Resoconto Convegno Altilia e i Barracco Stampa ilCrotonese
Resoconto Convegno 14 marzo 2009 Stampa il Crotonese
1. 30 CENTROMARCHESATO 17 - 19 MARZO 2009 N. 21 il CROTONESE
Roccabernarda, interessante convegno sul monachesimo
Terradieremiti
Tantiriscontrietestimonianzestoriche
dallegrotteairuderidisanPietrodiNiffi
A sinistra le grotte di San
Vitale dove sarebbe vissuto
il santo eremita; in basso, da
sinistra, la cartolina d’epoca
(1936) di Roccabernarda che
riproduce una pittura del
piccolo vicus di San Pietro
di Tacina e i ruderi di San
Pietro di Niffi
ROCCABERNARDA - Organiz-
zato dal Rotary Club di San-
ta Severina col patrocinio
del Comune di Roccaber-
narda, sabato 14 marzo si è
svolto il convegno dal titolo
“Roccabernarda: dal Mona-
chesimo italo-greco a quello
latino, da San Vitale a Gio-
vanni Cadurio”. Dopo la ce-
rimonia di inno alle Bandie-
re e l’intervento introduttivo
di Rocco De Rito, presiden-
te della sezione rotaryana,
sono seguiti i saluti del sin-
daco di Roccabernarda Vin-
cenzo Pugliese e del sindaco
di Castronuovo di Sicilia Vi-
taleGattuso,ospitedellama-
nifestazione. Di fronte al un
pubblico assai numeroso e
qualificato i lavori sono stati
coordinatidaAntonioDeRi-
to, docente presso il liceo
“D.Borrelli” di Santa Seve-
rina.
********
Lagiornatadistudiosièa-
perta con la relazione di Pie-
tro Dalena, ordinario di sto-
ria medievale presso l’Uni-
versità di Cosenza. A fronte
di una documentazione ad
oggiancorainsufficienteedi
un giudizio sulla Calabria
medievale spesso nelle fonti
distorto, il passaggio dal-
l’impero bizantino al regno
normanno-svevo, e quindi
dalla chiesa greca a quella
latina, si inserisce – ad avvi-
sodellostudioso–all’interno
di “vicende di lungo perio-
do” che hanno profonda-
mente segnato la regione.
Nello specifico, se sul piano
civile la storia del territorio
di Santa Severina-Rocca-
bernardaèunastoriadicon-
trasti feudali e, non di rado,
di soprusi (Bernardo del
Carpio, Ruffo, Centelles, Ca-
rafa) – nel 1240 è esemplare
lavicendadiunMagisterMi-
chael che da Roccabernarda
si trasferisce a Cutro – dal
puntodivistareligiosol’area
del severinate e del Tacina è
interessatadaunfervorespi-
rituale notevolissimo. Lo at-
testano i numerosi eremiti
che frequentavano il Mar-
chesato crotonese e la Presi-
la, così come la memoria di
antiche chiese oggi scom-
parse.NeltenimentodiRoc-
cabernarda sorgeva la chie-
sa di San Clerico. Il fenome-
no del monachesimo ebbe il
meritodiinserirelaCalabria
nei circuiti culturali dell’Eu-
ropa.
Il monastero di
San Pietro di Tacina
I lavori del convegno sono
proseguiticonl’interventodi
Francesco Cosco, membro
della Deputazione di Storia
Patria della Calabria. Lo sto-
rico ha ripercorso le princi-
pali attestazioni documenta-
rie relative all’esistenza, al-
l’interno del territorio di
Roccabernarda, del mona-
stero di San Pietro di Niffi.
Nel mese di luglio del 1100 il
duca Ruggero, figlio di Ro-
berto il Guiscardo, concede
“et ecclesiam Sancti Petri
cum hominibus et pertinen-
tiis suis” ai benedettini del-
l’AbbaziadiSantaMariadel-
la Matina. La concessione
vienerinnovatadalducaGu-
glielmo nel maggio del 1114
e dal principe normanno
d’Antiochia, Boemondo, fi-
glio di Costanza nel gennaio
del 1122.
Dal 1164 San Pietro di
Niffi è grangia del monaste-
ro di San Filippo di Agira al-
le falde dell’Etna, come si ri-
cava dalla bolla di conferma
di papa Alessandro III rila-
sciata a Richardo, abate del-
l’abbaziasiciliana.Unatesti-
monianza riporta che il ca-
sale “Nimfus cum Sancto Pe-
tro”, posto sulla riva sinistra
delTacina,all’iniziodellado-
minazione angioina è una
delle terre appartenenti al
giustizierato di Val di Crati.
Dal 1275 al 1279 il priore
Guillelmus, versò in più ri-
prese la considerevole som-
ma di tre once d’oro. La po-
polazione presunta del casa-
le era di un centinaio di per-
sone.
Il priorato di S. Pietro di
Tachina continuò la sua esi-
stenza per tutto il Trecento e
la prima metà del Quattro-
cento. Tuttavia il 28 marzo
1479 nel priorato benedetti-
no di San Pietro di Niffi non
vi è più la comunità mona-
cale né la dignità abbaziale.
I beni del priorato rimasero
ai commendatari e da questi
fatti gestire da procuratori.
AllametàdelSettecentol’ab-
bazia possedeva terreni in
territoriodiSanMauroMar-
chesato(Decime,SanPietro,
Gabelluccia dell’Acquaro,
Caravà, S. Sodaro), di Santa
Severina(Prelatello,Latina),
di Rocca Bernarda (Ducime
sottovia, vignale S. Sodaro,
gabella della Rottura), di
Rocca di Neto (S. Nicola) e
di Crotone (due vignali a
Cortina).
Nel1809TiberioMerolae-
raancoratitolaredellaRegia
Cappellanialaicalesottoilti-
tolo di San Pietro di Niffi. In
seguito le entrate provenien-
tidall’abbazia,assiemeadal-
tre provenienti dall’abbazia
di S. Cosma e Damiano di
Nicastro e ad annui ducati
200 provenienti dall’abbazia
di Santa Maria del Mito del-
la diocesi di Ugento, venne-
ro usate dall’arcivescovo di
Santa Severina Ludovico
Del Gallo (1824-1848) per
migliorare le entrate del se-
minario arcidiocesano, pre-
vioconcessioneavutadalgo-
verno.
Traladocumentazione,in-
fine, illustrata da Cosco, ori-
ginalissima è stata una car-
tolina del 1936 con riprodot-
ta una antica pittura del pic-
colo vicus di San Pietro di
Tacina,comedimostratodal-
lo studio del contesto geo-
grafico di riferimento.
Le grotte di San Vitale
da Castronuovo
La terza relazione in pro-
gramma è stata quella di
FrancescoLopez,presidente
del Centro studi Cornelio Pe-
lusio. Al centro del suo in-
tervento una scoperta di ec-
cezionalevalorestorico,l’in-
dividuazione in territorio di
Roccabernardadellalaurae-
remitica di San Vitale da Ca-
stronuovo di Sicilia.
Il santo italo-greco, la cui
biografia è contenuta in Ac-
ta Sanctorum, vol. II, 9 mar-
zo, Antverpiae 1668, pp. 26-
24, nacque dai genitori Ser-
gius e Chrysonica a Castrum
Nouum, nel territorio di Ma-
zara del Vallo agli inizi del X
secolo, quando già la Sicilia
occidentale era sotto il do-
miniomusulmano.Nellean-
notazioni di Acta Sanctorum
come giorno di morte viene
proposto il 9 marzo dell’an-
no 994.
Ancora giovanetto il beato
Vitale si distaccò dalla fami-
glia ed entrò nel monastero
di San Filippo di Agira. Si
tratta della medesima abba-
zia che in Calabria possede-
va la chiesa di San Pietro di
Tacina in territorio di Roc-
cabernarda. Trascorso il
“quinquennium” di novizia-
to, Vitale, insieme ad alcuni
confratelli, si recò in pelle-
grinaggioaRoma,sullatom-
ba degli apostoli Pietro e
Paolo. Conclusa la visita, i
pellegrini fecero ritorno in
Calabria.Qui–attestail Bios
– il giovane Vitale si allon-
tanò di nascosto dai confra-
telli,e“pressolacittàdiSan-
ta Severina in una qualche
zona fluviale temperata tra-
scorse due anni” (iuxta ciui-
tatem S. Seuerini in quibu-
sdam thermis biennio habi-
tabat).
Lo studio cartografico dei
luoghi consente di meglio
apprezzare la trasmissione
agiografica.Sulfoglion.237
della Carta d’Italia IGM, è
concessorilevare,all’interno
del territorio di Roccaber-
narda, il toponimo “Grotte
di Vitale”. L’area, un tempo
rientrantenel“tenimento”di
Santa Severina – come si ri-
cava dal diploma di Ferdi-
nando d’Aragona dell’anno
1466 – è ubicata sulla spon-
da sinistra del Tacina, a po-
ca distanza dalla dismessa
stazione ferroviaria di Roc-
cabernarda e dai ruderi del
monastero di San Pietro. In
corrispondenza si apprezza
l’esistenza di un complesso
dicavitàrupestri,adoggi,sul
piano storico-religioso, non
segnalate in letteratura né
oggetto di studio.
Le “Grotte di Vitale” costi-
tuiscono, ictu oculi, uno dei
monumenti ecclesiastici in
rupepiùimportantitraquel-
liindividuatiinCalabria,me-
ritorie di essere archeologi-
camente indagate e recupe-
rate all’interesse pubblico.
L’originalità monastica
di San Francesco di Paola
Alle relazioni di carattere
prettamente evenemenziale
hafattoseguitolaprolusione
di monsignor Giuseppe Fio-
riniMorosini,arcivescovodi
Locri-Gerace, già Corretto-
re Generale dei Minimi.
L’illustre prelato, dopo a-
ver chiarito come la tradi-
zione riconducibile alla figu-
radiGiovanniCaduriocome
compagno del Santo paola-
no non sia supportata da a-
deguata documentazione
scritta, ha ripercorso le fasi
di elaborazione e le basi sto-
rico-religiose della Regola
francescana. Agli inizi del
movimento eremitico sorto
a Paola non c’è alcun testo
codificato.
Da una lettera inviata a
papaSistoIVdall’arcivesco-
vo di Cosenza Pirro Carac-
ciolo apprendiamo che i pi-
lastri della spiritualità fran-
cescana erano: vita solitaria,
preghiera comunitaria ad o-
re determinate, lavoro ma-
nuale, povertà e mendicità,
austerità,strettoregimequa-
resimale, condivisione cari-
tatevole con i poveri. A ri-
guardo – ha sottolineato
mons. Morosini – le argo-
mentazioni di quanti colle-
gano al monachesimo greco
l’esperienza di San France-
sco non appaiono convin-
centi.
Il 26 febbraio del 1493 pa-
pa Alessandro VI approva la
redazione della “Regola e vi-
tadeifratidell’OrdinedeiMi-
nimi poveri eremiti di fra’
Francesco di Paola”.
È la prima approvazione
alla quale seguiranno altre
tre redazioni e un codice di-
sciplinare, chiamato Corret-
torio. Tutti regolarmente ap-
provati dalla Santa Sede. La
Protoregola contiene diversi
passidesuntidaRegolepree-
sistenti (benedettina, agosti-
niana, francescana) e dalle
Costituzioni di fra Pietro da
Pisa.
Il progetto appare, tutta-
via, ben evidente: esso è cen-
trato sulla “povertà di spiri-
to”. Nel 1501 papa Alessan-
dro VI approva la seconda
redazione della Regola per i
frati e la prima stesura della
RegolaperilTerzoOrdine.Il
suo programma di vita e la
sua “sequela Christi” ruota-
no attorno al “fate frutti de-
gni di penitenza”. E al fine di
dare maggiore espressività
allasuapropostapenitenzia-
le, legata alle “istituzione de-
gli antichi padri”, prescrive
ai frati l’astinenza quaresi-
male con voto. La terza re-
dazione è dell’anno succes-
sivo. Al 28 luglio del 1506 ri-
sale infine l’ultima approva-
zione della Regola dei Mini-
mi da parte di papa Giulio
II.
Nel suo insieme l’origina-
lità più spiccata della Rego-
la francescana consiste nel-
l’essere mirabile sintesi – ha
concluso mons. Morosini –
di due tradizioni religiose,
quelladegliordinimonastici
(San Benedetto) e quella de-
gli ordini mendicanti (San
Francesco d’Assisi, San Do-
menico). Al centro, l’asse
portante è rappresentato dal
carisma penitenziale: pre-
ghiera e digiuno.
********
La manifestazione di sa-
bato14haavutoterminecon
le conclusioni tratte da An-
tonio Amoruso in rappre-
sentanza del Governatore
deldistretto2100GuidoPar-
lato. Il convegno è valso a
porreall’attenzionedeglistu-
diosi e della comunità scien-
tifica il patrimonio storico-
culturale di Roccabernarda.
Ariguardol’importanzaedil
significato delle novità e-
merse durante i lavori costi-
tuiscono di certo una pietra
miliare per successivi futuri
sviluppi.
(n.s.)
Rinvenuti i
documenti
che testimoniano
la presenza
di San Vitale
nel territorio
della Valle del Tacina