La mappatura dei bisogni - prima parte (Giorgio Visentin)
Gli ambulatori per problemi: cosa cambia per i pazienti? (testo) (Sabrina Tamborini)
1. XX Congresso nazionale CSeRMEG
Cure primarie. L’evoluzione della specie: una operazione clinicamente possibile
Costermano, 24-25 ottobre 2008
Gli ambulatori per problemi. Cosa cambia per i pazienti?
Sabrina Tamborini, infermiera, Monza
Il gruppo di cure primarie CIBIEFFE è composto da tre medici di medicina generale
della città di Monza. Il gruppo è completato da una segretaria e, dal 2007, da una
infermiera che gestisce un ambulatorio per problemi. In questa prima fase di attività
l’ambulatorio è stato orientato verso il paziente diabetico. Si tratta quindi di
valutare il suo stile di vita, monitorare le principali variabili di salute, condividere
problemi e soluzione.
Rispetto all’orientamento iniziale, più strettamente clinico, nel tempo è stata
attribuita maggiore attenzione al colloquio di aiuto e alla ricerca di una reciproca
consapevolezza. Il metodo utilizzato nella comunicazione è di tipo non direttivo e
rogersiano, più vicino quindi ad un approccio di counseling formale che al tradizionale
dialogo clinico,
La motivazione principale che spinge le persone ad accettare l’invito del proprio
medico a recarsi in ambulatorio infermieristico per problemi è sostenuta dalla fiducia
riposta nel proprio medico curante.
• “…se sono qui è perché il mio medico pensa sia giusto per me…”
Solo in un secondo momento le persone comprendono i reali confini di questo spazio,
come luogo dove poter rivedere o rielaborare, se necessario, i contenuti del loro
sapere o vissuto rispetto al disagio malattia.
Durante questo tempo, a loro dedicato, l’attenzione è rivolta sia alla rilevazione delle
variabili oggettive previste dal protocollo adottato nel nostro ambulatorio,
necessarie per stimare lo stato di salute fisico della persona, sia i vissuti emotivi che
possono rendere più difficoltoso o posticipare il perseguimento dell’obiettivo di cura
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2. Solitamente, questo livello di approfondimento è facilitato dalla normale esplorazione
degli stili di vita che introduce il colloquio. E’ in questa fase che emerge anche il
reale vissuto della persona rispetto a comportamenti potenzialmente critici, ma
oggettivamente vissuti come necessari o irrinunciabili:
• “ …come si fa signorina a rinunciare al piacere della tavola…ormai non mi
rimane che questo! Mica posso dire ai miei amici che sono malato … perderei la
loro compagnia…”
• “…prendo regolarmente la terapia, cerco di bere e mangiare bene, dormo
sempre poco… non faccio attività fisica e fumo un po’, così mi rilasso e non penso
a tutti problemi che ho! Sa … qualche dolcetto prima di andare a letto me lo
mangio… mi aiuta a dormire meglio … se no mi sembra che mi manca qualcosa …
Come vede sono una persona attenta…”
La relazione di fiducia, che, si instaura in questo loro tempo, permette di avere una
visione allargata e di trovare un pertugio, qualora ve ne fosse necessità, per poter
favorire ed attivare le risorse individuali di guarigione.
Risorse, spesso accantonate nel momento in cui si vive la malattia
• come un fardello da portare per il resto della vita…
“… tanto… anche se seguo la dieta o prendo la terapia cosa mi cambia…niente…sono
sempre ammalato…”
• …o non utilizzate per essere visti e considerati all’interno del nucleo
familiare…
“… ora mio marito si prende cura di me! sapesse come è carino...”
I dati quantitativi rilevati e condivisi assumono una valenza significativa per la
persona nel momento in cui riescono ad introiettare il vero significato del concetto
“mi prendo cura di me”. All’interno del quale, chiaramente, non ci si limita al solo
fatto di assumere correttamente la terapia o rispettare un buon regime alimentare
…MA…
Viene posta un attenzione particolare al proprio quotidiano, per cercare di vedere o
di individuare nello specifico fattori esterni o interni che possono divenire fonte di
stress.
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3. • “ ho notato che quando mi arrabbio e dormo poco… il mio diabete si alza! “
• “.. mi annoio..mi sento pigra.. spesso nemmeno mi lavo.. non ho un lavoro fisso…
e…la mia glicemia non si abbassa !”
La disponibilità ad andare oltre, per meglio comprendere cosa è possibile modificare
nella propria vita, ha come contraltare sia un esito positivo rilevabile dai valori
glicemici sia un miglioramento della qualità di vita. Migliora la socializzazione,
l’autostima, dona una sensazione di maggior serenità utile per meglio affrontare
eventuali nuovi disagi.
In questo modo, l’attività ambulatoriale viene vissuta, dalle persone come uno spazio
libero da giudizi o sentenze, all’interno del quale è possibile confrontarsi ed essere
supportati per meglio affrontare la malattia, nei suoi significati oltre che nei suoi
sintomi.
L’ambulatorio, non può è non deve essere, la sola cellula pulsante e illuminante
rispetto al percorso, che accompagna le persone ad avvicinarsi al concetto “Mi
prendo cura di me”.
Il valore aggiunto fondamentale, per ottenere un buon risultato all’interno di questo
cammino, è l’integrazione delle figure professionali, le quali si interfacciano tra di
loro ogni qualvolta ve ne sia necessità e in appuntamenti mensili programmati.
Il nostro gruppo comprende cinque persone e tre diversi ruoli professionali: tre
Medici, una Segreteria e un’Infermiera.
Il medico trasmette le adeguate informazioni rispetto al significato di malattia e al
percorso di cura. Accoglie dubbi, difficoltà ed eventuali resistenze da parte della
persona. Tali resistenze possono essere causa o interferenza del buon esito
dell’intervento terapeutico. Suggerisce, inoltre, al paziente di aderire all’iniziativa
ambulatoriale.
L’infermiera, supporta il monitoraggio della malattia attraverso la rilevazione di dati
quantitativi e qualitativi.
• … con un pizzico di simpatia … molta empatia…
• …e … più tempo a disposizione rispetto al medico …
L’infermiera ha la possibilità, non solo di instaurare un rapporto di fiducia, ma ha il
tempo per poter scorgere i bisogni presunti o reali della persona, aiutandola ad avere
una visione più chiara del legame esistente tra il vissuto del quotidiano ed il disagio
presente.
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4. La segretaria funge da vero e proprio collante tra le varie figure professionali e la
persona. Inoltre offre, non solo cortese disponibilità e una risoluzione dei problemi
più immediati (appuntamenti, ricette … ) ma dona accoglienza anche alle frustrazioni,
alle paure e alle ansie delle persone, che si sentono libere di esternare ciò che
reputano troppo pesante da sopportare in quel preciso momento.
Si può quindi dedurre che il ruolo dell’infermiera e quello della segretaria sia spesso
percepito dalle persone come meno impegnativo, più vicino a loro. Ecco perché la
relazione all’interno di questi ruoli sembra essere più facilitata e facilitante, in
quanto si sentono meno timorose nel condividere i loro stati d’animo.
Le persone, d’altro canto, sono perfettamente consapevoli che tutte le informazioni
vengono condivise in équipe. Alcune di queste sono note a tutto il gruppo ( medico-
segretaria-infermiera), altre vengono “ regalate” alla figura, che in quel “ qui ed ora”,
viene reputata in grado di soddisfare l’urgenza del bisogno.
…e … se ognuna delle figure sa…
il luogo stesso diviene uno spazio di cura
in quanto, la persona si sente accolta, riconosciuta e supportata…
Una volta al mese, le informazioni e i dati acquisiti vengono condivisi in uno spazio
dedicato, nel quale medico ed infermiera rivalutano la situazione clinica dei singoli
pazienti. In questa stessa sede si decidono eventuali nuovi interventi o obiettivi
rispetto a situazioni di disagio dichiarato.
Una volta al mese, i tre medici e l’infermiera si incontrano per riconsiderare il lavoro
svolto da tutto il gruppo e escogitare nuove strategie per offrire un servizio più
mirato e attento alle esigenze dell’utenza.
All’interno di questo progetto ben strutturato e organizzato, ogni figura
professionale trova un suo spazio ben definito, significativo ed indispensabile,
affinché tutto il processo possa fluire e mantenere lo stesso intento.
Decidere di attivare un ambulatorio per problemi offre una grande opportunità ai
pazienti. L’attenzione a loro dedicata:
• … in incontri programmati ogni 4 mesi
• … alla rilevazione di dati che spaziano anche all’utilizzo della telemedicina
• … all’ascolto dei bisogni o difficoltà reali, che impediscono o rallentano il buon
esito del supporto farmacologico
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5. favorisce il desiderio di apportare un nuovo cambiamento nello stile di vita sino ad
oggi considerato adeguato…
La rilevazione di valori glicemici, ora divenuti accettabili, funge da specchio al nuovo
stato di benessere, non solo fisico ma anche emotivo. Sono così attivate nuove
risorse che aiutano la persona a rinforzare responsabilità e motivazione nel trovare
un ulteriore senso sia nei confronti del disagio malattia sia nel dare una nuova valenza
al progetto di cura.
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6. favorisce il desiderio di apportare un nuovo cambiamento nello stile di vita sino ad
oggi considerato adeguato…
La rilevazione di valori glicemici, ora divenuti accettabili, funge da specchio al nuovo
stato di benessere, non solo fisico ma anche emotivo. Sono così attivate nuove
risorse che aiutano la persona a rinforzare responsabilità e motivazione nel trovare
un ulteriore senso sia nei confronti del disagio malattia sia nel dare una nuova valenza
al progetto di cura.
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