2. Fino alla seconda metà del Settecento, gli schiavi erano considerati
una delle merci comunemente trattate nei commerci internazionali.
I mercanti di schiavi, i negrieri, erano dunque considerati, sul piano
morale, al pari di qualsiasi altro onesto commerciante di spezie o di
altra merce. Anzi, essi erano considerati con maggior rispetto degli
altri mercanti, perché erano imprenditori di successo; infatti essi
disponevano di molto denaro per allestire una nave, impegnarsi in
lunghi viaggi e coprire i rischi di naufragi o altri incidenti che
avrebbero potuto causare la perdita della loro pregiata merce.
3. Questa buona considerazione del commercio degli schiavi era
comune a tutti gli europei. Del resto essi sapevano che la tratta
degli schiavi africani era da sempre praticata, e che gli Arabi ne
avevano fatto uno dei più ricchi commerci dei loro mercanti. Gli
Europei, inoltre, ritenevano che portando gli Africani in un mondo
civilizzato offrissero loro la possibilità di convertirsi al
Cristianesimo. Gli Africani, strappati dalle loro terre e privati della
libertà, cominciarono a considerare gli Europei come dei malvagi
che si arricchivano sfruttandoli.
4. Nacque così l'ostilità verso i bianchi, fenomeno che fino a quel
momento era stato estraneo alle culture africane. Le traversate
atlantiche delle navi degli schiavi avvenivano in condizioni
assolutamente disumane. Per il trasporto venivano utilizzate normali
navi mercantili. Nelle stive erano predisposti degli alloggiamenti nei
quali era ammucchiato un gran numero di schiavi: generalmente 600
persone, cioè almeno il 50 per cento in più di quanto la stiva di una
nave di quel tempo potesse contenere.
5. Dopo che erano stati fatti salire sull'imbarcazione, i deportati
erano denudati e rasati per limitare il diffondersi di pidocchi e
subito erano mandati nella stiva, che generalmente era molto bassa
d'altezza e nella quale gli schiavi erano dunque costretti a stare
accucciati o sdraiati. Due volte alla settimana venivano fatti salire
sul ponte della nave per essere lavati mentre il taglio dei capelli era
ripetuto ogni 15 giorni.
6. Gli uomini venivano incatenati a coppie con delle cavigliere di ferro
ed erano marchiati a fuoco sul petto e sulle spalle. Essi dovevano
restare quasi sempre nella stiva, aerata solo da aperture sui fianchi
della nave. Essi venivano portati sul ponte della nave solo due volte
al giorno, se le condizioni atmosferiche lo consentivano, per
mangiare una zupppa di riso, mais, manioca e fave, e bere, a volte, un
po' di rum.
7. Le donne, che generalmente erano un centinaio a viaggio, erano
invece sistemate a prua, sotto la cabina degli ufficiali, in uno spazio
comunque molto ristretto, ma esse avevano una maggiore libertà di
movimento. Anche i marinai facevano fatica a vivere per mesi in
spazi ridotti e dormivano a turno sulle amache collocate sul ponte
della nave.
8. Prima di sbarcare in America, le autorità tenevano le navi in
quarantena, cioè ferme al largo del porto per quaranta giorni, in
modo da avere la certezza che non vi fossero epidemie a bordo. I
quel periodo gli schiavi venivano resi il più possibile ”presentabili ”ai
futuri acquirenti: erano nutriti meglio; i loro corpi venivano
cosparsi con olio di palma e il medico di bordo si accertava delle
loro effettive condizioni.
9. Una volta sbarcati, gli schiavi venivano offerti all'asta ai migliori
offerenti: ciascuno di essi veniva messo su un tavolo o su una botte
in modo che potesse essere visto da tutti. Dopo essere stato
acquistato, lo schiavo veniva marchiato a fuoco con le iniziali del suo
nuovo padrone, gli veniva dato un nuovo nome ed era condotto nella
piantagione dove era destinato a lavorare per il resto dei suoi giorni.
Gli schiavi africani erano destinati alle grandi piantagioni di
zucchero, caffè, indaco, e tabacco, specie nell'America del Sud, o
alle piantagioni di cotone della parte meridionale dell'America del
Nord.
10. In particolare essi erano indispensabili nel territorio dell'attuale
Brasile, che era privo di popolazioni amerinde che potessero
lavorare per conto dei colonizzatori europei. Nel Sud America, in
ogni piantagione lavoravano numerosi schiavi i quali, vivendo insieme,
conservavano meglio la loro identità culturale. Nell'America del
Nord, invece, gli schiavi erano suddivisi tra tanti piccoli proprietari
e con il tempo formarono un'etnia afroamericana che mescolava
caratteri africani e caratteri del mondo dei coloni.