2. Le sostanze tossiche per via respiratoria possono agire localmente
nelle alte vie respiratorie (naso, faringe, laringe, trachea) e/o nelle
basse vie respiratorie (bronchi, polmoni); Oppure possono agire in
tutto l’organismo come veleno sistemico. Il CO inalato si lega
rapidamente all’ emoglobina contenuta nei globuli rossi, andando a
formare un composto chiamato carbossiemoglobina la quale è
responsabile dell’anossia cellulare.
3. Il monossido di carbonio, quindi, inattiva il trasporto dell’ossigeno
da parte dell’emoglobina del globulo rosso: ha infatti un’affinità
ben 300 volte maggiore dell’ossigeno (a pressione atmosferica) per
il ferro emoglobinico. Di conseguenza l’ipossia tissutale provoca
importanti danni funzionali proprio in organi che necessitano
maggiormente d’ossigeno, come cervello e cuore, ma anche, reni e
altri organi.
4. La gravità di un intossicazione da CO è proporzionale, pertanto, alla
quantità di CO fissata all’emoglobina. Il che significa che non
dipende solamente dalla concentrazione di CO nell’aria, ma anche
dalla durata dell’esposizione e dal volume respirato. Per cui i
bambini, che possiedono una respirazione più rapida, così come le
persone impegnate in un’attività fisica, raggiungeranno più
velocemente un tasso di carbossiemoglobina elevato.
5. La tossicità del monossido di carbonio può essere riferita ad una
complessa azione nella quale sono riconoscibili differenti
meccanismi:
1) un ridotto assorbimento polmonare dell'ossigeno
2)un ridotto trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai tessuti per la
formazione di HBCO
3)una ridotta utilizzazione tissutale dell’ossigeno.
6. Sempre a causa della sua alta affinità per il ferro, svolge un ruolo
tossico all'interno dei mitocondri: il monossido di carbonio si
complessa con i citocromi della catena di trasporto degli elettroni
perché questi contengono l'eme come gruppo prostetico (ipossia
citotossica). Provoca malattie cardio-vasculari ed accellera la
formazione delle placche aterosclerotiche nei vasi sanguigni,
elevando il rischio di Ictus e Infarti.
7. L'avvelenamento acuto si rivela con prevalenti disturbi nervosi
(cefalea, vertigini, vomito, sonnolenza, paresi, perdita di coscienza,
convulsioni), ma anche ipotensione, glicosuria, dispnea e adinamia
cardiaca. L'avvelenamento cronico si manifesta con astenia,
irritabilità, deperimento, cefalee, psicosi ed anemia. La terapia
richiede pronta ed ampia aerazione, difesa del malato da perdite di
calore, respirazione artificiale, inalazione di ossigeno, salasso e
fleboclisi o trasfusione sanguigna, analettici.