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Il Film “Fahrenheit 451” è stato tratto
dall’omonimo libro scritto da Ray Bradbury nel
1953, noto in italia anche con il titolo “gli anni della
fenice”.

Il libro e così il film si collocano nel genere della
fantascienza sociologica: i temi trattati sono infatti
di natura sociale, mentre l’ambientazione è di
natura distopica (termine usato per indicare
l’esatto opposto dell’utopia, ovvero una società
futura e ipotetica caratterizzata fortemente in
negativo).

Il titolo del romanzo viene da alcuni riferito alla
temperatura di autocombustione della carta
(quella a cui brucia spontaneamente secondo le
unità di misura imperiali).
Una pattuglia di pompieri si dirige verso un
appartamento, ove entrano alla ricerca di libri: dopo aver
perquisito tutta la casa e averli accumulati in cortile li
incendiano con un lanciafiamme.

Montag, uno dei pompieri della squadra, sta per ricevere
una promozione per la sua ottima condotta, definita dalla
scarsa eloquenza, obbedienza cieca agli ordini e nulla
capacità di iniziativa di quest’ultimo. Tornando a casa, si
trova a discutere con la sua bizzarra vicina di casa, che gli
pone delle domande capaci di insinuare il dubbio nella
mente conformista del pompiere.

Quando egli torna a casa, la moglie è troppo impegnata a
guardare la televisione per degnarlo di nota. La sua unica
preoccupazione è far parte della "Grande Famiglia"
televisiva, mentre Montag ci mostra che la donna assume
regolarmente un buon numero di farmaci. Egli è infatti
affetta da sindrome depressiva e da tendenze suicide -
comportamento perfettamente normale nella società
rappresentata nel film.
Lo schermo televisivo finge l’interazione con lo spettatore, facendogli
credere di essere il protagonista unico e perfetto delle trasmissioni
mandate in onda. Mentre Montag si accorge della colossale presa in
giro, la moglie Linda è totalmente presa e succube dell’inganno.

Il tempo scorre dunque davanti agli schermi televisivi e nella completa e
più falsa felicità, mentre la vicina di casa di Montag inizia lentamente ad
aprire la mente di quest'ultimo.

Col tempo il dubbio prendere il sopravvento e Montag inizia a leggere i
libri anzichè bruciarli, a nasconderli in casa e diventarne letteralmente
dipendente.

Dopo aver letto un passo di un libro alle amiche della moglie e averne
fatta piangere una, Linda si spaventa di tutto ciò, lo denuncia ai
pompieri e lascia la casa. Montag, costretto dai suoi colleghi a bruciare
la sua stessa casa, da fuoco anche al capo della squadra, rendendolo
colpevole di omicidio e obbligandolo alla fuga.

Egli scappa dalla città come consigliato tempo prima dalla vicina, e si
ritrova con un gruppo di appassionati che hanno abbandonato tutto e
sono diventati uomini-libro dimenticati dalla società; Montag diventerà
uno di loro.
Il film – così come il libro – narra
dunque di una società distopica, in
cui la televisione ha preso il controllo
totale. La lettura dei libri, considerati
causa di infelicità, è vietata dalla
legge. Le famiglie (nelle quali
l’interazione     interpersonale       è
pressochè nulla, salvo rari confronti
nei quali è ancora la televisione la
protagonista) passano le loro
esistenze davanti allo schermo,
illudendosi di essere felici (ricorrendo
alle pillole nei momenti di
depressione) e di esser parte di una
Grande Famiglia dove vigono il
protagonismo e la falsità.
La censura è ampiamente utilizzata. L’impossibilità di reperire
informazioni in formato cartaceo spinge la gente a far costante uso di
un consumo di massa sempre più invadente che punta ad annichilire
ogni forma di opinione personale o negativa nei confronti della vita,
del governo, della società. Le poche persone che tentano di opporsi
finiscono irrimediabilmente per venir escluse da qualsiasi tipo di
attività o ruolo sociale, non che eventualmente arrestate o uccise.
Tuttavia, per coloro che riescono a scappare, si prospetta un futuro
aperto e positivo. Gli uomini-libro ci permettono di sperare in un
futuro migliore.
Il film vuole essere una critica alla degenerazione informativa dei sistemi democratici contemporanei.
Nella sequenza presa in analisi, collocata nella prima mezz’ora del film, ci vengono presentati la
mentalità e lo stile di vita correnti, nonchè l’abissale ipocrisia che ne sta alla base.
Clarisse e Montag prendono quotidianamente lo stesso mezzo di trasporto, ma il secondo non si è mai
accorto della cosa, pur essendo essi vicini di casa. La donna si avvicina per prima, e inizia a parlare con
entusiasmo, mentre l’uomo risponde svogliatamente e a monosillabi.

Nella prosecuzione del dialogo, Clarisse chiede a Montag perchè i libri sono proibiti. La risposta di
quest’ultimo non è frutto di un ragionamento personale, ma è chiaramente una lezione imparata a
memoria. “I libri rendono le persone asociali”.
Clarisse chiede a quel punto se lei è sembrata asociale. Da quella frase intuiamo che la ragazza è
abituata a leggere numerosi libri, e la sua non è altro che una sottile critica verso l’uomo “sociale” che
però fatica a sostenere un dialogo.

Al rientro a casa, la moglie di Montag – troppo presa a guardare la televisione – non lo degna di uno
sguardo e a malapena gli risponde quando egli gli parla. Al suono della parola “promozione” tuttavia,
l’entusiasmo della donna si risveglia: la promozione signica più soldi per poter comprare un nuovo
apparecchio visivo, e sentirsi ancora più circondati dalla Grande Famiglia.
Quando ancora una volta Clarisse pone una domanda al Montag,
chiedendogli se è felice, nuovamente non assistiamo a una
riflessione di quest’ultimo al riguardo: la risposta è meccanica.

“Certo che sono felice”. Nessun dubbio viene posto, non si sente
nessuna esitazione nella voce del protagonista.

Ancora una volta, è il rientro a casa a farci capire come stanno
veramente le cose. La moglie assume quotidianamente un certo
numero di pillole per vari problemi di natura psichiatrica.
“prendine pure se ti servono, ho un flacone pieno nuovo”
L’assunzione di pillole diventa dunque essenziale, diffusa e
quotidiana come mangiare o bere. La donna parla sempre col sorriso
alle labbra e gli occhi volti verso allo schermo in uno sguardo vitreo,
perso, come di una persona che assorbe qualsiasi stimolo esterno
passivamente.

Solo più avanti nel film si scoprirà che la tristezza e i sentimenti
negativi sono stati banditi dalla società in ogni modo possibile, e solo
più avanti vediamo la moglie di Montag che tenta il suicidio.
“ci saranno almeno una cinquantina di casi come questi al giorno, è
normalissimo”
La risposta degli addetti al “risveglio” della donna in coma non ci
dice nulla di nuovo, ma completa e chiarisce una volta per tutte il
quadro che già ci si era presentato dinnanzi agli occhi.
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Fahrenheit 451

  • 1.
  • 2. Il Film “Fahrenheit 451” è stato tratto dall’omonimo libro scritto da Ray Bradbury nel 1953, noto in italia anche con il titolo “gli anni della fenice”. Il libro e così il film si collocano nel genere della fantascienza sociologica: i temi trattati sono infatti di natura sociale, mentre l’ambientazione è di natura distopica (termine usato per indicare l’esatto opposto dell’utopia, ovvero una società futura e ipotetica caratterizzata fortemente in negativo). Il titolo del romanzo viene da alcuni riferito alla temperatura di autocombustione della carta (quella a cui brucia spontaneamente secondo le unità di misura imperiali).
  • 3. Una pattuglia di pompieri si dirige verso un appartamento, ove entrano alla ricerca di libri: dopo aver perquisito tutta la casa e averli accumulati in cortile li incendiano con un lanciafiamme. Montag, uno dei pompieri della squadra, sta per ricevere una promozione per la sua ottima condotta, definita dalla scarsa eloquenza, obbedienza cieca agli ordini e nulla capacità di iniziativa di quest’ultimo. Tornando a casa, si trova a discutere con la sua bizzarra vicina di casa, che gli pone delle domande capaci di insinuare il dubbio nella mente conformista del pompiere. Quando egli torna a casa, la moglie è troppo impegnata a guardare la televisione per degnarlo di nota. La sua unica preoccupazione è far parte della "Grande Famiglia" televisiva, mentre Montag ci mostra che la donna assume regolarmente un buon numero di farmaci. Egli è infatti affetta da sindrome depressiva e da tendenze suicide - comportamento perfettamente normale nella società rappresentata nel film.
  • 4. Lo schermo televisivo finge l’interazione con lo spettatore, facendogli credere di essere il protagonista unico e perfetto delle trasmissioni mandate in onda. Mentre Montag si accorge della colossale presa in giro, la moglie Linda è totalmente presa e succube dell’inganno. Il tempo scorre dunque davanti agli schermi televisivi e nella completa e più falsa felicità, mentre la vicina di casa di Montag inizia lentamente ad aprire la mente di quest'ultimo. Col tempo il dubbio prendere il sopravvento e Montag inizia a leggere i libri anzichè bruciarli, a nasconderli in casa e diventarne letteralmente dipendente. Dopo aver letto un passo di un libro alle amiche della moglie e averne fatta piangere una, Linda si spaventa di tutto ciò, lo denuncia ai pompieri e lascia la casa. Montag, costretto dai suoi colleghi a bruciare la sua stessa casa, da fuoco anche al capo della squadra, rendendolo colpevole di omicidio e obbligandolo alla fuga. Egli scappa dalla città come consigliato tempo prima dalla vicina, e si ritrova con un gruppo di appassionati che hanno abbandonato tutto e sono diventati uomini-libro dimenticati dalla società; Montag diventerà uno di loro.
  • 5. Il film – così come il libro – narra dunque di una società distopica, in cui la televisione ha preso il controllo totale. La lettura dei libri, considerati causa di infelicità, è vietata dalla legge. Le famiglie (nelle quali l’interazione interpersonale è pressochè nulla, salvo rari confronti nei quali è ancora la televisione la protagonista) passano le loro esistenze davanti allo schermo, illudendosi di essere felici (ricorrendo alle pillole nei momenti di depressione) e di esser parte di una Grande Famiglia dove vigono il protagonismo e la falsità.
  • 6. La censura è ampiamente utilizzata. L’impossibilità di reperire informazioni in formato cartaceo spinge la gente a far costante uso di un consumo di massa sempre più invadente che punta ad annichilire ogni forma di opinione personale o negativa nei confronti della vita, del governo, della società. Le poche persone che tentano di opporsi finiscono irrimediabilmente per venir escluse da qualsiasi tipo di attività o ruolo sociale, non che eventualmente arrestate o uccise. Tuttavia, per coloro che riescono a scappare, si prospetta un futuro aperto e positivo. Gli uomini-libro ci permettono di sperare in un futuro migliore.
  • 7. Il film vuole essere una critica alla degenerazione informativa dei sistemi democratici contemporanei. Nella sequenza presa in analisi, collocata nella prima mezz’ora del film, ci vengono presentati la mentalità e lo stile di vita correnti, nonchè l’abissale ipocrisia che ne sta alla base. Clarisse e Montag prendono quotidianamente lo stesso mezzo di trasporto, ma il secondo non si è mai accorto della cosa, pur essendo essi vicini di casa. La donna si avvicina per prima, e inizia a parlare con entusiasmo, mentre l’uomo risponde svogliatamente e a monosillabi. Nella prosecuzione del dialogo, Clarisse chiede a Montag perchè i libri sono proibiti. La risposta di quest’ultimo non è frutto di un ragionamento personale, ma è chiaramente una lezione imparata a memoria. “I libri rendono le persone asociali”. Clarisse chiede a quel punto se lei è sembrata asociale. Da quella frase intuiamo che la ragazza è abituata a leggere numerosi libri, e la sua non è altro che una sottile critica verso l’uomo “sociale” che però fatica a sostenere un dialogo. Al rientro a casa, la moglie di Montag – troppo presa a guardare la televisione – non lo degna di uno sguardo e a malapena gli risponde quando egli gli parla. Al suono della parola “promozione” tuttavia, l’entusiasmo della donna si risveglia: la promozione signica più soldi per poter comprare un nuovo apparecchio visivo, e sentirsi ancora più circondati dalla Grande Famiglia.
  • 8. Quando ancora una volta Clarisse pone una domanda al Montag, chiedendogli se è felice, nuovamente non assistiamo a una riflessione di quest’ultimo al riguardo: la risposta è meccanica. “Certo che sono felice”. Nessun dubbio viene posto, non si sente nessuna esitazione nella voce del protagonista. Ancora una volta, è il rientro a casa a farci capire come stanno veramente le cose. La moglie assume quotidianamente un certo numero di pillole per vari problemi di natura psichiatrica. “prendine pure se ti servono, ho un flacone pieno nuovo” L’assunzione di pillole diventa dunque essenziale, diffusa e quotidiana come mangiare o bere. La donna parla sempre col sorriso alle labbra e gli occhi volti verso allo schermo in uno sguardo vitreo, perso, come di una persona che assorbe qualsiasi stimolo esterno passivamente. Solo più avanti nel film si scoprirà che la tristezza e i sentimenti negativi sono stati banditi dalla società in ogni modo possibile, e solo più avanti vediamo la moglie di Montag che tenta il suicidio. “ci saranno almeno una cinquantina di casi come questi al giorno, è normalissimo” La risposta degli addetti al “risveglio” della donna in coma non ci dice nulla di nuovo, ma completa e chiarisce una volta per tutte il quadro che già ci si era presentato dinnanzi agli occhi.
  • 9. Galizzi Francesca – Nuove Tecnologie dell’Arte II Corso di Fenomenologia dei Media