Content marketing Coinvolgere e promuovere con i contenuti
Cultura a latere
1. gennaio 2021
di Isabella Borrelli
CULTURA A LATERE
Unconventional communication & digital PR
per il settore della cultura
2. Per Ladynomics è tra le 140 femministe
del 2019 in Italia. Per Startup Italia è tra le
150 donne da seguire su temi di
innovazione e tra le 1000 donne che
stanno cambiando l’Italia 2020 e 2019.
Docente per Talent Garden, UniPadova.
Speaker ispirazionale, attivista
femminista intersezionale e LGBT+.
Isabella Borrelli
Digital Strategist & hacktivist
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@Isabella_Borrelli
Unconventional communication
Il cultural jamming
Appropriarsi del registro comunicativo delle multinazionali per sovvertirne i messaggi. Non a
caso Umberto Eco, nel 1967, in riferimento a questa corrente, parla di guerrilla semiotica, e
cioè di un’azione di interferenza nel segnale del linguaggio.
.
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Unconventional communication
e poi cos’è successo?
Inizialmente la comunicazione non convenzionale non era uno strumento di comunicazione
corporate: da una parte avevamo le imprese che cercavano di catturare l’attenzione del
consumatore con strategie comunicative tradizionali, e dall’altra il cultural jamming che
utilizzava strategie non convenzionali per fare controinformazione.
.
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Unconventional communication
Spot evento.
consiste nel creare una situazione notiziabile intorno alla quale auspicabilmente creare un
dibattito, o per meglio dire creare conversazioni, i principali KPI su cui vengono misurate
le azioni di comunicazione.
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Il parere di persone come noi.
I consumatori guardano con crescente scetticismo le comunicazioni dei brand, perché
sempre più consapevoli delle tattiche di marketing messe in atto per raggiungerli.
Adesso ci fidiamo dell’opinione di persone reali che hanno provato i prodotti e servizi. Una
prova empirica? Il successo di app come Tripadvisor.
Museo Cambelotti
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31. Pagare in visibilità.
Elle che ha chiesto a un hotel a Dublino una stanza per sé e il suo compagno per 5
giorni durante il periodo di San Valentino, in cambio di visibilità sui suoi canali social.
Elle Darby è una micro influencer, con un pubblico di più di 88.000 follower solo su
Instagram, che ha deciso proattivamente di proporre i suoi servizi a un albergatore,
Paul Stenson, che però non solo ha declinato l'offerta, ma ha deciso a sua volta di
pubblicare sui social la richiesta della ragazza polemizzando.
32. Cosa è successo?
Elle contatta Paul Stenson con
un’email definendo la prestazione e
ponendo ad esempio una
precedente collaborazione. A questo
punto l’albergatore pubblica sui
social l’email, oscurando il nome del
mittente e scrivendo un commento
“caldo” in cui vengono chiamati in
causa i dipendenti che, secondo lui,
non possono essere pagati in
visibilità.
33. Paul ha ragione?
Per me no.
➔ L’importante non è purché se ne parli:
rinsaldare una reputazione costa più che
trovare nuovi clienti e danneggia sul lungo
periodo.
➔ Tone of voice non in linea con il brand
➔ Il messaggio utilizza emozioni negative: la
rabbia
➔ Nessuna correlazione tra messaggio e servizio
da promuovere
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Cosa non ha funzionato?
➔ Mancanza di preparazione dell’azione
➔ Tone of voice dello spazio non in linea con lo storico
➔ Mancata pianificazione
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Cosa ha funzionato?
➔ Target dell’influencer in linea con il target desiderato
➔ Azione iscritta in un contesto più ampio da parte dell’influencer
➔ Percepita freschezza, immediatezza e interesse
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Partire dalla strategia, non dagli influencer.
Il primo passo da fare è scrivere di nostro pugno la message bible del brand e da lì elaborare
lo storytelling della nostra strategia di PR.
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Pensare al target, non al mittente.
Non ci servono tutte le piattaforme social, ma quelle dove si trova il nostro target.
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Il budget.
Nessuno vuole parlare mai di budget, ma il mestiere del PR è un duro mestiere. Bisogna
capire cosa ci serve per la nostra strategia. Cosa è importante considerare:
● Content strategy: pianificazione e creazione
● Creazione dei contenuti e distribuzione
● Compenso per gli Influencer
● Pubblicità sui canali social
● Altre promozioni su altri media
● Attività offline
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Non è pubblicità.
L’errore più grande è trattare gli influencer come meri cartelloni pubblicitari: si tratta di content
creator.
Museo Cambelotti
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Non lasciare soli gli influencer.
È importante scrivere delle linee guida per l’influencer. Cosa devono prevedere?
● Obiettivo delle attività
● tono di voce del brand/campagna
● Esempi e template per realizzare i post
● Una lista di contenuti e informazioni che non devono essere condivise pubblicamente
● Il contatto di una persona di riferimento per eventuali domande
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Selezionare gli influencer.
Al di là delle conoscenze tecniche esiste solo una golden rule: la coerenza.
Un buon PR sa trasformare un influencer in un ambassador e questo è possibile grazie a uno
studio approfondito del brand e dell’influencer, nel riuscire a creare un legame e a trovare i
punti di contatto anche non immediatamente visibili dalle bio dei social.
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Le misure contano?
Ma come scegliere la “grandezza” giusta? É importante seguire tre considerazioni:
● Obiettivi di conversione
● Brand awareness
● Attivazione territoriale
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@Isabella_Borrelli
Digital PR
Creare occasioni di valore.
Come vorresti che fossero i contenuti? Ci sono una moltitudine di modi in cui un brand può
collaborare con un influencer, cerca di pensare fuori dagli schemi e di creare qualcosa mai
visto prima nel tuo settore. Questo influenzerà positivamente sia il brand che l’influencer
stesso.
Museo Cambelotti
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