1. Il tramonto del positivismo
Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, il modello positivistico di scientificità e la
fiducia nel metodo scientifico come procedimento indispensabile al progresso, che avevano
caratterizzato la società europea occidentale della rivoluzione industriale, entrano in crisi.
Già dalla seconda metà dell’ 800, il clima di fiducia nelle scienze, conosce un inesorabile
declino. Si tratta di un processo graduale che porterà importanti branche della scienza e del
pensiero come la matematica, la fisica, la filosofia, la psicologia, ad affrontare rivoluzioni
profonde, al termine delle quali si affermeranno nuovi paradigmi che soppianteranno i
riferimenti preesistenti. Lentamente, si afferma una nuova sensibilità basata su una sfiducia
nella formulazione di leggi descrittive di una realtà assoluta, oggettiva, indipendente dagli
strumenti e dalle procedure di ricerca e di misurazione usate. Anche le arti e le discipline
umanistiche risentono di questo processo. Le origini della pittura cubista di Picasso cadono
suppergiù negli stessi anni, in cui Max Planck formula la teoria dei quanti, in cui Einstein
trasforma l’equazione di Michelson-Morley e scrive le equazioni della relatività, in cui Gödel
enuncia i teoremi di incompletezza dei sistemi formali, in cui Freud formula la teoria
dell’inconscio « inventando» la psicoanalisi. Si fa strada nello scienziato, nell’intellettuale, la
convinzione che la realtà sia molto più complessa e misteriosa di ciò che appare e che una
sua comprensione oggettiva e assoluta sia impossibile. L’impostazione razionale positivista
lascia spazio al « decadentismo».
2. Frege, Russell, Hilbert
e la crisi dei fondamenti della matematica
Siamo verso la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, quando un gruppo matematici e logici è
impegnato nel tentativo di dare una rigorosa fondazione logica ai contenuti delle proposizioni
matematiche, con l'obiettivo di produrre una giustificazione assoluta della loro validità. La
matematica, che per secoli aveva rappresentato un modello di scientificità assoluto e inattaccabile,
un edificio sistematico costruito sul rigore formale e sull’evidenza incontrovertibile delle
dimostrazioni, entra in crisi. E' la cosiddetta crisi dei fondamenti della matematica.
3. Kurt Gödel e i teoremi di incompletezza
«In ogni formalizzazione coerente della matematica che sia sufficientemente potente da
poter assiomatizzare la teoria elementare dei numeri naturali — vale a dire,
sufficientemente potente da definire la struttura dei numeri naturali dotati delle
operazioni di somma e prodotto — è possibile costruire una proposizione sintatticamente
corretta che non può essere né dimostrata né confutata all'interno dello stesso sistema»
«Nessun sistema, che sia abbastanza espressivo da contenere l'aritmetica e coerente,
può essere utilizzato per dimostrare la sua stessa coerenza»
4. La storia della crisi della fisica
Tramonto della visione classica e primi bagliori all’alba di quella
quantistica
Nello stesso periodo, anche la fisica viene messa a dura prova da un lungo periodo di crisi e incertezza, causato dall' osservazione sperimentale di
fenomeni sconosciuti fino a quel momento.
Fenomeni nuovi che la teoria e i modelli esistenti non erano in grado nè di spiegare nè tantomeno di descrivere. Già dagli inizi dell' 800, i progressi
tecnologici e ingegneristici, figli della rivoluzione industriale nel campo della spettrografia, della diffrazione, della termodinamica, dell'
elettromagnetismo, diedero la possibilità ai fisici di creare esperimenti nuovi e più precisi e molte furono le evidenze sperimentali inspiegabili.
Il superamento di questo stato di crisi della disciplina portò alla nascita della fisica "quantistica", che sostituì quella classica nella visione delle cose,
nella formulazione dei modelli, delle grandezze, delle variabili.
5. Il principio di indeterminazione di Heisenberg
« Nell'ambito della realtà le cui condizioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono
quindi a una completa determinazione di ciò che accade dello spazio e nel tempo; l'accadere (all'interno delle
frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso. »
(Werner Karl Heisenberg, 1942)
6. La relatività di Einstein
Accanto alla meccanica quantistica, l’altra grande teoria del ‘900 che scardina i principi
positivisti è la relatività di Einstein. Il tempo e lo spazio non sono cose fisse, assolute, ma
sono relative alla velocità dell’osservatore. L’unica cosa che rimane costante e fissa è la
velocità della luce.
7. Freud e l’avvento della psicoanalisi
Un altro duro colpo all’ impianto positivista è inferto dal neurologo viennese Sigmund Freud, il
quale nel 1899 scrive « l’interpretazione dei sogni» che viene considerato il testo d’inizio di una
nuova disciplina: la psicoanalisi o teoria dell’inconscio. Rivolgendosi a quei fenomeni psichici che
risiedono al di fuori della sfera della coscienza, Freud muove dal presupposto che non tutto ciò che
accade nella mente è dominato dall’ intelletto e dalla fredda razionalità. Ma esiste una parte
importante della psiche, irrazionale, passionale, di cui normalmente non siamo consapevoli ma che
influisce sui nostri processi decisionali: l’inconscio.
8. Filosofie antipositiviste
l’intuizionismo di Henri Bergson e il neoidealismo di
Benedetto Croce
I filosofi Benedetto Croce e Henri Bergson pongono l'accento sull' importanza dell'intuizione
individuale come strumento di conoscenza. Per Bergson la conoscenza che si ottiene esercitando
l'intuito è superiore a quella raggiungibile con gli strumenti della scienza. Croce si concentra sulla
capacità gnoseologica di arte e poesia.
9. Picasso e il cubismo
La nuova sensibilità «decadente», condiziona anche le arti umanistiche del primo '900. Il pittore
Pablo Picasso, per esempio, da vita al movimento pittorico del cubismo analitico