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Geol. Dott. Michele Intino 1
Geol. Dott. Michele Intino 2
A seguito dell’incarico conferito dall’ingegner PANICO Rocco con studio
in Andrano alla via Firenze n°40, al sottoscritto geologo Michele Intino,
riguardante la relazione geologica ed idrogeologica a supporto del progetto
di “IMPIANTO GEOTERMICO PRESSO LA SCUOLA MATERNA
DI ANDRANO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA
RINNOVABILE” ubicato nel Comune di Andrano tra via Pigafetta e via
Duca degli Abruzzi (foglio 14 particella 14 N.C.T. del Comune di
Andrano), si sono svolti i necessari studi e gli opportuni sopralluoghi nella
zona interessata, a seguito dei quali si è redatta la seguente relazione.
1 – PREMESSA
Per poter bene inquadrare la zona su cui insiste il progetto: “IMPIANTO
GEOTERMICO PRESSO LA SCUOLA MATERNA DI ANDRANO
PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE” nel contesto
delle conoscenze geologiche ed idrogeologiche della più recente letteratura
regionale, è opportuno esaminare, in tutta brevità, i lineamenti generali che
caratterizzano la geologia salentina.
E’ evidente, infatti, che soltanto da una sia pur sommaria visione di
assieme può scaturire un inquadramento razionale delle conoscenze
Geol. Dott. Michele Intino 3
dettagliate delle caratteristiche cronolitostratigrafiche, sedimentologiche,
tettoniche di alcune zone circoscritte e risalire alle implicazioni
idrogeologiche di tali caratteristiche.
Si aggiunga, inoltre, che soltanto la chiara ricostruzione della geologia
regionale, unita ad una buona conoscenza degli ambienti deposizionali, dei
fenomeni più ricorrenti e dei processi che possono avere interessato le varie
formazioni, consente l’impostazione di una indagine idrogeologica che
trovi soluzioni ai problemi applicativi e che di tutto ciò si giovi per quanto
concerne l’attendibilità dei risultati e l’economicità degli interventi.
Geol. Dott. Michele Intino 4
2 - CARATTERI GEOLOGICI GENERALI
La morfologia del Salento è dominata da alcuni rilievi molto dolci, detti
localmente “Serre”, i quali si elevano soltanto di qualche decina di metri
sulla piana circostante.
A Sud di Lecce, alcune di queste “Serre” percorrono longitudinalmente la
penisola parallele tra loro ed allungate in direzione NNO-SSE. Esse sono
maggiormente sviluppate nel settore sud occidentale della regione dove si
rinvengono i rilievi più estesi ed elevati (Serre di S. Eleuterio presso
Parabita con metri 195 s.l.m.).
La serie stratigrafica del Salento è costituita da sedimenti che hanno un’età
compresa tra il Cretacico ed il Quarternario. Il primo, che costituisce quasi
totalmente le “Serre” salentine, è rappresentato da calcari, cui inferiormente
si uniscono calcari dolomitici e dolomie.
La potenza dei sedimenti cretacici non è molto grande in affioramento, ma
nel sottosuolo questi depositi si sviluppano notevolmente, com’è stato
dimostrato dal pozzo stratigrafico di Ugento (profondo metri 4.400).
I depositi terziari, abbastanza diffusi nella penisola salentina, iniziano con
l’Eocene anche se i terreni miocenici hanno la maggiore diffusione,
sopratutto con la caratteristica “pietra leccese”.
Si tratta di un calcare marnoso, talora finemente arenaceo e ricco di resti
fossili, di età prevalentemente elveziana, la cui potenza massima accertata,
con pozzi eseguiti per ricerca d’acqua, è di metri 180.
Chiudono la serie stratigrafica della regione depositi pliocenici e soprattutto
quaternari, costituiti da calcari arenacei organogeni e sabbie giallastre, più
o meno incoerenti e potenti qualche decina di metri, in cui si rinvengono
anche intercalazioni argillose.
Geol. Dott. Michele Intino 5
Dal p.d.v. tettonico, in tutta la penisola salentina si osserva una generale
concordanza con la morfologia.
Tutte le “Serre”, pertanto, corrispondono ad alti strutturali (anticlinali) con
direttrici prevalenti orientate NNO-SSE; le aree più o meno pianeggianti,
dove affiorano in prevalenza litotipi quaternari o pliocenici, corrispondono
invece a zone strutturalmente depresse (sinclinali).
Le faglie rappresentano l’elemento tettonico più comune e sono sviluppate
in tutta la regione interessando tutta la serie affiorante,
terreni quaternari compresi .
Geol. Dott. Michele Intino 6
3 – ZONA COMPRENDENTE LA PARTICELLA 14 DEL FOGLIO
14 N.C.T. DEL COMUNE DI ANDRANO SU CUI INSISTE IL
PROGETTO: “IMPIANTO GEOTERMICO PRESSO LA SCUOLA
MATERNA DI ANDRANO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA
RINNOVABILE“UBICATO TRA VIA PIGAFETTA E VIA DUCA
DEGLI ABRUZZI
La zona su cui insiste il progetto: “IMPIANTO GEOTERMICO
PRESSO LA SCUOLA MATERNA DI ANDRANO PER LA
PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE”, ubicato in Andrano
tra via Pigafetta e via Duca degli Abruzzi, é distinta in catasto dalla
particella 14 del foglio 14 N.C.T. del Comune di Andrano ed è interamente
compresa nella Tavoletta I. N.E. (Tricase) del foglio 223 della Carta
d’Italia.
L’andamento morfologico superficiale della zona che comprende il terreno
oggetto di studio è pianeggiante.
Non si notano incisioni superficiali che possano interessare le formazioni,
da cui deriva che non sussiste una forma di vero drenaggio, ma un
assorbimento naturale del terreno di copertura.
Le caratteristiche geomorfologiche del territorio rientrano in maniera molto
evidente nella norma della regione salentina, per cui depositi di età più
recente colmano a luoghi le blande depressioni del basamento calcareo
livellando l’andamento topografico della zona.
I fenomeni disgiuntivi rappresentano un elemento tettonico abbastanza
diffuso nella zona; il loro estrinsecarsi si è prodotto sino al Pleistocene
inferiore.
Geol. Dott. Michele Intino 7
4– LITOTIPI AFFIORANTI NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI
ANDRANO (LE)
Nel territorio del comune di Andrano affiorano sedimenti marini
raggruppabili in quattro formazioni:
1 - Calcareniti tenere molto eterogenee, aventi compattezza e granulometria
molto variabili, di colore variabile dal grigio chiaro al giallastro.
Il contenuto in CaCO3 è in genere elevato con intercalati calcari grossolani
organogeni tipo “panchina” e sabbioni calcarei talora parzialmente
cementati.
Il tipo di formazione sopra descritto è conosciuto in letteratura con il nome
di “Calcareniti del Salento” di età compresa tra il Pliocene ed il
Quaternario.
2 - Sulle calcareniti di Andrano giacciono i sedimenti delle sabbie di
Uggiano che, nella zona, hanno tuttavia uno sviluppo molto limitato,
affiorano solo in una ristretta zona nella frazione di Castiglione.
Il litotipo è rappresentato da sabbie calcaree giallastre a diagenizzazione
non uniforme ma variabile sia in orizzontale che in verticale, alle quali si
intercalano calcareniti marnose con un buon grado di cementazione e di
colore grigio-giallastro.
La stratificazione è per lo più indistinta anche se talora è abbastanza
evidente con strati di 15-40 cm. di spessore.
La potenza della formazione è di difficile valutazione poichè gli
affìoramenti sono scarsi e discontinui; in base alle condizioni di giacitura si
può tuttavia dare alla formazione uno spessore di circa 25 metri.
I macrofossili sono per lo più scarsi e limitati a frammenti di briozoi ed
echinidi mentre abbondanti sono i foraminiferi che danno luogo ad
Geol. Dott. Michele Intino 8
associazioni significative che consentono di datare la formazione al
Pleistocene.
3 - Calcari compatti grigio o nocciola, talora grigio-biancastri organogeni,
non di rado marnosi con intercalati calcari detritici a grana variabile.
Contenuto in CaCO3 molto variabile, stratificazione quasi sempre evidente
con strati di spessore da 10 a 50 cm e talora anche banchi di oltre un metro.
Questi litotipi sono conosciuti in letteratura sotto il nome di “Calcareniti di
Andrano” e datate al Miocene medio superiore.
4 - Calcari bioclastici, di colore chiaro, spesso porcellanacei ed a frattura
concoide o subsaccaroide, eccezionalmente dolomitici, talora
sono presenti calcari di scogliera come a nord di Porto Miggiano e nei
pressi del Canale del Ciolo.
Localmente la roccia può apparire brecciata biancastra, giallastra o rosata.
Alla base della formazione, fuori dell’area in esame, sono segnalate brecce
ad elementi calcarei e di diametro variabile.
I calcari hanno in genere un contenuto in CaCO3 del 95-97%.
Nei livelli dolomitici il CaMg(CO3)2 raggiunge il valore massimo del 14-
15%.
L’unità sopra descritta prende il nome di “Calcari di Castro” e viene datata
al Paleocene-Oligocene.
Geol. Dott. Michele Intino 9
5 – CARATTERI GEOLOGICI DELL’AREA SU CUI INSISTE
ILPROGETTO: “IMPIANTO GEOTERMICO PRESSO LA
SCUOLA MATERNA DI ANDRANO PER LA PRODUZIONE DI
ENERGIA RINNOVABILE“ UBICATA TRA VIA PIGAFETTA E
VIA DUCA DEGLI ABRUZZI
Il rilevamento geologico dettagliato di superficie, eseguito nella zona
oggetto di studio, ha permesso di riconoscere solo in parte le unità
segnalate nel più vasto territorio del Comune di Andrano (parag. 4). Le
unità appartenenti alle Calcareniti del Salento prevalgono nettamente e
mostrano, ad un attento esame macroscopico, una grana grossolana ad
elementi quasi esclusivamente formati da frammenti calcarei ( fossili e resti
fossili) cementati da calcite (CaCO3), colorata spesso in rosso per la
presenza di sali di ferro.
In genere il grado di cementazione è variabile da punto a punto e di solito
non elevato.
La zona è pianeggiante, non si notano incisioni superficiali che possano
interessare le formazioni, da cui deriva che non sussiste una forma di vero
drenaggio, ma un assorbimento naturale della roccia diaclasata.
La stratigrafia della zona è così composta:
- calcarenite del Salento fino a 25 metri dal p.c.;
- calcarenite di Andrano da 26 metri fino a 55 metri dal p.c.:
- calcari di Castro da 56 metri dal p.c. a seguire.
Geol. Dott. Michele Intino 10
6 – IDROLOGIA SOTTERRANEA
6 .1 – FALDE ACQUIFERE SUPERFICIALI
Una falda superficiale esiste laddove una placca tufacea o arenacea riesce a
ritenere un po’ d’acqua e dove un banco argilloso posto a qualche metro al
di sotto ne impedisce lo smaltimento in profondità.
Molto spesso manca anche questa superficie impermeabile ed allora si
tratta di falde appese dovute alla capacità di ritenzione idrica dei sabbioni
tufacei.
Impregnazioni del genere danno abitualmente luogo a riserve acquifere
molto povere.
Solo in presenza di condizioni favorevoli, date dalla particolare natura della
roccia acquifera, dalla forma affossata del letto argilloso su cui poggia,
dall’isolamento della massa idrica, dagli affioramenti calcarei assorbenti, la
falda superficiale può presentarsi anche abbastanza ricca e con pozzi
normali a scavo si riesce ad ottenere portate di qualche litro al secondo.
Nel territorio del Comune di Andrano non è difficile rinvenire “falde
appese” o “tasche d’acqua” (nelle “Sabbie di Uggiano” e nelle Calcareniti
).
La zona oggetto di studio è priva di qualsiasi tipo di falda superficiale.
6.2 – FALDE ACQUIFERE DI FONDO
Attraverso vie di penetrazione le più disparate, le acque meteoriche
penetrano nel sottosuolo e discendono per gravità fino a raggiungere il
livello superiore della falda sotterranea o profonda che è disposta
normalmente a qualche metro sull’orizzonte marino.
Geol. Dott. Michele Intino 11
Questa falda è chiamata “di fondo” in quanto è la più profonda che si trova
nel sottosuolo pugliese, imbeve generalmente le formazioni calcaree
fessurate ed è sostenuta dalle acque salate del mare che attraversano la
fessurazione della roccia ed invadono gli strati profondi.
Le acque dolci della falda sono sostenute dalle acque marine in quanto più
leggere perché meno cariche di sali.
La “falda di fondo” o “falda artesiana” come spesso impropriamente viene
chiamata, è di vitale importanza per il Salento, per cui va curata e custodita
nel migliore dei modi possibile.
Oggi nella Provincia di Lecce i pozzi in esercizio si contano a centinaia e
da non pochi si emungono portate superiori ai limiti di sicurezza.
Una regolamentazione ed un disciplinamento della loro utilizzazione in
tutta la provincia è, quindi , quanto mai necessaria per quell’opera di cura e
custodia innanzi richiamata.
Nella zona in esame “ISTITUTO SCUOLA MATERNA STATALE
DEL COMUNE DI ANDRANO” (Foglio 14 Particella 14 N.C.T. del
Comune di Andrano) tra via Pigafetta e via Duca degli Abruzzi il
livellamento delle acque della falda di fondo è in media intorno ai 118-120
metri dal piano campagna.
Geol. Dott. Michele Intino 12
7. PERMEABILITÀ
I terreni ed i litotipi affioranti o comunque presenti nel sottosuolo
dell’area in oggetto presentano caratteristiche di permeabilità assai diverse.
Sui terreni affioranti sono state eseguite delle prove di permeabilità, in
pozzetti di base quadrata con pareti verticali. Le prove sono state effettuate
riempiendo d’acqua il pozzetto e misurando la portata necessaria a
mantenere costante il livello (prove a carico costante): naturalmente il
terreno è stato preventivamente saturato.
Il pozzetto è profondo 50 cm e largo 40 cm.
q 1
K = --------- x -------------------
b2
27x h/b + 3
Per i terreni presenti in profondità si è fatto riferimento ai dati
bibliografici.
Per quanto riguarda il tipo di permeabilità, si è effettuata una
distinzione: rocce permeabili per porosità, rocce permeabili per
fratturazione e carsismo.
In base ai caratteri di permeabilità le rocce affioranti si sono distinte
in:
- rocce permeabili per fessurazione e carsismo (Unità Calcarea);
- rocce permeabili per porosità interstiziale e fessurazione (Unità
Calcarenitica);
Geol. Dott. Michele Intino 13
e sono state suddivise in due significative unità idrogeologiche così
distinte:
- unità calcarenitica: permeabile per porosità e fortemente influenzata
dalla percentuale di argilla presente (K = 2*10-3
cm/sec K = 8*10-3
cm/sec);
- unità calcarea, permeabile per fessurazione e carsismo con grado di
permeabilità variabile da mediamente a molto permeabile;
(K = 10-1
cm/sec K = 10-2
cm/sec).
7. CARATTERISTICHE SPECIFICHE DELL’AREA
Le indagini condotte hanno permesso di accertare che i terreni affioranti
nell’area oggetto di studio (Foglio 14 Particella 14 N.C.T. del Comune di
Andrano) in località “Istituto Scuola Materna Statale del Comune di
Andrano” tra via Pigafetta e via Duca degli Abruzzi sono costituiti da
“Calcarenite del Salento”(per circa m. 25 dal p.c.) datata tra il Pliocene ed
il Quaternario. A seguire circa 35 metri di Calcarenite di Andrano e poi
Calcare di Castro.
Dal punto di vista morfologico l’area è pianeggiante.
Nella zona oggetto di studio non sarà turbata la morfologia, non vi sarà
nessun effetto sul deflusso superficiale delle acque piovane e
sottosuperficiali, e tanto meno sull’azione erosiva in quanto trattasi di
intervento modesto con scarsissima influenza sull’aspetto morfologico.
Per quanto concerne la vulnerabilità degli acquiferi, si fa notare che
trattandosi di una zona molto vicina al mare, la falda che circola nei calcari
fratturati e carsificati presenta un accentuato grado di salinità a causa
Geol. Dott. Michele Intino 14
dell’intrusione delle acque marine e pertanto risulta naturalmente
compromessa.
La temperatura nel sottosuolo della zona interessata (da 10 m a circa 100
metri dal p.c.) è di circa 18° (misurata nei pozzi esistenti in zona) e
confermata dalle carte termometriche.
Geol. Dott. Michele Intino 15
8 – MODALITA’ COSTRUTTIVE DEI POZZI GEOTERMICI
I pozzi verranno perforati con sonda a distruzione di nucleo del diametro
di 150 mm fino ad un massimo di 100 metri dal piano campagna.
Dopo aver calato la sonda geotermica a circuito chiuso, costituita da tubo
ad U del diametro di 40 millimetri, verrà effettuato il ritombamento del
foro con boiacca di cemento contenente il 20% di bentonite che andrà
iniettata a pressione mediante pompa a pistone od altra stazione di
pompaggio a partire dal fondo del foro fino al piano campagna in
conformità alle norme VDI 4640 part 2.
La composizione della boiacca di cementazione dovrà garantire, dopo
l’indurimento, una struttura compatta, elastica, duratura e stabile sia
chimicamente che fisicamente.
Le sonde geotermiche dovranno essere costruite in polietilene ad alta
densità (PE100-HD) con suture tra testa e piede preassemblate in fabbrica e
munite di certificato di collaudo.
Durante i lavori di perforazioni sarà tenuta sotto stretto controllo il tipo di
roccia che viene portata in superficie con una periodicità di ogni 10 metri di
avanzamento (diario di perforazione). Dovranno inoltre essere riscontrate e
riportate eventuali discontinuità di rilievo o la presenza di trovanti speciali
di terreno e la presenza di cavità.
La macchina perforatrice inietterà nel foro un apposito liquido attraverso
le aste di perforazione. Gli eventuali additivi nel fluido dovranno essere di
tipo ecocompatibili. Il fango di perforazione sarà convogliato in apposita
vasca e dopo decantazione dai detriti sarà recuperato e riportato in circolo
secondo lo schema allegato.
Geol. Dott. Michele Intino 16
A fine perforazione i fanghi saranno prelevati da autobotte e conferiti in
appositi impianti di depurazione.
Il terreno sotto la perforatrice sarà protetto mediante teli impermeabili e/o
vasche di raccolta a tenuta;
In cantiere saranno sempre a disposizione prodotti granulati olio
assorbenti che in caso di incidenti sono idonei alla raccolta di sostanze
minerali, sostanze chimiche e carburanti contenenti oli per impedire la
penetrazioni di questi prodotti nel sottosuolo.
Per impedire l’infiltrazioni di acque superficiali inquinate la zona attorno
al foro di perforazione sarà adeguatamente strutturato ;
Per quanto riguarda l’eventuale interferenza con sottoservizi presenti nel
sottosuolo o con manufatti interrati, si evidenzia che sono già state eseguite
indagini preventive e ricerche con l’ individuazione di tutte le presenze
Geol. Dott. Michele Intino 17
nell’area. I pozzi e le trincee di posa delle condotte di collegamento sono
state ubicate in posizione tale da prevenire interferenze di qualunque tipo.
Qualora durante la perforazione si dovessero rinvenire cavità sotterranee
bisognerà interrompere le operazioni di foratura e occludere la cavità con
boiacca di sabbia e cemento. Dopo l’indurimento della colata si riprenderà
la perforazione.
Per quanto concerne l’acquisizione dei parametri utili al monitoraggio
degli effetto sul sottosuolo da parte dei pozzi geotermici dovrà essere
redatto un dettagliato documento riportante la stratigrafia rinvenuta, la
presenza di discontinuità, di cavità e di ogni altro elemento utile alla
descrizione del fenomeno geotermico. Inoltre per il ottenere monitoraggio
delle temperatura del sottosuolo nel tempo, intorno alle sonde, durante tutta
la vita di funzionamento dell’impianto, si dovranno inserire, in fase di
montaggio, sulle ognuna delle sonde due termistori NTC (Negative
Temperature Coefficient) che saranno cementati nel pozzo alla profondità
rispettivamente di 30 e 70 m.
Le sonde dovranno essere sottoposte ad un collaudo di tenuta e di flusso.
Una prima prova di portata e di pressione sarà eseguita una volta che le
stesse siano state inserite nel foro e prima di procedere al ritombamento per
accertare che durante la fase di montaggio non si siano verificate rotture o
occlusioni. Dopo il riempimento del foro verranno eseguiti gli ultimi
controlli. Una prova di funzionamento delle sonde ancora piene d’acqua e
una prova sotto pressione con minimo 6 bar. Sollecitazione preliminare 30
minuti, durata prova 60 minuti, calo di pressione tollerato 0,2 bar.
Una volta saldate le sonde alla tubazione di raccordo e al collettore deve
essere eseguita un’ultima prova di pressione con una pressione pari a 1,5
volte quella di esercizio e una prova di portata che interessa ogni singola
sonda e consenta di regolare la uniformità dei flussi nelle varie sonde.
Geol. Dott. Michele Intino 18
Le tubazioni di collegamento fra le sonde e con il locale centrale pompa
di calore saranno opportunamente coibentate e posate, previa formazione
letto di sabbia, entro trincea nel terreno scavata ad una profondità di 130
cm onde evitare fenomeni di dispersione termica e congelamento del fluido
termovettore. Il materiale utilizzato per le tubazioni sarà costituito da
Polietilene (PE100) come per le sonde. Le giunzioni saranno realizzate con
giunti elettrosaldabili a perdere.
L’impianto geotermico sarà monitorato nel suo funzionamento mediante
il controllo della temperatura del terreno rilevata dai termistori, confrontata
con la temperatura del liquidi termovettore in ingresso e in uscita, con la
potenza di estrazione del calore dal sottosuolo e con il periodo di
estrazione. Il tutto sarà gestito da un’opportuna centralina di controllo i cui
risultati saranno visualizzati su monitor accessibili al pubblico.
Marzo 2011 IL GEOLOGO
(Dott. Michele INTINO)

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Relazione geologica e idrogeologica impianto geotermico Andrano

  • 2. Geol. Dott. Michele Intino 2 A seguito dell’incarico conferito dall’ingegner PANICO Rocco con studio in Andrano alla via Firenze n°40, al sottoscritto geologo Michele Intino, riguardante la relazione geologica ed idrogeologica a supporto del progetto di “IMPIANTO GEOTERMICO PRESSO LA SCUOLA MATERNA DI ANDRANO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE” ubicato nel Comune di Andrano tra via Pigafetta e via Duca degli Abruzzi (foglio 14 particella 14 N.C.T. del Comune di Andrano), si sono svolti i necessari studi e gli opportuni sopralluoghi nella zona interessata, a seguito dei quali si è redatta la seguente relazione. 1 – PREMESSA Per poter bene inquadrare la zona su cui insiste il progetto: “IMPIANTO GEOTERMICO PRESSO LA SCUOLA MATERNA DI ANDRANO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE” nel contesto delle conoscenze geologiche ed idrogeologiche della più recente letteratura regionale, è opportuno esaminare, in tutta brevità, i lineamenti generali che caratterizzano la geologia salentina. E’ evidente, infatti, che soltanto da una sia pur sommaria visione di assieme può scaturire un inquadramento razionale delle conoscenze
  • 3. Geol. Dott. Michele Intino 3 dettagliate delle caratteristiche cronolitostratigrafiche, sedimentologiche, tettoniche di alcune zone circoscritte e risalire alle implicazioni idrogeologiche di tali caratteristiche. Si aggiunga, inoltre, che soltanto la chiara ricostruzione della geologia regionale, unita ad una buona conoscenza degli ambienti deposizionali, dei fenomeni più ricorrenti e dei processi che possono avere interessato le varie formazioni, consente l’impostazione di una indagine idrogeologica che trovi soluzioni ai problemi applicativi e che di tutto ciò si giovi per quanto concerne l’attendibilità dei risultati e l’economicità degli interventi.
  • 4. Geol. Dott. Michele Intino 4 2 - CARATTERI GEOLOGICI GENERALI La morfologia del Salento è dominata da alcuni rilievi molto dolci, detti localmente “Serre”, i quali si elevano soltanto di qualche decina di metri sulla piana circostante. A Sud di Lecce, alcune di queste “Serre” percorrono longitudinalmente la penisola parallele tra loro ed allungate in direzione NNO-SSE. Esse sono maggiormente sviluppate nel settore sud occidentale della regione dove si rinvengono i rilievi più estesi ed elevati (Serre di S. Eleuterio presso Parabita con metri 195 s.l.m.). La serie stratigrafica del Salento è costituita da sedimenti che hanno un’età compresa tra il Cretacico ed il Quarternario. Il primo, che costituisce quasi totalmente le “Serre” salentine, è rappresentato da calcari, cui inferiormente si uniscono calcari dolomitici e dolomie. La potenza dei sedimenti cretacici non è molto grande in affioramento, ma nel sottosuolo questi depositi si sviluppano notevolmente, com’è stato dimostrato dal pozzo stratigrafico di Ugento (profondo metri 4.400). I depositi terziari, abbastanza diffusi nella penisola salentina, iniziano con l’Eocene anche se i terreni miocenici hanno la maggiore diffusione, sopratutto con la caratteristica “pietra leccese”. Si tratta di un calcare marnoso, talora finemente arenaceo e ricco di resti fossili, di età prevalentemente elveziana, la cui potenza massima accertata, con pozzi eseguiti per ricerca d’acqua, è di metri 180. Chiudono la serie stratigrafica della regione depositi pliocenici e soprattutto quaternari, costituiti da calcari arenacei organogeni e sabbie giallastre, più o meno incoerenti e potenti qualche decina di metri, in cui si rinvengono anche intercalazioni argillose.
  • 5. Geol. Dott. Michele Intino 5 Dal p.d.v. tettonico, in tutta la penisola salentina si osserva una generale concordanza con la morfologia. Tutte le “Serre”, pertanto, corrispondono ad alti strutturali (anticlinali) con direttrici prevalenti orientate NNO-SSE; le aree più o meno pianeggianti, dove affiorano in prevalenza litotipi quaternari o pliocenici, corrispondono invece a zone strutturalmente depresse (sinclinali). Le faglie rappresentano l’elemento tettonico più comune e sono sviluppate in tutta la regione interessando tutta la serie affiorante, terreni quaternari compresi .
  • 6. Geol. Dott. Michele Intino 6 3 – ZONA COMPRENDENTE LA PARTICELLA 14 DEL FOGLIO 14 N.C.T. DEL COMUNE DI ANDRANO SU CUI INSISTE IL PROGETTO: “IMPIANTO GEOTERMICO PRESSO LA SCUOLA MATERNA DI ANDRANO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE“UBICATO TRA VIA PIGAFETTA E VIA DUCA DEGLI ABRUZZI La zona su cui insiste il progetto: “IMPIANTO GEOTERMICO PRESSO LA SCUOLA MATERNA DI ANDRANO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE”, ubicato in Andrano tra via Pigafetta e via Duca degli Abruzzi, é distinta in catasto dalla particella 14 del foglio 14 N.C.T. del Comune di Andrano ed è interamente compresa nella Tavoletta I. N.E. (Tricase) del foglio 223 della Carta d’Italia. L’andamento morfologico superficiale della zona che comprende il terreno oggetto di studio è pianeggiante. Non si notano incisioni superficiali che possano interessare le formazioni, da cui deriva che non sussiste una forma di vero drenaggio, ma un assorbimento naturale del terreno di copertura. Le caratteristiche geomorfologiche del territorio rientrano in maniera molto evidente nella norma della regione salentina, per cui depositi di età più recente colmano a luoghi le blande depressioni del basamento calcareo livellando l’andamento topografico della zona. I fenomeni disgiuntivi rappresentano un elemento tettonico abbastanza diffuso nella zona; il loro estrinsecarsi si è prodotto sino al Pleistocene inferiore.
  • 7. Geol. Dott. Michele Intino 7 4– LITOTIPI AFFIORANTI NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI ANDRANO (LE) Nel territorio del comune di Andrano affiorano sedimenti marini raggruppabili in quattro formazioni: 1 - Calcareniti tenere molto eterogenee, aventi compattezza e granulometria molto variabili, di colore variabile dal grigio chiaro al giallastro. Il contenuto in CaCO3 è in genere elevato con intercalati calcari grossolani organogeni tipo “panchina” e sabbioni calcarei talora parzialmente cementati. Il tipo di formazione sopra descritto è conosciuto in letteratura con il nome di “Calcareniti del Salento” di età compresa tra il Pliocene ed il Quaternario. 2 - Sulle calcareniti di Andrano giacciono i sedimenti delle sabbie di Uggiano che, nella zona, hanno tuttavia uno sviluppo molto limitato, affiorano solo in una ristretta zona nella frazione di Castiglione. Il litotipo è rappresentato da sabbie calcaree giallastre a diagenizzazione non uniforme ma variabile sia in orizzontale che in verticale, alle quali si intercalano calcareniti marnose con un buon grado di cementazione e di colore grigio-giallastro. La stratificazione è per lo più indistinta anche se talora è abbastanza evidente con strati di 15-40 cm. di spessore. La potenza della formazione è di difficile valutazione poichè gli affìoramenti sono scarsi e discontinui; in base alle condizioni di giacitura si può tuttavia dare alla formazione uno spessore di circa 25 metri. I macrofossili sono per lo più scarsi e limitati a frammenti di briozoi ed echinidi mentre abbondanti sono i foraminiferi che danno luogo ad
  • 8. Geol. Dott. Michele Intino 8 associazioni significative che consentono di datare la formazione al Pleistocene. 3 - Calcari compatti grigio o nocciola, talora grigio-biancastri organogeni, non di rado marnosi con intercalati calcari detritici a grana variabile. Contenuto in CaCO3 molto variabile, stratificazione quasi sempre evidente con strati di spessore da 10 a 50 cm e talora anche banchi di oltre un metro. Questi litotipi sono conosciuti in letteratura sotto il nome di “Calcareniti di Andrano” e datate al Miocene medio superiore. 4 - Calcari bioclastici, di colore chiaro, spesso porcellanacei ed a frattura concoide o subsaccaroide, eccezionalmente dolomitici, talora sono presenti calcari di scogliera come a nord di Porto Miggiano e nei pressi del Canale del Ciolo. Localmente la roccia può apparire brecciata biancastra, giallastra o rosata. Alla base della formazione, fuori dell’area in esame, sono segnalate brecce ad elementi calcarei e di diametro variabile. I calcari hanno in genere un contenuto in CaCO3 del 95-97%. Nei livelli dolomitici il CaMg(CO3)2 raggiunge il valore massimo del 14- 15%. L’unità sopra descritta prende il nome di “Calcari di Castro” e viene datata al Paleocene-Oligocene.
  • 9. Geol. Dott. Michele Intino 9 5 – CARATTERI GEOLOGICI DELL’AREA SU CUI INSISTE ILPROGETTO: “IMPIANTO GEOTERMICO PRESSO LA SCUOLA MATERNA DI ANDRANO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE“ UBICATA TRA VIA PIGAFETTA E VIA DUCA DEGLI ABRUZZI Il rilevamento geologico dettagliato di superficie, eseguito nella zona oggetto di studio, ha permesso di riconoscere solo in parte le unità segnalate nel più vasto territorio del Comune di Andrano (parag. 4). Le unità appartenenti alle Calcareniti del Salento prevalgono nettamente e mostrano, ad un attento esame macroscopico, una grana grossolana ad elementi quasi esclusivamente formati da frammenti calcarei ( fossili e resti fossili) cementati da calcite (CaCO3), colorata spesso in rosso per la presenza di sali di ferro. In genere il grado di cementazione è variabile da punto a punto e di solito non elevato. La zona è pianeggiante, non si notano incisioni superficiali che possano interessare le formazioni, da cui deriva che non sussiste una forma di vero drenaggio, ma un assorbimento naturale della roccia diaclasata. La stratigrafia della zona è così composta: - calcarenite del Salento fino a 25 metri dal p.c.; - calcarenite di Andrano da 26 metri fino a 55 metri dal p.c.: - calcari di Castro da 56 metri dal p.c. a seguire.
  • 10. Geol. Dott. Michele Intino 10 6 – IDROLOGIA SOTTERRANEA 6 .1 – FALDE ACQUIFERE SUPERFICIALI Una falda superficiale esiste laddove una placca tufacea o arenacea riesce a ritenere un po’ d’acqua e dove un banco argilloso posto a qualche metro al di sotto ne impedisce lo smaltimento in profondità. Molto spesso manca anche questa superficie impermeabile ed allora si tratta di falde appese dovute alla capacità di ritenzione idrica dei sabbioni tufacei. Impregnazioni del genere danno abitualmente luogo a riserve acquifere molto povere. Solo in presenza di condizioni favorevoli, date dalla particolare natura della roccia acquifera, dalla forma affossata del letto argilloso su cui poggia, dall’isolamento della massa idrica, dagli affioramenti calcarei assorbenti, la falda superficiale può presentarsi anche abbastanza ricca e con pozzi normali a scavo si riesce ad ottenere portate di qualche litro al secondo. Nel territorio del Comune di Andrano non è difficile rinvenire “falde appese” o “tasche d’acqua” (nelle “Sabbie di Uggiano” e nelle Calcareniti ). La zona oggetto di studio è priva di qualsiasi tipo di falda superficiale. 6.2 – FALDE ACQUIFERE DI FONDO Attraverso vie di penetrazione le più disparate, le acque meteoriche penetrano nel sottosuolo e discendono per gravità fino a raggiungere il livello superiore della falda sotterranea o profonda che è disposta normalmente a qualche metro sull’orizzonte marino.
  • 11. Geol. Dott. Michele Intino 11 Questa falda è chiamata “di fondo” in quanto è la più profonda che si trova nel sottosuolo pugliese, imbeve generalmente le formazioni calcaree fessurate ed è sostenuta dalle acque salate del mare che attraversano la fessurazione della roccia ed invadono gli strati profondi. Le acque dolci della falda sono sostenute dalle acque marine in quanto più leggere perché meno cariche di sali. La “falda di fondo” o “falda artesiana” come spesso impropriamente viene chiamata, è di vitale importanza per il Salento, per cui va curata e custodita nel migliore dei modi possibile. Oggi nella Provincia di Lecce i pozzi in esercizio si contano a centinaia e da non pochi si emungono portate superiori ai limiti di sicurezza. Una regolamentazione ed un disciplinamento della loro utilizzazione in tutta la provincia è, quindi , quanto mai necessaria per quell’opera di cura e custodia innanzi richiamata. Nella zona in esame “ISTITUTO SCUOLA MATERNA STATALE DEL COMUNE DI ANDRANO” (Foglio 14 Particella 14 N.C.T. del Comune di Andrano) tra via Pigafetta e via Duca degli Abruzzi il livellamento delle acque della falda di fondo è in media intorno ai 118-120 metri dal piano campagna.
  • 12. Geol. Dott. Michele Intino 12 7. PERMEABILITÀ I terreni ed i litotipi affioranti o comunque presenti nel sottosuolo dell’area in oggetto presentano caratteristiche di permeabilità assai diverse. Sui terreni affioranti sono state eseguite delle prove di permeabilità, in pozzetti di base quadrata con pareti verticali. Le prove sono state effettuate riempiendo d’acqua il pozzetto e misurando la portata necessaria a mantenere costante il livello (prove a carico costante): naturalmente il terreno è stato preventivamente saturato. Il pozzetto è profondo 50 cm e largo 40 cm. q 1 K = --------- x ------------------- b2 27x h/b + 3 Per i terreni presenti in profondità si è fatto riferimento ai dati bibliografici. Per quanto riguarda il tipo di permeabilità, si è effettuata una distinzione: rocce permeabili per porosità, rocce permeabili per fratturazione e carsismo. In base ai caratteri di permeabilità le rocce affioranti si sono distinte in: - rocce permeabili per fessurazione e carsismo (Unità Calcarea); - rocce permeabili per porosità interstiziale e fessurazione (Unità Calcarenitica);
  • 13. Geol. Dott. Michele Intino 13 e sono state suddivise in due significative unità idrogeologiche così distinte: - unità calcarenitica: permeabile per porosità e fortemente influenzata dalla percentuale di argilla presente (K = 2*10-3 cm/sec K = 8*10-3 cm/sec); - unità calcarea, permeabile per fessurazione e carsismo con grado di permeabilità variabile da mediamente a molto permeabile; (K = 10-1 cm/sec K = 10-2 cm/sec). 7. CARATTERISTICHE SPECIFICHE DELL’AREA Le indagini condotte hanno permesso di accertare che i terreni affioranti nell’area oggetto di studio (Foglio 14 Particella 14 N.C.T. del Comune di Andrano) in località “Istituto Scuola Materna Statale del Comune di Andrano” tra via Pigafetta e via Duca degli Abruzzi sono costituiti da “Calcarenite del Salento”(per circa m. 25 dal p.c.) datata tra il Pliocene ed il Quaternario. A seguire circa 35 metri di Calcarenite di Andrano e poi Calcare di Castro. Dal punto di vista morfologico l’area è pianeggiante. Nella zona oggetto di studio non sarà turbata la morfologia, non vi sarà nessun effetto sul deflusso superficiale delle acque piovane e sottosuperficiali, e tanto meno sull’azione erosiva in quanto trattasi di intervento modesto con scarsissima influenza sull’aspetto morfologico. Per quanto concerne la vulnerabilità degli acquiferi, si fa notare che trattandosi di una zona molto vicina al mare, la falda che circola nei calcari fratturati e carsificati presenta un accentuato grado di salinità a causa
  • 14. Geol. Dott. Michele Intino 14 dell’intrusione delle acque marine e pertanto risulta naturalmente compromessa. La temperatura nel sottosuolo della zona interessata (da 10 m a circa 100 metri dal p.c.) è di circa 18° (misurata nei pozzi esistenti in zona) e confermata dalle carte termometriche.
  • 15. Geol. Dott. Michele Intino 15 8 – MODALITA’ COSTRUTTIVE DEI POZZI GEOTERMICI I pozzi verranno perforati con sonda a distruzione di nucleo del diametro di 150 mm fino ad un massimo di 100 metri dal piano campagna. Dopo aver calato la sonda geotermica a circuito chiuso, costituita da tubo ad U del diametro di 40 millimetri, verrà effettuato il ritombamento del foro con boiacca di cemento contenente il 20% di bentonite che andrà iniettata a pressione mediante pompa a pistone od altra stazione di pompaggio a partire dal fondo del foro fino al piano campagna in conformità alle norme VDI 4640 part 2. La composizione della boiacca di cementazione dovrà garantire, dopo l’indurimento, una struttura compatta, elastica, duratura e stabile sia chimicamente che fisicamente. Le sonde geotermiche dovranno essere costruite in polietilene ad alta densità (PE100-HD) con suture tra testa e piede preassemblate in fabbrica e munite di certificato di collaudo. Durante i lavori di perforazioni sarà tenuta sotto stretto controllo il tipo di roccia che viene portata in superficie con una periodicità di ogni 10 metri di avanzamento (diario di perforazione). Dovranno inoltre essere riscontrate e riportate eventuali discontinuità di rilievo o la presenza di trovanti speciali di terreno e la presenza di cavità. La macchina perforatrice inietterà nel foro un apposito liquido attraverso le aste di perforazione. Gli eventuali additivi nel fluido dovranno essere di tipo ecocompatibili. Il fango di perforazione sarà convogliato in apposita vasca e dopo decantazione dai detriti sarà recuperato e riportato in circolo secondo lo schema allegato.
  • 16. Geol. Dott. Michele Intino 16 A fine perforazione i fanghi saranno prelevati da autobotte e conferiti in appositi impianti di depurazione. Il terreno sotto la perforatrice sarà protetto mediante teli impermeabili e/o vasche di raccolta a tenuta; In cantiere saranno sempre a disposizione prodotti granulati olio assorbenti che in caso di incidenti sono idonei alla raccolta di sostanze minerali, sostanze chimiche e carburanti contenenti oli per impedire la penetrazioni di questi prodotti nel sottosuolo. Per impedire l’infiltrazioni di acque superficiali inquinate la zona attorno al foro di perforazione sarà adeguatamente strutturato ; Per quanto riguarda l’eventuale interferenza con sottoservizi presenti nel sottosuolo o con manufatti interrati, si evidenzia che sono già state eseguite indagini preventive e ricerche con l’ individuazione di tutte le presenze
  • 17. Geol. Dott. Michele Intino 17 nell’area. I pozzi e le trincee di posa delle condotte di collegamento sono state ubicate in posizione tale da prevenire interferenze di qualunque tipo. Qualora durante la perforazione si dovessero rinvenire cavità sotterranee bisognerà interrompere le operazioni di foratura e occludere la cavità con boiacca di sabbia e cemento. Dopo l’indurimento della colata si riprenderà la perforazione. Per quanto concerne l’acquisizione dei parametri utili al monitoraggio degli effetto sul sottosuolo da parte dei pozzi geotermici dovrà essere redatto un dettagliato documento riportante la stratigrafia rinvenuta, la presenza di discontinuità, di cavità e di ogni altro elemento utile alla descrizione del fenomeno geotermico. Inoltre per il ottenere monitoraggio delle temperatura del sottosuolo nel tempo, intorno alle sonde, durante tutta la vita di funzionamento dell’impianto, si dovranno inserire, in fase di montaggio, sulle ognuna delle sonde due termistori NTC (Negative Temperature Coefficient) che saranno cementati nel pozzo alla profondità rispettivamente di 30 e 70 m. Le sonde dovranno essere sottoposte ad un collaudo di tenuta e di flusso. Una prima prova di portata e di pressione sarà eseguita una volta che le stesse siano state inserite nel foro e prima di procedere al ritombamento per accertare che durante la fase di montaggio non si siano verificate rotture o occlusioni. Dopo il riempimento del foro verranno eseguiti gli ultimi controlli. Una prova di funzionamento delle sonde ancora piene d’acqua e una prova sotto pressione con minimo 6 bar. Sollecitazione preliminare 30 minuti, durata prova 60 minuti, calo di pressione tollerato 0,2 bar. Una volta saldate le sonde alla tubazione di raccordo e al collettore deve essere eseguita un’ultima prova di pressione con una pressione pari a 1,5 volte quella di esercizio e una prova di portata che interessa ogni singola sonda e consenta di regolare la uniformità dei flussi nelle varie sonde.
  • 18. Geol. Dott. Michele Intino 18 Le tubazioni di collegamento fra le sonde e con il locale centrale pompa di calore saranno opportunamente coibentate e posate, previa formazione letto di sabbia, entro trincea nel terreno scavata ad una profondità di 130 cm onde evitare fenomeni di dispersione termica e congelamento del fluido termovettore. Il materiale utilizzato per le tubazioni sarà costituito da Polietilene (PE100) come per le sonde. Le giunzioni saranno realizzate con giunti elettrosaldabili a perdere. L’impianto geotermico sarà monitorato nel suo funzionamento mediante il controllo della temperatura del terreno rilevata dai termistori, confrontata con la temperatura del liquidi termovettore in ingresso e in uscita, con la potenza di estrazione del calore dal sottosuolo e con il periodo di estrazione. Il tutto sarà gestito da un’opportuna centralina di controllo i cui risultati saranno visualizzati su monitor accessibili al pubblico. Marzo 2011 IL GEOLOGO (Dott. Michele INTINO)