3. Dubbio identitario: da risorsa a minaccia
In origine la cultura libertaria elettronica
considerò con interesse le possibilità di
elaborazione identitaria offerte dalla tecnologia
Il gioco delle identità fu visto come un esercizio di
approfondimento del sé, una strada verso la
migliore conoscenza delle proprie prerogative
Le crociate per la sicurezza post 11 settembre e
la logica del Web 2.0 hanno messo drasticamente
in discussione questo approccio
4. La questione irrisolta del corpo
Fra le culture radicali della Rete si confrontano
due visioni a proposito del ruolo giocato dal corpo
nella definizione delle nostre identità
I movimenti cyborg e transumanista immaginano
un progressivo superamento del dato corporeo, in
favore di una matrice post-biologica
Il pensiero femminista e transgender, viceversa,
presume che il corpo resti il nucleo fondante della
nostra identità anche nell’esperienza virtuale
5. « La transizionee la
verso il virtuale
condizione
postumana
coincidono con la
“liberazione” della
mente dal corpo. »
(Hans Moravec)
6. « Nessun corpo virtuale
riconfiguarato, per
quanto bello sia,
ritarderà la morte di un
cyberpunk con l’AIDS:
Anche nell’epoca del
soggetto tecnosociale, la
vita è vissuta dai corpi.
Dimenticare il corpo è
un vecchio trucco
cartesiano. »
(Allucquère Rosanne Stone)
7. « Se è vero che la differenzal’ambito offline e
virtuale va riducendosi, e che
tra il reale e il
quello online vanno mescolandosi, ciò significa
forse che su Internet non possiamo più far
finta di impersonare qualcun altro? »
Geert Lovink, Ossessioni collettive. Critica dei social media, UBE, Milano, 2012
La questione dell’«io autentico»
nell’epoca dei social network
12. La spinta al «networked
individualism» di Barry Wellman
13. Avere due identità è un esempio della mancanza di
integrità. [...] È positivo che le persone reali abbiano
sconfitto quelle finte.
Marc Zuckerberg
14. Il modo di esporsi al mondo si standardizza
I siti di social network offrono una gamma di
scelte limitata e amichevole per esporre i propri
dati personali e professionali al mondo
Il ricorso a identità fittizie è escluso non tanto per
motivi di sicurezza, quanto perché non funzionale
agli obiettivi di business degli operatori
Il bisogno di auto-promozione è sfruttato a
addomesticato dai social media, che favoriscono
un appiattimento delle prospettive identitarie
15. L’immagine di sé come autoinganno
Anche se si tratta di un’immagine in gran parte
fittizia, siamo spinti a presentarci come i migliori,
i più veloci e i più efficienti
Si rafforza così la tendenza all’autoinganno,
fondato sulla repressione o l’allontanamento delle
riflessioni spiacevoli o negative
«Perfino su Facebook, tra gli ‘amici’, recitiamo
come a teatro, impersonando noi stessi» (Geert
Lovink)