1. Paper II : Cinema e VideoCLip
Larosa Rosalba
Progettazione Artistica per L’impresa II
2.
3. Millennium: Uomini Che Odiano Le Donne
Regia:
Soggetto:
Scenegiatura:
Casa di Produzione:
David Fincher
Musiche:
Fotografia:
Montaggio:
Scenografia:
Stieg Larsson
Steven Zaillian
Film Rites - MGM -
Scott Rudin Productions - Yellow Bird Films
Trent Reznor & Atticus Ross
Jeff Cronenweth
Kirk Baxter, Angus Wall
Donald Graham Burt
Anno di Produzione:
Distribuzione(italia):
Paese di produzione:
2011
Sony Pictures
USA, Svezia, UK, Germania,Canada.
Genere:Thriller, Drammatico
Trama
Mikael Blomkvist è un giornalista celebre per il suo impegno e per una condanna
di diffamazione, collezionata dopo aver attentato alla reputazione di un infido
uomo d’affari. La sua scrupolosità zelante e il suo recente rovescio gli attira-
no le simpatie di Henrik Vanger, potente industriale svedese che da quarant’anni
cerca la verità e il corpo della giovane nipote, probabilmente assassinata da un
membro della sua numerosa e disturbata famiglia. Lasciata Stoccolma alla volta
di Hedestad, una cittadina battuta dal vento e assediata dall’inverno, Mikael si
avvale della collaborazione di Lisbeth Salander, agente investigativo intuitiva
e hacker virtuosa con un passato abusato e un presente intimidito. Selvatica e
bellicosa Lisbeth è attratta dalla riservatezza e dall’integrità di Mikael, che
seduce, corteggia e prova a innamorare. Fuori dal letto e dalla loro intesa in-
tanto i fantasmi del passato si risvegliano e provano a ostacolarne l’indagine e
a minacciarne la vita.
Il Millennium di David Fincher produce arte là dove nessuno se lo aspetta e av-
via un’indagine più importante della soluzione. Realizza una versione autoria-
le del primo episodio di “Millennium”, trilogia poliziesca già adattata per lo
schermo da registi ordinari e scandinavi. Introdotto da “Immigrant Song” dei Led
Zeppelin (nella cover di Karen O., Trent Reznor e Atticus Ross) e ‘terminato’ da
“Orinoco Flow” di Enya, Millennium ribadisce l’ossessione del regista per il de-
litto e la decodificazione. Sotto il segno del male e dentro baratri esistenzia-
li, invariabilmente lastricati da sangue, lividi e ferite, il suo thriller nero
rifiuta lo sguardo superficiale. Per questa ragione il patriarca al tramonto as-
solda Mikael e Lisbeth, diversamente motivati ma incarnazioni ugualmente silenti
e laboriose dell’individuo che respinge il sistema chiuso e omertoso in cui è
costretto a muoversi e contro il quale mette in piedi ipotesi e intuizioni.
L’autore americano esce dai confini ‘nazionali’, dal paese dei Nobel, dal benes-
sere scandinavo e dai suoi rovesci sociali, per abitare un’inquietudine indeter-
minata e assumere uno sguardo astratto sul disagio dello stare assieme. A dirla
tutta il romanzo di Larsson prima di essere adattamento si adatta alla poetica
fincheriana, che riguarda da sempre la morale individuale e la patologica condi-
zione di smarrimento interiore dell’individuo nella società contemporanea. Mil-
lennium secondo Fincher innalza la temperatura interpretativa e chiarisce una
volta per tutte che l’adattamento non è una traduzione (fedele) ma un’interpre-
tazione, o perlomeno ne implica una. In questo senso la trasposizione dell’au-
tore è qualcosa di diverso dal romanzo di origine, una riscrittura che scava
più in profondità, producendo valore aggiunto, illuminando Larsson e concedendo
un’ulteriore chance al suo romanzo.
A muovere la situazione di impasse apparente, accumulando dettagli utili a edi-
ficare una costruzione indiziaria e contro un conclamato fraintendimento del
reale e delle evidenze, ci pensano la Lisbeth diafana e disperatamente vitale di
Rooney Mara e il giornalista assediato e depotenziato di Daniel Craig,
4. Lisbeth Salander
È un’hacker geniale, esperta di pirateria informatica, in grado di raccogliere
informazioni da archivi pubblici, privati, bancari o giudiziari. Nell’ambiente
è conosciuta col nickname Wasp (Ape). Possiede una spiccata memoria fotografica
che le permette di memorizzare in poco tempo enormi quantità di dati e informa-
zioni, si interessa di matematica, algebra pura, fisica e logica e qualcuno so-
spetta che abbia la sindrome di Asperger. Spiragli sulla sua vicenda personale
si aprono solo nel secondo volume della saga Millennium, La ragazza che giocava
con il fuoco, in cui viene finalmente spiegato cosa intenda Lisbeth con l’e-
spressione “Tutto il Male”.
Con questa espressione, il cui significato viene chiarito da Holger Palmgren,
primo storico tutore di Lisbeth, in un colloquio con Michael Blomkvist, Lisbeth
Salander si riferisce ad un episodio particolarmente scottante della propria
adolescenza che ha portato al suo internamento nella casa di cura St. Stephan ad
Uppsala.
Holger Palmgren riferisce a Blomkvist che il padre di Lisbeth sarebbe un ex
agente del Gru di origini ucraine di nome Alexander Zalachenko. Questo personag-
gio fa la sua comparsa in alcuni documenti che Blomkvist legge per un’inchiesta
che la redazione di Millennium sta portando avanti sul trafficking.
Zalachenko conosce la madre di Lisbeth e Camilla, Agneta, che è molto più giova-
ne di lui e si innamora perdutamente. Dalla loro unione nascono le due gemelle.
Zalachenko non sembra curarsi della neonata famiglia e si allontana molto spes-
so, tornando solo per usare violenza nei confronti di Agneta e ignorando comple-
tamente le figlie.
La reazione delle bambine è diversa anche quando sono molto piccole, perché Ca-
milla, a differenza di Lisbeth, benché si renda conto allo stesso modo dei mal-
trattamenti subiti dalla madre, tuttavia è solo preoccupata che si sappia qual-
cosa in giro.
L’ultimo episodio di violenza, nel quale si concretizza ciò che Lisbeth chiama
“Tutto il Male”, avviene quando le bambine hanno circa 12 anni, nel 1991.
Quando intervengono le forze dell’ordine, però, invece di occuparsi di Agneta,
come la stessa Lisbeth suggerisce, si occupano primariamente di Zalachencko e,
inoltre, l’episodio viene completamente insabbiato a causa della posizione di
ex agente del Gru di Zalachenko. Questo è il motivo per cui dopo Lisbeth viene
ricoverata presso la clinica St. Stephan di Uppsala.In Millennium Lisbeth vie-
ne tenuta indirettamente a bada dai servizi segreti che, dopo la dipartita di
palmgren a causa di un ictus, viene affidata alle “cure” di un nuovo tutore, che
approfittandosi della sfiducia di Lisbeth nelle autorità, abusa di lei con vio-
lenze inaudite. Lei stessa si farà giustizia da sola, come è stata costretta a
fare col padre.
crepe luminose che lottano per dare visibilità a esistenze e corpi inghiotti-
ti dal nulla, ricercatori (in)sani che indagano con fiducia nella verità dentro
l’impenetrabilità dello spazio domestico. E l’iniziazione alla verità nel cinema
di Fincher avviene sempre in un ‘mondo parallelo’. Agli scenari allestiti dal
serial killer mistico di Seven, ai club notturni e alle cantine sporche di Fight
Club succede la Hedestad immaginaria di Larsson, un territorio ‘raffreddato’,
un luogo mentale che disprezza il presente (e lo stile Ikea), che esala vapori
densi e l’odore cattivo degli spurghi dell’anima. Aperto alle innovazioni tec-
niche e sperimentatore indefesso di soluzioni visive potentemente funzionali al
racconto (nel modo dei titoli di testa), Fincher riapre il caso ‘Larsson’ e fa
giustizia.
In quell’occasione Zalachenko sottopone Agneta a enormi violenze, dandole un
colpo in testa che sarà la causa della prima di una serie di emorragie cerebra-
li che poi la porterà alla morte. In questa occasione, però, Lisbeth, ormai do-
dicenne, reagisce. Tornando a casa da scuola vede il padre andare via da casa
e trova la madre in condizioni pessime: decide di inseguire il padre, che è già
entrato in macchina, e, quando lui apre il finestrino per parlarle, lei but-
ta all’interno dell’abitacolo una busta da latte piena di benzina e accende un
fiammifero.
La Sequenza: I Titoli di Testa
Un’oscura sequenza introduce le tematiche del film: tasti del computer e colle-
gamenti usb (si possono distinguere chiaramente gli adattatori per Apple Macin-
tosh, a cui Lisbeth è fidelizzata) vengono investiti da una sostanza liquida ma
corposa di colore nero che ben presto inonda le figure di Rooney Mara e Daniel
Craig, i due protagonisti del film. “Volevo catturare il punto di vista di Li-
sbeth all’inizio del film e avevo la possibilità di usare la bellissima cover di
‘Immigrant Song’ – racconta David Fincher- Abbiamo voluto mettere insieme tutti
gli incubi di Lisbeth Salander e trasformarli in immagini”.
Gli opening credits di Millennium sono esattamente l’insieme delle paure e del-
le vicende trascorse di Lisbeth, inondate dal nero del marciume, della sfortuna,
della corruzione, della violenza che Wasp ha subito e affrontato nella sua vita.
La continuità data dal liquido aiuta ad evidenziare come gli abusi sulla sua
persona siano stati accumulati uno dietro l’altro, come le scene di un incubo
infinito, incontrollabile come l’oceano, scuro e profondo, e difficilmente scru-
tabile: è il succo della macabra vicenda che circonda la figura della protagoni-
sta.
Una piccola oligarchia di agenti segreti ha passato più di un quarto di secolo
a coprire le malefatte di un violento e psicotico russo, emigrato in Svezia e
protetto da asilo politico. Un criminale, pluriomicida, freddo calcolatore. E a
farne le spese è stata l’unica persona che ha osato reagire ai soprusi infitti
da costui: la coraggiosa Lisbeth, una dodicenne in grado di ridurlo in fin di
vita, nonostante le protezioni assicurate dai Servizi Segreti scandinavi, come a
voler sottolineare che gli episodi violenti sono più facili da commettere e av-
vengono con maggiore frequenza nell’ambito del parentado, rispetto agli omidici
commessi nei confronti di persone terze al nucleo famigliare.
5. La sua è stata una reazione esasperata dal cumulo di esperienze traumatiche a
cui fu costretta ad assistere, in difesa della madre che veniva regolarmente pe-
stata e ridotta in condizioni disperate.
Non è di certo la prima volta che Fincher realizza degli opening credits estre-
mi. Lo ha già fatto in “Seven”, in cui vediamo il serial killer pronto a dedi-
carsi a sette peccatori.
Tre anni dopo è stata la volta del sudore di Edward Norton in “Fight Club”.
E nel 2002 sono arrivate le affascinanti scritte retrò sui palazzi di New York
City in “Panic Room”.
Il regista si è frequentemente affidato a Trent Reznor per le musiche.
Analisi del Rapporto tra Inquadrature e
Musica
Innanzi tutto vorrei mettere in evidenza come la cover di Immigrant Song edita-
ta da Trent Reznor e Atticus Ross, cantata da Karen O, leader degli Yeah Yeah
Yeahs, è stata velocizzata nei tempi e resa aggressiva dalla messa in luce della
batteria, che scandisce il ritmo dell’incubo descritto, sui cui battiti si pog-
gia la sequenza di frame. I colori sono Prevalentemente il nero pece, il grigio
scuro. L’atmosfera è grave e le scene trasmettono una sensazione di costrizione,
attenuata dalla carica adrenalinica data dalla musica e dal montaggio. Anche in
questo ambito possiamo ammirare la bravura di Fincher nel riuscire a far traspa-
rire al 100% la situazione psicologica di Lisbeth: è sì presente la componente
della Frustrazione, ma allo stesso tempo, grazie alla musica appunto, è possibi-
le contrapporre la voglia di rivalsa, di opporsi al mare nero di dolore e disa-
gio che cosparge i personaggi. Nell’ultimo frame possiamo vedere una figura uma-
na che si presume sia quella di Lisbeth, lottare per emergere dal liquido nero,
e riuscire in questo. E’ difficile, anche dopo diverse visualizzazioni, capire
l’identità dei personaggi di petrolio, sono molto confusi tra loro, il che au-
menta l’autenticità del contenuto onirico della rappresentazione. La velocità
con cui i frame si sovrappongo è talmente elevata che solo attraverso un’analisi
frame per frame si riescono a captare dettagli fondamentali che permettono di
chiarificare lo stesso contenuto del video. Per esempio, il ritmo del montaggio
arriva all’apice della velocità insieme alla canzone, crendo un senso di smarri-
mento che Fincher ha reso attraverso un primo piano del volto nero di Lisbeth,
che volge uno sguardo torvo (tipico comportamento del personaggio) allo spet-
tatore, svelando due iridi completamente bianche, fantasmagoriche, che vengono
prese come punto di riferimento per sovrappore il frame di un viso di bambina
che si presume sia appunto quello della protagonista dodicenne (a 12 anni Li-
sbeth diede fuoco al padre).
6. Nell’elaborato sono presenti molti elementi distintivi di Lisbeth, ad esempio la
sua pelle (dalla quale poi spunteranno delle spine simili a pugnali) si confonde
spesso, per la grana, con quella del dragone (che è anche lui spinato), questo
effetto è reso anche attraverso dei macro ad hoc.
Dall’iride di Lisbeth nasce un’ape, wasp in inglese, il suo nickname nel mondo
degli hacker. L’ape fuoriesce dalla bocca Urlante di Lisbeth insieme al solito
liquido scuro, anche nelle ultime sequenze. E’ vista come il veicolo attraverso
il quale la ragazza riuscirà a ribaltare la situazione drammatica in cui i ser-
vizi segreti l’hanno costretta, e ottenere giustizia. Nell’inchiesta contro il
ricco imprenditore, alla quale Lisbeth partecipa su richesta di Mikael, la sua
abilità con la rete le permetterà di recuperare le prove per incastrare il mer-
cante e restituire la dignità allo stesso Blomkvist.
7. Palese Simbolo di rinascita è la fenice che sorge dalle ceneri di Mikael e Li-
sbeth, che attraverso le loro indagini sono diventati simbolo di purezza e di
verità all’interno delle intricate vicende.
Lisbeth e Mikeal spesso vengono sono indistinti, si sovrappongono i loro visi,
nascono dallo stesso cumulo di materia nera, sono legati inevitabilmente nel
loro destino, e anche sentimentalmente.
Mikael viene messo a tacere e reso cieco da alcune strisce di giornale autonome,
che ricalcano simbolicamente il modo in cui perse la reputazione (il suo artico-
lo venne usato come arma per screditarlo.