Finanziamento all'impresa, garanzia e gestione del credito: il factoring di B...Banca Ifis
Il servizio di Banca IFIS per l'impresa: finanziamento tramite anticipazione dei crediti ceduti; garanzia del credito contro i rischi di insolvenza; gestione del credito tramite l'amministrazione, la gestione e l'incasso dei crediti dell'azienda cliente.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
Finanziamento all'impresa, garanzia e gestione del credito: il factoring di B...Banca Ifis
Il servizio di Banca IFIS per l'impresa: finanziamento tramite anticipazione dei crediti ceduti; garanzia del credito contro i rischi di insolvenza; gestione del credito tramite l'amministrazione, la gestione e l'incasso dei crediti dell'azienda cliente.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
I Millennials italiani e il rapporto con risparmio e investimenti - Generazio...Diego Martone
la prima ricerca sulla Generazione Y (i Millennials) italiana e il loro rapporto con il risparmio, gli investimenti e la domanda di un grande progetto di avvicinamento ed educazione economico e finanziaria. Presentata al Salone del Risparmio 2015 organizzato da Assogestioni
ISBF14 e BNL - Il dialogo tra brand e persona. Costruire la fiducia sui socia...Social Minds
La case history di BNL presentata all'Italian Social Banking Forum 2014 #ISBF14 dal titolo "Il dialogo tra brand e persona. Costruire la fiducia sui social media". Relatore: Marco Scarsella, Comunicazione Retail BNL
Gli Internazionali BNL d'Italia ospiti alla Social Media Week di Roma per la sessione "Why did Internazionali BNL d’Italia win the match in the social media arena last month?"
Sono intervenuti:
Diego Nepi Molineris - Direttore operativo Internazionali BNL d’Italia, Direttore Marketing e Sviluppo CONI
Annalisa De Luca - Digital Chief Internazionali BNL d'Italia, Attività di Presidenza CONI
Luca La Mesa - Social Media Manager Internazionali BNL d'Italia 2015, Wengage
ISBF 2015 : BNL Dal Fan al Funnel: Basta “piacersi”! Benvenuti nell’epoca del...Social Minds
Intervento a ISBF 2015 di Sabrina Petrini Rossi – Digital ADV Performance Analyst – BNL Gruppo BNP Paribas.
Slide proiettate durante l'evento Italian Social Banking Forum del 1° ottobre 2015, Evento promosso nell'ambito del progetto di ricerca SOCIAL MINDS da DML srl. Guarda i video dei keynote su https://vimeo.com/album/3596062. Scopri di più sul progetto di ricerca SOCIAL MINDS su www.socialminds.it
Progetto Marketing e Comunicazione per Internazionali BNL d'ItaliaBeatrice Gollini
Progetto vincitore del 1° Premio Agol come giovane professionista nella categoria eventi.
Sviluppo progetto concept per l'edizione 2016 del torneo di tennis "Internazionali BNL d'Italia" attraverso:
1) Piano di comunicazione
2) Piano marketing
3) Attività onsite
Progetto a cura di Beatrice Gollini
La presentazione di Davide Geraci descrive la strategia di comunicazione - adottata dal Gruppo BNP Paribas - nella campagna digitale dedicata al Mutuo BNL 2in1.
Caso: BNL Paribas Italia progetto Management della Qualitàvalerio italia
L’ obiettivo del progetto è quello di analizzare lo stato
relativamente alle performance esterne (soddisfazione degli
clienti) e interne (indicatori di qualità e processo) di BNL
attraverso un set di dati disponibili.
Individuare punti di forza, criticità e opportunità di
miglioramento rispetto al caso BNL sulla base di dati e fatti.
In particolare tramite il confronto e l’analisi dei dati che ci sono
stati forniti, abbiamo cercato di individuare le aree
maggiormente critiche che a nostro parere richiedono un
prioritario piano di miglioramento.
Presentazione delle prospettive dell\'economia brasiliana esposta da Luciano Coutinho - Presidente BNDES - presso l\'Ambasciata Brasiliana a Roma. 19 Aprile 2010
Verso un sistema nazionale di rilevamento dei consumi di suoloMarco Garoffolo
Intervento di A. Ferrara alla conferenza “Misurare e regolare il consumo di suolo: il monitoraggio degli usi del suolo per un governo sostenibile del territorio” - organizzata dal Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS) - tenuta lunedì 14 maggio 2012 presso la Sala Pirelli di Regione Lombardia, via F. Filzi 22 - Milano.
Ulteriori dettagli su http://www.consumosuolo.org/
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
A dicembre ha prevalso l’incertezza sui mercati finanziari globali. Un’incertezza alimentata so- prattutto dalla caduta del prezzo del petrolio. La discesa dell’oro nero, iniziata a fine estate, si è intensificata dopo la riunione di novembre dell’Opec nella quale è stato deciso di mante- nere invariati gli attuali livelli di produzione. E così il greggio ha continuato a perdere terreno, salvo qualche breve sosta, fino a toccare i mini- mi a oltre cinque anni. Uno scenario appesantito dalle tensioni in Russia con il rublo che è crolla- to ai minimi storici. Mosca paga principalmente proprio la caduta dei prezzi del petrolio che ha acuito i timori di una recessione nel 2015. Nel frattempo in Europa si attende con rinnovato in- teresse la prossima riunione della Bce (22 gen- naio). Dal 2015 la Bce terrà, infatti, i suoi meeting ogni sei settimane e non più a inizio mese. A gen- naio potrebbero arrivare indicazioni più puntuali sulle nuove possibili misure non convenzionali da attuare per contrastare il rischio deflazione.
I Millennials italiani e il rapporto con risparmio e investimenti - Generazio...Diego Martone
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Sono intervenuti:
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Annalisa De Luca - Digital Chief Internazionali BNL d'Italia, Attività di Presidenza CONI
Luca La Mesa - Social Media Manager Internazionali BNL d'Italia 2015, Wengage
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Intervento a ISBF 2015 di Sabrina Petrini Rossi – Digital ADV Performance Analyst – BNL Gruppo BNP Paribas.
Slide proiettate durante l'evento Italian Social Banking Forum del 1° ottobre 2015, Evento promosso nell'ambito del progetto di ricerca SOCIAL MINDS da DML srl. Guarda i video dei keynote su https://vimeo.com/album/3596062. Scopri di più sul progetto di ricerca SOCIAL MINDS su www.socialminds.it
Progetto Marketing e Comunicazione per Internazionali BNL d'ItaliaBeatrice Gollini
Progetto vincitore del 1° Premio Agol come giovane professionista nella categoria eventi.
Sviluppo progetto concept per l'edizione 2016 del torneo di tennis "Internazionali BNL d'Italia" attraverso:
1) Piano di comunicazione
2) Piano marketing
3) Attività onsite
Progetto a cura di Beatrice Gollini
La presentazione di Davide Geraci descrive la strategia di comunicazione - adottata dal Gruppo BNP Paribas - nella campagna digitale dedicata al Mutuo BNL 2in1.
Caso: BNL Paribas Italia progetto Management della Qualitàvalerio italia
L’ obiettivo del progetto è quello di analizzare lo stato
relativamente alle performance esterne (soddisfazione degli
clienti) e interne (indicatori di qualità e processo) di BNL
attraverso un set di dati disponibili.
Individuare punti di forza, criticità e opportunità di
miglioramento rispetto al caso BNL sulla base di dati e fatti.
In particolare tramite il confronto e l’analisi dei dati che ci sono
stati forniti, abbiamo cercato di individuare le aree
maggiormente critiche che a nostro parere richiedono un
prioritario piano di miglioramento.
Presentazione delle prospettive dell\'economia brasiliana esposta da Luciano Coutinho - Presidente BNDES - presso l\'Ambasciata Brasiliana a Roma. 19 Aprile 2010
Verso un sistema nazionale di rilevamento dei consumi di suoloMarco Garoffolo
Intervento di A. Ferrara alla conferenza “Misurare e regolare il consumo di suolo: il monitoraggio degli usi del suolo per un governo sostenibile del territorio” - organizzata dal Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS) - tenuta lunedì 14 maggio 2012 presso la Sala Pirelli di Regione Lombardia, via F. Filzi 22 - Milano.
Ulteriori dettagli su http://www.consumosuolo.org/
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
A dicembre ha prevalso l’incertezza sui mercati finanziari globali. Un’incertezza alimentata so- prattutto dalla caduta del prezzo del petrolio. La discesa dell’oro nero, iniziata a fine estate, si è intensificata dopo la riunione di novembre dell’Opec nella quale è stato deciso di mante- nere invariati gli attuali livelli di produzione. E così il greggio ha continuato a perdere terreno, salvo qualche breve sosta, fino a toccare i mini- mi a oltre cinque anni. Uno scenario appesantito dalle tensioni in Russia con il rublo che è crolla- to ai minimi storici. Mosca paga principalmente proprio la caduta dei prezzi del petrolio che ha acuito i timori di una recessione nel 2015. Nel frattempo in Europa si attende con rinnovato in- teresse la prossima riunione della Bce (22 gen- naio). Dal 2015 la Bce terrà, infatti, i suoi meeting ogni sei settimane e non più a inizio mese. A gen- naio potrebbero arrivare indicazioni più puntuali sulle nuove possibili misure non convenzionali da attuare per contrastare il rischio deflazione.
Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti . In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità la componente pubblica, ridottasi di oltre un terzo negli ultimi quattro anni.
Sono una minoranza (il 38%) gli Italiani disposti a sacrificarsi per sostenere il rilancio del Paese. I sacrifici più duri da accettare sarebbero quelli relativi al welfare, all’aumento dell’età pensionabile e al peggioramento delle condizioni di lavoro, sia in termini di contratto, che di salario. In generale, viene preferita una riduzione di tasse su imprese e lavoro a fronte di un aumento di quelle su consumi e ricchezza patrimoniale. E anche l’ipotesi dell’Iva al 25% risulta più digeribile, sempre a patto che l’imposizione fiscale sul lavoro e sulle attività produttive venga mitigata. Quanto al grado di fiducia, il suo livello resta stabile: a ottobre si è attestato a 3,45 punti, contro i 3,54 del mese precedente. Sul tema del risparmio, negli ultimi 30 giorni si registra un calo della propensione, con il 14,2% degli Italiani che si dice pronto ad aumentare la quota di risorse messe da parte, contro il 15,5 di settembre.
In presenza di un contesto economico divenuto estremamente complesso l’Ocse già
prima dello scoppio della crisi dei mutui subprima suggeriva di introdurre
l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Solo dopo il 2007 tuttavia
l’esigenza di dotare le giovani generazioni di un bagaglio utile in campo finanziario ha
spinto molti paesi ad adottare programmi di educazione specifici. A metà 2014 erano
circa 50 i governi che avevano intrapreso programmi di educazione finanziaria o che
avevano in progetto di avviarne
Settore auto: un andamento a più velocità
Il settore automotiv e a livello globale sembra essere tornato su valori di crescita interessanti. I dati sulla produzione di nuovi veicoli evidenziano un incremento del 4% nel 2013 che potrebbe confermarsi anche per il 2014. Gli Stati Uniti nel 2013 sono tornati ai livelli produttivi pre-crisi. Il mercato europeo, pur avendo registrato nei primi nove mesi del 2014 un incremento del 5,8% delle immatricolazioni, rimane 25 punti percentuali sotto il livello del 2007 con ampie differenze tra i paesi. Ponendo pari a 100 le auto immatricolate nel 2007, la Germania nel 2013 ha raggiunto quota 92, il Regno Unito 91, la Spagna 75, la Francia 58; l’Italia si è fermata a 52.
Negli anni più recenti le imprese di maggiore dimensione hanno fortemente accentuato la propensione a detenere riserve di liquidità. Per l’intensità raggiunta questa propensione alla liquidità viene indicata tra i fattori corresponsabili (e non in misura marginale) della sterilizzazione degli stimoli monetari adottati dalle autorità dei principali paesi per favorire una più rapida uscita dalla crisi.
E’ l’immigrazione la grande preoccupazione delle famiglie Italiane. Una su due, la ritiene la criticità più rilevante: le notizie che da mesi arrivano dal Canale di Sicilia angosciano in profondità il Paese, per i loro drammatici risvolti umanitari. Sul fronte interno, il 44% degli Italiani nei prossimi 12 mesi si aspetta che vengano approvate le riforme di cui tanto si è discusso: da quella del lavoro a quella della pubblica amministrazione; da quella della giustizia a quella della scuola. Per quanto riguarda il grado di fiducia, il dato resta stabile sui valori dei mesi precedenti: 3,54 punti, contro i 3,53 di agosto e i 3,55 di luglio.
Risale la propensione al risparmio: il 15,5 degli italiani lo aumenterà nei prossimi 12 mesi. A settembre, si era impegnato in questa direzione il 13,1.
Alla ripresa autunnale lo scenario economico si presenta a due facce.
Quella rassicurante di conferma delle buone dinamiche e prospettive extra-europee.
E quella preoccupante di deterioramento del quadro già debole nell’Eurozona e in Italia.
Il contesto rimane caratterizzato dai cambiamenti su scala globale portati dalla crisi: minore ampliamento
dei commerci internazionali, investimenti frenati dalla perdurante incertezza e condizioni
più selettive del credito bancario1.
Tutti fattori che abbassano il profilo dello sviluppo mondiale.
Tempo di riforme
I nuovi dati innalzano intorno al 44 per cento il valore raggiunto in Italia dal tasso disoccupazione giovanile. Oltre al problema della disoccupazione, le difficoltà del mercato giovanile del lavor o sono riscontrabili nella consistente riduzione tra gli occupati di età inferiore ai 35 anni dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
I migranti e la crisi economica
Le tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa e il protrarsi della debolezza del ciclo economico in molti paesi dell’area hanno contribuito a modificare i flussi migratori interni e internazionali sia in termini di numerosità sia nella scelta dei paesi di destinazione. L’allargamento a est dei paesi aderenti all’Unione e il perdurare di elevati tassi di disoccupazione in molte economie della zona euro hanno favorito la dinamica delle migrazioni interne, con una polarizzazione verso la Germania che nel 2013 è divenuto il primo paese di destinazione in Europa e il secondo tra le economie sviluppate dopo gli Stati Uniti.
Negli ultimi anni una serie di fenomeni economici e politici hanno portato molti a ritenere che l’ordine economico mondiale disegnato a partire da Bretton Woods sia ormai da rivedere. L’idea è che il concetto stesso di libero scambio, che del vecchio ordine rappresentava uno dei pilastri portanti, sia destinato nel prossimo futuro ad avere un ruolo progressivamente meno centrale nello stimolare la crescita mondiale.
Le famiglie italiane spenderanno in media 710 € per l’istruzione dei figli, circa 10 € in più rispetto allo scorso anno. E il 5% di queste dovrà ricorrere a un prestito per farvi fronte.
Il risparmio gestito nel corso del 2014 ha continuato ad evidenziare una dinamica di sviluppo molto positiva. Il patrimonio a luglio ha toccato un nuovo massimo pari a 1.480 mld di euro, un valore dell’11% superiore a quello di dicembre 2013. Nei primi sette mesi del 2014 la raccolta netta ha raggiunto i 75,7 miliardi, un valore superiore a quello relativo all'intero 2013 (62 mld di euro) che già costituiva il miglior risultato dal 1999. Nel 2014 sono stati i fondi comuni a trainare la raccolta del risparmio gestito.
In controtendenza rispetto al calo di oltre venti punti percentuali segnato dal totale della
manifattura, la produzione italiana di birra supera oggi di tre punti percentuali i
volumi ante-crisi. Allo stesso modo, le esportazioni italiane di birra sono oggi oltre il
doppio di quelle di sette anni fa. Pur avendo un peso assai limitato sull’economia
nazionale, la performance del comparto brassicolo italiano offre spunti interessanti di
riflessione sulle leve per svilupparsi anche in tempi di crisi: innovazione, investimenti,
domanda interna.
1. Il costo del lavoro procapite nelle multinazionali
italiane in alcuni paesi tra il 2007 e il 2010
(migliaia di euro)
60
52,5
50 48,8
40
2010 2007
30
21,2
20 16,2 17,7 18,6
14,7
11,0
8,6
10
4,7 3,1 5,6 5,1 6,4 7,7
5,3
0
Cina
Brasile
India
Federazione
Argentina
Stati Uniti
Turchia
Messico
Russa
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat
Nel corso del 2010 il numero delle imprese produttive italiane attive nei confini
nazionali è sceso di 11.401 unità rispetto all’anno precedente; nello stesso anno
quelle a controllo nazionale residenti all’estero sono cresciute del 3,8% arrivando a
22.081 unità. Si tratta del terzo aumento consecutivo dopo il +4,6% registrato nel
2008 e il +1,4% del 2009. Tra il 2007 e il 2010, il numero, gli addetti e il fatturato delle
imprese italiane all’estero sono aumentati rispettivamente del 10,1, 12,9 e 11,7%.
Nello stesso periodo gli analoghi valori per le imprese residenti in Italia sono stati -0,7,
-2 e -1,8%. Le imprese estere a controllo italiano sono mediamente molto più grandi di
quelle residenti sul suolo nazionale: 73 addetti circa nel 2010 contro quasi 4 interni. Il
46 dato si deve soprattutto alla dimensione media molto alta nell’industria.
Tra i principali paesi europei quello con il maggior numero di imprese controllate
all’estero è la Francia, seguita dal Regno Unito, dalla Germania e dall’Italia. Il
17 dicembre confronto tra imprese multinazionali europee ripropone il tema della piccola
dimensione delle aziende italiane: nel 2009 la dimensione media delle filiali estere era
2012 pari a 190 addetti per quelle controllate dal Regno Unito, 186 per le spagnole, 185 per
le tedesche, 146 per le francesi e 71 per le italiane.
Direttore responsabile:
Giovanni Ajassa
tel. 0647028414 Banca Nazionale del Lavoro – Gruppo BNP Paribas
giovanni.ajassa@bnlmail.com Via Vittorio Veneto 119 - 00187 Roma
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 159/2002 del 9/4/2002
Le opinioni espresse non impegnano la responsabilità della banca.
2. 17 dicembre 2012
setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008
Crescono le imprese italiane all’estero
S. Costagli 06-47027054 – simona.costagli@bnlmail.com
Nel 2010 le imprese a controllo italiano residenti all’estero sono cresciute del
3,8% arrivando a 22.081 unità. Si tratta del terzo aumento consecutivo dopo il
+4,6% del 2008 e il +1,4% del 2009. Le multinazionali italiane sono per la maggior
parte attive nel comparto dei servizi e in particolare nel commercio all’ingrosso e
al dettaglio. Il peso maggiore in termini di addetti spetta però all’industria, che
impiega fuori dai confini nazionali quasi 915mila addetti, pari al 14,9% di quelli
impiegati in Italia.
Le imprese estere a controllo italiano sono mediamente molto più grandi di
quelle residenti sul suolo nazionale: 73 addetti circa nel 2010 contro quasi 4
interni. Il dato si deve soprattutto alla dimensione media molto alta nell’industria.
Nel comparto manifatturiero una multinazionale italiana conta circa 115 addetti.
La distribuzione all’estero delle multinazionali italiane è piuttosto concentrata:
nei primi dieci paesi viene localizzato il 61% delle imprese, occupato il 58,9% del
personale all’estero e realizzato il 64,1% del fatturato. La Romania è la principale
mèta delle multinazionali italiane, mentre la Cina risulta quinta per numero di
addetti impiegati dalle controllate italiane. Al paese asiatico spetta il primato per
il minore costo del lavoro procapite.
Tra i principali paesi europei quello con il maggior numero di imprese controllate
all’estero è la Francia (dati al 2009) con 29.807 filiali, seguita dal Regno Unito
(26.450 controllate), dalla Germania (24.470) e dall’Italia. Sono però le imprese
del Regno Unito a occupare il maggior numero di addetti oltre i confini nazionali,
mentre le imprese a controllo tedesco vantano il primato in termini di fatturato
realizzato, pari a 1,5 volte circa il dato del Regno Unito e della Francia e a quasi
quattro volte quello italiano. Il confronto tra imprese multinazionali europee
ripropone il tema della piccola dimensione delle aziende italiane: nel 2009 la
dimensione media delle filiali estere era pari a 190 addetti per quelle controllate
dal Regno Unito, 186 per le spagnole, 185 per le tedesche, 146 per le francesi e
71 per le italiane.
Secondo le ultime rilevazioni Istat nel corso del 2010 il numero delle imprese produttive
italiane attive nei confini nazionali è sceso di 11.401 unità rispetto all’anno precedente;
nello stesso anno quelle a controllo nazionale residenti all’estero (d’ora in poi
“multinazionali italiane”) sono cresciute del 3,8% arrivando a 22.081 unità; lo 0,5% di
quelle residenti in Italia. Si tratta del terzo aumento consecutivo dopo il +4,6%
registrato nel 2008 e il +1,4% del 20091. Nello stesso periodo risultano in aumento
anche il fatturato (+15%, grazie soprattutto al contributo del comparto industriale che
ha realizzato un +26%) e il numero di addetti, cresciuti del 6,4% anche in questo caso
grazie al consistente apporto dell’industria (+8%).
Tra il 2007 e il 2010, il numero, gli addetti e il fatturato delle imprese italiane all’estero
sono aumentati rispettivamente del 10,1, 12,9 e 11,7%. Nello stesso periodo gli
analoghi valori per le imprese residenti in Italia sono stati -0,7, -2 e -1,8%. Nel caso del
numero delle imprese e degli addetti, la crescita all’estero è maturata per la maggior
parte nel comparto dei servizi, mentre in termini di fatturato sono state le multinazionali
industriali a registrare la crescita maggiore: +17,6% contro il +6,6% dei servizi.
1
Le serie Istat sulle multinazionali italiane sono disponibili solo a partire dal 2007.
2
3. 17 dicembre 2012
setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008
Andamento del numero e degli addetti Andamento del fatturato delle
delle multinazionali italiane multinazionali italiane
(2007-2010, numero) (milioni)
1.650.000 22.500 440.000 434.625
430.000
22.000
1.600.000 420.000
410.000
21.500
1.550.000 400.000
388.896
21.000 390.000 386.380
1.500.000 380.000 377.783
20.500
370.000
1.450.000 360.000
20.000
350.000
Addetti Imprese (sc. destra)
1.400.000 19.500 340.000
2007 2008 2009 2010 2007 2008 2009 2010
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat
Le multinazionali italiane sono per la maggior parte attive nel comparto dei servizi
(13.757 imprese, cresciute in un anno del 4,4%), in particolare nel commercio
all’ingrosso e al dettaglio, dove si contano quasi 7 mila filiali. Seguono i settori
dell’immobiliare (1.114), delle attività professionali (1.119) e del noleggio e agenzie di
viaggio (1.155). Il peso maggiore in termini di addetti spetta però all’industria, che
impiega fuori dai confini nazionali quasi 915mila addetti, pari nel complesso al 14,9% di
quelli impiegati in Italia, mentre per i servizi il peso si ferma al 6,2%.
Primi 5 settori del manifatturiero per Primi 5 settori dei servizi per fatturato
fatturato realizzato all’estero realizzato all’estero
(2010, val. %) (2010, val. %)
60 18
55,1
16 15,3
50
14
40 12
10,3
30,4 10 8,9
30
26 24,8 8
22,1 6,6
20 6 5,4
4
10
2
0 0
Fabbricazione di Lavorazione App. elettriche Macchinari Gomma e plastica Attività immob. Serv inf. e Comm. ingrosso e Att. Professionali Att. di alloggio e
autoveicoli minerali comunun. dett. ristorazione
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat
Nel comparto manifatturiero (che conta 6.505 filiali estere, l’1,5% di quelle residenti in
Italia) il peso maggiore in termini di numero di filiali all’estero spetta alla meccanica,
con 1.239 imprese (5% delle residenti) e 113.736 addetti (il 24,6% di quelli impiegati in
Italia), seguita dal comparto dei metalli con 874 imprese e 74.546 addetti (pari
rispettivamente all’1,1 e al 10,8% del corrispondente dato nazionale) e dal tessile le cui
663 filiali estere (1,4% del dato nazionale) occupano 95.033 addetti (25,2% del dato
nazionale). Il primato per peso sul valore nazionale del numero di imprese spetta però
3
4. 17 dicembre 2012
setesettembresette
SettsettembreAgost
o 2008
alla farmaceutica, che colloca fuori dai confini italiani il 35,3% delle strutture produttive.
Con riferimento alla quota di fatturato realizzato all’estero, il peso maggiore spetta alla
fabbricazione di autoveicoli: 55,7% pari a 29,7 miliardi di euro distribuiti in 215 imprese
che rappresentano il 9,2% di quelle attive in Italia. Al secondo e al terzo posto si
trovano invece la lavorazione dei minerali (30,4% del fatturato realizzato dalle filiali
estere) e il comparto delle apparecchiature elettriche (26%).
Le imprese estere a controllo italiano sono mediamente molto più grandi di quelle
residenti sul suolo nazionale: 73 addetti circa nel 2010 contro poco meno di 4. Il dato si
deve soprattutto alla dimensione media molto alta nell’industria (110 addetti contro
poco meno di 6 delle residenti), mentre nei servizi si arriva a 50 addetti medi (tre circa
sono gli addetti delle residenti). Nel comparto manifatturiero una multinazionale italiana
conta circa 115 addetti, (9 in Italia) e la dimensione maggiore si osserva nella
fabbricazione di autoveicoli e rimorchi (405 addetti), negli altri mezzi di trasporto (285),
nel tessile, alimentare e fabbricazione di apparecchiature elettriche. Nei servizi sono le
attività di ristorazione e alloggio a tenere alta la media, con 173 addetti medi contro i 4
delle corrispondenti attività residenti entro i confini nazionali.
Dimensione media delle controllate estere e
delle imprese residenti in Italia in alcuni paesi
settori
(2010 numero di addetti)
450 405
400
350
300 285
250
200
140 143 125
150 123 115 110
100 73
50 33 17 31
7 8 9 9 3 6
0
Tessile
Alimentari
Commercio
Lav minerali non metalliferi
Gomma e plastica
Articoli in pelle
Ristorazione e alloggio
Autoveicoli, rimorchi
Altri mezzi di trasporto
Dimensione estera Dimensione interna
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat
La distribuzione all’estero delle multinazionali italiane è piuttosto concentrata: nei primi
dieci paesi viene localizzato il 61% delle controllate, occupato il 58,9% del personale
all’estero e realizzato il 64,1% del fatturato. La Romania è la principale mèta delle
multinazionali italiane con 3.331 imprese (un valore in calo dalle 3.925 del 2007) che
nel complesso risultano piuttosto piccole (35 addetti circa) e realizzano solo l’1,4% del
fatturato del totale delle multinazionali italiane. Una quota del fatturato decisamente
maggiore (8,4%) è realizzata dalle imprese localizzate negli Stati Uniti (2.096, con una
dimensione media di 75 addetti) e ancor più (13%) da quelle localizzate in Germania
dove operano 1.436 imprese a controllo italiano con una dimensione media di 78
addetti.
4
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SettsettembreAgost
o 2008
Primi dieci paesi per numero di addetti nelle
multinazionali italiane
(2010, migliaia)
180
160 157
140
118 116
120 111
104
100 91
85
79
80
60
46
40 37
20
0
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat
Il numero di multinazionali italiane in Cina è ancora limitato (923 unità), e tuttavia il
paese è il quinto nella graduatoria per numero di addetti nelle controllate estere italiane
(104.434 unità), pur continuando a realizzare solo il 2,3% del fatturato delle
multinazionali italiane, un valore inferiore a quello realizzato in Brasile (6,9%) ma
superiore a quello realizzato in Turchia (1,1%).
Le multinazionali italiane in Cina Gli addetti delle multinazionali italiane in
(2010, numero) Cina
(2010, numero)
950 110.000
930
923 105.000 104.434
910
890 100.000
870 870 95.000 95.313
850
90.000
830
85.439
810 816 85.000
790 792
80.000
770 77.915
750 75.000
2007 2008 2009 2010 2007 2008 2009 2010
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat
La presenza delle imprese italiane in Cina è comunque in aumento: nel 2007 erano
presenti 792 multinazionali italiane, che occupavano 85.439 addetti e realizzavano
l’1,6% del fatturato complessivo. Nello stesso periodo la dimensione media è
leggermente aumentata passando da 107 a 113 addetti. La presenza nel paese
asiatico è rilevante soprattutto nel comparto industriale (dove sono attive 558 imprese),
ma è nei servizi che risulta maggiore la crescita dal 2007: +34,2%, +42,5% e +47,4%
sono gli aumenti registrati rispettivamente dal numero delle imprese, dagli addetti e dal
5
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SettsettembreAgost
o 2008
fatturato.
Le multinazionali manifatturiere italiane in Cina e nei paesi asiatici 2 sono attive
soprattutto nella meccanica, nella produzione di metalli, nella fabbricazione di articoli in
pelle e nella chimica, mentre nei servizi a prevalere sono il commercio all’ingrosso e al
dettaglio e le agenzie di noleggio, viaggio e supporto alle imprese. In Cina le filiali
italiane sostengono ancora un costo del lavoro basso, sebbene il ritmo di crescita sia
consistente e superiore a quello registrato in qualunque altro paese. Nel corso del
2010 il costo del lavoro in Cina è risultato pari a 4.700 euro procapite, contro i 3.100
del 2007 e i 2.700 del 2008. Il valore cinese è l’ultimo di una graduatoria in cui l’India
compare al penultimo posto, con 5.600 euro, precedendo Romania, Messico e
Slovacchia.
Il costo del lavoro procapite nelle multinazionali
italiane in alcuni paesi tra il 2007 e il 2010
(migliaia di euro)
60
52,5
50 48,8
40
2010 2007
30
21,2
20 16,2 17,7 18,6
14,7
11,0
8,6
10
4,7 3,1 5,6 5,1 6,4 7,7
5,3
0
Cina
Brasile
India
Federazione
Argentina
Stati Uniti
Turchia
Messico
Russa
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Istat
Il confronto con i principali paesi europei
I dati Eurostat sulle imprese multinazionali europee sono piuttosto frammentati, e
arrivano solo al 2009; tuttavia il quadro che permettono di tracciare è piuttosto chiaro.
Tra i principali paesi europei quello con il maggior numero di imprese controllate
all’estero è la Francia, con 29.807 filiali, seguita dal Regno Unito (26.450 controllate),
dalla Germania (24.470) e dall’Italia, che a quella data contava 21.307 imprese estere
a controllo nazionale. I dati permettono di seguire l’andamento nel tempo solo per
qualche paese, tra questi è interessante osservare il balzo fatto dalla Francia, che da
20.582 controllate estere nel 2007 (numero di poco superiore a quello italiano, pari alla
stessa data a 20.050) ha registrato in soli due anni un incremento di oltre il 44%, pari a
9.225 nuove controllate. Per la Germania il numero delle controllate estere nello stesso
biennio è aumentato di 1.032 imprese. Sono però le imprese del Regno Unito a
occupare il maggior numero di addetti oltre i confini nazionali: circa 5 milioni nel 2009,
contro i 4,5 milioni delle imprese tedesche, i 4,4 milioni delle imprese francesi e il
milione e mezzo di quelle italiane. Alle imprese a controllo tedesco spetta invece il
primato in termini di fatturato realizzato all’estero: 1.442 milioni di euro complessivi,
2
Il dato è disponibile solo a livello aggregato, non per singolo paese.
6
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o 2008
pari a 1,5 volte circa il dato del Regno Unito e della Francia e a quasi quattro volte
quello italiano.
Le controllate estere di alcuni paesi Fatturato delle controllate estere di
europei alcuni paesi europei
(2009, numero) (2009, milioni)
35.000 1.600
1.443
29.807 1.400
30.000
26.450
24.470 1.200
25.000
21.263 1.000 976 938
20.000
800
15.000
600
10.000 378
400
4.867 225
5.000 200
0 0
Spagna Italia Gramania Regno Unito Francia Gramania Regno Unito Francia Italia Spagna
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati
Eurostat Eurostat
Pur se su scala diversa, il confronto tra imprese multinazionali ripropone il tema della
piccola dimensione delle aziende italiane: secondo i dati 2009 la dimensione media
delle filiali estere era pari a 190 addetti per le imprese controllate dal Regno Unito, 186
per le spagnole, 185 per le tedesche, 146 per le francesi e 71 per le italiane che quindi
presentano uno scarto medio di 98 addetti nei confronti dei principali partner europei.
Dimensione media delle controllate estere in
alcuni paesi europei
(2009 numero di addetti)
250
200 185 186 191
150 146
100
71
50
0
Italia Francia Germania Spagna Regno Unito
Fonte: elaborazioni Servizio Studi BNL su dati Eurostat
Il Regno Unito è il paese che controlla la quota maggiore di multinazionali attive fuori
dai confini della Ue-27 (20,6% del totale, pari al 58% di quelle controllate dal paese),
seguito dalla Francia (che ne controlla il 18,6%) e dalla Germania (15,3%), mentre per
l’Italia nel 2009 le controllate estere con attività al di fuori della Ue-27 non superavano
7
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SettsettembreAgost
o 2008
le 8.939 unità, pari all’11% delle multinazionali controllate dalla Ue fuori dai propri
confini e al 39% di quelle totali a controllo italiano.
Multinazionali italiane: una storia breve
La presenza delle imprese italiane al di fuori dei confini nazionali ha assunto rilevanza
solo in un passato relativamente recente rispetto agli altri paesi europei. Un’analisi
della Banca d’Italia3 condotta su serie che partono da fine Ottocento colloca nel primo
decennio del secolo scorso l’apertura delle prime sei filiali estere di imprese italiane
arrivate poi a 22 solo nei primi anni Quaranta. La spinta arrivò soprattutto dalle grandi
imprese alimentari, tessili, chimiche, automobilistiche ed elettroniche che aprirono le
loro filiali estere per i due terzi nei paesi dell’Europa continentale (Francia soprattutto) e
per il resto in America Latina (Argentina). Il boom economico degli anni Cinquanta
portò all’apertura di 35 nuove sussidiarie di imprese manifatturiere italiane, e per la
prima volta gli investimenti esteri cominciarono a rappresentare non più una sparuta
eccezione ma una modalità più frequente nel percorso di crescita delle imprese. Questi
divennero particolarmente significativi nel comparto della meccanica, mentre si
assistette a una contrazione di quelli del settore automobilistico. La novità nella
seconda metà degli anni Cinquanta fu comunque l’ingresso sulla scena mondiale delle
imprese di minori dimensioni, e una iniziale contrazione degli investimenti all’estero
delle grandi. Il decennio successivo vide concentrarsi gli investimenti all’estero delle
imprese italiane negli Stati Uniti, in particolare nel comparto della chimica e della
gomma, settori ampiamente penalizzati dalla crisi economica degli anni Settanta che
portò a grandi disinvestimenti, anche nel settore delle macchine elettriche e
dell’automotive. Nel corso di quel decennio e del successivo gran parte delle filiali
estere di imprese italiane si sarebbe concentrato nella meccanica (21), nei mezzi di
trasporto (20), nell’elettromeccanica e macchine da ufficio (19), nella plastica (19) e
nell’alimentare (15). L’aspetto più interessante dell’espansione (peraltro ancora
piuttosto limitata) delle imprese italiane all’estero in quel periodo era l’obiettivo da esse
perseguito, che non era rappresentato dalla ricerca di un minore costo del lavoro
(esigenza allora avvertita soprattutto dalle multinazionali tedesche, giapponesi e dei
Paesi Bassi a causa della forza delle rispettive valute), quanto piuttosto dalla volontà di
ampliare i mercati di sbocco e di avere siti produttivi vicini ai centri di consumo. È nella
seconda metà degli anni Ottanta che l’internazionalizzazione produttiva delle imprese
italiane comincia a rappresentare un fenomeno rilevante, grazie soprattutto
all’acquisizione di imprese estere e ad accordi di collaborazione che coinvolgevano per
la maggior parte imprese europee, statunitensi e, in misura minore, giapponesi.
Secondo i dati Reprint4 tra il 1985 e il 1995 la presenza delle filiali estere di imprese
italiane assume una rilevanza maggiore, passando da 263 a 621 unità, con una
presenza importante di imprese di medie dimensioni soprattutto nel tessile,
abbigliamento, ingegneria meccanica, prodotti per la casa, acciaio e alimentare.
3
Banca d’Italia, “Old and new Italian multinational firms”, Questioni di economia e finanza, Quaderni di
storia economica, ottobre 2011.
4
I dati Reprint vengono riportati in Banca d’Italia 2011, cfr. nota precedente.
8
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Un cruscotto della congiuntura: alcuni indicatori
Indice Itraxx Eu Financial Indice Vix
400
350 60
300
50
250
200 40
150 30
100
Index Itraxx EU Financial Sector
20
50
0 10
lug-12
set-12
nov-12
lug-11
set-11
nov-11
mar-12
mar-11
gen-12
mag-12
gen-11
mag-11
0
gen-12
mag-12
gen-11
mag-11
lug-12
set-12
nov-12
lug-11
set-11
nov-11
mar-12
mar-11
Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters
I premi al rischio rimangono su valori prossimi L’indice Vix torna a quota 17.
a quelli della scorsa settimana, oscillando
intorno a 150 pb.
Cambio euro/dollaro e quotazioni Brent Prezzo dell’oro
(Usd per barile) (Usd l’oncia)
130 1,5 2.000
125 1,45 1.900
120 1.800
1,4
115
1,35 1.700
110
1,3 1.600
105
1,25 1.500
100
Brent scala sin.(in Usd)
1,2 1.400
95 Cambio euro/dollaro sc.ds.
90 1,15 1.300
1.200
lug-12
set-12
nov-12
lug-11
set-11
nov-11
mar-12
mar-11
gen-12
mag-12
gen-11
mag-11
Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters
Il tasso di cambio €/$ si muove intorno a 1,31. Il Il prezzo dell’oro scende sotto i 1.700 dollari
petrolio di qualità Brent quota 109$ al barile. l’oncia.
9
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o 2008
Borsa italiana: indice Ftse Mib Tassi dei benchmark decennali:
differenziale con la Germania
(punti base)
24.000 1.500
1.300
22.000
1.100
20.000 900
700
18.000
500
16.000 300
100
14.000
-100
dic-12
dic-11
ott-12
gen-12
feb-12
mag-12
ago-12
ott-11
gen-11
feb-11
mag-11
ago-11
giu-12
lug-12
set-12
nov-12
giu-11
lug-11
set-11
nov-11
mar-12
apr-12
mar-11
apr-11
12.000
nov-11
nov-12
dic-11
dic-12
apr-11
ott-11
apr-12
ott-12
mar-11
mar-12
feb-11
ago-11
set-11
ago-12
set-12
giu-11
lug-11
feb-12
giu-12
lug-12
gen-11
gen-12
mag-11
mag-12
Italia Spagna Irlanda Portogallo
Fonte: Thomson Reuters Fonte: elab. Servizio Studi BNL su dati Thomson
Reuters
Il Ftse Mib sale a 15.900 da 15.800 della I differenziali con il Bund sono pari a 566 pb
scorsa settimana. per il Portogallo, 328 pb per l’Irlanda, 404 pb
per la Spagna e 323 pb per l’Italia.
Indice Baltic Dry Euribor 3 mesi
(val. %)
12.000
1,8
10.000 1,6
1,4
8.000
1,2
6.000 1
0,8
4.000 0,6
0,4
2.000
0,2
0 0
gen-08
ott-08
gen-09
ott-09
gen-10
ott-10
gen-12
ott-12
gen-11
ott-11
lug-08
lug-09
lug-10
lug-12
apr-08
apr-09
apr-10
lug-11
apr-12
apr-11
gen-10
gen-12
mag-10
mag-12
gen-11
lug-10
set-10
mag-11
lug-12
set-12
nov-10
nov-12
lug-11
set-11
mar-10
nov-11
mar-12
mar-11
Fonte: Thomson Reuters Fonte: Thomson Reuters
L’indice, su valori minimi, nell’ultima Continua la flessione dell’euribor 3m che
settimana scende da 990 a 784. scende sotto allo 0,19%.
Il presente documento è stato preparato nell’ambito della propria attività di ricerca economica da BNL-
Gruppo Bnp Paribas. Le stime e le opinioni espresse sono riferibili al Servizio Studi di BNL-Gruppo BNP
Paribas e possono essere soggette a cambiamenti senza preavviso. Le informazioni e le opinioni riportate in
questo documento si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede. Il presente documento è stato
divulgato unicamente per fini informativi. Esso non costituisce parte e non può in nessun modo essere
considerato come una sollecitazione alla vendita o alla sottoscrizione di strumenti finanziari ovvero come
un’offerta di acquisto o di scambio di strumenti finanziari.
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