Bisogni Educativi Speciali - I presupposti teorici e la normativa di riferime...Franco Castronovo
Le slides utilizzate da Franco Castronovo nel corso dell'incontro "I presupposti teorici e la normativa di riferimento per l'inclusione", primo appuntamento provinciale del ciclo di incontri promosso dall'USR-L sul tema dell'inclusione e dei BES, tenutosi a Como presso l'ISIS Da Vinci-Ripamonti il 20 febbraio 2014.
LA COMUNICAZIONE PEDAGOGICA è l’incontro e la sintesi di diverse teorie e pratiche della Psicologia Umanistica: Biosistemica, Psicoteatro, Metodo Gordon, Training non violento, Psicodramma di Moreno, Terapia Rogersiana, Counselling, Tecniche di animazione e di dinamiche di gruppo, comunicazione ecologica di Jerome Liss
Bisogni Educativi Speciali - I presupposti teorici e la normativa di riferime...Franco Castronovo
Le slides utilizzate da Franco Castronovo nel corso dell'incontro "I presupposti teorici e la normativa di riferimento per l'inclusione", primo appuntamento provinciale del ciclo di incontri promosso dall'USR-L sul tema dell'inclusione e dei BES, tenutosi a Como presso l'ISIS Da Vinci-Ripamonti il 20 febbraio 2014.
LA COMUNICAZIONE PEDAGOGICA è l’incontro e la sintesi di diverse teorie e pratiche della Psicologia Umanistica: Biosistemica, Psicoteatro, Metodo Gordon, Training non violento, Psicodramma di Moreno, Terapia Rogersiana, Counselling, Tecniche di animazione e di dinamiche di gruppo, comunicazione ecologica di Jerome Liss
Alzheimer e demenze: l'ambiente come risorsa riabilitativa e protesicaGabriele Carbone
Le sindromi demenziali si caratterizzano per la progressiva compromissione delle funzioni cognitive e la conseguente difficoltà di interazione tra il malato e l’ambiente (fisico e umano) nel quale è inserito.
Il malato sviluppa progressivamente, insieme ad altri disturbi cognitivi, difficoltà ad orientarsi, inizialmente, in ambienti nuovi, per poi perdere la capacità di interpretare e padroneggiare lo spazio anche in ambienti conosciuti.
Pertanto qualunque intervento voglia migliorare le manifestazioni delle sindromi demenziali deve prevedere, insieme alla terapia farmacologica, un
adattamento dell’ambiente fisico e umano
che circonda il malato tale da favorire il più alto livello di stimolazione per mantenere le sue capacità cognitive e funzionali con il maggior livello di sicurezza possibile:
l'ambiente diventa così una importante risorsa terapeutica.
Affettività e sessualità nella disabilità: una sfida per gli operatori - Udine, 19 novembre 2014 - Dott. Daniele Ferraresso - Esperto nei processi formativi orientati all’autonomia Pedagogista Clinico
Cornoldi - Lo stato dell'arte della Comprensione del Testo ScrittoAnastasis Soc. Coop.
Lezione magistrale tenuta in occasione del Seminario "La comprensione del testo: aspetti clinici e trattamento" tenuto a Bologna il 5 aprile 2014
Cesare Cornoldi - Università di Padova
Qualità di vita degli anziani, autodeterminazione, senso di comunitàUneba
Slide di Susanna Falchero dell'Università di Padova al convegno “Valutare e migliorare la qualità della vita nelle residenze per anziani”: Padova, 21 maggio 2019
Alunni con BES.Presentazione del software gestionale per l'inclusione (Ericks...giuseppe torchia
Presentazione del software gestionale del Centro Studi Erickson per costruire PDP,programmazione inclusiva di classe e PAI (a cura del prof. Giuseppe Torchia)
Il distacco tra società e scuola può essere colmato attraverso l'applicazione didattica del costruttivismo e l'apprendimento in ambiente tecnologico web 2.0
Alzheimer e demenze: l'ambiente come risorsa riabilitativa e protesicaGabriele Carbone
Le sindromi demenziali si caratterizzano per la progressiva compromissione delle funzioni cognitive e la conseguente difficoltà di interazione tra il malato e l’ambiente (fisico e umano) nel quale è inserito.
Il malato sviluppa progressivamente, insieme ad altri disturbi cognitivi, difficoltà ad orientarsi, inizialmente, in ambienti nuovi, per poi perdere la capacità di interpretare e padroneggiare lo spazio anche in ambienti conosciuti.
Pertanto qualunque intervento voglia migliorare le manifestazioni delle sindromi demenziali deve prevedere, insieme alla terapia farmacologica, un
adattamento dell’ambiente fisico e umano
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Affettività e sessualità nella disabilità: una sfida per gli operatori - Udine, 19 novembre 2014 - Dott. Daniele Ferraresso - Esperto nei processi formativi orientati all’autonomia Pedagogista Clinico
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Ldb Make Your Own Collaborative place_Che cos'è l'edutainment - Ruggiero Poi laboratoridalbasso
Docente:
Ruggero Poi
Argomenti:
-innovazione nell’apprendimento: il principio d’interesse. Dal metodo montessori alla psicologia positivista di Mihaly Csikszentmihalyi, psicologo della Chicago University.
-i luoghi dell’apprendimento di oggi e relative criticità: tra spazi formali e spazi informali
-cos’è edutainment?
-simulazione di un’azione di edutainment
-considerazioni finali
Ipotesi di modelli esplicativi della nuova offerta di formazione MOOC. Legami tra MOOC e le culture delle scienze naturali, sociali e umanistiche. Evoluzione dei MOOC: le caratteristiche dei MOOC permettono d’ipotizzare alcuni possibili scenari.
Capitolo1 - IL PROCESSO FORMATIVO: I MUTAMENTI DEI PARADIGMI STORICI Corrado Izzo
L’uomo moderno, in contrasto con le “originarie” forme di conoscenza basate sul sentire e sul pensare , ha affermato la possibilità della ragione di controllare da sé il processo di indagine e di verificare sperimentalmente come è fatta la realtà, esaltandone i poteri fino ad arrivare alla fede totale nella scienza positiva.
Questo passaggio ha segnato anche la rinuncia alla lettura complessiva della realtà e si è concentrata nei suoi segmenti con conseguente allargamento dell’enciclopedia delle discipline e produzione di saperi tecnologici segmentati con cui intervenire su parti della realtà. Ma la frattura più profonda avviene con la separazione della scienza dalla coscienza: il vero si distacca dal giusto in quanto la conoscenza oggettiva non ha coscienza, è neutra.
Educazione Futuro è un progetto di apprendimento
esperienziale per le comunità scolastiche in cui gli
studenti vengono sostenuti ed accompagnati nella
modalità di apprendere ad apprendere dall’esperienza
diretta, per utilizzare le conoscenze e le competenze
acquisite in modo dinamico e ricostruttivo dei quadri
interpretativi rispetto alla realtà
in movimento, alla ricerca di nuove sintesi (unità/
molteplicità, identità/diversità) ed all’eccesso di
informazioni.
L’educazione si configura come processo mai
concluso definitivamente. La persona, per divenire
se stessa, interiorizza la cultura, rielabora criticamente
l’esperienza, interagisce con l’ambiente. Il percorso
di auto-comprensione e l’acquisizione progressiva di
conoscenze, abilità, competenze, caratterizzano
il cammino dell’identità sociale del soggetto, che richiede
ascolto di sé e degli altri, orientamento verso ciò che è
bello, chiaro e reale.
In una società caratterizzata dal pluralismo, è necessario
promuovere identità aperte al confronto, al dialogo, alla
valorizzazione delle culture. L’apertura alla dimensione
planetaria non annulla l’identità, ma rende disponibili ad
accogliere quei valori universali che, anche nella diversità,
costituiscono il tessuto relazionale della comunità umana.
La Valutazione Pedagogica Formativa per educare, cioè far emergere quelle strategie più efficaci allo scopo di migliorare – singolarmente come individui o collegialmente come comunità professionali – la qualità dei servizi erogati dalle singole istituzioni scolastiche.
La valutazione pedagogica è formativa quando le «evidenze raccolte sono utilizzate per adattare l’insegnamento ai bisogni educativi degli alunni.
L’educazione è il primo fattore di trasformazione verso lo sviluppo sostenibile, poiché accresce le capacità delle persone di trasformare le loro visioni della società nella realtà.
L’educazione promuove i valori, i comportamenti e gli stili di vita richiesti per un futuro sostenibile. Parliamo quindi di Pedagogia Trasformativa che attraverso percorsi educativi formativi(UDA) aiuta le persone ad acquisire quegli strumenti (social Skills) che muovono le persone ad andare nella direzione che desiderano.
Il mondo dell’educazione e della formazione è chiamato a costruire strumenti di conoscenza critica, a sviluppare le capacità delle giovani generazioni ad essere cittadini responsabili, consapevoli e democratici anche nel e con il digitale, in pratica, a pensare a come educare ad una cittadinanza digitale, attiva, etica, democratica e solidale, così come anche declinato dall’Art. 5 della recente Legge 92/19 sull’Educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado,
A decorrere dal 1° settembre 200, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione è istituito l'insegnamento trasversale dell'educazione civica. Analizzo i pilastri e le novità alla luce delle nuove linee guida
Le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali e curando tra l'altro:... la documentazione educativa e la sua diffusione all'interno della scuola e gli scambi di informazioni, esperienze e materiali didattici" .Nell'ambito di questo contesto l'attività di documentare assume valore pedagogico.
NELL'AMBITO DELLA GESTIONE DELLE RISORSE UMANE UN LIVELLO IMPORTANTE è RAPPRESENTATO DALLA RELAZIONE CON I SINDACATI. In queste slide troverete una breve storia della libertà sindacale, le attuali organizzazioni sindacali, tipologie di contratti: CCNL, contratto aziendale, contratto individuale, come si stipula un contratto di lavoro: elementi pratici.
La riforma di cui al D. Lgs 61/2017 e il successivo decreto attuativo D. l. 92/2018 rinnovano, quindi, l’offerta dei percorsi dell’istruzione professionali rendendoli più stimolanti e con un assetto didattico rinnovato, orientati alla didattica per competenze con apprendimento organizzato per unità di apprendimento UdA.
La riforma degli Istituti Professionali, di cui al D .Lgs 61/2017 e del successivo decreto attuativo D.I. 92/2018, in cui si riconosce agli stessi il ruolo di “Scuole territoriali dell’innovazione,aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione ed innovazione didattica”, e in cui si valorizza la dimensione pedagogica per progettare il PFI
INTRODUZIONEDELL'INSEGNAMENTO DELL'EDUCAZIONE CIVICA NELLA SCUOLAAntonetta Cimmarrusti
A decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all'entrata in vigore della presente legge, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e' istituito l'insegnamento trasversale dell'educazione civica.
L’ICF è una Classificazione che permette di descrivere le esperienze negative (disabilità) o positive (funzionamento), legate alla presenza di barriere o facilitatori, di una persona con una condizione di salute nel suo contesto di vita.
E' necessario apprendere le strategie per codificare e decodificare
E’ un documento del MIUR per il lancio di una strategia di innovazione della scuola italiana e per un nuovo posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale.
La competenza è l' insieme, riconosciuto e provato,delle rappresentazioni, conoscenze, capacità e comportamenti mobilizzati e combinati in maniera pertinente in un contesto dato.
1. Master in “ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLE ISTITUZIONI
SCOLASTICHE IN CONTESTI MULTICULTURALI”.
LABORATORIO
PEDAGOGIA INTERCULTURALE 2
La Competenza Interculturale
dr.ssa Antonetta Cimmarrusti- Pedagogista-
a.a. 2016-2017
Università di Foggia – Dipartimento Studi Umanistici
4. INTERCULTURA
Nuovo approccio a sé, al mondo e
all’altro
Co-costruzione di nuovi significati
In questa direzione
Centrale è il
DECENTRAMENTO (di sé)
Come via
alla molteplicità di visioni
Prospettive nuove generate dal
confronto tra fonti del sapere
diversa,
Messa in relazione di storie , lingue,
esperienze, scoperte
La formazione dei
professionisti
dell’educazione dovrebbe
avere su questo fronte un
ruolo più incisivo per lo
smantellamento della
rappresentazione di questo
mondo
(come mondo) diviso,
Un ruolo di conciliazione,
una dilatazione del Noi
Perregaux, 2010:172
5. FINALITA' DEL PARADIGMA INTERCULTURALE
1. Allargamento conoscenze umanistiche per comprendere
meglio i fenomeni dell’identità, dell’appartenenza,
dell’alterità, dei rapporti di potere nei legami
insegnante/allievi, insegnante/genitori
2. Strumenti teorici e didattici per praticare un approccio
interculturale all’insegnamento-apprendimento
3. Sviluppo di competenze personali e interpersonali
basato sul lavoro sui propri atteggiamenti e
rappresentazioni x generare cambiamento di sé (cfr.
Deardorff internal & esternal outcomes)
6. FORMAZIONE di SE’
In questa ridefinizione sociale ed educativa, le
poste in gioco sono alte. (...)
La formazione degli insegnanti
ha un ruolo di primo piano se è vero che (…)
l’incontro e l’esperienza dell’altro non sono
né semplici né spontanei,
ma esigono
un lavoro su di sé,
sull’identità,
sulle relazioni con l’altro e con l’ambiente.
(Abdallah- Pretceille, Porcher, 1998; Perregaux, 2010: 178)
7. Formazione insegnanti
3 dimensioni fondamentali
PROSPETTIVA INTERCULTURALE
• Acquisizione di conoscenze/contenuti: tematiche umane
antropologiche – sociologiche – identitarie con particolare
attenzione alla dimensione linguistica e comunicativa;
• Sviluppo di abilità professionali: analisi e ricerca in, interpretazione
dei significati connessi e veicolati da una cultura (quindi da una
lingua); didattica interculturale; la riflessività;
• Maturazione di atteggiamenti personali: acquisizione di un habitus
interculturale dalla capacità di decentramento alla riduzione di
stereotipi e pregiudizi; l’autoriflessività (su di sé e sulla propria
esperienza)
8. SVILUPPO PERSONALE
“Chi insegna (…) è obbligato a far fronte ‘agli enigmi posti a volte dall’alterità’,
decentrandosi rispetto al proprio
ego, etno e socio-centrismo.
A monte del curricolo, si pone dunque
l’atteggiamento personale dell’insegnante.
A partire da questi concetti, la formazione degli insegnanti deve essere ripensata su 3 assi:
• ampliamento delle conoscenze nelle scienze umane
• Costruzione di strumenti metodologico-didattici per insegnare le discipline in prospettiva
interculturale
• Lo sviluppo personale, per modificare il quale l’insegnante lavora sui propri stereotipi e pregiudizi”
(Santerini, 2004: 274)
per
“acquisire una sensibilità ai fattori culturali che possono riguardare la comunicazione e sviluppare le
capacità di interazione
in situazione di mescolanza sociale, culturale e linguistica”
(Allemann-Ghionda, 1999: 19)
9. L’interculturale:
un nuovo concetto
• Implica 3 PROSPETTIVE in rapporto al termine CULTURA:
1. SOGGETTIVISTICA. Pone in luce la relazione tra due individui, ciascuno
riconosciuto nella sua unicità (sesso, età, appartenenze, storia personale, ecc.) e
nel suo modo di interpretare/costruire la cultura di origine (cultura soggettiva).
2. INTERAZIONISTA. Si pone in evidenza la dimensione dell’interazione, del
rapporto che si instaura tra i soggetti coinvolti (individuale o collettivo) invece che
sull’altro.
3. SITUAZIONALE. Pone in luce il contesto storico, economico e politico in cui
avviene l’interazione (gerarchia di culture; forze economiche; rappresentazioni
dell’altro; attualità; mass media, ecc.) che influiscono/condizionano il rapporto.
(Cohen Emerique, 2010)
10. CULTURA
• La cultura era considerata (ed è tuttora considerata da molti) il
modo di vivere di alcuni gruppi di persone in un determinato
ambiente; persone che, a causa della propria cultura, si
considerano membri dello stesso gruppo e che, sempre a causa
della propria cultura, differiscono dai gruppi presenti in altre
località.
• Numerosi esponenti di spicco della teoria sociale e ricerche
culturali degli anni ’90 hanno via via abbandonato il punto di vista
per il quale la cultura può essere intesa come un’entità chiusa e
statica, simile ad un’isola.
• il concetto si è evoluto in “cultura come continuo mutamento” e
dell’idea che le culture sono “entità” aperte, dinamiche e
costantemente cangianti.
11. ATTENZIONE !!
… L’intercultura non riguarda solo “gli stranieri ”“gli
immigrati”, “gli altri” !!! …
L’intercultura riguarda “noi stessi”, il modo in cui viviamo e
guardiamo il mondo.
… Per questo la competenza interculturale parte dalla
scoperta della nostra identità culturale, del nostro modo di
interagire nel mondo.
12. LE QUATTRO PRINCIPALI ESPRESSIONI
CULTURALI
1. SIMBOLI: parole, gesti, immagini o oggetti che hanno un
significato comprensibile solo ai membri della cultura, come
la lingua, il modo di vestirsi, bandiere , simboli di status.
2. EROI : Persone, defunte/vive, vere o fittizie, che portano in
sé delle caratteristiche che vengono stimate nella cultura in
questione e che perciò funzionano da modello di
comportamento per la società
3. RITI : il modo di salutarsi ,mostrare rispetto , oppure le
cerimonie sociali e religiose
4. VALORI:influenzano come pensiamo, i principi che guidano
le nostre scelte, le nostre priorità.Ci forniscono una mappa
rispetto a come interpretare cosa accade attorno a noi,
come poter risolvere problemi.
14. PER UN DOCENTE
AUTOCONSAPEVOLEZZA CIRCA:
I. LA PROPRIA CULTURA -CULTURAL FRAMES
II. IL SISTEMA DI PENSIERO/DECENTRAMENTO
III. LE PROPRIE EMOZIONI E PREGIUDIZI
IV.RAPPORTO ESISTENTE TRA LINGUAGGIO E
SIGNIFICATO nel CONTESTO SOCIALE
V.PROPRIO STILE COMUNICATIVO
15. La competenza è la
"Capacità complessa ...
che ... (è) strettamente correlato
alla performance
nelle situazioni della vita reale "(Hartig, Klieme & Leutner, 2008, p. v)
Costrutto di competenza
16. La competenza complessità del costrutto (
Pellerey, 2004; Castoldi, 2009)
Dr.ssa Antonetta Cimmarrusti
Progettare per Competenza
2016/2017
17. IL CONCETTO DI COMPETENZA
L’abilità di attivare e usare
valori, attitudini, abilità,
conoscenze e comprensioni
significative
al fine di rispondere
in modo appropriato ed efficace
alle richieste, ai cambiamenti e alle opportunità
presenti in
un contesto dato
(Barrett et al. 2013)
18. COMPETENZA
Non ci sono le
competenze in sé, ci
sono soltanto le
«persone competenti»
(OCDE, Qualifications et compétences professionnelles dans l’enseignement technique et la formation professionnnelle. Évaluation et certification, Paris, OCDE, 1966).
19. CONOSCENZE
Risultato dell’assimilazione di informazioni
attraverso l’apprendimento. Le conoscenze
sono un insieme di fatti, principi , teorie e
pratiche relative a un settore di lavoro o di
studio. Le conoscenze sono descritte come
teoriche e/o pratiche.
20. ABILITA’
Indicano le capacità di applicare
conoscenze e di usare know-how per
portare a termine compiti e risolvere
problemi. Le abilità sono descritte come
cognitive (comprendenti l’uso del pensiero
logico, intuitivo e creativo) o pratiche
(comprendenti l’abilità manuale e l’uso di
metodi, materiali, strumenti).
21. COMPETENZE
Comprovata capacità di usare conoscenze,
abilità e capacità personali, sociali e/o
metodologiche, in situazioni di lavoro o di
studio e nello sviluppo professionale e
personale. Le competenze sono descritte
in termini di responsabilità e autonomia.
22. ATTEGGIAMENTI
• Atteggiamenti/disposizioni della mente
• Capacità di attivarsi a seconda di ciò che la situazione
richiede: – Curiosità – Persistenza –Controllo
dell’impulsività – accuratezza – … La ricerca cognitivista
le ha anche chiamate disposizioni della mente
23. LA COMPETENZA
“La competenza non è uno stato o una conoscenza
posseduta.
Non è riducibile a un sapere, né a ciò che si è acquisito con
la formazione. (…)
La competenza non risiede nelle risorse (conoscenze,
capacità, …) da mobilizzare, ma nella mobilizzazione
stessa di queste risorse. (…)
Qualunque competenza è finalizzata (o funzionale) e
contestualizzata: essa non può dunque essere separata
dalle proprie condizioni di “messa in opera”. (….)
La competenza è un saper agire (o reagire) riconosciuto.
(Le Boterf, De la Competénce, Paris, Les éditions d’Organisation, 1994). (Italia Forma, 2004).
24. LA COMPETENZA E’UN PROCESSO DINAMICO
Esso implica la
Selezione,
Attivazione,
Organizzazione
E coordinazione di
Risorse psicologiche rilevanti
Queste risorse si traducono nella capacità di assumere
comportamenti efficaci ed adeguati per una data situazione
(cf. Candelier et al., 2012 ; Jonnaert et al., 2006; Rychen & Salganik, 2003).
25. COMPETENZE
lL termine ‘competenze’
(al plurale)
si riferisce alle risorse specifiche
di un individuo
(per es., specifici valori, attitudini, abilità, conoscenze e
comprensioni)
Messe in gioco e usate
per assumere
un comportamento competente.
27. Competenza interculturale
• Capacità di aumentare
progressivamente la possibilità di
comprendere la realtà e l’esperienza
della differenza in maniera sempre più
complessa
Molti pensano che per avere
competenze interculturali occorra
sapere tutto su quanti più gruppi
etnici possibili nel mondo,
padroneggiare molte lingue, avere
chiari riferimenti valoriali legati a
usanze e comportamenti
Può essere utile ma
non produce
necessariamente
persone
culturalmente
sensibili e quindi
competenti nella
realtà in cui viviamo
28. Competenza interculturale
• Processo dinamico di crescita personale che
include tutti e tre i livelli fondamentali
dell’apprendimento : cognitivo, affettivo e
comportamentale.
oggettivi soggettivo
Quando l’attenzione si sposta sul soggetto che
apprende anziché sull’oggetto da apprendere,
significa che siamo più interessati al modo con cui
le persone costruiscono i significati e i costrutti
con i quali interpretano la realtà
29. LA COMPETENZA INTERCULTURALE
La competenza interculturale
non si presenta come una tra le possibili aggettivazioni di
un costrutto oggi tanto diffuso quanto controverso, ma si
delinea con una propria specificità e assume le
connotazioni di una
SENSIBILITA’ PERSONALE DEL PROFESSIONISTA
ad agire i saperi posseduti
In SITUAZIONI AD
ELEVATA DIFFERENZIAZIONE CULTURALE”
(M. Santerini, Introduzione. Competenze interculturali: ricerca e formazione, in Santerini, Reggio, 2014:11-12).
32. VALORI
VALORI
Sono
• Convinzioni/credo generali
• Attraverso I quali l’individuo valuta
quali siano le cose importanti nella
vita.
• sono principi guida attraverso I
quali noi prendiamo decisioni
riguardanti l’agire
• Hanno una qualità prescrittiva
nell’indicare cosa si dovrebbe fare o
pensare in molte situazioni
differenti.
Valori offrono criteri per:
*Valutare azioni, le proprie e
quelle altrui.
*G i u s t i f i c a r e o p i n i o n i ,
attitudini e comportamenti.
*Decidere tra più opzioni e
alternative.
*Decidere e pianificare I
propri comportamenti.
*Per tentare di influire sugli
altri.
(Schwartz, 1992, 2006).
33. ABILITA’ (skills)
• L’abilità può essere definita come la capacità
di eseguire
complessi
e ben organizzati
schemi
sia di pensiero sia di azione
in forma adattiva
al fine di raggiungere
un preciso risultato o scopo.(Reber, 1985).
34. CONOSCENZE(Knowledge)
La conoscenza può essere definita
come
L’insieme di informazioni che una
persona possiede e
La capacità di comprendere i
significati
che tali informazioni implicano e di
usarle in modo appropriato.
Centrale in questa area di
competenze
È il pensiero critico
(critical understanding)
ovvero
la Valutazione
e la Riflessione sulle
conoscenze oggetto di
apprendimento
35. Esito interno
Riflessione
interculturale
Spostare e relativizzare
la struttura di
riferimento
Esito esterno
Interazione costruttiva
Evitare di violare le norme
culturali
Raggiungere obiettivi importanti
Attitudini
Valorizzare la diversità
culturale
Tollerare l'ambiguità
Conoscenze e abilità interculturali
Conoscenza e comprensione culturale
Capacità comunicative
Abilità di gestione dei conflitti
Capacità di creare sinergie
Dr.ssa Antonetta Cimmarrusti
Pedagogista
Spirale del
processo di
apprendimento
della
competenza
interculturale
36. La spirale dell’apprendimento
dimostra che l’acquisizione della
competenza interculturale
richiede un apprendimento
perenne e che è parte del
continuo sviluppo personale.
37. LA COMPETENZA INTERCULTURALE
La competenza interculturale è la capacità
d’interagire efficacemente ed in maniera
appropriata in situazioni di carattere
interculturale; è sostenuta da specifiche
attitudini e peculiarità affettive, nonché da
conoscenze, abilità e riflessioni
(inter)culturali.
38. Modello dinamico di sensibilità
interculturale
negazione difesa
Minimi-
nizzazion
e
adattament
o
accetta
-zione
Integra-
zione
Fasi
etnocentriche
Fasi etnorelative
Assunto di fondo: più l’esperienza della differenza culturale è sofisticata, più
la competenza nelle relazioni interculturali cresce potenzialmente
39. Lo sviluppo di competenze interculturali può
essere riassunto in un modello di > o < sensibilità
interculturale corrispondente a sei fasi:
Negazione/Rifiuto
Difesa
Minimizzazione
Accettazione
Adattamento
Integrazione
40.
41.
42.
43. • Le persone non fanno più risalire le differenze ad un piano
comune, di tipo trascendente o universalistico, cioè nel
momento in cui non si sentono più obbligate a cercare nell’altro
la similarità con i proprio modi di pensare, di sentire e di
comportarsi.
• Cambiamento fondamentale al significato che attribuiamo alla
differenza
differenza
Preservare
categorie
Nuove
categorie
44. Accettazione : rispetto per le differenze in
merito ai comportamenti. Acquisizione della
consapevolezza dei propri riferimenti valoriali e della
costruzione culturale di questi valori. Percezione dei
valori stessi come processi e strumenti per
organizzare il mondo
45. Adattamento : sviluppo di atteggiamenti di
adattamento e abilità di comunicazione interculturale.
La conoscenza delle altre culture è abbinata a
un’intenzionalità nell’assumere la prospettiva
dell’altro. Ciò è reso possibile dalla flessibilità che si
acquisisce nella costruzione di categorie di
osservazione e di classificazione
Sfide cognitive:
Sviluppo delle identità culturale
Acquisizione di consapevolezza dei modelli etnici di identità
46. Integrazione : progressiva interiorizzazione
delle cornici di senso per integrarle nella
consapevolezza che il proprio sé è un processo
dinamico e la propria identità può essere definita
come “marginale”
Processo in continuo divenire. Le persone nello
stadio dell’integrazione sono già biculturali o
multiculturali, ma attraverso un’azione riflessiva
danno senso e coerenza all’esperienza di un sé
allargato
Sfide cognitive:
Acquisizione di modelli di mediazione culturale,
comprensione delle modalità multiculturali
48. INTERPRETARE LE CULTURE
Elementi chiave
GENERA NARRAZIONI
• Fa emergere il p.d.v. dell’altro ma non in forma
oppositiva ad altri pdv
• Promuove il racconto di sé, la narrazione di
esperienze
• Monitora l’evolversi di narrazioni e di relazioni
nel tempo
• Fa emergere e aiuta a riconoscere le diverse
istanze e credenze tra gli interlocutori
• Reperisce e fornisce informazioni adeguate su
credenze e tradizioni popolari altrui
• Si sofferma anche su aspetti percepiti come
superficiali o inutili
• Tollera lo sconcerto, il rifiuto, il fastidio, il non
capire
• Regge l’incertezza e dà tempo alle persone e
alle narrazioni
DIVERGE X CONVERGERE
• Non banalizza le posizioni percepite come divergenti o
differenti e le assume come significative
• Assume la significativà delle posizioni percepite come
differenti
• Riporta l’usanza a pratiche similari nostrane x analogia
CONTESTUALIZZA
• Sposta la riflessione sui soggetti (il bambino
Giorgio) nei loro contesti di vita e non sul loro
essere rappresentanti di tipologie di gruppi + ampi
• Situa le storie e le persone nei loro contesti
specifici riconoscendone i significati culturali e
sociali (famiglia, soggetti a supporto della famiglia,
quartiere, comunità territoriale, scuola, gruppo
docenti, gruppi sociali)
• Contestualizza gesti, azioni, espressioni in
relazione alla storia e alle esperienze vissute
• Sceglie come intervenire in base al tempo che ha
a disposizione e ai ruoli in gioco
49. RIDURRE E GESTIRE I PREGIUDIZI
Elementi chiave
RICONOSCE IL PREGIUDIZIO
• Riconosce le forme di pregiudizio esplicite e latenti
• De-etnicizza sguardi e letture andando di là da simboli
CULTURALI/RELIGIOSI più evidenti
• Permette che il pregiudizio dell’altro emerga
• Accoglie il preg come pensiero dell’altro
• Sospende il proprio giudizio
• Tollera lo sconcerto, il rifiuto, il fastidio, il non capire
SI DECENTRA
• Si mette nei panni dell’altro,
• Accompagna altri a ‘mettersi nei panni di’
• Assume altri punti di vista x comprendere quanto sta
accadendo: ‘e se fosse…’
• Riconosce le contraddizioni presenti nel proprio
sistema di riferimento
SOGGETTIVIZZAZIONE
• Accompagna e conduce l’interlocutore
dal generale (il pregiudizio) alla sua
storia e al suo sistema di relazioni (xchè
quel pregiudizio è significativo per te?)
• Sposta l’attenzione dal contenuto
specifico del pregiudizio
(il pregiudizio come attacco ai miei valori,
alle mie credenze, alla mia storia..)
alla dimensione relazionale o progettuale
(che cosa significa quel pregiudizio nella
nostra relazione e per proseguire…)
50. UTILIZZARE CODICI COMUNICATIVI INTERCULTURALI
questa competenza permette di
• Riconoscere codici comunicativi altrui e adattare i propri
• Ricercare codici nuovi per entrambi
• Stabilire condizioni comunicativi efficaci dal pdv
interculturale, basate su decentramento, riconoscimento
reciproco ed empatia
• Integrare forme comunicative diverse, valorizzando
l’azione comune, l’espressione di emozioni e sentimenti,
oltre che di pensieri e convinzioni,
51. TROVARE ORIZZONTI CONDIVISI
Competenza: Elementi chiave
Cosa significa? Riconoscere il carattere dinamico e soggettivo delle culture,
ridurre i pregiudizi ma anche e soprattutto, cercare un nuovo modo per
comprendere e agire nella situazione conflittuale o potenzialmente tale.
Quali competenze specifiche emergono?
1. Il professionista percepisce e riconosce il conflitto più o meno latente e le
difficoltà emotive e relazionali che ne conseguono
2. Riconosce il rischio di ‘spostare il problema’, poiché riportando il conflitto o il
problema su dimensioni formali o normative (voto, sgridata, ecc.) rischia di
eludere il nodo critico, il significato di quanto sta accadendo per i soggetti
coinvolti, è importante accogliere e interpretare i significati personali, culturali
dei comportamenti e delle parole di chi si ha di fronte
3. Riflette: ricerca e richiama alla memoria episodi passati proprie e delle
persone che ha di fronte per aiutare sé e gli altri ad entrare in una dinamica
interculturale, contestualizzare gesti azioni espressioni, ricompresi in
relazione a storie ed esperienze vissute dalle persone.
52. TROVARE ORIZZONTI CONDIVISI
SPECIFICHE DELLA COMPETENZA
FA EMERGERE PREGIUDIZI
• Riconosce forme esplicite e latenti
• Permette l’emersione del pregiudizio dell’altro
• Accoglie il pregiudizio come pensiero
dell’interlocutore che richiama altri pensieri, ipotesi,
valori, emozioni
CONTESTUALIZZA I CONFLITTI
• Percepisce i conflitti
• Sta nella situazione
• Prende tempo per comprendere
• Ricorda episodi precedenti
• Genera ricordi e rielaborazioni di esperienze
precedenti
• Riconosce significati culturali e personali di
posizioni e comportamenti percepiti come differenti
RICERCA CONVERGENZE
• Regge l’incertezza
dell’incomprensione/comprensione
• Assume le posizioni percepite come differenti
senza rinunciare a proporre posizioni differenti o
divergenti
• Riconsoce le differenze, ma ricerca gli elementi di
somiglianza
• Ricerca riferimenti analoghi (il velo per le suore)
• Riporta usanze o abitudini differenti a pratiche più
proprie: per analogia il non familiare a situazioni
note
• Fa emergere, rende visibili ed esercita, in
situazioni, valori e riferimenti etici comuni
• Ricerca possibili convergenze
• Monitora l’evolversi delle storie e delle relazioni
nel tempo
53. TROVARE ORIZZONTI CONDIVISI
questa competenza permette di
• Ascoltare persone e gruppi
• Far emergere pregiudizi
• Contestualizzare i conflitti
• Ricercare convergenze tra i soggetti
coinvolti nelle situazioni concrete
54. Chi agisce le competenze interculturali
SA ASCOLTARE
• Ascolta attivamente. Mentre ascolta, si pone domande su quanto sta
accadendo, si chiede come interagire in situazione, cosa rilanciare, cosa
specificare, ecc.
• Non si accontenta della prima intuizione o comprensione
• Attiva e supporta la comunicazione e l’interazione comunicativa per
ottenere informazioni dirette dai soggetti interessati e/o da altri fonti
attendibili per comprendere più a fondo
• Crea un clima emotivo favorevole curando la postura, l’abbigliamento, gli
sguardi, ecc.
• Gestisce il conflitto interno
• Riconosce e controlla le proprie reazioni emotive e viscerali (delusione,
rabbia, frustrazione, disagio..)
• Osserva e comprende la situazione cercando di cogliere e accogliere i
tanti e diversi elementi presenti nel contesto
• Verifica il proprio pensiero e le proprie parole in base ai feedback
dell’interlocutore
55. Bibliografia
• Milton J.Bennett ,Principi di comunicazione interculturali,Paradigmi e pratiche,
Franco Angeli, 2015.
• P. Reggio, M. Santerini ,Le competenze interculturali nel lavoro
educativo,Carocci,2014.
• Mariangela Giusti,Pedagogia interculturale. Teorie, metodologia,
laboratori,Laterza ,2005.
• E. Nigris ,Pedagogia e didattica interculturale,culture, contesti, linguaggi,
Pearson, 2015.
• M. Giovanna Onorati,Furio Bednarz,Giorgio Comi,Il professionista interculturale.
Nuove competenze nella società del cambiamento,Carocci ,2011.
• Anna Granata,Pedagogia delle diversità. Come sopravvivere un anno in una
classe interculturale,Caocci,2016.
• Bruno Ciancio, Sviluppare la competenza interculturale. Il valore della diversità
nell'Italia multietnica. Un modello operativo,Franco Angeli,2014.
• Agostino P.e P. Dusi, Neoliberalismo,educazione e competenze interculturali,
Franco Angeli,2016.