
regime della coscienza”. La vasta produzione di Pirandello è un’affermazione di
sfiducia sulle possibilità dell’uomo. Dalla consapevolezza di essere “nessuno”
nascono lo smarrimento e las olitudine dell’uomo pirandelliano, che rifiuta la vita
sociale perché gli impone una “maschera”.
La lirica italiana nell’età delle Avanguardie
La poesia è caratterizzata dalla necessità di un rinnovamento, e le riviste svolsero un
ruolo importante. Firenze fu il suo centro, con la pubblicazione de: “Il
Marzocco” (D’Annunzio), “La Voce”, e “Lacerba”. Di questo periodo fanno parte: i
futuristi, i crepuscolari, e i poeti “vociani”.
9. Leonardo (1903-1907)
Il Regno (1903-1906)
Hermes (1904)
La Voce (1908-1916)
Lacerba (1913-1915)
Le riviste diventano adesso lo strumento privilegiato per far
conoscere e circolare idee e proposte emergenti dalla realtà
nazionale e internazionale.
11. Nei primi anni del ‘900 la produzione in prosa in Europa si arricchì delle opere di
grandi “maestri”, che trattavano delle problematiche esistenziali e delle
sperimentazioni delle Avanguardie.
Thomas Mann
Lo scrittore tedesco esordì con il romanzo I Buddenbrook, che tratta la crisi della
borghesia raccontata attraverso una famiglia di commercianti. Un suo altro
importante romanzo fuLa morte a Venezia, il cui tema è l’inconciliabilità tra vita e
arte.
Franz Kafka
Lo scrittore boemo fu autore di romanzi (Il processo, Il castello) e di racconti (La
metamorfosi); incentrati su vicende apparentemente normali, ma in realtà allusive e
simboliche. I protagonisti sono condannati alla solitudine e sottoposti a condanne
irrevocabili, sempre con la presenza di un senso di colpa. Kakfa si avvicina
all’Espressionismo e al Surrealismo.
12. Marcel Proust
Fu lo scrittore francese, con Alla ricerca del tempo perduto, a rivoluzionare il
romanzo; producendo una narrazione che procede secondo il libero scorrere
della memoria involontaria, cioè attraverso quei “lampi” prodotti da noi attraverso
una casuale sensazione. Con questa invenzione letteraria del Novecento, Proust si
collega alla teoria dell’inconscio di Freud.
James Joyce
Il dublinese fu il grande innovatore del romanzo. La sua opera più famosa fu Ulisse:
costruita con la tecnica del flusso di coscienza, che consiste nel trascrivere i pensieri
dei personaggi così come affiorano dall’inconscio. Una tecnica utilizzata da Joyce
per sottolineare il carattere inafferrabile dell’esperienza umana. Scrisse
anche Gente di Dublino.
13. Contrariamente al naturalismo (ed all’impressionismo
che ne è una derivazione) la realtà oggettiva non
esiste più: esiste solo il modo soggettivo, visionario,
esaltato con cui la realtà è vista
Il singolo dettaglio è sciolto dall’insieme, le
gerarchie e le proporzioni non sono più rispettate; un
particolare minimo può riempire tutto il quadro.
In letteratura il linguaggio è sperimentale,
antiaccademico, antiletterario.
14. Derivazione dal più distruttivo “dadaismo”, si
sviluppa in Francia a partire dal 1919, attorno ad
André BRETON;
Dopo la rottura con i dadaisti (1921-22) Breton scrive
il Primo manifesto del Surrealismo nel 1924;
Il s. influenzò tutte le arti, dalla pittura (Picasso,
Dalì, Mirò, De Chirico) al teatro (anche Pirandello ha
una sua “fase surrealista”), al cinema
15. La parola “surrealista” viene usata nel senso di
“surrealtà”, “realtà superiore”, identificata con
l’inconscio;
L’arte deve esprimere immediatamente l’inconscio
Scrittura automatica, che obbedisca
esclusivamente e senza mediazione razionale ai
movimenti profondi dell’io.
Lo scrittore deve seguire gli automatismi
dell’inconscio, seguendone le libere e casuali
associazioni
17. La poetica del futurismo si esprime attraverso i
“manifesti”:
20 febbraio 1909: MARINETTI pubblica il primo
“manifesto del Futurismo” a Parigi (Figaro)
Aprile 1909: “Uccidiamo il chiaro di luna!”
1912: “manifesto tecnico della letteratura futurista”
1913: “Distruzione della sintassi. Immaginazione senza
fili. Parole in libertà”
1914: “Lo splendore geometrico e meccanico e la
sensibilità numerica.
19. Invettiva contro le accademie ed i musei,
perché tendono a salvaguardare i valori della
tradizione e del passato;
La nuova arte deve partire dal presente,
dall’esaltazione della modernità della
tecnologia, della macchina, della velocità
Celebrazione del movimento, dell’azione, del
gesto violento
Esaltazione della guerra (sola igiene del
mondo)
Disprezzo della donna
20. I principi della poetica futurista sono:
- il culto della modernità
- il rifiuto del borghese e il culto di ideali eroici
- il gusto della provocazione, dell’arte-spettacolo
- il rifiuto della soggettività dell’arte e l’esaltazione
dell’istinto
- la celebrazione del vitalismo
- il paroliberismo, cioè l’uso di “parole in libertà”
- l’uso di analogie più libere
- lo sconvolgimento della grafica della pagina
- la distruzione dell’io narrante
21. Il Futurismo nasce ufficialmente il 20 febbraio 1909 a Parigi,
quando sulle colonne del Figaro appare il Manifesto del
Futurismo a firma di Filippo Tommaso Marinetti.
Seguono Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912) e
Distruzione della sintassi – Immaginazione senza fili – Parole in
libertà (1913).
Al movimento, accompagnato da fenomeni del gusto e della
moda, aderiscono scrittori e artisti di varia natura:
poeti (Aldo Palazzeschi)
scrittori (Giuseppe Papini, Ardengo Soffici)
pittori (Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla)
scrittori di teatro
musicisti
22. Per mettere in pratica il loro programma, i futuristi cercarono anche
un canale di comunicazione più diretto e immediato con il
pubblico:
riviste («Poesia» e «Lacerba»)
conferenze,
opere musicali
serate futuriste
I futuristi si fanno sostenitori del nuovo, esaltandone alcuni aspetti
vistosi, come la velocità, la simultaneità, l’automobile e aprono la via
all’esaltazione, spesso indiscriminata, della civiltà industriale e urbana.
23. È un movimento di avanguardia che ha risonanza europea.
Esprime il bisogno di vivere globalmente e totalmente la
contemporaneità, con una carica dirompente e iconoclasta verso
il passato, con un atteggiamento polemico e provocatorio:
Vuole programmaticamente dare una risposta al passatismo della
tradizione, coinvolgendo la totalità degli aspetti della cultura e
dell’arte.
Vuole porsi come modo di sentire e di vivere, sintonizzandosi con le
espressioni tipiche della vita moderna nelle sue manifestazioni più
vistose: tecnica, industria, macchina, velocità, pubblicità, città.
25. Sul piano tecnico-formale il Futurismo incide profondamente
linguisticamente e letterariamente:
- distruzione della sintassi, della punteggiatura, dell’aggettivo
(qualificativo), dell’avverbio, della letteratura dell’io, del ‘come’,
‘quale’, ‘simile a’:
uomo-torpediniera
e non ‘uomo simile a una torpediniera’
- recupero e uso dell’onomatopea, dell’analogia, del verbo
all’infinito, del verso libero, delle parole in libertà, dello
sperimentalismo grafico.
26. Pseudonimo di Aldo Giurlani.
La sua produzione abbraccia un arco vastissimo
toccando esperienze lontane fra loro.
Periodo crepuscolare: I cavalli bianchi (1905), Lanterna
(1907), Poemi (1909)
Periodo futurista: L’incendiario (1910), il romanzo Il codice di
Perelà (1911), il manifesto Il Controdolore (1914).
La prima guerra mondiale chiude tutto un periodo della produzione
di Palazzeschi.
Del 1934 è il romanzo Sorelle Materassi, del 1948 I fratelli Cuccoli.
27. La fontana malata
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchette,
chchch...
È giù,
nel cortile,
la povera
fontana
malata;
che spasimo!
Sentirla
tossire.
Tossisce,
tossisce,
un poco
si tace...
di nuovo.
Tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il cuore
mi preme.
Si tace,
non getta
più nulla.
Si tace,
non s'ode
rumore
di sorta
che forse...
che forse
sia morta?
Orrore
Ah! No.
Rieccola,
Ancora
tossisce,
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
chchch...
La tisi
l'uccide.
Dio santo,
quel suo
eterno
tossire
mi fa
morire,
un poco
va bene,
ma tanto...
Che lagno!
Ma Habel!
Vittoria!
Andate,
correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo
eterno tossire!
Andate,
mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari...
magari
morire.
Madonna!
Gesù!
Non più!
Non più.
Mia povera
fontana,
col male
che hai,
finisci
vedrai,
che uccidi
me pure.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch...
Aldo Palazzeschi, Poemi
28. Letterato dalla personalità originale, Palazzeschi sfugge a una precisa
identificazione con un movimento.
Nella prima produzione poetica ritorna il mondo caro ai crepuscolaricrepuscolari,
ma il poeta toglie a quei temi la tenerezza e la malinconia, per
sostituirvi la vocazione al riso. La funzione del poeta, ridotto a un
saltimbanco dell’anima, viene ribaltata nel grottesco e nel ridicolo
e il poetare non è altro che un divertimento.
Del futurismofuturismo Palazzeschi rifiuta l’esaltazione della velocità e della
macchina, la celebrazione della guerra sola igiene del mondo.
Accoglie invece lo sperimentalismo delle onomatopee, delle
immagini e delle parole in libertà, l’avversione al romanticismo
sentimentale, all’estetismo. La sua produzione è tutta intrisa del tono
ironico e burlesco.
29. Non è un movimento d’avanguardia nel vero
senso del termine, né è una vera scuola
Si tratta piuttosto di una sensibilità comune ad
alcuni autori, che rifiutano però di riconoscersi in un
“manifesto” letterario
Il termine fu coniato nel 1910 da un critico letterario
(Borgese) che voleva mettere in risalto, in senso
negativo, la malinconia ed il senso di sconfitta
che emerge dalle poesie di alcuni autori:
GOZZANO, GOVONI, MORETTI, CORAZZINI.
30.
31. Rifiuto del “sublime” – antidannunzianesimo
Critica della figura del poeta (“io mi vergogno di
essere un poeta…”
Ripudio ironico della figura del poeta vate
Accettazione dello squallore piccolo-borghese
che accomuna il poeta e la massa
Negazione della tradizione letteraria e dei suoi
“sacerdoti” (Carducci, Pascoli, D’annunzio)
Rifiuto del lirismo e uso dell’ironia in poesia
32. Torinese, proveniente da una famiglia dell’alta
borghesia, studia legge .
Nel 1897 pubblica La via de rifugio.
Del 1911 sono I Colloqui.
Nel 1912 si aggrava la sua tisi e, nella speranza della
guarigione, intraprende un viaggio in Oriente, dalla
quale nascono le prose Verso la cuna del mondo.
Montale lo definisce come il
primo poeta del Novecento che riuscisse […] ad attraversare D’Annunzio
per approdare ad un territorio suo.
33. […]
III.
Sei quasi brutta, priva di lusinga
nelle tue vesti quasi campagnole,
ma la tua faccia buona e casalinga,
ma i bei capelli di color di sole,
attorti in minutissime trecciuole,
ti fanno un tipo di beltà fiamminga...
E rivedo la tua bocca vermiglia
così larga nel ridere e nel bere,
e il volto quadro, senza sopracciglia,
tutto sparso d’efelidi leggiere
e gli occhi fermi, l’iridi sincere
azzurre d’un azzurro di stoviglia...
[…]
VI
Oh! questa vita sterile, di sogno!
Meglio la vita ruvida concreta
del buon mercante inteso alla moneta,
meglio andare sferzati dal bisogno,
ma vivere di vita! Io mi vergogno,
sì, mi vergogno d’essere un poeta!
Tu non fai versi. Tagli le camicie
per tuo padre. Hai fatta la seconda
classe, t’han detto che la Terra è tonda,
ma tu non credi... E non mediti Nietzsche...
Mi piaci. Mi faresti più felice
d’un’intellettuale gemebonda...
Tu ignori questo male che s’apprende
in noi. Tu vivi i tuoi giorni modesti,
tutta beata nelle tue faccende.
Mi piace. Penso che leggendo questi
miei versi tuoi, non mi comprenderesti,
ed a me piace chi non mi comprende.
Ed io non voglio più essere io!
Non più l’esteta gelido, il sofista,
ma vivere nel tuo borgo natio,
ma vivere alla piccola conquista
mercanteggiando placido, in oblio
come tuo padre, come il farmacista...
Ed io non voglio più essere io!
[…]
V.De Sica legge la poesia La Signorina
Felicita ovvero la Felicità
Guido Gozzano, I Colloqui
34. Abbandono della tematica eroica a cui il Crepuscolarismo contrappone un
mondo di piccole cose, di dimessa quotidianità.
Alla mondanità delle città, delle ville, dei salotti alto-borghesi luccicanti,
i crepuscolari contrappongono gli orti, i giardini, i conventi, le chiesette,
i cimiteri di campagna, le piccole stazioni di provincia, il salotto buono
piccolo-borghese.
Di contro alle donne fatali e raffinate, propongono le signore che
scelgon le paste nelle confetterie, la cuoca diciottenne, le fantesche.
La volontà di potenza si rovescia in un diffuso senso di malinconia e di
nostalgia, di volontà di morte, di stanchezza di vivere, di estraneità
dimessa, di disadattamento esistenziale. Il poeta non aspira più ad essere
guida e interprete delle esigenze della nazione, adesso chiede solo che lo si
lasci sognare (Gozzano) o divertire (Palazzeschi) o morire (Corazzini).
35. Alla poesia dal tono magniloquente, oratorio, alto, i crepuscolari
oppongono un tono dimesso, quotidiano, colloquiale, con un
periodare volutamente lineare, discorsivo, prosaicizzato e un lessico
comune, impoetico, preso dalla lingua d’uso, dai tecnicismo vari, dal
dialetto.
Alla ricerca degli effetti musicali, sofisticati, fonosimbolici, contrappongono
un casto uso della parola, della filastrocca, della ripetizione. La parola
tende a essere solo indicatore di oggetti, senza creare attorno a sé echi
musicali o simbolici.
Le rime vengono usate non in funzione di elevazione musicale, ma in
funzione ironica e dissacratoria, con l’accostamento di parole di
livello stilistico diverso: divino/intestino, malinconia/radioscopia,
fuggitivi/legumi improduttivi.
36. La sua polemica è rivolta non solo alla tradizione letteraria, ma investe
anche i temi della sua propria poesia e se stesso come poeta.
Gli strumenti di questa polemica sono l’ironia, l’atteggiamento critico.
Gli oggetti tipici della tematica crepuscolare (vasellame, ceste, mobili,
materassi) sono consapevolmente e lucidamente definiti ciarpame /
reietto, così caro alla mia Musa!
Il costante atteggiamento autoironico consente al poeta di prendere le
distanze e non identificarsi con l’oggetto della sua rappresentazione,
che a volte colloca lontano nel tempo e nello spazio, a volte non prende
sul serio.
37. Il contrasto creato dall’ironia, fra un mondo di cose evocate e
ripudiate, amate e derise, è reso nel linguaggio con l’uso frequente
dell’aggettivo antitetico: buone cose di pessimo gusto, dolci
bruttissimi versi.
Frequente il contrasto fra lessico banale, quotidiano, sciatto
tipico del crepuscolarismo (stoviglie, biciclette, rotaie del tram, ecc.)
e un lessico aulico (peplo, rabescare, cornucopia, ecc.).
La rima è spesso usata contrapponendo parole di diverso livello
linguistico e con funzione di dissacrante ironia: divino/intestino.