Nuovi approcci metodologici e nuovi strumenti per il calcolo del giusto margine, al centro di un workshop che ha coinvolto le funzioni strategiche di un panel di imprese retail.
Le direzioni vendite dell'industria si stanno riorganizzando per aderire ai cambiamenti nelle strutture acquisti della Gdo. L’impatto sui modelli e sulle reti commerciali.
Il punto di vendita del futuro all’insegna di tecnologia e produttivitàLargo Consumo
Il mercato si evolve e con esso anche gli strumenti a disposizione del retail. Nuove risposte nascono dalla ricerca e dall'ascolto delle necessità espresse dagli operatori, impegnati quotidianamente nel confronto con i consumatori, ma anche nel miglioramento della logistica interna e nell’ottimizzazione dei costi gestionali.
Su queste tematiche Datalogic ha organizzato un incontro, coordinato da Armando Garosci, giornalista di Largo Consumo, con propri partner, reseller e system integrator che operano principalmente in ambito retail.
Una giornata di approfondimento intitolata “Il punto di vendita del futuro all’insegna di tecnologia e produttività”, sulle ultime tecnologie e i trend di mercato che stanno influenzando le realtà della Gdo italiana e internazionale, condividendo strategie di business e delineando scenari futuri anche in termini di nuovi prodotti, tecnologie e servizi.
Analisi dei costi secondo le moderne tecniche di contabilità.
Valutazione comparativa Analisi per centro di costo, Activity Based Costing e Activity Based Management
Le direzioni vendite dell'industria si stanno riorganizzando per aderire ai cambiamenti nelle strutture acquisti della Gdo. L’impatto sui modelli e sulle reti commerciali.
Il punto di vendita del futuro all’insegna di tecnologia e produttivitàLargo Consumo
Il mercato si evolve e con esso anche gli strumenti a disposizione del retail. Nuove risposte nascono dalla ricerca e dall'ascolto delle necessità espresse dagli operatori, impegnati quotidianamente nel confronto con i consumatori, ma anche nel miglioramento della logistica interna e nell’ottimizzazione dei costi gestionali.
Su queste tematiche Datalogic ha organizzato un incontro, coordinato da Armando Garosci, giornalista di Largo Consumo, con propri partner, reseller e system integrator che operano principalmente in ambito retail.
Una giornata di approfondimento intitolata “Il punto di vendita del futuro all’insegna di tecnologia e produttività”, sulle ultime tecnologie e i trend di mercato che stanno influenzando le realtà della Gdo italiana e internazionale, condividendo strategie di business e delineando scenari futuri anche in termini di nuovi prodotti, tecnologie e servizi.
Analisi dei costi secondo le moderne tecniche di contabilità.
Valutazione comparativa Analisi per centro di costo, Activity Based Costing e Activity Based Management
La forza vendita quale reale asset per accelerare la ripresaGiorgio Tosi
Avere la migliore strategia e la migliore offerta non è più sufficiente "per vendere", soprattutto in contesti economici quali quello odierno, in cui si è costretti a "risvegliare" una domanda che si è fatta contratta e latente.
Infatti se nel passato le vendite sono state in qualche modo trainate inerzialmente dalla domanda, nell'ultimo decennio, ed in particolare dopo la crisi economico‐finanziaria del 2009, per vendere è stato necessario ripensare l'intero sistema di vendita introducendo logiche "manageriali" di gestione del cliente e di ottimizzazione della forza vendita.
L'evoluzione dei bisogni dei clienti, soprattutto nei mercati B2B, ha orientato lo sviluppo del portafoglio di offerta da prodotti standard‐commodities a soluzioni progettuali che richiedono da un lato alla sales force maggiori competenze su aspetti quali conoscenza del cliente, portafoglio prodotti e mercato; dall'altro al management capacità di pianificazione, gestione e miglioramento dei processi e della struttura commerciale.
L'approccio metodologico proposto da Strategic Management Partners si pone l'obiettivo di supportare le aziende nel modellare ed ottimizzare il sistema di vendita B2B, andando a definire sia la struttura che i processi commerciali, in funzione delle caratteristiche interne, del contesto competitivo e delle minacce/opportunità presenti sul mercato.
Il risultato è quello di rendere la struttura di vendita maggiormente performante, in grado di cogliere appieno le opportunità date da una ripresa ottenendo miglioramenti significativi e duraturi.
Target Costing e Kaizen Costing.
Determinare il costo di un prodotto nel suo intero ciclo di vita, per stabilire se i profitti ottenuti nella fase di produzione e commercializzazione sono sufficienti a coprire anche i costi di sviluppo e ritiro.
By Giuseppe Stabilini, SDA Professor of Operations and Technology Management
Coordinatore dell’Executive Program in Procurement & Supply Management. Scopri di più sul programma: www.sdabocconi.it/procurement
Un format atipico con un albergatore ed un commercialista a discutere di vendite e costi di stratagemmi per disintermediare e consigli per risparmiare. Come misurare le performance e tener d'occhio la redditività dei vari reparti. Revenue Management e Cost Control è anche una foto della situazione attuale della ricettività italiana.
Aziende B2B: Un esempio di strategia di miglioramento della redditivitàDiego Miglioranzi, MBA
Molte aziende del settore industriale hanno già ottenuto ottimi risultati sul fronte del milgioramento dei costi e delle riduzione degli sprechi. Nulla del genere è ancora stato fatto sulle aree marketing e vendite dove ci sono ancora grandi spazi di miglioramento. Gestendo in modo più organizzato le decisioni di prezzo e di mix prodotto le aziende possono ottenere miglioramenti dell'EBIT tra il 2% ed il 4 % sul fatturato ed crescere in in modo più profittevole dei propri concorrenti.
ABC dei costi - Edigit International s.r.l.Nicola Amoruso
Data l'importanza che riveste l'analisi dei costi per la corretta gestione aziendale, Edigit ha deciso di mettere direttamente a disposizione delle aziende l'esperienza e gli strumenti necessari ad introdurle all'analisi dei costi. Si tratta appunto di know-how e tools di base, utili per effettuare un primo approccio al calcolo dei propri costi, una specie di ABC introduttivo alla materia per stimolare la conoscenza e l'approfondimento di argomenti fondamentali per la gestione aziendale.
KPI nel carrello: 27 indicatori di successo di un eCommerceBizup
Quali indicatori considerare per verificare lo stato di salute di un eCommerce? In questa presentazione vi elenchiamo 27 Key Performance Indicator per misurare il successo del vostro shop online.
La forza vendita quale reale asset per accelerare la ripresaGiorgio Tosi
Avere la migliore strategia e la migliore offerta non è più sufficiente "per vendere", soprattutto in contesti economici quali quello odierno, in cui si è costretti a "risvegliare" una domanda che si è fatta contratta e latente.
Infatti se nel passato le vendite sono state in qualche modo trainate inerzialmente dalla domanda, nell'ultimo decennio, ed in particolare dopo la crisi economico‐finanziaria del 2009, per vendere è stato necessario ripensare l'intero sistema di vendita introducendo logiche "manageriali" di gestione del cliente e di ottimizzazione della forza vendita.
L'evoluzione dei bisogni dei clienti, soprattutto nei mercati B2B, ha orientato lo sviluppo del portafoglio di offerta da prodotti standard‐commodities a soluzioni progettuali che richiedono da un lato alla sales force maggiori competenze su aspetti quali conoscenza del cliente, portafoglio prodotti e mercato; dall'altro al management capacità di pianificazione, gestione e miglioramento dei processi e della struttura commerciale.
L'approccio metodologico proposto da Strategic Management Partners si pone l'obiettivo di supportare le aziende nel modellare ed ottimizzare il sistema di vendita B2B, andando a definire sia la struttura che i processi commerciali, in funzione delle caratteristiche interne, del contesto competitivo e delle minacce/opportunità presenti sul mercato.
Il risultato è quello di rendere la struttura di vendita maggiormente performante, in grado di cogliere appieno le opportunità date da una ripresa ottenendo miglioramenti significativi e duraturi.
Target Costing e Kaizen Costing.
Determinare il costo di un prodotto nel suo intero ciclo di vita, per stabilire se i profitti ottenuti nella fase di produzione e commercializzazione sono sufficienti a coprire anche i costi di sviluppo e ritiro.
By Giuseppe Stabilini, SDA Professor of Operations and Technology Management
Coordinatore dell’Executive Program in Procurement & Supply Management. Scopri di più sul programma: www.sdabocconi.it/procurement
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Molte aziende del settore industriale hanno già ottenuto ottimi risultati sul fronte del milgioramento dei costi e delle riduzione degli sprechi. Nulla del genere è ancora stato fatto sulle aree marketing e vendite dove ci sono ancora grandi spazi di miglioramento. Gestendo in modo più organizzato le decisioni di prezzo e di mix prodotto le aziende possono ottenere miglioramenti dell'EBIT tra il 2% ed il 4 % sul fatturato ed crescere in in modo più profittevole dei propri concorrenti.
ABC dei costi - Edigit International s.r.l.Nicola Amoruso
Data l'importanza che riveste l'analisi dei costi per la corretta gestione aziendale, Edigit ha deciso di mettere direttamente a disposizione delle aziende l'esperienza e gli strumenti necessari ad introdurle all'analisi dei costi. Si tratta appunto di know-how e tools di base, utili per effettuare un primo approccio al calcolo dei propri costi, una specie di ABC introduttivo alla materia per stimolare la conoscenza e l'approfondimento di argomenti fondamentali per la gestione aziendale.
KPI nel carrello: 27 indicatori di successo di un eCommerceBizup
Quali indicatori considerare per verificare lo stato di salute di un eCommerce? In questa presentazione vi elenchiamo 27 Key Performance Indicator per misurare il successo del vostro shop online.
Collaborative Logistics: SCM e recupero efficienza filieraLargo Consumo
Alla ricerca di soluzioni concrete per agire sui costi e rilanciare il sell-out, produttori e retailer stanno trovando nella condivisione di attività logistiche e di informazioni nell’ambito della supply chain nuove opportunità.
Relazione per il Project Work realizzato da Luca Coralli, Carlo Falzone, Martina Fuscaldo, Chiara Pedretti e Pietro Spongano per l'esame di Amministrazione e Controllo del 4 marzo 2010 presso l'Alma Graduate School di Bologna.
Le promo di prezzo salveranno il retail?Largo Consumo
Le promozioni di prezzo hanno distrutto valore e creato indistintività, tuttavia non calano. È possibile implementare iniziative che, al contrario, sviluppino le categorie e migliorino la conoscenza del consumatore?
E-commerce e retail: l'ora del commercio omnicanaleLargo Consumo
La divisione tra canale fisico e digitale è sempre più un fatto operativo, non strategico. Per molti retailer il focus sul sell out prevale su resistenze organizzative o culturali.
Capitalizzare il valore della base clienti: La gestione strategica dell’offer...Giovanni Luca Randisi
Tra le diverse modalità di offerta utili per implementare una strategia focalizzata sul miglioramento delle performance aziendali, ve ne sono alcune che allo stesso tempo permettono di incrementare la Willingness to Pay dei consumatori riuscendo a ottimizzare i margini derivanti dalla Customer Base esistente.
Recenti studi hanno dimostrato come taluni metodi di gestione del prezzo in determinate circostanze aiutino a massimizzare il profitto derivato da un singolo cliente e la performance aziendale complessiva in termini di EBITDA. Attraverso un‟indagine effettuata su un campione composto da 1,225 manager di tutta Europa, è stato condotto uno studio per comprendere l‟effetto dell‟utilizzo congiunto di queste modalità di offerta e delle diverse strategie aziendali sulla redditività aziendale. L‟obiettivo di questo lavoro è quello di trovare un collegamento efficace tra queste particolari strategie, il giusto uso della leva di prezzo e i suoi driver, partendo dal survey e approfondendo nel dettaglio i punti cruciali con il business case BMW. I risultati di questo studio dimostrano che esiste una sostanziale differenza in termini di redditività aziendale se si confrontano le strategie adottate dalle aziende e l‟uso congiunto di particolari modalità di offerta quali il Bundling, l‟Unbundling e il Versioning e inoltre queste differenze sono ancora più nette se si compara il business dei prodotti con il business dei servizi.
Il sentiero della sostenibilita' per piccoli imprenditoriPAOLO COGNOLI
Workshop e seminari su
come mappare la tenuta del posizionamento marketing e migliorare e innovare la propria attività commerciale in un mercato in cambiamento
(per piccoli imprenditori)
Business agility come cavalcare onda della discontinuita dei mercati leader...Emiliano Soldi
L’agilità aziendale è la capacità di realizzare e sostenere il pieno potenziale di un’organizzazione, sia in termini di profitti che di persone, indipendentemente dai cambiamenti del contesto circostante.
Oggi ogni azienda dovrebbe immaginare se stessa come in un viaggio verso il continuo sviluppo di resilienza, adattabilità, empatia e agilità, al fine di meglio adattarsi alle incertezze e alle repentine discontinuità dei mercati.
Acquisti retail: costruire relazioni durevoli coi fornitoriLargo Consumo
Le trattative solo di prezzo hanno distrutto valore. Si sperimentano processi di fornitura basati su obiettivi concordati e performance misurabili. Condividere l'informazione è centrale.
Procurement: Evoluzioni e Nuove Figure Professionali - Project Work Master in...Free Your Talent
Project Work a cura di: Alessandro Cozzo, Eleonora Fucarini, Nicolò Mignani, Elisabetta Piazza, Giovannangelo Salvemini e Carlo Spedicato, studenti del Master in Marketing Management 2018-2019 sul tema del procurement e delle sue figure professionali con focus speciale sul settore aviation
La quantità crescente di prodotti veicolati dalla Rete pone in gioco le capacità operative delle aziende che rispondono in una logica sempre più omnicanale.
Dematerializzazione e digitalizzazione dei documenti di trasportoLargo Consumo
I molteplici vantaggi conseguibili con il passaggio al digitale dei processi di consegna e di ritorno sono stati fatti oggetto di un incontro di approfondimento promosso da Largo Consumo.
Nel contesto omnicanale, il punto vendita è ormai solo uno dei molti touch point attraverso i quali coinvolgere i consumatori. Nasce pertanto l’esigenza di ridefinire i confini della customer journey.
Il nuovo customer journey del consumatore multicanaleLargo Consumo
Un cliente sempre più erratico, tra un canale e l’altro, spinge le realtà del retail a dare risposte in chiave di massima fruibilità della consumer experience.
Coinvolgere il cliente in tutti i modi, con tutti i mezzi disponibili: è il tipo di “rivoluzione” che si impone al commercio a fronte dello sviluppo on line.
Healthy trends per il retail e per l’industriaLargo Consumo
Le esperienze di industria e retail a confronto sui bisogni emergenti di benessere e cibi sani, sempre più oggetto di sfida anche sul fronte dell’innovazione.
La leva delle “promo” a tutti i costi non funziona più e la gdo si interroga su come creare identità d’insegna attirando un cliente sempre meno fedele.
Il mercato della bellezza è in movimento. A confermarlo, i dati presentati durante la scorsa edizione di Cosmoprof, all’interno della seconda edizione di Retail & Beauty, progetto nato da un’idea della fiera e di Largo Consumo per creare un’occasione di incontro dedicata ai canali distributivi della bellezza e al loro contributo al successo di un comparto importante dell’economia italiana. Il workshop si è aperto con i risultati del report annuale di Cosmetica Italia sull’andamento del mercato italiano del Beauty. A seguire, i rappresentanti di tre importanti canali distributivi – department store (Coin), erboristeria (L’Erbolario) ed e-commerce (QVC Italia) – si sono confrontati sui trend del mercato e sulle strategie di engagement del consumatore moderno, sempre più multichannel ed esigente.
Nonostante la tendenza alla diminuzione dei prezzi dell’energia, i player della distribuzione moderna appaiono determinati a investire nell’efficientamento dei propri consumi energetici. Per sviluppare una riflessione esaustiva e matura sul rapporto tra energia e retail, Largo Consumo ha promosso, con Confimprese e in collaborazione con il Politecnico di Milano, la tavola rotonda «Efficienza energetica e retail», moderata dal nostro giornalista Armando Garosci.
Il Cibo Racconta: nuove frontiere del foodLargo Consumo
ACIMGA, Associazione che riunisce gli industriali delle macchine per la stampa e il converting, ha organizzato lo scorso 28 ottobre 2015 all’interno di Expo un convegno intitolato significativamente “Il Cibo Racconta: nuove frontiere del food”.
L’evento, che ha visto coinvolto un nutrito panel di aziende alimentari produttrici e utilizzatrici, fornitori ed esperti di marketing, è stata l'occasione per un’ampia riflessione sulle nuove frontiere del food e le tecnologie del made in Italy, per un confronto sulle problematiche, le prospettive e le sfide che vedranno protagonista il packaging alimentare nel mercato dei prossimi anni.
Le sfide del packaging nel settore alimentare: le tecnologie di stampa tra si...Largo Consumo
Il rapporto tra l’industria alimentare e l’imballaggio flessibile offre costanti sfide in particolare in tema di sicurezza e innovazione. La richiesta di pack più leggeri, economici, green e sempre più performanti presenta all’industria numerosi fronti d’innovazione e d’investimento. Un’occasione di confronto tra diversi operatori della filiera è stata offerta dal workshop dedicato all’imballaggio flessibile e promosso dall’associazione Acimga in media partnership di Largo Consumo.
Promo in store: la cartotecnica al servizio del punto di venditaLargo Consumo
I display cartotecnici sono un strumento imprescindibile per l’industria di marca in un contesto in cui le attività promozionali e particolarmente quelle fuori scaffale sono un potente attivatore di vendita. In occasione di Ipack-Ima 2015, Acimga (Associazione di costruttori italiani macchine per l’industria grafica, cartotecnica cartaria di trasformazione e affini) ha organizzato con la partnership di Largo Consumo il workshop “Promo in store: la cartotecnica al servizio del punto di vendita”.
Il magazzino baricentro della supply chain dei beni di consumoLargo Consumo
Cambia la supply chain e con essa il magazzino. Sotto la spinta di fattori esterni, come la pressione promozionale, la necessità di seconde lavorazioni e personalizzazioni dei prodotti, la velocizzazione dei tempi di consegna e il rimodularsi dei luoghi e delle distanze da percorrere o in conseguenza della razionalizzazione delle reti distributive, il ruolo strategico del magazzino come baricentro della supply chain è sempre più fondamentale.
Per fare il punto su queste tematiche, la prima edizione di Intralogistica Italia ha proposto, in collaborazione con Largo Consumo, il workshop dal titolo “Il magazzino baricentro della supply chain dei beni di consumo”.
L’evento ha ospitato anche due case history: le esperienze di Grandi Salumifici Italiani e Latteria Soresina, mentre la testimonianza di Sogegross integra il tema sul fronte retail.
Brand e clientela sono sempre più vicini nel mercato italiano, che pone al centro la fiducia nel marchio, nel prodotto e nel canale di vendita. Il Cosmoprof di Bologna fotografa la trasformazione in atto nel retail.
Il punto non è solo consumare meno, ma correlare i consumi energetici con il sell out. Solo così si può parlare di power management applicato al business. Gli strumenti di controllo sono un fattore abilitante.
2. 67
DISTRIBUZIONE
mance di rotazione della referenza a scaffale. Oggi i retailer
devono tenere sotto controllo al meglio queste variabili di co-
sto, pena veder appesantito il loro conto economico. Il primo
passo per poter identificare le aree di inefficienza è la misura-
zione della progressione del costo operativo delle merci a li-
vello di singolo item lungo la filiera, con l’obiettivo di una de-
finizione del reale profitto e delle ipotesi di azioni da intra-
prendere per migliorarlo.
ALLA RICERCA DI NUOVI EQUILIBRI
Lo scorso 14 novembre 2013, presso la sede milanese di
GS1 Italy – Indicod Ecr, si è dibattuto di questi temi in oc-
casione di un workshop organizzato da Largo Consumo e con
il contributo di Tesisquare – il brand che segna l’evoluzione
di Gruppo Tesi, società con uffici in Italia, Amsterdam e Pari-
gi, specializzata nelle soluzioni di software collaborativo per
il business – e un nutrito panel di retailer. L’incontro, intitola-
to “Processo di gestione merci nel retail: costi operativi e red-
ditività sotto controllo?”, è stata l’occasione di un franco con-
fronto stimolato da un’introduzione di Davide Pellegrini,
professore associato della Facoltà di Economia dell’Univer-
sità degli Studi di Parma e dalla presentazione del Proactive
Profit Management. Il Ppm è una soluzione frutto della col-
laborazione tra Tesisquare e Giancarlo Pelarin, consu-
tudi internazionali hanno dimostrato che il costo della
gestione delle merci nelle imprese retail cresce progres-
sivamente dalla fase di acquisto alla logistica, fino a
esplodere sul punto di vendita, con ovvie conseguenze
sul reale margine netto, elemento fondamentale ma spesso dif-
ficile da definire. Un tema particolarmente sentito in una sta-
gione di forte competizione sui margini, come quella che stia-
mo vivendo. Dopo la chiusura dei contratti, tre voci in partico-
lare – legate ai processi di gestione fisica dei singoli prodotti –
incidono sul costo delle merci: il costo del lavoro e il suo im-
patto su ogni singola categoria e prodotto; il costo di occu-
pancy logistica e quello inventariale, influenzato soprattutto
dalle operazioni di movimentazione in store e dalle perfor-
S
Come definire il vero margine?
Nuovi approcci metodologici e nuovi strumenti per il calcolo del giusto margine,
al centro di un workshop che ha coinvolto le funzioni strategiche di un panel di imprese retail
di Leonardo Rastelli e Armando Garosci
REDDITIVITÀ
GLIINCONTRI
DILARGO
CONSUM
O
Largo Consumo promuove direttamente la realizzazione o partecipa in
qualità di partner, all’organizzazione di diverse tipologie di incontri
(convegni, seminari, tavole rotonde ecc..) su temi di carattere produttivo,
economico, gestionale, relazionale, aventi come riferimento i rapporti
tra la produzione in genere, la distribuzione e il consumatore finale.
Trattandosi di temi strettamente collegati alla cultura della rivista, l’ideale,
dal punto di vista informativo, sarebbe di poterne pubblicare, di tutti,
una sintesi giornalistica. Non potendo ovviamente farlo, per ragioni
di spazio, la redazione ne propone alcuni in questa serie di articoli,
denominata Gli Incontri di Largo Consumo.
Guarda la sintesi video dell’evento su:
www.youtube.com/largoconsumo
LARGO CONSUMO n. 2/2014
Un momento dell’intervento introduttivo di Davide Pellegrini (Università degli Studi di Parma)
̈
3. 68
DISTRIBUZIONE
lente direzionale con una lunga esperienza manageriale in
aziende industriali e retail, tra cui P&G ed Esselunga: il suo
obiettivo è individuare la redditività netta di ciascun prodot-
to e le azioni che il retailer deve intraprendere per monito-
rarla e migliorarla, al fine di aumentare la bottom line.
UNA SFIDA CULTURALE
Davide Pellegrini, nel suo intervento incentrato sul te-
ma “Channel Metrics: nuovi indicatori di performance”
(affrontato dal docente nel-
l’omonimo volume edito da
Egea, ndr), ha sottolineato
che quello del Direct Pro-
duct Profit è un tema stori-
co. “Il Dpp presenta note-
voli complessità, a comin-
ciare dall’annosa questione
del come imputare certi co-
sti ai singoli prodotti. Co-
struire un sistema di conta-
bilità di prodotto che non
corra il rischio di annovera-
re passaggi di semplifica-
zione è un esercizio com-
plesso. In questi anni peral-
tro sono stati molti gli espe-
rimenti aziendali per trovare
vie di mezzo utili tra uno
strumento troppo analitico e uno strumento che funzioni”.
Per funzionare, il Dpp non richiede strumenti ipersofisti-
cati, bensì una soluzione organizzativa semplice, un ap-
proccio molto concreto ai problemi, tanto più in una situa-
zione di crisi, nella quale le aziende hanno bisogno di sa-
pere quanto si guadagna davvero sul singolo prodotto. “La
realtà è che le imprese retail italiane – ha proseguito Pelle-
grini – hanno una struttura dei costi che mediamente arri-
va a 23-25 punti, mentre i leader europei si fermano a
quota 20: il gap è evidente. In Italia scontiamo componen-
ti esogene negative (costo dell’energia, logististica diffici-
le, ecc.), ma è chiaro che ci sono modelli organizzativi
forse da rivedere. Non dimentichiamo che i più bravi a ri-
durre i costi sono i più bravi ad aumentare le vendite. Effi-
cienza ed efficacia vanno di pari passo e la prima è figlia
della seconda”.
Da dove nasce dunque l’inefficienza? “Qui entrano in
gioco i rapporti con l’industria: il fuori fattura in Italia
può incidere fino a 17 punti, contro percentuali molto più
basse dei retailer europei. La commistione di interazioni
tra industria e distribuzione non aumenta l’efficienza: gli
spazi espositivi, la logistica, i magazzini sono troppo in-
fluenzati dalle condizioni negoziali. Purtroppo in Italia si
preferisce la poca trasparenza, che premia l’inefficienza.
La sfida quindi non è tecnologica, ma innanzitutto cultu-
rale e organizzativa. I processi delle imprese commerciali
sono complessi e interfunzionali: i retailer hanno sempre
bisogno di un confronto tra funzioni, visto che i costi so-
no trasversali. Le aziende che ne prendono atto hanno fat-
to un’azione culturale”.
UNA NUOVA METODOLOGIA
“Nel retail – ha affermato Giancarlo Pelarin, introducen-
do il Ppm – la redditività viene normalmente determinata
sulla base del margine lordo, che tuttavia non permette di
conoscere l’effettivo profitto netto generato dai singoli pro-
dotti, in quanto non riflette il peso di elementi determinanti
ai fini del risultato finale di esercizio, quali la gestione dello
spazio e degli asset fisici, la generazione di costi all’interno
dell’impresa, il livello di giacenza e il correlato onere finan-
ziario. E non tiene conto del tasso di rotazione dei singoli
articoli, col rischio di privilegiare i prodotti ad alto margine
ma a bassa rotazione”.
Il Ppm è uno strumento ideato per misurare i costi operativi
sostenuti dal singolo prodot-
to dall’acquisto alla vendita
al consumatore, determinan-
do i valori di profitto netto a
livello di referenza e, per ag-
gregazione, di categoria, sto-
re, fornitore e cliente; fornire
l’analisi delle performance
del momento; formulare ipo-
tesi di azioni da intraprende-
re tese all’aumento del pro-
fitto netto, valutandone pre-
ventivamente gli effetti.
In un mercato dove i retai-
ler sono sottoposti a forti
pressioni per mantenere
competitivi i prezzi e ridurre
i costi, il Ppm può diventare
un’arma competitiva impor-
Il Ppm ha un duplice obiettivo: aumentare il profitto
netto e migliorare la velocità e la qualità delle decisioni di bu-
siness, monitorandone gli effetti. In particolare, il Ppm:
• Misura i costi operativi sostenuti dal singolo articolo nel suo
percorso, dall’acquisto alla vendita al consumatore;
• Determina i valori di profitto netto a livello di Sku/Store e,
per aggregazione, di categoria, store, fornitore e cliente;
• Fornisce l’analisi della perfomance As Is e identifica possibi-
li aree di beneficio;
• Determina gli incrementi di redditività netta ottenibili dalla
razionalizzazione dei costi operativi;
• Permette di formulare ipotesi di azioni da attuare, finalizza-
te all’aumento del profitto netto, e di valutarne preventiva-
mente gli effetti diretti e cross.
I partecipanti al Workshop
Giulio Canestri (Controller, Basko Supermercati), Luca Bar-
santi (Direttore Acquisti Grocery e Non Food, Cadla De-
spar), Riccardo Rizzo (Direttore HR, Carrefour Italia), Ceci-
lia Chizzali (Direttore Prodotto Casa, Coin), Silvio Bacci
(Controller, Conad del Tirreno), Franco Iazeolla (Responsa-
bile Controllo di Gestione, Conad del Tirreno), Giovanni Lo-
dovici (Direttore Amministrazione e Controllo di Gruppo, Fi-
niper), Nicola Morchio (Logistic Manager, Finiper) Anna
Bellone (Marketing Manager Fragranze, Givaudan), Stefano
Brascugli (ICT Manager, Inres Coop), Fabio Vadilonga (Di-
rettore Acquisti e Sviluppo Prodotto, La Gardenia Beauty),
Daniela Mosele (Capo Contabile, Maxi Zoo), Luigi Marianto-
ni (Acquisti Internazionali, Mercadona), Frédéric Doucet-
Bon (Responsabile Supply Chain, Self Italia), Antonio Scarpi-
no (Supply Chain, Self Italia), Marco Ferrari (Responsabile
Controllo di Gestione, Sogegross).
Servizio fotografico: Michele Ravasio - Servizio video: Paolo Vecchi (Phid srl)
Il Proactive profit management
Da sinistra, Giancarlo Pelarin e Riccardo Cicero (Tesisquare)
Guarda la sintesi video dell’evento su:
www.youtube.com/largoconsumo
LARGO CONSUMO n. 2/2014
4. 69LARGO CONSUMO n. 2/2014
DISTRIBUZIONE
tante. “Uno strumento che consente
di controllare i costi operativi e
avere la piena visibilità sul profitto
netto a livello di Sku, di classificare
l’offerta sulla base del profitto net-
to generato, di aumentare l’effi-
cienza nel rapporto negoziale con i
fornitori e la focalizzazione sui ri-
sultati in termini di efficienza ed
efficacia. Il tutto con un aumento
del profitto netto stimato non infe-
riore all’1% sulle vendite”. Inoltre,
il Ppm sottende l’importanza del
lavoro di un team interfunzionale
che coinvolga gli acquisti, la distri-
buzione, il merchandising, le ope-
rations, i sistemi informativi, il
controllo di gestione e le finanze.
IL PPM ALLA PROVA
A Riccardo Cicero, account executive e responsabile
Ppm in Tesisquare, è spettato il compito di scendere sul
terreno dell’operatività, illustrando un esempio di applica-
zione concreta del Ppm. “Abbiamo preso in considerazio-
ne – ha spiegato – in un arco temporale di quattro settimane,
una categoria composta da 15 Sku, tre punti di vendita di un
retailer del Mid-West statunitense, appartenenti allo stesso
format, con dimensioni e spazi espositivi simili. Il margine
lordo risulta dalla differenza tra il prezzo di vendita e il costo
di acquisto rettificato. Il costo orario del lavoro è stato applica-
to in misura uguale a tutte le attività. Abbiamo definito un co-
sto standard per mq/anno dello spazio differenziato per il wa-
rehouse e per i pdv, e costi di mantenimento della giacenza at-
torno al 25% sul valore dell’inventario”.
Il risultato finale è la definizione di una serie di risultati di
performance per ciascun prodotto – vendite in valore e vo-
lume, margine lordo e profitto netto – e pdv, da analizzare
per intraprendere le azioni opportune e disegnare una previ-
sione di risultati. “Abbiamo evidenziato, per esempio, la
differenza tra i pdv in termini di profitto netto ed è emerso
quali prodotti creano profitto, quali non ne generano e quali
tendono a distruggerlo. Possiamo così fare un benchmark
sui prodotti nei diversi pdv per capire qual è la differenza di
comportamento di ogni Sku su ciascun pdv e cogliere le cri-
ticità su cui intervenire, permettendo così di evidenziare
eventuali benefici ottenibili sulla redditività e le azioni as-
sociate da perseguire”.
Noti i valori di Dpp/Dpc a livello di Sku/Store, occorre
dunque studiare come utilizzarli per ottimizzare i risultati
attraverso lo strumento
del Ppm declinato sulle
tre aree di costo del la-
voro, inventory e occu-
pancy logistica. “In
conclusione abbiamo
dimostrato che l’utiliz-
zo del solo margine lor-
do non solo non è suffi-
ciente per valutare la
redditività del prodotto,
ma può essere fuor-
viante, mentre si con-
ferma il target dell’1%
del profitto netto indicato tra i bene-
fici del Ppm”.
GESTIRE LA COMPLESSITÀ
Secondo Nicola Morchio, logistic
manager Finiper, “nella gdo ci sono
alcuni elementi chiaramente verifi-
cabili, mentre altri sono molto diffi-
cili da monitorare, perché le imprese
distributive sono assai meno centra-
lizzate dell’industria, che può map-
pare molto precisamente i processi.
C’è quindi un primo elemento di ge-
stione della complessità, cui va ag-
giunta la compresenza di tanti attori
a livelli diversi: alcuni lavorano co-
me nell’industria a livello centrale
(buyer, logistici, amministrativi),
una gran parte è allocata nei pdv periferici, dov’è più difficile
monitorare la singola operazione. A fronte di questa realtà, il
problema è come si guida la macchina: a fare la differenza è
il pilota, non solo la strumentazione”.
In Finiper un valore fondamentale è quello della condivi-
sione, che parte dall’informazione: “Se è importante avere
dati anche molto dettagliati – oggi per la verità bisognerebbe
saperli sintetizzare – e spiegarli, lo è non di meno conoscere
sempre la ‘storia’ che c’è alle spalle dei numeri. Per questo,
a livello organizzativo, è bene avere tavoli di lavoro interfun-
zionali: da noi, per esempio, il personale di vendita partecipa
alle negoziazioni. Finiper punta molto sulla trasparenza e
sulla responsabilità: non a caso, aver introdotto l’incentivo
per i buyer sulle vendite sta pagando”.
Sempre in tema di organizzazione, Riccardo Rizzo, re-
sponsabile organizzazione di Carrefour Italia, ha sottoli-
neato l’importanza di “trovare il giusto equilibrio tra la cen-
tralizzazione, in passato molto spinta in azienda, e l’ade-
guata responsabilizzazione e motivazione del personale nel
punto di vendita. Un caso significativo riguarda i trasporti,
che presentavano qualche difficoltà, come il multidrop. Ge-
stire i costi di trasporto in maniera più dettagliata, punto
vendita per punto vendita, trovando il giusto equilibrio tra
le opposte esigenze della logistica e delle vendite, è stato
molto gratificante sotto il profilo economico”.
Concludendo l’incontro, Riccardo Cicero ha evidenziato
come il Ppm necessiti ovviamente di un lavoro di messa a
punto e modellizzazione iniziale. “È possibile attivare lo
strumento su un perimetro pilota per comprenderne i poten-
ziali benefici: per esempio, una categoria su tre punti di ven-
dita al primo step, da analizzare su un arco temporale di 3-4
mesi. Da qui il Ppm si
può estendere ad altre
categorie e altri pdv,
con un timing che può
arrivare a 18-24 mesi.
Nell’ipotesi di un retai-
ler con un fatturato di
500 mln di euro e un
aumento della produtti-
vità a regime dello
0,4%, abbiamo stimato
un cash flow positivo
già entro la fine del pri-
mo anno di utilizzo”. IUno scorcio della sala durante il dibattito conclusivo
(I) Carrefour Iper
(D) Rewe
(I) SMA
(I) GS
(I) Auchan Iper
(F) Carrefour Iper
(F) Auchan Iper
(E) Mercadona
(I) Esselunga
(UK) Tesco
0 5 10 15 20 25 30
10,8 13,6 4,4
11,9 15,0 1,2
10,4 14,7 2,9
8,5 13,3 3,3
10,9 9,4 2,9
10,3 11,2 1,4
12,0 8,9 1,8
12,2 6,4 2,7
10,1 7,4 3,5
9,4 5,4 1,4
Ammortamenti
e accantonamenti
Costo del lavoro
Altri costi
LA STRUTTURA SINTETICA DEI COSTI NEL RETAIL (in %)
Fonte: PriceWaterhouseCoopers for IBC 2010 Largo Consumo