2. L'esperimento di Milgram fu
un esperimento di psicologia sociale condotto
nel 1961 dallo psicologo statunitense Stanley
Milgram il cui obiettivo era lo studio del
comportamento di soggetti ai quali
un'autorità, nel caso specifico uno scienziato,
ordinava di eseguire delle azioni in conflitto
con i valori etici e morali dei soggetti stessi.
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3. L'esperimento cominciò tre mesi dopo l'inizio
del processo a Gerusalemme contro il
criminale di guerra nazista Adolf Eichmann.
Milgram concepiva l'esperimento come un
tentativo di risposta alla domanda: "È
possibile che Eichmann e i suoi milioni di
complici stessero semplicemente eseguendo
degli ordini?"[1].
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4. I partecipanti alla ricerca furono reclutati tramite
un annuncio su un giornale locale o tramite inviti
spediti per posta a indirizzi ricavati dalla guida
telefonica.
Il campione risultò composto da persone fra i 20 e
i 50 anni, maschi, di varia estrazione sociale.
Fu loro comunicato che avrebbero collaborato,
dietro ricompensa, a un esperimento sulla memoria
e sugli effetti dell'apprendimento.
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5. Nella fase iniziale della prova lo
sperimentatore, assieme a un collaboratore
complice, assegnava con un sorteggio
truccato i ruoli di "allievo" e di "insegnante“.
Gli allievi erano complici dello
sperimentatore.
I due soggetti venivano poi condotti nelle
stanze predisposte per l'esperimento.
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6. L'insegnante (soggetto ignaro) era posto di
fronte al quadro di controllo di un generatore
di corrente elettrica, composto da 30
interruttori a leva posti in fila orizzontale,
sotto ognuno dei quali vi era segnalata
la tensione, dai 15 V del primo ai 450 V
dell'ultimo.
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7. Sotto ogni gruppo di 4 interruttori apparivano
le seguenti diciture: (1–4) scossa leggera, (5–
8) scossa media, (9–12) scossa forte, (13–16)
scossa molto forte, (17–20) scossa intensa,
(21–24) scossa molto intensa, (25–28)
attenzione: scossa molto pericolosa, (29–30)
XXX.
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8. All'insegnante era fatta percepire la scossa
relativa alla terza leva (45 V) in modo che si
rendesse personalmente conto che non vi
erano finzioni e gli veniva detto il compito di
memorizzazione da sottoporre all’allievo.
in caso di risposta sbagliata, infliggere una
punizione, aumentando l'intensità della
scossa a ogni errore dell'allievo.
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9. Contrariamente alle aspettative, nonostante i
40 soggetti dell'esperimento mostrassero
sintomi di tensione e protestassero
verbalmente, una percentuale considerevole
di questi obbedì allo sperimentatore.
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10. percezione di legittimità dell'autorità (nel
caso in questione lo sperimentatore incarnava
l'autorevolezza della scienza)
adesione al sistema di autorità
le pressioni sociali (disobbedire allo
sperimentatore avrebbe significato metterne
in discussione le qualità oppure rompere
l'accordo fatto con lui).
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11. Milgram arrivò a dimostrare che l'obbedienza
dipende anche dalla ridefinizione del
significato della situazione. Ogni situazione è
infatti caratterizzata da una sua ideologia che
definisce e spiega il significato degli eventi
che vi accadono, e fornisce la prospettiva
grazie alla quale i singoli elementi acquistano
coerenza.
11
13. Mancanza di rispetto che offende
e mortifica la dignità e l’indentità
della persona.
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14. Si presenta da sola oppure in associazione
con altre forme di violenza.
E’ la prima a manifestarsi ed è quella che
permette lo svilupparsi delle altre.
E’ la meno percepibile. Spesso la vittima
finisce con il percepirsi con gli occhi di chi
perpetra la violenza.
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15. Comprende abusi psicologici
come intimidazioni, umiliazioni pubbliche o
private, continue svalutazioni, ricatti,
controllo delle scelte personali e delle
relazioni sociali fino al completo
isolamento.
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Sono relazioni in cui i membri della coppia spesso non si
rendono conto della problematicità del proprio rapporto.
L'altro viene usato dal perverso relazionale per
sostenere la propria autorità e la propria autostima.
I perversi relazionali sono caratterizzati dalla estrema
naturalezza con cui manipolano fatti e persone.
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Ci possono essere due scenari che caratterizzano
l'inizio della relazione perversa:
1. All'inizio della relazione la compagna si sente in
qualche modo parte del mondo grandioso del
perverso, si sentono una "coppia speciale".
2. Oppure può essere la compagna ed essere
considerata grandiosa e invidiabile. Lui la
mette sul piedistallo e lei ci sta volentieri.
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Gradualmente avviene un cambiamento ed emergono sempre più
marcati alcuni fattori:
•Maltrattamento - fisico e/o psicologico.
•Isolamento - gradualmente la vittima si allontana da amici, parenti e dal
proprio ambiente sociale.
•Senso di colpa/Inadeguatezza - la vittima non si sente all'altezza del
compagno.
•Denigrazione/Umiliazione - il maltrattante attua comportamenti e
comunicazioni atte a denigrare l'altro.
20. Il narcisista perverso è un amalgama di Sé
multipli scissi, cioè non sono
contemporaneamente e pacificamente
coesistenti.
All’inizio emerge il “lato buono”, che di solito
è estremamente affascinante.
Effetto straniante sulle vittime, che non
riescono a integrare la rappresentazione dei
diversi sé.
20
22. Per violenza sessuale si intende ogni forma di
coinvolgimento in attività sessuali senza un
reale consenso: qualsiasi atto sessuale, o
tentativo di atto sessuale, commenti o
avances sessuali non desiderate, contro una
persona con l’uso della coercizione.
22
23. 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel
corso della propria vita una qualche forma di
violenza fisica o sessuale
il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il
20,2% ha subìto violenza fisica, il 21%
violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di
violenza sessuale come stupri e tentati stupri.
Sono 652 mila le donne che hanno subìto
stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.
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24. I partner attuali o ex commettono le violenze
più gravi. Il 62,7% degli stupri è commesso da
un partner attuale o precedente. Gli autori di
molestie sessuali sono invece degli
sconosciuti nella maggior parte dei casi
(76,8%).
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25. Quello che è prioritario per l’aggressore non è il
sesso, ma il rapporto di dominanza e forza.
De-umanizzazione della vittima.
Il bisogno narcisistico e sado-masochistico di
esercitare, attraverso la violenza, la propria forza
ed il proprio controllo su una vittima, potrebbe
derivare da sentimenti inconsci di impotenza e
svalutazione, o da un profondo vuoto interno ed
una profonda depressione.
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26. Una donna si reca ad una festa con degli amici, nel corso
della serata tutti consumano molti alcolici, balla con un
amico, lo bacia, poi decide di lasciare la festa perché ha
esagerato con l’alcol. Si fa accompagnare a casa, scopre di
aver perso le chiavi, l’“amico” si offre di ospitarla. Lei accetta.
Una volta a casa si distende sul letto, è esausta e stordita per
l’esagerato consumo alcolico. Lui la bacia, lei ricambia. Lui si
spinge oltre, lei lo respinge. Lui insiste. Lei cerca di
divincolarsi, stenta a comprendere ciò che sta succedendo.
Vuole che tutto finisca, lo dice, ma lui non smette.
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27. L’indagine è stata condotta su due
gruppi di soggetti:
un gruppo composto da 210 persone,
suddivise abbastanza equamente tra
uomini e donne, appartenenti a diverse
fasce d’età e con diversi livelli di
istruzione. Tutti di Firenze.
La ricerca è del 2004
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28. Caso A (Anna) – storia di violenza sessuale
riconducibile al nostro stereotipo, in
particolare contiene i seguenti elementi:
Anna è costretta a fermarsi in un luogo
solitario a causa di un guasto alla sua
automobile;
Anna viene aggredita da uno sconosciuto;
Anna cerca di sottrarsi all’aggressore;
Anna è scioccata e tramortita;
Anna presenta ematomi e vestiti strappati.
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29. Caso B (Betti) – storia di un caso di violenza
sessuale con elementi di ambiguità:
Betti si reca da sola in un bar;
al bar incontra un uomo con cui trascorre tutta la
serata;
Betti si ubriaca;
Betti accetta di andare nell’appartamento dell’uomo;
Betti e l’uomo si baciano;
Betti non oppone un deciso rifiuto fisico alla
violenza, nonostante opponga un deciso rifiuto
verbale.
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30. ATTEGGIAMENTO VERSO LA VIOLENZA SESSUALE
CASO A
(stereotipico)
“è violenza sessuale”
97.6%
molto/abbastanza
“l’uomo dovrebbe essere
arrestato” 98.6%
molto/abbastanza
CASO B
(“ambiguo”)
“è violenza sessuale”
67.6%
molto/abbastanza
“l’uomo dovrebbe essere
arrestato” 52.4%
per nulla/poco
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32. Una donna di nome Kitty Genovese fu
assalita, di notte, per la strada, da un uomo
armato di coltello. Svegliate dalle urla della
donna 38 persone si affacciarono alla
finestra e videro quello che stava
accadendo.
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33. Nessuno chiamò la polizia prima che
fosse passata mezz’ora. In questa
mezz’ora l’assassino ebbe il tempo di
tornare indietro per finire la donna con
altre coltellate.
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34. Quali sono gli elementi che favoriscono
l’impulso ad aiutare qualcuno in pericolo?
Quali sono i meccanismi alla base dei
comportamenti passivi di fronte ad evidenti
richieste di aiuto?
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35. 1. Si presenta una situazione di pericolo, almeno
potenziale
2. La situazione deve poter essere definita come un
caso d’emergenza
3. La persona che viene a conoscenza del pericolo
deve sentire la responsabilità di intervenire in
aiuto
4. Questa persona deve avere qualche idea di cosa
fare per aiutare
5. La persona accorre in aiuto
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36. Essere (o sentirsi) facilmente sostituibili dagli altri
Essere (o sentirsi) i soli in grado di dare una
mano
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