4. LA DISABILITÀ MOTORIA IN CIFRE:
• 2.2% delle persone di sei anni o più ha
difficoltà nel movimento. Tra chi ha tra i 75
e i 79 anni questa percentuale sfiora il 10%,
mentre per gli over 80 è al 22%.
• 1% della popolazione utilizza una sedia a
ruote
5. DIVERSI TIPI DI DISABILITÀ FISICA
Disabilità permanente
Disabilità temporanea:
(Dati Università di
Bologna) Nel 2015 circa
80.000 casi di frattura
femorale in Italia
*Natura del danno:
- danno periferico
- danno centrale
Nanismo
6. CLASSIFICAZIONE ICF
FUNZIONI
Funzioni delle articolazioni e delle ossa (b710-b729)
• Funzioni della mobilità e stabilità
dell’articolazione
• Funzioni della mobilità dell’osso
• Funzioni delle articolazioni e delle ossa
Funzioni muscolari
• Funzioni della forza, tono e resistenza
muscolare
Funzioni del movimento
• Funzioni del riflesso motorio
• Funzioni della reazione di movimento
involontario
• Funzioni di controllo del movimento volontario
• Funzioni del movimento involontario
• Funzioni del pattern dell’andatura
• Sensazioni correlate alle funzioni muscolari e del
movimento
• Funzioni del movimento
• Funzioni neuro-muscoloscheletriche e correlate
al movimento.
STRUTTURE
• Struttura della regione del capo e del collo
• Struttura della regione della spalla
• Struttura dell’arto superiore
Struttura della regione pelvica
• Struttura dell’arto inferiore
• Struttura del tronco
Ulteriori strutture muscoloscheletriche correlate
al movimento
• Strutture correlate al movimento, altro
specificato
• Strutture correlate al movimento, non
specificato
7. ALCUNE TIPOLOGIE DI DISABILITÀ FISICA
Paraplegici:
Parte inferiore
lesionata
(flaccida o spastica)
Displegici:
Aree simmetriche del
corpo danneggiate
Tetraplegici:
Entrambi gli arti
superiori ed
entrambi gli arti
inferiori danneggiati
Emiplegici:
solo un lato
è lesionato
8. EMIPLEGIA
Emiplegìa s. f. [comp. di emi- e -plegia]. – Nel linguaggio medico, la perdita
della motilità volontaria in una metà laterale del corpo, dovuta a qualsiasi tipo di
lesione (emorragia, trombosi, embolia) del sistema piramidale (emiplegìa
organica), o in rapporto con fatti psichici (emiplegìa funzionale).
Fonte: Treccani
Hemiplegia, paralysis of the muscles of the lower face, arm, and leg on one
side of the body. The most common cause of hemiplegia is stroke, which
damages the corticospinal tracts in one hemisphere of the brain. The
corticospinal tracts extend from the lower spinal cord to the cerebral cortex.
They decussate, or cross, in the brainstem; therefore, damage to the right
cerebral hemisphere results in paralysis of the left side of the body. Damage to
the left hemisphere of a right-handed person may also result in aphasia. Other
causes of hemiplegia include trauma, such as spinal cord injury; brain tumours;
and brain infections.
Fonte: Enciclopedia Britannica
9. DIPLEGIA
Diplegìa s. f. [comp. di di-2 e -plegia]. – In medicina, paralisi bilaterale, che colpisce cioè due arti o due settori muscolari in
entrambe le parti del corpo, dovuta a una lesione cerebrale bilaterale; è frequente nelle cerebropatie infantili.
Fonte: Treccani
Paralisi che colpisce due parti simmetriche del corpo, per esempio gli arti inferiori. Essa è determinata da lesioni bilaterali della via
nervosa motoria piramidale, che possono essere indotte da processi patologici di diversa natura (per es. disturbi vascolari, tumori
o traumi).
Fonte: Dizionario della Salute / Corriere della Sera
In senso lato il termine dispregia viene usato per indicare qualsiasi paresi che interessi due parti del corpo più o meno
rigorosamente simmetriche; in tal senso il concetto viene limitato a tutte le paresi bilaterali (si parla diplegia facciale, brachiale
etc).
Nel caso particolare dei segmenti inferiori è però più generalizzato l’uso del termine paraplegia.
Diplegia cerebrale
Si designano con tale nome i disturbi di deficit motorio determinati da lesioni bilaterali del sistema piramidale del cervello che
siano insorte contemporaneamente o successivamente. Così definita, da diplegia equivale alla somma di due emiplegie, e può
presentare le varie modalità semeiologiche che si descrivono nella semplice emiplegia, e che derivano dalla sede dei focolai. Ma
nella emiplegia alcune funzioni (respiratorie, fonazione, deglutizione, articolazione della parola) sono risparmiate o quasi, in
quanto i muscoli adibiti a tali funzioni ricevono l’innervazione da entrambi gli emisferi cerebrali. Nella diplegia invece, essendo
interrotte o danneggiate le vie motrici corticonuclerari di entrambi i lati, le suddette funzioni risultano più o meno disturbate,
realizzandosi la cosiddetta sindrome pseudobulbare. E pertanto la diplegia dal punto di vista fenomenologico, costa di due
emiplegie con l’aggiunta di sintomi pseudobulbari.
Negli adulti, specie di età avanzata, l’eventualità più comune è che il soggetto presenti un ictus emiplegico (o più ictus) in un lato,
e successivamente un ictus dal lato opposto, in seguito al quale i sintomi paretici diventano bilaterali e si manifesta
contemporaneamente la sindrome pseudobulbare (disartria, facies inespressiva, disfagia, difficoltà nel tossire, scolo di saliva dalle
commessure labiali, incontinenza emozionale, riso e pianto spastici, lieve deficienza mentale).
Fonte: Enciclopedia Medica Italiana, 1976, USES Edizioni Scientifiche S.p.a., Firenze
10. PARAPLEGIA
Paraplegìa s. f. Nel linguaggio medico, la paralisi spastica o flaccida dei due arti inferiori e, per estensione, anche quella dei due arti superiori, causata, tra
l’altro, da traumi, fratture vertebrali, tumori.
Fonte: Treccani
Paralisi che interessa entrambi gli arti inferiori. Nella maggior parte dei casi essa è dovuta a lesioni o processi patologici a carico del midollo spinale molto più
rare sono invece le forme dovute a lesioni encefaliche (da lesioni bilaterali e simmetriche della corteccia cerebrale o del centro semiovale) o dei nervi periferici
(da radicolonevriti o da polinevriti).
Cause
La causa più comune dipende dai traumi della colonna vertebrale meno frequentemente sono invece in gioco malattie della colonna quali tubercolosi
vertebrale (morbo di Pott), infezioni delle vertebre da germi piogeni, tumori primitivi o metastasi vertebrali da tumori insorti in altre sedi.Altre possibili cause
sono le mieliti, le infezioni da virus (per es. poliomielite), la sclerosi multipla, le malformazioni congenite quali la spina bifida. In conseguenza delle lesioni
midollari, oltre ai disturbi della motilità nel soggetto paraplegico si aggiungono anche disturbi della sensibilità e della funzione vescicale, che richiedono cure
particolari in centri specializzati.
Fonte: Dizionario della Salute / Corriere della Sera
Paraplegia, paralysis of the legs and lower part of the body. Paraplegia often involves loss of sensation (of pain, temperature, vibration, and position) as well
as loss of motion. It may also include paralysis of the bladder and bowel. Paraplegia may be caused by injury to or disease of the lower spinal cord or
peripheral nerves or by such brain disorders as cerebral palsy. Some paraplegics are able to walk with the aid of braces and crutches. Quadriplegia involves
paralysis of both arms and both legs. Respiration may also be affected if the upper cervical region of the spinal cord is damaged.
Fonte: Enciclopedia Britannica
11. TETRAPLEGIA
Tetraplegìa s. f. [comp. di tetra- e -plegia] – In medicina,
paralisi che coinvolge tutti e quattro gli arti.
Fonte: Treccani
Paralisi completa della muscolatura volontaria di tutti e quattro gli arti e
di quella del tronco. Questa grave condizione patologica, che si
accompagna spesso a deficit più o meno estesi e globali della
sensibilità, può essere provocata da lesioni a carico del tratto cervicale
del midollo spinale (per es. traumi, tumori endorachidei, emorragie
midollari), o anche da lesioni localizzate più in alto, a livello del tronco
cerebrale, quando vengano interessati contemporaneamente i due
fasci corticospinali della motilità volontaria.
Fonte: Dizionario della Salute / Corriere della Sera
12. COSA PUÒ COMPORTARE IL
DANNO FISICO?
• Difficoltà nella deambulazione
• Difficoltà nel compiere movimenti in sequenza più o
meno complessi
• Difficoltà nel compiere operazioni “fini” con la mano
• Difficoltà nel mantenere o cambiare postura (alzarsi,
sedersi ecc.)
• Deficit di forza
• Assenza di sensibilità (arti, ad esempio)
13. AUSILI PER SPOSTAMENTO E MOTRICITÀ
• Protesi e ortesi di mano, di arto, per la colonna e il
torace;
• Ausili per la deambulazione utilizzati con due braccia:
deambulatore (girello);
• Ausili per la deambulazione utilizzati con un braccio:
bastone, stampella, canadese, gruccia, tripode e
quadripode;
• Sedie a ruote: a telaio rigido manovrabile
dall’accompagnatore; a telaio rigido ed autospinta;
superleggero per attività sportive; pieghevole ad
autospinta;
• Sedia a ruote elettrica o scooter elettrico.
14. CARATTERISTICHE DELLE SEDIE A ROTELLE
MANUALI (A PROPULSIONE MUSCOLARE )
• Può essere spinta per mezzo di appositi
anelli di spinta (o corrimano) applicati alle
ruote posteriori dalla persona con
disabilità oppure da un accompagnatore
per mezzo di maniglie (o manopole)
posizionate sullo schienale.
• Massa a vuoto: tra 10 e 20 kg;
• Lunghezza: 1,0 - 1,2 m (con poggiagambe),
larghezza 0,6 - 0,7 m, altezza 0,9 - 1,1 m;
• 2 piccole ruote anteriori e 2 ruote
posteriori con diametro maggiore; gomme
ad aria compressa oppure gomme piene;
• è munita di freno di stazionamento che
agisce sul battistrada delle ruote per
mezzo di apposite leve, bloccando la
sedia.
• può essere equipaggiata di poggiatesta,
cintura di sicurezza stabilizzatore
antiribaltamento montato, di norma, nella
parte posteriore.
• può essere ripiegata .
15. CARATTERISTICHE DELLE SEDIE A ROTELLE
ELETTRICHE
• Motore elettrico alimentato da
batterie ricaricabili alloggiate sotto il
sedile che consente alla sedia di
raggiungere una velocità di circa 6
km/h o anche superiore
• joystick su un bracciolo, che consente
di spostarsi avanti, indietro, a destra,
a sinistra e di frenare.
• lunghezza di 1,1 m (con
poggiagambe), una larghezza circa
0,60 m, altezza di circa 1,0 m;
• ruote ad aria compressa, più larghe e
con diametro inferiore rispetto a
quelle della sedia manuale; le ruote
anteriori sono direttrici mentre quelle
posteriori sono motrici;
• 80 – 90 kg peso: può essere
trasportata ma con difficoltà
16. COME SCENDERE
UNO SCALINO
• Supera lo scalino
facendo leva sulle
manopole
• Non far impiantare le rotelle
anteriori
17. SITUAZIONI DI PERICOLO
• scendere da sola/o dalla sedia appoggiando i
piedi sulle pedane col rischio di ribaltarsi in
avanti;
• superare da sola/o gradini troppo alti oppure
salite a forte pendenza (superiore al 8%) col
rischio di ribaltarsi;
• Affrontare terreni sabbiosi, dissestati ecc.
18. VIDEO VORREI MA NON POSSO
Inchiesta giornalistica sulla presenza di
barriere in città (VERONA)
19. OSTACOLI IN SPAZI ESTERNI
• Gradini più alti di 2,5
cm;
• Pendenze superiori a
8%
• Terreno sconnesso,
erba, ghiaia, ciottoli,
neve
- Spazi stretti o affollati
- Mezzi di trasporto non
attrezzati
20. PROBLEMATICHE ALL'ESTERNO
• Marciapiedi senza scivoli
• Marciapiedi troppo stretti
• Strade con pendenza eccessiva
• Pavimentazione non scorrevole
(sampietrini, ghiaia, erba, sabbia,
asfalto dissestato...)
22. LE PORTE
• Porte pesanti e difficili da manovrare
• Porte con maniglie o campanelli alti
• Porte girevoli e tornelli
Privilegiare le porte automatiche
Meglio porte leggere, che si aprono a spinta
Maniglioni verticali
24. “ALTO O BASSO”
• “banconi e i piani di
appoggio devono essere
predisposti in modo che
almeno una parte di
essi sia utilizzabile da
persona su sedia a
ruote” (DM 236/1989)
• Scaffali (supermercati)
• Parapetti chiusi che non
consentono di guardare
oltre
25. TUTTO TROPPO ALTO
• Banconi dei bar
• Locali (es. pizzerie al taglio, bar
piccoli, stazioni di servizio…) che
hanno solo tavoli alti con sgabelli
alti
Prevedere piani d'appoggio bassi
Tavoli con sedute non fisse
Utile servizio al tavolo, anche per
pagare
26. D.M.N. 236/1989
• Accessibilità: possibilità per persone con ridotta o impedita capacità
motoria o sensoriale di raggiungere l'edificio e le sue singole unità
immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi
e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia.
• Visitabilità: possibilità per persone con ridotta o impedita capacità
motoria o sensoriale di accedere agli spazi di relazione e ad almeno
un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Vengono considerati
spazi di relazione gli spazi di soggiorno dell'alloggio e quelli dei
luoghi di lavoro, servizio e incontro, nei quali il cittadino entra in
rapporto con la funzione ivi svolta.
• Adattabilità: possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a
costi limitati, allo scopo di renderlo completamente e agevolmente
fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità
motoria o sensoriale.
27. TESTO UNICO EDILIZIA
D.P.R. 380/2001
• ART 82, comma 6. Tutte le opere realizzate
negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico
in difformità dalle disposizioni vigenti in
materia di accessibilità e di eliminazione delle
barriere architettoniche, nelle quali le
difformità siano tali da rendere impossibile
l’utilizzazione dell’opera da parte delle
persone handicappate, sono dichiarate
inagibili.
29. SERVIZI IGIENICI
Devono essere garantite le
manovre di una sedia a
ruote
• Accostamento laterale a
tazza, doccia, vasca
• Accostamento frontale al
lavabo che deve essere a
mensola
• Corrimano
• Campanello di emergenza
presso tazza e vasca
30. P.E.B.A.
I P.E.B.A. o Piani per l'Eliminazione delle Barriere
Architettoniche (art. 32, comma 21 della legge n.
41/1986 e art. 24, comma 9 della legge n.
104/1992) sono uno strumento che ha la finalità
di conoscenza delle situazioni di impedimento,
rischio e ostacolo per la fruizione di edifici e
spazi pubblici. Questi piani rappresentano il
punto di partenza per la redazione di Piani
Pluriennali di Abbattimento delle barriere
architettoniche.
31.
32.
33.
34. NORMATIVA REGIONE VENETO
La Giunta regionale:
1. adotta il piano annuale di intervento per l’eliminazione
delle barriere architettoniche
2. assegna alle province ed ai comuni i fondi disponibili;
3. provvede al funzionamento del centro regionale di
documentazione sulle barriere architettoniche
4. assegna ai comuni contributi per la redazione o revisione
dei piani comunali di eliminazione delle barriere
architettoniche fino al 50%
5. promuove corsi di formazione per tecnici
6. 10% contributo di costruzione dei Comuni dovrebbe
essere utilizzata per fondo abbattimento barriere
architettoniche