SlideShare a Scribd company logo
1 of 17
Download to read offline
IL SECOLO DI COSTANZO (E DI ARNALDO).
                                   Redazione 25 marzo 2005

Se scarsa di elementi concreti e chiari appare la biografie e la personalità di
Costanzo, l’eremita fondatore di Conche di Nave, acquisterà un diverso valore il
ricostruire il “secolo” che a sua esperienza ascetica attraversò, cercando il più
possibile di contestualizzarla nelle realtà e nelle tensione che percorsero questo
periodo, vero e proprio “cuore” del Medioevo. Bisogna sottolineare fin d’ora che pur
non avendo elementi storicamente certi della sua adesione ad alcuna parte religiosa
o sociale, l’elemento che appare plausibile è la sua adesione al proprio tempo, la
non astoricità dell’esperienza di Costanzo, concetto che verrà declinato nel presente
capitolo, ma anche nelle successive parti dedicate alle prime esperienze del
cenobio navense. Le tensioni, che meglio descriveremo in seguito, testimoniano di
una realtà locale in piena lotta di potere, minata da tensioni pauperistiche e
antigerarchiche, che sfoceranno a volte nel miglioramento di alcune storture del
sistema politico-sociale, in altre nell’eresia vera e propria. E’ difficile’ infatti, non
leggere in controluce all’esperienza di Costanzo, il pressochè coevo percorso di
Arnaldo da Brescia, colto predicatore a Brescia, all’estero e infine a Roma, dove,
intrecciandosi le sue istanze con quelle delle locali lotte comunali, ebbe la peggio e
venne impiccato come eretico, il suo corpo bruciato e disperso nel Tevere.

Limiti cronologici ed elementi essenziali.

Come accennavamo sopra, gli elementi certi della vita di Costanzo sono scarsi.
Presumibilmente un nobile bresciano (ma francese di Etampes secondo un’altra
“leggenda”) che, “si diceva” fosse imparentato con la celebre contessa Matilde di
Canossa che fu per anni anche Signora di Mantova. Conte o tantomeno vassallo
dotato di beni e circondato di onori, prestante e ardimentoso, ancora adolescente
aveva seguito la carriera militare. (FAPPANI pag. 22). Secondo un’altra fonte antica
aveva combattuto come soldato ai tempi dello “scisma” di Conone e si sarebbe poi
convertito e ritirato alla vita eremitica, presumibilmente non totalmente solitaria, ma
forse, come anche si usava all’epoca, con alcuni compagni o familiari. Le leggende
su S.Costanzo sono abbastanza fumose e contraddittorie e tendono a confondere
elementi presi dalle storie di altri “santi guerrieri” dell’epoca, essenzialmente quella
di “S.Glisente, S.Obizio, S.Fermo e altri, tutti passati alla regola eremitica”
(FAPPANI pag. 34). In questo senso la scelta di fondare un piccolo cenobio e una
chiesa proprio in Conche, non appare come una scelta anacoretica vera e propria,
infatti “quello di Conche era un sentiero frequentatissimo che collegavano la Valle
del Garza con Lumezzane e la media Valletrompia. Si sa come dovendo andare a
piedi o con cavalcature modeste, la gente preferisse allora sentieri più diritti anche
se impervi, evitando fondovalle acquitrinosi ed insicuri. Il lavoro manuale dava i
mezzi per il sostentamento mentre l’eremita diventa un personaggio circonfuso di
meraviglioso e di leggenda, a volte mago. L’eremita vive infatti in perfetta sintonia
con gli uomini del suo tempo e i loro bisogni. La vicinanza degli eremi ai luoghi di
transito e ai centri urbani sarebbe una conferma del parallelismo fra lo sviluppo della
vita eremitica e quello della vita sociale, economica, culturale” (FAPPANI pag. 37).

L’esperienza certamente povera di Costanzo era in consonanza con le idee che si
stavano progressivamente diffondendo nelle città di tutta l’Europa cristiana: “al
modello della «vita apostolica primitiva» in comunità di beni, condizione assoluta
della socialità di vita, si viene sostituendo l’ideale evangelico della povertà assoluta:
«seguire poveri il Cristo povero» che sarà il modello degli ordini mendicanti”
(FAPPANI pag. 39). Bisogna però sottolineare “la vicinanza degli eremi a centri ben
abitati, a luoghi di grande traffico e a larghe vallate. Dunque l'eremita sarebbe il
prodotto di una vita urbana e di una popolazione agiata e nello stesso tempo
l'incarnazione di un bisogno di fuga da una civiltà che gli stava stretta, e di un
bisogno di tranquillità tanto più desiderata quanto più veniva meno. Questo distacco

dal mondo non implicava però forme di misantropia da parte di colui che si ritirava, il
quale spesso si rapportava con la gente circostante, principalmente per le esigenze

primarie di sussistenza che lo inducevano allo scambio di prodotti da lui stesso

coltivati. L'eremita diventava così una figura molto familiare attorno alla quale furono

costruite nel tempo numerose leggende. Paradossalmente sarebbe l'autosufficienza

dei cenobi che farebbe pensare ad una separazione dal mondo, non certo l'eremita,

che scegliendo questo tipo di distacco come regola di vita, non rifiuta, ma cerca la

lotta con il diavolo, impersonato dalle varie tentazioni della vita.
L'eremitismo dunque costituì una novità religiosa sotto numerosi aspetti: in primo

luogo si presentava in contrasto con una situazione religiosa legata strettamente

alle forme ecclesiastiche tradizionali, favorite nei secoli IX e X dalla politica

carolingia e ottoniana, connessa a sua volta alla «stabilitas» della Chiesa e in

contrasto con quelle forme di vita indipendenti che da essa si svincolavano; in
secondo luogo non implicava il rigore gerarchico e l'«oboedientia» all'abate, tipici
delle strutture religiose cenobitiche saldamente organizzate. La maggior parte degli
studiosi che tentarono di approfondire il discorso su questo fenomeno ritennero
opportuno   però    parlarne   senza   fare   generalizzazioni,   ma   prendendo     in
considerazione i casi particolari nei quali si manifestò; ecco perché Jean Leclerc

ritenne preferibile parlare, anziche di eremitismo di eremiti come rappresentanti di
storie e di mondi individuali che non ci vietano peraltro d'individuare grandi

tendenze o direttive comuni”. (STEFANONI pagg. 1 e2)


Una data che appare abbastanza certa in questa esperienza è la consacrazione
della chiesa da parte del Vescovo di Brescia Arimanno, deposto nel 1116: la data
precisa della costruzione della chiesa dovrebbe situarsi (secondo il Fappani) tra il
1110 e il 1116.

Gli estremi biografici più probabili per definire storicamente l’esperienza terrena di
Arnaldo appaiono essere il ventennio 1060-1080 per la data di nascita, il 1150 circa
per la sua morte (si veda il testo di Fappani, in varie parti, per una discussione più
complessiva su queste date).

Il secolo di Costanzo, tra Roma e Brescia.

“L'anno Mille costituì forse il punto di partenza di una serie di rinnovamenti e di una
società che cominciava man mano a cambiare. Dopo le numerose scorrerie di
pagani, che caratterizzarono l'età precedente, alla fine del X secolo si registrò in
Europa un lento, ma progressivo, incremento demografico, dovuto ai miglioramenti
delle coltivazioni, all'abbondanza dei prodotti e ad un'alimentazione più ricca. I
commerci dei prodotti sovrabbondanti si fecero sempre più frequenti, nonostante le
abbondanti esazioni di imposte e dei dazi, dovuti al proliferare delle signorie
territoriali, così la pianura Padana divenne il punto centrale di raccordo tra l'Europa
e l'Oriente, mentre Venezia si avviava ad essere il porto più importante del
Mediterraneo. Si affermò inoltre una nuova classe sociale, costituita da mercanti e
artigiani, che arricchendosi, cercavano di affiancarsi ai vecchi ceti nobiliari ormai
incapaci di operare qualsiasi tipo di promozione sociale.

L'altra faccia della medaglia fu però l'inserimento della vita mondana nella Chiesa e
nella sua gerarchia; questo causò una decadenza morale non indifferente e il
diffondersi di un malcostume generale che colpì principalmente il clero, favorendo il
concubinato e la simonìa (compra-vendita di cariche ecclesiastiche) o altre scelte di
vita ormai discordanti dall'etica evangelica. Di conseguenza si verificò una forte
reazione, dettata da un bisogno di riforma, che riconducesse la Chiesa alla povertà
e alla vita delle prime comunità cristiane; i maggiori esponenti di tale rinnovamento
appartennero ai movimenti religiosi studiati nella loro dinamica e nel loro sviluppo
dal Grundmann, che nella sua opera non ha dimenticato l’importanza del mondo
femminile, come forza attiva, in questo vasto rinnovamento religioso”. (STEFANONI
pag. 15)

In un’ottica più europea potremmo dire, con le parole di G. Tabacco, che “il
problema di fondo delle strutture ecclesiastiche stava nella moltiplicazione stessa
delle chiese, le quali ricoprivano in rete sempre più densa tutta l’area latino-
germanica e riuscivano di controllo difficile di fronte agli appetiti che i beni e i redditi
connessi a ciascuna di esse suscitavano nei vari gradi della società, coinvolgendo
anche coloro – re e vescovi – che avrebbero dovuto controllare l’intero ordinamento.
(TABACCO – MERLO pag. 283). Tale situazione si esacerbò ulteriormente nella
cosiddetta «lotta per le investiture»: “la simbiosi politico ecclesiastica che il
movimento riformatore romano di Pier Damiani combatteva come offesa alla
libertas ecclesiae,      veniva dunque respinta nella forma tradizionale della
supremazia regia e imperiale ma riaffermata di fatto nella graduale costruzione di
una supremazia papale non meno fluida e ambivalente. (…) Gregorio VII (1073-
1085) sviluppò definitivamente questa ambivalenza politico sacerdotale del papato
e (…) tanto più grave fu la decisione papale di proibire espressamente ogni
investitura regia, anche gratuita, dei vescovati: lo scopo era di impedire per sempre
scelte dettate da ragioni non religiose, ma gli effetti del divieto si prospettavano
come dirompenti per tutti i regni della cristianità, fondati sullo stretto connubio tra il
potere regio e l’episcopato e su interferenze codificate e reciproche dell’un potere
nella sfera dell’altro. Ne conseguì la rottura tra Gregorio VII e Enrico IV. (…) La
coerenza e l’audacia con cui Gregorio VII combattè l’intervento imperiale nel
funzionamento dell’episcopato (…) ebbe un’importanza decisiva nell’orientare il
cattolicesimo verso una soluzione monarchico-papale e nel costringere, per
reazione polemica, le aristocrazie politiche di tradizione militare o cittadina a
interpretare la propria funzione civile in modo più autonomo rispetto all’organismo
ecclesiastico, continuando nei secoli a convivere con esso, ma in modo più
articolato. (…) Ad una soluzione si giunse nel concordato stipulato nel 1122 a
Worms (Franconia renana) (…) in cui fu stabilito che i vescovi e gli abati delle
abbazie imperiali fossero eletti nel rispetto dei canoni – dunque secondo i principi di
libertà delle comunità monastiche, o per l’elezione vescovile del clero locale con
accessione puramente formale del popolo -, con la precisazione che nel regno
teutonico (…) l’elezione dovesse avvenire in presenza del re o dei suoi
rappresentanti i quali, nel caso di discordia tra gli elettori, potessero confortare
l’opera del metropolita e dei vescovi della provincia ecclesiastica a cui la diocesi
apparteneva, nell’orientare gli elettori verso un’elezione concorde. Il re doveva poi
concedere all’eletto (…) le “regalie” pertinenti alla sua chiesa (…) e il vescovo si
impegnava simbolicamente ad adempiere verso il re i doveri connessi con le
funzioni temporali. (…). Dopo alcune incertezze, nei decenni successivi al
concordato di Worms la concessione regia delle regalie a vescovi e abati finì per
essere interpretata nell’impero, soprattutto nei regni di Germania e di Borgogna,
come un’investitura feudale: un’investitura avente come corrispettivo l’omaggio e il
giuramento di fedeltà, e avente come oggetto la potenza temporale del prelato. (…)
Parallelamente il beneficio vassallatico per i miles manifestò assai presto la
tendenza a divenire ereditario e finì con l’essere considerato come una parte del
patrimonio del vassallo (…) Il processo di patrimonializzazione del beneficio – o
feudo – fu lento, e ancora al principio del secolo XI c’erano gravi contrasti,
particolarmente in Lombardia tra seniores e milites. (…) (TABACCO – MERLO
pagg. 294-299 passim)

Ricostruire brevemente il clima storico del periodo di S.Costanzo, anche solo per il
territorio bresciano, si presenta, purtroppo, come un’impresa titanica: la scarsità di
fonti documentarie, spesso irrimediabilmente perdute, permette solo qualche
ricostruzione spesso affidata a documenti posteriori e non sempre storicamente
certi. L’aspetto che sembra però emergere chiaramente anche a livello locale è la
forte conflittualità sociale e politica dell’epoca: le grandi e potenti istituzioni
ecclesiali: il papato stesso, l’impero e gerarchicamente tutti poteri da esso derivati
vengono a scontrarsi per questioni di supremazia e, un terzo elemento, fa sentire la
sua presenza, la protoborghesia comunale, che comincia a chiedere, sempre più a
gran voce, concessioni e riconoscimenti da entrambi i suddetti storici “poteri forti”.
Era la cosiddetta “rivolta dei valvassori” (1035), antefatto delle lotte che porteranno
alla creazione dei liberi Comuni, circa un secolo dopo. “Questa rivolta, o forse
meglio rivoluzione, (…) apparve ai contemporanei come una sorprendente novità,
anzi una sorprendente confusione (“inaudita confusio”), sotto la forma di un rifiuto di
obbedienza generale e organizzato, di tutti i sottoposti, nobili minori e popolo, verso
i loro superiori. Che non è dir poco”. (SDB pag. 569). Tale atto era percepito
all’epoca come un sovvertimento dell’ordine costituito, che secondo alcune letture,
era di origine pressochè divina e pertanto, chi ad esso attentava, era vicino a
posizioni ereticali.

Queste posizioni così contrapposte erano frutto dello scontro tra vari poteri a cui era
soggetto il territorio del nord-Italia: dominio dell’imperatore tedesco sul Regno
d’Italia, che era diretto in quanto sovranità, il suo potere indiretto tramite il signore
(detto “dominio utile” e a Brescia esercitato dal Conte di nomina regia fin dai tempi
longobardi), il potere spirituale ed economico del vescovo e infine, come già
accennato, le crescenti spinte municipalistiche. Da tali sovrapposizioni nasceranno
nei secoli varie situazioni di crisi determinati dalla diversa e variabile nel tempo
importanza delle diverse componenti, soprattutto in chiave economica. Fin dal
medioevo più antico, infatti, “il binomio vescovo-città è uno degli aspetti più originali
del mondo politico italiano; tuttavia il vescovo, anche quando riceve dal sovrano
grandi concessioni di poteri, non è il capo della città, anche se la sua preminenza in
qualità di protettore della stessa gli viene riconosciuta dal sovrano e dal popolo. Il
potere centrale, anzi, si avvarrà del vescovo per contenere la potenza dei signori
laici, ma al potere vescovile opporrà spesso quello dei grandi monasteri di diritto
imperiale e l’interferenza nelle elezioni dei vescovi. In un certo senso dunque è il
vescovo a rappresentare la città e non il conte, anche se il potere di quest’ultimo
teoricamente si estende a tutto il territorio comprendendo anche la città.

E l’organismo cittadino continuava a godere di particolari diritti e privilegi; la
caratteristica della città infatti era di essere pubblica, demaniale, direttamente
soggetta alla corte regia, cioè sottratta all’autorità comitale; di avere all’interno del
contado un territorio autonomo, proprio, individuato dalla cerchia delle mura e in una
precisa zona all’intorno, il “pomario”, cioè il suburbio (…). Le funzioni della
giurisdizione pubblica cadono a poco a poco nelle mani del vescovo, a danno dei
conti, i legittimi titolari di esse. (ARNALDO pag. 88)

Ad ogni modo, secondo il Valentini, “Brescia fin dall’undecimo secolo si reggeva a
repubblica”. (VALENTINI pag. 17) Forse fu proprio una ripercussione di queste
rivendicazioni autonomistiche e della loro crescente valenza, che spinse il vescovo
di Brescia Olderico nel 1038 a concedere a 160 vicini (della zona suburbana di
Brescia), liberi homines Brixiam habitantes ma nell’interesse di tutti i bresciani e dei
loro eredi, l’uso indisturbato dei monti Degno e Castenedolo per il pascolo, il taglio
della legna ed altri bisogni dei cittadini (vd. SDB pag. 569 e 1032). La natura
giuridica dello status di vicini è di origine teutonica: secondo la tradizione
germanica, infatti, la comunità dei vicini appare come una associazione necessaria
per l’uso dei “vicinalia” cioè delle terre pubbliche comuni” (ARNALDO pag. 100 e
101)

Questa scelta spinse il vescovo a stringere i rapporti con l’imperatore per risolvere
la contesa con i liberi homines, per evitare di perdere il suo potere contrattuale. Per
inciso questa giurisdizione vescovile sarà sancita anche dal potere imperiale:
nell’Archivio Storico Comunale di Brescia si conserva in copia “un diploma di
Corrado II datato 15 luglio 1037, con il quale viene concesso al vescovo Olderico il
districtus, cioè la giurisdizione distrettuale sulla città di Brescia ed il suo territorio
circostante per la profondità di cinque miglia: “monasteria, abbatias, curtes, plebes
vel scriptiones et precepta, nominatim montem de Castenedulo et montem Dignum
cum suo circuito in integrum, portas civitatis, tam intus quam foris in circuitu per
quinque millialorum spatia, ambas insuper ripas fluminem Olei videlicet et Melle, ab
eis sciliet locis ex quibus ipsa surgunt usque dum eadem fluvium intrant”. Con tale
atto, anche se gravato da alcuni dubbi di autenticità (vd. ARNALDO pagg. 93 e 94
per la discussione puntuale di questo aspetto), si diede inizio ad una vicenda storica
in cui le esigenze del Vescovo si mescolano e sovrappongono a quelle della
municipalità, in contrapposizione, ovviamente, al potere imperiale.
Organizzazione della città e del territorio.

Sicuramente, come si evince dagli Statuti di Brescia, fin dal 1233 la città era divisa
in quattro quartieri: S.Giovanni, S.Faustino, S.Stefano, Castello sul Cidneo e
S.Alessandro. A questi quattro quartieri interni (che saranno in seguito detti
“Quadre”) corrispondevano le quadre esterne descritte già nello Statuto del XIII
secolo.

E’ possibile che questa organizzazione fosse ancora precedente, anche se non con
una divisione identica a quella sopra descritta; infatti nello statuto del 1293, nel
capitolo titolato De Usanciis, cioè sulle norme legali consuetudinarie, si dice che
sono a longo tempore promulgate, cioè di antica data. Una cerchia di terreno
circondava all’epoca la città di Brescia e da essa direttamente dipendeva: questi
terreni erano definiti “Chiusure” e erano controllati da custodi ad hoc, cosa che
accedeva, peraltro, anche per il Monte Maddalena. Ovviamente questa particolare
condizione era funzionale alla sicurezza e all’economia della città: i nobili che
governavano la città avevano grossi possedimenti anche nelle Chiusure e in questo
modo la città si garantiva la tranquillità, anche ricorrendo ad esenzioni fiscali e
donazioni straordinarie. Il Comune controllava inoltre direttamente acque, ponti,
strade e acquedotti delle Chiusure e le fosse intorno alla cerchia muraria del centro.
(VALENTINI pagg. 51 e 76) In questa suddivisione, due “quadre” si avvicinavano al
territorio di Nave, la quarta quadra delle Chiusure di S.Faustino che “da est andava
dalla strada di S.Donino fino al Garza e fino in Campagnola” (toponimo molto
diffuso, ma che potrebbe qui coincidere con Campagnola di Concesio), e la “quarta
quadra delle Chiusure di S.Stefano” che andava “a S.Maria Maddalena verso il
monte fino al Garza e fino a Lambarago e fino al Monte Denno”, che quindi arriva a
Nave dal territorio dell’attuale Mompiano. La quadra a cui apparteneva invece il
Monastero e il territorio di Conche era autonoma dalla città e aveva come comune
“capofila” proprio Nave; si estendeva da Caino a Concesio e di fatto era
sovrapponibile all’antica giurisdizione territoriale della Pieve della Mitria, da cui si
sarebbe staccata in tempi più recenti la Pieve di Concesio; in questo territorio era
compreso però anche il Comune di Lumezzane. Forse non è una casualità il fatto
che molti eremi siano sorti nella cerchia di cime che fanno da spartiacque tra i
comuni più importanti della Quadra: Concesio, Nave e Lumezzane (sugli eremi della
zona limitrofa a Conche si veda oltre, in questo volume il cap. ……).
“La città (di Brescia), è risaputo, ebbe ab antiquo il suo territorio, il territorium
civitatis, che fu indicato con il nome di suburbio per la sua posizione sub urbe. Il
suburbio costituì un organismo in se stesso finito, separato dal contado e
comprendente le sue terre e i suoi beni comuni. Beni comuni che spettavano alla
città per un diritto di natura pubblica, perché la concessione è una limitazione che
l’autorità regia stabilisce ed impone all’esercizio normale e giuridico del proprio
potere, che non può esplicarsi che nel campo del diritto pubblico. (…) La messa a
coltura di una quantità di terre sempre maggiori dovuta all’aumento demografico,
particolarmente sensibile nell’ambiente urbano costrinse a lavorare le terre comuni
e talvolta anche quelle pubbliche, superando i confini della città e del suburbio.
Anche le sempre più numerose donazioni alla chiesa cittadina e ai monasteri di
oratori e cappelle, e quindi di terre per il loro sostentamento, furono i fattori che
estesero l’autorità della cattedrale, e quindi del vescovo su nuove terre, sulle quali
non mancò l’imposizione di una decima, che, per la situazione dei territori ai quali si
applicava, fu detta decima novalium”. (ARNALDO pagg. 94 e 95)




             Mhp eccetera QUI!!!!!




In questo modo “veniva formandosi in Brescia quella volontà di autogoverno che è
premessa indispensabile della formazione degli istituti comunali” (SDB pag. 572) e,
contemporaneamente, dalla metà del Mille si assistette alla nascita di esigenze di
rinnovamento religioso, che pur essendo a volte abbastanza eterogenee vennero
generalmente raccolte sotto il nome di Pataria; il cui epicentro era MiIano e questo
non poteva essere un aspetto indifferente per le città lombarde, Brescia compresa.

Intanto l’ingerenza imperiale, che in genere si manifestava nella scelta di
personaggi di formazione culturale o lingua germanica per i ruoli di maggior
prestigio sociale e politico, aveva fatto eleggere ad abate di Leno, Richerio “sicuro
sostegno per la politica imperiale in Lombardia”. (…) Lo stesso che chiese poi
all’imperatore Enrico III conferma e protezione per i beni che aveva donati al
monastero del Monte Ursino (1053). Durante il regno di Enrico III (…), i monasteri
bresciani godettero i favori del sovrano. I monasteri di Leno e di Monte Ursino, e il
cenobio femminile di S.Giulia ottennero privilegi e conferme da Enrico III, il quale
nella sua azione politica era portato ad appoggiarsi soprattutto ai monasteri, che egli
tendeva a rendere liberi – sotto l’alto patronato regio – da ogni soggezione verso
signori laici o anche (talvolta) ecclesiastici. Morto nel 1054 il vescovo Oderico I (…)
l’ingerenza imperiale ebbe modo di affermarsi ancora nettamente nella chiesa
bresciana. Con il vescovo Adelmanno (1055- 1061) le forze riformatrici bresciane si
legarono sempre più alla Sede Apostolica, determinando la violenta reazione degli
ambienti conservatori. L’applicazione dei decreti sinodali contro i chierici simoniaci e
concubinari (…) destò la reazione violenta di coloro che erano stati colpiti e (…) in
un tumulto il vescovo fu percosso e gravemente ferito. (…) L’episodio, irritando
l’opinione pubblica diede incremento al movimento patarinico non solo a Brescia,
ma ancor più a Cremona, a Piacenza, a Milano e in altre città, spingendo i fedeli
all’astenersi dal partecipare alle funzioni celebrate da chierici concubinari”. (SDB
pag. 1032 ). Verso la fine del 1086 e l’inizio dell’anno seguente Enrico IV fece
eleggere alla cattedra episcopale di Brescia un nuovo vescovo di sua fiducia,
Oberto soprannominato Baltrico, forse ancora un germanico. Ma questa volta gli
elementi riformatori locali (chierici e laici, soprattutto dei ceti popolari) sostenuti dalla
contessa Matilde che da Mantova dirigeva le fila del partito “gregoriano”, riuscirono
a eleggere un altro vescovo, fedele a Roma, Arimanno, originario della diocesi
bresciana (probabilmente di Gavardo, come dice il cronista Landolfo Iuniore (…)
che era stato eletto soltanto dal clero e dal popolo, senza intervento imperiale (SDB
pag. 1039 e FRUGONI pag. 5). Le molte iniziative che, in questi anni, si
manifestano e si attuano nella diocesi bresciana con un vivace spirito di
rinnovamento religioso avevano – in genere – carattere e origine monastici,
specialmente cluniacensi. Nel periodo più infuocato della lotta tra papato e impero
(verso la fine del 1100) a Brescia sulla parte riformatrice o patarinica, che si vedeva
rappresentata nella figura del pontefice Gregorio VII, prevalse quella scismatica
legata all’imperatore, come del resto successe anche a Milano. Il vescovo
“imperiale”, “Oberto Baldrico usurpò per un decennio la sede di Brescia a un
vescovo Arimanno, eletto canonicamente, cioè senza ingerenza imperiale a clero e
populo tantum, sebbene col conforto della contessa Matilde, alunna del papa
Alessandro II, uno dei più attivi promotori della pataria milanese (…). L’elezione da
parte del popolo sarebbe in direzione di una forte opposizione antimperiale che
agiva, anche se con fatica” (SDB         578 e 580). Durante il vescovato di Oberto
Baldrico, il vescovo legittimo, Arimanno, fuori Brescia, non rimase inoperoso, ma
collaborò con la diplomazia papale in importanti missioni a Milano e in altri luoghi.
Quando poi fu riammesso alla sede vescovile, si dedicò alla riforma delle istituzioni
religiose bresciane e al restauro del Duomo vecchio, la sede vescovile”. Oltre alla
consacrazione della chiesa in Conche di Nave favorì la nascita del monastero di
S.Pietro in Oliveto (1095-1096) e quello di S.Giovanni de Fora (verso l’attuale Via
Milano, 1096-1100 circa). “Sostenuto dalla contessa Matilde, egli aveva un po’
ereditato la funzione di Anselmo II da Baggio come guida del partito «romano»
nell’Italia settentrionale, e come lui aveva ricevuto il titolo di vicario pontificio per la
Lombardia”. (…) La situazione di contrasto fra Oberto e Arimanno non era tuttavia
ancora risolta: “sebbene si fosse stabilito nel palazzo vescovile, Arimanno non era
riuscito ancora a spuntarla non solo nei riguardi del suo antagonista, ma
probabilmente (…) anche nei confronti del clero della cattedrale; e faceva ora
affidamento appunto sui canonici regolari di San Pietro in Oliveto per trionfare nella
lotta contro i simoniaci e gli scismatici”.

“Rispetto della giurisdizione pontificia, sostegno della riforma canonicale in senso
stretto con l’esercizio della povertà individuale da parte dei canonici, favore per lo
sviluppo del nuovo monachesimo riformato e per le esperienze anacoretiche e le
fondazioni di origine eremitica: sembrano queste le direttive della politica
riformatrice di Arimanno … e rivelano un ideale religioso centrato particolarmente
sulla vita claustrale intesa soprattutto come realizzazione del consiglio evangelico
della povertà. (…) E del pontefice Arimanno condivideva anche la politica tendente
a trovare ogni possibilità di conciliazione tra le forze e le esigenze dei riformatori e
quelle dei tradizionalisti e filoimperiali nelle diocesi dell’Italia centrosettentrionale.
Arimanno fu deposto nel 1116 (…) per una reazione di carattere municipalistico (da
parte dei milanesi …) e probabilmente anche di carattere antiromano. Ma era
soprattutto una opposizione contro la politica del papa, la quale appariva – al tempo
stesso – estremista sul piano spirituale e compromissoria su quello tattico e
istituzionale; opposizione diffusa nel sinodo lateranense del 6 marzo, sotto l’incubo
della discesa di Enrico V in Italia, per imporre a Pasquale II non solo la condanna
del privilegium redatto cinque anni avanti in riconoscimento dei diritti sovrani di
investitura, ma anche la scomunica dell’imperatore. Come Grosolano, Arimanno era
vittima di un ben vasto movimento di opinione e schieramento di forze nell’ambito
della Chiesa. Forse, piuttosto che una condanna vera e propria il suo dovette
essere un ritiro forzato, determinato da varie pressioni dopo tanti e così travagliati
anni di episcopato”. (SDB pag. 1046)

Nel frattempo però il potere imperiale si impegnava a contrastare con fierezza il
rinato predominio vescovile: “Brescia dove esisteva una specie di condominio tra il
vescovo- signore e i liberi homines – vassalli, dovette passare momenti assai critici
nel 1111 quando, (…) parve che stessero per finire nel nulla tutte le infeudazioni
fatte a favore dei vescovi da parte di Carlo Magno in poi, e con esse tutte le
subinfeudazioni fatte dai vescovi a favore di terzi; e anche dopo la morte della
contessa Matilde (…) molti signori e alcuni comuni sbocciati all’ombra dell’autorità
dei vescovi” rimasero allo sbaraglio, “rimasti senza signore certo (…)” (SDB pag.
584) .

“Le forze riformatrici dovevano ormai arroccarsi nei monasteri (…), mentre dopo la
morte di Adelmanno, sulla cattedra episcopale si succedevano per circa un
trentennio vescovi imperiali e scismatici (…) con alterne fasi di questa lotta tra
presuli filo imperiali o filo vescovili (…). Un’importante bolla papale (di Gregorio VII e
datata 1078) per Leno riconosce (…) vari diritti senza fare alcuna menzione
dell’autorità regia o di quella vescovile, e quindi senza riconoscerne i superiori diritti
nei campi rispettivi (…): questo provvedimento si inquadrava molto bene nella
politica seguita dal pontefice in quegli anni di massima tensione nei riguardi del
sovrano e dell’episcopato lombardo, politica che faceva leva soprattutto sui centri
monastici e che tendeva a sviluppare e ad estendere le strutture politico-
amministrative ed ecclesiastiche basate sull’immunità e sull’esenzione” (SDB pagg.
1035-1038). A questa regola non sfuggirà nemmeno il monastero di Conche: per
decisione del suo fondatore, esso sarà posto direttamente sotto la tutela papale e a
nulla varranno i tentativi dei vescovi di Brescia (soprattutto nei primi periodi della
sua esistenza) per poterne ottenere il controllo e i frutti economici. In questo modo il
monastero fondato da S.Costanzo veniva equiparato ai più importanti monasteri
bresciani di formazione più o meno recente: S.Giulia, l’Abbazia di Leno e altri.

Questo clima, sebbene, come si è potuto capire dai rapidi cenni, particolarmente
turbolento, si era mantenuto su un livello di lotta abbastanza controllata, ma “dopo
la salda e lunga alleanza fra i cittadini e il clero delle città di Brescia e Milano nella
guerra decennale contro Como, la discesa di Corrado di Svevia in Italia determinò –
a quanto pare – una grave frattura tra la chiesa bresciana e quella milanese.
Nell’estate 1132, il pontefice Innocenzo III, tornato dalla Francia,si fermò per circa
due mesi a Brescia (dal 26 luglio 1132 al primo settembre), dopo aver visitato altre
importanti città piemontesi e lombarde (…) al fine di ottenere il riconoscimento di
una regione che gli rimaneva ostile, soprattutto per l’ostinata opposizione di Milano.
Il Vescovo di Brescia, Villano, con ogni probabilità esponente degli ambienti cittadini
– laici ed ecclesiastici – nei quali era più vivo lo spirito municipalistico fu deposto a
causa della sua adesione allo scisma dell’obbedienza all’antipapa Anacleto. In
occasione di questa sua sosta in città, Innocenzo III fu prodigo di privilegi per i
monasteri bresciana di Santa Eufemia, San Faustino e Santa Giulia e per i cenobi di
Leno e di Monte Ursino: le bolle (…) mantenevano inalterati i rapporti giuridici fra il
vescovo e le fondazioni monastiche della sua diocesi”. (SDB pag. 1044) In questo
modo Innocenzo portò al potere il partito filo-imperiale sostenuto dal nuovo vescovo
Manfredi. In questi anni il conflitto tra il Vescovo e i monasteri raggiunse livelli molto
accessi, in particolare con quello di Leno: “lotta nella quale il vescovo Villano e il
Comune furono alleati nel perseguire quella politica di espansione nel contado in
contrapposizione con l’invadenza dei monasteri stessi, che negavano al vescovo la
giurisdizione spirituale con gli annessi vantaggi economici sulle chiese minori e
sulle pievi, mentre al Comune contrastavano il godimento dei diritti signorili su
castelli, corti e terre del contado”. (ARNALDO pag. 82)

La burrasca arnaldiana a Brescia e oltre.

Nel secolo XII, “in un tempo i cui si mutavano le strutture della società e la Chiesa
pareva sempre più irrigidita nelle sue istituzioni così simili a quelle che i nuovi ceti
combattevano, il Vangelo apparve a molti la nuova e vera Chiesa, ed essi se ne
sentirono spontaneamente sacerdoti: o desiderosi di affiancare in quel loro fervore
religioso la Chiesa tradizionale, nella certezza di esserne la milizia apostolica (…) o
sospinti verso l’eresia” (FRUGONI pag. 161)

“La predicazione di Arnaldo e la sua attività agitatoria contro il vescovo bresciano
Manfredi e l’alto clero a lui legato dovettero svolgersi in questi anni che ne
seguirono l’insediamento (secondo quarto del secolo XII). Nel Concilio ecumenico
lateranense del 1139, il vescovo Manfredi e “viri religiosi” bresciani accusarono
Arnaldo, il quale fu deposto dalla carica abbaziale ed ebbe ordine di sospendere la
predicazione e di lasciare l’Italia. Gli anni che seguirono furono agitati in Brescia da
lotte e da violenze; (…) la città fu probabilmente uno dei centri del movimento
arnaldista che fu anche detto dei “poveri lombardi”, e certo era covo di eretici catari.
(…) L’intensa attività del pontefice a favore di chiese e monasteri, e della stessa
cattedrale, era la sanzione altissima di una vasta opera di restaurazione e di
espansione delle istituzioni ecclesiastiche, che il vescovo Manfredi condusse
sempre con grande zelo. (…) Indubbiamente la Chiesa bresciana attraversava un
periodo di ricostruzione e di riordinamento, con le inevitabili conseguenze di
irrigidimenti gerarchici e di aumento del fiscalismo: motivi che dovettero essere esca
alla rivolta arnaldista e forse a questi furono anche un po’ la reazione”. (SDB pag
1049)

Arnaldo (inizio sec. XII – 1155) era un monaco e la sua predicazione locale aveva
spinto alcuni gruppi a ribellarsi al clero, in particolare ove esso era di costumi non
integerrimi; accusato di essere un sedizioso, come accennato sopra, nella sua città
di Brescia, ripara a Parigi, presso il suo maestro, il celebre Abelardo. In seguito,
quando Abelardo si rifugiò a Cluny, Arnaldo rimane a Parigi, dove raccoglie una
cerchia di scolari. Ma considerato scismatico, si ottiene dal re “cattolicissimo” di
espellerlo dalla Francia, nella segreta speranza di ridurlo al silenzio in un qualsiasi
monastero. Dopo questa parentesi francese lo troviamo in Svizzera, a Zurigo. San
Bernardo, il principale accusatore di Arnaldo, “non lo presenta come il tipo del
tribuno popolare, tutto istinto e passione, trascinatore di folle, fanatizzante”, cioè la
sua immagine bresciana era ben diversa da quella della sua ultima esperienza
romana, ma inizialmente “l’aspetto di Arnaldo è quello innanzitutto di uno che chiede
moltissimo a se stesso. Uomo districte vite; animato quindi da un ideale ascetico, di
lotta contro ogni tentazione mondana per purificare nell’austerità rigorosa, nella
mortificazione della carne, se stesso e, degnamente, gli altri”. (FRUGONI pag. 24)
La sua dottrina lo avvicina certamente alle idee patariniche, che all’epoca erano
molto diffuse in Lombardia e in particolare a Milano (condanna dei ministri della
chiesa corrotti, negazione del potere carismatico dei sacerdoti indegni, rifiuto dei
sacramenti, confessione reciproca tra fedeli), ma la sua posizione volta al ritorno di
una pratica apostolica lo spingono verso una nuova Chiesa, “Chiesa dei figli di
Cristo che, pervasi da un soffio di sacerdotalità nuova, austeramente ricercano la
perfezione e si spronano”. (FRUGONI pagg. 80 e 81) Da un punto di vista più laico
però, non si può non sottolineare che Arnaldo si era formato in una cultura legata “a
una tipica civiltà comunale, nella quale civiltà proprio la struttura feudale
ecclesiastica fu avversata dalle forze nuove cittadine”. (FRUGONI pag. 118). E’
proprio in questo clima, caratterizzato dalla tensione verso una religione più pura e
spirituale da un punto di vista dottrinale, ma altresì sganciata dai vari interessi di tipo
economico, che le idee riformatrici di Arnaldo e dei patarini si legano in maniera
stretta alle esigenze della nascente classe comunale e genereranno, come abbiamo
descritto nella parte iniziale di questo capitolo, conflittualità a vari livelli, con picchi
anche molto accesi. In un accenno del pregevole libro di Arsenio Frugoni (pag. 118)
si sottolinea come gli storici abbiano nel passato avvicinato alcuni caratteri
dell’esperienza di Arnaldo a quella degli Umiliati. Non sfuggirà ai lettori più attenti,
come si evidenzierà nei prossimi capitoli, che lo stesso Ordine avrà una parte
significativa nel periodo iniziale della vita del monastero di Conche e altrove sarà
anche molto vicino anche all’esperienza, poi condannata come eretica, dei “poveri
Lombardi”. E’ proprio nello stretto guado tra tensioni ereticali ed esigenze di riforma
ortodossa della chiesa, che le esperienze di nuovi ordini, anche laicali come gli
Umiliati, e le vite povere e devote di Costanzo e di Arnaldo lette in controluce l’una
rispetto all’altra, possono rivelare il vero spirito di un’epoca stretta tra esigenze
innovatrici e necessità di ordine e di controllo, sociale e religioso.

Nel 1148, nel pieno della burrasca arnaldiana e quando ormai la vita di Costanzo
volgeva al termine, il papa Eugenio III fu presente al Concilio di Cremona, e si fermò
a Brescia dal luglio al settembre. Da qui partì la lettera ammonitrice nei confronti
della rivoluzionaria predicazione di Arnaldo per il clero romano, ma con la
deposizione del vescovo di Brescia Villano, lo stretto rapporto tra il Vescovo e
Comune di Brescia doveva essersi rotto: ora il nuovo vescovo Manfredi si
presentava decisamente ligio alla Chiesa Romana, nella persona di un pontefice
che non si mostrava niente affatto disposto a fare concessioni all’orgoglio
municipale delle sedi vescovili. A Milano fu raggiunto un accordo tra la superstite ala
del movimento patarinico e i ceti dirigenti del primo Comune. Anche a Brescia,
forse, avvenne un simile connubio, in quanto gli elementi patarinici, delusi dal finale
insuccesso del loro esponente Arimanno, dovettero accordarsi con il ceto dirigente
comunale, irritato inoltre dalla deposizione di Villano e dalla nuova politica
filoromana di Manfredi (…)”. (SDB pagg. 1049 e 1050) Sono questi i tratti che
condanneranno a livello locale e nazionale la dottrina di Arnaldo all’oblio e la sua
persona alla morte. “Un’esperienza religiosa dunque questa di Arnaldo e dei
Lombardi, fioriti, dal movimento evangelico, in una regione da tempo vibrante di
motivi antiecclesiastici e che aveva conosciuto realtà di riforme e vittorie dopo vera
lotta, una volontà religiosa che poteva sollecitare ceti che, contro le istituzioni feudali
ecclesiastiche, si impegnavano per loro istanze sociali e politiche. Onde la violenza
della negazione della Chiesa mondana, fissata dallo stesso ricordo del martirio del
maestro. Poi l’Arnaldismo scomparirà adagio adagio, come setta operante. Rimarrà
il nome, quasi per inerzia, nei documenti imperiali e pontifici di proscrizione della
eresia e in qualche trattato contro gli eretici”. (FRUGONI pag.168) Varie
vicissitudini, a tratti anche alterne accompagneranno anche la storia dell’eremo di
Conche che tuttora però si rivela, con un po’ di fatica fisica o mentale, a chi ancora
desidera ritrovare lo spirito di tempi così lontani e insieme così vicini alla nostra
complessa epoca moderna.

BIBLIOGRAFIA utilizzata:

Storia di Brescia, Treccani degli Alfieri, Banca S.Paolo di BS, 1961              (SDB)

A. Fappani, Conche e il suo santo, Nave, 1987                              (FAPPANI)

A.Frugoni, Arnaldo da Brescia nelle fonti del secolo XII, Einaudi, Torino,1989
(FRUGONI)

G. Tabacco - G.G.Merlo, La civiltà europea nella storia mondiale, Medioevo, Il
Mulino, Bologna, 1981                                       (TABACCO-MERLO)

AA.VV., Arnaldo da Brescia e il suo tempo, Grafo, Brescia, 1991              (ARNALDO)

G.Valentini,    Gli    statuti   di   Brescia,   Fratelli   Visentini,   Venezia,    1898
(VALENTINI)

E. Stefanoni, TESI DI LAUREA……..                                           (STEFANONI)

BIBLIOGRAFIA consultata, ma non utilizzata:

G. Vezzoli, Serle e la sua gente, Vannini, Brescia, 1979
AA.VV., Economia e società rurale – Incontri di storia bresciana 3, Grafo, BS 1995

P.Guerrini, Il Monastero di S.Faustino Maggiore, in Memorie storiche II, Brescia

E. Barbieri-E. Cau (a cura di), Le carte del monastero di San Pietro in monte di
Serle, Fondaz. Civiltà Bresciana, BS, 2000 e relativo sito internet

More Related Content

What's hot

La Ricerca Del Santo Graal
La Ricerca Del Santo GraalLa Ricerca Del Santo Graal
La Ricerca Del Santo Graalplescan
 
Filosofie ellenistiche
Filosofie ellenisticheFilosofie ellenistiche
Filosofie ellenisticheElisa2088
 
Tacito Historiae Annales
Tacito Historiae AnnalesTacito Historiae Annales
Tacito Historiae AnnalesElena Rovelli
 
Annibale Alberti - Elenco di compromessi o sospettati politici (1820-1822) (1...
Annibale Alberti - Elenco di compromessi o sospettati politici (1820-1822) (1...Annibale Alberti - Elenco di compromessi o sospettati politici (1820-1822) (1...
Annibale Alberti - Elenco di compromessi o sospettati politici (1820-1822) (1...Movimento Irredentista Italiano
 
Letteratura italiana, lo scenario
Letteratura italiana, lo scenarioLetteratura italiana, lo scenario
Letteratura italiana, lo scenarioMaria pia Dell'Erba
 
Persecuzioni completo
Persecuzioni completoPersecuzioni completo
Persecuzioni completolquario
 
Romanizzazione
RomanizzazioneRomanizzazione
Romanizzazionemuela11
 
C.Maranelli G.Salvemini - La questione dell'Adriatico (1918)
C.Maranelli G.Salvemini - La questione dell'Adriatico (1918)C.Maranelli G.Salvemini - La questione dell'Adriatico (1918)
C.Maranelli G.Salvemini - La questione dell'Adriatico (1918)Movimento Irredentista Italiano
 

What's hot (18)

La Ricerca Del Santo Graal
La Ricerca Del Santo GraalLa Ricerca Del Santo Graal
La Ricerca Del Santo Graal
 
Papa Silvestro e l’editto di Costantino: alle origini del rapporto tra Chiesa...
Papa Silvestro e l’editto di Costantino: alle origini del rapporto tra Chiesa...Papa Silvestro e l’editto di Costantino: alle origini del rapporto tra Chiesa...
Papa Silvestro e l’editto di Costantino: alle origini del rapporto tra Chiesa...
 
Benvenuto a mons ricchiuti
Benvenuto a mons ricchiutiBenvenuto a mons ricchiuti
Benvenuto a mons ricchiuti
 
Filosofie ellenistiche
Filosofie ellenisticheFilosofie ellenistiche
Filosofie ellenistiche
 
L'età ellenistica
L'età ellenisticaL'età ellenistica
L'età ellenistica
 
Tacito Historiae Annales
Tacito Historiae AnnalesTacito Historiae Annales
Tacito Historiae Annales
 
Costantino
CostantinoCostantino
Costantino
 
Annibale Alberti - Elenco di compromessi o sospettati politici (1820-1822) (1...
Annibale Alberti - Elenco di compromessi o sospettati politici (1820-1822) (1...Annibale Alberti - Elenco di compromessi o sospettati politici (1820-1822) (1...
Annibale Alberti - Elenco di compromessi o sospettati politici (1820-1822) (1...
 
Sallustio
SallustioSallustio
Sallustio
 
Letteratura italiana, lo scenario
Letteratura italiana, lo scenarioLetteratura italiana, lo scenario
Letteratura italiana, lo scenario
 
5. l'eta' comunale in italia
5. l'eta' comunale in italia5. l'eta' comunale in italia
5. l'eta' comunale in italia
 
Inimica vis
Inimica visInimica vis
Inimica vis
 
Persecuzioni completo
Persecuzioni completoPersecuzioni completo
Persecuzioni completo
 
Romanizzazione
RomanizzazioneRomanizzazione
Romanizzazione
 
C.Maranelli G.Salvemini - La questione dell'Adriatico (1918)
C.Maranelli G.Salvemini - La questione dell'Adriatico (1918)C.Maranelli G.Salvemini - La questione dell'Adriatico (1918)
C.Maranelli G.Salvemini - La questione dell'Adriatico (1918)
 
I testamenti raccontano
I testamenti raccontanoI testamenti raccontano
I testamenti raccontano
 
Introduzione al medioevo
Introduzione al medioevoIntroduzione al medioevo
Introduzione al medioevo
 
Don Giuseppe Menegon, un intelletto brillante, nel regno delle malombre e del...
Don Giuseppe Menegon, un intelletto brillante, nel regno delle malombre e del...Don Giuseppe Menegon, un intelletto brillante, nel regno delle malombre e del...
Don Giuseppe Menegon, un intelletto brillante, nel regno delle malombre e del...
 

Similar to Il secolo di Costanzo e di Arnaldo - appunti

Riassunto storia medievale
Riassunto storia medievaleRiassunto storia medievale
Riassunto storia medievaletuttoriassunti
 
1. umanesimo e rinascimento 1
1. umanesimo e rinascimento 11. umanesimo e rinascimento 1
1. umanesimo e rinascimento 1Elisa2088
 
Il colore dei soldi in Vaticano
Il colore dei soldi in VaticanoIl colore dei soldi in Vaticano
Il colore dei soldi in VaticanoEva Zenith
 
Il monachesimo
Il monachesimoIl monachesimo
Il monachesimoLola32
 
I Templari
I TemplariI Templari
I Templariplescan
 
La pasqua nojana tra fede e tradizioni
La pasqua  nojana tra fede e tradizioniLa pasqua  nojana tra fede e tradizioni
La pasqua nojana tra fede e tradizioninoicattaroweb
 
A critical study on the 'chesterbelloc'​ Distributism in its 103th anniversar...
A critical study on the 'chesterbelloc'​ Distributism in its 103th anniversar...A critical study on the 'chesterbelloc'​ Distributism in its 103th anniversar...
A critical study on the 'chesterbelloc'​ Distributism in its 103th anniversar...Francesco Sabatini
 
Introducción attraverso il tempo. teresa
Introducción attraverso il tempo. teresa Introducción attraverso il tempo. teresa
Introducción attraverso il tempo. teresa Iván Jurado Revaliente
 
Il Rinascimento (Elisa)
Il Rinascimento (Elisa)Il Rinascimento (Elisa)
Il Rinascimento (Elisa)26digitali
 
006 chiesa e rivoluzione nel salento vescovi e clero nel 1799
006 chiesa e rivoluzione nel salento vescovi e clero nel 1799006 chiesa e rivoluzione nel salento vescovi e clero nel 1799
006 chiesa e rivoluzione nel salento vescovi e clero nel 1799francoarpa
 
Divorziati risposati - diritto all’Eucaristia _ SC Luglio 2015
Divorziati risposati - diritto all’Eucaristia _  SC Luglio 2015Divorziati risposati - diritto all’Eucaristia _  SC Luglio 2015
Divorziati risposati - diritto all’Eucaristia _ SC Luglio 2015Emilio Mordini
 
La rinascita dopo il mille
La rinascita dopo il milleLa rinascita dopo il mille
La rinascita dopo il milleElena Rovelli
 
Il movimento comunale
Il movimento comunaleIl movimento comunale
Il movimento comunaleandersonpitz1
 
Bibliografia topografica della colonizzazione
Bibliografia topografica della colonizzazioneBibliografia topografica della colonizzazione
Bibliografia topografica della colonizzazioneDaniele Castrizio
 
R. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: BANDIERE E STEMMI
R. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: BANDIERE E STEMMIR. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: BANDIERE E STEMMI
R. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: BANDIERE E STEMMIRaimondo Villano
 
De Sanctis, Gianluca.- La logica del confine. Per un’antropologia dello spazi...
De Sanctis, Gianluca.- La logica del confine. Per un’antropologia dello spazi...De Sanctis, Gianluca.- La logica del confine. Per un’antropologia dello spazi...
De Sanctis, Gianluca.- La logica del confine. Per un’antropologia dello spazi...frank0071
 
R. Villano - Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta: origini gerosolomitane
R. Villano - Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta: origini gerosolomitaneR. Villano - Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta: origini gerosolomitane
R. Villano - Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta: origini gerosolomitaneRaimondo Villano
 

Similar to Il secolo di Costanzo e di Arnaldo - appunti (20)

Riassunto storia medievale
Riassunto storia medievaleRiassunto storia medievale
Riassunto storia medievale
 
1. umanesimo e rinascimento 1
1. umanesimo e rinascimento 11. umanesimo e rinascimento 1
1. umanesimo e rinascimento 1
 
Il colore dei soldi in Vaticano
Il colore dei soldi in VaticanoIl colore dei soldi in Vaticano
Il colore dei soldi in Vaticano
 
Il monachesimo
Il monachesimoIl monachesimo
Il monachesimo
 
I Templari
I TemplariI Templari
I Templari
 
Pigmenti n. 21
Pigmenti n. 21Pigmenti n. 21
Pigmenti n. 21
 
La pasqua nojana tra fede e tradizioni
La pasqua  nojana tra fede e tradizioniLa pasqua  nojana tra fede e tradizioni
La pasqua nojana tra fede e tradizioni
 
A critical study on the 'chesterbelloc'​ Distributism in its 103th anniversar...
A critical study on the 'chesterbelloc'​ Distributism in its 103th anniversar...A critical study on the 'chesterbelloc'​ Distributism in its 103th anniversar...
A critical study on the 'chesterbelloc'​ Distributism in its 103th anniversar...
 
Introducción attraverso il tempo. teresa
Introducción attraverso il tempo. teresa Introducción attraverso il tempo. teresa
Introducción attraverso il tempo. teresa
 
Il Rinascimento (Elisa)
Il Rinascimento (Elisa)Il Rinascimento (Elisa)
Il Rinascimento (Elisa)
 
006 chiesa e rivoluzione nel salento vescovi e clero nel 1799
006 chiesa e rivoluzione nel salento vescovi e clero nel 1799006 chiesa e rivoluzione nel salento vescovi e clero nel 1799
006 chiesa e rivoluzione nel salento vescovi e clero nel 1799
 
Divorziati risposati - diritto all’Eucaristia _ SC Luglio 2015
Divorziati risposati - diritto all’Eucaristia _  SC Luglio 2015Divorziati risposati - diritto all’Eucaristia _  SC Luglio 2015
Divorziati risposati - diritto all’Eucaristia _ SC Luglio 2015
 
Resistenza veneta, la strage dei comandanti laici Introduzione rev. 03
Resistenza veneta, la strage dei comandanti laici   Introduzione rev. 03Resistenza veneta, la strage dei comandanti laici   Introduzione rev. 03
Resistenza veneta, la strage dei comandanti laici Introduzione rev. 03
 
La rinascita dopo il mille
La rinascita dopo il milleLa rinascita dopo il mille
La rinascita dopo il mille
 
Il movimento comunale
Il movimento comunaleIl movimento comunale
Il movimento comunale
 
Bibliografia topografica della colonizzazione
Bibliografia topografica della colonizzazioneBibliografia topografica della colonizzazione
Bibliografia topografica della colonizzazione
 
R. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: BANDIERE E STEMMI
R. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: BANDIERE E STEMMIR. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: BANDIERE E STEMMI
R. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: BANDIERE E STEMMI
 
De Sanctis, Gianluca.- La logica del confine. Per un’antropologia dello spazi...
De Sanctis, Gianluca.- La logica del confine. Per un’antropologia dello spazi...De Sanctis, Gianluca.- La logica del confine. Per un’antropologia dello spazi...
De Sanctis, Gianluca.- La logica del confine. Per un’antropologia dello spazi...
 
R. Villano - Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta: origini gerosolomitane
R. Villano - Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta: origini gerosolomitaneR. Villano - Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta: origini gerosolomitane
R. Villano - Storia del Sovrano Militare Ordine di Malta: origini gerosolomitane
 
Cicerone - Laelius de amicitia
Cicerone - Laelius de amicitiaCicerone - Laelius de amicitia
Cicerone - Laelius de amicitia
 

More from Biblioteca Concesio

More from Biblioteca Concesio (13)

Concesio 100 anni di assistenza pubblica
Concesio 100 anni di assistenza pubblicaConcesio 100 anni di assistenza pubblica
Concesio 100 anni di assistenza pubblica
 
Una chiesetta dimenticata in culma
Una chiesetta dimenticata in culmaUna chiesetta dimenticata in culma
Una chiesetta dimenticata in culma
 
La contrada della pieve
La contrada della pieveLa contrada della pieve
La contrada della pieve
 
Lo stemma di Concesio
Lo stemma di ConcesioLo stemma di Concesio
Lo stemma di Concesio
 
Rodolfo vantini a concesio
Rodolfo vantini a concesioRodolfo vantini a concesio
Rodolfo vantini a concesio
 
Notizie storiche sulla piazza della pieve
Notizie storiche sulla piazza della pieveNotizie storiche sulla piazza della pieve
Notizie storiche sulla piazza della pieve
 
Personaggi illustri
Personaggi illustriPersonaggi illustri
Personaggi illustri
 
Emigrazione da concesio tra otto e novecento
Emigrazione da concesio tra otto e novecentoEmigrazione da concesio tra otto e novecento
Emigrazione da concesio tra otto e novecento
 
Il tronto cornasello
Il tronto cornaselloIl tronto cornasello
Il tronto cornasello
 
Il commissariamento del comune 1914
Il commissariamento del comune  1914Il commissariamento del comune  1914
Il commissariamento del comune 1914
 
Il cimitero di Concesio
Il cimitero di ConcesioIl cimitero di Concesio
Il cimitero di Concesio
 
Costorio e codolazza
Costorio e codolazzaCostorio e codolazza
Costorio e codolazza
 
Bibliografia su concesio e san vigilio
Bibliografia su concesio e san vigilioBibliografia su concesio e san vigilio
Bibliografia su concesio e san vigilio
 

Recently uploaded

Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.camillaorlando17
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxlorenzodemidio01
 
LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................giorgiadeascaniis59
 
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxLorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxlorenzodemidio01
 
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxdescrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxtecongo2007
 
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxDescrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxtecongo2007
 
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptxdiscorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptxtecongo2007
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....giorgiadeascaniis59
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxlorenzodemidio01
 
Scrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileScrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileNicola Rabbi
 
Confronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
Confronto tra Sparta e Atene classiche.pptConfronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
Confronto tra Sparta e Atene classiche.pptcarlottagalassi
 
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoQuadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoyanmeng831
 
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxLorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxlorenzodemidio01
 
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxTosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxlorenzodemidio01
 
Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................giorgiadeascaniis59
 
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxLorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxlorenzodemidio01
 
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaPresentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaSalvatore Cianciabella
 
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxLorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxlorenzodemidio01
 
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxAristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxtecongo2007
 

Recently uploaded (19)

Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.Vuoi girare il mondo? educazione civica.
Vuoi girare il mondo? educazione civica.
 
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptxNicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
Nicola pisano aaaaaaaaaaaaaaaaaa(1).pptx
 
LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................LE ALGHE.pptx ..........................
LE ALGHE.pptx ..........................
 
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptxLorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
 
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptxdescrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
descrizioni della antica civiltà dei sumeri.pptx
 
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptxDescrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
Descrizione Piccolo teorema di Talete.pptx
 
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptxdiscorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
 
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
case passive_GiorgiaDeAscaniis.pptx.....
 
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptxScienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
Scienza Potere Puntoaaaaaaaaaaaaaaa.pptx
 
Scrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibileScrittura seo e scrittura accessibile
Scrittura seo e scrittura accessibile
 
Confronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
Confronto tra Sparta e Atene classiche.pptConfronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
Confronto tra Sparta e Atene classiche.ppt
 
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceoQuadrilateri e isometrie studente di liceo
Quadrilateri e isometrie studente di liceo
 
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptxLorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
Lorenzo D'Emidio_Francesco Petrarca.pptx
 
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptxTosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
Tosone Christian_Steve Jobsaaaaaaaa.pptx
 
Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................Oppressi_oppressori.pptx................
Oppressi_oppressori.pptx................
 
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptxLorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita e opere di Aristotele.pptx
 
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione CivicaPresentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
 
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptxLorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
Lorenzo D'Emidio_Vita di Cristoforo Colombo.pptx
 
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptxAristotele, vita e opere e fisica...pptx
Aristotele, vita e opere e fisica...pptx
 

Il secolo di Costanzo e di Arnaldo - appunti

  • 1. IL SECOLO DI COSTANZO (E DI ARNALDO). Redazione 25 marzo 2005 Se scarsa di elementi concreti e chiari appare la biografie e la personalità di Costanzo, l’eremita fondatore di Conche di Nave, acquisterà un diverso valore il ricostruire il “secolo” che a sua esperienza ascetica attraversò, cercando il più possibile di contestualizzarla nelle realtà e nelle tensione che percorsero questo periodo, vero e proprio “cuore” del Medioevo. Bisogna sottolineare fin d’ora che pur non avendo elementi storicamente certi della sua adesione ad alcuna parte religiosa o sociale, l’elemento che appare plausibile è la sua adesione al proprio tempo, la non astoricità dell’esperienza di Costanzo, concetto che verrà declinato nel presente capitolo, ma anche nelle successive parti dedicate alle prime esperienze del cenobio navense. Le tensioni, che meglio descriveremo in seguito, testimoniano di una realtà locale in piena lotta di potere, minata da tensioni pauperistiche e antigerarchiche, che sfoceranno a volte nel miglioramento di alcune storture del sistema politico-sociale, in altre nell’eresia vera e propria. E’ difficile’ infatti, non leggere in controluce all’esperienza di Costanzo, il pressochè coevo percorso di Arnaldo da Brescia, colto predicatore a Brescia, all’estero e infine a Roma, dove, intrecciandosi le sue istanze con quelle delle locali lotte comunali, ebbe la peggio e venne impiccato come eretico, il suo corpo bruciato e disperso nel Tevere. Limiti cronologici ed elementi essenziali. Come accennavamo sopra, gli elementi certi della vita di Costanzo sono scarsi. Presumibilmente un nobile bresciano (ma francese di Etampes secondo un’altra “leggenda”) che, “si diceva” fosse imparentato con la celebre contessa Matilde di Canossa che fu per anni anche Signora di Mantova. Conte o tantomeno vassallo dotato di beni e circondato di onori, prestante e ardimentoso, ancora adolescente aveva seguito la carriera militare. (FAPPANI pag. 22). Secondo un’altra fonte antica aveva combattuto come soldato ai tempi dello “scisma” di Conone e si sarebbe poi convertito e ritirato alla vita eremitica, presumibilmente non totalmente solitaria, ma forse, come anche si usava all’epoca, con alcuni compagni o familiari. Le leggende su S.Costanzo sono abbastanza fumose e contraddittorie e tendono a confondere elementi presi dalle storie di altri “santi guerrieri” dell’epoca, essenzialmente quella di “S.Glisente, S.Obizio, S.Fermo e altri, tutti passati alla regola eremitica”
  • 2. (FAPPANI pag. 34). In questo senso la scelta di fondare un piccolo cenobio e una chiesa proprio in Conche, non appare come una scelta anacoretica vera e propria, infatti “quello di Conche era un sentiero frequentatissimo che collegavano la Valle del Garza con Lumezzane e la media Valletrompia. Si sa come dovendo andare a piedi o con cavalcature modeste, la gente preferisse allora sentieri più diritti anche se impervi, evitando fondovalle acquitrinosi ed insicuri. Il lavoro manuale dava i mezzi per il sostentamento mentre l’eremita diventa un personaggio circonfuso di meraviglioso e di leggenda, a volte mago. L’eremita vive infatti in perfetta sintonia con gli uomini del suo tempo e i loro bisogni. La vicinanza degli eremi ai luoghi di transito e ai centri urbani sarebbe una conferma del parallelismo fra lo sviluppo della vita eremitica e quello della vita sociale, economica, culturale” (FAPPANI pag. 37). L’esperienza certamente povera di Costanzo era in consonanza con le idee che si stavano progressivamente diffondendo nelle città di tutta l’Europa cristiana: “al modello della «vita apostolica primitiva» in comunità di beni, condizione assoluta della socialità di vita, si viene sostituendo l’ideale evangelico della povertà assoluta: «seguire poveri il Cristo povero» che sarà il modello degli ordini mendicanti” (FAPPANI pag. 39). Bisogna però sottolineare “la vicinanza degli eremi a centri ben abitati, a luoghi di grande traffico e a larghe vallate. Dunque l'eremita sarebbe il prodotto di una vita urbana e di una popolazione agiata e nello stesso tempo l'incarnazione di un bisogno di fuga da una civiltà che gli stava stretta, e di un bisogno di tranquillità tanto più desiderata quanto più veniva meno. Questo distacco dal mondo non implicava però forme di misantropia da parte di colui che si ritirava, il quale spesso si rapportava con la gente circostante, principalmente per le esigenze primarie di sussistenza che lo inducevano allo scambio di prodotti da lui stesso coltivati. L'eremita diventava così una figura molto familiare attorno alla quale furono costruite nel tempo numerose leggende. Paradossalmente sarebbe l'autosufficienza dei cenobi che farebbe pensare ad una separazione dal mondo, non certo l'eremita, che scegliendo questo tipo di distacco come regola di vita, non rifiuta, ma cerca la lotta con il diavolo, impersonato dalle varie tentazioni della vita.
  • 3. L'eremitismo dunque costituì una novità religiosa sotto numerosi aspetti: in primo luogo si presentava in contrasto con una situazione religiosa legata strettamente alle forme ecclesiastiche tradizionali, favorite nei secoli IX e X dalla politica carolingia e ottoniana, connessa a sua volta alla «stabilitas» della Chiesa e in contrasto con quelle forme di vita indipendenti che da essa si svincolavano; in secondo luogo non implicava il rigore gerarchico e l'«oboedientia» all'abate, tipici delle strutture religiose cenobitiche saldamente organizzate. La maggior parte degli studiosi che tentarono di approfondire il discorso su questo fenomeno ritennero opportuno però parlarne senza fare generalizzazioni, ma prendendo in considerazione i casi particolari nei quali si manifestò; ecco perché Jean Leclerc ritenne preferibile parlare, anziche di eremitismo di eremiti come rappresentanti di storie e di mondi individuali che non ci vietano peraltro d'individuare grandi tendenze o direttive comuni”. (STEFANONI pagg. 1 e2) Una data che appare abbastanza certa in questa esperienza è la consacrazione della chiesa da parte del Vescovo di Brescia Arimanno, deposto nel 1116: la data precisa della costruzione della chiesa dovrebbe situarsi (secondo il Fappani) tra il 1110 e il 1116. Gli estremi biografici più probabili per definire storicamente l’esperienza terrena di Arnaldo appaiono essere il ventennio 1060-1080 per la data di nascita, il 1150 circa per la sua morte (si veda il testo di Fappani, in varie parti, per una discussione più complessiva su queste date). Il secolo di Costanzo, tra Roma e Brescia. “L'anno Mille costituì forse il punto di partenza di una serie di rinnovamenti e di una società che cominciava man mano a cambiare. Dopo le numerose scorrerie di pagani, che caratterizzarono l'età precedente, alla fine del X secolo si registrò in Europa un lento, ma progressivo, incremento demografico, dovuto ai miglioramenti delle coltivazioni, all'abbondanza dei prodotti e ad un'alimentazione più ricca. I commerci dei prodotti sovrabbondanti si fecero sempre più frequenti, nonostante le abbondanti esazioni di imposte e dei dazi, dovuti al proliferare delle signorie territoriali, così la pianura Padana divenne il punto centrale di raccordo tra l'Europa
  • 4. e l'Oriente, mentre Venezia si avviava ad essere il porto più importante del Mediterraneo. Si affermò inoltre una nuova classe sociale, costituita da mercanti e artigiani, che arricchendosi, cercavano di affiancarsi ai vecchi ceti nobiliari ormai incapaci di operare qualsiasi tipo di promozione sociale. L'altra faccia della medaglia fu però l'inserimento della vita mondana nella Chiesa e nella sua gerarchia; questo causò una decadenza morale non indifferente e il diffondersi di un malcostume generale che colpì principalmente il clero, favorendo il concubinato e la simonìa (compra-vendita di cariche ecclesiastiche) o altre scelte di vita ormai discordanti dall'etica evangelica. Di conseguenza si verificò una forte reazione, dettata da un bisogno di riforma, che riconducesse la Chiesa alla povertà e alla vita delle prime comunità cristiane; i maggiori esponenti di tale rinnovamento appartennero ai movimenti religiosi studiati nella loro dinamica e nel loro sviluppo dal Grundmann, che nella sua opera non ha dimenticato l’importanza del mondo femminile, come forza attiva, in questo vasto rinnovamento religioso”. (STEFANONI pag. 15) In un’ottica più europea potremmo dire, con le parole di G. Tabacco, che “il problema di fondo delle strutture ecclesiastiche stava nella moltiplicazione stessa delle chiese, le quali ricoprivano in rete sempre più densa tutta l’area latino- germanica e riuscivano di controllo difficile di fronte agli appetiti che i beni e i redditi connessi a ciascuna di esse suscitavano nei vari gradi della società, coinvolgendo anche coloro – re e vescovi – che avrebbero dovuto controllare l’intero ordinamento. (TABACCO – MERLO pag. 283). Tale situazione si esacerbò ulteriormente nella cosiddetta «lotta per le investiture»: “la simbiosi politico ecclesiastica che il movimento riformatore romano di Pier Damiani combatteva come offesa alla libertas ecclesiae, veniva dunque respinta nella forma tradizionale della supremazia regia e imperiale ma riaffermata di fatto nella graduale costruzione di una supremazia papale non meno fluida e ambivalente. (…) Gregorio VII (1073- 1085) sviluppò definitivamente questa ambivalenza politico sacerdotale del papato e (…) tanto più grave fu la decisione papale di proibire espressamente ogni investitura regia, anche gratuita, dei vescovati: lo scopo era di impedire per sempre scelte dettate da ragioni non religiose, ma gli effetti del divieto si prospettavano come dirompenti per tutti i regni della cristianità, fondati sullo stretto connubio tra il potere regio e l’episcopato e su interferenze codificate e reciproche dell’un potere
  • 5. nella sfera dell’altro. Ne conseguì la rottura tra Gregorio VII e Enrico IV. (…) La coerenza e l’audacia con cui Gregorio VII combattè l’intervento imperiale nel funzionamento dell’episcopato (…) ebbe un’importanza decisiva nell’orientare il cattolicesimo verso una soluzione monarchico-papale e nel costringere, per reazione polemica, le aristocrazie politiche di tradizione militare o cittadina a interpretare la propria funzione civile in modo più autonomo rispetto all’organismo ecclesiastico, continuando nei secoli a convivere con esso, ma in modo più articolato. (…) Ad una soluzione si giunse nel concordato stipulato nel 1122 a Worms (Franconia renana) (…) in cui fu stabilito che i vescovi e gli abati delle abbazie imperiali fossero eletti nel rispetto dei canoni – dunque secondo i principi di libertà delle comunità monastiche, o per l’elezione vescovile del clero locale con accessione puramente formale del popolo -, con la precisazione che nel regno teutonico (…) l’elezione dovesse avvenire in presenza del re o dei suoi rappresentanti i quali, nel caso di discordia tra gli elettori, potessero confortare l’opera del metropolita e dei vescovi della provincia ecclesiastica a cui la diocesi apparteneva, nell’orientare gli elettori verso un’elezione concorde. Il re doveva poi concedere all’eletto (…) le “regalie” pertinenti alla sua chiesa (…) e il vescovo si impegnava simbolicamente ad adempiere verso il re i doveri connessi con le funzioni temporali. (…). Dopo alcune incertezze, nei decenni successivi al concordato di Worms la concessione regia delle regalie a vescovi e abati finì per essere interpretata nell’impero, soprattutto nei regni di Germania e di Borgogna, come un’investitura feudale: un’investitura avente come corrispettivo l’omaggio e il giuramento di fedeltà, e avente come oggetto la potenza temporale del prelato. (…) Parallelamente il beneficio vassallatico per i miles manifestò assai presto la tendenza a divenire ereditario e finì con l’essere considerato come una parte del patrimonio del vassallo (…) Il processo di patrimonializzazione del beneficio – o feudo – fu lento, e ancora al principio del secolo XI c’erano gravi contrasti, particolarmente in Lombardia tra seniores e milites. (…) (TABACCO – MERLO pagg. 294-299 passim) Ricostruire brevemente il clima storico del periodo di S.Costanzo, anche solo per il territorio bresciano, si presenta, purtroppo, come un’impresa titanica: la scarsità di fonti documentarie, spesso irrimediabilmente perdute, permette solo qualche ricostruzione spesso affidata a documenti posteriori e non sempre storicamente certi. L’aspetto che sembra però emergere chiaramente anche a livello locale è la
  • 6. forte conflittualità sociale e politica dell’epoca: le grandi e potenti istituzioni ecclesiali: il papato stesso, l’impero e gerarchicamente tutti poteri da esso derivati vengono a scontrarsi per questioni di supremazia e, un terzo elemento, fa sentire la sua presenza, la protoborghesia comunale, che comincia a chiedere, sempre più a gran voce, concessioni e riconoscimenti da entrambi i suddetti storici “poteri forti”. Era la cosiddetta “rivolta dei valvassori” (1035), antefatto delle lotte che porteranno alla creazione dei liberi Comuni, circa un secolo dopo. “Questa rivolta, o forse meglio rivoluzione, (…) apparve ai contemporanei come una sorprendente novità, anzi una sorprendente confusione (“inaudita confusio”), sotto la forma di un rifiuto di obbedienza generale e organizzato, di tutti i sottoposti, nobili minori e popolo, verso i loro superiori. Che non è dir poco”. (SDB pag. 569). Tale atto era percepito all’epoca come un sovvertimento dell’ordine costituito, che secondo alcune letture, era di origine pressochè divina e pertanto, chi ad esso attentava, era vicino a posizioni ereticali. Queste posizioni così contrapposte erano frutto dello scontro tra vari poteri a cui era soggetto il territorio del nord-Italia: dominio dell’imperatore tedesco sul Regno d’Italia, che era diretto in quanto sovranità, il suo potere indiretto tramite il signore (detto “dominio utile” e a Brescia esercitato dal Conte di nomina regia fin dai tempi longobardi), il potere spirituale ed economico del vescovo e infine, come già accennato, le crescenti spinte municipalistiche. Da tali sovrapposizioni nasceranno nei secoli varie situazioni di crisi determinati dalla diversa e variabile nel tempo importanza delle diverse componenti, soprattutto in chiave economica. Fin dal medioevo più antico, infatti, “il binomio vescovo-città è uno degli aspetti più originali del mondo politico italiano; tuttavia il vescovo, anche quando riceve dal sovrano grandi concessioni di poteri, non è il capo della città, anche se la sua preminenza in qualità di protettore della stessa gli viene riconosciuta dal sovrano e dal popolo. Il potere centrale, anzi, si avvarrà del vescovo per contenere la potenza dei signori laici, ma al potere vescovile opporrà spesso quello dei grandi monasteri di diritto imperiale e l’interferenza nelle elezioni dei vescovi. In un certo senso dunque è il vescovo a rappresentare la città e non il conte, anche se il potere di quest’ultimo teoricamente si estende a tutto il territorio comprendendo anche la città. E l’organismo cittadino continuava a godere di particolari diritti e privilegi; la caratteristica della città infatti era di essere pubblica, demaniale, direttamente
  • 7. soggetta alla corte regia, cioè sottratta all’autorità comitale; di avere all’interno del contado un territorio autonomo, proprio, individuato dalla cerchia delle mura e in una precisa zona all’intorno, il “pomario”, cioè il suburbio (…). Le funzioni della giurisdizione pubblica cadono a poco a poco nelle mani del vescovo, a danno dei conti, i legittimi titolari di esse. (ARNALDO pag. 88) Ad ogni modo, secondo il Valentini, “Brescia fin dall’undecimo secolo si reggeva a repubblica”. (VALENTINI pag. 17) Forse fu proprio una ripercussione di queste rivendicazioni autonomistiche e della loro crescente valenza, che spinse il vescovo di Brescia Olderico nel 1038 a concedere a 160 vicini (della zona suburbana di Brescia), liberi homines Brixiam habitantes ma nell’interesse di tutti i bresciani e dei loro eredi, l’uso indisturbato dei monti Degno e Castenedolo per il pascolo, il taglio della legna ed altri bisogni dei cittadini (vd. SDB pag. 569 e 1032). La natura giuridica dello status di vicini è di origine teutonica: secondo la tradizione germanica, infatti, la comunità dei vicini appare come una associazione necessaria per l’uso dei “vicinalia” cioè delle terre pubbliche comuni” (ARNALDO pag. 100 e 101) Questa scelta spinse il vescovo a stringere i rapporti con l’imperatore per risolvere la contesa con i liberi homines, per evitare di perdere il suo potere contrattuale. Per inciso questa giurisdizione vescovile sarà sancita anche dal potere imperiale: nell’Archivio Storico Comunale di Brescia si conserva in copia “un diploma di Corrado II datato 15 luglio 1037, con il quale viene concesso al vescovo Olderico il districtus, cioè la giurisdizione distrettuale sulla città di Brescia ed il suo territorio circostante per la profondità di cinque miglia: “monasteria, abbatias, curtes, plebes vel scriptiones et precepta, nominatim montem de Castenedulo et montem Dignum cum suo circuito in integrum, portas civitatis, tam intus quam foris in circuitu per quinque millialorum spatia, ambas insuper ripas fluminem Olei videlicet et Melle, ab eis sciliet locis ex quibus ipsa surgunt usque dum eadem fluvium intrant”. Con tale atto, anche se gravato da alcuni dubbi di autenticità (vd. ARNALDO pagg. 93 e 94 per la discussione puntuale di questo aspetto), si diede inizio ad una vicenda storica in cui le esigenze del Vescovo si mescolano e sovrappongono a quelle della municipalità, in contrapposizione, ovviamente, al potere imperiale.
  • 8. Organizzazione della città e del territorio. Sicuramente, come si evince dagli Statuti di Brescia, fin dal 1233 la città era divisa in quattro quartieri: S.Giovanni, S.Faustino, S.Stefano, Castello sul Cidneo e S.Alessandro. A questi quattro quartieri interni (che saranno in seguito detti “Quadre”) corrispondevano le quadre esterne descritte già nello Statuto del XIII secolo. E’ possibile che questa organizzazione fosse ancora precedente, anche se non con una divisione identica a quella sopra descritta; infatti nello statuto del 1293, nel capitolo titolato De Usanciis, cioè sulle norme legali consuetudinarie, si dice che sono a longo tempore promulgate, cioè di antica data. Una cerchia di terreno circondava all’epoca la città di Brescia e da essa direttamente dipendeva: questi terreni erano definiti “Chiusure” e erano controllati da custodi ad hoc, cosa che accedeva, peraltro, anche per il Monte Maddalena. Ovviamente questa particolare condizione era funzionale alla sicurezza e all’economia della città: i nobili che governavano la città avevano grossi possedimenti anche nelle Chiusure e in questo modo la città si garantiva la tranquillità, anche ricorrendo ad esenzioni fiscali e donazioni straordinarie. Il Comune controllava inoltre direttamente acque, ponti, strade e acquedotti delle Chiusure e le fosse intorno alla cerchia muraria del centro. (VALENTINI pagg. 51 e 76) In questa suddivisione, due “quadre” si avvicinavano al territorio di Nave, la quarta quadra delle Chiusure di S.Faustino che “da est andava dalla strada di S.Donino fino al Garza e fino in Campagnola” (toponimo molto diffuso, ma che potrebbe qui coincidere con Campagnola di Concesio), e la “quarta quadra delle Chiusure di S.Stefano” che andava “a S.Maria Maddalena verso il monte fino al Garza e fino a Lambarago e fino al Monte Denno”, che quindi arriva a Nave dal territorio dell’attuale Mompiano. La quadra a cui apparteneva invece il Monastero e il territorio di Conche era autonoma dalla città e aveva come comune “capofila” proprio Nave; si estendeva da Caino a Concesio e di fatto era sovrapponibile all’antica giurisdizione territoriale della Pieve della Mitria, da cui si sarebbe staccata in tempi più recenti la Pieve di Concesio; in questo territorio era compreso però anche il Comune di Lumezzane. Forse non è una casualità il fatto che molti eremi siano sorti nella cerchia di cime che fanno da spartiacque tra i comuni più importanti della Quadra: Concesio, Nave e Lumezzane (sugli eremi della zona limitrofa a Conche si veda oltre, in questo volume il cap. ……).
  • 9. “La città (di Brescia), è risaputo, ebbe ab antiquo il suo territorio, il territorium civitatis, che fu indicato con il nome di suburbio per la sua posizione sub urbe. Il suburbio costituì un organismo in se stesso finito, separato dal contado e comprendente le sue terre e i suoi beni comuni. Beni comuni che spettavano alla città per un diritto di natura pubblica, perché la concessione è una limitazione che l’autorità regia stabilisce ed impone all’esercizio normale e giuridico del proprio potere, che non può esplicarsi che nel campo del diritto pubblico. (…) La messa a coltura di una quantità di terre sempre maggiori dovuta all’aumento demografico, particolarmente sensibile nell’ambiente urbano costrinse a lavorare le terre comuni e talvolta anche quelle pubbliche, superando i confini della città e del suburbio. Anche le sempre più numerose donazioni alla chiesa cittadina e ai monasteri di oratori e cappelle, e quindi di terre per il loro sostentamento, furono i fattori che estesero l’autorità della cattedrale, e quindi del vescovo su nuove terre, sulle quali non mancò l’imposizione di una decima, che, per la situazione dei territori ai quali si applicava, fu detta decima novalium”. (ARNALDO pagg. 94 e 95) Mhp eccetera QUI!!!!! In questo modo “veniva formandosi in Brescia quella volontà di autogoverno che è premessa indispensabile della formazione degli istituti comunali” (SDB pag. 572) e, contemporaneamente, dalla metà del Mille si assistette alla nascita di esigenze di rinnovamento religioso, che pur essendo a volte abbastanza eterogenee vennero generalmente raccolte sotto il nome di Pataria; il cui epicentro era MiIano e questo non poteva essere un aspetto indifferente per le città lombarde, Brescia compresa. Intanto l’ingerenza imperiale, che in genere si manifestava nella scelta di personaggi di formazione culturale o lingua germanica per i ruoli di maggior prestigio sociale e politico, aveva fatto eleggere ad abate di Leno, Richerio “sicuro sostegno per la politica imperiale in Lombardia”. (…) Lo stesso che chiese poi all’imperatore Enrico III conferma e protezione per i beni che aveva donati al
  • 10. monastero del Monte Ursino (1053). Durante il regno di Enrico III (…), i monasteri bresciani godettero i favori del sovrano. I monasteri di Leno e di Monte Ursino, e il cenobio femminile di S.Giulia ottennero privilegi e conferme da Enrico III, il quale nella sua azione politica era portato ad appoggiarsi soprattutto ai monasteri, che egli tendeva a rendere liberi – sotto l’alto patronato regio – da ogni soggezione verso signori laici o anche (talvolta) ecclesiastici. Morto nel 1054 il vescovo Oderico I (…) l’ingerenza imperiale ebbe modo di affermarsi ancora nettamente nella chiesa bresciana. Con il vescovo Adelmanno (1055- 1061) le forze riformatrici bresciane si legarono sempre più alla Sede Apostolica, determinando la violenta reazione degli ambienti conservatori. L’applicazione dei decreti sinodali contro i chierici simoniaci e concubinari (…) destò la reazione violenta di coloro che erano stati colpiti e (…) in un tumulto il vescovo fu percosso e gravemente ferito. (…) L’episodio, irritando l’opinione pubblica diede incremento al movimento patarinico non solo a Brescia, ma ancor più a Cremona, a Piacenza, a Milano e in altre città, spingendo i fedeli all’astenersi dal partecipare alle funzioni celebrate da chierici concubinari”. (SDB pag. 1032 ). Verso la fine del 1086 e l’inizio dell’anno seguente Enrico IV fece eleggere alla cattedra episcopale di Brescia un nuovo vescovo di sua fiducia, Oberto soprannominato Baltrico, forse ancora un germanico. Ma questa volta gli elementi riformatori locali (chierici e laici, soprattutto dei ceti popolari) sostenuti dalla contessa Matilde che da Mantova dirigeva le fila del partito “gregoriano”, riuscirono a eleggere un altro vescovo, fedele a Roma, Arimanno, originario della diocesi bresciana (probabilmente di Gavardo, come dice il cronista Landolfo Iuniore (…) che era stato eletto soltanto dal clero e dal popolo, senza intervento imperiale (SDB pag. 1039 e FRUGONI pag. 5). Le molte iniziative che, in questi anni, si manifestano e si attuano nella diocesi bresciana con un vivace spirito di rinnovamento religioso avevano – in genere – carattere e origine monastici, specialmente cluniacensi. Nel periodo più infuocato della lotta tra papato e impero (verso la fine del 1100) a Brescia sulla parte riformatrice o patarinica, che si vedeva rappresentata nella figura del pontefice Gregorio VII, prevalse quella scismatica legata all’imperatore, come del resto successe anche a Milano. Il vescovo “imperiale”, “Oberto Baldrico usurpò per un decennio la sede di Brescia a un vescovo Arimanno, eletto canonicamente, cioè senza ingerenza imperiale a clero e populo tantum, sebbene col conforto della contessa Matilde, alunna del papa Alessandro II, uno dei più attivi promotori della pataria milanese (…). L’elezione da
  • 11. parte del popolo sarebbe in direzione di una forte opposizione antimperiale che agiva, anche se con fatica” (SDB 578 e 580). Durante il vescovato di Oberto Baldrico, il vescovo legittimo, Arimanno, fuori Brescia, non rimase inoperoso, ma collaborò con la diplomazia papale in importanti missioni a Milano e in altri luoghi. Quando poi fu riammesso alla sede vescovile, si dedicò alla riforma delle istituzioni religiose bresciane e al restauro del Duomo vecchio, la sede vescovile”. Oltre alla consacrazione della chiesa in Conche di Nave favorì la nascita del monastero di S.Pietro in Oliveto (1095-1096) e quello di S.Giovanni de Fora (verso l’attuale Via Milano, 1096-1100 circa). “Sostenuto dalla contessa Matilde, egli aveva un po’ ereditato la funzione di Anselmo II da Baggio come guida del partito «romano» nell’Italia settentrionale, e come lui aveva ricevuto il titolo di vicario pontificio per la Lombardia”. (…) La situazione di contrasto fra Oberto e Arimanno non era tuttavia ancora risolta: “sebbene si fosse stabilito nel palazzo vescovile, Arimanno non era riuscito ancora a spuntarla non solo nei riguardi del suo antagonista, ma probabilmente (…) anche nei confronti del clero della cattedrale; e faceva ora affidamento appunto sui canonici regolari di San Pietro in Oliveto per trionfare nella lotta contro i simoniaci e gli scismatici”. “Rispetto della giurisdizione pontificia, sostegno della riforma canonicale in senso stretto con l’esercizio della povertà individuale da parte dei canonici, favore per lo sviluppo del nuovo monachesimo riformato e per le esperienze anacoretiche e le fondazioni di origine eremitica: sembrano queste le direttive della politica riformatrice di Arimanno … e rivelano un ideale religioso centrato particolarmente sulla vita claustrale intesa soprattutto come realizzazione del consiglio evangelico della povertà. (…) E del pontefice Arimanno condivideva anche la politica tendente a trovare ogni possibilità di conciliazione tra le forze e le esigenze dei riformatori e quelle dei tradizionalisti e filoimperiali nelle diocesi dell’Italia centrosettentrionale. Arimanno fu deposto nel 1116 (…) per una reazione di carattere municipalistico (da parte dei milanesi …) e probabilmente anche di carattere antiromano. Ma era soprattutto una opposizione contro la politica del papa, la quale appariva – al tempo stesso – estremista sul piano spirituale e compromissoria su quello tattico e istituzionale; opposizione diffusa nel sinodo lateranense del 6 marzo, sotto l’incubo della discesa di Enrico V in Italia, per imporre a Pasquale II non solo la condanna del privilegium redatto cinque anni avanti in riconoscimento dei diritti sovrani di investitura, ma anche la scomunica dell’imperatore. Come Grosolano, Arimanno era
  • 12. vittima di un ben vasto movimento di opinione e schieramento di forze nell’ambito della Chiesa. Forse, piuttosto che una condanna vera e propria il suo dovette essere un ritiro forzato, determinato da varie pressioni dopo tanti e così travagliati anni di episcopato”. (SDB pag. 1046) Nel frattempo però il potere imperiale si impegnava a contrastare con fierezza il rinato predominio vescovile: “Brescia dove esisteva una specie di condominio tra il vescovo- signore e i liberi homines – vassalli, dovette passare momenti assai critici nel 1111 quando, (…) parve che stessero per finire nel nulla tutte le infeudazioni fatte a favore dei vescovi da parte di Carlo Magno in poi, e con esse tutte le subinfeudazioni fatte dai vescovi a favore di terzi; e anche dopo la morte della contessa Matilde (…) molti signori e alcuni comuni sbocciati all’ombra dell’autorità dei vescovi” rimasero allo sbaraglio, “rimasti senza signore certo (…)” (SDB pag. 584) . “Le forze riformatrici dovevano ormai arroccarsi nei monasteri (…), mentre dopo la morte di Adelmanno, sulla cattedra episcopale si succedevano per circa un trentennio vescovi imperiali e scismatici (…) con alterne fasi di questa lotta tra presuli filo imperiali o filo vescovili (…). Un’importante bolla papale (di Gregorio VII e datata 1078) per Leno riconosce (…) vari diritti senza fare alcuna menzione dell’autorità regia o di quella vescovile, e quindi senza riconoscerne i superiori diritti nei campi rispettivi (…): questo provvedimento si inquadrava molto bene nella politica seguita dal pontefice in quegli anni di massima tensione nei riguardi del sovrano e dell’episcopato lombardo, politica che faceva leva soprattutto sui centri monastici e che tendeva a sviluppare e ad estendere le strutture politico- amministrative ed ecclesiastiche basate sull’immunità e sull’esenzione” (SDB pagg. 1035-1038). A questa regola non sfuggirà nemmeno il monastero di Conche: per decisione del suo fondatore, esso sarà posto direttamente sotto la tutela papale e a nulla varranno i tentativi dei vescovi di Brescia (soprattutto nei primi periodi della sua esistenza) per poterne ottenere il controllo e i frutti economici. In questo modo il monastero fondato da S.Costanzo veniva equiparato ai più importanti monasteri bresciani di formazione più o meno recente: S.Giulia, l’Abbazia di Leno e altri. Questo clima, sebbene, come si è potuto capire dai rapidi cenni, particolarmente turbolento, si era mantenuto su un livello di lotta abbastanza controllata, ma “dopo
  • 13. la salda e lunga alleanza fra i cittadini e il clero delle città di Brescia e Milano nella guerra decennale contro Como, la discesa di Corrado di Svevia in Italia determinò – a quanto pare – una grave frattura tra la chiesa bresciana e quella milanese. Nell’estate 1132, il pontefice Innocenzo III, tornato dalla Francia,si fermò per circa due mesi a Brescia (dal 26 luglio 1132 al primo settembre), dopo aver visitato altre importanti città piemontesi e lombarde (…) al fine di ottenere il riconoscimento di una regione che gli rimaneva ostile, soprattutto per l’ostinata opposizione di Milano. Il Vescovo di Brescia, Villano, con ogni probabilità esponente degli ambienti cittadini – laici ed ecclesiastici – nei quali era più vivo lo spirito municipalistico fu deposto a causa della sua adesione allo scisma dell’obbedienza all’antipapa Anacleto. In occasione di questa sua sosta in città, Innocenzo III fu prodigo di privilegi per i monasteri bresciana di Santa Eufemia, San Faustino e Santa Giulia e per i cenobi di Leno e di Monte Ursino: le bolle (…) mantenevano inalterati i rapporti giuridici fra il vescovo e le fondazioni monastiche della sua diocesi”. (SDB pag. 1044) In questo modo Innocenzo portò al potere il partito filo-imperiale sostenuto dal nuovo vescovo Manfredi. In questi anni il conflitto tra il Vescovo e i monasteri raggiunse livelli molto accessi, in particolare con quello di Leno: “lotta nella quale il vescovo Villano e il Comune furono alleati nel perseguire quella politica di espansione nel contado in contrapposizione con l’invadenza dei monasteri stessi, che negavano al vescovo la giurisdizione spirituale con gli annessi vantaggi economici sulle chiese minori e sulle pievi, mentre al Comune contrastavano il godimento dei diritti signorili su castelli, corti e terre del contado”. (ARNALDO pag. 82) La burrasca arnaldiana a Brescia e oltre. Nel secolo XII, “in un tempo i cui si mutavano le strutture della società e la Chiesa pareva sempre più irrigidita nelle sue istituzioni così simili a quelle che i nuovi ceti combattevano, il Vangelo apparve a molti la nuova e vera Chiesa, ed essi se ne sentirono spontaneamente sacerdoti: o desiderosi di affiancare in quel loro fervore religioso la Chiesa tradizionale, nella certezza di esserne la milizia apostolica (…) o sospinti verso l’eresia” (FRUGONI pag. 161) “La predicazione di Arnaldo e la sua attività agitatoria contro il vescovo bresciano Manfredi e l’alto clero a lui legato dovettero svolgersi in questi anni che ne seguirono l’insediamento (secondo quarto del secolo XII). Nel Concilio ecumenico
  • 14. lateranense del 1139, il vescovo Manfredi e “viri religiosi” bresciani accusarono Arnaldo, il quale fu deposto dalla carica abbaziale ed ebbe ordine di sospendere la predicazione e di lasciare l’Italia. Gli anni che seguirono furono agitati in Brescia da lotte e da violenze; (…) la città fu probabilmente uno dei centri del movimento arnaldista che fu anche detto dei “poveri lombardi”, e certo era covo di eretici catari. (…) L’intensa attività del pontefice a favore di chiese e monasteri, e della stessa cattedrale, era la sanzione altissima di una vasta opera di restaurazione e di espansione delle istituzioni ecclesiastiche, che il vescovo Manfredi condusse sempre con grande zelo. (…) Indubbiamente la Chiesa bresciana attraversava un periodo di ricostruzione e di riordinamento, con le inevitabili conseguenze di irrigidimenti gerarchici e di aumento del fiscalismo: motivi che dovettero essere esca alla rivolta arnaldista e forse a questi furono anche un po’ la reazione”. (SDB pag 1049) Arnaldo (inizio sec. XII – 1155) era un monaco e la sua predicazione locale aveva spinto alcuni gruppi a ribellarsi al clero, in particolare ove esso era di costumi non integerrimi; accusato di essere un sedizioso, come accennato sopra, nella sua città di Brescia, ripara a Parigi, presso il suo maestro, il celebre Abelardo. In seguito, quando Abelardo si rifugiò a Cluny, Arnaldo rimane a Parigi, dove raccoglie una cerchia di scolari. Ma considerato scismatico, si ottiene dal re “cattolicissimo” di espellerlo dalla Francia, nella segreta speranza di ridurlo al silenzio in un qualsiasi monastero. Dopo questa parentesi francese lo troviamo in Svizzera, a Zurigo. San Bernardo, il principale accusatore di Arnaldo, “non lo presenta come il tipo del tribuno popolare, tutto istinto e passione, trascinatore di folle, fanatizzante”, cioè la sua immagine bresciana era ben diversa da quella della sua ultima esperienza romana, ma inizialmente “l’aspetto di Arnaldo è quello innanzitutto di uno che chiede moltissimo a se stesso. Uomo districte vite; animato quindi da un ideale ascetico, di lotta contro ogni tentazione mondana per purificare nell’austerità rigorosa, nella mortificazione della carne, se stesso e, degnamente, gli altri”. (FRUGONI pag. 24) La sua dottrina lo avvicina certamente alle idee patariniche, che all’epoca erano molto diffuse in Lombardia e in particolare a Milano (condanna dei ministri della chiesa corrotti, negazione del potere carismatico dei sacerdoti indegni, rifiuto dei sacramenti, confessione reciproca tra fedeli), ma la sua posizione volta al ritorno di una pratica apostolica lo spingono verso una nuova Chiesa, “Chiesa dei figli di Cristo che, pervasi da un soffio di sacerdotalità nuova, austeramente ricercano la
  • 15. perfezione e si spronano”. (FRUGONI pagg. 80 e 81) Da un punto di vista più laico però, non si può non sottolineare che Arnaldo si era formato in una cultura legata “a una tipica civiltà comunale, nella quale civiltà proprio la struttura feudale ecclesiastica fu avversata dalle forze nuove cittadine”. (FRUGONI pag. 118). E’ proprio in questo clima, caratterizzato dalla tensione verso una religione più pura e spirituale da un punto di vista dottrinale, ma altresì sganciata dai vari interessi di tipo economico, che le idee riformatrici di Arnaldo e dei patarini si legano in maniera stretta alle esigenze della nascente classe comunale e genereranno, come abbiamo descritto nella parte iniziale di questo capitolo, conflittualità a vari livelli, con picchi anche molto accesi. In un accenno del pregevole libro di Arsenio Frugoni (pag. 118) si sottolinea come gli storici abbiano nel passato avvicinato alcuni caratteri dell’esperienza di Arnaldo a quella degli Umiliati. Non sfuggirà ai lettori più attenti, come si evidenzierà nei prossimi capitoli, che lo stesso Ordine avrà una parte significativa nel periodo iniziale della vita del monastero di Conche e altrove sarà anche molto vicino anche all’esperienza, poi condannata come eretica, dei “poveri Lombardi”. E’ proprio nello stretto guado tra tensioni ereticali ed esigenze di riforma ortodossa della chiesa, che le esperienze di nuovi ordini, anche laicali come gli Umiliati, e le vite povere e devote di Costanzo e di Arnaldo lette in controluce l’una rispetto all’altra, possono rivelare il vero spirito di un’epoca stretta tra esigenze innovatrici e necessità di ordine e di controllo, sociale e religioso. Nel 1148, nel pieno della burrasca arnaldiana e quando ormai la vita di Costanzo volgeva al termine, il papa Eugenio III fu presente al Concilio di Cremona, e si fermò a Brescia dal luglio al settembre. Da qui partì la lettera ammonitrice nei confronti della rivoluzionaria predicazione di Arnaldo per il clero romano, ma con la deposizione del vescovo di Brescia Villano, lo stretto rapporto tra il Vescovo e Comune di Brescia doveva essersi rotto: ora il nuovo vescovo Manfredi si presentava decisamente ligio alla Chiesa Romana, nella persona di un pontefice che non si mostrava niente affatto disposto a fare concessioni all’orgoglio municipale delle sedi vescovili. A Milano fu raggiunto un accordo tra la superstite ala del movimento patarinico e i ceti dirigenti del primo Comune. Anche a Brescia, forse, avvenne un simile connubio, in quanto gli elementi patarinici, delusi dal finale insuccesso del loro esponente Arimanno, dovettero accordarsi con il ceto dirigente comunale, irritato inoltre dalla deposizione di Villano e dalla nuova politica filoromana di Manfredi (…)”. (SDB pagg. 1049 e 1050) Sono questi i tratti che
  • 16. condanneranno a livello locale e nazionale la dottrina di Arnaldo all’oblio e la sua persona alla morte. “Un’esperienza religiosa dunque questa di Arnaldo e dei Lombardi, fioriti, dal movimento evangelico, in una regione da tempo vibrante di motivi antiecclesiastici e che aveva conosciuto realtà di riforme e vittorie dopo vera lotta, una volontà religiosa che poteva sollecitare ceti che, contro le istituzioni feudali ecclesiastiche, si impegnavano per loro istanze sociali e politiche. Onde la violenza della negazione della Chiesa mondana, fissata dallo stesso ricordo del martirio del maestro. Poi l’Arnaldismo scomparirà adagio adagio, come setta operante. Rimarrà il nome, quasi per inerzia, nei documenti imperiali e pontifici di proscrizione della eresia e in qualche trattato contro gli eretici”. (FRUGONI pag.168) Varie vicissitudini, a tratti anche alterne accompagneranno anche la storia dell’eremo di Conche che tuttora però si rivela, con un po’ di fatica fisica o mentale, a chi ancora desidera ritrovare lo spirito di tempi così lontani e insieme così vicini alla nostra complessa epoca moderna. BIBLIOGRAFIA utilizzata: Storia di Brescia, Treccani degli Alfieri, Banca S.Paolo di BS, 1961 (SDB) A. Fappani, Conche e il suo santo, Nave, 1987 (FAPPANI) A.Frugoni, Arnaldo da Brescia nelle fonti del secolo XII, Einaudi, Torino,1989 (FRUGONI) G. Tabacco - G.G.Merlo, La civiltà europea nella storia mondiale, Medioevo, Il Mulino, Bologna, 1981 (TABACCO-MERLO) AA.VV., Arnaldo da Brescia e il suo tempo, Grafo, Brescia, 1991 (ARNALDO) G.Valentini, Gli statuti di Brescia, Fratelli Visentini, Venezia, 1898 (VALENTINI) E. Stefanoni, TESI DI LAUREA…….. (STEFANONI) BIBLIOGRAFIA consultata, ma non utilizzata: G. Vezzoli, Serle e la sua gente, Vannini, Brescia, 1979
  • 17. AA.VV., Economia e società rurale – Incontri di storia bresciana 3, Grafo, BS 1995 P.Guerrini, Il Monastero di S.Faustino Maggiore, in Memorie storiche II, Brescia E. Barbieri-E. Cau (a cura di), Le carte del monastero di San Pietro in monte di Serle, Fondaz. Civiltà Bresciana, BS, 2000 e relativo sito internet